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Pino Boresta Cesare Pietroiusti Paolo Residori
a cura di Claudia Colasanti
inaugurazione: venerdì 11 febbraio dalle ore 18.30
11 febbraio - 5 marzo 2011 (dal martedì al sabato ore 17 - 20)
FUMO è una mostra a tre - un confronto fra autori di area concettuale - che si configura come un dialogo su un tema scomodo, a prima vista non centrale e non del tutto ‘estetico’ e piacevole. Il fumo, anche e soprattutto quello emesso dal tabacco contenuto nelle sigarette, è per taluni un vizio, un’abitudine, ma può diventare una compulsione, un tic, una gestualità perversa, una vera e propria malattia.
Per Paolo Residori, cui si deve l’intuizione della mostra, la sigaretta (e il suo residuo, il mozzicone) rappresenta un assillo quotidiano, diventato con il tempo un tappeto visivo deformato. La sua ossessione si è mutata nella consapevolezza di voler identificare un colpevole definitivo nel corpo di quel frammento maleodorante. La ‘cicca’ diventa, nella grande installazione realizzata appositamente per gli spazi della galleria e negli scatti fotografici (composti e organizzati grazie ad una paziente raccolta di scarti inquinanti), la testimonianza di un delitto, l’emblema del male, della dipendenza, di gran parte dell’inquinamento globale del pianeta.
Sigarette consumate e mozziconi sono al centro anche del prelievo di Pino Boresta, che anni fa realizzò il R.A.U. (Ritrovamenti Arteologici Urbani), intervento che consisteva nel recupero di reperti fra i microrifiuti urbani delle strade di Roma. Boresta, che è un non-fumatore, in mostra attenderà che i visitatori fumatori gli consegnino il loro ultimo mozzicone e fornirà loro un certificato autografato, con la scritta “..SOLO PER FUMATORI… QUESTA NON è LA MIA ULTIMA SIGARETTA”.
Un approccio distante dai precedenti, che riesce a tradurre una sostanza residua come il fumo di candela in un’astrazione poetica, è quello di Cesare Pietroiusti. Si tratta di una serie di disegni su carta (una parte di cento esemplari numerati e firmati) densi di toni fra il grigio e il marrone scuro, i cui proventi verranno interamente devoluti all’Associazione Alzheimer di Roma.
La ricerca artistica di Cesare Pietroiusti (Roma, 1955) esprime interesse per le situazioni paradossali o problematiche nascoste nelle pieghe della ordinarietà dell'esistenza - pensieri che vengono in mente senza un motivo apparente, piccole preoccupazioni, quasi-ossessioni considerate troppo insignificanti per diventare motivo di analisi, o di auto-rappresentazione.Tutto ciò lo ha portato ad esplorare scelte e intenzioni formulate da altri, nonché a cercare di fare proprie tali scelte altrui. Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato soprattutto sul tema dello scambio e sui paradossi che possono crearsi nelle pieghe dei sistemi e degli ordinamenti economici. A partire dal 2004 ha distribuito gratuitamente decine di migliaia di disegni individualmente prodotti e firmati; venduto storie; ingerito banconote al termine di un’asta per poi restituirle al legittimo proprietario dopo l’evacuazione; organizzato ristoranti in cui al termine del pasto, invece di pagare, si ricevono i soldi del prezzo del cibo scritto sul menu, allestito mostre in cui le opere sono in vendita non in cambio di denaro, ma delle idee o delle proposte dei visitatori.
Paolo Residori è nato a Roma nel 1953, città dove vive e lavora. La sua visione geometrica del mondo deriva dalla grafica editoriale, che lo impegna sul versante lavorativo. Dopo il 2000 la sua pittura si sposta dalla struttura del ritmo scandito a nuove modalità espressive. Una produzione da cui emerge anche una tendenza meditativa, sempre più collegata a soggetti sociali: le grandi forme astratte sono rappresentazioni di un reale contraddittorio e sfaccettato. Un atteggiamento quasi spregiudicato nell’ignorare mode e tendenze, che gli ha permesso di guardare con interesse in tante direzioni per poi imboccare esclusivamente la strada dell’istinto. Lo stesso motivo che lo spinge, in questo periodo, a misurarsi con nuove forme installative: come nella pittura non ha mai smesso di rinnovarsi, ora l’urgenza di esprimere un’emergenza sociale non più trascurabile crea un sorprendente incontro con la tridimensionalità. Nata da uno stato di irrequietezza mentale nei confronti del crescente degrado ambientale, Residori ora crea metafore visive di grande impatto, che si esplicitano in un’incisiva critica ideologica nei confronti del consumismo. Una scelta rilevante, che lo induce a presentare materiali tra i più imprevedibili, e che sancisce il delicato passaggio che intercorre tra l'idea e la sua realizzazione.
R.A.U. (Ritrovamenti ARTEologici Urbani)
Ho realizzato il mio primo R.A.U. (Ritrovamenti ARTEologici Urbani) il 5 e il 10 luglio 1995, partendo dalla fontana della Barcaccia in piazza di Spagna (alle ore 18,30) e in tutta la zona del tridente nelle vie sotto elencate. Un intervento che consisteva nel recupero di reperti fra i microrifiuti urbani delle strade di Roma. Gli oggetti trovati sono stati in un primo tempo riuniti in vari sacchetti a seconda del luogo di ritrovamento (piazza o via) e in seguito assemblati e incollati su vari cartoncini (anch’essi di recupero) sempre divisi secondo il luogo del ritrovamento. Fra essi sono state rinvenute numerose cicche di sigaretta.
Le vie e le piazze interessate sono state le seguenti:
piazza di Spagna via delle Carrozze
via del Babuino via della Croce
via Margutta piazza del Popolo
via del Corso via Vittoria
piazza Augusto Imperatore via dei Greci
via di Ripetta via di S. Giacomo
via Condotti via Gesù e Maria
via Borgognona via Laurina
via Frattina via della Fontanella
via della Vite via della Mercede
Pino Boresta
Roma, gennaio 2011
Pino Boresta Biografia
Nato nel 1962 a Roma, vive e lavora a Segni. Dopo una formazione essenzialmente da autodidatta, che lo ha portato ad avere esperienze anche nel campo della moda, comincia la sua attività propriamente artistica alla metà degli anni '90, a Roma.
La sua opera si caratterizza per la sua capacità di affrontare temi che, pur nella loro complessità, si riferiscono e si rispecchiano nella quotidianità di ciascuno di noi. Intento dichiarato dell'arte di Boresta è infatti proprio quello di comunicare, interessare e coinvolgere il maggior numero di persone possibili, nel tentativo di realizzare delle operazioni artistiche che escano dal circuito chiuso all'interno del quale vive l'arte contemporanea, per rivolgersi ad un pubblico più ampio, non necessariamente preparato ed interessato all'arte. Il suo ambito privilegiato di intervento è la vita di tutti i giorni di tutti gli uomini e le donne non illustri: l'obbiettivo è quello di scardinare luoghi comuni, abitudini e convenzioni sociali, per inserire una piccola crepa nel tessuto delle nostre azioni quotidiane, ormai ripetute e meccaniche, e pertanto non più pensate. La maggior parte degli interventi di Boresta ha luogo all'interno dello spazio urbano, dove più evidenti si fanno i meccanismi coercitivi del quotidiano: con la sua opera Boresta ci sprona a sperimentare interazioni sociali differenti, a modificare la nostra percezione dello spazio urbano, a vivere diversamente la città. Per questo Boresta punta in ogni suo intervento a coinvolgere il maggior numero possibile di persone, perché da spettatori e fruitori passivi dell'arte possano diventarne protagonisti, riscoprendo così che l'arte contemporanea non è qualcosa solo per gli addetto ai lavori, ma che anzi può e deve comunicare con il maggior numero di persone possibile.
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