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Ultime news di Mostre ed Esposizioni

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giovedì 30 agosto 2012

Matteo Strukul presenta "La Ballata di Mila" - \ NOTORIOUS incontra Suga...

martedì 28 agosto 2012

MOSTRA ARTE CONTEMPORANEA. DAL SALENTO A PALERMO: "A MODO SUO. ASPETTI DELLA PITTURA CONTEMPORANEA".


Un progetto itinerante nato a Lecce è proposto

in una magnifica location storica di Palermo

 

prosegue la mostra d'arte contemporanea

 

"A modo suo. Aspetti della pittura contemporanea"

 

 

 

Palazzo delle Aquile, Palermo 20-31 agosto 2012

 

 

a cura di Claudia Pellegrino e Francesca Alessi

 

 

Artisti in mostra: Dario Agrimi, Carmine Antonucci, Pierluca Cetera, Carlo Cofano, Jara Marzulli, Alessandro Passaro, Massimo Quarta, Tina Sgrò

 

patrocinata dal Comune di PALERMO

 

in partnership con Vestas Hotel & Resort (LECCE)

 

 

Con il patrocinio del Comune di Palermo e in partnership con Vestas Hotels & Resorts (Lecce)

 

orari d'apertura:  lunedì – sabato dalle 9.30 alle 19.30 (ingresso libero)

comunicazione: Iconauta-progettazione culturale

info e contatti:  393.87.63.086 (E-lite Studio Gallery, Lecce)

 

Dalle ormai "storiche" mostre ordinata tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila in Italia, a cura di critici d'arte attenti a questo "genere", tra cui Maurizio Sciaccaluga, Luca Beatrice e Ivan Quaroni, è emerso con chiarezza quello che è stato talvolta banalmente liquidato come Ritorno alla pittura. Frutto di sollecitazioni plurali provenienti da numerose geografie culturali, quest'attenzione si sta caratterizzando come uno degli aspetti essenziali della giovane pratica artistica globale.

 

 

Gli artisti coinvolti praticano diverse vie della pittura figurativa. Dagli sguardi disincantati dei personaggi ritratti con un'attenzione formale estrema da Dario Agrimi, ai volti ingenui e drammatici tratteggiati nelle tele dipinte da Carmine Antonucci, alle crude attenzioni grottesche e agli scavi antropologici riportati da Pierluca Cetera, passando per le ossessioni metropolitane firmate da Carlo Cofano, tra realtà e surrealtà esasperata. Ed ancora gli inquietanti ritratti femminili di Jara Marzulli, la potenza materica della nuova figurazione di Alessandro Passaro, i non luoghi riportati nelle tele di Tina Sgrò e le ibride dimensioni proposte nel "farbomondo" di Massimo Quarta. Un'ampia visione dell'universo figurativo, sempre contaminato con esperienze e squarci di varie latitudini culturali, che ribadiscono così la vitalità di questo "genere".

 

La mostra palermitana è stata inaugurata alla presenza del noto maestro siciliano Pippo Madè. E sin dai primi giorni d'apertura ha registrato un flusso ampio di visitatori italiani e stranieri.

Ogni artista sta proponendo opere di medio-grandi dimensioni, interpretando "a modo suo" le istanze linguistiche della pittura della stretta contemporaneità.

Secondo Claudia Pellegrino della galleria di E-lite Studio Gallery: «"A modo suo. Aspetti della pittura contemporanea" si propone con questa seconda tappa di superare i confini geografici salentini e approdare a Palermo, promuovendo lo scambio e l'interazione tra realtà contemporanee, evidenziando i talenti del Sud, inteso come centro di creatività. Ribadiamo così la mission di E-lite studio gallery come crocevia per la creatività e fucina di idee e collaborazioni».

 

 

 

 

 

 

INFO

 

E-lite Studio Gallery

Corte San Blasio 1C (centro storico), Lecce

sito internet: www.elitestudiogallery.com

e-mail: info@elitestudiogallery.com

telefono: 393.87.63.086





Veronica Garcia “El recuerdo de la Sombra” | Costantini Art Gallery, Milano | 20 settembre - 13 ottobre 2012


VERONICA GARCIA

"El recuerdo de la Sombra"

 

20 Settembre – 13 Ottobre 2012

Inaugurazione Giovedì 20 Settembre 2012, rinfresco dalle ore 18.00

 

 

La Costantini Art Gallery presenta dal 20 settembre al 13 ottobre la personale dell'artista argentina Veronica Garcia, dal titolo "El recuerdo de la Sombra", una selezione di opere recenti in cui traspare l'esigenza di voler rappresentare, attraverso immagini a lei consuete, la costante ricerca del sapere e della conoscenza.

 

Strati materici e sovrapposizioni di colori, spesso volutamente graffiate o acquerellate, danno forma a scenari onirici in cui fluttuano scarpe, vestiti, manichini, città e barche. Saldamente ancorata alle proprie origini, Veronica Garcia trasforma queste metafore della memoria in immagini enigmatiche, allusive di instancabili pellegrinaggi vissuti come un percorso di crescita interiore. I vestiti e i manichini diventano espressione d'identità e unicità, le scarpe simboleggiano il faticoso cammino lungo la strada della vita, mentre le barche rappresentano il continuo fluire dell'esistenza e quella rassicurante alcova materna che con la sua forma concava avvolge e protegge dalle avversità. Messaggere di un portato personale, ma anche archetipi universali di quello che Carl Gustav Jung ha chiamato "inconscio collettivo", queste immagini si depositano nella memoria e rimangono immutate nel tempo. Ma c'è un'altra cosa che non potrà mai cambiare e che ci seguirà per tutta la nostra vita: è l'ombra, o meglio, "il ricordo dell'ombra". Pur essendo immateriale è sempre con noi, è una fedele compagna dei nostri viaggi e delle nostre scelte, è colei che ci affianca nella ricerca di nuove strade e di nuovi percorsi.

 

Nota biografica: Veronica Garcia nasce a Buenos Aires il 2 Maggio 1971. Nel 1974 la famiglia si trasferisce nella città di Puerto Madryn, dove scopre e alimenta la sua passione per l'arte. Nel 1989 decide di trasferirsi nuovamente nella suà citta natale per studiare alla "Escuela Nacional de Bellas Artes Prilidiano Pueyrredon", dove nel 1993 consegue il titolo di docente nazionale di disegno e pittura. Dal 1997 al 2001 vive in varie città dell'Argentina maturando esperienze come artista e docente. Nel 2002 ritorna a Puerto Madryn dove attualmente vive e lavora. Ha realizzato numerose personali in istituzioni pubbliche e private tra cui il Museo de Arte Moderno de Puerto Madryn, il Gran Palais de Bellas Artes de Paris, il Museo Provincial de Arte de la Pampa, la Casa de la Cultura – Fondo Nacional de las Artes Buenos Aires e il Museo Municipal de Artes Visuales de Trelew.

 

Catalogo con testo critico di Emanuele Beluffi.

 

Costantini Art Gallery

Via Crema, 8 - 20135 Milano

Tel/Fax. +39 02 87391434

costantiniartgallery@gmail.comwww.costantiniartgallery.com 

Orario galleria: 10,00-12,30; 15,30-19,30 - chiuso lunedì mattina e festivi

Come arrivare: MM3 Porta Romana - Tram 9 - Bus 62 

 

UFFICIO STAMPA ANTEA

anteapress@gmail.com





AIRET Palacongressi di Rimini 6 - 7 Settembre 2012




Vi invitiamo a visitare la mostra AIRET, Air Excellence Technologies, che si svolge al Palacongressi di Rimini il 6-7 settembre 2012, in contemporanea con AIRED, Air Excellence Design. Nelle giornate dell'8 e 9 settembre, la riviera di Rimini ospiterà la spettacolare esibizione delle Frecce Tricolori, insieme a un ricco programma d'intrattenimento sul tema del volo.

Sconto speciale!
Mettiamo a disposizione di chi è interessato a partecipare  uno sconto speciale del 20% sul biglietto d'ingresso: per ingresso AIRPASS (accesso libero ai convegni, pranzo e coffee break per le due giornate di manifestazione, atti dei convegni, filmati e foto) il prezzo sarà quindi: 80 euro + IVA 21% (invece di 100 euro + IVA 21%).
Per iscriversi, è necessario compilare il form online, cliccando qui e segnalare nella causale del bonifico "Codice1".

Eventi unici e innovativi in Italia, AIRET e AIRED rappresentano una vetrina e un'occasione d'incontro per tutte le aziende e gli addetti ai lavori del settore aeronautico.

AIRET: la tecnologia prende il volo!

AIRED: il design e l'architettura prendono il volo!

FLYING DAYS: l'intrattenimento in volo!

Contatti
Segreteria organizzativa AIRET e AIRED:
Clickutility; Tel.: +39 051 29 60 894
Fax: +39 010 999 86 83
E-mail: f.covili@clickutility.it


lunedì 27 agosto 2012

Infantellina Contemporary Berlin introduce "Berlin project"

Infantellina Contemporary Berlin introduce "Berlin project"

LU MONFERRATO (AL) Spazio LA NISOLINA Mostra d’Arte Contemporanea

LU MONFERRATO (AL)

Spazio LA NISOLINA

Via Mameli 63 

M. A. C.   4° edizione

Mostra d'Arte Contemporanea 

Dal 9 settembre 2012 vernissage ore 11.00

Al 16 settembre 2012 

Orario dalle 10 alle 20 su appuntamento - chiuso lunedì

Sabato15 e domenica 16 settembre aperto dalle 16 alle 20 

INGRESSO LIBERO 

ARTISTI: Marisa Cortese, Albina Dealessi, Silla Ferradini,  Horiki Katsutomi, Renato Luparia, Ruggero Maggi, Fulvio Martini, Andrea Mattiello, Nadia Presotto. 

Patrocinio: Comune di Lu 

GENERE: ARTE CONTEMPORANEA 

Domenica 9 settembre, alle ore 11.00 s' inaugura la 4° edizione della M.A.C. - Mostra d' Arte Contemporanea - allestita presso lo Spazio La Nisolina di via Mameli 63 in Lu, con le opere degli artisti: Marisa Cortese, Albina Dealessi, Silla Ferradini,  Horiki Katsutomi, Renato Luparia, Ruggero Maggi, Fulvio Martini, Andrea Mattiello, Nadia Presotto.

Marisa Cortese, artista di Verbania, dopo il diploma conseguito all' Accademia Albertina di Torino ha insegnato, curato eventi artistici, in particolare Simposi Internaz. d' Arte Contemporanea ed esposto in Italia e all' estero. Nei suoi quadri domina la componente coloristica; la sua ultima ricerca s' intitola "Aphasia".

Albina Dealessi, artista di Lu, residente a Conzano; nelle sue tele informali il colore è spesso, come vuole la spatola  ed intenso per il piacere della materia e crea sovrapposizioni che rimandano ad immagini di paesaggi o ad astrazioni pittoriche.

Silla Ferradini, artista milanese con casa in Monferrato, musicista, scrittore e viaggiatore; scultore internazionale, è presente in numerose collezioni pubbliche e private fin dagli anni Settanta. Una sua importante opera in marmo di Carrara è visibile al Santuario di Crea.

Horiki Katsutomi, nasce a Tokio nel 1929 e dal 1969 risiede in Piemonte. La sua è una pittura di sintesi e di concentrazione, di armonia e di silenzio, che nasce dalle sue origini orientali. L' artista ha realizzato un ciclo di opere della serie "Ulisse",  una costante idea di ricerca e di viaggio.

Renato Luparia, fotografo di Conzano, specializzato in immagini di paesaggio e di natura, dotato di una innata sensibilità nei confronti dell' ambiente. Ogni suo scatto è un paesaggio antropizzato che nasconde una storia, un' emozione.

Ruggero Maggi, ideatore e curatore di Padiglione Tibet, artista e poeta d' avanguardia, torinese di nascita e milanese d' adozione, diplomato in grafica e successivamente in architettura d' interni a Milano; animatore della Mail Art.

Fulvio Martini, artista milanese che rappresenta l' uomo, le sue torture mentali, aberrazioni etiche, patologie morali, ed il mondo, sfruttato e inquinato, in cui vive innaturalmente. Un artista con un grande senso di giustizia sociale.

Andrea Mattiello, giovane ma già affermato artista toscano, ha frequentato l' istituto d' Arte di Pistoria diplomandosi disegnatore di architettura ed arredamento. Nelle sue opere la figura-feto è il simbolo della sua pittura che va arricchendosi di nuove soluzioni compositive e simboliche.

Nadia Presotto, vive e opera a Conzano (Al); le sue opere nascono dall' unione tra il linguaggio figurativo e quello astratto, collocandosi fuori dagli schemi tradizionali. Landscapes e Cityscapes sono luogo d' incontro tra memoria e immaginazione, tra natura e artificiosità. 

La quarta edizione della M.A.C., ideata da Nadia Presotto e Albina Dealessi, si avvale, come per le precedenti edizioni, del patrocinio del Comune di Lu. L' intento è quello di valorizzare il territorio  monferrino e le varie espressioni artistiche ed è visitabile fino al 16 settembre 2012.  

INFORMAZIONI UTILI: M.A.C. 4° edizione – dal 9 al 16 settembre 2012 - orario dalle 10 alle 20 su appuntamento – chiuso lunedì. Sabato 15 e domenica 16 settembre aperto dalle 16 alle 20. Ingresso libero. Spazio La Nisolina – via Mameli 63 – Lu Monferrato (AL) – Tel. 338.3354590.



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Redazione del CorrieredelWeb.it


domenica 26 agosto 2012

MUSA: mostra saline e dintorni


MUSA museo del sale di Cervia

"Saline e Dintorni" Mostra di opere pittoriche degli allievi del maestro Medri 
 
 

Chiude i battenti domenica 26 agosto  "Le Saline di Cervia" la mostra di opere di pittura e calcografia  degli artisti Claudio Irmi e Giampiero Maldini. Notevole successo per le opere particolari e per le dimostrazione  della tecnica  della puntasecca. Apre invece lunedì 27 agosto sempre a MUSA la mostra  " Saline e Dintorni". Si tratta della esposizione di opere degli allievi della scuola di pittura tenuta dal maestro Luciano Medri nell'anno 2010-2011. Le tele, realizzate con colori ad olio oppure ad acquerelli, rimarranno esposte dal 27 agosto al 30 settembre. Rappresentano i luoghi della salina, ma anche  le aree che si  sviluppano intorno ad esse. Luoghi suggestivi e romantici che hanno visto dipanarsi la storia della città.

Luciano Madri ogni anno ormai da oltre 10 anni tiene un corso di pittura  che impegna gli iscritti da inizio ottobre a fine aprile  con due incontri settimanali.

Il gruppo, che non va oltre le 20 persone, seguendo le indicazioni del maestro e le proprie naturali inclinazioni acquisisce la tecnica che più esprime il linguaggio e  il tratto  descrittivo personale. 

Quest'anno saranno 14 gli allievi della scuola ad esporre le proprie opere al museo del sale. Si tratta di Valentina Rossi, Arianna Gardini, Andrea Zagnoli, Evalgora Rustignoli, Maria Casto, Barbara Pascucci, Serena Scaioli, Annarita Pellegrini Lara Scaioli, Alice Savini, Manola Garavini, Cristina Capodaglio, Giovanna Campana e Annarita Ciferri.  Ben si evidenzia dall'elenco che la maggioranza dei partecipanti è costituita da donne. 

giovedì 23 agosto 2012

Renato Pengo: SHOCK. Padova, Musei Civici degli Eremitani

RAM 2012
ricerche artistiche metropolitane
Comune di Padova
Assessorato alla Cultura
Musei Civici

                                                    
 

S H O C K
Renato Pengo


Padova, Musei Civici degli Eremitani
14 settembre 2012 – 31 ottobre 2012
Inaugurazione: venerdì 14 settembre ore 17,30







I Musei Civici degli Eremitani presentano la mostra monografica "Shock" di Renato Pengo, a cura di Barbara Codogno. La mostra comprende una settantina di opere dell'artista padovano, appartenenti al ciclo pittorico "Shock" degli anni Novanta installate accanto a una scelta di dipinti della Pinacoteca.
Le tele di Pengo si alternano a elementi video realizzati dall'artista per questa personale: l'effetto neve del tubo catodico è proiettato in loop sulle pareti delle sale del Museo e il pubblico, che lo attraversa, si mescola a questo shock primordiale. Alle pareti si stagliano i dipinti della tradizione classica, tra i quali si segnalano opere quattro-cinquecentesche sulla scia di Mantegna e Bellini, un bellissimo Garofalo, tele secentesche, risalenti a Padovanino, Guercino o Strozzi, accanto a dipinti nordici come quelli di Jan Miel, fino ad altri dei secoli XVIII e XIX. Pengo irrompe sulla scena e si presenta negli spazi per esposizioni temporanee della sede agli Eremitani. Il precursore dello "shock tecnologico", la cui foriera intuizione è contenuta nel Manifesto firmato da Pierre Restany nel 1996, con questa mostra porta allo scoperto la sua poetica confrontandosi con il tempio dell'arte, il museo, per far ripartire un inedito dialogo tra storicizzazione artistica e arte contemporanea.
In questa mostra Pengo diventa un hacker contemporaneo; l'intrusione artistica nei Musei Civici è l'origine concettuale necessaria al suo percorso creativo.
Ciò che ne risulta è una originalissima mostra in cui il ciclo continuo dello "Shock" diventa lo strumento cruciale per fare hacking, mediante la ri-attivazione sensoriale, emotiva, intellettuale.
Lo "Shock" non è il fine della mostra, piuttosto l'inizio: traccia il metodo per rianimare lo sguardo del visitatore.
L'essenza della mostra ripropone senz'altro una cruciale tematica: dove condurrà il dilagare tecnologico? Pengo risponde con questa doppia intrusione, riunendo 70 opere e portando il suo segno nelle sale del Museo.  
La riflessione investe senza dubbio l'intero mondo dell'arte contemporanea: in un contesto sempre più abbagliato dalla spettacolarizzazione dell'arte, come si colloca Pengo?
La risposta è suggerita dalla curatrice, Barbara Codogno, che nel testo critico del catalogo scrive: "Pengo riemerge dall'abisso tecnologico in cui si era cacciata l'umanità tutta; a nulla era valso questo insulso camminare, pieno di metafisica attesa nei confronti della scienza che è umana e come tale fallace e perché non v'è immortalità, non v'è, ma solo taoistica alternanza di vuoto e pieno, di vita e morte. Giacché è legge fisica, e prima ancora alchemica. E metafisica. Così riemerge la speranza su campitura densa di BLU, perfetto, che è luce di possibilità. Gli occhi screziati d'infinito di Pengo illuminano oltre il buio e anticipano la visione. Con responsabilità. Con furore ed eroica tenerezza. Il BLU diventa allora luogo inviolabile dell'animo che sempre s'apre al meraviglioso incanto. E crea. Ancora".  

Biografia
Renato Pengo nasce a Padova il 31 ottobre 1943. Dopo avere frequentato l'Istituto d'Arte Pietro Selvatico, si dedica alle diverse discipline artistiche. Del 1969 è la sua prima mostra personale, presentata dal celebre poeta e scrittore Diego Valeri, alla Galleria Traghetto di Venezia. Nel 1970 vince il primo premio alla X Triveneta dei Giovani Artisti. Nella prima metà degli anni Settanta comincia a cimentarsi con diverse forme di espressione artistica, mediante molteplici linguaggi (performance, happening, fotografia). Nel 1975 è tra i fondatori del gruppo "Azionecritica" e partecipa alla X Quadriennale di Roma. Nel 1976 espone alla Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia. Di questo periodo sono alcune mostre personali a Salisburgo, Villach, Rovigo e alcune collettive a Prato e a Padova. Dagli anni Ottanta il suo lavoro subisce un'importante svolta attraverso la serie di opere "Itinerari dipinti dal tempo" e "Future archeologie"; parallelamente sperimenta il video, il cui codice è fondato sulla decelerazione dell'immagine. In queste opere emerge il carattere autoriflessivo dell'artista su tematiche di particolare attualità. I suoi video vengono presentati in numerose rassegne nazionali e internazionali, tra cui: Catodica (Roma), Ifduif (Lugano), Le arti del cinema (Verona), Festival Mondial do minuto (San Paolo, Brasile) e FilmFestival Torino. A partire dagli anni Novanta, Pengo affronta nuovi ambiti legati all'antropologia e alla psicoanalisi, raffrontandoli con il mezzo tecnologico e con la cultura mediatica contemporanea. La sua indagine si focalizza sul cosiddetto "shock tecnologico", cioè la trasposizione su tela del brusio elettrostatico del televisore, che suscita l'interesse del celebre critico francese Pierre Restany, che promuoverà a Parigi, in gallerie e musei, mostre personali dell'artista padovano. Nel 1999, a Padova, nel Palazzo Monte di Pietà, si svolge una sua importante personale, "Percezioni mutanti" (catalogo Electa), e a seguire saranno altre mostre a Madrid, Tunisi, Parigi e a New York. Nel 2000 realizza un video-manifesto da cui nasce una scrittura non leggibile, prelinguistica, costituita da segni figurativi e parole fuggitive; di questo periodo sono due cicli importanti: "Oltre il Titolo" e "Maree", presentati a Padova, Firenze (Palazzo Vecchio), Arezzo (Sala dei Grandi) e Ancona (Mole Vanvitelliana). Del 2002 è l´acquisizione di una grande opera al Museo d'arte dello Splendore di Giulianova. Nel 2004 una sua installazione multimediale ha luogo nella casa di Piero Della Francesca a Sansepolcro. Nel maggio 2008 si svolge al Museo Nazionale di Villa Pisani (Stra) la mostra "Traghettare il tempo", segue la personale "Oltre" al Net Center di Padova e nel 2009 la mostra ¨Oltre l'immagine¨ a cura di Italo Zannier ed Enrico Gusella presso il Museo Civico di Piazza del Santo a Padova.  Nel 2012 si svolge la personale "Ritratto Contemporaneo" nello Spazio Biosfera di Padova.

SHOCK
Padova, Musei Civici degli Eremitani, 14 settembre – 31 ottobre 2012
Inaugurazione: venerdì 14 settembre 2012, ore 18,00
Conferenza stampa: venerdì 14 settembre alle ore 12,00
Mostra promossa dal Comune di Padova, Assessorato alla Cultura, Musei Civici - Museo d'Arte
Direzione della mostra: Davide Banzato, Direttore Musei e Biblioteche
Cura della mostra: Barbara Codogno
Ingresso : € 10; ridotto € 8, ridotto speciale € 6 convenzionati; ridotto scuole € 5
Ingresso gratuito: per bambini fino a 5 anni, possessori di biglietto intero Cappella degli Scrovegni, Padovacard, Cartafamiglia, Musei Tutto l'Anno
Orario: martedì - domenica, 9.00 - 19.00; chiuso i lunedì non festivi
Tel. 049.8204551
Info e prenotazioni: cappella degli Scrovegni
Ufficio stampa: MR Comunicazione di Melania Ruggini; 349 2595271; melaniaruggini@gmail.com

mercoledì 22 agosto 2012

Giovanni CAMPUS. Tempo in processo - CAMeC della Spezia

CAMeC

Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia

 

Giovanni Campus. Tempo in processo

rapporti misure connessioni

 

 

preview venerdì 7 settembre ore 11.30

 

inaugurazione sabato 8 settembre ore 18.00

 

9 settembre > 4 novembre 2012

 

 

Con la mostra Tempo in processo di Giovanni Campus il CAMeC dà vita a una nuova formula di premio artistico che consiste nella produzione di una personale dedicata all'artista vincitore della rassegna annuale Settembre d'Arte. Il CAMeC acquisisce l'opera premiata e si assume il compito di documentare il lavoro dell'artista selezionato dalla giuria tecnica.

Giovanni Campus è risultato validissimo vincitore insieme a Luca Matti dell'edizione Settembre d'Arte 2011.

In Campus non vi è alcuna separazione tra pittura e scultura risultando entrambe presenti in modo sostanziale e costante in tutto il suo lavoro cinquantennale. Anziché generi separati il Maestro affronta la pittura e la scultura come mezzi espressivi in continua possibilità di dialogo e di confronto.

 

Come illustrato in catalogo da Marco Meneguzzo, "percorrendo l'itinerario della mostra la mente riporta a una sola parola: "misura". In ogni suo gesto Campus 'misura' qualcosa, e prima ancora, in ogni suo sguardo Campus 'misura' lo spazio entro cui si trova, ne stabilisce coordinate, decide il proprio punto d'osservazione, indirizza lo sguardo dello spettatore, gli suggerisce addirittura come percepire quello spazio segnato dalle proprie linee.

L'accentuarsi di questo suo metodo si vede perfettamente nelle stanze del museo, semplicemente perché sono a loro volta definite, sono 'chiuse', perfettamente newtoniane nella loro geometria da 'white box': in questo caso, allora, ogni elemento inserito da Campus nel biancore del non-colore rimanda a una misura ancor più astratta, ancor più platonica di quanto non ci avesse abituato sinora, e questo anche se le sue linee-forza, le sue direttrici dello sguardo, sono di fatto tavole che egli sposta a forza di braccia.

E proprio in questo già si intravede una delle caratteristiche del suo lavoro, che è al contempo molto mentale e molto fisico. L'arte porta con sé sempre una componente di fisicità: il suo intento è di rendere visibile una misura, senza che questa perda la sua capacità di astrazione o, meglio, senza che venga meno il suo invito a considerare lo spazio che ci circonda anche come uno spazio ideale, nel vero senso platonico dell'aggettivo.

Del resto, tutta la sua attività è stata improntata a questo concetto, a questo senso dello spazio, sin da quando, negli anni Settanta, in piazza Duomo a Milano tendeva un lunghissima molla d'acciaio tra lo stupore dei passanti, o quando, qualche anno dopo, sulle scogliere sarde, faceva aderire delle robuste cime agli anfratti, alle sporgenze degli scogli, con l'intento, ancora una  volta, di dare forma, misurandolo, a uno spazio umano.

Nel corso degli anni la sua arte è mutata non tanto nell'azione artistica, quanto nella definizione e nella considerazione dello spazio e della sua metaforica misura; un'azione sostanzialmente identica a se stessa, la storia fa corrispondere idee anche diversissime tra loro, e l'opera dell'artista – coerente col proprio linguaggio ma non con lo spirito del tempo – assume significati persino contrastanti tra di loro, se si pensa al prima e al dopo: non è importante, perché la coerenza nel caso dell'arte è infinitamente meno interessante della capacità di essere flessibili, di trasformarsi, di assorbire, di essere testimoni, pur restando fedeli a se stessi.

Giovanni Campus misura lo spazio: lo faceva negli anni Settanta e lo fa ora, ma ai nostri occhi la sua opera ha un significato profondamente diverso, segno che quel lavoro è capace di attraversare le trasformazioni e di trasformarsi a sua volta, di non essere perciò archeologia della Modernità".

 

cenni biografici

 

Giovanni Campus nasce ad Olbia nel 1929. Vive e lavora a Milano.

Nel 1948 lascia la Sardegna e segue gli studi classici a Genova. È in questa città che nasce il suo interesse per la pittura e, da autodidatta, sperimenta le varie tecniche tradizionali anche con uso di materiali diversi e innovativi.

Negli ultimi anni Cinquanta è a Roma nella Galleria di Antonio Russo e, dal 1961 al 1965, con l'incisore Carlo Guarnirei, frequenta la Libera Accademia Belle Arti di Livorno.

Nel 1969, lasciato il lavoro per dedicarsi interamente alla pittura, si trasferisce dapprima al Quartier delle Botteghe di Sesto San Giovanni e in seguito, nel 1973, in Brera a Milano dove opera attivamente nel clima dialettico della ricerca poetica e di impegno civile specifici del tempo.

Per circa un decennio (1964- 1974) con opere 'aperte' a vari elementi e con gruppi di opere relazionate, realizzate il materiali diversi con prevalenza del metacrilato, partecipa a rassegne ed incontri d'arte d'avanguardia, agli interventi sul territorio, promossi in Italia e all'estero, dalle Gallerie Giraldi, Numero e dai Centri Operativi Sincron, Technè di cui è co-fondatore.

Numerosi sono stati i soggiorni di lavoro negli anni fine Sessanta e Settanta a Parigi  e negli Ottanta e Novanta a New York.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

CREDITS

 

 

Giovanni Campus. Tempo in processo

 

Mostra promossa da:

 

Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.         Comune della Spezia

                          Sindaco, Massimo Federici

                         Assessore alla Cultura, Diego Del Prato

 

e prodotto da

Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.Istituzione per i Servizi Culturali del Comune della Spezia

 

 

 

in collaborazione con

Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.  Presidente, Gianfranco Bianchi

                                               Direttore, Stefano Senese

 

      Presidente Nazionale, Massimo Di Carlo

                                               Presidente Delegazione Liguria-Piemonte, Gianpiero Biasutti

 

e con:       

                                  Galleria d'Arte Giraldi, Livorno

 

 

 

 

 

Titolo: Tempo in processo. rapporti misure connessioni

Direzione scientifica: Marzia Ratti

Sede: CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia, Piazza Battisti, 1

Conferenza stampa e preview: 7 settembre 2012 ore 11.30

Inaugurazione: sabato 8 settembre ore 18.00

Durata: 9 settembre 4 novembre 2012

Catalogo: ISC La Spezia editore

Presentazione:Marzia Ratti

Testo critico: Marco Meneguzzo

Conservatori: Eleonora Acerbi, Cinzia Compalati

Assistente conservatori: Federica Basini

Progetto grafico:Luca Canese, Litoeuropa

 

 

INFORMAZIONI e CONTATTI

 

Orari:

Invernale: da martedì a sabato 10-13 / 16-19

Domenica e festivi 11-19

Lunedì chiuso

Informazioni e prenotazioni: tel. + 39 0187 734593 / fax + 39 0187 256773 camec@comune.sp.it

Sito: http://camec.spezianet.it - www.laspeziacultura.it

martedì 21 agosto 2012

Torna la grande mostra dell'autunno a Ravenna. Inaugura il 24 agosto l'antologica dedicata all'artista Mirko Basaldella: "Un viaggio nel tempo e nella materia"


Mostra:                                      MIRKO BASALDELLA "UN VIAGGIO NEL TEMPO E NELLA MATERIA"

Sede espositiva
:                            Palazzo Mauro de Andrè, viale Europa, 1 - Ravenna
Periodo:                                     dal 24/08/2012 al 10/09/2012
Organizzazione:                          Associazione Culturale Il Cerbero
Orario:                                       
tutti i giorni dalle 18.30 alle 23.30
Informazioni:                              tel. 335 8151821 - e-mail: info@ilcerbero.it 
mostra a cura:                              Silvana Costa, Comm. Francesco Muzzi
Catalogo:                                    a cura di Silvana Costa
Patrocinio:                                  Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ravenna, Comune di Ravenna.
 
INGRESSO GRATUITO

Inaugurazione:
venerdì 24 agosto 2010 ore 19.00 Palazzo De Andrè a Ravenna



Oltre 130 opere, in mostra fino al 10 settembre, tra pittura scultura e disegni a partire dagli anni Trenta fino agli anni Settanta, scandiscono un percorso che esplora diversi periodi della produzione artistica di Mirko, realizzate con tecniche diverse a rivelare l'abilità di un Maestro del Novecento. Una raccolta unica, un ampio e ricercato campionario per comprendere l'arte dell'artista friulano, un vasto gruppo di opere, circa 70 dipinti accanto a 60 tra disegni e sculture, che restituiscono l'identità e la personalità del maestro, la sua maestria, le linee energetiche che compongono la sua opera, sia essa bidimensionale o tridimensionale.

Celebrato come scultore, e citato come tale nei testi di storia dell'arte, Mirko Basaldella era in realtà un abilissimo disegnatore. Era questa la sua più ampia capacità che emerge indiscutibilmente dalla raccolta in mostra, liberando l'artista dalla unicità della terza dimensione, conferendo alla sua personalità un più completo e sfaccettato ruolo artistico.
Mirko rappresenta il vuoto che assedia le forme e si occupa di tutti gli spazi che lo compongono attraverso le linee energetiche che lo formano, questa la sintesi sulla modalità di espressione di Basaldella, questo il filo conduttore facilmente riconoscibile attraverso la lettura delle opere esposte.
Un'antologica realizzata per raccontare il suo rapporto con la storia e con il quotidiano, con la religione e con il passato, affidato principalmente a quei dipinti (e a quei quindici disegni circa) che determinano la chiara conoscenza dei classici e la capacità di rileggerli in chiave moderna, per darne riferimento nelle forme degli oggetti ad uso comune (Caraffa con drago e belva, 1947 e Brocca con colomba, 1948). Infine un percorso per meglio identificare le tematiche a lui care, legate alla guerra, al concetto di sacralità oppure di mitologia (Scena di persecuzione, 1939, La dea della fertilità, 1967 Simboli sacrali, 1963, Regina di saba, Mosè, 1965, Cristo-via-verità e vita, 1966, Natura morta, 1934, Danzatore, 1954, Figure totemiche, 1956).

Mirko è il secondo genito dei fratelli Basalbella (il minore Afro è un pittore, il primogenito è lo scultore Dino), da subito ha le idee chiare sulla sua vocazione artistica. Allievo di Arturo Martini, la cui lezione resterà indelebile in tutta la sua arte, percorre tutte le tappe dell'arte italiana, frequenta al scuola Romana alla fine degli anni Trenta, conosce Corrado Cagli, a cui rimarrà legato (non solo per motivi famigliari visto che ne sposa la sorella Serena, ma per affinità intellettive), e tutti gli esponenti artistici che frequentavano la capitale di in quegli anni.
Il suo percorso non persegue solo il senso della ricerca formale, dell'espressività e della manipolazione plastica, ma principalmente si dirige verso una dimensione poetica e mitopoietica, come liberazione di energia, costante tensione a uscire "fuori tempo" presente, cioè dalla contingenza degli eventi, per toccare davvero l'essere e la memoria profonda dell'intimo. Ricerca che traspone anche in pittura.
Si dirà di lui: "Mirko è uno degli artisti che per conoscersi hanno da percorrere le infinite età che dentro si portano venendo alla luce della terra" (Libero De Libero).
In un'opera come Simboli sacrali (1963) si constata chiaramente che la composizione è pensata come una delle splendide sculture in lamiera tagliata, che in quegli anni Mirko elaborava dimostrando una inventiva generosa e felicissima, supportata da una maturità che gli permetteva di manipolare molti materiali e di sfruttare qualunque tecnica. Ciò proprio perché egli aveva una precisa consapevolezza della sua memoria artistica al cui servizio poteva chiamare a raccolta ogni stimolo, suggerimento, ipotesi che provenisse dall'esterno. Il radicato principio formativo che lo guidava nelle sue invenzioni, era sempre in grado di volgere ai propri fini gli elementi scaturiti da un contesto, che fosse in questa o quella corrente artistica. Come si intuì presto, e come è facile dedurre attraverso la sua opera vista a distanza, Basaldella cercò nell'intero mondo delle immagini creato dalla storia degli uomini con un profondo rispetto.

La mostra curata da Silvana Costa e dal Commendatore Francesco Muzzi in collaborazione con l'Archivo Cagli, è realizzata grazie al
contributo di: AGENZIA RITMO, BONCIANI-GRUPPO-ACMAR, CIRO MENOTTI, CLUB DEL SOLE, CONSAR-GRAR, COPURA, FIAT-S.V.A., IDROEXPERT, MOVITER STRADE CERVIA, NADEP, PENTAGRAMMA ROMAGNA, UNIPOL-ASSICOOP, S.P.M. CONSULTING.
 
Cenni di biografia
Mirko Basaldella (Udine, 28 settembre 1910 – Cambridge, 24 settembre 1969) studia al Liceo artistico di Venezia, all'Accademia di Firenze e alla Scuola dell'arte di Monza. Lavora nello studio di Arturo Martini come allievo fino al 1933, quindi si trasferisce a Roma. Qui conosce gli artisti della scuola romana quali: Scipione, Corrado Cagli (di cui sposò la sorella), Antonietta Raphaël, Fazzini, Mazzacurati, Leoncillo. Tiene la sua prima mostra nel 1935 alla galleria La Cometa. Un viaggio a Parigi, compiuto nel 1937 assieme al fratello pittore Afro, lo indirizza ad una visione più completa dell'arte uscendo dai confini della cultura mediterranea, assorbendo quella europea. Nel 1939 si stabilisce a Roma ed entra nel gruppo milanese di Corrente. Tra il 1949 ed il 1951 realizza i tre cancelli delle Fosse Ardeatine, imponente scultura in bronzo. Questa significativa esperienza indirizza l'artista verso la ricerca di un nuovo modo di fare scultura, con strutture e materiali diversi da quelli tradizionalmente usati, tra cui: cemento, reti metalliche, fili di ferro, materie plastiche. Negli anni successivi ci furono molte visitazioni della cultura orientale, dell'iconologia mitica, dei totem, dei reperti assiri, mesopotamici, ebraici e precolombiani. Dal 1953 al 1960 utilizza lamine di rame e di ottone ritagliate. Di quel periodo sono la serie dei Leoni di Damasco e delle Chimere. Nel 1957 è chiamato a dirigere il Design work shop al Visual Art Carpenter Centre della Harvard University di Cambridge nel Massachussets, da qui la sua scultura viene orientata verso direzioni tecnologiche, meccanicistiche e verso stimolazioni fantastiche dell'artigianato sacrale, tra l'altro, dei pellerossa. Nella seconda metà degli anni sessanta si dedica ad una nuova serie di legni dipinti, gli ultimi bronzi e bronzetti nascono dalla capacità dello scultore di plasmare ogni tipo di materia, dai materiali di scarto ai mattoni, ai residui dei materiali d'incarto industriale. Infine ricompaiono anche i temi dichiaratamente figurativi ispirati alla tematica biblica degli anni trenta, carichi di raffinate memorie culturali.
 
 


"Oh my Dog!" di Claudio Di Carlo

Comunicato stampa

"OH MY DOG!" di Claudio Di Carlo

A cura di Carlotta Monteverde
Organizzazione: Takeawaygallery Roma
Testi: Lorenzo Canova, Carlotta Monteverde, Germano Scurti, Antonio Zimarino

Giovedì 30 agosto, ore 19.00, nell'ambito della 3° edizione del Festival Dannunziano e in concomitanza con l'apertura del Festival del Cinema Aurum di Pescara, concorso di corti d'autore e registi emergenti Settimo Senso, direzione artistica Arianna Di Tomasso, prende avvio la nuova mostra personale di Claudio Di Carlo "Oh my dog!". Le Sale Flaiano e Barbella del secondo piano dell'Aurum la fabbrica delle idee, divengono palcoscenico di un incontro di "arte totale": sedici tele, di cui nove inedite, una videoproiezione; un evento multidisciplinare, in cui suoni, musica ed azioni vedono coinvolte, sotto la direzione dello stesso Di Carlo, le sperimentazioni acustiche con musiche originali di Diego Conti, con Andrea Moscianese e Antonio Mostacci, e la performer Angelique Cavallari.

Proveniente dal teatro d'avanguardia, dalla musica rock, dalla commistione multimediale, inaugurare una propria esposizione, un ciclo pittorico, con un happening, non è inconsueto per questo artista: interazione ed interdisciplinarietà, possibilità di dialogo tra linguaggi diversi per rafforzare o dilatare contenuti ed intenzioni; aprire nuove possibilità espressive. Opportunità di coinvolgimento, collaborazione e confronto -principi guida dell'approccio artistico di Claudio Di Carlo - l'evento performativo diviene motivo di "anarchica confusione", improvvisazione, sorpresa, spaesamento ed inclusione, rendendo ogni spettatore un possibile attore. Replicato la sola serata inaugurale, diverrà parte di un catalogo con dvd.

Si parte dalla Sala C. Barbella, dove sette quadri, estrapolati da serie precedenti di lavori, ed un video del 2003, costituiscono una sorta di introduzione o presentazione, preludio e testimonianza di un percorso artistico che negli anni ha saputo costruire un discorso coerente ed identificativo, fondendo e sovrapponendo personale e collettivo, pubblico e riservato, mettendo letteralmente a nudo desideri ed inquietudini di un'intera generazione, tra quotidianità ed urgenze sociali. Gli argomenti: dalla sessualità, alla libertà femminile, alla magia femminile; il cambiamento e la lotta politica, le stragi, l'ambiente, lo sgretolamento delle basi della nostra società, dando voce e testimonianza alle controculture e culture underground degli ultimi decenni. Protagonista delle immagini di Di Carlo sempre la donna, erotica, sensuale, icona e simbolo, strumento di cui potersi servire, prendendo esempio dal linguaggio pubblicitario, per veicolare più celermente il contenuto; presenza familiare o algida e distante, ammiccante o pronta alla sfida, elemento decorativo e chiave allo stesso tempo di ogni dipinto. Medium e messaggio insieme.

Nella Sala E. Flaiano viene presentato il nuovo lavoro di Di Carlo, "Oh my dog!", storia di amore raccontata in nove atti, nove tele di grandi dimensioni, diario intimo e privato di vissuto (stra)ordinario, immagini oscillanti tra tensione ed attesa, desiderio e turbamento, dolci e crudeli allo stesso tempo; vista e sensi stuzzicati e tormentati, gioco di una seduzione esplicita, dichiarata, o che si rivela inconsapevolmente, nella spontaneità di veloci gesti quotidiani. Come spesso accade nei dipinti di Di Carlo, la narrazione avviene per particolari, dettagli "fotografici", quei piccoli elementi esemplari ed evocativi che arginano fuori dal quadro qualsiasi ripetizione o distrazione visiva. Il taglio è dal basso in alto, il punto di vista vuole essere quello di un cagnolino: oh my dog!, gioco di parole tra sbalordimento ed eccitazione, metafora di ruoli e del rapporto uomo/donna, volontaria (volontaria?) sottomissione, ai piedi dell'oggetto del desiderio, a terra, quasi strisciante. Immagini in bianco e nero, come lastre in negativo, si alternano a colori freddi e squillanti, vividi ed intensi, accattivanti, dominati dai toni verdi acido, i viola ed i blu.

INFO:

"OH MY DOG!" di Claudio Di Carlo

 

INAUGURAZIONE: giovedì 30 agosto ore 19.00

Dal 30 agosto al 9 settembre 2012

 

AURUM  - la fabbrica delle idee

Largo Gardone Riviera, Pescara

085 4549508   aurum@comune.pescara.it
Orari: dal martedì al sabato 08:00-14:00 / 18:00-24:00, domenica 18:00-24:00, lunedì chiuso

Ingresso gratuito


CON LA PARTECIPAZIONE DI: Diego Conti (musiche originali), Angelique Cavallari (performance), Andrea Moscianese (computer programming), Antonio Mostacci (violoncello),Beatrice (Musa), Perla (cagnolina).
RIPRESE: ph tv
POST PRODUZIONE: strike fb
FOTO DI SCENA: Silvia Mazzotta e Andrea Buccella
IMMAGINI E VIDEO: Gianluca Stuard, Stefano Odoardi


PATROCINI: Comune di Pescara, Provincia di Pescara, Regione Abruzzo, Comune di Scafa, Comune di San Valentino, Assessorato alla Cultura di Pescara, Festival D'Annunziano, Ass. Culturale San Benedetto, Fondazione Pescara Abruzzo

DRINK E BUFFET: Trattoria l'angolo d'Abruzzo, Cantine Marramiero, Cantine Pasetti, Birrificio Artigianale Leardi

Contatti: takeawaygallery@gmail.com - info@claudiodicarlo.org

 

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