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sabato 22 giugno 2019

Libri in Cerca d'Autore

Libri in Cerca d'Autore di Pino Boresta























Per chi non l'ha visti, per chi non è andato e per chi in questi giorni inseguiva una sua chimera. Vi informo che al Macro Asilo continua la caccia a libro, anzi la caccia al tesoro, e durerà tutto il mese di giugno, per cui venite al Macro Asilo, aprite gli occhi e non tornerete a casa a mani vuote.

#SALE DEL MUSEO
1 > 30 giugno 2019
Libri con la copertina rettificata.
Libri con nuove e inaspettate istruzioni d’uso all’interno.
Libri che diventano opere d’arte.
Libri abbandonati all’interno del museo.
Libri che chiunque trova può portare via.
Libri che hanno bisogno di voi per maturare un nuovo significato.

Info su progetto:
https://www.museomacro.it/progetto/pino-boresta-l-c-a-libri-in-cerca-dautore

https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/fiere/2017/11/l-c-a-a-17-libri-in-cerca-di-autore-loperazione-clandestina-di-pino-boresta-ad-artissima-2017/

http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=7652&IDCategoria=204




























Volete sapere cos'è il progetto “L.C.A. - Libri in Cerca d’Autore” venite venerdì 30 novembre alle ore 18:00 alla galleria Bianco Contemporaneo e tutti i vostri dubbi/enigmi si dissiperanno o potrebbero addirittura moltiplicarsi, ma non è questo il bello dell'arte contemporanea?

Comunque giusto come antipasto proverò a fornirvi qui qualche indicazione ed eguaglianza:

- Se è vero che chiunque, acquistati un readymades, diventa l'autore di quell'opera. Questo succede sicuramente con un libroincercadautore, perché sei tu a deciderlo.

- Se è vero che i "readymades" costituiscono ormai "arte" assodata, i "Libri in Cerca d’Autore" giocano un gioco complesso e clandestino, spingendo l'arte concettuale fino ai suoi limiti.

L.C.A. = Mettere in discussione lo status di firma "unica" dell'artista nella cultura fluida di massa di oggi.
L.C.A. = Una forma di de-personalizzazione dell’artista.
L.C.A. = Propone a chiunque di diventare artista.
L.C.A. = Strategia linguistica.

- Quando Pino Boresta non sarà più, se mai è stato qualcosa, i personaggi che saranno intervenuti su L.C.A. saranno ancora in circolazione, molto probabilmente nei circuiti dell'arte contemporanea.

lunedì 17 dicembre 2018

Claudio Morici Pino Boresta Mariella Pizziconi Beatles

DIC18

Claudio Morici Pino Boresta Mariella Pizziconi Beatles





Claudio Morici racconta Pino Boresta ed il sistema di sopravvivenza di chi vuole essere artista, attore, cantante, scrittore.
A seguire lo spettacolo scritto e diretto da Mariella Pizziconi “Conosci I Beatles?
Una ragazzina romana nell’estate del 1965 per amore intreccia il suo destino con quello del famoso quartetto












Anche con questo appuntamento avremo modo di approfondire il lavoro di Pino Boresta , questa volta in compagnia di un personaggio come Claudio Morici: psicologo pentito, scrittore, attore e performer.
Claudio Morici nel suo libro teoria e tecnica di un artista di Merda raccolse le testimonianze di molti artisti che per sostenere economicamente e il loro lavoro si dedicano a tutt’altro anche spesso a scapito della loro ricerca personale, e Pino Boresta è uno di questi.














Lo scrittore ha accolto il nostro invito anche per presentare “Conosci i Beatles? “ performance teatrale di Mariella Pizziconi autrice e regista teatrale, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma che ci propone questo testo con l’interpretazione di Marina Locchi, Simona Ciammaruconi, Veronica Cinque e Michele Bellanova alla chitarra.
La storia intreccia le vicende del famoso quartetto inglese con quelle di una ragazzina, loro scatenata fan e pazzamente innamorata di Paul. Il racconto si snoda, simpatico e vivace, tra le canzoni più rappresentative dei quattro ragazzi di Liverpool
contributo di 12 euro
Martedì 18 ore 18.30 presso
Bianco Contemporaneo Via Reno 18a
Roma 
Per informazioni chiamare 
3342906204

domenica 11 novembre 2018

Una mostra di MERDA


Dal 11 ottobre 2018 fino al 15 gennaio 2019 il nuovo spazio per l’Arte Bianco Contemporaneo presenta


M.E.R. d.A. Manifesti Elettorali Rettificati da Asporto 





personale di Pino Boresta

Gli acronimi e le rettifiche sono elementi che caratterizzano l’arte di Boresta e in quest’occasione il titolo spiega integralmente il contenuto della mostra dove saranno esposti i manifesti elettorali strappati dai muri o presi dalle scorte degli “attacchini” nei periodi delle elezioni. Ripercorreremo così le tappe del nostro recente passato politico con slogan elettorali, facce conosciute o meno note, rettificati dall’artista per mezzo delle smorfie del suo viso in varie dimensioni e colori. 
Pino Boresta ha conservato nel suo immenso ma ordinato archivio oltre ad una serie infinita di sue opere rettificate anche moltissimi manifesti elettorali che coprono il periodo a cavallo del millennio, dalla fine degli anni ‘90 fino al 2014 circa.
Con le sue foto deformate da smorfie, esattamente nove, ha tappezzato manifesti, segnali stradali, contatori della luce di ogni città nelle quali è stato e proprio per queste azioni è considerato uno dei primi street artist della scena artistica italiana (Enciclopedia Treccani).
Le sue smorfie rettificano l’oggetto su cui è incollato l’adesivo, dando una connotazione comica all’immagine rettificata. La sua arte non è ironica, non è derisoria o canzonatoria. L’ironia implica riflessioni colte, il canzonare è mettere alla berlina, la comicità invece pone in luce l’aspetto buffo ma giocoso del soggetto prescelto.   Le smorfie del Boresta esprimono, infatti, il desiderio di leggerezza, di gioco, il bisogno di vivere senza prendere le cose troppo sul serio ed esattamente all’insegna della levità che ha affrontato anche i suoi momenti più bui (SOS sfratto, progetto crowdfunding per lo sfratto che minacciava la sua abitazione).
Il Boresta ha trasformato la sua vita in un’opera d’arte, ha dato scopo alla sua esistenza trasformando ogni avvenimento da affrontare in azione artistica. La sua è un’arte destabilizzante che affonda le sue origini nei Situazionisti, come lui stesso ci riferisce in alcune interviste. Il suo essere situazionista differisce per molti versi dalla corrente artistica cui fa eco. La sua arte pur rivelando una forte spinta rivoluzionaria, non è politica. Curiosamente in questa mostra la politica è soltanto un mezzo per utilizzare i suoi strumenti di comunicazione: i manifesti elettorali.
Questo è il motivo che principalmente lo differenzia dai Situazionisti storici, ad esempio il pittore danese Asger Jorn, esponente di spicco di questo movimento, con le sue “modifiche” sui quadri kitsch finalizza il suo lavoro alla riflessione critica del pensiero artistico e mira al superamento delle avanguardie storiche, rivestendo una funzione sia politica sia sociale, preludio del “68.
Il nostro artista invece non vuole dare nessun impulso al cambiamento sociale. È egli stesso che cambia in continuazione, come la sua mente corre veloce al successivo avvenimento, le sue opere si adeguano a questo meccanismo. Proprio per questo egli cataloga e archivia tutto le sue attività, per non perdere di vista ciò che ha generato questo flusso inesauribile di gesti e riflessioni. Un continuo fluire che mette perennemente in discussione le logiche delle sue azioni artistiche.
Il suo rammarico per non essere riconosciuto dalle autorevoli voci del mondo dell’Arte, potrebbe dare adito a credere che sia un eterno perdente in cerca di fama, ma il successo non l’ha mai veramente interessato e proprio su questo ha ulteriormente giocato.
La pulsione a soddisfare il suo bisogno di ricerca lo porta a utilizzare la sua vanità per ulteriori azioni artistiche (Blitz Io Vivrò conferenza alla Biennale) relegandola a un ruolo marginale, questa esigenza gli permette di riconoscere quanto la sua affermazione e l’approvazione del pubblico possa allontanarlo dal suo interesse primario.
L’immagine che Pino Boresta dà di se stesso è di un burlone, di un giullare in cerca di gloria, e non è facile riconoscere le sue due facce che si lacerano tra il riconoscimento totale e gratificante dell’establishment e la rincorsa all’indagine artistica come svisceramento del potere rivoluzionario dell’arte, in linea con i più osservanti situazionisti come Guy Debord.


Rossella Alessandrucci (gallerista di Bianco Contemporaneo)

sito:
http://www.biancocontemporaneo.it/






































sabato 11 agosto 2018

Arte Non Arte

Omaggio a Vladimir Vysotskij


















Arte e/o Non Arte

Oggi sono stato a un vernissage dove si svolgeva una di quelle performance un po’ così, che se ti dovessi dire che mi ha emozionato, direi di no, che se ti dovessi dire che mi ha incuriosito, ti direi di no. Non è riuscita ad annoiarmi e neppure a innervosirmi. Insomma, una di quelle performance che ti lasciano in testa il nulla più totale perché non ti fanno riflettere su niente se non sulla loro inutilità. Mi chiedo a cosa servano queste forme di arte anestetizzanti che nulla creano e nulla distruggono, a cosa serve oggi questo tipo di arte che non temo definire, anestetica per non dire tediosa fino alla morte. A un certo punto ho pensato che sarei potuto entrare in scena io e schiacciare tutto e tutti, ma perfino questa volta non mi meritavano, tanto più che neanche ero irritato come spesso mi capita nel vedere certe cose. Ero stato anestetizzato a tradimento pure io dalla performance, per cui a un certo punto senza aspettare la fine di questa sorta di nulla imperante, chiamata da alcuni “performance”, o che tale pretendeva di essere, zitto, zitto, quatto, quatto, me ne sono andato, non senza domandarmi “Arte o non arte questo è il dilemma”. Eppure, come disse una volta il grande Carmelo Bene “Ma l’arte è tanto grande, e la vita così breve”.

pino boresta


venerdì 8 giugno 2018

Mix Object Trouvé






Mix Object Trouvé


Tracce di vita conservate per un tempo che non esiste.
Frammenti di tempo andato.
Intervalli di tempo scartato.
Avanzi di tempo rifiutato.
Mix Object Trouvé che trovano una nuova ragione di esistere infilandosi di volta in volta in spiedini di tempo presente sempre diversi.

Non sono reliquie di tempo riattualizzati nel tentativo di far lievitare tempi sospesi.
Non sono indizi che hanno la presunzione di acquisire nuovo significato.
Non sono segni del tempo che guadagnano valore.
Non sono feticci di ricordi andati chi sa dove.
Non sono corpi che vogliono incarnare virtù speciali.
Non sono il corpus del Cristo.

Ma che vogliono?
Che vogliono?
Che vogliono?

Sono piuttosto,
tracce di storia narrata dall’artista che racconta circostanze, e chi sa che altro.
Segnali di vita, che hanno consumato sé stessi senza pretese. 
Sono indici che non hanno la presunzione di acquisire nuova accezione, 
né nuovo valore,
ma sono oggetti che raccontano il suo demiurgo,
e per possibili analogie colui che le visita.

Non è questo quello che deve fare un’opera?

Svelare, dispiegare, rivelare.
Fare in modo che i pensieri si affastellino uno su l’altro
in colui che dall’opera sarà:
Catturato, incuriosito, affascinato.

E se ciò non avvenisse, ricordate sempre che i buoni artisti sarebbero pronti a morire in croce per un vostro elogio.
Consacrati all’arte…
così li vuole l’Art System in una necessaria ed indispensabile vocazione al martirio.

Caro artista se la gloria tu vuoi,
è quella nell’alto dei cieli che devi ambire,
di più non puoi e non devi chiedere.
Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.

pino boresta





Una nuova litania dedicata ai miei:
R.A.U. – Reperti Arteologici Urbani


giovedì 31 maggio 2018

Gli italiani imparino a votare


Il popolo deve imparare a votare







METODO PONZIO PILATO di Ascanio Celestini
Il popolo è un bambino, non è portato per la democrazia.
Se vuole le racconto una storia.

Si ricorda Ponzio Pilato? Era un intellettuale.
Un giorno prese due delinquenti appena arrestati 
li portò in piazza e si rivolse al popolo
“Scegliete voi tra questi due chi deve essere condannato 
e a chi si può restituire la libertà”

Il popolo è un bambino,
non ci capisce niente.
il popolo è schiavo
munge le vacche, tosa le pecore, zappa la terra.
Il popolo non sapeva rispondere.

Allora Ponzio Pilato disse: "Vi ti do un aiutino.
Alla mia destra c'è Barabba,
alla mia sinistra c'è Gesucristo, adesso lo sapete.
Chi volete condannare a morte?”

Ma il popolo è un bambino.
Va allo stadio, sente le canzonette,
guarda le tette in televisione.
Il popolo tacque ancora.

Allora Ponzio Pilato aggiunse "Vi ti do un aiutino
Gesucristo è Dio sceso in terra,
risuscita i morti e cambia l’acqua in vino,
invece Barabba è un ladro di polli.
Adesso sapete anche questo
A chi volete salvare la pelle?”

E il popolo disse “Salviamo Barabba”,
e se ne torno alla terra e allo stadio,
alle pecore e alle canzonette, alle vacche e alle tette.
Perché il popolo vuole il ladro di polli.
Se ne frega Gesucristo viene nel mondo a lavagli i peccati.
Il popolo vota il ladro di polli 
Il ladro di polli  diventa sindaco,
diventa presidente del consiglio e Papa, amministratore di condominio e re.
Il popolo è un bambino,
se gli chiedi di fare una scelta, fa la scelta sbagliata.

Allora che cosa avrebbe dovuto fare il povero Ponzio Pilato?
Poteva dire “La democrazia è un pregiudizio, se voi salvate Barabba io salvo Gesucristo”
Oppure poteva spararsi un colpo alla testa.
E invece si lavò le mani.
Capisce che gesto straordinario?
Si lavò le mani
Per dire che non si può combattere l’ignoranza del popolo,
ma è ancora possibile combattere contro lo sporco.

La democrazia è indifendibile ma per l’igiene ci si può ancora impegnare!
Capisce?

Anche lei non si affligga.
Il popolo è un bambino e la democrazia non fa per lui.
Se c’è qualcosa che la preoccupa, pensi all’igiene.

Il governo sfascia la scuola pubblica?
Lei sa cosa può fare? Segua il metodo Ponzio Pilato.
Si lavi i denti!
Usi il collutorio, passi il filo interdentale.
La scuola andrà in rovina,
ma il tartaro sarà sconfitto.

Migliaia di posti di lavoro salteranno entro la fine dell’anno,
milioni di lavoratori precari,
famiglie che non riescono a pagare il mutuo.
Sa cosa può fare?
Pensi al metodo Ponzio Pilato.
Si faccia una doccia! Scelga un sapone neutro.
Se non si rispetta la dignità dei lavoratori,
lei almeno rispetti il ph della pelle.

Conosce i dati sulla criminalità organizzata?
Ha mai riflettuto sull’inquinamento dell’aria e dell’acqua?
È indignato vuole intervenire?
Usi il metodo Ponzio Pilato.
Si pulisca le unghie! Basta la punta di un coltellino.
Affronti una battaglia alla sua portata.
La barbaria è inarrestabile,
ma il nero sotto le unghie può essere arginato.

Lei è mai stato in Francia?
Non ci vada. Resti a casa a vedere la televisione.
Esca solo per andare in chiesa, allo stadio e al supermercato.
La domenica sono aperti tutt’e e tre.

Me le rivelo un segreto: i francesi non hanno il bidè!
Gliene rivelo un altro: i francesi hanno fatto la rivoluzione.
Ha capito il nesso?

Le do un aiutino:
in Italia non abbiamo fatto la rivoluzione, ma usiamo il bidè.
Ha capito.

La nostra scelta l’abbiamo già fatta.
Non c’interessa la libertà.
Noi preferiamo pulirci il culo



Utilizzo questo spassosissimo scritto di Ascanio Celestini per cercare di capire la nostra attuale intricata e quasi paradossale situazione politica, allora:
Ammesso e non concesso che il popolo sia quello dei M5S e LEGA, Ponzio Pilato dovrebbe essere il nostro Presidente Mattarella, prima carica dello Stato che però a me sembra, piuttosto che lavarsene le mani, stia facendo tutto e di più, e questo mi parrebbe un bene, dimostrando che ci vuole bene.  Ma il punto che non sono riuscito a risolvere, o meglio, il personaggio da non poco conto, della storia che non ho identificato è la figura di Gesù Cristo. Forse potete aiutarmi voi? Chi potrebbe essere o dovrebbero essere il Salvatore del popolo italiano? Non credo che qualcuno pensi a Renzi o Berlusconi o al povero Cantone tirato in ballo per la qualsiasi con tanto di twitter “Raffaele Santo subito”. Potrebbe essere Cottarelli? A me sembra una responsabilità un po’ grossa anche per lui. Per cui, chi sa? Forse per una volta potrebbe aver ragione proprio quel Popolo. E quindi un po' più di libertà questo giro potrebbe passare proprio per una bella lavata di culo, ma mi raccomando ricordatovi una volta fatto di lavarvi anche le mani, visto che per fortuna il Pilato/Mattarella grazie a Dio (che ancora dobbiamo capire chi è, sia nella storia, che nella vita) lui non l’ha fatto. Ma nessuno ha detto che non possiamo farlo noi, o forse era questo il messaggio di Ascanio?

pino boresta



ps
Il racconto è tratto dal libro “Io cammino in fila indiana” edito da Einaudi.
la foto e una mia opera Omaggio ad Ascanio Celestini.

lunedì 19 febbraio 2018

Pino Boresta! Presente!























Pino Boresta! Presente! 

“Il gioco è già giocato e abbiamo perduto”. L’unica cosa che si può provare a fare è seguire proprio il consiglio di Goffredo Fofi cercando di mettere in piedi delle situazioni serie che partano da noi stessi. È quello in cui tento di impegnarmi io tutti i giorni, o almeno ci provo, per quel poco che posso fare, con piccole e semplici azioni che denuncino questo stato di cose. Azioni come gli “ArtBlitz”, Opere come i miei “Testamenti”, Interventi Urbani come il “Progetto CUS”, Performance clandestine come “Libri in Cerca di Autore” e qualche arringa di denuncia pubblicata qui e lì, cosa potrei fare di più? Si lo so, sono solo piccoli gesti che si palesano in sporadiche occasioni, e che si determinano solo in alcune circostanze riguardanti ristretti contesti. Situazioni il più delle volte minoritarie, ma come potrei diversamente affrontare più efficacemente le molte maggioranze manipolate con le poche o quasi assenti risorse a mia disposizione? 



Purtroppo oggigiorno la cultura è usata per distrarci e non farci pensare, sommergendoci con parole inutili, suoni inutili, immagini inutili, invadenti e dannose. Perché come dice sempre Fofi: non vogliono che pensiamo, perché hanno paura che ci svegliamo e ci accorgiamo di essere nella merda, e sapere di non poter fare un cazzo per cambiare tali condizioni ci getterebbe nella disperazione più totale. Come dargli torto? Siamo ostaggi di un sistema economico/politico che ci vuole rimbecillire vendendoci e facendoci credere qualsiasi cosa. Non possiamo fare molto per combattere e tanto meno sperare di vincere, ma possiamo almeno esserne coscienti, ma forse anche questo è ben poca cosa, specialmente se il dialogo in qualche modo si interrompe e le provocazioni non vanno a segno. Cosa fare, allora, quando ci si ritrova senza più neanche un nemico? È in questo momento che nasce quella disperazione che porta a quelle forme di frustrazione tutte tipiche di molti artisti e che si palesano nelle mie opere e in quelle di molti altri, correndo ogni volta il rischio di divenire patetici e noiosi. 



Del resto il rischio di essere catturati inconsapevolmente nella rete, senza che ce se ne accorga, è sempre presente, poiché dobbiamo ricordarci che il successo è spesso transitorio: i media hanno continuamente bisogno di sangue fresco, carne nuova e facce originali da consumare e poi buttare via. Gli americani li chiamano gli “has-been”. E quindi a questo punto non ci rimane che mettere in atto il decalogo in 4 punti di Goffredo, anche se io è già da molto tempo che lo faccio, e cioè “resistere, studiare, fare rete e rompere i coglioni”.  Ma soprattutto io credo sia importante esserci, cercare di essere presenti al proprio tempo e farsi trovare pronti quando incominciano l’appello.
“Pino Boresta!” 
“Presente!”  
“Caricate le armi! Puntate! Attenti! Fuoco!” 
“Prigioniero morto. Sentenza eseguita”
“Amen”.

pino boresta

Omaggio a Goffredo Fofi



Ho scritto questo articolo in risposta al seguente post su Facebook di Andrea Rossi. Mi sembravano riflessioni interessanti da condividere anche con coloro che mi seguono qui su Corriere del Web.

Pino Boresta nonostante il tuo intervento sia certamente il più sensato e concreto di quelli emanati fino adesso (tanto da rendere ancora più imbarazzante quello del celebre artista napoletano che, poverino, non viene ancora considerato dalla scrittura della storia contemporanea), non sono del tutto d'accordo sul fatto che il martirio sia l'unica via per la sincerità oggi. Almeno non pubblicamente: entro certe misure, si può creare un circolo virtuoso di arricchimento reciproco senza rinunciare a nulla. Il martirio è più una necessità interiore che non pubblica (in un altro post hai citato Modigliani, Gauguin e Van Gogh: pessimi esempi di artisti "inutili")*, se pubblica è solo un altro modo dialettico di porsi nei confronti di sistemi consolidati. Educare è meglio che contrapporsi. 
Andrea Rossi

* Questo l'altro post in questione: "Certo è che pensando alla vita di molti artisti come: Caravaggio, Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Egon Shiele, Frida Kahlo, Amedeo Modigliani, Chaim Soutine, Piero Manzoni e questi sono solo i primi che mi vengono in mente. Viene da chiedersi ma la loro era una vocazione all'arte o una vocazione al martirio?"

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