Alla Galleria Merliani 137 di Napoli
Personale di Giampaolo Cono
presentazione critica di Gianni Nappa
dal 10 al 20 ottobre 2008
inaugurazione 10 ottobre ore 18,30
Trenta opere dell’ultima produzione di Cono, giovane artista napoletano alla sua prima esperienza espositiva, ma con un bagaglio di vita intenso, nonostante la giovane età, formato dagli anni in Inghilterra ed in giro per l’Italia, prima di stabilirsi di nuovo a Napoli. Persona volitiva e piena di iniziative, si inizia all’arte con la grafica, disegnando inviti per molte discoteche e locali di Napoli e dintorni negli anni novanta, ancora ragazzo, riscuotendo consensi e continue richieste.
In Inghilterra, a Londra si reinventa grossista di scarpe e vive a stretto contato con le gallerie e i locali di tendenza della capitale inglese. Nelle sue opere si racconta di una umanità senza pulizia e chiarezza, di uno stato di cose generali che pongono l’uomo come oggetto in mezzo ai suoi oggetti, nel caos della quotidianità, oramai mostri in mezzo ai rifiuti di una civiltà che si calpesta.
Opere dall’impatto emozionale forte, dove confrontarsi con la rappresentazione di tali mostruosità ci rende nervosi, ci fa catapultare in un rifiuto di quello che siamo e nella retorica di quello che non c’è più. Istintive ed immediate, le opere di Giampaolo Cono sono l’apoteosi del nichilismo, di un uomo ormai stretto nella sua gabbia, lontano dalla collettività e intento ad abbrutirsi sui suoi mezzi di trasporto. In questa prima personale, l’artista propone una decina di tele in cui la rete come elemento e come metafora di un’impossibilità di relazioni, dove l’accavallarsi delle strutture eliminano la natura, diventano giungle di linee e intersezioni, dove l’uomo non è più parte, e non può esserne parte perché la tecnologia e la globalizzazione ci regalano strutture di potere. Linguaggio semplice e non mediato da precedenti esperienze scolastiche specifiche, e si coglie d’impatto la naturalezza e l’istintiva forza che Cono utilizza per le sue opere, contrapponendo i colori e le forme per strutture fatte di sole linee che affascinano per la ripetitività quasi ossessiva che però è sempre in divenire come nuove e diverse dalle precedenti in un gioco di spazi e profondità che si rivelano dopo uno sguardo attento.
La sua figurazione è figlia di linguaggi contemporanei, che si mischiano e creano una nuova e diversa figurazione che attinge alle esperienze dei graffitari e delle arcaiche figurazioni rupestri in un mix dove la bellezza lascia il passo ad un bisogno pressante di racconto della società e delle sue malattie; sono in fondo un grido contro il degrado, contro la violenza, contro una condizione da non accettare.
Nuovo linguaggio metropolitano da sondare ed interpretare per una maggiore comprensione di una nuova visione che serpeggia tra i giovani del mondo alla ricerca di una vera identità, quasi ad esorcizzare il brutto-questa mostra di Giampaolo Cono, sarà uno stimolo ad immaginare un nuovo ambito, una nuova umanità che sappia essere protagonista nuda e senza sovrastrutture che la ingabbiano.
Siamo un’ umanità in rete, persa nel solco del potere economico è tempo di ritrovare un sistema condivisibile e Cono ci prova con la forza dell’istinto e con l’esperienza del vissuto.
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