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venerdì 28 gennaio 2011

Ecolamp: Lamp&RiLamp, 3a mostra polisensoriale sulla raccolta differenziata delle lampade fluorescenti esauste




Al via la mostra itinerante 'Lamp&RiLamp'

La terza edizione della mostra polisensoriale itinerante sul corretto smaltimento delle lampadine fluorescenti esauste toccherà undici nuove città.


Partirà il 1 febbraio da Lamezia Terme la mostra polisensoriale Lamp&RiLamp 2011 promossa dal Consorzio Ecolamp, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sulla corretta gestione delle lampade a basso consumo esauste.
Giunta alla sua terza edizione, con oltre 25.000 visitatori tra scolaresche e famiglie, il tour 2011 passerà per undici nuove piazze italiane a Lamezia Terme, Agrigento, Palermo, Cagliari, Sassari, Cuneo, Aosta, Novara, Trento, Udine e Trieste.

L'esposizione interattiva prevede il coinvolgimento diretto dei visitatori: cinque moduli illustrano la storia dell'illuminazione, i numeri, le caratteristiche e il perché della necessaria raccolta differenziata delle lampade fluorescenti esauste, ma anche le fasi successive di trattamento, che permettono di recuperare sino al 95% dei materiali e di mettere in sicurezza le sostanze pericolose, tra cui il mercurio. Alla fine del proprio ciclo di vita, infatti le lampadine fluorescenti non devono essere gettate nel sacco dei rifiuti indifferenziati o nei contenitori per il vetro.

La mostra ha come obiettivo primario, dunque, quello di informare l'opinione pubblica sull'importanza di portare le lampadine esauste integre all'isola ecologica più vicina, dove si trovano gli appositi contenitori verdi Ecolamp oppure di restituirle presso un punto vendita al momento dell'acquisto di quelle nuove, così come stabilito dal DM 'Uno contro Uno' entrato in vigore il 18 giugno 2010.

ap copia.JPG"Con il 2011, dopo il successo delle due edizioni passate, arriveremo ad toccare ben 30 città, da Nord a Sud, isole comprese - afferma Fabrizio D'Amico, Direttore Generale di Ecolamp -. La mostra Lamp&RiLamp è nata per informare e sensibilizzare i cittadini verso le nuove raccolte differenziate, che sono ormai necessarie per far fronte alla mole crescente di rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), tra cui le lampade a basso consumo di energia. Istituzioni, aziende, consumatori, tutti abbiamo il dovere di applicare comportamenti virtuosi e avere nuova consapevolezza dei nostri doveri per salvaguardare l'ecosistema così come la salute pubblica".

L'impegno di Ecolamp nella comunicazione segue quello nelle attività operative: in poco più di due anni in Italia il Consorzio ha raccolto oltre 1.270 tonnellate di sorgenti luminose esauste da cui sono stati recuperati più di 1.100 tonnellate di vetro, 51 di plastiche, 64 di metalli e 50 di mercurio e altre sostanze tossiche sono state sottratte alla dispersione nell'ambiente.
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Comunicazione - comunicazione@ecolamp.it

Marketing & Communications Manager
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Tel. 02/37052936/7 Fax 02/37052935

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Conca Delachi - Sara Gentile Tel. 02/48193458

martedì 18 gennaio 2011

FRANCESCO TORALDO, composizioni musicali


A partire da sabato 19 marzo 2011, nell’ambito della quarta edizione del progetto BANCARTIS indetto dalla BCC Mediocrati di Rende, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) dedicherà un’ampia personale a Francesco Toraldo, artista dotato di una grande forza espressiva, i cui quadri – vere e proprie deflagrazioni cromatiche – possono essere paragonati a delle improvvisazioni jazzistiche tanto raffinate quanto vigorose.
Nato a Catanzaro nel 1960, Toraldo è un pittore la cui peculiarità espressiva è data da un suggestivo e coinvolgente intreccio di narrazioni figurative che non provengono tanto da un progetto precostituito, quanto da un ardore guidato dalla memoria e dalle emozioni. Dalla biografia di questo artista si evince un certo spirito ribelle. A suo tempo, infatti, egli non ha voluto portare a termine gli studi accademici, che gli sono comunque stati utili come base di apprendistato. Il suo vero maestro è stato il padre Enzo, anch’egli pittore, il quale ha saputo infondergli l'amore istintivo per una figurazione forte e calibrata. Le capacità espressive di Francesco Toraldo si effondono nella sua opere con gli effetti vibrati di colori primari e puri che sono evidenti sintomi di un animo che non ama certo tenere sotto controllo la propria fantasia, interpretando il mondo attraverso il filtro delle emozioni; un pittore dotato di un’estrema sensibilità per la rivelazione del particolare inserito in un contesto visivo dove prevale un espressionismo venato di dolcezze post-romantiche.
La collezione di oltre trenta dipinti che faranno parte della mostra offre la quintessenza dell’arte di Toraldo. A colpire immediatamente lo sguardo dello spettatore sono i colori brillanti degli strumenti musicali, esaltato dal contrasto con le mani bianche dei musicisti che sembrano volare sopra di essi, sfiorandoli e sfumando nel passaggio tra le note quasi fossero fatte di polvere di gesso. Il tutto da vita ad una figurazione calda intrisa di vibrazioni, di palpiti e di passione, fatta di un’immediatezza segnica che sembra nascere direttamente dal colore, senza la necessità di un disegno preparatorio. Il dipinto si genera dall’intreccio istintivo dei colori sulla tela che scaturisce in un’opera informale su cui, successivamente, il pittore costruisce le sue magnifiche figurazioni astratte. Francesco Toraldo ha tradotto la sensibilità Fauve, lo studio sul movimento tipico dei Futuristi – e di Balla in particolare –, i visi espressionisti leggermente deformati, in una capacità tutta personale di dipingere la musica, di fare del jazz con gli strumenti della pittura, perdendosi in raffinati assoli fatti di esplosioni cromatiche e tempeste segniche.

FRANCESCO TORALDO, composizioni musicali
Luogo: MACA – Museo Arte Contemporanea Acri Piazza G. Falcone, 1 – 87041 Acri (Cs)
Curatori: Boris Brollo e Federico Bria
Vernissage: 19 marzo 2010 ore 18:00
Periodo: dal 19 marzo al 29 maggio 2011
Orario: dal martedì alla domenica, 9-13 e 15-19; lunedì chiuso
info: Museo tel. 0984953309; Ufficio stampa tel. 0119422568,
maca@museovigliaturo.it, www.museovigliaturo.it

lunedì 17 gennaio 2011

LA PERSONALE DI FRANCESCO VISALLI - "REALTÀ ALTERNATIVA"

Inaugurazione giovedì 20 gennaio 2011 alle 19.30 Casa Cetus, Via Ruderi di Torrenova, 39 (uscita 18 GRA - Casilina) Roma

Cetus rinnova l'appuntamento con l'arte italiana emergente con la personale del talentuoso artista Francesco Visalli, a cura di Francesco Melidoni. Le sue opere mostrano lo spirito libero dell'arte. Le sue forme e geometrie sono definite da una sottile linea bianca che corre tra colori i quali non si toccano mai, linea che è lasciata dalla tela, perché è la tela che disegna il dipinto; le sue figure fintamente serafiche sono un sottile diaframma tra l'occhio dello spettatore e l'animo del creatore che, come a nascondersi da se, "vuole" smorzare il vortice dei suoi drammi e delle sue vittorie

dietro quelle forme lontane e un po' assenti; oppure il lanciarsi con coraggio verso nuovi orizzonti infiniti, dove dietro un cielo c'è un altro cielo, scenari di una cosmica realtà. Ottiene opposti risultati, come potrebbero essere una calma urlata a squarciagola, una gelida arsura, una vorticosa immobilità. I suoi quadri, senza la sua partecipazione, rendono manifesta la sua vita passata e futura, un turbinio di spasimi e tormenti vissuti come dalla parte sbagliata di un binocolo, sempre spostati un po' più in la dal cuore, in una "Realtà Alternativa".

La mostra personale di Francesco Visalli, che inaugurerà al pubblico il 20 gennaio 2011 alle 19.30, si pone all'interno della rassegna che in quattro anni ha valorizzato oltre cinquanta artisti, suscitando notevole interesse da parte del pubblico e della critica.

La location, questa volta, sarà la sede centrale di Cetus, in via Ruderi di Torrenova, 39 (zona Casilina) Roma. Tra ambientazioni scenografiche e un arredamento particolare realizzato con mobili di design, il mondo dell'arte trova il palcoscenico ideale per mettersi "in mostra".

Con tale esposizione Cetus conferma il suo impegno nel valorizzare l'arte visiva in tutte le sue forme. L'iniziativa, infatti conferma la particolare attenzione che Cetus rivolge ai vari mezzi di

comunicazione per trasmettere la propria filosofia di vivere spazi e ambienti in modi sempre nuovi e alternativi.

La mostra, inoltre, sarà aperta al pubblico dal 20 gennaio al 22 febbraio 2011, dal martedì al sabato, dalle ore 9.30 alle ore 13 e dalle 15.30 alle 19.30.

Info: Casa Cetus - Via Ruderi di Torrenova, 39 - Roma. Tel. 06-20071

L'ARTISTA

Francesco Visalli nasce nel 1960, figlio di un impiegato delle poste e una maestra. Cresce in uno dei quartieri più poveri e malfamati di Roma, quel "Borghetto Prenestino" reso noto dai ragazzi di vita di Pierpaolo Pasolini. A 14 anni perde il padre e questo evento segnerà profondamente la sua vita. Francesco è figlio unico ed è costretto a cercarsi un lavoro per sostenere la madre e pagarsi gli studi. Uno dei professori della scuola per geometri che frequenta gli trova un impiego presso il suo studio, permettendogli così di iscriversi alla facoltà di architettura e, all'età di 19 anni, di andare a vivere da solo. Francesco è determinato, ma è anche molto giovane, il lavoro, lo studio e la casa esigono impegno e sacrifici, la laurea, che gli porterà una vita migliore, è lontana e lui si sente rabbioso. Spaventato e così solo, ha paura, ma preferisce non ascoltarsi e cerca il rumore del sesso, della droga e delle cattive amicizie, diventa un estremista politico. Poi, a 21 anni, s'innamora di una donna e la segue a Los Angeles: è solo la prima delle tante trasformazioni che si succederanno nella sua vita. La donna che ama è ricca e lui vive tra gli agi, continua a lavorare e completa gli studi fino a che non sente che lei e la sua ricchezza lo soffocano e allora molla tutto e torna a Roma, dove libero e finalmente laureato, può ricominciare allestendo uno studio in casa e dedicandosi totalmente al suo lavoro. A 25 anni, incontra finalmente la donna che sarà il suo grande amore, la sposa e con lei da inizio ad una ricerca spirituale che lo segna profondamente e gli permette di trovare nella fede cattolica il senso profondo della sua vita. Il coraggio, la fede e la grande forza dell'unione matrimoniale, gli permettono di spalancare la sua vita professionale al successo; nasce la sua prima società di progettazione, con la quale realizza grandi opere in Italia ed all'estero, poi, ancora da solo, fonda altre due società. Sono gli anni delle grandi vittorie, delle fortune economiche, della stima e degli omaggi ricevuti da tanti, sempre accompagnato da una fede profonda e dall'amore per la sua donna. E sono anche gli anni di miracoli che mai avrebbe sognato, come i tre figli avuti con la moglie, anche se che la medicina ufficiale lo considera completamente sterile. Poi a 43 anni tutto finisce, una cocente delusione perde Francesco che non ha più fede, vede tutto rompersi e lascia la moglie: sono gli anni dell'esilio. Francesco continua il suo lavoro ma sa di non essere libero, sperimenta delusioni, fallimenti e frustrazioni, malattie e solitudine, poi abbandona la partita e chiude tutto, trascorrendo il suo tempo facendo niente: ormai ha 50 anni e ha

vissuto troppo, perché continuare se tutto è finito? Ecco la notte più buia. Ma in quella notte dell'11 ottobre 2009 tutto cambia di nuovo. Francesco prende in mano una penna e inizia a disegnare cose mai viste prima, disegna tutta la notte, il giorno dopo e la notte successiva e continua così per giorni e giorni. Come guidata da qualcosa di divino, la mano di Francesco, felicemente libera da lui, corre veloce sulla carta bianca e scopre disegni fantastici. Sotto le sue mani esplodono i colori e insolite

geometrie prendono vita. Dopo poche settimane i disegni diventano dipinti, la tecnica pittorica gli è sconosciuta ma lui la impara dipingendo, scoprendosi dentro uno stile che ha già espressioni e

confini molto precisi e che è il suo stile. Ogni quadro è una nuova scoperta, e lui, volutamente, non si documenta, non studia, non vuole apprendere da altri, non guarda ai grandi maestri, perché non

vuole essere condizionato da chi lo ha preceduto. Visalli lavora come un vulcano in eruzione, disegna e dipinge incessantemente quello che l'istinto gli detta, passa attraverso le classiche fasi

creative, dal disegno e poi alla scelta e applicazione del colore, senza lasciarsi intralciare dall'intelletto, senza nessuna mediazione, quasi in trance. Nei suoi quadri il rapporto tra le forme e le combinazioni cromatiche, è figlio di un equilibrio mai cercato e ogni volta trovato fortuitamente. Come se scartasse ogni tela per scoprire i colori che, già presenti, aspettano solo di essere rivelati

da lui. Rimane sbalordito davanti al quadro finito che improvvisamente gli si mostra, come fosse un nuovo frammento, appena scoperto, di quella terra sconosciuta che è questa nuova strana realtà che sta vivendo. Visalli non ha ponderato e scelto di dipingere come alternativa alla passata professione, è la pittura, che irrompendo nella sua vita, ha scelto lui.

DADAMAINO. MOVIMENTO DELLE COSE | Galleria Dep Art, Milano (MI) | 18 FEBBRAIO – 30 APRILE 2011


DEP ART

via Mario Giuriati, 9 - 20129 Milano

www.depart.it

DADAMAINO

"MOVIMENTO DELLE COSE"

A CURA DI ALBERTO ZANCHETTA

18 FEBBRAIO – 30 APRILE 2011

inaugurazione venerdì 18 febbraio ore 18.00

catalogo in galleria

Attraverso una ventina di opere, di medio e grande formato, la galleria Dep Art di Milano rende omaggio alla figura e all'opera di Eduarda Emilia Maino (Milano, 1930-2004), in arte Dadamaino, eclettica protagonista del dopoguerra, vicina – già a partire dalla fine degli anni Cinquanta – al gruppo degli spazialisti italiani e alle gravide sperimentazioni di coevi movimenti internazionali. L'esposizione, curata da Alberto Zanchetta, mette a fuoco il ciclo del Movimento delle cose, un "macrocosmo" metafisico e rarefatto dove minutissimi tratteggi si aggregano e si disperdono in un andamento fisiologico e fluttuante. Nel suo peculiare excursus, partendo da un'iniziale unicità del gesto e da una poetica di sottrazione, Dadamaino passa ben presto ad un concetto di moltiplicazione e di affastellamento che, attraverso soluzioni e materiali sempre più innovativi, dà vita ad un ricco corpus incentrato sull'inconscio e sulla ricerca del segno. Fin dai primi Volumi, passando per gli Inconsci Razionali e gli Alfabeti della mente, sino ai più recenti Movimenti delle cose, emerge la prorompente capacità dell'artista di perpetuare in tutti i suoi lavori una raffinata leggerezza.

GALLERIA DEP ART

via Mario Giuriati, 9 - 20129 Milano

Tel/Fax +39 02 36535620

www.depart.it - art@depart.it

Orario: dal Martedì al Sabato dalle 15 alle 19

Mattina e Festivi su appuntamento

Ingresso libero

UFFICIO STAMPA ANTEA





mercoledì 12 gennaio 2011

Aldo Mondino al MACA di Acri. Fino al 20 febbraio.



Fino al 20 febbraio 2011, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) dedicherà una personale al grande artista torinese Aldo Mondino, senza dubbio uno degli artisti italiani più eclettici della sua generazione, tra i principali protagonisti della sorprendente stagione creativa degli anni Sessanta del capoluogo piemontese. Poliedrico, dotato di una vasta e profonda cultura internazionale, di uno sguardo ironico capace di partorire doppi sensi eleganti e raffinati, e, soprattutto, di una curiosità instancabile, Mondino non ha mai cessato di reinventare se stesso e la propria arte durante tutto l’arco della sua carriera. Il suo percorso artistico è stato segnato da un fluire costante di ispirazioni sempre nuove, di influenze disparate che l’artista è stato in grado di assorbire, metabolizzare e successivamente riproporre attraverso il suo stile originale ed inconfondibile; dai primi passi parigini mossi presso l’Atelier 17 del pittore surrealista ed espressionista William Heyter, e gli studi sul mosaico fatti sotto la guida del futurista Gino Severini, per poi passare attraverso una fase citazionista dai forti richiami pop, e il successivo periodo orientalista nato negli anni Settanta con la serie King e proseguito con quella dei Dervisci e con le sperimentazioni formali estrose ed audaci. Proprio questo suo essenziale gusto per lo studio manipolatorio di materiali e medium artistici innovativi, ma mai distaccati dalla realtà quotidiana – sua fonte di ispirazione primaria sin dai tempi delle frequentazioni dell’artista con il gruppo dei poveristi –, lo ha portato a realizzare le famose sculture in cioccolato e zucchero di canna, o le opere fatte con confezioni di torrone, selle da cavallo o aringhe affumicate.

A cinque anni dalla sua morte, il MACA – grazie alla collaborazione con la Fonderia di Walter Vaghi e con il patrocinio dell’Archivio Mondino – ospita nei suoi spazi una collezione di venti opere di grandi dimensioni, tra sculture e dipinti, in grado di veicolare alla perfezione il carattere poliedrico, arguto ed esotico del grande artista torinese.

Riecheggiando un verso di Arthur Rimbaud, anche Mondino potrebbe essere definito un “maestro di fantasmagorie”, un artista che attraverso le sue opere affascinanti, ironiche e seducenti, sembra rivolgersi al suo pubblico come faceva il poeta francese in Una Stagione all’Inferno: “Ascoltate!... Ho tutti i talenti!”

Mostra: ALDO MONDINO. Maestro di Fantasmagorie

Curatore: Boris Brollo

Luogo: MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)

Palazzo Sanseverino – Piazza Falcone, 1, 87041, Acri (Cs)

Vernissage: 20 novembre 2010 ore 18:00

Periodo: dal 20 novembre 2010 al 20 febbraio 2011

Orari: tutti i giorni tranne il lunedì; h:9-13 15-19

Info: museo tel. 0984953309; ufficio stampa tel. 0119422568; maca@museovigliaturo.it; www.museovigliaturo.it

FUMO

Centro Luigi Di Sarro
Via Paolo Emilio 28, 00192 Roma
Tel. +39 06 3243513
www.centroluigidisarro.it
info@centroluigidisarro.it


FUMO

Pino Boresta Cesare Pietroiusti Paolo Residori

a cura di Claudia Colasanti

inaugurazione: venerdì 11 febbraio dalle ore 18.30
11 febbraio - 5 marzo 2011 (dal martedì al sabato ore 17 - 20)

FUMO è una mostra a tre - un confronto fra autori di area concettuale - che si configura come un dialogo su un tema scomodo, a prima vista non centrale e non del tutto ‘estetico’ e piacevole. Il fumo, anche e soprattutto quello emesso dal tabacco contenuto nelle sigarette, è per taluni un vizio, un’abitudine, ma può diventare una compulsione, un tic, una gestualità perversa, una vera e propria malattia.
Per Paolo Residori, cui si deve l’intuizione della mostra, la sigaretta (e il suo residuo, il mozzicone) rappresenta un assillo quotidiano, diventato con il tempo un tappeto visivo deformato. La sua ossessione si è mutata nella consapevolezza di voler identificare un colpevole definitivo nel corpo di quel frammento maleodorante. La ‘cicca’ diventa, nella grande installazione realizzata appositamente per gli spazi della galleria e negli scatti fotografici (composti e organizzati grazie ad una paziente raccolta di scarti inquinanti), la testimonianza di un delitto, l’emblema del male, della dipendenza, di gran parte dell’inquinamento globale del pianeta.
Sigarette consumate e mozziconi sono al centro anche del prelievo di Pino Boresta, che anni fa realizzò il R.A.U. (Ritrovamenti Arteologici Urbani), intervento che consisteva nel recupero di reperti fra i microrifiuti urbani delle strade di Roma. Boresta, che è un non-fumatore, in mostra attenderà che i visitatori fumatori gli consegnino il loro ultimo mozzicone e fornirà loro un certificato autografato, con la scritta “..SOLO PER FUMATORI… QUESTA NON è LA MIA ULTIMA SIGARETTA”.
Un approccio distante dai precedenti, che riesce a tradurre una sostanza residua come il fumo di candela in un’astrazione poetica, è quello di Cesare Pietroiusti. Si tratta di una serie di disegni su carta (una parte di cento esemplari numerati e firmati) densi di toni fra il grigio e il marrone scuro, i cui proventi verranno interamente devoluti all’Associazione Alzheimer di Roma.

Pino Boresta è nato nel 1962 a Roma, dove vive e lavora. Il suo lavoro è incessante e capillare, urbanamente onnipresente: il suo viso deformato da smorfie è impresso su muri, cartelloni pubblicitari, insegne stradali, pali della luce, semafori. Il ritratto di Pino Boresta è ovunque nelle città, per ricordarci l’esistenza di sé e della sua irrequietezza artistica ed esistenziale: ci invita a reagire, a rispondere, ad insultare, se necessario. Boresta agisce da provocatore e da raccoglitore: è un catalogatore umano di oggetti, scarti, tracce, idee e persino residui umani e spazzatura. Un lavoro costante che si sviluppa proprio in direzione dell’ossessione: verso l’identità, il lavoro e i gesti quotidiani.

La ricerca artistica di Cesare Pietroiusti (Roma, 1955) esprime interesse per le situazioni paradossali o problematiche nascoste nelle pieghe della ordinarietà dell'esistenza - pensieri che vengono in mente senza un motivo apparente, piccole preoccupazioni, quasi-ossessioni considerate troppo insignificanti per diventare motivo di analisi, o di auto-rappresentazione.Tutto ciò lo ha portato ad esplorare scelte e intenzioni formulate da altri, nonché a cercare di fare proprie tali scelte altrui. Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato soprattutto sul tema dello scambio e sui paradossi che possono crearsi nelle pieghe dei sistemi e degli ordinamenti economici. A partire dal 2004 ha distribuito gratuitamente decine di migliaia di disegni individualmente prodotti e firmati; venduto storie; ingerito banconote al termine di un’asta per poi restituirle al legittimo proprietario dopo l’evacuazione; organizzato ristoranti in cui al termine del pasto, invece di pagare, si ricevono i soldi del prezzo del cibo scritto sul menu, allestito mostre in cui le opere sono in vendita non in cambio di denaro, ma delle idee o delle proposte dei visitatori.

Paolo Residori è nato a Roma nel 1953, città dove vive e lavora. La sua visione geometrica del mondo deriva dalla grafica editoriale, che lo impegna sul versante lavorativo. Dopo il 2000 la sua pittura si sposta dalla struttura del ritmo scandito a nuove modalità espressive. Una produzione da cui emerge anche una tendenza meditativa, sempre più collegata a soggetti sociali: le grandi forme astratte sono rappresentazioni di un reale contraddittorio e sfaccettato. Un atteggiamento quasi spregiudicato nell’ignorare mode e tendenze, che gli ha permesso di guardare con interesse in tante direzioni per poi imboccare esclusivamente la strada dell’istinto. Lo stesso motivo che lo spinge, in questo periodo, a misurarsi con nuove forme installative: come nella pittura non ha mai smesso di rinnovarsi, ora l’urgenza di esprimere un’emergenza sociale non più trascurabile crea un sorprendente incontro con la tridimensionalità. Nata da uno stato di irrequietezza mentale nei confronti del crescente degrado ambientale, Residori ora crea metafore visive di grande impatto, che si esplicitano in un’incisiva critica ideologica nei confronti del consumismo. Una scelta rilevante, che lo induce a presentare materiali tra i più imprevedibili, e che sancisce il delicato passaggio che intercorre tra l'idea e la sua realizzazione.


R.A.U. (Ritrovamenti ARTEologici Urbani)

Ho realizzato il mio primo R.A.U. (Ritrovamenti ARTEologici Urbani) il 5 e il 10 luglio 1995, partendo dalla fontana della Barcaccia in piazza di Spagna (alle ore 18,30) e in tutta la zona del tridente nelle vie sotto elencate. Un intervento che consisteva nel recupero di reperti fra i microrifiuti urbani delle strade di Roma. Gli oggetti trovati sono stati in un primo tempo riuniti in vari sacchetti a seconda del luogo di ritrovamento (piazza o via) e in seguito assemblati e incollati su vari cartoncini (anch’essi di recupero) sempre divisi secondo il luogo del ritrovamento. Fra essi sono state rinvenute numerose cicche di sigaretta.

Le vie e le piazze interessate sono state le seguenti:

piazza di Spagna via delle Carrozze
via del Babuino via della Croce
via Margutta piazza del Popolo
via del Corso via Vittoria
piazza Augusto Imperatore via dei Greci
via di Ripetta via di S. Giacomo
via Condotti via Gesù e Maria
via Borgognona via Laurina
via Frattina via della Fontanella
via della Vite via della Mercede

Pino Boresta
Roma, gennaio 2011

Pino Boresta Biografia
Nato nel 1962 a Roma, vive e lavora a Segni. Dopo una formazione essenzialmente da autodidatta, che lo ha portato ad avere esperienze anche nel campo della moda, comincia la sua attività propriamente artistica alla metà degli anni '90, a Roma.
La sua opera si caratterizza per la sua capacità di affrontare temi che, pur nella loro complessità, si riferiscono e si rispecchiano nella quotidianità di ciascuno di noi. Intento dichiarato dell'arte di Boresta è infatti proprio quello di comunicare, interessare e coinvolgere il maggior numero di persone possibili, nel tentativo di realizzare delle operazioni artistiche che escano dal circuito chiuso all'interno del quale vive l'arte contemporanea, per rivolgersi ad un pubblico più ampio, non necessariamente preparato ed interessato all'arte. Il suo ambito privilegiato di intervento è la vita di tutti i giorni di tutti gli uomini e le donne non illustri: l'obbiettivo è quello di scardinare luoghi comuni, abitudini e convenzioni sociali, per inserire una piccola crepa nel tessuto delle nostre azioni quotidiane, ormai ripetute e meccaniche, e pertanto non più pensate. La maggior parte degli interventi di Boresta ha luogo all'interno dello spazio urbano, dove più evidenti si fanno i meccanismi coercitivi del quotidiano: con la sua opera Boresta ci sprona a sperimentare interazioni sociali differenti, a modificare la nostra percezione dello spazio urbano, a vivere diversamente la città. Per questo Boresta punta in ogni suo intervento a coinvolgere il maggior numero possibile di persone, perché da spettatori e fruitori passivi dell'arte possano diventarne protagonisti, riscoprendo così che l'arte contemporanea non è qualcosa solo per gli addetto ai lavori, ma che anzi può e deve comunicare con il maggior numero di persone possibile.
Procurandosi l’apposita scheda “Partecipa al RAU” da me distribuita potrai anche tu fermare l’attimo evidenziando e conservando un micro rifiuto come testimonianza futura del contemporaneo. Intendendo con il seguente intervento ottenere dal fruitore un interesse attivo alla proposta artistica. Chiedendo un impegno e una collaborazione che coinvolga in prima persona la gente nella realizzazione dell’opera compiuta. Tentando con la seguente operazione artistica di stimolare l’intervento attivo di coloro che, in genere sono costretti a subire il lavoro artistico. Volendo stimolare una rinnovata volontà da parte di coloro che generalmente guardano all’arte contemporanea con curiosità e interesse. Precisando che la mia preoccupazione maggiore non è sicuramente quella di premiare i più attenti e svegli fornendogli la possibilità di ottenere un’opera con quello che poco prima era un semplice rifiuto urbano. Confermando l’importanza del fruitore in questo progetto dove la complicità con l’artista non solo è richiesta ma addirittura ritenuta indispensabile per il buon esito dell’intervento medesimo. Credendo nell’obiettivo di organizzare produrre e gestire l’arte in maniera diversa fuori dai soliti schemi ordinari e stantii e proponendo una contaminazione attiva delle azioni quotidiane con quelle artistiche.

lunedì 10 gennaio 2011

NOT GDD | LABA - LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI, BRESCIA | 21 GENNAIO - 20 FEBBRAIO 2011

COMUNICATO STAMPA

21 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2011

NOT GDD

a cura di Alberto Zanchetta & Serena De Dominicis

Nell'ultimo decennio si è assistito a una progressiva e silenziosa violazione, da parte del sistema dell'arte, delle disposizioni restrittive adottate da Gino De Dominicis in relazione alla fruizione della sua opera. È noto come una visione personalissima dell'arte, e in particolare del proprio lavoro, portasse l'artista ad adoperarsi per mantenere un diritto di veto su apparizioni e riproduzioni; un'indicazione che non ha mai trovato compiuta aderenza, e che recentemente è giunta a capitolare, affogata nella collusione di un'inequivocabile istanza. A pochi anni dalla scomparsa dell'artista, si sono già registrare le prime "defezioni" tra le fila di coloro che sembravano i più convinti custodi dell'eredità di De Dominicis, inosservanze tradotte in operazioni di vario genere, di fronte alle quali si rende necessaria una verifica dell'intera vicenda.

NOT GDD può essere considerato come un invito alla riflessione, oltre che una caustica risposta alle modalità della recente retrospettiva Gino De Dominicis: l'Immortale, evento che ha inaugurato il tanto atteso MAXXI di Roma e che si è concluso nel novembre dell'anno scorso lasciando una corposa pubblicazione edita da Electa. Il progetto ideato per la LABA di Brescia nasce dunque dal desiderio di ricordare quale fosse l'approccio di De Dominicis al mondo dell'arte e quale sia stata la risposta destinatagli dal sistema.

L'iniziativa è sospinta dalla necessità di restituire dignità all'ostinata perseveranza dell'artista che, salvo rare eccezioni, ha sempre sottratto la propria opera all'indiscriminata riproduzione fotografica. Quello della LABA è un progetto in absentia: non una mostra di opere d'arte ma una mostra di critica d'arte che intende analizzare il lascito intellettuale di Gino De Dominicis.

Accompagnano l'iniziativa un catalogo contente le riflessioni dei curatori e il volume WAS GDD - biografia non ufficiale ma veritiera che ripercorre la storia dell'artista e del suo tentativo di "raggiungere l'inesorabile divenire".


LABA

LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI

Casa dei Palazzi

Piazza del Foro 2

25127 Brescia

NOT GDD

21 GENNAIO – 20 FEBBRAIO 2011

orari > dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 22:00

per informazioni > +39 030 3752316 / info@laba.edu

ingresso libero e aperto a tutta la cittadinanza

COME RAGGIUNGERCI

Autobus dalla stazione ferroviaria: linea urbana n°2 Chiesanuova-Pendolina, scendere alla 5° fermata in piazza Martiri del Belfiore n°3, seguire per 250 metri verso i fori romani.

Autostrada A4 Milano-Venezia uscita Brescia Centro/Ovest, Tangenziale Ovest direzione centro. È possibile parcheggiare l'automobile in diverse zone del centro (salita Via Brigida Avogrado, viale Venezia, via Boifava, largo Torrelunga, via Mantova-parcheggio Castellini, via Spalto San marco, piazzale Arnaldo, via Tosio) e recarsi a piedi presso il distaccamento.

UFFICIO STAMPA ANTEA

anteapress@gmail.com


domenica 9 gennaio 2011

Incontro con Marina Abramovic a Bologna


 
Incontro con Marina Abramovic
"Lady Performance"
 
Venerdì 28 gennaio 2011, ore 21 - Aula Magna di S. Lucia- Via Castiglione 36, Bologna
 
promosso e organizzato dall'Università di Bologna
In collaborazione con ArteFiera, Cineteca di Bologna, Galleria Lia Rumma
Con il contributo di Illy e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
 
Ingresso libero ad inviti
 
Per informazioni e immagini: www.culturaliart.com
 
Comunicato stampa 1:
 
Venerdì 28 gennaio 2011 alle ore 21 presso l'Aula Magna di Santa Lucia, nell'ambito di ArteFiera 2011, l'Università di Bologna rende omaggio all'artista di fama internazionale Marina Abramovic.
La "regina della performance" sarà intervistata dal critico d'arte Renato Barilli mentre commenterà dal vivo il suo ultimo lavoro, Seven Easy Pieces. Il film è realizzato per il Guggenheim di New York in cui l'artista reinterpreta cinque celebri performances storiche compiute da Vito Acconci, Joseph Beuys, Valie Export, Gina Pane, Bruce Nauman, più altre due da lei stessa realizzate. Questo capolavoro ha già conquistato i più importanti festival in Israele, Polonia, Australia, Canada, Germania, Giappone.
Seven Easy Pieces, della durata di 95 minuti, sarà proiettato in replica il giorno seguente, sabato 29 gennaio, alle ore 20 e domenica 30 alle ore 14, presso il Cinema Lumière della Cineteca di Bologna, partner dell'iniziativa(via Azzo Gardino 65).
L'evento è organizzato da Renato Barilli, per anni docente al Dams, affiancato dal gruppo di ricercatori del Dipartimento delle Arti Visive (Alessandra Borgogelli, Silvia Grandi, Paolo Granata). L'iniziativa si svolge con il supporto della Galleria Lia Rumma di Milano e grazie ai contributi UniboCultura, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Illy.
L'ingresso alla serata di venerdì 28 nell'Aula Magna di Santa Lucia è gratuito ad inviti, che si potranno ritirare a partire da mercoledì 26 gennaio 2011, ore 9-12.30 (al massimo due a persona) presso il l'Urp dell'Università di Bologna in Via Largo Trombetta 1. L'ingresso alle repliche di sabato 29 ore 20 e domenica 30 ore 14 presso il Cinema Lumière è gratuito con tessera FICC.
 
 
Ufficio stampa Culturalia - www.culturaliart.com - 051-6569105 / 392-2527126 
 
Sinossi:
Seven Easy Pieces, un film di Marina Abramovic
Regia di Babette Mangolte
USA 2007, 95 min.
Produzione: Sean Kelly Gallery, New York.
 
Il film documenta sette performances realizzate da Marina Abramovic, esponente di spicco nella scena internazionale dell'arte, tra il 9 e il 15 novembre 2005 nella suggestiva cornice del Guggenheim Museum di New York, in cui l'artista reinterpreta cinque celebri performances storiche compiute negli anni Sessanta e Settanta da Vito Acconci, Joseph Beuys, Valie Export, Gina Pane, Bruce Nauman, più altre due della stessa Abramovic. Seven Easy Pieces ha già conquistato i più importanti festival in Israele Polonia, Australia, Canada, Giappone, ed è stato premiato al Festival del cinema di Berlino nel 2007.

MARINA ABRAMOVIC a Bologna - Notizie biografiche
La ragione che induce a offrire al pubblico bolognese e della nazione tutta questo eccezionale incontro con Marina Abramovic sta in un merito pregresso. Infatti nell'estate del 1977 si è tenuta, alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, allora sita nel quartiere fieristico, a cura di Francesca Alinovi, Renato Barilli e Roberto Daolio, la Prima Settimana Internazionale della Performance, su finanziamento che veniva per intero da Artefiera, allora all'inizio della sua attività. L'evento di spicco fu rappresentato proprio da una performance che vedeva Marina Abramovic, assieme al suo compagno di allora, Ulay, porsi nudi all'ingresso della Galleria, costringendo i visitatori a strofinarsi nel passare sui corpi dell'uno o dell'altra, il tutto ripreso con video, in modo che chi era già entrato si divertiva a vedere l'impaccio o il compiacimento, nello sfregare i due magnifici nudi, di chi li seguiva.
Malgrado il clima già allora permissivo nei confronti del nudo al cinema e al teatro, un vice-questore fece sospendere la performance ritirando i passaporti ai due protagonisti. In seguito, la Abramovic (nata a Belgrado nel 1946) è andata crescendo in fama e ora è riconosciuta come la regina incontestabile della performance a livello mondiale.
A legarla a Bologna vanno pure ricordate le performances che, con Ulay al fianco, ha condotto nella Galleria G7, sempre all'insegna di operazioni che mettessero a dura prova la resistenza fisica  e psichica dei due, come lo stare per molte ore legati assieme attraverso le chiome. Poi c'è stato il doloroso scioglimento della coppia, cui Marina ha reagito dandosi a lunghe camminate in territori desertici, sempre all'insegna del rischio personale.
Ha poi ritrovato un totale successo mondiale quando alla Biennale di Venezia del 1997 ha eseguito Balcan Baroque presentandosi issata su un cumulo di ossa, intenta a purificarle raschiandole con carta vetrata, un modo per esorcizzare le stragi che si stavano compiendo nel suo Paese. La magnifica forza di tale performance le ha permesso di ottenere il Leone d'oro.
Questa ossessione verso il paese natale dei Balcani, comprensiva del ricordo dei genitori e di ogni altro evento drammatico che vi si è verificato, le hanno ispirato una serie di video dedicati ai miti ancestrali coltivati fin dall'infanzia, di maschi che copulano con la terra, o di donne che tentano di farsi fecondare dalla pioggia, mentre lei stessa non ha esitato a presentarsi abbracciata a uno scheletro, simbolo della sua volontà di affrontare in ogni occasione i rischi più minacciosi, vita e morte congiunte in un unico vincolo.
Il culmine del suo successo è stato segnato dall'invito giuntole dal Guggenheim di New York di effettuarvi una serie di performances volte a ricordare le maggiori imprese avvenute nella breve storia di questo genere, ne sono venuti i Seven Easy Pieces che documentano altrettante performances ormai affidate alla storia, di Acconci, Beuys, Burden, Export, Pane, Nauman, chiusi da un'ultima e conclusiva prestazione di lei stessa.
La proiezione di questo film avviene alla presenza della Abramovic, la quale sarà pronta a sottolineare i vari aspetti teorici e pratici dello spettacolo e a sostenere, intervistata da Renato Barilli, un dialogo ravvicinato con i presenti.
 
 
 





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domenica 2 gennaio 2011

C6? Da dove dgt? Cerchi ?

Un approccio diretto dei mezzi tecnologici del nostro
vivere facocitante quotidiano: dove tutto ci passa,
tocca di sfuggita, dove poco, purtroppo resta e solo raramente in pochissime persone viene poi
rielaborato nel tempo; Ecco uno di questi che vive il suo proprio tempo, che rielabora il veduto, vissuto e percepito e' Massimo Falsaci.
Un dovuto ampio respiro, un ennesimo riconoscimento e' la splendida, importante mostra personale che si terra' presso la libreria Rizzoli
(Galleria Vittorio Emanuele, 79 Milano) dal 3-28 febbraio 2011 curata da Marcello Cazzaniga( critico d'arte e curatore che lo segue ormai da diversi anni). Orario: tutti i giorni dalle 11 alle 20.
Si potrebbe affermare che difatti: coloro che guardano, vogliono vedere oltre e Massimo Falsaci e' capace di colmare questo desiderio, inquanto l'artista e' sempre gia' avanti rispetto gli altri. Un'artista come il Falsaci , che gia' agli esordi pubblici e' andato direttamente al centro dell'attenzione, interesse: sia vincendo nel 2004 il premio Gaber, sia nel 2007 il premio Wall Disel presso le Colonne di San Lorenzo, Milano.
Un'artista che si e' sempre contraddistinto, per una ristretta gamma cromatica: colori spesso anti-naturalistici rispetto ai visi ed alle situazioni rappresentati. Visi giovanili, sguardi e scorci cittadini, eppure in quei "stridenti" colori attorniati da un rosso, da un giallo e da un nero...vi erano sempre rappresentazioni convincenti, sorridenti, che quasi costituiscono icone infisse, congelate in loro stesse. Un'artista poliedrico, affabile Massimo Falsaci, che spesso non si e' disdegnato a partecipare presse minute manifestazioni, mostre con il solo intento per cercare cosi' di dare il dovuto ampio risalto alla sua zona di origine da parte dei media ovvero Verbania-Cusio -Ossolo essendo lui di Canobbio . Un'artista che ho avuto modo di scoprire, conoscere ed apprezzare a partire dal 2007, comprendendone la grandezza non solo d'artista, ma d'intierezza di persona.
Un'arte come quella di Massimo Falsaci che colpisce in primis piu' profondamente gli addetti ai lavori del settore arte che sanno qual'e' il mercato, i suoi limiti ed i suoi rari traguardi che passano poi alla storia; Ecco dovutamente con certezza dico che Massimo Falsaci e' e sara' un'artista che fara' storia nell'arte contemporanea, inquanto pur maturando nel tempo e' rimasto con la sua linea artistica, arricchendola certamente, ma rimanendone fedele. Un'arte che sarebbe troppo riduttiva definirla od associarla ad un richiamo Pop, perche' l'arte di Massimo Falsaci e' immediata, contemporanea. Massimo Falsaci invece e' riuscito invece ha trovare la sua propria via, che non possiede tangibili richiami, ma che e' solo sua. Poi altro dato saliente: Massimo Falsaci e' un'artista che non solo appaga i critici, ma anche gli estimatori che riescono in lui a percepirne la costante ricerca a far di piu', trovando sempre nuovi lavori su cui soffermarsi carichi del nostro vivere quotidiano. Ed e' in questo contesto che la mostra personale presso la galleria Rizzoli prendera' piede ovvero tenacemente a sottolineare il contesto contemporaneo anche dato dalle nuove tecnologie che ci permettono di sembrare di essere piu' coevi ai nostri simili, quando invece forse, nelle nostre abitazioni, ci creiamo dei paradisi fatti di sogni e di illusioni. Ed anche in questo sta la vera magia delle opere pittoriche di Massimo Falsaci che ci espone quasi con distacco la reale, obiettiva situazione.

Dott.ssa Valeria s.Lombardi

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