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martedì 18 gennaio 2011
FRANCESCO TORALDO, composizioni musicali
A partire da sabato 19 marzo 2011, nell’ambito della quarta edizione del progetto BANCARTIS indetto dalla BCC Mediocrati di Rende, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) dedicherà un’ampia personale a Francesco Toraldo, artista dotato di una grande forza espressiva, i cui quadri – vere e proprie deflagrazioni cromatiche – possono essere paragonati a delle improvvisazioni jazzistiche tanto raffinate quanto vigorose.
Nato a Catanzaro nel 1960, Toraldo è un pittore la cui peculiarità espressiva è data da un suggestivo e coinvolgente intreccio di narrazioni figurative che non provengono tanto da un progetto precostituito, quanto da un ardore guidato dalla memoria e dalle emozioni. Dalla biografia di questo artista si evince un certo spirito ribelle. A suo tempo, infatti, egli non ha voluto portare a termine gli studi accademici, che gli sono comunque stati utili come base di apprendistato. Il suo vero maestro è stato il padre Enzo, anch’egli pittore, il quale ha saputo infondergli l'amore istintivo per una figurazione forte e calibrata. Le capacità espressive di Francesco Toraldo si effondono nella sua opere con gli effetti vibrati di colori primari e puri che sono evidenti sintomi di un animo che non ama certo tenere sotto controllo la propria fantasia, interpretando il mondo attraverso il filtro delle emozioni; un pittore dotato di un’estrema sensibilità per la rivelazione del particolare inserito in un contesto visivo dove prevale un espressionismo venato di dolcezze post-romantiche.
La collezione di oltre trenta dipinti che faranno parte della mostra offre la quintessenza dell’arte di Toraldo. A colpire immediatamente lo sguardo dello spettatore sono i colori brillanti degli strumenti musicali, esaltato dal contrasto con le mani bianche dei musicisti che sembrano volare sopra di essi, sfiorandoli e sfumando nel passaggio tra le note quasi fossero fatte di polvere di gesso. Il tutto da vita ad una figurazione calda intrisa di vibrazioni, di palpiti e di passione, fatta di un’immediatezza segnica che sembra nascere direttamente dal colore, senza la necessità di un disegno preparatorio. Il dipinto si genera dall’intreccio istintivo dei colori sulla tela che scaturisce in un’opera informale su cui, successivamente, il pittore costruisce le sue magnifiche figurazioni astratte. Francesco Toraldo ha tradotto la sensibilità Fauve, lo studio sul movimento tipico dei Futuristi – e di Balla in particolare –, i visi espressionisti leggermente deformati, in una capacità tutta personale di dipingere la musica, di fare del jazz con gli strumenti della pittura, perdendosi in raffinati assoli fatti di esplosioni cromatiche e tempeste segniche.
FRANCESCO TORALDO, composizioni musicali
Luogo: MACA – Museo Arte Contemporanea Acri Piazza G. Falcone, 1 – 87041 Acri (Cs)
Curatori: Boris Brollo e Federico Bria
Vernissage: 19 marzo 2010 ore 18:00
Periodo: dal 19 marzo al 29 maggio 2011
Orario: dal martedì alla domenica, 9-13 e 15-19; lunedì chiuso
info: Museo tel. 0984953309; Ufficio stampa tel. 0119422568,
maca@museovigliaturo.it, www.museovigliaturo.it
lunedì 17 gennaio 2011
LA PERSONALE DI FRANCESCO VISALLI - "REALTÀ ALTERNATIVA"
Inaugurazione giovedì 20 gennaio 2011 alle 19.30 Casa Cetus, Via Ruderi di Torrenova, 39 (uscita 18 GRA - Casilina) Roma
Cetus rinnova l'appuntamento con l'arte italiana emergente con la personale del talentuoso artista Francesco Visalli, a cura di Francesco Melidoni. Le sue opere mostrano lo spirito libero dell'arte. Le sue forme e geometrie sono definite da una sottile linea bianca che corre tra colori i quali non si toccano mai, linea che è lasciata dalla tela, perché è la tela che disegna il dipinto; le sue figure fintamente serafiche sono un sottile diaframma tra l'occhio dello spettatore e l'animo del creatore che, come a nascondersi da se, "vuole" smorzare il vortice dei suoi drammi e delle sue vittorie
dietro quelle forme lontane e un po' assenti; oppure il lanciarsi con coraggio verso nuovi orizzonti infiniti, dove dietro un cielo c'è un altro cielo, scenari di una cosmica realtà. Ottiene opposti risultati, come potrebbero essere una calma urlata a squarciagola, una gelida arsura, una vorticosa immobilità. I suoi quadri, senza la sua partecipazione, rendono manifesta la sua vita passata e futura, un turbinio di spasimi e tormenti vissuti come dalla parte sbagliata di un binocolo, sempre spostati un po' più in la dal cuore, in una "Realtà Alternativa".
La mostra personale di Francesco Visalli, che inaugurerà al pubblico il 20 gennaio 2011 alle 19.30, si pone all'interno della rassegna che in quattro anni ha valorizzato oltre cinquanta artisti, suscitando notevole interesse da parte del pubblico e della critica.
La location, questa volta, sarà la sede centrale di Cetus, in via Ruderi di Torrenova, 39 (zona Casilina) Roma. Tra ambientazioni scenografiche e un arredamento particolare realizzato con mobili di design, il mondo dell'arte trova il palcoscenico ideale per mettersi "in mostra".
Con tale esposizione Cetus conferma il suo impegno nel valorizzare l'arte visiva in tutte le sue forme. L'iniziativa, infatti conferma la particolare attenzione che Cetus rivolge ai vari mezzi di
comunicazione per trasmettere la propria filosofia di vivere spazi e ambienti in modi sempre nuovi e alternativi.
La mostra, inoltre, sarà aperta al pubblico dal 20 gennaio al 22 febbraio 2011, dal martedì al sabato, dalle ore 9.30 alle ore 13 e dalle 15.30 alle 19.30.
Info: Casa Cetus - Via Ruderi di Torrenova, 39 - Roma. Tel. 06-20071
L'ARTISTA
Francesco Visalli nasce nel 1960, figlio di un impiegato delle poste e una maestra. Cresce in uno dei quartieri più poveri e malfamati di Roma, quel "Borghetto Prenestino" reso noto dai ragazzi di vita di Pierpaolo Pasolini. A 14 anni perde il padre e questo evento segnerà profondamente la sua vita. Francesco è figlio unico ed è costretto a cercarsi un lavoro per sostenere la madre e pagarsi gli studi. Uno dei professori della scuola per geometri che frequenta gli trova un impiego presso il suo studio, permettendogli così di iscriversi alla facoltà di architettura e, all'età di 19 anni, di andare a vivere da solo. Francesco è determinato, ma è anche molto giovane, il lavoro, lo studio e la casa esigono impegno e sacrifici, la laurea, che gli porterà una vita migliore, è lontana e lui si sente rabbioso. Spaventato e così solo, ha paura, ma preferisce non ascoltarsi e cerca il rumore del sesso, della droga e delle cattive amicizie, diventa un estremista politico. Poi, a 21 anni, s'innamora di una donna e la segue a Los Angeles: è solo la prima delle tante trasformazioni che si succederanno nella sua vita. La donna che ama è ricca e lui vive tra gli agi, continua a lavorare e completa gli studi fino a che non sente che lei e la sua ricchezza lo soffocano e allora molla tutto e torna a Roma, dove libero e finalmente laureato, può ricominciare allestendo uno studio in casa e dedicandosi totalmente al suo lavoro. A 25 anni, incontra finalmente la donna che sarà il suo grande amore, la sposa e con lei da inizio ad una ricerca spirituale che lo segna profondamente e gli permette di trovare nella fede cattolica il senso profondo della sua vita. Il coraggio, la fede e la grande forza dell'unione matrimoniale, gli permettono di spalancare la sua vita professionale al successo; nasce la sua prima società di progettazione, con la quale realizza grandi opere in Italia ed all'estero, poi, ancora da solo, fonda altre due società. Sono gli anni delle grandi vittorie, delle fortune economiche, della stima e degli omaggi ricevuti da tanti, sempre accompagnato da una fede profonda e dall'amore per la sua donna. E sono anche gli anni di miracoli che mai avrebbe sognato, come i tre figli avuti con la moglie, anche se che la medicina ufficiale lo considera completamente sterile. Poi a 43 anni tutto finisce, una cocente delusione perde Francesco che non ha più fede, vede tutto rompersi e lascia la moglie: sono gli anni dell'esilio. Francesco continua il suo lavoro ma sa di non essere libero, sperimenta delusioni, fallimenti e frustrazioni, malattie e solitudine, poi abbandona la partita e chiude tutto, trascorrendo il suo tempo facendo niente: ormai ha 50 anni e ha
vissuto troppo, perché continuare se tutto è finito? Ecco la notte più buia. Ma in quella notte dell'11 ottobre 2009 tutto cambia di nuovo. Francesco prende in mano una penna e inizia a disegnare cose mai viste prima, disegna tutta la notte, il giorno dopo e la notte successiva e continua così per giorni e giorni. Come guidata da qualcosa di divino, la mano di Francesco, felicemente libera da lui, corre veloce sulla carta bianca e scopre disegni fantastici. Sotto le sue mani esplodono i colori e insolite
geometrie prendono vita. Dopo poche settimane i disegni diventano dipinti, la tecnica pittorica gli è sconosciuta ma lui la impara dipingendo, scoprendosi dentro uno stile che ha già espressioni e
confini molto precisi e che è il suo stile. Ogni quadro è una nuova scoperta, e lui, volutamente, non si documenta, non studia, non vuole apprendere da altri, non guarda ai grandi maestri, perché non
vuole essere condizionato da chi lo ha preceduto. Visalli lavora come un vulcano in eruzione, disegna e dipinge incessantemente quello che l'istinto gli detta, passa attraverso le classiche fasi
creative, dal disegno e poi alla scelta e applicazione del colore, senza lasciarsi intralciare dall'intelletto, senza nessuna mediazione, quasi in trance. Nei suoi quadri il rapporto tra le forme e le combinazioni cromatiche, è figlio di un equilibrio mai cercato e ogni volta trovato fortuitamente. Come se scartasse ogni tela per scoprire i colori che, già presenti, aspettano solo di essere rivelati
da lui. Rimane sbalordito davanti al quadro finito che improvvisamente gli si mostra, come fosse un nuovo frammento, appena scoperto, di quella terra sconosciuta che è questa nuova strana realtà che sta vivendo. Visalli non ha ponderato e scelto di dipingere come alternativa alla passata professione, è la pittura, che irrompendo nella sua vita, ha scelto lui.
DADAMAINO. MOVIMENTO DELLE COSE | Galleria Dep Art, Milano (MI) | 18 FEBBRAIO – 30 APRILE 2011
via Mario Giuriati, 9 - 20129 Milano
DADAMAINO
"MOVIMENTO DELLE COSE"
A CURA DI ALBERTO ZANCHETTA
18 FEBBRAIO – 30 APRILE 2011
inaugurazione venerdì 18 febbraio ore 18.00
catalogo in galleria
Attraverso una ventina di opere, di medio e grande formato, la galleria Dep Art di Milano rende omaggio alla figura e all'opera di Eduarda Emilia Maino (Milano, 1930-2004), in arte Dadamaino, eclettica protagonista del dopoguerra, vicina – già a partire dalla fine degli anni Cinquanta – al gruppo degli spazialisti italiani e alle gravide sperimentazioni di coevi movimenti internazionali. L'esposizione, curata da Alberto Zanchetta, mette a fuoco il ciclo del Movimento delle cose, un "macrocosmo" metafisico e rarefatto dove minutissimi tratteggi si aggregano e si disperdono in un andamento fisiologico e fluttuante. Nel suo peculiare excursus, partendo da un'iniziale unicità del gesto e da una poetica di sottrazione, Dadamaino passa ben presto ad un concetto di moltiplicazione e di affastellamento che, attraverso soluzioni e materiali sempre più innovativi, dà vita ad un ricco corpus incentrato sull'inconscio e sulla ricerca del segno. Fin dai primi Volumi, passando per gli Inconsci Razionali e gli Alfabeti della mente, sino ai più recenti Movimenti delle cose, emerge la prorompente capacità dell'artista di perpetuare in tutti i suoi lavori una raffinata leggerezza.
GALLERIA DEP ART
via Mario Giuriati, 9 - 20129 Milano
Tel/Fax +39 02 36535620
Orario: dal Martedì al Sabato dalle 15 alle 19
Mattina e Festivi su appuntamento
Ingresso libero
mercoledì 12 gennaio 2011
Aldo Mondino al MACA di Acri. Fino al 20 febbraio.
Fino al 20 febbraio 2011, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) dedicherà una personale al grande artista torinese Aldo Mondino, senza dubbio uno degli artisti italiani più eclettici della sua generazione, tra i principali protagonisti della sorprendente stagione creativa degli anni Sessanta del capoluogo piemontese. Poliedrico, dotato di una vasta e profonda cultura internazionale, di uno sguardo ironico capace di partorire doppi sensi eleganti e raffinati, e, soprattutto, di una curiosità instancabile, Mondino non ha mai cessato di reinventare se stesso e la propria arte durante tutto l’arco della sua carriera. Il suo percorso artistico è stato segnato da un fluire costante di ispirazioni sempre nuove, di influenze disparate che l’artista è stato in grado di assorbire, metabolizzare e successivamente riproporre attraverso il suo stile originale ed inconfondibile; dai primi passi parigini mossi presso l’Atelier 17 del pittore surrealista ed espressionista William Heyter, e gli studi sul mosaico fatti sotto la guida del futurista Gino Severini, per poi passare attraverso una fase citazionista dai forti richiami pop, e il successivo periodo orientalista nato negli anni Settanta con la serie King e proseguito con quella dei Dervisci e con le sperimentazioni formali estrose ed audaci. Proprio questo suo essenziale gusto per lo studio manipolatorio di materiali e medium artistici innovativi, ma mai distaccati dalla realtà quotidiana – sua fonte di ispirazione primaria sin dai tempi delle frequentazioni dell’artista con il gruppo dei poveristi –, lo ha portato a realizzare le famose sculture in cioccolato e zucchero di canna, o le opere fatte con confezioni di torrone, selle da cavallo o aringhe affumicate.
A cinque anni dalla sua morte, il MACA – grazie alla collaborazione con la Fonderia di Walter Vaghi e con il patrocinio dell’Archivio Mondino – ospita nei suoi spazi una collezione di venti opere di grandi dimensioni, tra sculture e dipinti, in grado di veicolare alla perfezione il carattere poliedrico, arguto ed esotico del grande artista torinese.
Riecheggiando un verso di Arthur Rimbaud, anche Mondino potrebbe essere definito un “maestro di fantasmagorie”, un artista che attraverso le sue opere affascinanti, ironiche e seducenti, sembra rivolgersi al suo pubblico come faceva il poeta francese in Una Stagione all’Inferno: “Ascoltate!... Ho tutti i talenti!”
Mostra: ALDO MONDINO. Maestro di Fantasmagorie
Curatore: Boris Brollo
Luogo: MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)
Palazzo Sanseverino – Piazza Falcone, 1, 87041, Acri (Cs)
Vernissage: 20 novembre 2010 ore 18:00
Periodo: dal 20 novembre 2010 al 20 febbraio 2011
Orari: tutti i giorni tranne il lunedì; h:9-13 15-19
Info: museo tel. 0984953309; ufficio stampa tel. 0119422568; maca@museovigliaturo.it; www.museovigliaturo.itFUMO
Via Paolo Emilio 28, 00192 Roma
Tel. +39 06 3243513
www.centroluigidisarro.it
info@centroluigidisarro.it
Pino Boresta Cesare Pietroiusti Paolo Residori
a cura di Claudia Colasanti
inaugurazione: venerdì 11 febbraio dalle ore 18.30
11 febbraio - 5 marzo 2011 (dal martedì al sabato ore 17 - 20)
FUMO è una mostra a tre - un confronto fra autori di area concettuale - che si configura come un dialogo su un tema scomodo, a prima vista non centrale e non del tutto ‘estetico’ e piacevole. Il fumo, anche e soprattutto quello emesso dal tabacco contenuto nelle sigarette, è per taluni un vizio, un’abitudine, ma può diventare una compulsione, un tic, una gestualità perversa, una vera e propria malattia.
Per Paolo Residori, cui si deve l’intuizione della mostra, la sigaretta (e il suo residuo, il mozzicone) rappresenta un assillo quotidiano, diventato con il tempo un tappeto visivo deformato. La sua ossessione si è mutata nella consapevolezza di voler identificare un colpevole definitivo nel corpo di quel frammento maleodorante. La ‘cicca’ diventa, nella grande installazione realizzata appositamente per gli spazi della galleria e negli scatti fotografici (composti e organizzati grazie ad una paziente raccolta di scarti inquinanti), la testimonianza di un delitto, l’emblema del male, della dipendenza, di gran parte dell’inquinamento globale del pianeta.
Sigarette consumate e mozziconi sono al centro anche del prelievo di Pino Boresta, che anni fa realizzò il R.A.U. (Ritrovamenti Arteologici Urbani), intervento che consisteva nel recupero di reperti fra i microrifiuti urbani delle strade di Roma. Boresta, che è un non-fumatore, in mostra attenderà che i visitatori fumatori gli consegnino il loro ultimo mozzicone e fornirà loro un certificato autografato, con la scritta “..SOLO PER FUMATORI… QUESTA NON è LA MIA ULTIMA SIGARETTA”.
Un approccio distante dai precedenti, che riesce a tradurre una sostanza residua come il fumo di candela in un’astrazione poetica, è quello di Cesare Pietroiusti. Si tratta di una serie di disegni su carta (una parte di cento esemplari numerati e firmati) densi di toni fra il grigio e il marrone scuro, i cui proventi verranno interamente devoluti all’Associazione Alzheimer di Roma.
La ricerca artistica di Cesare Pietroiusti (Roma, 1955) esprime interesse per le situazioni paradossali o problematiche nascoste nelle pieghe della ordinarietà dell'esistenza - pensieri che vengono in mente senza un motivo apparente, piccole preoccupazioni, quasi-ossessioni considerate troppo insignificanti per diventare motivo di analisi, o di auto-rappresentazione.Tutto ciò lo ha portato ad esplorare scelte e intenzioni formulate da altri, nonché a cercare di fare proprie tali scelte altrui. Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato soprattutto sul tema dello scambio e sui paradossi che possono crearsi nelle pieghe dei sistemi e degli ordinamenti economici. A partire dal 2004 ha distribuito gratuitamente decine di migliaia di disegni individualmente prodotti e firmati; venduto storie; ingerito banconote al termine di un’asta per poi restituirle al legittimo proprietario dopo l’evacuazione; organizzato ristoranti in cui al termine del pasto, invece di pagare, si ricevono i soldi del prezzo del cibo scritto sul menu, allestito mostre in cui le opere sono in vendita non in cambio di denaro, ma delle idee o delle proposte dei visitatori.
Paolo Residori è nato a Roma nel 1953, città dove vive e lavora. La sua visione geometrica del mondo deriva dalla grafica editoriale, che lo impegna sul versante lavorativo. Dopo il 2000 la sua pittura si sposta dalla struttura del ritmo scandito a nuove modalità espressive. Una produzione da cui emerge anche una tendenza meditativa, sempre più collegata a soggetti sociali: le grandi forme astratte sono rappresentazioni di un reale contraddittorio e sfaccettato. Un atteggiamento quasi spregiudicato nell’ignorare mode e tendenze, che gli ha permesso di guardare con interesse in tante direzioni per poi imboccare esclusivamente la strada dell’istinto. Lo stesso motivo che lo spinge, in questo periodo, a misurarsi con nuove forme installative: come nella pittura non ha mai smesso di rinnovarsi, ora l’urgenza di esprimere un’emergenza sociale non più trascurabile crea un sorprendente incontro con la tridimensionalità. Nata da uno stato di irrequietezza mentale nei confronti del crescente degrado ambientale, Residori ora crea metafore visive di grande impatto, che si esplicitano in un’incisiva critica ideologica nei confronti del consumismo. Una scelta rilevante, che lo induce a presentare materiali tra i più imprevedibili, e che sancisce il delicato passaggio che intercorre tra l'idea e la sua realizzazione.
R.A.U. (Ritrovamenti ARTEologici Urbani)
Ho realizzato il mio primo R.A.U. (Ritrovamenti ARTEologici Urbani) il 5 e il 10 luglio 1995, partendo dalla fontana della Barcaccia in piazza di Spagna (alle ore 18,30) e in tutta la zona del tridente nelle vie sotto elencate. Un intervento che consisteva nel recupero di reperti fra i microrifiuti urbani delle strade di Roma. Gli oggetti trovati sono stati in un primo tempo riuniti in vari sacchetti a seconda del luogo di ritrovamento (piazza o via) e in seguito assemblati e incollati su vari cartoncini (anch’essi di recupero) sempre divisi secondo il luogo del ritrovamento. Fra essi sono state rinvenute numerose cicche di sigaretta.
Le vie e le piazze interessate sono state le seguenti:
piazza di Spagna via delle Carrozze
via del Babuino via della Croce
via Margutta piazza del Popolo
via del Corso via Vittoria
piazza Augusto Imperatore via dei Greci
via di Ripetta via di S. Giacomo
via Condotti via Gesù e Maria
via Borgognona via Laurina
via Frattina via della Fontanella
via della Vite via della Mercede
Pino Boresta
Roma, gennaio 2011
Pino Boresta Biografia
Nato nel 1962 a Roma, vive e lavora a Segni. Dopo una formazione essenzialmente da autodidatta, che lo ha portato ad avere esperienze anche nel campo della moda, comincia la sua attività propriamente artistica alla metà degli anni '90, a Roma.
La sua opera si caratterizza per la sua capacità di affrontare temi che, pur nella loro complessità, si riferiscono e si rispecchiano nella quotidianità di ciascuno di noi. Intento dichiarato dell'arte di Boresta è infatti proprio quello di comunicare, interessare e coinvolgere il maggior numero di persone possibili, nel tentativo di realizzare delle operazioni artistiche che escano dal circuito chiuso all'interno del quale vive l'arte contemporanea, per rivolgersi ad un pubblico più ampio, non necessariamente preparato ed interessato all'arte. Il suo ambito privilegiato di intervento è la vita di tutti i giorni di tutti gli uomini e le donne non illustri: l'obbiettivo è quello di scardinare luoghi comuni, abitudini e convenzioni sociali, per inserire una piccola crepa nel tessuto delle nostre azioni quotidiane, ormai ripetute e meccaniche, e pertanto non più pensate. La maggior parte degli interventi di Boresta ha luogo all'interno dello spazio urbano, dove più evidenti si fanno i meccanismi coercitivi del quotidiano: con la sua opera Boresta ci sprona a sperimentare interazioni sociali differenti, a modificare la nostra percezione dello spazio urbano, a vivere diversamente la città. Per questo Boresta punta in ogni suo intervento a coinvolgere il maggior numero possibile di persone, perché da spettatori e fruitori passivi dell'arte possano diventarne protagonisti, riscoprendo così che l'arte contemporanea non è qualcosa solo per gli addetto ai lavori, ma che anzi può e deve comunicare con il maggior numero di persone possibile.
lunedì 10 gennaio 2011
NOT GDD | LABA - LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI, BRESCIA | 21 GENNAIO - 20 FEBBRAIO 2011
COMUNICATO STAMPA
21 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2011
NOT GDD
a cura di Alberto Zanchetta & Serena De Dominicis
Nell'ultimo decennio si è assistito a una progressiva e silenziosa violazione, da parte del sistema dell'arte, delle disposizioni restrittive adottate da Gino De Dominicis in relazione alla fruizione della sua opera. È noto come una visione personalissima dell'arte, e in particolare del proprio lavoro, portasse l'artista ad adoperarsi per mantenere un diritto di veto su apparizioni e riproduzioni; un'indicazione che non ha mai trovato compiuta aderenza, e che recentemente è giunta a capitolare, affogata nella collusione di un'inequivocabile istanza. A pochi anni dalla scomparsa dell'artista, si sono già registrare le prime "defezioni" tra le fila di coloro che sembravano i più convinti custodi dell'eredità di De Dominicis, inosservanze tradotte in operazioni di vario genere, di fronte alle quali si rende necessaria una verifica dell'intera vicenda.
NOT GDD può essere considerato come un invito alla riflessione, oltre che una caustica risposta alle modalità della recente retrospettiva Gino De Dominicis: l'Immortale, evento che ha inaugurato il tanto atteso MAXXI di Roma e che si è concluso nel novembre dell'anno scorso lasciando una corposa pubblicazione edita da Electa. Il progetto ideato per la LABA di Brescia nasce dunque dal desiderio di ricordare quale fosse l'approccio di De Dominicis al mondo dell'arte e quale sia stata la risposta destinatagli dal sistema.
L'iniziativa è sospinta dalla necessità di restituire dignità all'ostinata perseveranza dell'artista che, salvo rare eccezioni, ha sempre sottratto la propria opera all'indiscriminata riproduzione fotografica. Quello della LABA è un progetto in absentia: non una mostra di opere d'arte ma una mostra di critica d'arte che intende analizzare il lascito intellettuale di Gino De Dominicis.
Accompagnano l'iniziativa un catalogo contente le riflessioni dei curatori e il volume WAS GDD - biografia non ufficiale ma veritiera che ripercorre la storia dell'artista e del suo tentativo di "raggiungere l'inesorabile divenire".
LABA
LIBERA ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Casa dei Palazzi
Piazza del Foro 2
25127 Brescia
NOT GDD
21 GENNAIO – 20 FEBBRAIO 2011
orari > dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 22:00
per informazioni > +39 030 3752316 / info@laba.edu
ingresso libero e aperto a tutta la cittadinanza
COME RAGGIUNGERCI
Autobus dalla stazione ferroviaria: linea urbana n°2 Chiesanuova-Pendolina, scendere alla 5° fermata in piazza Martiri del Belfiore n°3, seguire per 250 metri verso i fori romani.
Autostrada A4 Milano-Venezia uscita Brescia Centro/Ovest, Tangenziale Ovest direzione centro. È possibile parcheggiare l'automobile in diverse zone del centro (salita Via Brigida Avogrado, viale Venezia, via Boifava, largo Torrelunga, via Mantova-parcheggio Castellini, via Spalto San marco, piazzale Arnaldo, via Tosio) e recarsi a piedi presso il distaccamento.
UFFICIO STAMPA ANTEA
domenica 9 gennaio 2011
Incontro con Marina Abramovic a Bologna
Culturalia di Norma Waltmann
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