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Ultime news di Mostre ed Esposizioni

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venerdì 20 ottobre 2017

Pablo Echaurren a Trastevere

Non fermarti!

Il mondo dell'arte non è fermo ma sembra comunque essere un passo al di qua da quello che dovrebbe fare ed un passo al di là delle cose a cui realmente dovrebbe porgere attenzione. Questo non avviene nelle mostra "77 una storia di quarant’anni fa nei lavori di Tano D’Amico e Pablo Echaurren" in corso al MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE. La mostra è il ritratto dell’umanità, dei fatti e degli eventi accaduti nell’anno 1977, la storia di una generazione e di un paese raccontata attraverso le immagini fotografiche di uno tra i maggiori fotografi italiani e le opere di un artista tra i più interessanti della scena contemporanea. Da non perdere.























Il Museo di Roma in Trastevere fa parte dei Musei in Comune ed è sito nell'ex convento carmelitano seicentesco di Piazza S. Egidio, 1/b; nel rione Trastevere a Roma.

http://www.artemagazine.it/appuntamenti/item/5371-notte-al-museo-di-roma-in-trastevere-tra-fumetti-e-musica-jazz

Mostre: Paolo Maccari | D’io

Inaugura giovedì 26 ottobre ore 20.30 la nuova mostra di Paolo Maccari: ritratti e autoritratti; una sfilata di celebrities tra le più scomode in circolazione; scatti iconici scomposti in geometrie sfaccettate; quindici lavori a acquerello realizzati nell’ultimo anno e mezzo. L’esposizione, presso il Wine Bar Camponeschi di Roma, è visibile dal lunedì al sabato fino al 15 novembre.

 Architetto, storico dell’urbanistica, Maccari dà vita nel 2014 a una ricerca dove l’estetica social, il narcisismo e la provocazione del selfie, la cultura kitsch da magazine popolare si fondono. Ne nascono centinaia di volti, dapprima di sé, poi di amici e di star del web, infine di personalità alla ribalta per la propria discutibilità. Tutto incomincia da ironici autoscatti che pubblica a raffica su Instagram: con uno strano corno in fronte; con uno scopino in mano; più spesso a petto nudo e in mutande; circondato da fiori in pose improbabili. 

Attraverso un erotismo e uno humour non troppo velati gioca (e si identifica) con gli stereotipi della notorietà 2.0. Cosa resterà dello tsunami di immagini che inonda la rete? Che valore hanno? «Voglio strappare alla virtualità i bite dei nostri ritratti, voglio portarli nel mondo reale»: da qui le fotografie vengono trasposte su carta. L’acquerello, tecnica prediletta dall’autore, col suo caos e la capacità di cambiare di tono e intensità col tempo, si combina a tratti spigolosi e stilizzati. Le espressioni caratteristiche e sfacciate con una elevata dose ornamentale.

La serie successiva rappresenta “amici”, follower, contatti, di frequente cinquantenni, non moderni Peter Pan ma adulti che non vogliono riconoscersi come tali. I temi indagati sono quelli della dipendenza da social e dell’uso (s)considerato dei mezzi di relazione; le insicurezze e la paura, in fondo, di morire senza aver lasciato alcuna traccia. “Sempre con quel coso in mano” ne è la sezione più recente: ancora ex ragazzi, svestiti, di fronte allo specchio… continuamente con il telefonino, appunto, in mano. «Pose che vogliono mandare messaggi erotici» ma che ne espongono invece la parte più vulnerabile. Di fronte al «pubblico».

Per la mostra presso il Wine Bar Camponeschi intitolata D’io – un racconto autobiografico e un lavoro sull’ambiguità della cura delle apparenze – presenta cinque autoritratti che si mescolano alle raffigurazioni di celebrità. Non icone di stile e sobrietà ma personaggi che hanno creato scandalo, che hanno turbato in qualche modo il comune pensare, antieroi o semplicemente simboli di vacuità e eccessi. Dalle riviste di gossip e patinate alla carta Fabriano. 

L’atteggiamento sfacciato; l’abbigliamento esuberante; un ruolo sociale ricoperto con ottusa ingenuità o sfrontata risolutezza. E la posizione dell’artista è di empatico coinvolgimento, nella volontà di fermare dal flusso delle informazioni ogni strategia di sopravvivenza.



Info:
Paolo Maccari | D’io
Mostra personale di Paolo Maccari
A cura di Umberto Scrocca nell’ambito dell’Electronicartcafè con Takeawaygallery

Inaugurazione: giovedì 26 ottobre ore 20.30
Dal 27 ottobre al 15 novembre 2017
Dal lunedì al sabato ore 17.00-23.00

Wine Bar Camponeschi
Piazza Farnese 50, Roma
Contatti: 337 725 511
Ingresso gratuito

mercoledì 18 ottobre 2017

Luca Vitone al PAC - Cesare Pietroiusti al MLAC

Cerco sollievo

Spesso avverto su di me un peso che mi opprime e riesco a trovare un po' di sollievo solo ogni volta che scorgo giorno, dopo giorno che esistono delle genti, di sovente sono artisti (come in questo caso) con delle menti tali che se le metti nelle condizioni di farlo, se gli offri opportunità e mezzi sono in grado di creare mondi... mondi che vale la pena d'indagare a piene mani, e potendo infilateci pure i piedi. Per cui a tutti gli esploratori delle menti e suoi elementi consiglio di non perdere questi due appuntamenti.








Scusi Vitone, ma con trent'anni di carriera alle spalle ed un'antologica dedicata si sente "arrivato”? «Si è arrivati il giorno che non ci se ne accorge. Quindi no». Criptico, ma soprattutto conciso come un vero genovese, il signor Vitone in questione all'anagrafe è Luca Vitone (Genova, 1964) ed arriva fresco di presentazione della sua prima antologica, "Io, Luca Vitone” (fino al 3 dicembre). 

















INFORMAZIONI Luogo: MLAC - MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA Indirizzo: Piazzale Aldo Moro 5 - Roma - Lazio Quando: dal 18/10/2017 - al 10/11/2017 Vernissage: 18/10/2017 ore 17 Curatori: Helia Hamedani Generi: arte contemporanea, collettiva Orari: dal lunedì al sabato dalle 15:00 alle 19:00 (salvo ulteriori indicazioni)

Con l'inaugurazione della mostra Contestare l’ovvio, il 18 ottobre 2017 ripartono le iniziative del Mlac - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea per l'anno accademico 2017-2018. 
Curata da Helia Hamedani, questa collettiva vede il confronto tra i lavori di Marco Bernardi, Fabrizio Cicero, Marco Colazzo, Rita Mandolini e Pasquale Polidori, ed ospiterà il 9 novembre una lezione-performance di Cesare Pietroiusti sul tema dell'ovviare. 

martedì 17 ottobre 2017

Mostra "Enrico Benaglia, Collezione di sogni" alla galleria d'arte Edarcom Europa



Venerdì 20 ottobre alle ore 18, presso la galleria Edarcom Europa, in via Macedonia 12 a Roma, verrà inaugurata la mostra "COLLEZIONE DI SOGNI", personale dedicata al lavoro dell'artista Enrico Benaglia.

Attraverso le opere della collezione della galleria il visitatore potrà ripercorrere l'evoluzione del personalissimo linguaggio di Benaglia dagli anni '70 ad oggi

Oltre quaranta opere tra dipinti ad olio, pastelli e sculture per immergersi in un mondo surreale ed intimo dove la sensibilità dell'artista ha saputo tracciare con ironia e delicatezza i temi dell'ormai ampio e famoso immaginario onirico: fragili e dinamiche figure di carta, siepi e giardini di sapore esotico, architetture di cento anni fa come eleganti scenografie notturne, la musica di note galleggianti fuori dallo spartito, il frenetico ballo in una notte di estate, l'immancabile giocattolo di latta testimone della lieta infanzia, l'equilibrio precario tra la gioia e la solitudine.

La mostra, curata da Francesco Ciaffi, sarà visibile con ingresso libero fino a domenica 12 novembre.

INFORMAZIONI

MOSTRA: Enrico Benaglia | Collezione di sogni
PERIODO: 20 ottobre – 12 novembre 2017
INAUGURAZIONE: venerdì 20 ottobre ore 18,00
ORGANIZZAZIONE: Edarcom Europa 
INDIRIZZO: Via Macedonia, 12 - Roma
ORARIO: LUN – SAB 10,30/13,00 - 15,30/19,30 (dal 12 novembre al 17 dicembre la galleria sarà aperta anche la domenica)
INFO: 06.7802620

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Edarcom Europa
Galleria d'Arte Contemporanea
Via Macedonia, 12/16
00179 Roma
t. 06 7802620



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lunedì 16 ottobre 2017

Ultimi giorni di apertura per la mostra TRA GUERCINO E DE NITTIS. DUE COLLEZIONI SI INCONTRANO | Casa De Rodis, Domodossola


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Ultimi giorni per visitare la mostra 

Tra Guercino e De Nittis

Due collezioni si incontrano

a cura di Stefano Papetti e Antonio D'Amico

21, 22 e 28 ottobre 2017

Domodossola, Casa De Rodis
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Ultimi giorni per visitare l'esposizione Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano a Casa De Rodis a Domossola, dal 2014 sede espositiva della Collezione Poscio. Non solo una mostra, ma un progetto di ampio respiro finalizzato a contribuire al restauro del patrimonio artistico marchigiano, seriamente compromesso dagli eventi sismici che hanno colpito la regione dall'agosto 2016.

L'esposizione, realizzata in collaborazione con la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, racconta la storia di due collezionisti, Antonio Ceci (1852-1920) e Alessandro Poscio (1928-2013): chirurgo marchigiano di adozione pisana il primo, imprenditore piemontese con la passione per la pittura il secondo. 

Per la prima volta un nucleo di opere delle loro collezioni vengono messe a confronto, evidenziando accostamenti e suggestioni inaspettati ma profondamente in sintonia. Seppur lontani geograficamente, Antonio e Alessandro si rivelano due uomini dinamici che vivono il loro tempo sognando a occhi aperti davanti all'incanto dell'arte tra disegni e dipinti.

In mostra sono svelati i segreti e le passioni di entrambi i collezionisti che riflettono comuni interessi artistici: dai ritratti ai paesaggi, da vedute che inquadrano la natura a stretto contatto con l'uomo, a sguardi che comunicano i misteri e i fascini di storie lontane, quanto vicine. 

Da Ascoli Piceno arrivano a Domodossola, tra gli altri, un gruppo prezioso di disegni di artisti quali Pietro da Cortona, Guercino, Luca Giordano e Domenico Morelli, ma anche tele affascinanti quali i suggestivi paesaggi ad olio di Alessandro Magnasco e Francesco Zuccarelli, la sublime Passeggiata amorosa di Pelizza da Volpedo, l'incantevole Pax di Luigi Nono. Della collezione Poscio invece si possono ammirare il luminoso Sole d'ottobre di Carlo Fornara, Veduta delle Alpi Lepontine di Giovanni Battista Ciolina, la realistica quanto magica Stradina a Settignano di Telemaco Signorini, due romantici e intensi paesaggi di Antonio Fontanesi e una fitta Querceta di Giovanni Fattori.

Tra Guercino e De Nittis. Due collezioni si incontrano è anche l'occasione per studiare opere ancora inedite e mai presentate al grande pubblico, come nel caso del San Gerolamo, attribuito al pittore caravaggesco Lionello Spada o alla deliziosa Vergine in preghiera, un piccolo rametto che appartiene al giovane Sassoferrato.

Il catalogo, edito da Cattaneo Editore, presenta contributi di importanti studiosi, come Annie-Paule Quinsac, Carlo Sisi, Fernando Mazzocca, Cinzia Virno, Maria Silvia Proni, Dario Gnemmi e i curatori della mostra e sarà oggetto di una raccolta fondi che contribuirà al restauro di un capolavoro dell'arte marchigiana compromesso dal sisma, ovvero la Madonna in trono fra i santi Sebastiano e Caterina d'Alessandria, una tavola del pittore austriaco Pietro Alamanno, attivo ad Ascoli Piceno nella seconda metà del XV secolo. La pala d'altare proviene dalla distrutta chiesa di San Silvestro ai Sassi, una suggestiva località montana del comune di Ascoli Piceno.

"L'espressione 'appassionata incompetenza', apparentemente contraddittoria, orgogliosamente modesta, commercialmente inefficace nell'attestare una mancanza di sapere, è il cuore della collezione iniziata da mio marito e da me profondamente condivisa." – racconta Paola Poscio – "Passione che coinvolge e sorprende anima e cuore...incompetente perché la scelta delle opere avviene fuori da ogni schema accademico, quasi per un'istintiva folgorazione, per la forza e l'intensità dell'emozione che suscita. È una raccolta di opere che - nel corso di oltre 50 anni - attraversa con disinvoltura epoche, linguaggi, stili diversi, ognuna episodio di un'avventura fatta di incontri, occasioni fortunate, rivelazioni e innamoramenti, diventando una sorta di diario".

La mostra è anche una bella occasione per scoprire Casa De Rodis, luogo in cui una parte della collezione Poscio è esposta. Palazzetto di origine medioevale in Piazza Mercato, un tempo dimora della famiglia De Rodis, di antica nobiltà antigoriana. L'antica dimora è stata oggetto di un'attenta ristrutturazione che da una parte ha recuperato tutti gli elementi storico-architettonici e dall'altra ha saputo reinterpretare in chiave moderna le caratteristiche dell'edificio e la sua storia.

Dal centro storico di Domodossola inoltre è possibile avventurarsi alla scoperta della cosiddetta Valle dei Pittori, la Val Vigezzo, conosciuta per la storica presenza di paesaggisti e ritrattisti, alcuni dei quali esposti in mostra, come Lorenzo Peretti Junior, Carlo Fornara e Giovanni Battista Ciolina. La valle si snoda da Domodossola fino al confine svizzero, verso Locarno, attraverso un suggestivo tragitto percorribile anche con il trenino panoramico della "Vigezzina".

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Galleria d'Arte 2000 & NOVECENTO | Contrasti, fondi blu e materia poetica | 21 ottobre 2017 - 21 gennaio 2018

Galleria d'Arte 2000 & NOVECENTO, Reggio Emilia
21 ottobre 2017 – 21 gennaio 2018

CONTRASTI, FONDI BLU E MATERIA POETICA

Opere dagli anni '50 ad oggi



La Galleria d'Arte 2000 & NOVECENTO di Reggio Emilia (Via Sessi, 1/F) presenta, dal 21 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018, "Contrasti, fondi blu e materia poetica", esposizione collettiva con opere realizzate dagli anni '50 ad oggi.

Il titolo della mostra, in parte riferibile a due dipinti di Mario Nigro ("Contrasto", 1973) e Giulio Turcato ("Fondo blu"anni '70), evidenzia le tre aree tematiche in cui si suddivide il progetto, ovvero i contrasti cromatici, la prevalenza di un blu profondo e il connubio tra materia, memoria e poesia, nell'ambito di un percorso che privilegia opere realizzate negli anni '50, '60 e '70.

Per la sezione "Contrasti", il dipinto di Mario Nigro, teso a ridurre a regola le strutture estetiche del quadro, ed un olio su tela di Piero Dorazio ("Senza titolo", 1955), grande colorista e maestro dell'astrattismo italiano, nella cui opera si evidenziano l'uso di calibrato di velature in contrasto con  prevalenti colori saturi. 

Per la sezione "Fondi blu", un "Concetto spaziale" di Lucio Fontanadei primi anni '60, il "Personaggio" di Emil Schumacher del 1958, una tempera su cartoncino di Carla Accardi del 1960, un lavoro di Giorgio Griffa del 1974, "Verifica 5" e "Verifica 7" di Enrico Della Torre, "Blu" di Marco Gastini e l'opera a tecnica mista su tela di Giulio Turcato che dà il titolo al gruppo. 

Per la sezione "Materia poetica", un dipinto del 1960 di Gastone Novelli, maestro dell'informale, da sempre attratto dalla materia e dal segno, sino a sconfinare nella poesia visiva, un "Toro" del 1967 in ottone di Fausto Melotti, scultore e poeta, unitamente al tuffo nella materia di Piero Ruggeriall'opera di Omar Galliani a matita su tavola dedicata alla personificazione di "Andromeda" ed "L.P." di Walter Valentini, che evidenzia l'interesse dell'artista per il cielo e la cosmografia.

La mostra è completata da opere selezionate di Alberto Manfredi, presentate in occasione della grande retrospettiva "Alberto Manfredi. Dipinti 1953-2000. La Collezione Giacomo Riva" curata da Sandro Parmiggiani presso Palazzo da Mosto a Reggio Emilia.

L'esposizione sarà visitabile fino al 21 gennaio 2018, tutti i giorni con orario 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi. Ingresso libero.


CONTRASTI, FONDI BLU E MATERIA POETICA

Opere dagli anni '50 ad oggi 
Carla Accardi, Enrico Della Torre, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Omar Galliani, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Alberto Manfredi,Fausto Melotti, Mario Nigro, Gastone Novelli, Piero Ruggeri, Emil Schumacher, Giulio Turcato, Walter Valentini

Reggio Emilia, 2000 & NOVECENTO Galleria d'Arte 
21 ottobre 2017 – 21 gennaio 2018
Orari: 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi

Per informazioni: 
2000 & NOVECENTO Galleria d'Arte         
Via Sessi 1/F  | 42121 Reggio Emilia  
Tel. 0522 580143 | Fax. 0522 496582  
duemilanovecento@tin.it | www.duemilanovecento.it 
www.facebook.com/duemilanovecento


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ARRIVA A BOLOGNA LA GRANDE MOSTRA Duchamp, Magritte, Dalì. I rivoluzionari del 900. Capolavori dall’Israel Museum di Gerusalemme > Palazzo Albergati, Bologna


Duchamp, Magritte, Dalì.

I rivoluzionari del 900.
Capolavori dall'Israel Museum di Gerusalemme
 

Palazzo Albergati, Bologna
16 ottobre 2017 - 11 febbraio 2018

 


Renè Magritte, Le Chateau de Pyrenees (The Castle of the Pyrenees), 1959, Oil on canvas, 200x145 cm, The Israel Museum, Jerusalem, Gift of Harry Torczyner, New York
Photo © The Israel Museum, Jerusalem by Moshe Caine - © Renè Magritte by SIAE 2017

Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., 1919/1964, Rectified readymade: pencil on reproduction, 30x23 cm, The Israel Museum, Jerusalem, The Vera and Arturo Schwarz Collection of Dada and Surrealist Art
Photo © The Israel Museum, Jerusalem by Avshalom Avital - © Succession Marcel Duchamp by SIAE 2017


Una grande anteprima internazionale: a Bologna apre al pubblico la straordinaria mostra dedicata a quei nomi del mondo dell'arte che hanno rivoluzionato il Novecento.

Duchamp, Magritte, Dalì, Ernst, Tanguy, Man Ray, Calder, Picabia e molti altri, tutti insieme per raccontare un periodo di creatività geniale e straordinaria.

La determinazione a rivoluzionare l'arte, a rompere col passato e inventare un mondo nuovo, è raccontata con grande ricchezza narrativa nella mostra: sono infatti oltre duecento le opere esposte, tutte provenienti dall'Israel Museum di Gerusalemme che, con grande generosità, per l'occasione ha svuotato oltre mille metri quadri del proprio percorso espositivo mettendo a disposizione dei visitatori bolognesi le proprie incredibili collezioni.

Tra i capolavori: Le Chateau de Pyrenees (1959) di Magritte, Surrealist Essay (1934) di Dalí, L.H.O.O.Q. (1919/1964) di Duchamp e Main Ray (1935) di Man Ray.

L'allestimento è realizzato dal grande architetto Oscar Tusquets Blanca, che in omaggio all'evento ha ricostruito a Palazzo Albergati la celeberrima sala di Mae West di Dalì e l'installazione 1,200 Sacks of Coal ideata da Duchamp per l'Exposition Internationale du Surréalisme del 1938.

La mostra, curata da Adina Kamien-Kazhdan curator of Modern Art at The Israel Museum, vede il patrocinio del Comune di Bologna e dell'Ambasciata di Israele ed è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con l'Israel Museum di Gerusalemme.

LA MOSTRA
Cinque le sezioni di mostra:
Accostamenti meravigliosi;
Desiderio: musa e abuso;
L'automatismo e la sua evoluzione;
Biomorfismo e metamorfosi;
Illusione e paesaggio onirico.

Dadaismo e il Surrealismo: è passato un secolo da quando queste due fondamentali correnti hanno fatto la loro comparsa e, ai nostri giorni, accostamenti "meravigliosi", automatismo, ready made, fotomontaggio, metamorfosi, paesaggi onirici sono per noi ovvi e scontati, in arte e non solo.

Ma all'epoca, gli artisti che per primi hanno inventato tecniche, costruito ideologie, scoperto e applicato la psicanalisi freudiana all'arte e alla vita, non solo hanno sfidato e rinnegato la tradizione, ma hanno introdotto materiali e strategie innovativi destinati a trasformare il vocabolario dell'arte e, soprattutto, lasciato un'eredità che non si è ancora esaurita.

Spronato dalla devastazione della prima guerra mondiale, il Dadaismo nacque nel 1916 a Zurigo, e si diffuse rapidamente a Berlino, Hannover, Colonia, New York e Parigi. Per i dadaisti, la guerra incarnava la prova definitiva del fallimento del razionalismo e della cultura borghese della fine del XIX secolo, al punto che il movimento venne lanciato con alcune performance contro la guerra al Cabaret Voltaire di Zurigo. 


Nel Manifesto del 1918 il poeta rumeno Tristan Tzara dichiarò che la parola infantile ma suggestiva "dada" ("cavallo a dondolo" in francese ma non solo questo è il significato attribuito al termine dada), scelta a caso da un dizionario francese-tedesco, non significava niente.

Nell'intento di distruggere i principi consolidati e decostruire il tradizionale linguaggio dell'arte, i dadaisti adottarono idee e modalità espressive radicali. I loro collage, assemblage, fotomontaggi, readymade, film e performance sono considerate antiarte nichilista.

A raccontare tutto questo in mostra saranno presenti opere di Kurt Schwitters, Hannah Höch, Erwin Blumenfeld, Marcel Janco, Francis Picabia, Max Ernst, Man Ray e Marcel Duchamp.

Il Surrealismo, nato a Parigi nel 1919 sulla scia del fermento dadaista, ambiva invece a una rivoluzione dello spirito e alla ricerca di una realtà nuova non solo in campo artistico. Ispirandosi all'esplorazione dell'inconscio praticata da Sigmund Freud, il Manifesto del 1924 invocava le forze irrazionali e creative che si nascondono nella psiche umana. 


L'uso degli accostamenti casuali, dell'automatismo, delle forme biomorfiche, l'immaginario onirico e la manipolazione di oggetti quotidiani, caratterizzano il lavoro di artisti diversi tra loro come André Breton, Max Ernst, Joan Miró, René Magritte, Salvador Dalí, tutti presenti in mostra.

Oscar Tusquets Blanca e la stanza di Mae West
Special Guest di Palazzo Albergati sarà la riproduzione dell'opera quadro-simbolo del Surrealismo, Viso di Mae West come appartamento (1934-35) di Salvador Dalí conservata nel Museo Dalí di Figuere che l'architetto Oscar Tusquets Blanca - che fu amico e collaboratore di Dalì stesso - ripropone eccezionalmente a Bologna: la stanza-installazione vuole essere un tuffo nel passato a tutti gli effetti, una suggestiva alienazione dello spazio che evidenzierà le sfumature più geniali dell'arte del marchese di Púbol dai celebri baffi all'insù, i suoi giochi di luce, le finte prospettive e l'illusione che si dilata accompagnando la visita del pubblico tra sogno, enigmi e finzione, paesaggi tipici dell'anima di Dalì.

Contributi
Sponsor Generali.
Special partner Ricola.
Sponsor Tecnico Trenitalia.
Media Partner RDS
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Sponsor Tecnico Trenitalia.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.


Sede
Palazzo Albergati, Bologna

Date al pubblico
16 ottobre 2017 (a partire dalle ore 15.00) - 11 febbraio 2018


Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
(la biglietteria chiude un'ora prima)

Biglietti
Intero € 14,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa)

Informazioni e prenotazioni gruppi
T. +39 051 030141 



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