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venerdì 3 febbraio 2017

A Milano una mostra per celebrare l'amore: Arte e amore, un viaggio infinito






Andreea Dorneanu
Nel mese dedicato agli innamorati sarà presentata venerdì 24 febbraio presso la 809 Art Gallery di Milano una mostra intensa e coinvolgente, nella quale attraverso opere estremamente diverse si giunge all’esaltazione di un sentimento universale, che non ha confini..

L’amore rappresenta una parte importante della storia dell’arte, un argomento che quasi tutti gli artisti hanno trattato in un modo o nell’altro, passando dalla raffigurazione di timidi baci a scene  passionali, fino ad arrivare alle rappresentazioni più surreali. L’amore ha però, mille sfaccettature:  amore come eros, passione, energia; amore come incontro tra anime, bene supremo, più forte di qualunque ragionamento; amore senza condizionamenti e senza categorie precostituite.


Katia Minervini

Dieci artisti, provenienti da tutta Italia, esprimono in questa collettiva le loro più intime sensazioni ed emozioni nei confronti di tale tematica, dando libero sfogo alla creatività, coscienti che l’amore si guarda non soltanto con gli occhi ma con l’anima..

Paolo Signore


 Gli artisti:
Paola Bartolacci:
Medico veterinario, apprende sin da bambina gli elementi fondamentali dell’arte del disegno, frequentando in seguito lo studio del pittore Umberto Belli. Artista poliedrica e dedita alla sperimentazione, le sue opere sono dominate dall’amore per la natura e gli animali e rivelano al tempo stesso, la sua sottile e lucida abilità di indagare l'animo umano.

Helèna Buscemi,
Artista siciliana, spazia dal disegno a matita, all’acquerello, all’olio e l’acrilico, mostrando interesse anche per l’arte digitale e la pittura su stoffa, vetro o altri supporti. Le sue opere figurative spiccano per una notevole qualità tecnica, evidente soprattutto nell’uso del colore e nella resa dei tratti fisionomici, che va a legarsi ad una singolare capacità introspettiva.

Daniela Damiano (Asdhe)
Artista campana, laureata in matematica, ha vissuto a Milano per circa sedici anni. Tornata nella sua terra d’origine, ha ritrovato la propria essenza, cominciando così a dipingere. E’ autrice di diversi saggi ("La mia magia"; "I miei incantesimi", etc.) e molto spesso le sue opere pittoriche sono strettamente connesse a quelle letterarie. Nei dipinti in mostra prevale l’interesse per una raffigurazione volta ad indagare, anche da un punto di vista scientifico, le emozioni profonde insite nell’animo umano.

Andreea Ioana Dorneanu,
Pittrice di origini rumene, ma torinese d’adozione, è un’artista a tutto tondo che spazia dalla passione per l’arte all’amore per la sartoria, realizzando abiti e accessori. L’arte è per lei “un viaggio, una riscoperta di sè”, che l’ha guidata a conoscere meglio il suo IO più profondo, con tutte le sue paure e passioni. Nelle sue opere mostra spiccate doti introspettive, dando vita, molto spesso, ad immagini di notevole impatto visivo.

  
Paolo Graziani,
Artista forlivese, di formazione autodidatta, si pone sempre come obiettivo primario quello di rappresentare le emozioni, scaturite da un particolare momento di vita o da una determinata scena quotidiana che lo toccano nel profondo. Nella sua pittura, contraddistinta da tinte delicate e da un certo misticismo, si coglie non tanto quella  realtà effettiva, tangibile con i sensi, quanto piuttosto tutta una serie di messaggi, sensazioni ed emozioni che si possono carpire solo ascoltando la sua arte col cuore e con l’anima.

Menna
Artista calabrese, scopre la sua passione sin da bambina, coltivando questo sua propensione per l’arte presso l’Accademia di Belle arti. Nelle sue opere prevale un forte interesse per la sperimentazione di tecniche diverse (acquerello, acrilico, caffè etc.) che si unisce a colori vivaci e figurazioni surrealiste, andando a formare uno stile fresco e assolutamente originale che travolge emotivamente lo spettatore.

Katia Minervini:
Interessata alla pittura sin da bambina, si diploma presso l’ Istituto D’arte di Ascoli Piceno, iniziando ben presto ad esporre in collettive in Italia e all’estero. La sua pittura dai toni caldi e dalle rappresentazioni realistiche trae ispirazione dalle sensazioni scaturite in lei durante i suoi numerosi viaggi in giro per il mondo. Colpisce la notevole capacità descrittiva di questa artista, che si concentra su pose, gesti e sguardi, mettendo sempre in primo piano l’emozione.

Sara Stradi
Artista milanese, diplomata in pittura all'Accademia di Brera, ha lavorato con architetti e scenografi, realizzando anche illustrazioni per testi naturalistici. Dal 2009 si concentra nuovamente sulla pittura, esponendo presso gallerie e associazioni. Le sue opere si distinguono per un carattere fiabesco e magico congiunto a tinte calde e motivi vegetali, che generano dipinti dallo stile estremamente raffinato nei quali dominano sentimenti come amore, pace e serenità.

Paolo Signore,
Artista romano, ha scoperto di recente la propria inclinazione per la pittura, mostrando sin da subito una pittorica variegata costituita da opere astratte e figurative, nella quali si passa dal colore intenso e vibrante ad immagini in cui si gioca sul contrasto tra il bianco e il nero. Ha esposto in numerose collettive in Italia e all’estero, riscuotendo grande consenso da parte del pubblico e di esperti del settore.

Paola tramontin
Nata a Trento, pittrice e scultrice, nonché allieva del maestro Egidio Petri, si dedica alla scultura a partire dal 2006, concentrandosi prevalentemente sul basso ed alto rilievo. Nelle sue opere prevale la raffigurazione di soggetti contemporanei, soprattutto ritratti femminili, contraddistinti da notevole plasticità e forza espressiva. Straordinaria la capacità dell’artista di immedesimarsi nei personaggi che ritrae,  creando uno stile autentico ed opere emotivamente molto coinvolgenti.


Francesca Callipari: Laureata in Storia dell’arte con una tesi in storia della miniatura medievale,  si occupa da alcuni anni di arte contemporanea, organizzando eventi in qualità di curatore mostre sia in Italia che all’estero. Ama progettare esposizioni a tema, il cui scopo non sia esclusivamente quello di presentare nuovi artisti che si affacciano nel mondo dell'arte contemporanea ma anche e soprattutto lasciare un messaggio alla collettività, riuscendo ad entrare nell'animo dello spettatore. 

martedì 6 dicembre 2016

L'artista Daniela Monica e il fotografo Gregory Augendre-Cambon in mostra a Parma

L'artista Daniela Monica e il fotografo Gregory Augendre-Cambon in mostra a Parma 

Una delle opere di Daniela Monica esposte in mostra

"Dare Corpo al Sogno" - con le sue traduzioni "Donner le Corps au Rêve " e "Give Body to the Dream" - questo il titolo evocativo della nuova mostra dell'artista parmigiana Daniela Monica e del fotografo francese Gregory Augendre-Cambon inaugurata nei giorni scorsi a Parma.
Un'unione di intenti e di forze diverse, ma complementari e il cui filo conduttore è il corpo : sospeso nella danza, nell'amore e nella relazione. Questi sono i temi che animano le figure dipinte da Daniela Monica nel loro rilassamento, contrazione e contemplazione.
Daniela Monica, un'artista poliedrica ed eclettica, nasce in Italia, ma ha vissuto a Londra e viaggiato spesso in Giappone. Fra i suoi interessi ci sono la danza, la musica e la fotografia di cui si nutre la sua immaginazione e creatività che si esprimono sulla tela attraverso studi del comportamento umano.  Le opere di questa mostra, con il titolo Sospesa| Schweben, sono state esposte dall’8 ottobre al 6 novembre scorso a Berlino.
Il sogno che fa il corpo, la libertà di dire la verità, il movimento, l'amore, sono anche i temi delle fotografie di Gregory  Augendre-Cambon, fotografo parigino, che ritrae con sensibilità le emozioni, la forza e la vulnerabilità dei suoi soggetti. 
La poetica del teatro giapponese Butoh e il Teatrodanza di Pina Bausch sono parte della sua cifra stilistica. Egli possiede anche un alterego, Monsieur Gac, che con il candore dei clowns, dei bambini e dei poeti ha la libertà di dire sempre la verità.

Una delle fotografie di Gregory Augendre-Cambon esposte in mostra

La mostra rimarrà allestita fino all'11 dicembre in via F. Coppi, 17 a Parma (zona ex Salamini) 
allo Spazio 5/Anon un semplice studio fotografico, ma un luogo di coworking, un posto aperto allo scambio culturale, in cui Andrea Cantini, Pietro Gerboni e Luca Pezzani, prima amici e poi fotografi professionisti, dal 2015 si esprimono e permettono di esprimersi ad artisti anche molto diversi fra loro per soggetti, tecniche e materiali utilizzati.
L'esposizione è liberamente visitabile il sabato e la domenica dalle 16.00 alle 19.00, oppure dal lunedì al venerdì su appuntamento chiamando il numero 333 13 31 581.
Sabato 10 dicembre alle ore 17.30 Adriano Vignali, docente di filosofia, sarà protagonista di un divertissement filosofico ad ingresso libero dal titolo "Dare Corpo al Sogno. L'Arte fra sospensione e realtà".

Francesca Caggiati    

venerdì 2 dicembre 2016

Cristo luce del mondo: fino al 22 dicembre 2016 al Museo San Fedele di Milano

Inaugurata una nuova mostra Cristo luce del Mondo fino al 22 dicembre 2016 al Museo San Fedele di Milano

Un momento della inaugurazione della mostra

Una mostra preziosa, molto particolare, dedicata alla natività e all'adorazione dei pastori, con tre quadri di alto livello storico ed iconografico provenienti da collezioni private normalmente non accessibili al pubblico, questa è la mostra dal titolo: "Cristo, luce del mondo", curata da Alessandro Rossi e padre Andrea Dall'Asta SJ, visitabile fino al 22 dicembre 2016, nella Parrocchia di Santa Maria della Scala in San Fedele a Milano.

Il dipinto di Pietro Della Vecchia

Le tre rappresentazioni pittoriche della natività risalgono al XVII e al XVIII secolo e sono ad opera di Pietro Della Vecchia, detto Pietro Muttoni (Venezia, 1603 - Vicenza, 1678) che nel 1630 ha dipinto una natività (olio su tela, cm 71 x 105,5) , di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio (Genova, 1639 - Roma, 1709) che dipinge un'adorazione dei pastori nel 1690 circa (olio su tela, cm 49x47) e di Paolo De Matteis (Piano Vetrale, 1662 - Napoli, 1728) che nel 1713 dipinge una natività (olio su tela, cm 64,5 x 76,5).

Il dipinto di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio

Una piccola mostra, la cui essenza barocca si manifesta in un uso della luce estremamente simbolico ed evocativo di un'accezione divina. La Creazione stessa, secondo il racconto della Genesi, ha preso forma dall'apparizione della luce che porta con sè il principio complementare della materia. Ancor oggi si usa la perifrasi "dare alla luce", per indicare la nascita di una nuova vita. Come la nascita di Gesù, il Cristo bambino, che evoca la nascita con un'accezione famigliare, domestica, vicina al nostro vissuto quotidiano.

Il dipinto di Paolo De Matteis

Tre immagini pittoriche ricche di significato, in cui la luce permea e trasmette l'essenza Divina. Il gioco luminoso e dei chiaro scuro, che caratterizza le opere in mostra, suggerisce al visitatore tre stadi concomitanti: il buio, la penombra e la luce, accecante delle opere esposte, che al contempo si amalgama alla gestualità dei protagonisti delle natività.

La mostra è visitabile fino al 22 dicembre 2016 al mercoledì, giovedì, venerdì dalle 14.00 alle 18.00, il sabato dalle 10.00 alle 18.00 e la domenica dalle 14.00 alle 18.00. L'ingresso alla mostra non è possibile durante celebrazioni liturgiche e concerti.  

Ingresso 2 euro, ulteriori info su www.sanfedeleartefede.it, visite guidate su richiesta.


Francesca Caggiati

giovedì 24 novembre 2016

Dal 26 di novembre il Museo CSAC di Parma si rinnova

Nuovo percorso espositivo per l’Archivio-Museo CSAC 
Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma dal 26 novembre 2016  si rinnova 

Cortile CSAC - foto laboratorio fotografico CSAC


Sabato 26 novembre 2016 l’Archivio-Museo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma presenta un nuovo percorso espositivo, rinnovato in sette delle sedici sezioni visitabili all’interno della suggestiva cornice dell’Abbazia cistercense di Valserena, a pochi chilometri da Parma.
Una selezione inedita di oltre 600 opere tratta dallo straordinario patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi custoditi dallo CSAC e suddivisi tra le collezioni di Arte, Fotografia, Progetto, Media e Spettacolo. 
A partire dal 26 novembre sarà inoltre disponibile al bookshop del museo anche la nuova guida, edita da All Around Art: una pubblicazione che racconterà la storia dell’Abbazia e introdurrà alle diverse sezioni dell’archivio e del percorso espositivo, pensato per rinnovarsi costantemente, come testimoniano i primi 18 mesi di vita dell’Archivio-Museo CSAC. Il primo volume della guida sarà caratterizzato da una sezione speciale dedicata al progetto di allestimento della serie di dipinti Ciao Roberta di Concetto Pozzati e sarà arricchito da un contenuto multimediale accessibile in streaming tramite QR Code. 

Luciano Fabbro, Gesso per Lo Spirato, 1968-1973


L’Archivio-Museo CSAC si articola in sedici sezioni differenti attraverso gli spazi della grande Chiesa cistercense, della Sala delle Colonne, della Sala Ipogea e della Corte delle sculture dell’Abbazia, e rappresenta la complessità e la ricchezza delle prestigiose collezioni dell’archivio CSAC. Sono in tutto sette le sezioni rinnovate di opere e progetti. 
Per tutta la giornata di sabato 26 novembre il biglietto di ingresso sarà ridotto a 5 euro. In linea con quella che è la conformazione trasversale e dinamica dell’Archivio-Museo CSAC, la definizione del nuovo percorso espositivo è stata preceduta negli ultimi mesi da costanti rivisitazioni e trasformazioni: Giulio Paolini, tra i maggiori esponenti dell’Arte Povera italiana, è stato invitato a progettare personalmente il posizionamento, nella prima cappella del transetto sud della Chiesa, dell’opera Early Dynastic, realizzata nel 1971 e donata con un atto pubblico allo CSAC nel 1977. Poco distante è stata riallestita l’opera La porta con l’ombra dello scultore e pittore italiano, celebre per le sue opere in ferro e cemento, Giuseppe Uncini, mentre nell’area presbiteriale in fondo alla navata minore sud sono state allestite due opere dell’architetto e artista minimalista Gianfranco Pardi: Tempio (1980) e Architettura (1973). Di Lucio Fontana (Rosario, 1899-1968) sono custodite negli archivi CSAC oltre 300 opere, tra cui un importante gruppo di disegni. Nella cappella dedicata a Il progetto dell’arte, all’interno del percorso museale CSAC, accanto alla sua scultura in gesso e oro Il Fiocinatore, è esposta da quest’estate una serie di studi, ritratti e figure caricaturali dell’artista, fondatore del movimento spazialista.

Luigi Vietti, Casa del Fascio Intra,  schizzo edificio 1933

Nell’ambito del nuovo riallestimento, dal 26 novembre, nella cappella dedicata al tema Pittura, materia, téchne l’artista Concetto Pozzati ha pensato - a quasi cinquant’anni dalla mostra monografica che nel 1968 inaugurò l’attività espositiva dello CSAC - un progetto di allestimento della serie di tele Ciao Roberta, che troverà il suo completamento nella Sala delle Colonne con un’antologica di disegni dagli anni Cinquanta al 2000, selezionati dallo stesso Pozzati all’interno del Fondo conservato allo CSAC. 

Sorelle Fontana, abito da sposa


La cappella Storie di architettura esporrà invece tre approfondimenti dagli archivi di alcune figure centrali del progetto italiano del Novecento, sui quali si concentrano i programmi di ricerca del centro studi: a Ignazio Gardella sarà dedicato un approfondimento monografico sulle pareti con i progetti per il PAC di Milano, per Borsalino e per la IX Triennale di Milano, mentre l’insula ospiterà due progetti di Luigi Vietti e Roberto Menghi. A questa si affiancherà la sezione Il progetto degli oggetti, interamente dedicata a Enzo Mari, per documentare la sua ricerca tra arte, progetto, didattica e riflessione teorica; Il progetto del corpo sarà raccontato attraverso i disegni e i bozzetti delle Sorelle Fontana, protagoniste assolute dell’alta moda italiana, mentre la sezione Abitare la scena vedrà un rinnovamento dei costumi conservati all’interno dell’archivio dell’Atelier Farani, originariamente pensati per cinema, opera e teatro. 
La cappella Foto-Grafia presenterà quindi un allestimento dedicato alle figure del dopoguerra, tra neorealismo, formalismo e fotogiornalismo: Nino Migliori, grande protagonista della storia dello CSAC, occuperà l’insula centrale, mentre sulle pareti si articoleranno i racconti dagli archivi Publifoto e Dessena Roma e Milano, Mario Giacomelli e Gualberto Davolio Marani, a restituire diverse ricerche e declinazioni della fotografia italiana dagli anni Trenta al secondo dopoguerra. 
L’archivio cresce di uno spazio dedicato alla presentazione delle più recenti donazioni agli archivi CSAC, tra cui quelle di Mario Cresci e Pino Pinelli, entrambe esposte in occasione della recente mostra Fuoco Nero. 
Lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, fondato nel 1968 da Arturo Carlo Quintavalle e situato nell’Abbazia cistercense di Valserena, raccoglie e conserva materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. 

Mario Giacomelli, Scanno, 1958


Un patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni: Arte (oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni), Fotografia (con oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), Media (7.000 bozzetti di manifesti, 2.000 manifesti cinematografici, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione), Progetto (1.500.000 disegni, 800 maquettes, 2000 oggetti e circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di Moda) e Spettacolo (100 film originali, 4.000 video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi). 

Giulio Paolini, Early Dynastic, 1971


Lo CSAC oggi è un nuovo spazio multifunzionale, dove si integrano un Archivio, un Museo e un Centro di Ricerca e Didattica. Una formula unica in Italia, che mantiene e potenzia le attività sino ad ora condotte di consulenza e collaborazione all’istruzione universitaria con seminari, workshop e tirocini, di organizzazione di mostre e pubblicazione dei rispettivi cataloghi (oltre 120 dal 1969 ad oggi), e di prestito e supporto ad esposizioni in altri musei tra cui il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Tokyo Design Center, Triennale di Milano e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. 


Francesca Caggiati




Ulteriori info su www.csacparma.it 

sabato 17 settembre 2016

Anteprima Mercanteinfiera autunno 2016: la mostra di Sarah Moon inaugura il circuito OFF


 Si è inaugurata ieri a Parma nel Palazzetto Eucherio Sanvitale del Parco Ducale la nuova mostra di Sarah Moon. Qui e Ora – Ici et Maintenant, curata da Carla Sozzani in occasione del premio annuale di Mercanteinfiera, esposizione dedicata all'antiquariato, modernariato, collezionismo e vintage che si terrà alle Fiere di Parma dal 1° al 9 ottobre prossimi.


La mostra di Sarah Moon, fotografa contemporanea francese tra le più quotate, racconta un viaggio d’autore, anticonvenzionale ed emotivamente intenso, tra gli affreschi rinascimentali e le sculture del Boudard dislocate all'interno del Parco Ducale di Parma.

Il filo conduttore della Moon rimanda alla sfera intima, emotiva e a tratti della sessualità come espressione di bellezza, di realtà deformata dall'immaginario e dalla componente onirica, esaltandone spessore e profondità del messaggio che fluttua dal commovente al drammatico.




Persona introversa, non mondana e restia a parlare di sè, preferisce che ad esprimersi siano le sue immagini, lasciando ad ognuno la propria esperienza di lettura delle immagini e massima libertà interpretativa.

"Sin dall’inizio ho sempre voluto sfuggire al linguaggio codificato del glamour. Quello che cercavo era più intimo, erano le quinte ad interessarmi, un diaframma sospeso prima che il gesto si compia, un movimento al rallentatore…come quello delle donne che si allontanano di spalle." – scrive Sarah Moon nel libro Coincidences, pubblicato da Delpire nel 2001.

Da sx Ilaria Dazzi, Brand Manager Mercanteinfiera, Antonio Cellie, AD Fiere di Parma, Laura Ferraris, Assessore alla Cultura del Comune di Parma, il sindaco Federico Pizzarotti, Sarah Moon e Carla Sozzani - ph. Francesca Bocchia


Il Mercanteinfiera OFFfuorisalone della cultura di Parma, è organizzato da Fiere di Parma e dal Comune con l’intento di creare e alimentare un dialogo continuo con la città all'insegna della cultura, in tutte le sue espressioni.

La mostra inaugura anche Palazzetto Eucherio Sanvitale come la sede per la fotografia a Parma ed è liberamente visitabile da martedì a venerdì, dalle 13.00 alle 19.00, sabato e domenica, dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30 fino al 15 ottobre 2016.

Ulteriori informazioni sulla mostra e sul Mercanteinfiera sono disponibili su www.mercanteinfiera.it


Francesca Caggiati

martedì 2 giugno 2015

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma ha aperto al pubblico



Abbazia di Valserena - sede del CSAC - ph. Francesca Bocchia
Ha aperto al pubblico nei giorni scorsi il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Ateneo di Parma - CSAC - nella stupenda cornice dell'Abbazia cistercense di Valserena, anche conosciuta come la Certosa di Parma grazie al romanzo di Stendhal. Il complesso sapientemente restaurato conserva opere d'arte, materiali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale a partire dai primi decenni del secolo scorso: più di 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni di oltre 200 artisti, oltre 7.000 bozzetti di manifesti e 2.000 manifesti cinematografici oltre ad archivi (circa 100.000 pezzi) di grafici, più di 14.000 disegni di satira, fumetto e illustrazione. Inoltre sono raccolti 2.500.000 disegni progettuali di architettura e di design, 800 maquette, 2.000 oggetti, 70.000 disegni di designer di moda italiani e un importante nucleo di abiti, anche di scena. Particolarmente consistente è l’archivio di fotografie che raccoglie più di 2.500.000 di negativi su lastre, 2.200.000 negativi su pellicola, 1.700.000 stampe fotografiche, 150 apparecchi fotografici, 100 pellicole cinematografiche, 4.000 video-tape e una raccolta di attrezzature per grafica, tipografia, ottiche e strumenti audiovisivi degli ultimi cent'anni. 
Una raccolta imponente di cui solo una piccolissima parte è stata resa fruibile attraverso la mostra permanente da poco inaugurata e che sarà sottoposta a future rotazioni.

Cortile interno Abbazia di Valserena - ph. Francesca Bocchia

Il percorso espositivo inizia già prima di entrare nell'Abbazia: all'esterno della corte e nel cortile pentagonale si possono ammirare le opere di Virginio Ferrari, Pinuccio Sciola, Giò Pomodoro, Pietro Cascella, Giuseppe Spagnulo, Lorenzo Guerrini, Giuseppe Maraniello e Piero Consagra.

"Volto fasciato" di Igor Mitoraj - ph. Francesca Bocchia

Una volta entrati nella struttura, inizia il percorso museale vero e proprio nella sala Ipogea, in cui sono collocate opere riconducibili alla ricerca sulla materia e alla cultura dell’astrazione della seconda metà del ‘900: come il "Sentimento della rivoluzione" di Fausto Melotti, "A Nettuno" di Camillian Demetrescu, "Basta" di Arturo Carmassi, il "Resoconto di una giornata eccezionale" di Alik Cavaliere, "il Personaggio spaziale" di Agenore Fabbri e infine il "Volto fasciato" di Igor Mitoraj.
Cassettiere apribili nella sala delle Colonne - ph. Francesca Bocchia

Si passa poi nella sala delle Colonne, luogo un tempo dedicato alle pratiche quotidiane dei monaci, in cui si viene a contatto con la dimensione dell’archivio, e si scopre il legame tra l’opera d’arte e il suo percorso creativo. Dipinti e sculture sono affissi alle pareti, collocati a terra o sui classificatori che hanno la funzione di supporto, ma anche di contenitore di disegni, documenti, libri, taccuini, e carteggi, di cui alcune cassettiere - contrassegnate dal simbolo di un "occhio" - sono liberamente fruibili. La scelta degli artisti e la costruzione del percorso consente di scoprire alcuni momenti della ricerca artistica italiana dal Realismo, all'Informale, dall'Arte cinetico-programmata, alla Pop Art e alla Poesia Visiva.

Navata centrale della Chieda - ph. Francesca Bocchia

Attraverso un passaggio coperto realizzato interamente in legno, in cui viene presentata la storia dell’insediamento cistercense, si accede alla Chiesa, la cui pianta - composta da una serie di cappelle che si snodano lungo le campate delle navate minori - guida la definizione del percorso in sezioni tematiche per proseguire nell'area del transetto e dell'abside.

"Infinito" di Luigi Ghirri - ph. Francesca Bocchia

Nella prima parte è possibile immergersi nella storia dello CSAC e della ricerca visiva e progettuale italiana attraverso alcune fra le opere e i progetti individuati dai curatori: "Il progetto dell’arte", "Pittura materia téchne", "Dipingere l’architettura", "Storie di architettura", "Il progetto degli oggetti", "Fare ricerca: interazione tra gli archivi", "Il disegno della satira", "L’opera in mostra", "Il progetto del corpo", "Comunicare con le immagini", "Foto-Grafia", "Abitare la scena", "Il disegno della scultura", "L'archivio cresce".

Cupola della Chiesa - ph. Francesca Bocchia
L’area del transetto e dell'abside, che chiude il percorso espositivo, è dedicata a: "Arti visive e progetto tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta", "Pop Art", "Arte e ideologia", "Arte concettuale" e "Controdesign". 
L'allestimento riprende i grandi pannelli degli anni '90 con l'aggiunta di nuove e originali strutture espositive, e coniuga l’immagine museale con quella dell’archivio e del laboratorio, in cui la disposizione delle opere è sempre pronta a possibili cambiamenti e a diverse combinazioni.
Sicuramente migliorabili sono le didascalie delle opere esposte, nella dimensione dei caratteri e nella scelta di collocazione, per garantire una maggiore leggibilità dei contenuti. Interessante invece la possibilità, ma solo per gruppi e previa richiesta, di visitare parti di archivio normalmente non accessibili al pubblico accompagnati da una guida.
Ad oggi non è stato pubblicato il catalogo generale della mostra, ma sono disponibili mini-guide in italiano e inglese, al contempo il numeroso personale presente è a disposizione del pubblico per fornire dettagliate spiegazioni. 
La mostra è accessibile ai diversamente abili, lo sono meno le didascalie delle opere e solo parzialmente le cassettiere apribili nella sala delle Colonne.
Il parcheggio adiacente all'ingresso è gratuito e alla domenica un servizio navetta con frequenza oraria collega l’Abbazia al centro storico della città.

Antico viale di accesso all'Abbazia - ph. Francesca Bocchia
Presenti un punto ristoro, un bookshop dove sono acquistabili anche le locandine originali delle mostre organizzate in passato dallo CSAC e una foresteria a disposizione di studenti e ricercatori italiani e stranieri.
Il tempo per visitare la mostra è di circa un’ora e mezza, con la possibilità di scattare fotografie anche internamente, purchè senza flash. Il biglietto intero costa € 10, ma sono previste riduzioni e gratuità.
La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 15.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 20.00. Per ulteriori informazioni www.csacparma.it

Francesca Caggiati


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sabato 14 settembre 2013

L'Arte mondiale della pittrice di Galatina Luella Lulli: Oltre 100.000 visualizzazioni su YouTube.

La pittrice di Galatina ma originaria di Roma Luella Lulli apre le porte della sua arte al mondo intero conquistando fin da subito la gente e riuscendo in soli tre mesi con un video Promo, su YouTube, a raggiungere le oltre 100.000 visualizzazioni. Il Video è stato prodotto dalla GMF Productions & Communications di Guido Maria Ferilli e Alessandro La Vela e dalla SprinGo Film con la regia affidata a Federico Mudoni.
La pittrice è nata a Roma ma vive a Galatina in provincia di Lecce ormai da diversi anni. Da bambina quando la mamma la lasciava dalla nonna, la zia che era sarta la faceva sedere accanto a lei e le dava un foglio di carta ed una matita iniziandoa disegnare i visi.
A scuola media preferiva fare i ritratti delle sue compagne piuttosto che copiare i disegni dal libro e il professore cedeva il suo posto sulla cattedra affinchè potesse disegnare tutta la classe. Fu proprio allora che Luella imparò la tecnica delle tempera, anche se già aveva sperimentato quella dell'olio e dell'acquarello per mezzo del padre che dipingeva per hobby.
Anche la nonna paterna dipingeva e suo cugino Adolfo, che viveva a Parigi era un pittore che viveva vendendo quadri. Un giorno lui venne in Italia e vedendo i quadri della cugina disse che avrebbe potuto contare sul suo aiuto d'ora in avanti perchè, secondo lui, aveva il cosiddetto “occhio” del pittore.
Ecco così che è nato il talento mondiale Luella Lulli. Dopo varie esperienza nella capitale artrivò la svolta della sua vita trasferendosi con il marito Roberto ed i suo tre figli, in una cittadina del Salento, Galatina, dove tuttora vive, lasciando i suoi genitori, i parenti e gli amici a Roma.
Fu un trauma per la giovane pittrice che superò con l'aiuto della fede. Fece un cammino di fede e scrisse un libro nel quale racconto la sua esperienza. Si occupò anche in quel periodo di volontariato allontanandosi così dall'autocommiserazione. Aprì insieme al marito le porte della sua casa a tre infelici bambine che avevano problemi in famiglia evitando la loro permanenza in Istituto. Questo periodo costruì il bagaglio interiore della pittrice portandola a dipingere molti quadri di tipo religioso: Uno su tutti, proprio in quel periodo, che adesso si trova sulla parete di una Chiesa di minervino di Lecce e fa bella mostra di se, con i dodici personaggi di una coloratissima Pentecoste.
Dal 1996 al 1998 Iniziarono le mostre dei suoi quadri in vari circoli tra i quali il circolo culturale “Raggio Verde” di Lecce, presso il quale presentò una personale intitolata “Tetti di Roma” e partecipò ad alcune collettive presso il gruppo di impegno culturale “Il Cenacolo” che ogni anno bandiva il concorso Nazionale di Poesia e Pittura “ Trofeo Città di Lecce”. Fu un periodo in cui dipinse molti paesaggi locali e partecipò a due estemporanee nel periodo estivo, una a Nardò ed una a Carmiano, poi una collettiva nel 97 nell'Abazia di S. Maria a cerrate ed un altra a Zollino.
Nel 2011 conobbe, uno dei pittori di Via Margutta, Paolo Veneziani, un grande artista stimato e conosciuto che aveva viaggiato in tutto il mondo e che aveva un'atelier a Pescocostanzo meta estiva della pittrice Luella Lulli per tanti anni. Quando il pittore vide i quadri di Luella rimase colpito esprimendo il suo stupore e ammirazione.
Così ha detto Luella: Può o non può piacere la mia pittura, io non devo pensare a tutti i motivi che mi bloccano ma uscire, esprimere, cantare con i colori, le mie sensazioni e i miei sentimenti, usando le risorse e le capacità che ho accumulato negli anni, ignorando i fattori negativi , come quello di non aver frequentato una scuola. La vicinanza di altri artisti , che per combinazione entrarono nella nostra vita in quei tempi, mi convinse che l'arte non dipende dalla scuola e che la perfezione tecnica non ne fa parte.
L'arte è quel dono che dà la possibilità di esprimere , senza parole, emozioni e pensieri a chi vi si pone davanti con semplicità. Anche un bambino può cogliere un respiro d'arte, che sia musica, pittura, scrittura. Tutti possono dirmi: Non mi piace , nessuno può dirmi: Non sei un'artista!, parole che udii ad uno stage di musica indetto a Treviso per giovani cantanti in erba, al quale partecipai e attinsi con gioia parole di incoraggiamento anche per me, che accompagnavo mia nipote appassionata di musica leggera”.
Nel 2013 dopo l'incontro con il Maestro Guido Maria Ferilli, amico e autore di una delle canzoni più famose al mondo “Un amore così grande” e con il Maestro Alessandro La Vela, produttore e promoter per artisti hanno permesso alla pittrice di proiettare la sua arte nel mondo, grazie alla società GMF Productions & Communications, e accrescendo le richieste dell'artista per mostre in gallerie mondiali come New York, Los Angeles e altri paesi del globo.
I suoi famosissimi quadri religiosi e quelli dedicati alla città di Roma vanno letteralmente a ruba negli States.
Particolare attenzione è da dedicare ad un suo ultimo lavoro, " La "Sua" Papamobile" dove l'Artista è riuscita a rappresentare la grande umiltà di Papa Francesco rappresentandolo a cavallo di un somarello in mezzo alla gente.
Tanti auguri a Luella e che la sua arte continui sempre più a raggiungere ogni parte del mondo emozionando i cuori della gente.

domenica 6 novembre 2011

Le opere di Simonetta Ferrante in Bocconi

Una selezione di quaranta opere tra oli su tela, tecniche miste, calligrafie e incisioni che documentano il lavoro degli ultimi dieci anni di un’artista poliedrica che ha saputo rendere il sentimento con lieve spiritualità intrecciando parole e inventando segni grafici di grande effetto plastico.

La mostra che si inaugura domani, lunedì 7 novembre negli spazi dell’Università Bocconi di Milano, è un omaggio al percorso artistico di Simonetta Ferrante.

Come afferma la curatrice, Elena Pontiggia: “Le sue carte, le sue calligrafie colorate manifestano un’urgenza inquieta e concitata. La ‘tradizione’ a cui Simonetta Ferrante si riallaccia è quella dell’informale segnico. A questa lezione aggiunge una vena di dolcezza malinconica che contrasta con l’apparente aggressività dei percorsi lineari.

La formazione DI Simonetta Ferrante è nel campo dell’arte e della musica. Studia a Londra dove frequenta la Central School for Art and Craft e nel 1958 consegue il Diploma di Graphic Design, Pittura e Disegno. Dal 1959 al 1984 ha un’attività lavorativa nel campo della grafica, dedicandosi solo saltuariamente alla pittura. E’ consulente di Aziende e di Case Editrici e dal 1971 contitolare di uno studio specializzato in immagine di prodotto, packaging, editoria.

Dal 1975 partecipa ai corsi di Pittura e Disegno a Londra e nel Galles, sotto la guida di Dennis Creffield, John Epstein e Cecil Collins. Questa esperienza segna un svolta nella sua vicenda di artista. Mentre sviluppa il suo lavoro di pittrice, Simonetta Ferrante “inventa” un’attività di grande interesse umano e professionale. Decide infatti di creare dei corsi di espressione figurativa, aperti a tutti, che si basano sulla riscoperta della creatività di ciascuno. Elabora un suo metodo, che riunisce genialmente gli insegnamenti di vari maestri. Nel 1984 tiene il suo primo corso di disegno e pittura. In seguito questa attività diventa più ampia e coordinata, perché Simonetta Ferrante invita altri artisti a collaborare con lei e fonda il Centro dell’Immagine e dell’Espressione.

Conclusa questa esperienza, nel 1994 Simonetta Ferrante ritorna ai temi che l’affascinano: la forma, il segno, il colore e, insiemi ad essi, la musica e la calligrafia.

Sue opere in collezioni private e nell’Archivio di Calligrafia di Berlino.


Simonetta Ferrante

a cura di Elena Pontiggia


8 novembre 2011 - 13 gennaio 2012

inaugurazione 7 novembre, ore 18


Università Luigi Bocconi

Milano - via Sarfatti, 25


Orario apertura: lunedì a sabato dalle 9 alle 12


Informazioni per il pubblico: tel. 02 5836.2147

sabato 5 novembre 2011

PAOLO ICARO I do as I did


La mostra inaugurata il 15 settembre è stata prorogata sino al 26 novembre


Lorenzelli Arte ha aperto la stagione espositiva autunnale con la personale di Paolo Icaro, uno dei protagonisti più interessanti della recente contemporaneità che, a partire dagli anni Sessanta, ha costruito la sua ricerca secondo un profondo rigore teorico e formale esplorando diverse tecniche, dal disegno alla performance e concentrandosi principalmente sulla scultura e l’installazione.

La rassegna che si sviluppa nelle tre sale della galleria costituisce una sorta di antologica il cui intento è già chiaramente espresso nel titolo, I do as I did, scelto dall’artista per raccontare un percorso estetico e mentale, una “riflessione sulla continuità del fare” e sottolineare la sua convinzione intellettuale e il coerente sviluppo della sua ricerca: ...un'andata e un ritorno, dal prima al dopo, dagli inizi ad oggi, tra luoghi del Punto e della Linea, tra la regola e la sua eccedenza, tra equilibri precari e conica stabilità... un fare come ho fatto, un “to do as I did...” (Paolo Icaro)

Centro dell’universo poetico di Icaro e punto di partenza della sua ricerca è l’uomo nella sua dimensione corporale -la propria- che assume come “pietra di paragone”, una misura organica in base alla quale opera la trasformazione della materia - il gesso, la pietra, il metallo - di cui sono costituite le sue opere.

La mostra esordisce con le Pagine bianche, una serie di 12 lastre in gesso realizzate a partire dal 2008 la cui superficie è incisa con una sorta di calligrafia indecifrabile. Alla luce del tramonto, quando le ombre si fanno lunghe, -racconta I’artista- mi ritrovo a scrivere col dito nell’acqua del gesso: confidenze e segreti, formule incognite sciolte in scarabocchi, in segni, in segni-disegni-doodles… mi piace pensare che me li stia dettando e mi muova la mano la stessa Scultura, nella sua lingua elementare del bassorilievo. Le chiamo "Pagine di diario", un fare disfare rifare alla ricerca del luogo iniziale e iniziatico della Scultura.

Questi lavori, una sorta di Rosetta’s stone del linguaggio di Icaro, introducono alle sale successive dove sono collocate opere paradigmatiche della poetica dell’artista come ad esempio Balance (2008), scultura di alluminio e marmo, definita dall’artista una forma di spazio in equilibrio che gioca la sua leggerezza con la gravità di un

frammento di marmo. Oppure Incanto (2004) un filo di acciaio che, a guisa di collana, scende dall’alto reggendo dei blocchi di gesso o, come Icaro la descrive, un tratteggio maiuscolo di gesti di gesso lungo un cavo di acciaio che scende quale filo a piombo, come nadir e zenit nello spazio. La scultura si completa con un “fazzoletto” di piombo appoggiato a terra che racchiude uno specchio circolare il quale, riflettendo la parte sospesa, fa si che l’opera si prolunghi oltre la dimensione fisica.

E ancora troviamo in mostra Diagonali, un lavoro del 1972 su peralluman dove è rappresentata la dimensione corporale dell’artista attraverso le diagonali.

La terza sala della galleria ospita l’installazione Luogo dei punti eccentrici (2007): 28 coni neri di cemento che si inseguono in spirale senza inizio né fine. I coni sono il tentativo di realizzare fisicamente il punto: cercando di avvicinarsi ad esso il più possibile l’artista costruisce un cono eccentrico in modo da realizzare il supporto per il luogo del punto. Questo lavoro ha il suo antecedente in un’opera del 1982 dal titolo Luogo del punto originale. Lì il cono era in bronzo e lo si può considerare la matrice del lavoro in mostra.

A legare idealmente il percorso raccontato nelle varie sale, unendo ieri con oggi, un’installazione monumentale si diramerà in tutti gli ambienti della galleria: si tratta di Cardo e Decumano (anno 2010), un progetto che parte dall’idea di un’organizzazione primaria dello spazio dove Icaro reinventa l’aspetto della scultura secondo un’idea classica di misura. Il cardo e il decumano erano gli assi di orientamento del Castrum romano (da nord a sud il cardo e da est a ovest il decumano). L’opera è realizzata con barre di ferro giustapposte a formare due linee ortogonali orientate secondo i due assi. Dice Icaro: Dell’angolo retto: il 90° del costruire, misurare e ordinare. L’angolo forte che nello spazio assume grandi responsabilità di tenuta e garanzia, di esatta stabilità. Così, affettuosamente attratto, lo inseguo dagli anni ’70. Lo rincontro ora, quando mi metto a realizzare le due linee d’orientamento Nord-Sud, Est-Ovest, relativamente Cardo e Decumano per gli antichi Romani. Ovvero pezzi che si incontrano e formano una croce e si ricompongono attraverso nuclei plastici di misure diverse e di diverse forme, ma tutti saldati rigorosamente a 90 gradi. Quasi che queste linee volessero alzarsi nello spazio a suggerire delle cellule iniziali della scultura, del fare tridimensionale, del costruire un corpo d’idea. Forse una riflessione grammaticale d’altri tempi che, quando la distendo nello spazio, ai suoi calibrati intervalli, si rivela musicale scheletro di pura, dura scultura, Cardo e Decumano.

In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo con testo di Lara Conte e uno scritto di Paolo Icaro.


Orari

martedì - sabato, ore 10.00/13.00 - 15.00/19.00.

lunedì su appuntamento. Festivi chiuso


Ingresso

libero

Catalogo

Lorenzelli Arte n.136

Testo di Lara Conte e Paolo Icaro


Come raggiungerci

Metropolitana 1 (rossa), fermata Porta Venezia

Tram: 9, 29, 30, fermata p.zza Oberdan

Passante ferroviario: Porta Venezia


Informazioni

+39.02.201914

Judith van Vliet: judith@lorenzelliarte.com

www.lorenzelliarte.com



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