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lunedì 16 ottobre 2017

Galleria d'Arte 2000 & NOVECENTO | Contrasti, fondi blu e materia poetica | 21 ottobre 2017 - 21 gennaio 2018

Galleria d'Arte 2000 & NOVECENTO, Reggio Emilia
21 ottobre 2017 – 21 gennaio 2018

CONTRASTI, FONDI BLU E MATERIA POETICA

Opere dagli anni '50 ad oggi



La Galleria d'Arte 2000 & NOVECENTO di Reggio Emilia (Via Sessi, 1/F) presenta, dal 21 ottobre 2017 al 21 gennaio 2018, "Contrasti, fondi blu e materia poetica", esposizione collettiva con opere realizzate dagli anni '50 ad oggi.

Il titolo della mostra, in parte riferibile a due dipinti di Mario Nigro ("Contrasto", 1973) e Giulio Turcato ("Fondo blu"anni '70), evidenzia le tre aree tematiche in cui si suddivide il progetto, ovvero i contrasti cromatici, la prevalenza di un blu profondo e il connubio tra materia, memoria e poesia, nell'ambito di un percorso che privilegia opere realizzate negli anni '50, '60 e '70.

Per la sezione "Contrasti", il dipinto di Mario Nigro, teso a ridurre a regola le strutture estetiche del quadro, ed un olio su tela di Piero Dorazio ("Senza titolo", 1955), grande colorista e maestro dell'astrattismo italiano, nella cui opera si evidenziano l'uso di calibrato di velature in contrasto con  prevalenti colori saturi. 

Per la sezione "Fondi blu", un "Concetto spaziale" di Lucio Fontanadei primi anni '60, il "Personaggio" di Emil Schumacher del 1958, una tempera su cartoncino di Carla Accardi del 1960, un lavoro di Giorgio Griffa del 1974, "Verifica 5" e "Verifica 7" di Enrico Della Torre, "Blu" di Marco Gastini e l'opera a tecnica mista su tela di Giulio Turcato che dà il titolo al gruppo. 

Per la sezione "Materia poetica", un dipinto del 1960 di Gastone Novelli, maestro dell'informale, da sempre attratto dalla materia e dal segno, sino a sconfinare nella poesia visiva, un "Toro" del 1967 in ottone di Fausto Melotti, scultore e poeta, unitamente al tuffo nella materia di Piero Ruggeriall'opera di Omar Galliani a matita su tavola dedicata alla personificazione di "Andromeda" ed "L.P." di Walter Valentini, che evidenzia l'interesse dell'artista per il cielo e la cosmografia.

La mostra è completata da opere selezionate di Alberto Manfredi, presentate in occasione della grande retrospettiva "Alberto Manfredi. Dipinti 1953-2000. La Collezione Giacomo Riva" curata da Sandro Parmiggiani presso Palazzo da Mosto a Reggio Emilia.

L'esposizione sarà visitabile fino al 21 gennaio 2018, tutti i giorni con orario 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi. Ingresso libero.


CONTRASTI, FONDI BLU E MATERIA POETICA

Opere dagli anni '50 ad oggi 
Carla Accardi, Enrico Della Torre, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Omar Galliani, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Alberto Manfredi,Fausto Melotti, Mario Nigro, Gastone Novelli, Piero Ruggeri, Emil Schumacher, Giulio Turcato, Walter Valentini

Reggio Emilia, 2000 & NOVECENTO Galleria d'Arte 
21 ottobre 2017 – 21 gennaio 2018
Orari: 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi

Per informazioni: 
2000 & NOVECENTO Galleria d'Arte         
Via Sessi 1/F  | 42121 Reggio Emilia  
Tel. 0522 580143 | Fax. 0522 496582  
duemilanovecento@tin.it | www.duemilanovecento.it 
www.facebook.com/duemilanovecento


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www.CorrieredelWeb.it

venerdì 20 gennaio 2017

Sabato 21 gennaio a Parma inaugura in borgo del Gallo lo spazio espositivo Parma per le Arti


Frate con breviario di Salvatore Marchesi - Acquerello 32 x 24 cm


Sabato 21 gennaio a Parma inaugura in borgo del Gallo lo spazio espositivo Parma per le Arti

In mostra opere di artisti italiani dell’800 e ‘900

Una nuova realtà che si occupa di arte e cultura a 360 gradi è nata a Parma in b.go del Gallo 6: Parma per le Arti, società cooperativa che si presenta alla città attraverso l’inaugurazione dello spazio espositivo con una mostra di quadri e sculture dedicata agli artisti italiani dell’Ottocento e Novecento.
Sabato 21 gennaio dalle 17.30 alle 20.30 un rinfresco di benvenuto introdurrà alla visita della mostra “La meraviglia della luce. Pittori italiani tra ‘800 e ‘900”. Oltre trenta opere tra dipinti ad olio, tempera, acquerelli e sculture di bronzo in stile Liberty, provenienti da collezioni private e dalla Galleria Farart di Tortona, specializzata in secondo Ottocento e primo Novecento italiano.

In esposizione opere di autori come: Pellizza da Volpedo, Emilio Longoni, Ettore Tito, Angelo Vernazza, Enrico Sartori, Giulio Aristide SartorioOdoardo Borrani, Guido Carmignani, Cecrope Barilli, Riccardo Fainardi, Amos Nattini, Pio Joris, Michele Gordigiani, Giuseppe Casciaro, Salvatore Marchesi, Amedeo Bocchi, Matteo Olivero e Antonio Fontanesi, in cui il tema della luce viene ripreso e interpretato, in modo sempre diverso e originale.


Un angolo della galleria Parma per le Arti

Saranno presenti all'inaugurazione il critico d’arte Marzio Dall'Acqua, l’architetto e vice presidente Alberto Cacciani e la curatrice della mostra Francesca Asti che relazionerà sulle opere esposte.
Parma per le Arti vuole essere non solo galleria d’arte moderna e contemporanea, sede di mostre personali e collettive, ma punto di incontro per la cultura a Parma, che grazie ai diversi ambienti, ospiterà anche corsi, presentazione di libri, incontri con artisti e altre iniziative culturali, allo scopo di valorizzare le forme artistiche della città, ma più in generale del Paese, nelle sue diverse espressioni.

Trionfo dei putti di Ettore Tito - Olio su tavola 65 x 34 cm

Un nuovo punto di riferimento per gli appassionati d'arte, che si propone di offrire ad artisti locali e nazionali la possibilità di farsi conoscere e apprezzare, ma anche di fornire una ricollocazione e rivalutazione ad artisti del passato meno conosciuti, ma di alta qualità e pregio.


La mostra, ad offerta libera, è visitabile fino al 4 febbraio tutti i giorni dalle 16.00 alle 19.30, il mercoledì e il sabato anche al mattino dalle 10.00 alle 13.00.


martedì 29 novembre 2011

ARTURO BONFANTI Colore che palpita nel silenzio dello spazio


Lorenzelli Arte propone un’esaustiva retrospettiva di Arturo Bonfanti, uno dei protagonisti del secondo dopoguerra, fra i più interessanti astrattisti per l’autonomia della ricerca e lo sviluppo del lavoro. L’artista- che dagli anni Cinquanta sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1978, ha avuto un rapporto esclusivo con i Lorenzelli che nel corso degli anni gli hanno dedicato più di quindici mostre personali- evidenzia un ideale e rigoroso percorso di ricerca estetica che coniuga la grande tradizione italiana ad un astrattismo internazionale dando luogo ad un linguaggio molto personale, radicato nelle nostre tradizioni e aperto alle influenze del mondo, che si evolve in una ricerca ancora attuale e significativa.

La mostra, allestita nelle tre sale, costituisce una vera e propria antologica e in ogni caso la prima, così completa, in uno spazio privato. Sono infatti presentate circa 100 opere tra oli, rilievi, pavatex, minipitture e alcune sculture, tutti lavori che documentano il suo percorso a partire dal 1946, anno in cui si può collocare il suo definitivo passaggio all’astrattismo fino al 1978. A completamento della rassegna è indagato anche il periodo iniziale con alcune nature morte degli anni ’30-40, scelte per documentare come il percorso verso l’astrazione avesse origini ben precise.

Significative per lo sviluppo del suo lavoro sono state le amicizie con Magnelli, Schneider, Charchoune e Arp a Parigi, Max Bill a Zurigo, con Baumeister e Fruhtrunk a Monaco e con Nicholson e Pasmore a Londra. Bonfanti, che non aderì mai a nessuno dei movimenti che si costituirono negli anni del dopoguerra, trovò un proprio linguaggio individuale, definito in modo chiaro ed elegante da alcuni grandi critici che ne hanno seguito il percorso, solo per citarne alcuni: Willy Rotzler, che lo definisce "un lavoratore silenzioso ed accurato che ha svolto il proprio compito con un senso di composta gioia nel sentirsi pittore, attento, preciso, diffidente verso ogni soluzione che si presentasse troppo facile (...) Non tanto badando all’oggetto in sé, quanto all’immagine interna della cosa che sta facendo.

Luigi Lambertini, a cui si deve il titolo della mostra, in poche raffinate parole racchiude l’essere di Arturo Bonfanti: "Tutto è come ripensato, sognato, filtrato attraverso una memoria che decanta lo spazio come possibilità di avvenimenti, di situazioni, coincide allora con il tempo e in questo silenzio di colori luminosi tutto trova il suo misterioso equilibrio, un suo modo di esistere e di apparire (...) Egli continua ad indagare un mistero in cui si identifica sia come uomo sia come pittore. Insomma abbiamo un colore che palpita nel silenzio dello spazio.

Marco Valsecchi, così riassume il dialogo tra geometria e colore: "E allo stesso modo l’apparire del colore somiglia alla crescita di una risonanza verso il suo diapason più armonico…la geometria allora non è più soltanto assolutezza di ordini matematicamente costruiti: diventa l’immagine più spontanea di un ordine spirituale".

Klaus Wolbert, nel suo testo per la retrospettiva del 2001 all’Institut Mathildenhöle di Darmstadt, “felice sintesi tra una rappresentazione puristicamente precisionista dell’oggetto, nel senso della Nuova Oggettività, ed un linguaggio delle cose tra magico e surreale, nello spirito della Pittura Metafisica. Con queste sorprendenti prove della sua maestria Bonfanti ha gettato le basi del proprio successivo sviluppo, poiché i passi venuti dopo, che lo condurranno all’arte concreta, si ricollegano conseguentemente a questo suo primo periodo”.

Numerose sono state le esposizioni sia personali che collettive a cui ha partecipato in musei internazionali tra le quali segnaliamo le ultime: Kunsthaus Zurich, Peggy Guggenheim (2009), Moderna Museet Stockholm (2008), Palazzo Reale Milano (2007), Kunsthaus Zug, Institut Mathildenhöle Darmstadt, Kunstverein Ludwigshafen, Musée Jenish Vevey, Musée Municipal de Cholet.

Le sue opere si trovano nei più importanti musei e collezioni.

Arturo Bonfanti nasce a Bergamo nel 1905. Nel 1926 si trasferisce a Milano dove si dedica all'arte grafica e applicata. La sua prima personale si tiene a Bergamo nel 1927. Nel 1930 sposa Luisa Ferravilla, figlia del celebre attore, e due anni dopo nasce Adriana. Il 1947 è l'anno in cui perviene all'astrazione geometrica. Nel 1952, interessandosi attivamente ad esperienze cinematografiche e realizzando cortometraggi che presenta all’ VIII Festival d'Amateurs di Cannes dove ottiene nel 1954 con "La chiave di Calandrino" il Prix du Film des Marionettes. È sua la scenografia della Panchina di Sergio Liberovici al Teatro Donizetti di Bergamo nel 1956.

Dal 1960 al 1975 allestisce mostre personali e collettive in varie città italiane, d'Europa e d'America; partecipa con sale personali alla IX Quadriennale di Roma (1965), alla XXXIV Biennale Internazionale di Venezia (1968) e alla X Biennale di San Paolo del Brasile (1969).

Ritrova e frequenta in Canton Ticino gli amici Arp e Nicholson e sempre in Ticino, presso l'Atelier Lafranca di Locarno, realizza buona parte della sua produzione grafica.

Nel 1975 si sottopone ad un grave intervento chirurgico che lo obbliga a ridurre notevolmente la sua attività creativa.

Muore a Bergamo nel 1978 per un improvviso malore.


In imminente uscita il Catalogo generale dell’opera di Arturo Bonfanti curato da Luca Massimo Barbero (Ed. Electa).

Il catalogo verrà presentato alla stampa nel mese di dicembre.



Lorenzelli Arte - Milano, corso Buenos Aires, 2

dal I dicembre 2011 al 25 febbraio 2012

inaugurazione giovedì I dicembre 2011, ore 18.30

martedì - sabato, ore 10.00/13.00 - 15.00/19.00 lunedì su appuntamento. Festivi chiuso

ingresso libero


Per info:

Judith van Vliet: judith@lorenzelliarte.com

+39.02.201914 www.lorenzelliarte.com


Metropolitana 1 (rossa), fermata Porta Venezia

Tram: 9, 29, 30, fermata p.zza Oberdan

Passante ferroviario: Porta Venezia



sabato 15 maggio 2010

Gernot Riether: Coded surfaces. Galleria di Architettura “come se”


Galleria di Architettura “come se”

Gernot Riether

Coded surfaces

- Lecture e Mostra: martedì 25 maggio ore 20.00

- Sarà possibile vedere la mostra a partire da: venerdì 21 maggio ore 20.00

- Galleria di Architettura “come se”: via dei Bruzi 4/6, Roma (San Lorenzo)

- Durata della mostra: dal 21 maggio al 4 giugno

- Orari della galleria:

lun-giov_11.00-19.30

ven._11.00-23.00

sab._15.00-23.00

L’installazione dal nome “Coded surfaces” esplora sistemi basati su moduli che formano superfici complesse, cercando di intensificare l’interazione tra ciò che avvolge le aperture-fessure e la forma. La mostra sarà incentrata su due grandi aggregati-composizioni che sono costruiti attraverso l’utilizzo di superfici piegate.

Introduzione:

Gernot Riether, suggerisce un'architettura flessibile di strutture interne parallele che

emergono dall’ interazione e dagli intensi rapporti tra sistemi naturali e artificiali.

Riether, sostiene un pensiero progettuale che è il risultato dell’interazione di sistemi e della manipolazione di regole all'interno di queste interazioni. La progettazione architettonica non è il risultato guidato da idee concettuali che vengono estratte ed isolate dal nostro ambiente, si tratta piuttosto della ricerca della massima integrazione di queste idee con l’ambiente.

L’associazione di questo pensiero con una comprensione sistemica del nostro

ambiente naturale ed artificiale, genera una ricerca rivolta a nuove strategie che

aumentino il livello d’interazione tra sistemi architettonici come struttura e forma e tra l’edificio costruito ed i sistemi sociali e naturali.

Riether, concentra la sua ricerca sull’elaborazione di una progettazione informatica con un particolare interesse verso l’utilizzo di metodi di calcolo e la fabbricazione digitale che sono, i suoi strumenti-strategie di progettazione.

Gernot Riether come artista e architetto, sta lavorando su installazioni e progetti

a livello internazionale. Mostre in corso includono "MA" Disposizioni in bianco,

Atlanta, Stati Uniti nel maggio 2010 e "Caos" a G.A.S. - Stazione, Berlino, Germania nel febbraio 2010. Gernot Riether è un assistente professore presso la Georgia Institute of Technology. Ha insegnato in diverse Università in Europa

e gli Stati Uniti compresi NYIT e Barnard College della Columbia e alla Columbia

University, New York. E’ spesso invitato come critico scientifico a molte scuole di architettura come la Cooper Union, Princeton University e Pratt Institute.

Grazie per l’attenzione,

arch. Rosetta Angelini

Galleria di Architettura "come se"

Via dei Bruzi 4/6, 00185 Roma

Rosetta Angelini, direttrice

e-mail: info@comese.me.it

web-site: www.comese.me.it

f. +39 06-44.36.02.48

martedì 27 ottobre 2009

JACQUELINE DEVREUX a cura di Attilio Fermo – Testo di Alessandra Redaelli

JACQUELINE  DEVREUX

JACQUELINE DEVREUX

a cura di Attilio Fermo – Testo di Alessandra Redaelli

L’Immagine Art Gallery, via Fiori Chiari 12, 20121 Milano.

DAL 10 NOVEMBRE AL 10 DICEMBRE 2009

Opening: martedì 10 Novembre 2009 ore: 18,00

Orari Mostra: da Martedì a Sabato ore: 10,00-13,00 / 15,00-19,00

Il volto emerge dalla nebbia come una visione. I contorni sfuocati come in un ricordo che lentamente si fa strada attraverso la coscienza. Ombre soffici modellano l’ovale del viso, accarezzano l’affossamento dell’orbita e i volumi del naso, danno forma alla piccola bocca, appena distesa in un sorriso leonardesco, e poi si perdono nello sfondo a suggerire i capelli. E’ una bambina, Gisela. Tuttavia è impossibile darle un’età. La pienezza del viso fa pensare che l’adolescenza sia ancora lontana, ma lo sguardo fermo, dritto negli occhi dello spettatore, sembra contraddire questa ipotesi. Perché è uno sguardo saggio. Adulto senza essere ammiccante. Lo sguardo di chi sa.

La galleria di ritratti che Jacqueline Devreux fa vivere sulla tela è gremita di queste donne-bambine. Esseri eterei la cui bellezza non ha nulla a che fare con la perfezione delle forme né con i canoni stereotipati delle riviste. E’ una bellezza forte e violenta, che sgorga da dentro.

Sarà questa la galleria di immagini che lo spettatore potrà assaporare nella prima personale italiana dell’ Artista Belga Jacqueline Devreux (Brusselles 1963) presso L’IMMAGINE ART GALLERY di Milano.

Saranno in mostra circa una ventina di dipinti.

Catalogo in galleria, a cura di Attilio Fermo con testo di Alessandra Redaelli

Tel. (+039) 02-36562022 Fax (+39) 02-36562260


Info@gallerialimmagine.com

www.gallerialimmagine.com


www.lobodilattice.com


venerdì 12 giugno 2009

PROGETTO DI COLLETTIVA


PROGETTO DI COLLETTIVA

Bizhan Bassiri
Jan Dibbets
Marco Fedele di Catrano
Maria Morganti

a cura di Angelo Capasso

Galleria Maria Grazia Del Prete
Via di Monserrato 21 - Roma

22 giugno – 30 settembre 2009

Vernissage il 22 giugno, dalle ore 18,00

“Progetto” - dal latino prōiectus - è l’azione di distendere.
Il termine traduce anche l’anglosassone “design” (omofono e omologo di disegnare, designare, delineare).
Un progetto di mostra collettiva non è soltanto un progetto sul lavoro degli artisti, ma è sull’arte stessa.
È un modo per ripensare la mostra collettiva non come ensamble che giustifica un concetto,
ma in quanto group-show che propone un concetto.
Non verbale, ma visivo.

La Galleria Maria Grazia Del Prete ospiterà la mostra PROGETTO DI COLLETTIVA, a cura di Angelo Capasso, che si propone come una riflessione sulla prima e più seducente forma di esposizione.
In mostra, quattro artisti diversi per generazione, nazionalità e percorso: Bizhan Bassiri, Jan Dibbets, Marco Fedele di Catrano, Maria Morganti.

Il lavoro di Jan Dibbets è associato all’osservazione, alla luce, alla prospettiva ed allo spazio: mentre la ricerca di Bizhan Bassiri riguarda l’espressività dei materiali e la qualità magmatica della materia - come sangue dell’arte che fluisce attraverso l’immagine.
Maria Morganti costruisce architetture del colore: opera nella qualità pellicolare dell’arte che trasforma lo sguardo su percezioni sostanziali e Marco Fedele di Catrano opera, invece, nell’interazione tra gli elementi nell’intensità che si produce spostando le dimensioni in un ambito indefinito, tra peso e leggerezza, tra coscienza e azione, tra infinito e presente.

Nella Galleria Maria Grazia del Prete le opere si articolano in quattro monologhi singolari che ricercano un’ipotesi di dialogo attraverso la storia, l’estetica, lo spazio fisico o semplicemente attraverso il processo di sintesi che appartiene all’immaginazione individuale.

OPERE ESPOSTE

1) Bizhan Bassiri, Serpe mercuriale, carbone e grafite su carta intelata
2) Jan Dibbets, Montepulciano, 1988, 73x73cm
3) Marco Fedele di Catrano,
4) Maria Morganti, Senza titolo, 2006-2008


NOTE BIOGRAFICHE

Bizhan Bassiri (Teheran, 1954)

Di origini persiane, giunge a Roma nel ’75. Comincia a esporre nel 1981, partecipando a mostre personali e collettive. Dal 1990 si dedica alla stesura di testi e alla realizzazione dei quadri scenici di numerosi concerti in collaborazione con Giorgio Battistelli e Stefano Taglietti. Dal 1995 realizza interventi permanenti in numerose sedi artistiche, università e nella chiesa di S. Leonardo a S. Casciano dei Bagni (2000).
La sua ricerca artistica inizia con l’utilizzo di materiali diversi: superfici di cartapesta e di alluminio, ferro o bronzo, elementi lavici, elaborazioni fotografiche. E’ interessato al fluire magmatico della materia, sempre in relazione con lo spazio architettonico. Il suo intento è quello di coniugare il linguaggio artistico con quello poetico, letterario, teatrale e musicale, attraverso una ricerca che trova fondamento nel suo Manifesto del Pensiero Magmatico.
Tra le numerose mostre personali si segnalano quelle presso il Centre d’Art Contemporain di Thiers (1996) il Kunstmuseum di Borholms (1998), il Collegium Artisticum di Sarajevo (2002), Il Centro Arte Contemporanea BM di Instanbul (2004). Recentissimo è La caduta delle Meteoriti nelle ore vitali che anticipano la visione (2009, unico progetto in tre luoghi: Ghent, Firenze e Roma), con testo di Bruno Corà. Sue installazioni permanenti si trovano, tra l’altro, al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (1998), l’Ars Aevi Museum di Sarajevo (2002) e in piazza Matteotti a San Casciano dei Bagni (2002).
Attualmente vive tra Roma e San Casciano dei Bagni (SI).


Jan Dibbets (Weert, 1941)

Vive e lavora tra Amsterdam e San Casciano dei Bagni (Siena). Compiuti gli studi accademici a Tilburg, l’artista tiene la sua prima mostra personale nel 1965 ad Amsterdam e frequenta La St. Martin’s School of Art di Londra accostandosi alla fotografia.
E’ tra i principali esponenti dell’arte concettuale europea come dimostrano le precoci partecipazioni alle più importanti rassegne internazionali, tra le quali basta ricordare “When Attitudes Become Form”(1969), presso la Kunsthalle di Berna, curata da Harald Szeemann , e “Conceptual Art and Conceptual Aspects” (1970), al New York Cultural Center, che sanciscono la nascita del fenomeno artistico a livello mondiale.
Notevoli sono stati i suoi contribuiti anche nell’ambito della Land Art, in particolar modo agli esordi della sua carriera frequenta Richard Long e gli artisti della Land. Ciò che rende intrinsecamente concettuale tutto il lavoro di Jan Dibbets è proprio il ruolo fondante dato all’idea, al progetto più che all’opera prodotta e la costante indagine sulla natura dell’arte e sull’esperienza artistica. La sua ricerca è incentrata sul problema della percezione e dell’illusione dei sensi ed è condotta principalmente attraverso il mezzo fotografico.
Nel 1972 riceve un riconoscimento internazionale alla Biennale di Venezia.


Marco Fedele di Catrano (Roma, 1976)

Inizia intorno alla metà degli Anni Novanta a lavorare come fotografo freelance, entrando in contatto con personaggi quali Jannis Kounellis, Robert Wilson, Friedl Kubelka, Fabrice Hyberth, Jimmy Durham e Franz West.
Il suo interesse si sposta poi verso il video (inteso come riproiezione) e verso l’installazione (nel tentativo di lavorare sullo spazio espositivo nella sua globalità` e nelle sue contraddizioni).
All’interno del lavoro installativo, il centro della sua ricerca consiste in una rielaborazione personale del canone spazio-temporale e in una riconsiderazione dell’idea di confine, sia questo legato allo spazio, al tempo, all’architettura o alla natura.
Per confine intende tutto ciò che l’uomo tenta inevitabilmente di razionalizzare e di schematizzare in modo da rendere il dato sensibile una merce di più facile scambio e mercificazione. E` proprio su questi terreni confinanti che, secondo l’artista, noi tutti ci incontriamo.


Maria Morganti (Milano, 1965)
E’ un lavoro di pittura al centro del proprio fare l’esperienza del colore, affrontato attraverso il linguaggio della non-oggettività. Ogni tela è dominata da un’unica grande area di colore che la riempie quasi del tutto e che quasi potrebbe trasformare il dipinto in un monocromo, senza però che questo mai accada veramente. Ogni suo dipinto riflette e lascia intuire un modo di lavorare lento e controllato, che sedimenta il corpo del dipinto nel tempo, attraverso strati di colore sempre diversi. Non si tratta infatti per lei di dipingere una superficie trasparente e sensibile solo come pura esperienza del colore. La sua pittura alla fine riflette un altro tipo di ricerca, piuttosto quella di un colore che è trascorso nel tempo, che si è saturato nelle stesure di colore definendo la superficie ogni volta per saturazione e densità. Le sue superfici sono piuttosto tracce di un’esperienza che lasciano emergere il racconto del tempo attraverso i piccoli indizi ancora leggibili lungo i bordi della forma. Luoghi dipinti in cui il segno della mano ha dato conto solo della propria presenza come materia fisica e come effetto visivo.

martedì 5 maggio 2009

Silvio Vigliaturo, piccole presenze


Dal 6 al 9 maggio, presso la Galleria d’arte Micrò di Torino sarà esposta una collezione di dipinti e opere in vetro di Silvio Vigliaturo, pittore e maestro della vetro-fusione.

Attraverso questa mostra Vigliaturo coglie l’occasione di presentare agli amanti dell’arte i suoi lavori di dimensioni più ridotte rispetto alle imponenti e sinuose sculture che maggiormente caratterizzano la sua produzione artistica. Tuttavia, nelle « opere a parete » - veri e propri quadri in vetro - e nei busti di Generali, Diavoli e Angeli, rimangono inalterati i segni distintivi del modo unico di lavorare la materia proprio dell’artista: la liquidità onirica delle superfici; la lucentezza e il vigore dei colori primari; le forme rigorose, stilizzate e quasi astratte dei profili degli Amanti che si fondono gli uni negli altri in una costante metamorfosi dei lineamenti.
Il vetro, il miglior alleato della luce, materiale magico, ha attraversato i secoli sin dall’antichità più remota. Le correnti dell’Art Nouveau, il Cubismo e la Bauhaus, all’inizio del XX secolo, trascesero questo materiale che, trasformandosi in pasta di vetro, aprì delle possibilità inventive per nuove forme d’arte. La produzione vetraria di Silvio Vigliaturo s’inscrive a pieno titolo nella continuità di queste ricerche artistiche. Egli non è un artigiano del vetro. Questo materiale è, per l’artista, il supporto di una rappresentazione, come la tela, e le opere in esposizione alla Galleria d’arte Micrò, le « piccole presenze », ne sono testimonianza.
La produzione di Silvio Vigliaturo, che sia essa su vetro o su tela, è sintomatica di un bisogno di ritornare all’essenziale, che non esclude però una gioia di vivere che si esprime in particolar modo nei fuochi d’artificio dei suoi colori. Le sue figure decostruite, primitive e barocche allo stesso tempo, animate da una tavolozza manifestamente mediterranea, sono una calorosa sintesi di tradizione e modernità.


Mostra: Silvio Vigliaturo, piccole presenze
Luogo: Galleria d’arte Micrò
Piazza Vittorio 10 – 10123, Torino
Vernissage: 6 maggio ore 19
Orario mostra: 10.30 – 12.30; 16.00 – 19.30
Periodo: dal 6 al 9 maggio 2009
Info: Galleria d’arte Micrò
tel. e fax 011882602
cell. 3406495015
galleriamicro@libero.it

giovedì 9 ottobre 2008

Giampaolo Cono - Umanità in rete


Alla Galleria Merliani 137 di Napoli

Personale di Giampaolo Cono

presentazione critica di Gianni Nappa


dal 10 al 20 ottobre 2008

inaugurazione 10 ottobre ore 18,30


Trenta opere dell’ultima produzione di Cono, giovane artista napoletano alla sua prima esperienza espositiva, ma con un bagaglio di vita intenso, nonostante la giovane età, formato dagli anni in Inghilterra ed in giro per l’Italia, prima di stabilirsi di nuovo a Napoli. Persona volitiva e piena di iniziative, si inizia all’arte con la grafica, disegnando inviti per molte discoteche e locali di Napoli e dintorni negli anni novanta, ancora ragazzo, riscuotendo consensi e continue richieste.

In Inghilterra, a Londra si reinventa grossista di scarpe e vive a stretto contato con le gallerie e i locali di tendenza della capitale inglese. Nelle sue opere si racconta di una umanità senza pulizia e chiarezza, di uno stato di cose generali che pongono l’uomo come oggetto in mezzo ai suoi oggetti, nel caos della quotidianità, oramai mostri in mezzo ai rifiuti di una civiltà che si calpesta.

Opere dall’impatto emozionale forte, dove confrontarsi con la rappresentazione di tali mostruosità ci rende nervosi, ci fa catapultare in un rifiuto di quello che siamo e nella retorica di quello che non c’è più. Istintive ed immediate, le opere di Giampaolo Cono sono l’apoteosi del nichilismo, di un uomo ormai stretto nella sua gabbia, lontano dalla collettività e intento ad abbrutirsi sui suoi mezzi di trasporto. In questa prima personale, l’artista propone una decina di tele in cui la rete come elemento e come metafora di un’impossibilità di relazioni, dove l’accavallarsi delle strutture eliminano la natura, diventano giungle di linee e intersezioni, dove l’uomo non è più parte, e non può esserne parte perché la tecnologia e la globalizzazione ci regalano strutture di potere. Linguaggio semplice e non mediato da precedenti esperienze scolastiche specifiche, e si coglie d’impatto la naturalezza e l’istintiva forza che Cono utilizza per le sue opere, contrapponendo i colori e le forme per strutture fatte di sole linee che affascinano per la ripetitività quasi ossessiva che però è sempre in divenire come nuove e diverse dalle precedenti in un gioco di spazi e profondità che si rivelano dopo uno sguardo attento.

La sua figurazione è figlia di linguaggi contemporanei, che si mischiano e creano una nuova e diversa figurazione che attinge alle esperienze dei graffitari e delle arcaiche figurazioni rupestri in un mix dove la bellezza lascia il passo ad un bisogno pressante di racconto della società e delle sue malattie; sono in fondo un grido contro il degrado, contro la violenza, contro una condizione da non accettare.

Nuovo linguaggio metropolitano da sondare ed interpretare per una maggiore comprensione di una nuova visione che serpeggia tra i giovani del mondo alla ricerca di una vera identità, quasi ad esorcizzare il brutto-questa mostra di Giampaolo Cono, sarà uno stimolo ad immaginare un nuovo ambito, una nuova umanità che sappia essere protagonista nuda e senza sovrastrutture che la ingabbiano.

Siamo un’ umanità in rete, persa nel solco del potere economico è tempo di ritrovare un sistema condivisibile e Cono ci prova con la forza dell’istinto e con l’esperienza del vissuto.

Gianni Nappa

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Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

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