particolare dell'opera "Piccolo notturno su S., K. 525", 2015
Tecnica: acrilici, pigmenti e oro su tela di cm. 116 x 166
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Varianza in trasparenza; la pittura è di scena!
Vedere, percepire, conoscere, non è forse 'attraversare' strati, patine, trasparenze?
Angelo Lupi Tarantino presenta a Nardò, nell'ambito della mostra dal titolo: "... della notte prima che fosse e dell'ultima notte, è l'urto della luce che lo dissolve", dal 12 al 31 marzo 2015, una serie di nuovi lavori.
Risultato vivifico della sua passionale ed intensa attività pittorica, sono delle figure che appaiono sempre in equilibrio tra un tempo storico (mitologico) e un senso dell'esistenza (concettuale), come d'altronde avviene alla forma, nel momento in cui si stacca visivamente dal fondo. Angelo Lupi Tarantino nei suoi ultimi lavori, ambisce a perseguire, proprio adottando una 'fenomenica' stratificazione di colore, impaginando superfici sovrapposte e differentemente rarefatte, un personale e colto 'principio di verità'. Una trasposizione poetica del pittore/cantore che, testimone diretto dell'immanente atto eroico, 'compone' un'ode, da consegnare al mito.
Quanta apparenza è necessaria perché si stabilisca il controllo del dispositivo che consegna trasparenza, al significato della sostanza? Per Angelo Lupi Tarantino si tratta di sperimentare, desiderare, sognare e, dunque, stratificare colore per produrre realtà; sono intinti nei pensieri, i pennelli con cui poter esprimere la vita.
Avvicinarsi al suo lavoro certo vorrebbe dire, attuare una ricognizione cromatica, nella sua ricerca pittorica, dove la variazione del blu al verde, gela immense profondità e indica tenui parvenze di spazi, appena percepibili. Dai neri, invece, ripartire per ricomporre passionali e vibranti gialli-rosa elargendo chiarori, scanditi secondo un fraseggio fantastico di arancioni e rossi che sentiamo proporsi con forza e, incredibilmente, ardere.
La serie di apparati simbolici che fanno parte della sua lunga esperienza figurativa, riabilita la varianza performativa, data dal dosaggio delle diverse densità di colore. Proprio il colore trattato con questa tecnica giunge a realizzare trasparenze che non lasciano vuoti, ma definiscono l'allestimento di un susseguirsi di quinte, secondo distanze ancora da sperimentare.
Altri luoghi, quindi, altri strati, altri mirabolanti fondi… altra coscienza di sé.
Ritengo, infatti, la pittura di Angelo Lupi Tarantino, capace di creare 'ambientazione', allude a scenografie immaginifiche, 'atti' in compimento.
Essa corrobora, apre confronti, racconta spazi, diventa scena.
Il manifestarsi di un'emozione, 'piega' secondo regole riconoscibili? Segue percorsi preordinati? Rilegge soggetti già scritti?
Nient'affatto, Tarantino scioglie i suoi apparenti profili classici fluidificandone la plasticità, sfiora senza intersecare mai, i riferimenti tardo-cubisti, anzi ne sfida le accezioni con forme taurine riferite a forze istintive e primigenie. Abbozza sinopie e segna tratti che delimitando campiture, solidificano incarnati. Angelo Lupi Tarantino non dissimula neanche l'eloquenza metafisica delle figure acefale che determinano maggiormente il concetto di attesa/assenza. Elenca con esperienza le colte 'disarticolazioni' che, prima di essere anatomiche, concedono alla composizione letture espressioniste, coinvolgendo interpretazioni e concetti pregevolmente informali. Un linearismo potente che ritaglia figure 'galleggianti' distinguendole da paesaggi tumultuosi emersi da scuri magmi.
Prestando attenzione ed 'ascoltando' queste opere, quindi la materia, i colori, le forme, si può percepire e davvero sentire l'antico racconto che si perde nella notte dei tempi, di imperscrutabili amanti, quali il nero e la luce, di cui, la varianza in trasparenza, diventa, per questa pittura, la condizione necessaria alla loro lunga, epica, storia d'amore.
di Paolo Marzano
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