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mercoledì 24 gennaio 2018

Mostra fotografica "Invisible Light", di SHEILA McKINNON. Roma,14-24 febbraio 2018


INVISIBLE LIGHT
mostra fotografica di
SHEILA McKINNON

Dal 14 febbraio al 24 febbraio 2018
Dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18

Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo Valdina - Camera dei deputati
Ingresso di Piazza Campo Marzio, 42 - Roma

Ingresso libero


La fotografia cattura le realtà della nostra società più di ogni altra forma di comunicazione visiva. Il lavoro di Sheila McKinnon pone l'attenzione su due dei più pressanti problemi del nostro tempo: diritti delle donne/educazione delle ragazze e cambiamenti climatici. 

Da una parte è una dei pochi fotografi che offre un'originale prospettiva di entrambi i problemi – in particolare il primo. 

Il suo lavoro sensibilizza gli spettatori sulla dignità ivi contenuta, la naturale joie de vivre, quando documenta le attività eseguite dalle donne e dalle ragazze in paesi in via di sviluppo con condizioni sociali che le lega ai sistemi nei quali sono inoculate - la continuità dei costumi e la tradizione di leggi ed atteggiamenti in corso da generazioni. 

Nelle sue immagini riguardanti il clima, McKinnon espone la bellezza del nostro pianeta - riassumendo l'impetuosità atmosferica che aleggia sopra e sotto - legata alla terra, in una tavolozza pittorica di spettacolari colori e disegnando la naturale fenomenologia che sgorga dalla pancia della terra.

La sua fotografia e il processo creativo con cui viene presentato invitano a una discussione, che dovrebbe espandersi attorno a tutto il globo su vari livelli, sugli effetti del cambiamento climatico sulle popolazioni migranti, sul nostro approvvigionamento di cibo e acqua e sui tanti svariati modi in cui la nostra reale esistenza è minacciata dall'invasione del cambiamento climatico. Novantasette paesi sono d'accordo su questo e si sono impegnati a partecipare attivamente per invertire il problema.

La mostra è patrocinata dall'Ambasciata del Canada e da Kyoto Club.


SHEILA MCKINNON 
(www.sheilamckinnon.com)
Sheila McKinnon è una rinomata fotografa, giornalista e artista multimediale di origini canadesi, che ha vissuto la maggior parte della sua vita in Italia. 

Ha lavorato per le principali testate a livello mondiale, come The New York Times, Newsweek e Condé Nast, e con numerose pubblicazioni italiane incluso la Repubblica, il Messaggero, Corriere della Sera, l'Espresso, etc.

McKinnon ha collaborato con organizzazioni umanitarie ed agenzie UN come UNICEF, FAO, UNFPA, IDLO e molte altre.

Ha fatto importanti esposizioni al Museo di Roma in Trastevere, al Palazzo Ducale a Genova, al The Robert F. Kennedy International House of Human Rights a Firenze, al Palazzo delle Esposizioni a Roma e in occasione del G8 a Siracusa, Sicilia, nel 2009, la sua mostra Invisible Women è stata presentata dal Ministero dell'Ambiente italiano.

Ha pubblicato diversi libri e le sue opere sono ricercate da collezionisti in tutto il mondo. 

Una selezione di 22 immagini di grande formato sono parte della collezione permanente del patrimonio culturale dell'Italia.

Per maggiori informazioni: 
http://www.sheilamckinnon.com/bio_it.pdf


domenica 10 dicembre 2017

Mostra d'arte iraniana PEACE TIME. SATURA Art Gallery, Genova dal 9 dicembre 2017



 











Sabato 9 dicembre 2017 ore 17:00
Palazzo Stella - inaugurazione
PEACE TIME
a cura di Manijeh Sehi, Sarvenaz Monzavi Flavia Motolese
aperta fino al 22 dicembre 2017
da martedì a sabato ore 15:00 - 19:00
Genova, SATURA art gallery

S'inaugura sabato 9 dicembre 2017 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la rassegna d'arte iraniana contemporanea "PEACE TIME" a cura Manijeh Sehi, Sarvenaz Monzavi e Flavia Motolese. 

La mostra, realizzata in collaborazione con White Line Gallery di Teheran, resterà aperta fino al 22 dicembre 2017 con orario 15:00 - 19:00 da martedì a sabato.

La mostra PEACE TIME costituisce un'ulteriore occasione di interscambio artistico-culturale che ci permette di proseguire sulla strada dischiusa da TIME TO TALK: l'obiettivo è quello di perpetuare e intensificare la collaborazione fra l'Iran e l'Italia, con la speranza che questo confronto aiuti a promuovere fra i popoli comprensione, amicizia e pace, di cui il mondo di oggi ha sempre maggiore bisogno.

Gli artisti iraniani si sono espressi attraverso opere che avessero come denominatore comune il tema della pace con la volontà di lanciare un messaggio globale attraverso l'arte contemporanea. I tempi avversi e complessi che stiamo vivendo ci inducono ad auspicare che l'arte possa essere terreno di confronto pacifico tra i popoli, perché la pace, proprio come l'arte, non ha nazione.

Da sempre, nella storia, agli artisti è affidato il compito di testimoniare la realtà, comprese le drammatiche conseguenze dei conflitti, ma anche quella di interpretarla e di ipotizzare scenari migliori, fornendo nuove soluzioni per un futuro più desiderabile. 

Come ha detto il curatore Hans Ulrich Obrist: "Un curatore non può predire il futuro dell'arte. Gli artisti, tuttavia, hanno antenne estremamente sensibili ai cambiamenti imminenti e spesso sanno rilevarli prima di chiunque altro. E così stando vicini agli artisti i curatori hanno la possibilità di riconoscere un assaggio di quello che verrà".
L'universalità del tema scelto, quello della Pace, su cui si sviluppa l'intero percorso narrativo, è dimostrazione del potere dell'arte di mettere in comunicazione culture diverse, attraverso l'immediatezza del linguaggio visivo, generando una comprensione più profonda delle rispettive identità.

La mostra, con le sue oltre 70 opere, volte a fornire un interessante spaccato delle tendenze dell'arte contemporanea iraniana, si distingue per la grande vivacità di stili e di tecniche. Per la seconda volta a SATURA, un'accurata selezione di opere, tra cui spiccano nomi di rilievo del panorama iraniano contemporaneo, ci permette di osservare la concezione dell'immagine e della visione sotto il profilo di un diverso ambito culturale: quali le influenze, i trend o la tradizione iconico-simbolica predominante.

Rispetto alla mostra precedente, sono state introdotte tecniche diverse che spaziano dalla pittura alla fotografia e dal disegno all'elaborazione digitale, permettendoci di analizzare come si siano sviluppate tra i due paesi e le differenze con cui vengono impiegate. Il rapporto con una figurazione classica rimane predominante, così come un'attenzione al colore. 

Il passaggio delle Avanguardie, che nel nostro paese ha prodotto un vero e proprio spartiacque tra il prima e il dopo, determinando una frattura nell'espressione artistica, sembra aver influito in maniera più mediata nell'arte iraniana
Si percepisce una consapevolezza diversa, più profonda, forse perché viene perseguita meno spettacolarizzazione in favore di valenze contenutistiche più forti. 
Ecco allora che ritornano le motivazioni di questa mostra: vicini e lontani, ugualmente abitanti di una realtà che impone il silenzio per riflettere ed agire diversamente.

ARTISTI IN ESPOSIZIONE:
Suzan Alimardani, Alireza Allahbakhshi, Fatemeh Arefi, Armineh Sarkisovich Arzumanian, Khatereh Avand, Bahman Boroujeni, Sanaz Eskandari, Shahla Esmailpoor, Mohammad Hadi Fadavi, Mehrdad Falah, Saman Farhangi, Laleh Ghazivakili, Narges Ghiabi, Sheida Gholipour, Farzaneh Hajighemi, Aysa Hekmat, Shahla Homayouni, Hadi Jamali, Pegah Jamali, Yalda Javaheri, Shirin Mirjamali, Sepideh Mirzai, Ahmad Mirzazadeh, Mitra Mobinzadeh, Nadereh Nejadpourhossein, Mojgan Nikbakht, Amirhoushang Ordouie, Samira Ostovan, Naser Ovissi, Rahimeh Pournoorbakhsh, Hadi Rafi Bakhsh, Hekmat Rahmani, Farzane Saeedi Rahvard, Nahid Razipour, Elham Rezasoltani, Azin Rostami, Nahid Salahmand, Manijeh Sehi, Maryam Seraj, Pejvak Seraj, Neda Shahhosseini, Malahat Tadayon, Hamid Talebpour, Shabnam Tolou, Samaneh Vahabi, Sosan Yadavar Vahed, Arman Yaghoubpour, Roya Zendehdel, Solaleh Abdolpanhan, Sima Amani, Sarah Ameri, Sadeq Asad, Ardeshir Boroujeni, Negar Farhangi, Anahita Ghazanfari, Farah Habib, Aisling Sareh Haghshenas, Pooria Hatami, Pooya Jamali, Shahindokht Mahinpour, Shahrzad Monzavi, Sarvenaz Monzavi, Reihane Moosavi, Tara Nazmalizadeh, Fereydoun Omidi, Tala Ranjbaran, Elnaz Rezasoltani, Neda Safari, Fatemeh Salemi, Selvi Samiei, Shabnam Shafeiyan, Yasaman Yaseri, Atefeh Yazdani, Akbar Zaheri.
Satura art gallery
SATURA Art Gallery
Piazza Stella 5/1 16123, Genova Italy

domenica 3 dicembre 2017

25 anni di arrivi e partenze. Un Mercoledì del CAMeC speciale il prossimo 6 dicembre a Prato, dalle ore 17.

Sarà l’occasione per conoscere o ritrovare I Santini Del Prete, che nel 2017 festeggiano i 25 anni del loro sodalizio artistico con una serie di iniziative promosse dall’Archivio Carlo Palli, Prato. 

Al CAMeC presentano una nuova performance e diverse opere inedite dedicate a 25 anni di arrivi e partenze.
Il sodalizio nasce nel 1992 quasi fatalmente per la curiosa complementarietà dei cognomi di Franco Santini e Raimondo Del Prete, accomunati dalla stesso mestiere di ferroviere e da una comune passione per la mail art, l'arte visiva e la diffusa creatività contemporanea. 

Si dilettano quali rappresentanti militanti della non-arte che non è in contrapposizione all'arte, bensì in armoniosa dialettica per il completamento degli opposti. 

Si esprimono con azioni, video, installazioni, opere fotografiche e pittoriche. 

Partendo dal modello degli storici happening di Allan Kaprow e contaminandolo con il concetto più attuale multimediale e onnicomprensivo di performance, il duo ferroviario cerca di superare la coniugazione tra arte e vita, aggiungendo un elemento ulteriore: la non-arte. 

Pertanto attraverso la rappresentazione di loro stessi in azione tentano la copulazione tra arte e non-arte con l'auspicio di emozionare, rallegrare, coinvolgere se stessi e gli astanti.

lunedì 30 ottobre 2017

Mostra Sara Fedeli HANDMADE. 24 novembre / 29 dicembre 2017


Sara Fedeli
HANDMADE
24 novembre / 29 dicembre 2017

a cura di
Domenico Cornacchione

SpazioELLE – centro di ricerca e sperimentazione artistica
Via del Mare 138, Castel Gandolfo (Rm)


Dopo il grande successo della mostra "Abiding Embrace / Indissolubile Abbraccio" allo SpazioELLE di Castel Gandolfo, dal 24 novembre al 29 dicembre 2017, torna protagonista la fotografia. 

"Handmade" è un racconto per immagini di una giornata lavorativa all'interno di un'officina dei Castelli Romani, siamo ad Albano Laziale, in provincia di Roma, all'interno di una storica azienda specializzata nella lavorazione dei metalli. 

Sara Fedeli, artista anch'essa originaria di Albano Laziale, ha seguito da vicino i fabbri in attività, concentrandosi sui particolari del loro operare. 

Ne ha spiato i segreti, la loro manualità, la concentrazione e dedizione al lavoro, ma soprattutto ne ha svelato l'umanità. 

La scelta di ritrarre quest'officina, infatti, non è stata casuale. 

Si tratta di un laboratorio in cui è ancora molto presente una visione artigianale del lavoro, in cui le più moderne attrezzature si fondono con il sapere antico del lavoro manuale. 

La macchina, seppure indispensabile per la lavorazione della materia, non può sostituire la capacità, l'esperienza e la passione umana. 

Non è un caso che la mostra si conclude, dopo una serie di fotografie di dettagli delle attrezzature e delle mani dei fabbri, con l'unica immagine in cui compaiono i volti degli uomini a lavoro, anzi in "pausa", perché anche la pausa è elemento fondamentale del lavorare bene.

Allo SpazioELLE dal 24 novembre al 29 dicembre 2017.

ORARIO
Mercoledi e venerdi
10:30/12:30
16:30/19:30
Aperto su prenotazione negli altri giorni della settimana

Ingresso gratuito

martedì 6 dicembre 2016

L'artista Daniela Monica e il fotografo Gregory Augendre-Cambon in mostra a Parma

L'artista Daniela Monica e il fotografo Gregory Augendre-Cambon in mostra a Parma 

Una delle opere di Daniela Monica esposte in mostra

"Dare Corpo al Sogno" - con le sue traduzioni "Donner le Corps au Rêve " e "Give Body to the Dream" - questo il titolo evocativo della nuova mostra dell'artista parmigiana Daniela Monica e del fotografo francese Gregory Augendre-Cambon inaugurata nei giorni scorsi a Parma.
Un'unione di intenti e di forze diverse, ma complementari e il cui filo conduttore è il corpo : sospeso nella danza, nell'amore e nella relazione. Questi sono i temi che animano le figure dipinte da Daniela Monica nel loro rilassamento, contrazione e contemplazione.
Daniela Monica, un'artista poliedrica ed eclettica, nasce in Italia, ma ha vissuto a Londra e viaggiato spesso in Giappone. Fra i suoi interessi ci sono la danza, la musica e la fotografia di cui si nutre la sua immaginazione e creatività che si esprimono sulla tela attraverso studi del comportamento umano.  Le opere di questa mostra, con il titolo Sospesa| Schweben, sono state esposte dall’8 ottobre al 6 novembre scorso a Berlino.
Il sogno che fa il corpo, la libertà di dire la verità, il movimento, l'amore, sono anche i temi delle fotografie di Gregory  Augendre-Cambon, fotografo parigino, che ritrae con sensibilità le emozioni, la forza e la vulnerabilità dei suoi soggetti. 
La poetica del teatro giapponese Butoh e il Teatrodanza di Pina Bausch sono parte della sua cifra stilistica. Egli possiede anche un alterego, Monsieur Gac, che con il candore dei clowns, dei bambini e dei poeti ha la libertà di dire sempre la verità.

Una delle fotografie di Gregory Augendre-Cambon esposte in mostra

La mostra rimarrà allestita fino all'11 dicembre in via F. Coppi, 17 a Parma (zona ex Salamini) 
allo Spazio 5/Anon un semplice studio fotografico, ma un luogo di coworking, un posto aperto allo scambio culturale, in cui Andrea Cantini, Pietro Gerboni e Luca Pezzani, prima amici e poi fotografi professionisti, dal 2015 si esprimono e permettono di esprimersi ad artisti anche molto diversi fra loro per soggetti, tecniche e materiali utilizzati.
L'esposizione è liberamente visitabile il sabato e la domenica dalle 16.00 alle 19.00, oppure dal lunedì al venerdì su appuntamento chiamando il numero 333 13 31 581.
Sabato 10 dicembre alle ore 17.30 Adriano Vignali, docente di filosofia, sarà protagonista di un divertissement filosofico ad ingresso libero dal titolo "Dare Corpo al Sogno. L'Arte fra sospensione e realtà".

Francesca Caggiati    

giovedì 24 novembre 2016

Dal 26 di novembre il Museo CSAC di Parma si rinnova

Nuovo percorso espositivo per l’Archivio-Museo CSAC 
Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma dal 26 novembre 2016  si rinnova 

Cortile CSAC - foto laboratorio fotografico CSAC


Sabato 26 novembre 2016 l’Archivio-Museo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma presenta un nuovo percorso espositivo, rinnovato in sette delle sedici sezioni visitabili all’interno della suggestiva cornice dell’Abbazia cistercense di Valserena, a pochi chilometri da Parma.
Una selezione inedita di oltre 600 opere tratta dallo straordinario patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi custoditi dallo CSAC e suddivisi tra le collezioni di Arte, Fotografia, Progetto, Media e Spettacolo. 
A partire dal 26 novembre sarà inoltre disponibile al bookshop del museo anche la nuova guida, edita da All Around Art: una pubblicazione che racconterà la storia dell’Abbazia e introdurrà alle diverse sezioni dell’archivio e del percorso espositivo, pensato per rinnovarsi costantemente, come testimoniano i primi 18 mesi di vita dell’Archivio-Museo CSAC. Il primo volume della guida sarà caratterizzato da una sezione speciale dedicata al progetto di allestimento della serie di dipinti Ciao Roberta di Concetto Pozzati e sarà arricchito da un contenuto multimediale accessibile in streaming tramite QR Code. 

Luciano Fabbro, Gesso per Lo Spirato, 1968-1973


L’Archivio-Museo CSAC si articola in sedici sezioni differenti attraverso gli spazi della grande Chiesa cistercense, della Sala delle Colonne, della Sala Ipogea e della Corte delle sculture dell’Abbazia, e rappresenta la complessità e la ricchezza delle prestigiose collezioni dell’archivio CSAC. Sono in tutto sette le sezioni rinnovate di opere e progetti. 
Per tutta la giornata di sabato 26 novembre il biglietto di ingresso sarà ridotto a 5 euro. In linea con quella che è la conformazione trasversale e dinamica dell’Archivio-Museo CSAC, la definizione del nuovo percorso espositivo è stata preceduta negli ultimi mesi da costanti rivisitazioni e trasformazioni: Giulio Paolini, tra i maggiori esponenti dell’Arte Povera italiana, è stato invitato a progettare personalmente il posizionamento, nella prima cappella del transetto sud della Chiesa, dell’opera Early Dynastic, realizzata nel 1971 e donata con un atto pubblico allo CSAC nel 1977. Poco distante è stata riallestita l’opera La porta con l’ombra dello scultore e pittore italiano, celebre per le sue opere in ferro e cemento, Giuseppe Uncini, mentre nell’area presbiteriale in fondo alla navata minore sud sono state allestite due opere dell’architetto e artista minimalista Gianfranco Pardi: Tempio (1980) e Architettura (1973). Di Lucio Fontana (Rosario, 1899-1968) sono custodite negli archivi CSAC oltre 300 opere, tra cui un importante gruppo di disegni. Nella cappella dedicata a Il progetto dell’arte, all’interno del percorso museale CSAC, accanto alla sua scultura in gesso e oro Il Fiocinatore, è esposta da quest’estate una serie di studi, ritratti e figure caricaturali dell’artista, fondatore del movimento spazialista.

Luigi Vietti, Casa del Fascio Intra,  schizzo edificio 1933

Nell’ambito del nuovo riallestimento, dal 26 novembre, nella cappella dedicata al tema Pittura, materia, téchne l’artista Concetto Pozzati ha pensato - a quasi cinquant’anni dalla mostra monografica che nel 1968 inaugurò l’attività espositiva dello CSAC - un progetto di allestimento della serie di tele Ciao Roberta, che troverà il suo completamento nella Sala delle Colonne con un’antologica di disegni dagli anni Cinquanta al 2000, selezionati dallo stesso Pozzati all’interno del Fondo conservato allo CSAC. 

Sorelle Fontana, abito da sposa


La cappella Storie di architettura esporrà invece tre approfondimenti dagli archivi di alcune figure centrali del progetto italiano del Novecento, sui quali si concentrano i programmi di ricerca del centro studi: a Ignazio Gardella sarà dedicato un approfondimento monografico sulle pareti con i progetti per il PAC di Milano, per Borsalino e per la IX Triennale di Milano, mentre l’insula ospiterà due progetti di Luigi Vietti e Roberto Menghi. A questa si affiancherà la sezione Il progetto degli oggetti, interamente dedicata a Enzo Mari, per documentare la sua ricerca tra arte, progetto, didattica e riflessione teorica; Il progetto del corpo sarà raccontato attraverso i disegni e i bozzetti delle Sorelle Fontana, protagoniste assolute dell’alta moda italiana, mentre la sezione Abitare la scena vedrà un rinnovamento dei costumi conservati all’interno dell’archivio dell’Atelier Farani, originariamente pensati per cinema, opera e teatro. 
La cappella Foto-Grafia presenterà quindi un allestimento dedicato alle figure del dopoguerra, tra neorealismo, formalismo e fotogiornalismo: Nino Migliori, grande protagonista della storia dello CSAC, occuperà l’insula centrale, mentre sulle pareti si articoleranno i racconti dagli archivi Publifoto e Dessena Roma e Milano, Mario Giacomelli e Gualberto Davolio Marani, a restituire diverse ricerche e declinazioni della fotografia italiana dagli anni Trenta al secondo dopoguerra. 
L’archivio cresce di uno spazio dedicato alla presentazione delle più recenti donazioni agli archivi CSAC, tra cui quelle di Mario Cresci e Pino Pinelli, entrambe esposte in occasione della recente mostra Fuoco Nero. 
Lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, fondato nel 1968 da Arturo Carlo Quintavalle e situato nell’Abbazia cistercense di Valserena, raccoglie e conserva materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. 

Mario Giacomelli, Scanno, 1958


Un patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni: Arte (oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni), Fotografia (con oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), Media (7.000 bozzetti di manifesti, 2.000 manifesti cinematografici, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione), Progetto (1.500.000 disegni, 800 maquettes, 2000 oggetti e circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di Moda) e Spettacolo (100 film originali, 4.000 video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi). 

Giulio Paolini, Early Dynastic, 1971


Lo CSAC oggi è un nuovo spazio multifunzionale, dove si integrano un Archivio, un Museo e un Centro di Ricerca e Didattica. Una formula unica in Italia, che mantiene e potenzia le attività sino ad ora condotte di consulenza e collaborazione all’istruzione universitaria con seminari, workshop e tirocini, di organizzazione di mostre e pubblicazione dei rispettivi cataloghi (oltre 120 dal 1969 ad oggi), e di prestito e supporto ad esposizioni in altri musei tra cui il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Tokyo Design Center, Triennale di Milano e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. 


Francesca Caggiati




Ulteriori info su www.csacparma.it 

lunedì 23 marzo 2015

Cinema & Ciociaria - mostra dedicata a Nino Manfredi

mostra fotografica e di pittura dedicata a Nino Manfredi, aperta fino al 27 marzo, Villa Comunale di Frosinone



martedì 3 settembre 2013

PETER PÜNTENER alla SACI Gallery, Firenze, apre il 9 settembre



















PETER PÜNTENER

"If Walls Could Talk: Photo from the Abu Salim Prison, Tripoli

9 settembre - 14 ottobre, 2013Inaugurazione: lunedì 9 settembre ore 18


Prima che le rivolte della Primavera Araba si diffondessero in Libia, migliaia di prigionieri politici furono detenuti nelle prigioni di Moammar Gheddafi. In queste opere, le sale e le celle della famosa prigione di massima sicurezza di Abu Salim a Tripoli possono essere osservate da tutti. In quanto luogo della terribile strage del 1966, quando furono massacrati circa 1.200 prigionieri che avevano protestato contro le proprie condizioni di vita, durante le rivolte il simbolismo dietro la liberazione di Abu Salim è stato particolarmente potente. Oltretutto, è stato l’arresto di Fathi Terbil, un avvocato che rappresentava le famiglie delle vittime di Abu Salim a rappresentare la scintilla che ha dato vita alla rivolta libica del Febbraio 2011. Dieci giorni dopo l’inizio delle proteste, migliaia di persone arrestate durante le manifestazioni a Tripoli sono state rinchiuse ad Abu Salim. Essendo l’ala riservata ai prigionieri politici ormai piena, i nuovi arrivi sono stati sistemati nell’ala militare. Arrestati in quanto sospetti ribelli, sono stati costretti a firmare una dichiarazione mentre erano bendati – in caso di rifiuto, venivano torturati: i carcerieri li appendevano ad una sbarra di ferro rialzata e li picchiavano. Le fotografie in mostra sono state scattate poco dopo la liberazione della prigione di Abu Salim, durante i primi giorni di Settembre del 2011. 

Peter Püntener - Biografia

(Svizzero, nato nel 1958, vive a Zurigo)
Dopo aver completato i propri studi di Storia Economica presso l’Università di Zurigo durante i primi anni 90, Peter Püntener ha frequentato un ciclo di lezioni presso l‘ International Center of Photography a New York. Quindi è tornato in Svizzera dove ha iniziato la propria carriera come fotoreporter. Nel 1995, la sua mostra itinerante ed il relativo libro, Ohne Arbeit, consistenti in ritratti di persone disoccupate in Svizzera, lo hanno portato all’attenzione pubblica come uno dei fotografi più rilevanti del paese. Nel 2008 ha fotografato una serie di celebrità svizzere trasferitesi negli Stati Uniti. Queste opere fanno ora parte della Collezione Fotografica della Biblioteca Nazionale Svizzera. Da vari anni sta lavorando sui ritratti di due artisti svizzeri, Bruno Jakob e Hans Witschi, che vivono entrambi a New York. Tra i suoi altri progetti a lungo termine troviamo The End of the Road, fotografie di macchine abbandonate in paesaggi americani, e Under the Trees of Heaven, fotografie di fiori e piante in un‘ isolata valle umbra. Al momento sta lavorando su un progetto riguardante la crisi finanziaria europea. If walls could talk è la seconda mostra di Peter Püntener riguardante i diritti umani dopo Totenklage, che è stata ospitata presso la SACI ad inizio 2011. Le fotografie di Totenklage, per cui Peter Püntener è stato nominato per il Premio Fotografico Svizzero 2009, sono state riprodotte in AFTERWARDS, un volume realizzato dal Musée de l'Elysée, Losanna, e pubblicato da Thames & Hudson, Londra.
www.peterpuentener.ch



SACI Gallery
Studio Art Centers International
Palazzo dei Cartelloni
Via Sant'Antonino, 11
50123 Firenze, Italy
T 055 289 948
www.saci-florence.edu

Aperta dal lunedì al venerd' ore 9-19
Sabato e domenica ore 13-19 

giovedì 20 giugno 2013

Lamia Khorshid alla SACI Gallery (Firenze) inaugura il 2 luglio alle 18

LAMIA KHORSHID

INHERENT SPACES
2-26 luglio 2013
Inaugura: martedì 2 luglio alle ore 18
Fotografie della Professoressa in Visita alla SACI Lamia Khorshid, la quale presenterà il proprio lavoro durante l’inaugurazione.
I lavori fotografici di Lamia Khorshid sono ispirati alla migrazione della sua famiglia dall’Egitto agli Stati Uniti nel 1985, quando aveva l’età di otto anni ed i suoi genitori decisero di cercare una vita migliore in America. Crescere come donna all’interno di una famiglia musulmana dislocata in una cultura occidentale ha fornito a Lamia un’interessante contrapposizione, che è divenuta col tempo centrale per la sua arte:
Si è rivelata essere un’esperienza vitale che mi ha permesso di riflettere in modo critico sulle pratiche sociali, culturali, religiose e basate sulla differenza tra i sessi.  Mi approccio ai miei lavori dapprima attraverso un’analisi personale, per poi osservarli dalla prospettiva di un’esperienza sociale condivisa e universale che permetta una riflessione sulle modalità di pensiero che adottiamo, e sulle loro antitesi. Attraverso il mio lavoro ho esplorato idee riguardanti la sessualità femminile come forma di liberazione, l’uso del velo come fonte di conflitto e trasformazione, la decorazione del corpo come forma di seduzione, il vestiario ed i costumi come elementi integranti di una persona, e, più recentemente, lo spazio domestico come palcoscenico, abitazione e come concetto transiente e temporaneo. 
Lamia Khorshid è nata in Egitto, formatasi negli Stati Uniti e al momento residente a Miami Beach, in Florida. Ha ricevuto il suo Master in Belle Arti, in Fotografia/Immagini Digitali nel 2007, presso l’Università di Miami.
Lamia è un’artista attiva che lavora con i media fotografici e col video. La sua imminente mostra personale aprirà a Firenze nel Luglio 2013, presso la SACI.  La sua personale più recente si è svolta nel Distretto di Wynwood, a Miami, nel 2011. Ha partecipato a numerose fiere annuali e mostre di gruppo, in spazi quali Art Palm Beach, MIA, Art Miami, Art Basel Miami Beach, il Museo d’Arte di Ft. Lauderdale, il Museo Lowe Art , il Centro per l’Arte Digitale di Los Angeles, la Galleria Photo Place a Vermont, la Conferenza SPE a San Francisco, la Cinemateca di Miami Beach, lo Spazio del Progetto UM a Wynwood ed il Centro per le Arti Fotografiche di Miami. E’ stata curatrice di numerose mostre indipendenti tra il 2006 – 2009. Ha tenuto lezioni alla Conferenza Internazionale sulle Arti e le Materie Umanistiche nelle Hawaii nel 2012, presso il Museo Lowe Art a Coral Gables nel 2013, all’interno del progetto Curator’s Voice Art Projects e presso la MIU nel 2011. Ha presentato propri articoli alla Conferenza del Consorzio sugli Studi Femminili della Florida, a Tampa nel 2007, così come presso il MOCA Goldman Warehouse, durante lo stesso anno. Nel 2009, ha aperto e lanciato l’Accademia Fotografica di Miami, che offre laboratori di gruppo in fotografia.
Al momento insegna Fotografia e Immagini Digitali presso l’Università di Miami durante l’anno accademico, e presso la SACI a Firenze durante l’estate.
SACI Florence
SACI Gallery
Palazzo dei Cartelloni
Via Sant’Antonino, 11
50123 Firenze, Italy

T 055 289 948
Open Monday – Friday, 9am – 7pm
Saturday & Sunday 1pm-7pm

martedì 3 aprile 2012

Young at Art. I Stay Here


A partire da sabato 14 aprile 2012, in occasione della XIV Settimana della Cultura indetta dal MiBAC, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) aprirà i suoi spazi a sette giovani artisti calabresi, dedicando loro una mostra che si protrarrà fino al 27 maggio.

L’appuntamento espositivo, a cura di Massimo Garofalo e Andrea Rodi, si pone come esito del concorso Young at Art, lanciato a inizio anno, attraverso il quale il museo ha inteso mettersi alla ricerca dei talenti ancora nascosti operanti sul territorio calabrese. Da qui il titolo della mostra, I Stay Here (Io rimango qui), ripreso da una serie fotografica di uno dei sette artisti partecipanti e particolarmente significativo dello spirito di un’iniziativa dallo spiccato carattere di work in progress, che da concorso è diventata mostra, per poi rinnovarsi come progetto itinerante. L’appuntamento del MACA è solo il primo di una lunga serie attraverso la quale verranno promossi i sette artisti.

In ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo indetta dall’AMACI, a ognuno di essi verrà chiesto di creare un lavoro ad hoc ispirato alle opere di Hans Richter, uno dei padri del Dadaismo, a cui il MACA dedicherà un’importantissima retrospettiva a partire dal maggio prossimo, la prima realizzata da un museo italiano. Successivamente, gli artisti di Young at Art troveranno spazio a San Demetrio Corone (Cs), in occasione della Biennale d’Arte Contemporanea Magna Grecia, mentre sono in corso le trattative per portare i loro lavori a Torino, in occasione di Artissima.

L’intento della mostra del MACA, e del corollario di eventi che ne seguiranno, è quello di dare spazio alla ricchezza artistica e creativa di una regione che sta finalmente cominciando a credere in se stessa e nelle proprie potenzialità, e lo farà sottolineandone in primo luogo la diversità di temi e tecniche, perché proprio la diversità dei suoi frutti è il sintomo principale della fertilità di un territorio. Ognuno dei sette artisti, infatti, è rappresentante di un differente ambito espressivo. Walter Carnì affronta la cronaca, e in particolare il tema della mafia, attraverso installazioni scultoree di grandi dimensioni e dal forte impatto visivo; il fotografo Giuseppe Lo Schiavo sottolinea l’importanza di mantenere un forte legame con la terra d’origine e di come questa non sia ostacolo alla creatività e alla fantasia; Armando Sdao presenta cinque tele dai connotati iperrealistici in cui la presenza dell’uomo riverbera in oggetti quali una manciata di biglie o un pallone da basket, perfette nature morte contemporanee; Valentina Trifoglio trasforma il suo stesso corpo in una tela bianca che accoglie i segni che le vengono proiettati addosso, trasformandoli in stati emotivi; Giuseppe Vecchio Barbieri destruttura il volto umano in ritratti grafici che coniugano un’iconografia di matrice Pop a uno spiccato gusto espressionistico per i vortici cromatici; il duo MILC (Movimento Indipendente per il Linguaggio Cinematografico), formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio, propone due filmati che sono altrettante riflessioni sullo spazio come fonte di disagio collettivo e individuale, tra denuncia sociale e frammentarietà dell’io.

YOUNG AT ART “Virtual”

In collaborazione con Alphabeti, creativa azienda nel settore della promozione dei beni culturali e i new media, e la BCC Mediocrati, verrà realizzata una nuova sala virtuale della Collezione Bancartis (www.mediocratitour.it), in cui i sette giovani artisti vincitori dell’iniziativa potranno esporre una selezione delle loro opere.

In questo modo, terminata la mostra in programma fino al 27 maggio 2012, i giovani talenti calabresi meriteranno ancora le luci delle ribalta grazie al web e a questi originali allestimenti virtuali che permettono la visibilità oltre il tempo naturale delle mostre temporanee e la promozione oltre i confini nazionali.

YOUNG AT ART

I Stay Here

Luogo: MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)

Piazza Falcone,1 - 87041, Acri (Cs)

Curatori della mostra: Massimo Garofalo e Andrea Rodi

Vernissage: 14 aprile 2012, ore 17:00

Periodo: dal 14 aprile al 27 maggio 2012

Orario: dal martedì alla domenica, 9-13 e 15-19; lunedì chiuso

Info: Ufficio stampa tel. 0119422568

www.museovigliaturo.it; maca@museovigliaturo.it

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