a cura di Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea
12 marzo – 19 luglio 2015
Palazzo Albergati - Art Experience, Bologna
Dal prossimo 12 marzo Bologna e l'Italia avranno una nuova e prestigiosa sede espositiva: Palazzo Albergati. Nel capoluogo emiliano si respira aria di novità e di futuro e si scommette sul turismo culturale.
Lo splendido edificio cinquecentesco, nel cuore del centro storico bolognese, diventa un importante e moderno contenitore di mostre d'arte destinate al grande pubblico nazionale ed internazionale, ed apre le sue porte con la mostra di Escher, che a Roma ha battuto ogni record di visitatori.
A credere nell'impresa e a investire è Arthemisia Group, società leader in Italia e all'estero per la produzione di grandi mostre d'arte, artefice di tutte le esposizioni di maggior successo degli ultimi anni, incluse le recentissime Chagall e Van Gogh a Palazzo Reale a Milano, che hanno fatto scrivere ai maggiori media italiani che puntare sulla cultura e sul turismo è una carta vincente e che, nonostante la crisi, le esposizioni sono sempre più visitate da italiani e stranieri.
"Investire in proprio sull'apertura di un nuovo spazio espositivo in Italia può sembrare folle, e probabilmente lo è" – dice Iole Siena, a capo di Arthemisia Group – "ma senza coraggio, visione e un pizzico di sana follia, non si va avanti. Piuttosto che continuare a piangere su quello che non funziona in Italia, abbiamo deciso di fare il primo passo e di usare le nostre energie per creare un modello nuovo di fruizione dell'arte, che parte da Bologna e si svilupperà in tutto il mondo.
"Il nostro obiettivo – continua Iole Siena - è quello di far diventare Bologna una mèta culturale dell'immaginario collettivo, una di quelle città dove ogni anno torni perché sai che troverai qualcosa di bello e interessante".
L'INCENDIO E LA RINASCITA
Palazzo Albergati, la cui costruzione è attribuita all'architetto Baldassarre Peruzzi (1481-1536), nel 2008 fu gravemente e clamorosamente danneggiato da un incendio che causò la perdita d'ingenti parti della struttura, compresi gli affreschi del '600 e del '700 di Francesco Gessi, Andrea Sirani e Bartolomeo Cesi. Dopo lunghi di lavori di restauro, ricostruzione e riqualificazione, il palazzo è tornato a nuova vita nel 2014 ed oggi apre le sue porte a tutti.
LA MOSTRA DI ESCHER
Costruzioni impossibili, esplorazioni infinite, giochi di specchi, motivi e geometrie interconnesse: il meraviglioso mondo dell'artista che più di ogni altro trasforma l'ambiguità visiva in ambiguità di significato, che seduce e incanta con disegni e litografie che col passare del tempo sono entrate nell'immaginario quotidiano e collettivo e che hanno visto gli impieghi più disparati - copertine di famosi long playing, (33 giri), scatole da regalo, francobolli, biglietti d'auguri e piastrelle. Escher è ovunque.
La retrospettiva su Maurits Cornelis Escher, aperta dal 12 marzo al 19 luglio 2015, a Bologna, è stata arricchita e viene presentata in una forma inedita, ponendo l'accento su aspetti mai affrontati prima d'ora, con oltre 150 opere del famoso artista olandese.
Con il patrocinio del Comune di Bologna, la mostra e prodotta ed organizzata da Arthemisia Group ed è curata da Marco Bussagli e da Federico Giudiceandrea.
Realizzata in collaborazione con la M.C. Escher Foundation, si avvale del supporto di Sky Arte HD e ArteFiera.
Tra le opere esposte ci sono i suoi capolavori più noti come Mano con sfera riflettente, Giorno e notte, Nastro di Möbius II, Casa di scale (relatività), Altro mondo II, Vincolo d'unione, e la serie degli Emblemata.
Una sezione del tutto nuova sarà quella della Eschermania che racconta la vasta e molteplice influenza dell'artista.
Il percorso espositivo si articola in sei sezioni:
• La formazione: Escher, l'Italia e l'ispirazione Art Noveau
• Superfici riflettenti e metamorfiche
• Metamorfosi
• Dall'Alhambra alle tassellatura
• Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio
• Economia escheriana ed Eschermania
ESCHERMANIA
Poco nota, ma qui approfondita in maniera illuminante, è l'influenza che Escher ha avuto ed ha ancora sull'editoria, sulla grafica, sull'oggettistica, per non parlare della pubblicità, della moda, dei fumetti e del cinema: il rigore delle sue straordinarie immagini inventate ben prima che fosse commercializzato il computer, nulla hanno da invidiare a quelle realizzate oggi con le più sofisticate tecniche digitali.
La grandezza di un genio si misura anche dalla capacità d'influire su altri artisti, come pure sulla società circostante. La lezione di Escher ha dimostrato che, sebbene non abbia avuto allievi diretti, questi due parametri sono stati del tutto soddisfatti.
La beat-generation s'innamorò presto delle creazioni di Escher che, soprattutto in America, "rubava" la sua arte per stamparla su magliette, sui poster tinteggiandole con i colori psichedelici allora di moda, suscitando le ire dell'artista che, per questo motivo, fondò la Escher Foundation alla quale, ancora oggi, si deve la tutela dei suoi diritti. Così, le sue incisioni finirono anche sulle copertine dei long playing, come si chiamavano a quell'epoca i 33 giri incisi dalle grandi band della musica pop, non sempre con il gradimento dell'artista.
È noto l'episodio di Mick Jagger che non riuscì a pubblicare Verbum sulla custodia dell'ultimo LP dei Rolling Stones che nei primi giorni del 1969 sarebbe stato lanciato sul mercato con il titolo di Let it Bleed. Tutto questo può ben essere definito "eschermania" a cui viene dedicata un'intera sezione che racconta come, ancora oggi, in maniera sempre crescente, persone di ogni estrazione sociale, dai curiosi ai matematici, dagli eccentrici ai trasgressivi, fino a tutti quegli artisti che, pur non avendolo mai conosciuto, a lui s'ispirano per le loro opere, siano profondamente affascinati dal mondo caleidoscopico di Escher.
C'è infatti una lunga schiera d'imitatori che hanno "imparato" il "metodo-Escher" e hanno prodotto una serie di variazioni sul tema. Si va così da David Hop, pubblicitario e grafico statunitense al francese Dominique Ribault.
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