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lunedì 19 febbraio 2018

Pino Boresta! Presente!























Pino Boresta! Presente! 

“Il gioco è già giocato e abbiamo perduto”. L’unica cosa che si può provare a fare è seguire proprio il consiglio di Goffredo Fofi cercando di mettere in piedi delle situazioni serie che partano da noi stessi. È quello in cui tento di impegnarmi io tutti i giorni, o almeno ci provo, per quel poco che posso fare, con piccole e semplici azioni che denuncino questo stato di cose. Azioni come gli “ArtBlitz”, Opere come i miei “Testamenti”, Interventi Urbani come il “Progetto CUS”, Performance clandestine come “Libri in Cerca di Autore” e qualche arringa di denuncia pubblicata qui e lì, cosa potrei fare di più? Si lo so, sono solo piccoli gesti che si palesano in sporadiche occasioni, e che si determinano solo in alcune circostanze riguardanti ristretti contesti. Situazioni il più delle volte minoritarie, ma come potrei diversamente affrontare più efficacemente le molte maggioranze manipolate con le poche o quasi assenti risorse a mia disposizione? 



Purtroppo oggigiorno la cultura è usata per distrarci e non farci pensare, sommergendoci con parole inutili, suoni inutili, immagini inutili, invadenti e dannose. Perché come dice sempre Fofi: non vogliono che pensiamo, perché hanno paura che ci svegliamo e ci accorgiamo di essere nella merda, e sapere di non poter fare un cazzo per cambiare tali condizioni ci getterebbe nella disperazione più totale. Come dargli torto? Siamo ostaggi di un sistema economico/politico che ci vuole rimbecillire vendendoci e facendoci credere qualsiasi cosa. Non possiamo fare molto per combattere e tanto meno sperare di vincere, ma possiamo almeno esserne coscienti, ma forse anche questo è ben poca cosa, specialmente se il dialogo in qualche modo si interrompe e le provocazioni non vanno a segno. Cosa fare, allora, quando ci si ritrova senza più neanche un nemico? È in questo momento che nasce quella disperazione che porta a quelle forme di frustrazione tutte tipiche di molti artisti e che si palesano nelle mie opere e in quelle di molti altri, correndo ogni volta il rischio di divenire patetici e noiosi. 



Del resto il rischio di essere catturati inconsapevolmente nella rete, senza che ce se ne accorga, è sempre presente, poiché dobbiamo ricordarci che il successo è spesso transitorio: i media hanno continuamente bisogno di sangue fresco, carne nuova e facce originali da consumare e poi buttare via. Gli americani li chiamano gli “has-been”. E quindi a questo punto non ci rimane che mettere in atto il decalogo in 4 punti di Goffredo, anche se io è già da molto tempo che lo faccio, e cioè “resistere, studiare, fare rete e rompere i coglioni”.  Ma soprattutto io credo sia importante esserci, cercare di essere presenti al proprio tempo e farsi trovare pronti quando incominciano l’appello.
“Pino Boresta!” 
“Presente!”  
“Caricate le armi! Puntate! Attenti! Fuoco!” 
“Prigioniero morto. Sentenza eseguita”
“Amen”.

pino boresta

Omaggio a Goffredo Fofi



Ho scritto questo articolo in risposta al seguente post su Facebook di Andrea Rossi. Mi sembravano riflessioni interessanti da condividere anche con coloro che mi seguono qui su Corriere del Web.

Pino Boresta nonostante il tuo intervento sia certamente il più sensato e concreto di quelli emanati fino adesso (tanto da rendere ancora più imbarazzante quello del celebre artista napoletano che, poverino, non viene ancora considerato dalla scrittura della storia contemporanea), non sono del tutto d'accordo sul fatto che il martirio sia l'unica via per la sincerità oggi. Almeno non pubblicamente: entro certe misure, si può creare un circolo virtuoso di arricchimento reciproco senza rinunciare a nulla. Il martirio è più una necessità interiore che non pubblica (in un altro post hai citato Modigliani, Gauguin e Van Gogh: pessimi esempi di artisti "inutili")*, se pubblica è solo un altro modo dialettico di porsi nei confronti di sistemi consolidati. Educare è meglio che contrapporsi. 
Andrea Rossi

* Questo l'altro post in questione: "Certo è che pensando alla vita di molti artisti come: Caravaggio, Vincent van Gogh, Paul Gauguin, Egon Shiele, Frida Kahlo, Amedeo Modigliani, Chaim Soutine, Piero Manzoni e questi sono solo i primi che mi vengono in mente. Viene da chiedersi ma la loro era una vocazione all'arte o una vocazione al martirio?"

sabato 17 febbraio 2018

Giappone. Storie d'amore e di guerra > 21 marzo - 29 luglio 2018 > Palazzo Albergati, Bologna


Giappone. Storie d'amore e di guerra

Una grande mostra dedicata al Giappone classico:
da Hiroshige a Utamaro, da Hokusai a Kuniyoshi, tutti i più grandi artisti dell'Ottocento giapponese saranno esposti a Palazzo Albergati dal 21 marzo al 29 luglio.


Palazzo Albergati, Bologna
21 marzo - 29 luglio 2018




   

Yōshū Chikanobu (1838-1912), Tango Ama no Hashidate, Ama no Hashidatenella provincia di Tango, serie Meisho bijin awase, Raffronto di belle donne e luoghi famosi
Keisai Eisen (1790-1848), Yoshiwara no yoru no ame, notte di pioggia allo Yoshiwara serie: Edo hakkei, otto vedute di Edo

Geisha e samurai, donne bellissime ed eroi leggendari, attori kabuki, animali fantastici, mondi visionari e paesaggi bizzarri sono i protagonisti della mostra Giappone. Storie d'amore e di guerra.

Attraverso una selezione di oltre 200 opere, il Mondo Fluttuante dell'Ukyo-e arriva per la prima volta a Bologna a Palazzo Albergati, calato per l'occasione nella elegante e raffinata atmosfera del periodo Edo (
1603-1868).

Saranno esposti i più grandi artisti dell'Ottocento giapponese tra cui Hiroshige, Utamaro, Hokusai, Kuniyoshi. La mostra offre un panorama completo anche sulla vita dell'epoca in Giappone, con l'esposizione di vestiti di samurai, kimono, ventagli e fotografie.

Il percorso si snoda tra il suadente mondo femminile delle Geisha e delle Ōiran (le cortigiane d'alto rango) e il fascino dei leggendari guerrieri samurai, il racconto della nascita dell'ukiyo-e e le famose stampe Shunga ricche di erotismo, le opere che ritraggono gli attori del teatro Nō e Kabuki accanto a quelle che rappresentano il mondo della natura in tutte le sue manifestazioni - fiori, uccelli e paesaggi.

La mostra sarà corredata da un nutrito programma di attività didattiche e collaterali quali la cerimonia del tè, la creazione degli origami e molto altro.
Sarà insomma un meraviglioso viaggio attraverso la storia, l'arte e la bellezza del Giappone.

Con il patrocinio del Comune di Bologna la mostra è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia e curata da Pietro Gobbi.

Sede
Palazzo Albergati, Bologna


Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
(la biglietteria chiude un'ora prima)

Biglietti
Intero € 14,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa)

Informazioni e prenotazioni gruppi
T. +39 051 030141


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lunedì 12 febbraio 2018

Art Capital a Parigi: tra gli espositori anche due artiste parmigiane

Giovanna Tomasi e Welleda Tomasi Cantù espongono al Grand Palais di Parigi per Art Capital



La madrina del magmatismo Giovanna Tomasi continua a vivere attraverso le sue opere grazie alla madre Welleda Tomasi Cantù

Art Capital è il principale evento della comunità artistica francese e internazionale con espositori e visitatori che provengono da tutto il mondo, che viene organizzato al Grand Palais di Parigi sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. 

Annoverato nella tradizione storica dei salotti artistici, Art Capital è nato dall'unione di diversi saloni: Confronti, il Salone degli Artisti Francesi, Disegno e pittura con l'acqua e il Salone degli Artisti Indipendenti. 

Negli anni è divenuto il più importante momento di incontro e di riflessione sulla creazione artistica: riunisce infatti tutte le forme di espressione e consente l'incontro tra artisti, amanti dell'arte, galleristi e collezionisti, diventando fucina dei grandi artisti di domani e precursore di correnti artistiche all'avanguardia.

Quella del 2018 sarà un’edizione particolarmente ricca, con oltre duemila artisti provenienti da tutto il mondo, e sarà inaugurata con un vernissage esclusivo su invito domani martedì 13 febbraio alla presenza del Ministro della Cultura francese Madame Françoise Nyssen e aperta al pubblico dal 14 al 18 febbraio 2018.

Tra le rappresentanti italiane che espongono alla mostra parigina due artiste parmigiane Giovanna Tomasi e Welleda Tomasi Cantù.

Giovanna Tomasi, madrina della corrente artistica denominata "Magmatismo" e prematuramente scomparsa alcuni anni fa, continua a vivere e vivrà per sempre attraverso le sue opere, che grazie alla madre vengono esposte in importanti kermesse artistiche in Italia e all'Estero.

Art Capital è allestita in uno dei più bei palazzi storici di Parigi, il Grand Palais, ed è un evento dinamico e multiforme, come l’arte di Giovanna Tomasi, che ha saputo precorrere i tempi e le modalità di espressione artistica contemporanea.

Giovanna Tomasi con la sua opera “Venere degli Abissi” in esposizione ad Art Capital 2018

Pittori, scultori, incisori, fotografi, architetti, artisti e talenti in genere, si incontrano ogni anno a Parigi dal 1884, anno di fondazione della Società degli Artisti Indipendenti, che da allora organizza il salone.

Giovanna Tomasi, commemorata pochi mesi fa nella Chiesa degli Artisti di Roma a cinque anni dalla prematura scomparsa, partecipa ad Art Capital 2018 con un’opera particolare: la "Venere degli Abissi", creata con reti, conchiglie, stelle marine magmate tra di loro e ricoperte d'oro.

L’artista parmigiana, a pieno titolo è considerata la fautrice della corrente artistica denominata “Magmatismo”, che consiste nel “magmare” appunto gli oggetti del vivere quotidiano, i momenti della vita, fissandoli con l'oro, l'argento e il rame.

Quel “ferma l’attimo” o “carpe diem” che permette di cogliere e immortalare un istante, una sensazione, un vissuto, per renderlo eterno e fruibile nel tempo.

Tante le sue partecipazioni ad importanti eventi artistici parigini: oltre ad Art Capital, varie edizioni del Salon du Patrimoine Culturel che si tiene al Carousel du Louvre, ma anche esposizioni a Montecarlo, Firenze e Roma, diventata la sua residenza principale negli ultimi anni.


Un particolare dell'opera di Giovanna Tomasi esposta ad Art Capital 2018

Giovanna Tomasi è figlia d’arte, cresciuta in un ambiente stimolante e ricco di ispirazioni artistiche.

La madre, Welleda Tomasi Cantù, sensibile pittrice di origine parmigiana, ma proiettata da sempre in una dimensione metafisica, propone nei suoi quadri olio su tela soprattutto natura e soggetti floreali, in particolare dipinge girasoli, a cui è particolarmente legata.

La pittrice Welleda Tomasi Cantù

Per la partecipazione ad Art Capital 2018 Welleda Tomasi Cantù ha dipinto un quadro che raffigura un bosco autunnale, dal titolo "Il bosco incantato", che ha già iniziato a perdere il manto di foglie per dar spazio ai colori tenui dell’autunno. 

Rappresenta lo scorrere del tempo e della vita, che a volte costringe a fermarsi e a prendere un momento di riflessione, a fare un bilancio e a riflettere sul nostro futuro.

L'opera in esposizione al Grand Palais di Welleda Tomasi Cantù – “Il bosco incantato” – olio su tela, 100x80 cm, anno 2018

Welleda Tomasi Cantù annovera importanti esposizioni in Italia, ma soprattutto all'estero, oltre a Montecarlo Parigi che frequenta annualmente dal 2006, anche a New York con un appuntamento fisso che la vede protagonista ad aprile di ogni anno.

Rientrare nel parterre degli artisti che espongono al Grand Palais, non solo è motivo di orgoglio per la pittrice parmense, ma le consente di continuare ad esporre anche le opere della figlia Giovanna, a mantenere in vita il suo ricordo e a sentirla sempre presente.

La kermesse artistica parigina Art Capital è visitabile mercoledì 14, venerdì 16 e domenica 18 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 20.00, giovedì 15 e sabato 17 febbraio 2018 dalle 11.00 alle 22.00

Francesca Caggiati

sabato 10 febbraio 2018

ALLA FONDAZIONE ADOLFO PINI LA PRIMA MOSTRA PERSONALE A MILANO DELL’ARTISTA LEONARDO PELLICANO’: SHEDDING ALL THE DEAD WOOD


ALLA FONDAZIONE ADOLFO PINI LA PRIMA MOSTRA PERSONALE A MILANO DELL'ARTISTA LEONARDO PELLICANO':

SHEDDING ALL THE DEAD WOOD

16 febbraio 2018 – 9 marzo 2018
Opening: 15 febbraio 2018 ore 18.30
Fondazione Adolfo Pini – Corso Garibaldi 2, Milano

Dal 16 febbraio al 9 marzo 2018 la Fondazione Adolfo Pini presenta Shedding all the dead wood, la prima mostra personale a Milano di Leonardo Pellicanò, che raccoglie i nuovi lavori pittorici del giovane artista, realizzati negli ultimi mesi tra Milano, Roma e Bruxelles.

Con questa nuova mostra la Fondazione prosegue il proprio percorso dedicato all'arte contemporanea, sotto la guida di Adrian Paci, con l'obiettivo di porsi quale luogo di incontro e valorizzazione della scena dell'arte giovanile nazionale e internazionale a Milano. 

Quello proposto da Pellicanò è un viaggio nell'alterità, un viaggio dove la dimensione intima si fonde con l'esplorazione di luoghi archetipici: nelle opere esposte all'interno della galleria al piano terra della Fondazione Adolfo Pini, l'artista si manifesta come un cacciatore che si aggira all'interno di territori sconosciuti, che appaiono ora rassicuranti come un giardino dell'Eden pieno di risorse, ora come un buio sottobosco in cui ci si smarrisce. 

Shedding all the dead wood è un percorso che si snoda in un territorio metaforico, dove gli scenari onirici e narrativi rappresentati nei dipinti alludono a luoghi e spazi altri, con la sottostante idea di un paesaggio naturale non intaccato dalla civiltà

L'opera è attraversata dalla presenza dell'artista, centro focale della visione e soggetto nomade all'interno del mondo da lui generato. Dai dipinti di Pellicanò emerge l'atmosfera triviale dei quadri raffiguranti scene di caccia, investite di una propria intima e specifica carica emotiva. È una grande messa in scena che agisce come metafora del processo stesso della creazione artistica.

"Quello che si attua tramite l'entrata in questo territorio inesplorato è quasi un rito iniziatico, la messa in atto delle fasi strutturali dell'individuazione; lo smarrimento, il vagabondaggio, la ricerca, l'incontro, l'azione eroica, il ritorno a casa", afferma l'artista. 

Osservando i lavori di Pellicanò, si percepisce un continuo contrasto tra un dramma sottostante e un atteggiamento ironico, beffardo e celebrativo, si avverte una lieta amarezza in questa giocosità, dove l'ideale romantico è spesso ridicolizzato. 

Nel dipinto "Sunrise/Sunset" ad esempio, un levriero, nobile cane da caccia, rivestito da un'armatura dorata, salta speranzoso verso l'orizzonte. Nella superficie del legno sottostante, emerge un ammasso informe di corpi animali, un presagio di una possibile catastrofe.

Pellicanò utilizza il medium pittorico con serietà e distacco, mettendolo continuamente in discussione con sperimentazioni tramite la pratica del collage, dello spray e l'utilizzo di materiali di recupero

Ad esempio, Il dipinto "My mother won't stop smoking" si presenta come una effigie della madre, un ritratto generato da un'immagine assente. Presentato tramite un display rudimentale, esso richiama l'idea di uno scenario naturalistico. Le fantasie dei luoghi evocati sono infatti presenti nel materiale stesso delle opere, che si aprono nello spazio in un intreccio di silenziose intese.


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Liu Bolin. The invisible man > la mostra arriva a Roma con degli scatti inediti > dal 2 marzo al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini


Liu Bolin. The invisible man
 
2 marzo - 1 luglio 2018
Complesso del Vittoriano - Ala Brasini, Roma


La prima grande mostra in Italia dedicata a Liu Bolin, l'artista cinese definito "l'uomo invisibile" per le sue straordinarie perfomances nell'arte del camouflage.
Amatissimo dal pubblico internazionale sarà celebrato
al Vittoriano con una grande mostra antologica attraverso l'esposizione di oltre 70 opere.

    
Sala del Trono, Reggia di Caserta, 2017 - Courtesy Boxart, Verona
Colosseo n°2, Roma, 2017- Courtesy Boxart, Verona



È il 2005: l'amministrazione di Pechino ordina di abbattere il quartiere Suojia Village, dove risiedono molti artisti critici con il governo. Liu Bolin, classe 1973 e ai suoi esordi come artista, si mimetizza con le macerie del suo studio, si fa fotografare e divulga la foto dando il via a una protesta silenziosa e "trasparente", riscuotendo allo stesso tempo un inaspettato successo.


Inizia così la straordinaria carriera di uno degli artisti contemporanei più talentuosi e interessanti, capace di nascondere forti messaggi sociali attraverso immagini apparentemente semplici, in una sintesi di molteplici linguaggi quali la pittura, l'installazione e la fotografia.


Le sue performance vogliono essere un messaggio forte e chiaro di ciò che accade nel presente, tra il peso della storia e le conseguenze del progresso.

Nel tempo Liu Bolin si fa fotografare davanti ai più importanti monumenti del mondo, a librerie, a scaffali dei supermercati, a opere d'arte, a montagne di rifiuti e tra gli immigrati; la sua fama cresce fino a quando le sue immagini diventano un'icona per i grandi brand: uno per tutti Moncler, che utilizza per diverse stagioni un camouflage di Liu Bolin per pubblicizzare il proprio marchio, ma anche Tod's, Ferrari e molti altri.

La mostra al Vittoriano racconta la storia di Liu Bolin, dalla prima perfomance a Pechino fino agli scatti più recenti del 2017 alla Reggia di Caserta e al Colosseo, appositamente realizzati per la mostra romana e qui esposti in anteprima mondiale.

Con il patrocinio della Regione Lazio e Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale e quello della Fondazione Italia Cina, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Galleria Boxart, ed è curata da Raffaele Gavarro.

Sponsor Generali Italia, sponsor tecnico Trenitalia.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.


Orario apertura
dal lunedì al giovedì 9.30 - 19.30
Venerdì e sabato 9.30 - 22.00
Domenica 9.30 - 20.30
(la biglietteria chiude un'ora prima)

Biglietti
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00

Informazioni e prenotazioni gruppi
T. + 39 06 8715111



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martedì 6 febbraio 2018

"Amare" Mostra collettiva

"Amare" Mostra collettiva di 16 artisti dal 10 al 17 Febbraio 2018. 


Fusione di colori ed emozioni tra il contemporaneo, l'astratto ed il figurativo.. 


Il tema l'amore in tutte le sue sfaccettature. 

Ospite la poetessa Tania Scavolini che leggerà alcune poesie sul tema.


Curatrice della mostra la Maestra d'arte Brunella Nonnato.


Vi aspettiamo tutti al vernissage sabato 10 Febbraio ore 1730 presso la galleria Frammenti d'arte Monteverde Vecchio.


Aperitivo di benvenuto. 


Entrata libera.



Direzione artistica
Romina de Lisio
Frammenti d'arte Monteverde Vecchio
Via Arturo Colautti 6/8
00152 Roma

Cell. 3470744067


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sabato 27 gennaio 2018

Mostre: AK-47 - La violenza della Cina post-maoista nello sguardo di Zhang Dali - Arte Fiera Art City Bologna

AK-47, o della violenza
Lo sguardo di Zhang Dali sulla Cina contemporanea

Dall'1° al 4 febbraio, in occasione di ArteFiera 2018, alla Biblioteca d'Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale, sarà in mostra uno dei dipinti-simbolo dell'artista cinese.

In attesa della prima mostra antologica Meta-Morphosis. Zhang Dali, che aprirà al pubblico il prossimo 22 marzo a Palazzo Fava.



Il primo piano di un volto di fanciullo impassibile, derubato di qualsiasi traccia di emozione, emerge da un mosaico di pochi essenziali colori. 

Solo avvicinandosi alla grande tela si scopre la natura dei tasselli del mosaico: AK-47, la sigla del fucile automatico progettato da Michail Kalashnikov, da cui il nome abbreviato AK (Avtomat Kalashnikova) prodotto per la prima volta in Unione Sovietica nel 1947. 

Il simbolo universale di guerre, insurrezioni, criminalità in tutto il mondo diventa la materia stessa di cui è permeata l'esistenza.

In mostra nella Biblioteca d'Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale (via Nazario Sauro 20/2), il dipinto della serie AK-47 sarà esposto dall'1 al 4 febbraio in occasione diArteFiera 2018 – ART CITY Bologna.

È una delle opere più rappresentative di Zhang Dali, uno degli artisti cinesi contemporanei più noti sulla scena internazionale: pittore, scultore, performer, fotografo, nonché padre della graffiti art in Cina, arte di strada che conobbe per la prima volta proprio a Bologna, dove arrivò nel 1989 subito dopo i tragici fatti di Piazza Tienanmen, restandovi fino al 1995. 

L'opera esposta a San Giorgio in Poggiale è il teaser della prima mostra antologica dell'artista, che Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Genus Bononiae gli dedicheranno a partire dal prossimo 22 marzo a Palazzo Fava.
 
AK-47 è un'opera che rappresenta il cuore della poetica di Zhang Dali e del suo modo di concepire l'arte come una lente che indaga la realtà circostante, in grado di sollevare domande sulla drammaticità del reale. 

Nel caso dell'artista lo sguardo è quello – profondamente umano e partecipe - sulla Cina post-maoista e sulle sue contraddizioni, sui rapidissimi cambiamenti che la crescita esplosiva del capitalismo ha portato con sé negli ultimi trent'anni, dalle condizioni di vita dei lavoratori ridotti alla serialità all'incessante urbanizzazione  che fagocita la tradizione.   

"Realismo estremo" quello di Zhang Dali - secondo la fortunata espressione di Yu Ke, caporedattore del mensile Contemporary Artist e professore alla Sichuan Academy of Fine Arts – in quanto artista che "si fa interprete del dovere dell'arte contemporanea di esprimere il dubbio sulla brutalità che permea la vita".

La sigla AK-47 era già stata utilizzata da Zhang Dali come firma dei suoi graffiti negli anni Novanta, primo artista cinese a utilizzare in patria questa forma espressiva appresa proprio a Bologna. 

La genesi dei grandi acrilici della serie AK-47 la racconta lo stesso artista: "Nel 2000 andai in Piazza Tienanmen perché pensavo che ci fossero dei fuochi d'artificio e un'atmosfera piuttosto festosa per celebrare l'arrivo del nuovo millennio. Solo dopo che ci eravamo avvicinati alla piazza ci rendemmo conto che i fuochi erano al Millennium Museum. Nei pressi della piazza un poliziotto mi disse in modo brusco di levarmi di torno e  non fermarmi. D'un tratto l'atmosfera festosa era stata distrutta. Tornato a casa iniziai a dipingere. AK-47 è un simbolo di violenza. Ho usato questo simbolo per vedere attraverso il volto che vidi quella notte. Volevo dipingere proprio quel tipo di volti, e così ho continuato finora".
 
L'Artista
Zhang Dali (Harbin, 1963) è uno dei più noti artisti contemporanei cinesi. Impegnato nelle tematiche della trasformazione storica, sociale ed economica della Cina negli ultimi trent'anni, ha utilizzato diverse tecniche espressive: graffiti, pittura, stampa, scultura, fotografia, installazioni e performance. Obiettivo della sua arte è raccontare il cambiamento, instaurando un dialogo con la città e con i suoi abitanti. 

Lavorando con un'ampia varietà di strumenti - dall'arte urbana alle foto storiche di archivio, fino alle installazioni su larga scala - i ritratti di Zhang Dali documentano la storia sociale contemporanea di una cultura in radicale sviluppo e trasformazione. 

I suoi lavori, esposti nelle più importanti gallerie e musei di tutto il mondo – dal MoMa di New York al British Museum, dalla Saatchi Gallery di Londra allo Smart Museum di Chicago.  Ha ottenuto le copertine di Time Magazine e di Newsweek.
 
Zhang Dali | AK-47
Biblioteca d'Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale
via Nazario Sauro 20/2, Bologna
Nell'ambito di ArteFiera segnalato da ART CITY Bologna

Orari
giovedì 1 e venerdì 2 febbraio h.10 – 17 | sabato 3 febbraio h. 10 – 24 | domenica 4 febbraio h. 10 - 19



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