Un'illuminante pensatore del nostro tempo, Éduardn Glissant, difensore della diversità e dell'unicità che tutti ci distingue scrive:
Non è per il fatto di essere aperte che le identitàrelazione non sono radicate. Ma la radice non è più un perno, an chouk, non uccide più quello che trova intorno a sé, corre (…) a incontrare altre radici con le quali condivide il succo della terra. Così come sono esistiti gli Stati-nazione, ci saranno nazionirelazioni. Come ci sono state frontiere che separano e distinguono, ci saranno frontiere che distinguono e collegano, e che non distingueranno se non per collegare.

Le piante nell'immaginario dell'artista registrazione delle persone che passarono per la sua casa e le fecero questo regalo. Sono tracce di identità, metamorfosi di un passaggio. Il lavoro dell'artista si fa metafora di una botanica classificazione spaziale e relazionale, un catalogo degli incontri, dei passaggi, fermati in questi disegni, come testimonianze delle persone che passando per la casa dell'artista diedero inizio a quel legame relazionale che la pianta testimonia.
La "stanza superflua" presente nel vecchio appartamento di Mitte, permise all'artista di ospitare molte persone per periodi più o meno lunghi. L'artista chiedeva a ogni visitatore di lasciare nel Libro degli Ospiti un disegno, un pensiero, un ricordo legato alla permanenza nella sua casa.
Il libro si fa dunque memoria di uno spazio e della condivisione quotidiana tra l'artista e gli ospiti che vi passarono tra il giugno 2008 e il marzo 2013, quando si è trasferita in un'altra casa in un diverso quartiere perchè nel palazzo dove si trovava sono cominciate opere di ristrutturazione; L'opera è un documento di tracce, condivisioni che l'artista rivive nel gesto del ricamo: disegni e parole scritte vengono ricamati a mano dall'artista, a filo d'erba, e riportati su stoffa.
Rebecca Agnes si riappropria in questo modo dei loro gesti; ripercorre la presenza dell'altro, non solo con il ricordo, ma attraverso la più diretta gestualità mnemonica.
Ivana Spinelli comincia qualche anno fa ad osservare e disegnare le cellule delle radici, scoprendo poi (attraverso la neurobiologia vegetale) che quel micro-mondo complesso è un sistema pienamente intelligente che entra in relazione e comunicazione tra il suo interno e il mondo esterno.
Rileggendolo in scala macroscopica, il lavoro dell'artista si fa metaforica lettura dell'umana tendenza alla relazione e al contatto con l'altro, come le cellule, che contaminandosi tra loro danno vita a nuove forme particellari.

Di questi dettagli sfuggenti e non del tutto decifrabili, si formano le nostre infinite interconnessioni, con altri esseri umani e con tutto il non-umano (natura, luoghi, oggetti..). L'artista prova a cercare nelle cellule delle radici questo tutto relazionale di cui si compongono le nostre esistenze, ma sa di non poter vedere tutto; il contatto è invisibile agli occhi.
L'altro vive in noi e noi viviamo nell'altro. L'artista, al quale la relazione con l'altro è implicita, vive di questi contatti, di questi gesti scambiati, ripetuti, condivisi. Vive sul confine, tra sé e l'altro, fedele alla sua unicità, e aperto alla relazione che ogni rizomatica radice richiede per rimanere in vita.
Arianna Miotto
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*Patrick Chamoiseau, Édouard Glissant, Quando i muri cadono, Edizioni Nottetempo, Roma, 2008
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