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lunedì 18 maggio 2015

Mostra di Vincenzo Balsamo al Castello di Postignano


Mostra

Vincenzo Balsamo

"La poetica della Rèverie, 
tra segno e sogno" 

Castello di Postignano
Sellano (PG)
23 maggio  - 20 giugno 2015


Nell'ambito della quarta edizione della manifestazione culturale estiva "Un Castello all'orizzonte" che si tiene presso il borgo medievale di Postignano (PG), sabato 23 maggio 2015, alle ore 18.30, si inaugurerà una mostra personale di opere pittoriche di Vincenzo Balsamo dal titolo "La poetica della Rèverie, tra segno e sogno" .

L'esposizione, organizzata dalla Mirto srl, proprietaria del borgo castello, in collaborazione con l'Archivio Generale Vincenzo Balsamo si potrà visitare fino al 20 giugno prossimo presso Il Torchio, app. Sabbioneta nei seguenti orari: 10.30 – 13 e 15 – 19.

Nato nel 1935 a Brindisi, Vincenzo Balsamo ha vissuto a Roma, Parigi e Verona; ora vive a Corchiano (VT). Ha studiato alla Scuola d'Arte di San Giacomo di Roma. Ha esposto tra l'altro presso: Palazzo delle Esposizioni, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, X Quadriennale, Chiostro del Bramante (Roma); European Biennial - DUBROVNIK; Découvertes Nef Victor, Carrousel du Louvre (Parigi); Centro d'Arte "Santa Apollonia" – Venezia; Nagahama Museum - (Giappone); Museo d'Arte Moderna - Arezzo; Museo Matalon - Milano; 4th Beijing International Art Biennial; Galleria Arte Moderna - Cento; Lu.C.C.A. Center of Contemporary Art - Lucca; A.C. Art Museum Beijing, Yixing Art Museum, Guangzhou Mayland Art Gallery, European Commission – Brussels; Shenzhen International Watercolor Biennial Exhibition 2013/14, Mostra Antologica - Brindisi, Triennale di Roma 2014.

Fiere d'Arte: Shanghai, Miami, New York, Canton, Moscow, New Delhi, Los Angeles, KIAF, Beijing, Toronto, In Arco (Madrid), Londra, Bologna, Milano, Torino, Verona, etc.; e molte partecipazioni in biennali/triennali dedicate alla grafica.

Balsamo iniziò il suo percorso con opere figurative negli anni '50/'70: i paesaggi, le nature morte e studi di volti divengono intensi e interiori; la tecnica pittorica, consistente in vibranti pennellate, esalta un gioco di fantastiche tonalità. 

Nei primi anni '70 si immedesimò sempre più nella sintesi, verso l'astrazione, quasi geometrica. 

Si ricompongono le campiture dei paesaggi degli anni '60, senza nessun cenno di figurazione, divise, ognuna, da un segno nero che diventa filo della memoria.

Alla metà del decennio cominciò le sperimentazioni "Decomposizioni", opere informali, materiche, dure nella loro espressione pittorica, poi passa alle "Nebulose", un "viaggio" mentale e interiore per ricercare il giusto equilibrio del segno sul e con il colore. Il decennio si chiude con le "Evocazioni", opere surreali dove il segno diviene un tutt'uno con il colore.
I primi anni '80 sono un ritorno alla pittura con la 2a Astrazione: tornano, come icona della memoria, le esperienze passate e dipinge opere legate a un concetto astratto-cubista. 

Dal 1987 inizia l'Astrazione Lirica, il segno, il colore e la luce sono il mezzo per scrutare nel "io" umano. 

Balsamo ci invita, a non soffermarci al solo visibile che ogni sua opera può esprimere, ma a una lettura più profonda. È un invito a fermarci e indirizzare "vedere" all'essenza del nostro pensiero. Tra essere ed esistere. 

I segni, la luce e i colori vanno visti non solo sotto un aspetto di mera pittura,  ma soprattutto come analisi di quello che noi siamo.

Raccolte Pubbliche
Galleria Civica d'Arte Moderna "O. Marchesi", Copparo (FE) - Fondazione Mastroianni, Arpino (FR) - Quadreria Arcispedale S. Anna, Ferrara - Complesso Monumentale di Santa Caterina Museo dell'Oratorio dè Disciplinanti, Borgo Finale Ligure, (SV) - Pinacoteca di Taranto - Nagahama Museum, Nagahama (Giappone) - Arezzo, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea - Roma, Accademia d'Egitto - L'Aquila, Museo Nazionale d'Abruzzo, Forte Spagnolo - Monreale, Civica Galleria d'Arte Moderna "Giuseppe Sciortino" - Pieve di Cento (BO), Museo MAGI '900 - MUSINF Museo d'Arte Moderna, dell'Informazione e della Fotografia, Senigallia (AN) - Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne, Bagnacavallo (RA) - Pescara, Museo delle Genti d'Abruzzo - Baia Mare, Florean Museum (Romania) - Taiwan, National Taiwan Museum of Fine Arts - Bitola, Bitola Museum (Macedonia) - Ino-cho, Paper Museum (Giappone) - Guanlan, Guanlan Museum (Cina) - Sperlinga (EN), Associazione Culturale Altomarte, Collezione Rosso Malpelo - Milano, Civica Raccolta della Stampe Achille Bertarelli - Bassano del Grappa, Museo Civico Remondini - Formello (Roma), Centro per l'Incisione e la Grafica - Reggio Emilia, Biblioteca Comunale Panizzi - Lodi, Museo della Stampa e della Stampa d'Arte - Monza, Collezione Permanente Musei Civici  - MACA Museo Arte Contemporanea Acri (CS) - Xativa (Valencia), Casa De Cultura (Spagna) - Ploiesti, Prahova County Art Museum (Romania) - Parigi, Bibliothéque Nationale de France - Heritage Malta - National Museum of Fine Arts - Casale Monferrato, Collezione della Biennale - Lodz, Triennial Permanent Collection (Polonia)


Postignano è una frazione del Comune di Sellano (PG) che fu abbandonato negli anni '60 ed è tornato a vivere grazie ad una attenta opera di restauro durata molti anni, a cura dei due proprietari (Mirto srl), gli architetti napoletani, Gennaro Matacena e Matteo Scaramella.

E si deve a Matacena e Scaramella, l'ideazione di "UN CASTELLO ALL'ORIZZONTE", proposte culturali estive per tutti coloro che desiderano visitare Postignano durante il periodo di svolgimento della manifestazione.
L'edizione 2015 offre concerti di musica classica, jazz, contemporanea, teatro, conferenze, dibattiti, incontri con scrittori,  laboratori e master, mostre di pittura e fotografia, con la partecipazione di artisti di fama internazionale.

Il "Castello di Postignano come l'archetipo dei borghi collinari italiani", così è stato definito dall'architetto americano Norman F. Carver Jr, tanto da riprodurre le imponenti case-torri del borgo, aggettanti l'una sull'altra, nella copertina del suo libro fotografico "Italian Hilltowns" pubblicato nel 1979.

Il borgo medievale offre un'esperienza di turismo e di vita sostenibili, fatti di sostanza e di emozioni: sessanta case perfettamente restaurate nel rispetto dell'impianto medievale delle architetture ma caratterizzate da tutte le risorse di una vivibilità moderna - un albergo "diffuso" - un ristorante/trattoria dove, la cucina semplice, l'attenzione alle tradizioni e alla qualità delle materie prime sono la sua filosofia - una sala conferenze - un centro servizi - l'antica chiesa, oggi luogo di eventi culturali, artistici e di intrattenimento. Qui, i restauri hanno svelato affreschi di antica bellezza, tra i quali una Crocifissione del XV secolo apparsa dietro una parete crollata – una bibliotecaalcune botteghe artigiane.

Entro il 2015, sarà ultimato anche il centro benessere.



INFORMAZIONI AL PUBBLICO:
 
ARCHIVIO GENERALE VINCENZO BALSAMO

MOSTRA DEL CINEMA DOCUMENTARIO ETNOGRAFICO: più di 200 i documentari pervenuti all'EtnofilmFest, ora la parola passa ai giurati.


Grande adesione al bando di selezione  a partecipazione gratuita dell'Etnofilmfest edizione 2015 – il festival nazionale dedicato al documentario di antropologia visuale - che si terrà a Monselice dal 20 al 28 giugno 2015.

Pervenuti oltre 200 documentari da tutta Italia. Molti i temi di carattere internazionale.

Si tratta di produzioni nazionali ma che affrontano una pluralità di tematiche, spaziando dall'America latina all'Asia".

Spiega il direttore artistico Fabio Gemo: "Il festival è volutamente nazionale perché la produzione dei documentari in concorso è legata al filone dell'antropologia visuale. Che in Italia è scarsa e ha poca visibilità. Appena superate le Alpi invece – mi riferisco a Francia, Spagna, Germania, per non parlare dell'America Latina che è fucina di grandissima qualità nel settore – abbiamo vaste produzioni, importanti sia per la qualità che per la quantità; mentre in Italia, i seppur bravi documentaristi, faticano ad avere riscontro".

Ora la parola passa ai giurati che hanno tempo fino al 15 giugno per visionare i documentari. Quest'anno l'Etnofilmfest schiera in giuria nomi importanti del giornalismo e della cultura. Fanno parte della giuria: Rodolfo Bisatti, filmaker e documentarista; Caterina Cisotto, giornalista del Gazzettino; Enrico Masi, antropologo e documentarista; Antonio Marazzi, antropologo visuale; Alessandro Zangrando, giornalista del Corriere Veneto.

Molto soddisfatto il direttore artistico Fabio Gemo per l'adesione ricevuta: "L'Etnofilmfest negli ultimi anni ha avuto un  crescendo esponenziale: 200 documentari sono veramente tanti perché non si tratta di cortometraggi, il documentario ha tempi lunghi, dilatati, un approccio alla regia completamente diverso. Tenendo conto che si tratta di produzioni solo italiane il numero diventa davvero importante e testimonia come l'Italia stia avanzando nella produzione diel documentario etnografico. Il materiale pervenuto è qualitativamente di pregio e affronta temi storici e sociali di paesi diversi".

Il Festival inizia il 20' giugno con il concerto di apertura di Mauro Tiberi, musicista polistrumentista, ricercatore vocale, cantore bizantino e harmonico, formatore e conduttore di gruppi di studio sulla voce e sulle tecniche psicofisiche per lo sviluppo della persona che si affiancherà a Ivan Macera, percussionista ricercatore di suoni.

Grande attesa per Cecilia Mangini, regista e fotografa, collaboratrice di Pier Paolo Pasolini. Parteciperanno al Festival anche Luigi Di Gianni, celebre regista e documentarista e il Centro Studi e Ricerche Ligabue di Venezia, in memoria del grande Giancarlo Ligabue, personalità di spicco della cultura veneziana. Confermata anche la presenze dello scrittore Ferdinando Camon.


Per info: Centro Studi sull'Etnodramma (via M.Carboni 17/1
35043 Monselice Pd – Italy

)
info@etnodramma.it

tel +39 328 6672328
https://www.facebook.com/etnofilmfest

Inaugurazione personale "Ciro Pompeo mi arrampico senza vedere" Solo Ehibition. Venerdì 5 giugno 2015 ore 17.00, Palazzo Sant'Agostino di Salerno


CIRO POMPEO mi arrampico senza vedere
SOLO EXHIBITION
a cura di Gina Affinito
05 giugno - 5 luglio 2015 Palazzo S. Agostino - Salerno
testo critico Carlo Roberto Sciascia

Vernissage venerdì 5 giugno h 17.00
Sala Giunta

Ciro Pompeo, nato a Napoli il 28 maggio 1979, fin da giovane sviluppa una spiccata vena artistica. 

Dipinge il suo primo quadro nel 1992. Tiene viva questa passione nel corso degli anni grazie ai viaggi, all'incontro con diversi artisti del panorama italiano e non, ed al bagaglio di emozioni esprimibili attraverso l'arte. A soli venti anni parte per Londra ed in seguito si dedica agli studi di "chimica generale" dando seguito alla passione giovanile per il "comportamento" dei materiali, nata anche attraverso l'esperienza presso l'azienda familiare. 
Oggi vive ed esprime la sua prima passione in Pompei.
Autodidatta, non proveniente da studi accademici, crea e plasma materiali grezzi trasformandoli in vere e proprie opere d'arte.
Per Pompeo l'arte è, in sostanza, l'indicibilità della vita, non dissimile dai gesti più naturali e semplici come respirare, ascoltare, "sentire" le sensazioni. Non occorre soltanto esprimere una tecnica artistica, ma raggiungere la visione generale delle cose. Interrogarsi sul mistero della passione artistica diventa un penetrare nella propria anima. Questo interrogarsi diviene la "Risposta". 

L'artista Pompeo utilizza, per la realizzazione delle sue opere, una tecnica da lui stesso elaborata: la miscelazione di materie come paste cementizie, collanti, colori acrilici e l'apporto fisico e materico di legno, polietilene, assemblati su un supporto di poliestere espanso. 

Il continuo desiderio di "giocare" con la materia, miscelare, comporre.
"Tutto quello che avviene è inesprimibile e si compie in una ragione invulnerata del nostro sentimento"
R. Maria Rilke 


Le Opere:
Al parco con il mio migliore amico
All'orizzonte
Appocundria

Comfort Zone

Adamo
Eva
Hotel a 5 stelle

Le attese di Maggio e di Giugno Matt Control

Mi arrampico senza vedere Opera n. 53

Ostello della gioventù Rimessaggio
 Spiacevoli reazioni

Punta Licosa

Giardino fiorito

Inciampo

Alligatori

Costiera Amalfitana Affanni

Dissesto

Esposizioni
Premio Art Gallery 2013 Premio Terna 2014
TERRA FURORIS, mostra d'arte contemporanea in collaborazione con il Comune di Furore, a cura di Gina Affinito
FURORE PAESE DIPINTO opera in permanenza collocata per la rassegna "Furore Muri in cerca d'Autore"
Italian Soul - Dubai Contemporary Art Exhibition, mostra d'arte contemporanea in UAE, dicembre 2014 a cura di Gina Affinito (I edizione)
Italian Soul - Abu Dhabi Art Hub, mostra d'arte contemporanea in UAE, marzo 2015 a cura di Gina Affinito (II edizione)

ufficio stampa Tania Sabatino

documentazione immagini vernissage Alessandro Santulli

progetto grafico Mariano Cervone www.ciropompeo.com
ciropompeo@gmail.com
curatela: Gina Affinito art consultant & curator gina.affibito@gmail.com - 327.3463882
La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì in orario di apertura al pubblico della Provincia e si articola nelle sale poste al secondo piano di Palazzo S. Agostino.Si ringrazia per aver reso possibile questa mostra il Presidente della Provincia di Salerno, dott. Giuseppe Canfora, la dott.ssa Maria Mastrullo, il Sindaco di Furore Raffaele Ferraioli.

sabato 16 maggio 2015

Sacro e profano - ritratti, nudi e copie d'autore - mostra personale di Agnes

Prolungata fino al 21 maggio

 

Intervista a Roberto Casiraghi


Roberto Casiraghi (ROMA CONTEPORARY)



















Quale è stata la sua formazione?
Ho studiato a Genova fino alle superiori, per concludere a  Torino dove la mia famiglia si trasferì alla fine degli anni '60. Ho iniziato a lavorare molto presto per rendermi indipendente dai miei genitori, per questioni economiche e non certamente affettive, e mi sono occupato di una rivista di management che era la pubblicazione che affiancava la scuola di amministrazione aziendale fondata da Ferrer Pacces e successivamente venduta al Gruppo Sole 24 ore e ho costituito una piccola concessionaria di pubblicità che vendeva spazi per riviste specializzate e per tutti i cataloghi ex Bolaffi, in seguito passati a Giorgio Mondadori

Ci può fare un breve percorso del suo vivere nel mondo dell'arte e di come ci è arrivato?
Nel mondo dell'arte sono arrivato da una porta di servizio, molto distante dall'ingresso principale: avevo l'incarico di raccogliere il materiale fotografico degli antiquari milanesi per il catalogo della mostra che annualmente si teneva alla permanente di Milano e da semplice "postino" mi sono trovato a dover compilare le schede, scattare le foto e, talvolta, scegliere gli oggetti da pubblicare. Il mio primo impatto è stato con l'arte antica e gli antiquari: ho rischiato il trauma psicologico ma ho superato la prova e ho iniziato con l'aiuto, il sostegno e la stima di alcuni grandi antiquari dell'epoca a occuparmi di mostre, a curare i percorsi, e gli allestimenti, la comunicazione, i cataloghi e l'ufficio stampa. Il passaggio dall'antico al contemporaneo è stata una naturale evoluzione dell'interesse per l'arte che nel frattempo e inevitabilmente si è sviluppata lavorando a contatto con le opere.

Quali opere troviamo alle pareti della sua stanza di rappresentanza?
Mi piacerebbe avere una stanza di rappresentanza, vorrebbe dire che sono "arrivato" e che rappresento qualcuno o qualcosa. Il mio mestiere non da soddisfazioni economiche tali da potersi permettere chissà che cosa e quelle poche opere che conservo prevalentemente in ufficio a Torino e a Roma sono acquisti emotivi che suscitano sensazioni di benessere, non rispondono a logiche di speculazione o investimento anche se in taluni casi sono stati degli ottimi investimenti; ma sempre a posteriori e sorprendentemente, non organizzati scientificamente.

















E come mai da Torino è poi approdato a Roma?
Roma era l'unica grande capitale a non avere una fiera d'arte contemporanea e avevo affinato un progetto che ci sembrava tagliato su misura per la città eterna

Un breve consuntivo di queste prime edizioni di "Roma contemporary"?
La culla, poi il nido, l'asilo e finalmente quest'anno 2013 ROMA va a scuola, compie sei anni. E' stato un percorso difficile e travagliato, come del resto il parto e la nascita del progetto. Roma è una città la cui indifferenza ha ispirato grandi autori e letterati e non è certo una fiera d'arte che può sovvertire una tradizione ultra millenaria ma nonostante ciò, con piccoli passi, il percorso ipotizzato per la fiera si sta compiendo e la prossima edizione darà un segnale evidente di quanta strada sia stata fatta da 2008 ad oggi. E questo grazie alla costanza ed alla collaborazione di molti, galleristi e collezionisti assieme agli Enti Locali e tante altre istituzioni artistiche.

Anticipazioni o pronostici per l'edizione 2013?
Il progetto si evolve e la fiera del 2013 pone esclusivamente al centro dei propri interessi e delle proprie analisi i paesi del mediterraneo e del medio oriente; gallerie e artisti di quell'area o che a quella parte di mondo si ispirano, offriranno al pubblico una rappresentazione geograficamente molto precisa, qualitativamente interessante per paesi che si stanno dimostrando in questi ultimi anni particolarmente attivi e dinamici. Cristiana Perrella è stata chiamata a dettare le scelte scientifiche e sua è la maternità del progetto in questa declinazione nuova. Dal 27 al 29 settembre 2013 al MACRO Testaccio (e anche "altrove" in città) si terrà la sesta edizione di ROMA CONTEPORARY - The Mediterranean and Middle East Art Fair.

La crisi economica e la morsa inesorabile del fisco porteranno a un ulteriore prosciugamento del mercato dell'arte oppure le opere di arte contemporanea sono destinate a diventare l'unico bene rifugio assieme all'oro e ai gioielli?
Io credo che vedere l'arte unicamente come bene rifugio sia un errore che spersonalizza le scelte e priva il mercato del suo fondamento estetico. Ciò premesso occorre attuare tutti i provvedimenti necessari a rendere l'acquisto di opere d'arte meno penalizzante rispetto agli altri paesi sia per quanto riguarda l'iva che per quanto riguarda una certa attitudine a considerare i collezionisti come prototipi di evasori e quindi perseguitati d'ufficio.


















Pensa di poter dare un suggerimento a ministri e assessori per poter migliorare la nostra stagnante situazione culturale?
Ministri ed assessori ascoltano troppo i consigli di chi sta loro vicino. Al nostro paese manca la cultura della cultura; è da questa consapevolezza che bisogna incominciare e i primi che dovrebbero porsi il problema sono i nostri Presidenti del Consiglio che, viceversa, fanno occupare la poltrona a persone che non hanno per l'argomento alcun interesse. Pensavo che Facchiano e Bono Parrino fossero il punto più basso della storia del nostro patrimonio e mi sbagliavo.

Ultimamente si parla molto di meritocrazia, lei pensa che nel mondo dell'arte, in Italia, questo parametro viene applicato?
Ma no, certamente no. E del resto non si capisce per quale motivo il mondo dell'arte dovrebbe vivere in una sorta di ambiente protetto; è parte del sistema e basta leggere i bandi di reclutamento dei direttori dei musei d’arte contemporanea o i bandi per i servizi aggiuntivi del Ministero MICAB o cercare di penetrare nella rete di protezione di società, associazioni e fondazioni per comprendere che il merito non è neppure un optional,  compare proprio nel listino prezzi...

Interviw by  PINO BORESTA
artista eclettico e controcorrente. Da alcuni
anni tiene una rubrica fissa per la rivista
“Juliet”. Vive nei sobborghi di Roma ed è
un viaggiatore impenitente.


Pubblicato su; ("Juliet" n. 162  April - May  2013)


In foto:
Una mia opera di fotocomposizione del ritratto Roberto Casiraghi .
Due mie foto di ROMA CONTEPORARY al MACRO Testaccio del 2012.

venerdì 15 maggio 2015

Amy-d Arte Spazio, Milano: mostra "Backies di Ago Panini"

Backies 
di Ago Panini
Inaugura il 21 maggio alle ore 18.30 presso la galleria AMY-D Arte Spazio, Via Lovanio 6, Milano
Dal 22 maggio all'11 giugno 2015
a cura di Denis Curti
un evento Photofestival


Divenuto il nuovo lemma della lingua italiana – a testimoniarlo è lo Zingarelli –, il selfie è un fenomeno di moda che accompagna la giornata di grandi e piccoli, di capi di governo e first lady, di compassati prelati e divi del rock, di banchieri in doppio petto e star del cinema.

Il rischio, per chi, negandosi, non si professa in un atto partecipativo, è l'etichetta del dissociato, del disadattato, del deviante (rispetto alle mode e alle nuove socialità).

Esasperato nella pratica, compulsivo e ossessivo nel consumo, il selfie è assunto a simbolo dei tempi, a cartina tornasole di una società ipercomunicativa, sempre in movimento, votata alla rincorsa di rinnovate formule espressive e linguistiche – sempre facili e divertenti –.

Parte di un rituale globalizzante che coinvolge tutti e in ogni momento, privato o intimo che sia – basta una breve ricerca e si scoprono anche quelli con il caro estinto –, esso assurge a prova, testimonianza, appartenenza, certificazione: io esisto. L'autoscatto si rivolge ovunque e a chiunque, un pressing che confonde a tal punto da non riuscire a distinguere con chiarezza chi sia la preda e chi il predatore.

Ago Panini, regista, musicista, pubblicitario e scrittore – è suo il romanzo "L'erba cattiva" (Indiana editore) – a questo dictat risponde scegliendo lo stesso terreno, quello della comunicazione, e l'energia di un progetto che è ascolto e riflessione, ricerca e conoscenza. Con l'opera fotografica "Backies", egli guarda all'uomo e all'altro volto della luna, quello opposto al mondo smile, smart e friendly di un quotidiano più o meno verosimile.

Se il viso è l'arma mediatica del selfie, il foglio bianco sul quale si compone il mosaico di un linguaggio non verbale sempre ammiccante, divertente e teatrale, il backie documenta chi, di spalle, è colto nel guardare il mondo che si apre ai suoi occhi; chi, assorbito dallo spazio, ritrova nell'atto del vedere il tentativo di mettere in luce, come significato, il proprio rapporto con il mondo.

Nella presenza umana delle immagini firmate da Ago Panini risuona l'invito rivolto allo spettatore a inventare una storia, a rapportarsi con il protagonista e con ciò che è lì, all'orizzonte. Come dinanzi al quadro "Monaco davanti al mare" (1810) di Caspar David Friedrich si è chiamati a immedesimarsi nella figura, a sentire l'altro e l'emozione del momento, l'abisso del mare e del cielo nebbioso, a vivere in empatia con ciò che ci è prossimo, così, posti di fronte alla scena fotografata, non si può non entrare nell'immagine, contemplare la realtà e avvicinare un'espressione del mondo.

La posizione di spalle del soggetto, colto in solitudine, coinvolge l'osservatore, divenuto co-protagonista e viaggiatore, e lo proietta nella stessa meditazione. È un ponte gettato, quello prodotto dall'autore, tra lo spettatore reale, il soggetto fotografato e il paesaggio rivelato.

È un corto circuito tra la realtà interna all'opera e ciò che emerge dallo sguardo indagatore. I trentotto scatti realizzati da Ago Panini nel mondo sono tutte voci che concorrono a un unico invito: fermarsi per un istante e raccogliere questa piccola sfida investigativa – l'ascolto della propria presenza –, in silenzio. Attendere quei pochi secondi che il mondo venga a noi e coglierlo in un momento di sospensione. Nel contatto, nel gioco della partecipazione, non rimane che intrattenersi lasciandosi scoprire. Con leggerezza e ironia, con gioco e fantasia.


 

Immagini di Ago Panini 

A cura di Denis Curti 


Produzione PIANO B


PAN_Mostra Marco Bolognesi_5-28 giugno 2015_Napoli



PAN | Palazzo delle Arti Napoli
 5 – 28 giugno 2015
Marco Bolognesi
"Sendai City. Alla fine del futuro"

Conferenza stampa: mercoledì 3 giugno ore 11.00 alla presenza dell'artista e dell'Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Nino Daniele

A Napoli la terza tappa della mostra "Sendai City. Alla fine del futuro" di Marco Bolognesi, curata da Valerio Dehò e Massimo Sgroi, promossa dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Dopo il successo riscosso a Merano e Bologna, arriva al Pan Palazzo delle Arti Napoli, la città-mondo, cyberpunk e visionaria, creata dall'artista emiliano attivo tra l'Italia e l'Inghilterra. 

L'esposizione è un percorso articolato e interattivo, in cui il visitatore entra fisicamente in Sendai City, la città postmoderna dove vivono organismi cibernetici, mutanti, valchirie aggressive e poco vestite, numerose schiere di robot e un ridottissimo esercito di umani prodotti in laboratorio. 

La megalopoli ipertecnologica creata da Bolognesi in dieci anni di ricerca e sperimentazione (il nome Senday City è un omaggio allo scrittore cyberpunk William Gibson), è un mondo metafisico alternativo, governato da un'intelligenza artificiale e sospeso tra passato e futuro, in cui l'artista racconta le contraddizioni del nostro presente in un mix psichedelico. 

Lungo il percorso espositivo al Pan, si incontra l'astronave "Mock up", una selezione di fotografie tratte dalle serie "C.O.D.E.X. blue" (2008), "Geiko" (2008) e "Babylon Federation" (2008 e 2014), due opere della serie "Mutantia", una serie di pastelli su carta realizzati con un collage di ritagli tratti da vecchi film di fantascienza.                                                                                                                                                                                
Il Bomar Universe, ovvero l'Universo di Bo(lognesi) Mar(co), pone il visitatore davanti a un interrogativo sociale ed esistenziale sulle trasformazioni quotidiane dovute al progresso. Bolognesi si chiede in cosa l'umanità si stia trasformando e di quale futuro stiamo parlando. 

 L'esposizione delle opere, attraverso un percorso che si snoda tra installazioni, video, fotografie, disegni, collage, si trasforma in questo modo in uno studio sul potere della tecnologia e sull'impatto che la stessa ha sulla globalizzazione. 

Sendai City è la città del futuro, un futuro in cui stiamo vedendo la fine. E' il futuro di Marco Bolognesi, in cui le multinazionali governano il mondo, la macchina vince sull'uomo, e non si distingue più cosa è reale da cosa non lo è, in cui si aprono grandi interrogativi sul ruolo della tecnologia e della manipolazione genetica.

 "La macchina è il nostro presente, i peacemaker, le protesi, le telecamere che ci visitano, ci controllano" spiega Marco Bolognesi. "Si sta realizzando quella strada che gli scrittori cyberpunk avevano profetizzato: il controllo dell'energia, dell'acqua, le multinazionali e il mercato dei dati".

Scrive Valerio Dehò, curatore della mostra: "Il progetto di Sendai City ci restituisce un'utopia ed un incubo: "il sogno dell'uomo di liberarsi dalla sua carnalità e dalla morsa del tempo e la paura di non poter più usare la coscienza per distinguerci dai robot e dalle macchine in genere. Ma per saperlo davvero, per capire veramente se le briciole di queste storie diventeranno la nostra storia, bisognerà attendere la fine del futuro. Solo allora, forse, comincerà il presente".

"La concezione estetica della Sendai Corporation – aggiunge Massimo Sgroi – dimostra la capacità visionaria di Marco Bolognesi. […] Un mondo di spettacolo, sesso e morte. […] È show puro elevato all'ennesima potenza dell'immagine Fake laddove la fascinazione si trasforma in orrore e l'orrore nell'estrema forma di seduzione […]".

La mostra è accompagnata da un volume NFC edizioni con intervista di Valerio Dehò a Marco Bolognesi e interventi di Massimo Sgroi, Roberto Terrosi, Pierluigi Molteni e Nicola Dusi.

BIOGRAFIA: Marco Bolognesi, artista e film-maker, nasce nel 1974 a Bologna, dove si laurea al DAMS. Del 1994 e 1996 sono le sue prime opere video, realizzate per la RAI e presentate al Giffoni Film Festival e alla Biennale di Venezia. Nel 2002 si trasferisce a Londra, dove vince "The Artist in Residence Award" all'Istituto Culturale Italiano (2003) e realizza la mostra "Woodland", da cui due anni dopo nasce l'omonimo libro fotografico e la prima personale alla Cyntia Corbett Gallery di Londra. 

Nel 2008 realizza il cortometraggio "Black Hole", che vince il premio miglior film fantascientifico all'Indie Short Film Competition in Florida ed esce il libro monografico "Dark Star". Nel 2009 viene pubblicato per Einaudi "Protocollo" il primo volume di una graphic novel nata dalla collaborazione con Carlo Lucarelli e nello stesso anno presenta nella londinese Olyvia Fine Art "Z Generation: Realm of Ambiguity" e alla Fondazione Solares delle arti di Parma il progetto "Genesis". Nel 2011 realizza l'installazione "Mock-up" esposta allo IED di Milano all'interno del festival Invideo e partecipa alla collettiva londinese "What made us famous" a fianco di artisti quali Damien Hirst, Helmut Newton, Sarah Lucas. 

Nel maggio 2012 il festival Fotografia Europea di Reggio Emilia presenta "Humanescape": una mostra e un libro che vede la partecipazione di Bruce Sterling e Jasmina Tešanovic. Nel 2014 inaugura a Merano Arte il primo capitolo della personale "Sendai City. Alla fine del futuro" in cui viene presentato il Bomar Universe, universo in continua espansione, tra cyberpunk e fantascienza sociale. 

Il secondo capitolo viene proposto nel 2015 a Bologna, presso ABC e SetUp Art Fair. Partecipa alla collettiva "Orlando Furioso. Incantamenti, passioni e follie", in occasione del 540° anniversari. Quindici anni di ricerca artistica che hanno rappresentato il viaggio di Bolognesi verso Sendai City sono stati recentemente oggetto di approfondimento in uno speciale di SKY Arte.



INFORMAZIONI PER LA STAMPA
Conferenza stampa: mercoledì 3 giugno ore 11:00; Inaugurazione mostra: giovedì 4 giugno ore 18.00; Sede espositiva: PAN – Palazzo Arti Napoli, via dei Mille 60, Napoli; Periodo di apertura al pubblico: 5 – 28 giugno 2015; Orario di apertura: lunedì, mercoledì-sabato ore 9.30-19.30, domenica 9.30-14.30. Ingresso: gratuito

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