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venerdì 22 novembre 2019

L'arte e le sue molte vie nell'opera di Mario Vespasiani

La continua evoluzione della pittura di Mario Vespasiani

L'artista scrive un testo letterario e la sua interpretazione diventa un quadro da immaginare.


Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di assistere alla trasformazione del sistema artistico mondiale, dal ridimensionamento del ruolo di molte gallerie al pullulare di fiere specialistiche, dalla perdita di smalto della critica, all'avvento aggressivo di Internet nella promozione come nella vendita e di conseguenza l'arte si è sempre più occupata del contingente, dell'aspetto materialista e meno di quello poetico del linguaggio. Tra quegli artisti che hanno cavalcato il decennio senza cedere alle mode, ma interpretando il rinnovamento Mario Vespasiani apre un capitolo a sé. Quarantuno anni e oltre venti di carriera - solo nel 2019 ha all'attivo tre mostre personali di cui una in corso con opere monumentali di dieci e venti metri di lunghezza - ha dimostrato una capacità unica di tradurre attraverso la pittura, una viva e lucida lettura del quotidiano. Dipinti, istallazioni, libri e presentazione hanno confermato l'abilità di chi non si ferma sulle qualità tecniche ma vuole esplorare le possibilità del mezzo pittorico, assorbito prima di tutto a livello mentale. Di questi giorni è l'uscita su YouTube, di una nuova opera, di un brando che vuole attraverso le sole parole, evocare nella mente degli ascoltatori, un grande quadro, dove si possono percepire non solo le immagini ma anche una storia più grande, da cui prende vita il progetto che la racchiude. Mario Vespasiani già avvezzo alla scrittura - Planet Aurum è il suo precedente libro di letteratura - ritorna alla parola e mediante la sua sensibilità costruisce un racconto che non è immediatamente visivo, ma che risuona delle stesse tinte cromatiche per cui lo si conosce. L'abisso intorno titolo del brano è un racconto iniziatico, parla del cammino che ciascuno compie alla scoperta di sé, ma visto però nell'occhi dell'altro, nell'aspetto speculare, bianco e nero, maschile e femminile, dove l'uomo trova il suo vero volto e l'artista la sua musa. Attraverso la magistrale interpretazione di Ilaria Cuoci, tra le voci più originali del cinema italiano, ne scaturisce una storia da ascoltare con estrema attenzione, perché ogni frase lascia trapelare raffinate suggestioni, perfino tra le pause.


Mario Vespasiani - L'abisso intorno

testo: Mario Vespasiani tratto dalla trilogia Mara as Muse
durata: 11 minuti
voce: Ilaria Cuoci



Mario Vespasiani nato nel 1978 nel golfo di Venezia, è uno degli artisti visivi più vivaci della sua generazione. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Nel corso del tempo la sua ricerca ha interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all'astrofisica, dall'antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura. Attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale, il suo lavoro va inteso come continuazione dell'opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma con la mostra Gemine Muse, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d'Autore, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia, sugli artisti italiani del futurismo ad oggi e sul Dizionario dell'Arte Italiana edito da Giancarlo Politi. Per essere stato tra i primissimi artisti ad aver impiegato la sua impronta pittorica ai nuovi materiali e alle recenti tecnologie, viene inviato nel 2012 dall'Accademia di Belle Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L'essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all'iPad. Nello stesso anno con le opere realizzate mediante l'iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli e di seguito alle storiche rassegne d'arte nazionali: nel 2014 al Premio Sulmona, nel 2015 al Premio Vasto, nel 2018 al Premio Marche. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall'arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione.  Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie, libri e oggetti d'arte, che tratta del rapporto della presenza femminile nell'ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine 2017 alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli, la cui performance si tiene nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno e in un happening sulla cima di un'antica torre. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro interamente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell'Assunta collegato alla personale Empireo. Nel 2016 è l'ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nello stesso anno organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto numerosi studiosi provenienti da vari ambiti. Sempre nel 2017 il Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air.  Nel 2018 inaugura la mostra Lepanto dedicata alla famosa battaglia, nel Museo Diocesano di Gaeta dove è conservato lo stendardo della flotta. Nel maggio 2019 è stato presentato al Museo d'Arte Contemporanea di Roma (MACRO) il quarantesimo libro dedicato al suo lavoro. La sua mostra Underworld dedicata al tema dell'inconscio visto attraverso la metafora delle creature marine, si è conclusa in settembre, mentre è in corso la personale dal titolo Il tempo dei trentasei giusti a Villa Caldogno nel vicentino. In questi giorni è in corso al Museo Michetti in Abruzzo, la sua mostra Eschatology, opere monumentali sul mistero ultimo.




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domenica 17 novembre 2019

Al Museo Michetti mostra di Mario Vespasiani con opere inedite

L'artista Mario Vespasiani in mostra con opere monumentali al Museo Michetti

L'esposizione intitolata Eschatology presenta opere che indagano il mistero ultimo, si snoda in un percorso che sollecita più livelli di significato.

Un'esperienza che conduce lo spettatore a cogliere lo spirito che pervade il mondo, attraverso simboli e toni cromatici puri, figurazione e astrazione.


"In teologia e nelle religioni l'escatologia è una dottrina tesa a indagare il destino ultimo del singolo individuo, dell'intero genere umano e dell'universo. E in quanto legata alle aspettative fondamentali dell'uomo, influisce (o potrebbe farlo) sulla visione del mondo e sulla condotta quotidiana". Mario Vespasiani parte da questa riflessione per approfondire la sua personale indagine interiore in rapporto agli avvenimenti del panorama mondiale, realizzando - come sempre accade nella sua ricerca - un progetto specifico, di opere inedite che si relazionano anche con lo spazio che le accoglie. Per la mostra al museo Michetti, ha voluto misurarsi con un tema di grande complessità, stimolato anche da due grandi dipinti realizzati da Francesco Paolo Michetti a fine '800, che raccontano il tema del Sacro ai suoi giorni. 


Nelle due opere monumentali, gruppi di pellegrini, sfilano in processione circondati da animali e da un effetto evanescente che confonde primo piano e sfondo, religiosità e leggenda. Queste caratteristiche, presenti fin dall'esordio anche nell'indagine di Vespasiani ora diventano impressionanti nelle dimensioni, infatti anche le sue due tele arrivano a sfiorare ciascuna i dieci metri di lunghezza, proprio come quelle di Michetti. Le opere descrivono, nella loro impronta visionaria, due differenti momenti che possono svolgersi nella vita ciascuno come in un universo parallelo, in ogni giornata come in quella finale. Nella prima opera vengono rappresentati due pavoni, che al centro della composizione si affrontano in una sorta di scontro oppure in una danza rituale: qui l'autore porta a focalizzare lo sguardo verso le due estremità dove colori caldi e freddi si separano e dove l'aspetto florido e rigoglioso della natura si distingue da quella arida e gelida. Nell'altra opera uno sfondo montuoso vede lo svolgersi di una serie di apparizioni di figure simboliche, umane e di animali, leggendarie e geometriche. Anche in questo dipinto l'autore chiama ciascuno all'interpretazione di uno scenario a più livelli, che si svela passeggiandogli di fronte, dato che per le dimensioni induce lo spettatore alla partecipazione fisica oltre che mentale. 

La mostra ha un carattere iniziatico, si scende lungo le scale del museo per poi risalire, si oltrepassa una scritta che come una lapide è posizionata sopra l'architrave e si poi entra in un mondo che si svela a ciascuno secondo le proprie conoscenze. Mario Vespasiani è tra i pochissimi artisti contemporanei a far riferimento alle tradizioni spirituali e ad aver riflettuto sin dal principio della sua carriera sulle domande fondamentali dell'uomo, proponendo delle interpretazioni simboliche, mediante l'uso della metafora e concependo la pittura come personale strumento di indagine sugli eventi del mondo, sia esso visibile che invisibile. Nell'attuale inflazione di immagini, le sue opere pur rappresentando realtà tangibili, non sono fedeli descrizione di un frammento di esistenza, ma indicano un'ascesa verso l'uno, come se fossero una spinta che tende alla totalità. Nel vent'anni di ricerca Vespasiani si è distinto per il sapiente uso del tono cromatico, capace di rendere l'esperienza visiva più che concettuale, contemplativa, perché parla dei tempi quotidiani e della loro concezione ideale ed eterna. Difatti in un universo composto da sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri, possiamo scoprire innumerevoli forme di relazione e partecipazione, e che ciascuno in base alla propria sensibilità può intuirne il significato, fino a percepire la bellezza misteriosa che regola gli eventi.

Le due grandi opere acquistano ampio risalto nelle sale del museo che si pongono quale contesto ideale per un progetto ambizioso, sia per dimensioni ma soprattutto per la volontà dell'autore di aprire una soglia che sovrappone precisi elementi naturali, che vanno ben oltre le realistiche categorie del nostro mondo. Per Vespasiani l'anima, concepita come una presenza individuale vincolata alla corporeità, anche senza la creatura, non sparisce ma vive una trasformazione e dunque queste due opere si pongono come le prime luci di un aldilà visibile ad occhio nudo. La cosmologia e la teologia trovano allora in tali dipinti il loro itinerario, verso la pienezza e lo sviluppo di altre forme di vita, sorprendenti, ma in continuità con la storia che le ha precedute. Con Eschatology Mario Vespasiani ci fa affacciare dal quel varco, in cui risplende nella fine, la luce del nuovo inizio.


Biografia

Mario Vespasiani (1978) è un artista visivo italiano.

Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Nel corso del tempo la sua ricerca ha interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all'astrofisica, dall'antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura. Attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale, il suo lavoro va inteso come continuazione dell'opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma con la mostra Gemine Muse, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d'Autore, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia, sugli artisti italiani del futurismo ad oggi e sul Dizionario dell'Arte Italiana edito da Giancarlo Politi. Per essere stato tra i primissimi artisti ad aver impiegato la sua impronta pittorica ai nuovi materiali e alle recenti tecnologie, viene inviato nel 2012 dall'Accademia di Belle Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L'essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all'iPad. Nello stesso anno con le opere realizzate mediante l'iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli e di seguito alle storiche rassegne d'arte nazionali: nel 2014 al Premio Sulmona, nel 2015 al Premio Vasto, nel 2018 al Premio Marche. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall'arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione.  Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie, libri e oggetti d'arte, che tratta del rapporto della presenza femminile nell'ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine 2017 alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli, la cui performance si tiene nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno e in un happening sulla cima di un'antica torre. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro interamente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell'Assunta collegato alla personale Empireo. Nel 2016 è l'ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nello stesso anno organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto numerosi studiosi provenienti da vari ambiti. Sempre nel 2017 il Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air.  Nel 2018 inaugura la mostra Lepanto dedicata alla famosa battaglia, nel Museo Diocesano di Gaeta dove è conservato lo stendardo della flotta. Nel maggio 2019 è stato presentato al Museo d'Arte Contemporanea di Roma (MACRO) il quarantesimo libro dedicato al suo lavoro. La sua mostra Underworld dedicata al tema dell'inconscio visto attraverso la metafora delle creature marine, si è conclusa in settembre, mentre è in corso la personale dal titolo Il tempo dei trentasei giusti a Villa Caldogno nel vicentino.

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MARIO VESPASIANI - Eschatology - opere monumentali sul mistero ultimo

a cura di: Giuseppe Bacci

sede: MuMi Museo Michetti
indirizzo: Piazza San Domenico, 1 - Francavilla al Mare (CH)
periodo espositivo: fino al 19 Novembre 2019
orari: tutti i giorni da martedì a domenica dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00

informazioni: Tel. 085 4913719 ● ‭339.8895499 (Giuseppe Bacci) 

INGRESSO LIBERO




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Mostra micologica presso il Museo del Parco nazionale del Circeo

Al Parco del Circeo torna la mostra micologica

Domenica 17 novembre presso il Museo del Centro visitatori. Ingresso gratuito

 

 

Un'intera mattinata dedicata ai funghi del Parco nazionale del Circeo. Torna, anche quest'anno, la mostra micologica allestita presso il Museo del Centro Visitatori del Parco in via Carlo Alberto 188 a Sabaudia (Latina) che vedrà esposti esemplari di numerose specie di funghi presenti nei vari ambienti del Parco. L'appuntamento è fissato per domenica 17 novembre, dalle ore 9,30 alle ore 13, con ingresso gratuito.

Durante la manifestazione, personale qualificato sarà a disposizione dei visitatori, esperti o semplici curiosi, per fornire informazioni relative al mondo di questi "strani" e utilissimi esseri dalle diverse dimensioni e forme e dai colori più disparati, che vivono un po' ovunque e da sempre sono oggetto di interesse e studio da parte dell'uomo, sia per motivi ecologici, economici che alimentari e scientifici. Gustosi o mortali, sempre funzionali per l'ambiente e per l'uomo e quindi da proteggere e tutelare.

Il Parco Nazionale del Circeo, in particolare con la sua Foresta protetta, cuore verde della Riserva della Biosfera dell'Unesco, è il luogo ideale per la crescita e sviluppo di questi esseri, che spesso vengono danneggiati o raccolti in maniera indiscriminata dai tanti frequentatori del bosco.

La mostra è realizzata nell'ambito del progetto triennale 2017-2020 di monitoraggio e censimento delle specie fungine presenti nel territorio del Parco, portato avanti in collaborazione con la storica e competente Associazione Micologica ed Ecologica Romana A.M.E.R. ONLUS ed al Raggruppamento dei carabinieri forestali per la biodiversità di Fogliano.

"Tale attività permette all'Ente - ha spiegato il direttore del Parco, Paolo Cassola -  di conoscere sempre meglio il suo patrimonio comune, di capirne il ruolo ecologico, l'evoluzione e l'andamento nell'arco degli anni, al fine di tutelare e gestire al meglio i delicati ambienti naturali che compongono l'area protetta, promuovendo la conoscenza, la sensibilità e i comportamenti sostenibili da parte degli abitanti e dei frequentatori del Parco. Le prossime attività si concentreranno anche verso l'educazione dei giovani studenti".

 

Sabaudia, 16 novembre 2019



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venerdì 15 novembre 2019

A Bologna "I Love Italy": talenti italiani si uniscono per portare ad una riflessione dell'arte e delle sue potenzialità

Dopo il grande successo avuto a Parigi presso Le Carrousel du Louvre, I LOVE ITALY, mostra itinerante internazionale che da due anni si muove in tutta Italia e all’estero per promuovere i talenti italiani, giunge ora a Bologna in una location davvero prestigiosa, in pieno centro storico, quale la Galleria Farini sita all’interno del cinquecentesco Palazzo Fantuzzi.

Stefania Comaschi

Francesca Ghidini


Ideata nel 2017 da Francesca Callipari, curatore e direttore artistico di questo progetto, “I Love Italy” è stata presentata in diverse città quali Milano, Roma, Venezia, Firenze, Torino e Parigi con notevole successo di pubblico e critica.

Obiettivo principale di questo tour di eventi è quello di promuovere l’arte italiana e dunque gli artisti più meritevoli presenti sul nostro territorio, evidenziando le bellezze e le ricchezze di questo Paese e dimostrando le potenzialità e il valore del made in Italy al fine di attuare una riflessione sul potere dell’arte quale mezzo attraverso cui avviare una rinascita culturale, economica, e sociale. 

Roberta Ferrari

Mina Mevoli


Nelle diverse tappe si è costituito sempre più un vero e proprio collettivo di artisti che di volta in volta si è arricchito di creativi estremamente interessanti con un ventaglio molto ampio di proposte che spaziano dal figurativo all’astratto, al paesaggio, all’onirico, all’Informale fino a giungere alla scultura, alla fotografia e alla moda. 


Majla Chindamo
Nella tappa bolognese saranno presentati ben 38 artisti, provenienti da tutta Italia e accuratamente selezionati, per un totale di 74 opere che ci condurranno in un percorso tra pittura, disegno, fotografia e scultura. Da segnalare all’interno della collettiva quattro artisti che presenteranno delle piccole esposizioni personali ovvero: Maria Rosaria Iacobucci con la serie di opere materiche “Mondi sospesi”; Anna Staccini, pittrice e fotografa con “Itaca dentro: l’isola che non c’è”, percorso tra fotografia e disegno; Alfredo Saviola con “Introspezione” nella quale propone una serie di astratti e Adina Ungureanu con “Mujer, Luz y orbe” incentrata su una serie di ritratti femminili.



I love Italy

A cura di Francesca Callipari
Dal 30 novembre al 05 dicembre 2019

Location
GALLERIA FARINI CONCEPT
Bologna, Via San Vitale, 23/a, (Bologna)
Orario di apertura
da martedi a domenica ore 15-19
Vernissage
30 novembre 2019, ore 18
Roberta FerrariGiuliana PellacaniRita TaglianettiMaria Strangio
Martina Sacheli, Prienne, Francesca SorrentinoCristina ModoloPaola Tramontin
Rita IoannacciFrancesca Bice GhidiniLorella RagnatelliFrancesca Scesa,
Maria Grazia Zanetti, Mauro PiccoliMaria MorraMina MevoliFlora Trojer,
Paolo GruppusoBarbara TrapaniCristina MantisiGiusi BergandiLaura Lepore,
Majla ChindamoIlaria RanzatoEleonora GnoffoStefania Comaschi
Alfredo Saviola, Maria Rosaria IacobucciAdina UngureanuAnna Staccini
Stefano PolastriMichela GorettiVittorina CastellanoAndrea Severi

mercoledì 13 novembre 2019

Ritrovata a Salerno una caricatura inedita di Federico Fellini



Ritrovata a Salerno  una caricatura inedita del 1937 

del grande Federico Fellini




Ritrovata in una soffitta di una  vecchia casa a Salerno, dopo 82 anni  una caricatura inedita originale eseguita  a pastelli nel 1937  dal grande regista Federico  Fellini. Ritrae il suo prof. salernitano di ginnastica  Luigi  C.  che in quell’anno insegnava al liceo classico Giulio Cesare di Rimini.




Caricatura a pastelli  di Federico  Fellini,  Rimini 1937


Dopo 82 anni  è stata ritrovata per caso in una soffitta di una casa a  Salerno un'opera inedita eseguita nel 1937 da Federico Fellini.  In quel periodo  i  disegni di Federico Fellini  che faceva per gioco ritraendo i compagni e gli insegnanti del liceo e che poi regalava   agli amici erano apprezzati  al momento e quasi sempre buttati via. L’attuale proprietario dell’opera  Luigi C.  ci racconta di uno zio insegnante di ginnastica,  suo omonimo, che dopo aver frequentato la Scuola della “Farnesina” meglio conosciuta ufficialmente come "Scuola fascista di educazione fisica" conseguendo il diploma  si trovò nel 1937 a insegnare come primo incarico scolastico al liceo ginnasio “Giulio Cesare” di Rimini nella classe dove frequentava  anche Federico Fellini.  






Il nipote  ci racconta che “lo zio gli ripeteva spesso di un particolare incontro al bar con il giovane Fellini in pieno inverno del 1937, nel penultimo anno di scuola  che Fellini fece a Rimini.  Quel giorno il prof. siccome doveva entrare a scuola alla seconda ora, soleva fare come al solito una passeggiata sul lungomare che in quel periodo era desolato. Camminando notò in un tavolino di un bar  un ragazzo che riconobbe nel suo alunno Federico Fellini. A vederlo il giovane Fellini con voce suadente e remissiva gli disse: Professore, dopo una notte di baldoria con gli amici sono stanco ed ho fame, per cortesia  mi può offrire un cornetto e un cappuccino che non ho neanche una lira”. Il prof. giusto il tempo di ordinare  al bar la colazione al suo alunno si ritrovò sul tavolino una   caricatura colorata su carta Bristol; in un attimo il ragazzo di  Gambettola aveva  abbozzato con segno deciso il ritratto del Prof. regalandoglielo e dicendo: “Professore, a me non mi piace la scuola, lo conservi perché io un giorno sarò un grande”. Lo conferma  anche l’attore Alberto  Sordi in cui Fellini nei primi anni di vita stentata a Roma soleva  spesso dire agli amici “ un giorno sarò un grande regista”. Tale opera di Fellini il Prof.  l’ha custodita in casa  con gelosa cura per lungo tempo fino alla sua morte (1999).  Da sottolineare, visto  i suoi studi incerti al Liceo Classico che non andavano per niente bene,  nel 1937  Fellini aveva iniziato anche a guadagnare qualcosa seguendo il suo interesse artistico,  infatti, in quell’anno insieme al pittore Demos Bonini,  aveva aperto la bottega Febo dove i villeggianti andavano a farsi immortalare in azzeccate caricature  firmate “FEBO” con il giovane Fellini  che disegnava e  Bonini, essendo un pittore li colorava.  Di quegli anni lo stesso Fellini ha raccontato alla Chandler (Io, Federico Fellini, A. Mondadori, 1995) questa sua precoce vocazione: “La scuola mi offriva l’opportunità di disegnare con la scusa di prendere appunti o di scrivere e quindi di vivere nel mio mondo di fantasia, mentre fingevo di ascoltare le parole degli insegnanti. Disegnavo di nascosto caricature, sperando di non essere mai scoperto e che tutti pensassero che stavo prendendo appunti su appunti”.  Una passione intensa quella  di descrivere le facce e le espressioni grottesche,  degli amici che diventerà  poi una delle caratteristiche peculiari del suo cinema. In effetti,  Marcello Monaldi ci dice che “Fellini ha sempre disegnato accanitamente: da bambino, quando riempiva le tovaglie di casa con interminabili ghirigori, da studente, quando faceva le caricature degli insegnanti o andava sulla spiaggia di Rimini, vestito di tutto punto, a caccia di clienti a cui fare il ritratto, da giovane in cerca di fortuna quando collaborava come umorista e vignettista al Marc’ Aurelio: e poi da regista, quando il disegno gli serviva per fissare i lineamenti di un personaggio, per abbozzare un costume, una scenografia per captare le suggestioni cromatiche da…”.  Proprio nel 37’ tanti bozzetti che Fellini produceva per pochi centesimi sul lungomare di Rimini quasi sempre venivano  buttati subito via perché ritenuti di poco conto. Con il passare del tempo inizia a collaborare con alcune riviste inviando vignette sino a diventare un collaboratore fisso del settimanale fiorentino “420” e poi del “Marc’Aurelio”: siamo  ormai nel 1939 anno nel quale Fellini si trasferisce a Roma con la scusa di iscriversi a giurisprudenza. Comincia a frequentare l’ambiente dell’avanspettacolo e della radio, a scrivere copioni, gag e battute per spettacoli e film vari. Nasce un mito della cinematografia.  Purtroppo, tanti  lavori di quegli anni  riminesi sono stati persi e si conosce pochissimo questa parentesi giovanile che precede l'arrivo a Roma nel 1939 con l'inizio  geniale nel campi della cinematografia a contatto con importanti personaggi del cinema e dello spettacolo. Purtroppo, si conoscono maggiormente i disegni degli anni 50 fino agli anni 80 legati al cinema, ma rimane poco conosciuta la parentesi degli anni di Rimini prima di trasferirsi con la famiglia a Roma. L'opera in questione analizzata e periziata dal critico d’arte Sandro Bongiani  della  Collezione Bongiani Art Museum di Salerno si presenta  protetta da una vecchia cornice nera dal bordo oro con vetro e relativo passepartout. Disegnata a pastelli su Carta Bristol  di cm 25x35  nel 1937 con una tecnica  già  matura  nonostante i suoi 17 anni. L’opera risulta di grande importanza, soprattutto, per capire la personalità  geniale del giovane Fellini.  E’ di sicuro una delle poche o forse l’unica  opera firmata dal grande regista, (la firma di Fellini è visibile dentro un piccolo quadrato inclinato  in basso a destra del foglio), di fatto risulta una delle prime opere giovanili  già convincenti e geniali del maestro. Oggi quest’opera  inedita è  valutabile  tra i 50 e i 70 mila euro.       Sandro  Bongiani

 






CARICATURA  DEL PROF. LUIGI C. RITROVATA A SALERNO






PARTICOLARI DELL'OPERA RITROVATA A SALERNO

 




BIOGRAFIA  


FEDERICO FELLINI È NATO A RIMINI IL 20 GENNAIO 1920, FIGLIO DI IDA BARBIANI, ROMANA, E DI URBANO, EMILIANO, RAPPRESENTANTE DI COMMERCIO ORIGINARIO DI GAMBETTOLA. HA UN FRATELLO, RICCARDO, NATO NEL 1921 E UNA SORELLA, MADDALENA. IL GIOVANE FEDERICO FREQUENTA IL LICEO CLASSICO DELLA CITTÀ MA LO STUDIO NON FA MOLTO PER LUI. COMINCIA ALLORA A PROCURARSI I PRIMI PICCOLI GUADAGNI COME CARICATURISTA: FONDA, IN SOCIETÀ CON IL PITTORE DEMOS BONINI, LA BOTTEGA "FEBO", DOVE I DUE ESEGUONO CARICATURE DI VILLEGGIANTI. PER PROMUOVERE I FILM, IL GESTORE DEL CINEMA FULGOR GLI COMMISSIONA I RITRATTI DEI DIVI. FIN DAI PRIMI MESI DEL ’38 AVVIA UNA COLLABORAZIONE CON LA “DOMENICA DEL CORRIERE”, CHE OSPITA VARIE SUE VIGNETTE, E CON IL SETTIMANALE UMORISTICO FIORENTINO “420”. TRASFERITOSI A ROMA NEL GENNAIO ’39 CON IL PRETESTO DI ISCRIVERSI A GIURISPRUDENZA, ENTRA NELLA REDAZIONE DEL “MARC’AURELIO”, UN DIFFUSO PERIODICO SATIRICO, DIVENTANDO POPOLARE ATTRAVERSO CENTINAIA DI INTERVENTI A FIRMA FEDERICO. FREQUENTA GLI AMBIENTI DELL’AVANSPETTACOLO, SCRIVENDO MONOLOGHI PER IL COMICO ALDO FABRIZI, E COLLABORA ALLE TRASMISSIONI DI VARIETÀ DELLA RADIO DOVE INCONTRA LA GIOVANE ATTRICE GIULIETTA MASINA (1921-1994), CHE SPOSERÀ IL 30 OTTOBRE ’43. AVRANNO SOLTANTO UN FIGLIO, MORTO A UN MESE DALLA NASCITA. PARTECIPANDO AI COPIONI DEI FILM DI FABRIZI E DI ALTRI IL RIMINESE SI IMPONE PRESTO COME SCENEGGIATORE. LAVORA A ROMA CITTÀ APERTA E SUBITO DOPO A PAISÀ STRINGENDO UNA FECONDA AMICIZIA CON ROBERTO ROSSELLINI. SCEGLIE DI ASSOCIARSI CON IL COMMEDIOGRAFO TULLIO PINELLI, AL QUALE RESTERÀ PER SEMPRE LEGATO. IN COPPIA DIVENTANO FRA GLI SCENEGGIATORI PIÙ RICHIESTI, AL SERVIZIO DI VARI REGISTI TRA I QUALI PIETRO GERMI E ALBERTO LATTUADA. QUEST’ULTIMO LO VUOLE ACCANTO NELLA REGÌA DI LUCI DEL VARIETÀ (1950), CHE SI AUTOPRODUCONO USCENDO DALL’IMPRESA PIENI DI DEBITI. VA MALE ANCHE IL PRIMO FILM CHE FELLINI DIRIGE DA SOLO, LO SCEICCO BIANCO (1952), MA IL SUCCESSO ARRIVA CON I VITELLONI (1953), LEONE D’ARGENTO A VENEZIA E LANCIO DEFINITIVO DI ALBERTO SORDI. SEGUE LA STRADA (1954), INTERPRETATO DA GIULIETTA E PREMIATO CON L’OSCAR,  SOLTANTO LA PRIMA DI UNA SERIE DI PELLICOLE CHE COLLOCHERANNO FELLINI FRA I GRANDI DEL CINEMA. TRA I TITOLI PIÙ NOTI SI RICORDANO LE NOTTI DI CABIRIA (’57, ALTRO OSCAR), LA DOLCE VITA (’60, PALMA D’ORO A CANNES),  (’63, OSCAR) FELLINI SATYRICON (’69),  ROMA (’72), AMARCORD (’73, OSCAR), IL CASANOVA (’76), PROVA D’ORCHESTRA (’79), GINGER E FRED (’85), INTERVISTA (’87, PREMIO DEL QUARANTENNALE A CANNES, GRAN PREMIO A MOSCA), LA VOCE DELLA LUNA (’90). L’ITER FELLINIANO È COSTELLATO DI OMAGGI E RICONOSCIMENTI, INCLUSI LA LEGION D’ONORE (’84) E IL PRAEMIUM DELL’IMPERATORE DEL GIAPPONE (’90). FELLINI È UNO DEI REGISTI CHE HA VINTO PIÙ OSCAR, CINQUE, DI CUI L’ULTIMO, ALLA CARRIERA, NEL ’93 POCHI MESI PRIMA DELLA MORTE CHE AVVIENE A ROMA IL 31 OTTOBRE  PROVOCANDO UN IMMENSO CORDOGLIO IN TUTTO IL MONDO.


Notizia segnalata da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

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