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sabato 2 maggio 2009

Mostra Azzurra. San Severo al Pendino

Maggio di Monumenti 2009

"Azzurra" - il Napoli nel Cuore 2° edizione
Chiesa di San Severo al Pendino (via Duomo)

Martedì 5 maggio ore 12,00
INAUGURAZIONE

INVITO


dal 5 al 27 maggio 2009
tutti i giorni dalle 9 alle 18

65 artisti in esposizione
3 artisti fuori concorso
PITTURA
ArtManjù,Alfredo Avagliano, Ciro Balzano, Laura Cappadonia, Margherita Cavaliere, Raffaella Cevoli, Gianpaolo Cono, Sara Cordovana, Angela Maria De Rosa, Giuliana Esposito, Diana Kirova, Stelvio Gambardella, Bernardo Gentile, Flora Giordano, Giuseppe Gorga, Luna Hal, Antonio Lubrano Lavadera, Miriam Maddalena, Maria Giuseppina Maddaluno, Antonello Massariello, Masto, Pasquale Mastrangelo, Federica Mazzocchi, Raffaele Miscione, Paolo Napolitano, Laura Negrini, Nil, Maria Giovanna Piromallo, Vincenzo Rea, Remo Romagnuolo, Barbara Yulak Roos, Paolo Santo, Michele Sica, Vincenza Spiridione, Fabio Tagliapietra, Gianfranco Tagliapietra, Anna Tatangelo, Lucio Trimaldi, Francesco Verio, Ena Villani
FOTOGRAFIA
Alfonso Caccavale, Fortunato Danise, Peppe Esposito, Salvatore Fellino, Luigi Montefoschi, Christophe Mourey,Maurizio Piccirillo, Diego Ruggiero
SCULTURA
Giovanni Ariano, ARVA, BIGAL, Paolo May, NEOTTO, Carmine Papa, Gabriella Russo, Jung Yun Seo, Lino Tortora
SEZIONE STUDENTI
PITTURA: Antonella Bellotti, Luca Evangelista, Assunta Improta, Anna Panella
FOTOGRAFIA: Gilbert Ciervo, Alessia Ilardi, Irina Karim

Associazione Culturale Merliani 137
Gianni Nappa ideatore e curatore

venerdì 1 maggio 2009

SOTTOPASSO-Sul binario dell'arte


Sottopasso
sul binario dell’arte


a cura di Olga Gambari, Roberta Gaito, Massimo Fiumanò
da maggio 2009 a settembre 2010
Inaugurazione 9 maggio 2009 ore 18:00
sede: binario 1, stazione ferroviaria di Domodossola
sottopasso-retro.jpg

Nella Stazione Ferroviaria Vigezzina di Domodossola, che collega due culture, due confini, tra la Svizzera e l’Italia, passano ogni anno due milioni di persone.

L’associazione Ingremiomatris ha scelto una postazione nel cuore di questa stazione, per aprire una galleria fuori dal comune. Una storica carrozza degli inizi del ‘900, dagli elegantissimi e spartani interni in ciliegio, recentemente restaurata e tenuta come un’opera d’arte in sé, ferma sul Binario 1, diventa spazio d’arte dove per 17 mesi sfileranno artisti e opere.
Osserveranno la gente e proveranno a dialogare, a far fermare qualcuno, a raccontare comunque le loro storie. Useranno il linguaggio visivo, quello del colore, delle emozioni, delle forme, del movimento.
Se le gallerie di tutto il mondo lamentano che ormai, dopo la serata dell’inaugurazione, nessuno passa più, quale migliore possibilità di avere un pubblico continuo, ricco, quotidiano, affezionato? La carrozza, ferma sul suo binario, diventerà una galleria a statuto speciale, un esemplare unico. Dai sei grandi finestrini illuminati e orientati verso il marciapiede, le opere saranno visibili dall’esterno, osservabili solo da fuori, da chi passa lì vicino.
Per il resto il corpo del vagone sarà chiuso, un luogo a sé un po’ magico. Una galleria come una vetrina, che si protende per cercare il contatto. Un susseguirsi di mostre che dureranno circa un mese e mezzo, con personali e collettive, spaziando dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla videoinstallazione, etc.

Il 9 maggio 2009 si inaugurerà con una collettiva dedicata al volo in cui saranno esposte sei opere di sei artisti:

Damiano Andreotti, Vs gravity, 2009, stampa fotografica, cm 50×50
Momò Calascibetta, L’abbraccio, 1984, disegno a matita, cm 50×70
Claudia Gramegna, Senza titolo, 2009, filoplastica in alpacca e argento, cm 55×60x25
Salvatore Melillo, Il primo volo, 2009, olio su tela, cm 50×70
Ario Pizzarelli, Buoni motivi per non rivalutare l’Aeropittura, 2009, tecnica mista, cm 50×70
Giuseppe Ragazzini, Icarooo!, 2009, metamorfosi pittorica su tavoletta grafica, video

Sei forme espressive diversamente contemporanee per offrire sin dal primo appuntamento ai visitatori-viaggiatori un’idea della creatività multiforme che abiterà la stazione di Domodossola fino a settembre 2010.
Il 27 giugno seguirà la seconda inaugurazione, una collettiva che tornerà ad indagare il tema del volo. Un omaggio a Geo Chàvez, aviatore di origini peruviane che per primo trasvolò le Alpi nel 1910 perdendo la vita, a soli 27 anni, in un tragico incidente proprio a Domodossola.
Il 27 settembre 2010, la città celebrerà infatti il centenario della morte di questo personaggio che incantò e commosse il mondo sacrificandosi per il suo sogno.

La carrozza sarà insomma un piccolo laboratorio in ebollizione, che andrà a cercarsi il suo pubblico sottoterra, partendo dal sottopasso di una stazione per uscire nel mondo.

Un comitato scientifico composto da Roberta Gaito, Olga Gambari e Max Fiumanò sceglierà artisti e lavori, con un’operazione dal sapore avanguardistico e situazionista che connota da sempre lo spirito dell’Ingremiomatris.

Alla fine tutta l’operazione sarà documentata da un catalogo, una sorta di diario di bordo di un lungo viaggio d’arte compiuto a bordo di un treno.

Titolo: Sottopasso. Sul binario dell’arte
a cura di Olga Gambari, Roberta Gaito, Massimo Fiumanò
progetto grafico: Annaluce Canali
Sede: Binario 1 Stazione ferroviaria vigezzina, piazza Matteotti,
Domodossola
Date: maggio 2009 – settembre 2010
Orari: tutti i giorni dalle 5:00 alle 21:00
Info: www.ingremiomatris.com - info@ingremiomatris.com
tel.:3357357840

GHOST GIFTS SHADI GHARDIRIAN


Espressione di coscienza, vitalità così è la fotografa iraniana Shadi Ghardirian che esporrà presso la galleria CO2 Contemporary Art Gallery di Roma nella sua 1° mostra personale nazionale una serie di autentici scatti visibili dal 8 maggio-30 giugno 2009 dal titolo Ghost Gifts.
Artista da sempre ben accetta a far intravvedere con una realistica ironia l'ambivalenza del suo Paese contraddistinto appunto da un'estrema chiusura mentale e sguardo verso il tanto "odiato" Occidente.
Già in passato questa artista ci aveva fatto scorgere con una fulgente bellezza concettuale nel ciclo Like Every Day il suo connubio con la tradizione :data dai cadenziati, corali scatti di donne vestite nei loro tradizionali abiti, che sotto il sagace taglio visivo dell'artista assumevano via via all'altezza del volto, manufatti ed utensili di uso quotidiano. In questa mostra personale invece mostrerà lavori scelti provenienti da altri due cicli ovvero "Nil Nil" e "White Square". E' davvero interessante come riesca a scegliere, a scremare la scena apportando anche in situazioni dure, violente un tocco femminile, di speranza.
Shadi Ghardirian si può giustamente porre come una sorta di ponte tra due culturenon solo: quella occidentale e quella orientale, ma proprio di tradizione e riscatto del suo Paese. Un'artista che saprà, darà esiti sempre da così tanto attesi in aulici scatti.

Dott.ssa Valeria s.Lombardi


immagini :Courtesy of CO2 Contemporary Art Gallery

giovedì 30 aprile 2009

Scapigliatura Moratti: mostra su Milano

SCAPIGLIATURA
MORATTI: "UNA MOSTRA CHE INDAGA SULLE RADICI E LA STORIA DELLA NOSTRA CITTA'"


Milano, 30 aprile 2009 – "Una mostra che indaga sulle radici e sulla storia della nostra città analizzando il percorso di un movimento articolato che ha dato vita a una rivoluzione culturale. Un'esposizione che, grazie ai gessi restaurati del monumento delle Cinque Giornate di piazza Cinque Giornate ci offre la possibilità di far vivere e riscoprire un patrimonio che, a volte, viene dato per scontato".

Il Sindaco Letizia Moratti ha partecipato, questa mattina, insieme all'assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, l'amministratore delegato di Artematica, Andrea Brunello e la curatrice Annie-Paule Quinsac, alla conferenza stampa di presentazione della mostra "Scapigliatura – Un pandemonio per cambiare l'arte" che verrà allestita a Palazzo Reale dal 26 giugno al 22 novembre.

"E' una mostra che ripercorre un periodo storico molto ricco dal punto di vista culturale - ha detto il Sindaco - che poi ha visto nascere il Futurismo e che pone Milano come città capace di interpretare il nuovo e all'avanguardia, rispetto alla cultura classica e alla retorica del conformismo. Indaga dal punto di vista della pittura, della scultura e della letteratura questo periodo, che va conosciuto maggiormente e rivalutato".

E' un'esposizione di 260 opere, tra dipinti, sculture, grafiche e incisioni, che vuole celebrare il movimento che, dalla seconda metà dell'Ottocento fino ad inizio Novecento, seppe coinvolgere tutte le arti in un rinnovamento e traghettò la società italiana verso un cambiamento ideologico e di costume e che nacque proprio nel capoluogo lombardo.

"Credo nella Scapigliatura perché ne abbiamo bisogno, perché è un movimento anticonformistico che crede nella libertà artistica e ha in se la tensione degli opposti – ha spiegato Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura del Comune di Milano -. Con questa mostra Milano opta per una politica culturale contro una certa omologazione dei consumi e dei costumi. Del resto questo è il nostro anno, senza la Scapigliatura non avremmo avuto probabilmente Futurismo e da qui Milano deve continuare il suo moto di città dei movimenti. La Scapigliatura ci offre anche la possibilità di promuovere Milano come città della lettura e dell'editoria, per questo offriremo questa esposizione alla visita dei bibliotecari che dal 25 al 27 agosto saranno a Milano per IFLA dal 23 al 27 agosto".

Il termine "Scapigliatura" deriva dal titolo del romanzo di Cletto Arrighi (giornalista, scrittore e patriota) La Scapigliatura e il 6 febbraio (1861-62), in cui, con i toni passionali del racconto popolare, si narra la vicenda milanese di un 'gruppo' di scontenti e ribelli, "vero pandemonio del secolo…serbatoio … dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti", che finiscono con il sacrificare la vita nei moti antiaustriaci del 1853.

Promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Artematica, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia e della Provincia di Milano, l'esposizione è curata da Annie-Paule Quinsac e coadiuvata da un comitato scientifico composto da Giuseppe Farinelli per la letteratura, Paolo Repetto per la musica, Gaetano Oliva per il teatro, Anna Finocchi per i rapporti con l'architettura. In mostra saranno presenti i lavori di trentotto artisti, da Giovanni Carnovali detto Il Piccio a Daniele Ranzoni, da Tranquillo Cremona a Giuseppe Grandi, da Gaetano Previati a Medardo Rosso, a Pietro Troubetzkoy, provenienti da raccolte pubbliche e private italiane e da prestigiose istituzioni straniere quali il Groninger Museum di Groningen, in Olanda, e il Szépművészeti Múzeum di Budapest, coprendo un arco temporale di quattro decenni in cui il movimento si è evoluto dall'iniziale serrata polemica ad un nuovo accademismo.
A corredo, nello stesso periodo, presso la Biblioteca di via Senato viene approfondita la parte letteraria e giornalistica della Scapigliatura. Per la prima volta viene esposto il Fondo di Angelo Sommaruga di proprietà della Biblioteca di via Senato: lettere, biglietti postali, cartoline (fra cui alcune inedite di Gabriele D'Annunzio e Giosuè Carducci), volumi, riviste fra cui "Cronaca Bizantina" e "Forche Caudine" (di cui è stato editore). Sarà presente inoltre una sezione dedicata alla caricatura e alcune opere di artisti scapigliati fra cui Ranzoni, Troubetzkoy e Conconi.

Per tutta la durata della mostra, Milano diventerà un palcoscenico aperto a esecuzioni musicali, liriche, letture di testi, pièce teatrali, proiezioni cinematografiche. Saranno anche ricostruiti alcuni itinerari mirati ai luoghi canonici, urbani, della "vita" scapigliata, come le osterie, i caffè e gli atelier.

IL PERCORSO ESPOSITIVO.
Il percorso espositivo, organizzato in sezioni cronologiche, prenderà il via da Gli anni '60. La formazione di un'estetica. Qui si troveranno le opere de Il Piccio, un precursore che, nelle ultime stagioni della sua vita, elaborò una pittura sfumata, tutta d'atmosfera, e di Federico Faruffini, che sperimentò l'intensità coloristica intesa come lingua delle emozioni, accanto al quale s'incontreranno i lavori di Filippo Carcano, innovatore nel linguaggio pittorico ma meno propenso all'intimismo.
I protagonisti della sezione Gli anni '70. Il momento d'oro saranno Daniele Ranzoni, Tranquillo Cremona e Giuseppe Grandi che, in sodalizio, elaborarono la 'macchia' scapigliata e la scultura pittorica, sostituendo al finito accademico, basato sul disegno della forma, una materia fluida, in cui la forma è colore carpito alle zone d'ombra, suggerendo, e non descrivendo, il reale. La parte GIi anni '80 è dedicata all'affermazione della scultura scapigliata, che prende avvio dal rifiuto del concetto rinascimentale di statuaria come plastica e apre così la via alla cosiddetta "scultura impressionista". In mostra si troveranno i lavori di Giuseppe Grandi, del quale per la prima volta verranno presentati al pubblico i gessi - restaurati per l'occasione - del monumento alle Cinque Giornate, di Ernesto Bazzaro, del giovane Paolo Troubetzkoy, allievo di Ranzoni, del primo Leonardo Bistolfi e di Medardo Rosso. L'ultima sezione, Gli anni '90, evidenzierà come, in pittura e scultura, l'apporto delle nuove leve permette l'elaborazione di un vero e proprio accademismo del linguaggio scapigliato (come nel caso dello scultore Eugenio Pellini o del pittore Camillo Rapetti), mentre la visione scapigliata diventa un banco di prova per i futuri "divisionisti", come ad esempio Gaetano Previati.

Accompagna l'esposizione il catalogo a cura di Annie-Paule Quinsac e realizzato da Marsilio Editori. Il volume segue l'andamento delle sezioni cronologiche del percorso espositivo ed è arricchito dai saggi di Giuseppe Farinelli, Paolo Repetto, Gaetano Oliva, Anna Finocchi.



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Redazione del CorrieredelWeb.it
www.CorrieredelWeb.it

BIENNALE DEL PAESAGGIO MEDITERRANEO: PRESENTAZIONE VOLUME

BIENNALE DEL PAESAGGIO MEDITERRAENO

LUNEDÌ 4 MAGGIO 2009 ore 17.00




lunedì 4 maggio 2009 ore 17.00

Auditorium Museo delle Genti d'Abruzzo

via delle Caserme 22, Pescara

Presentazione del volume

BIENNALE DEL PAESAGGIO MEDITERRANEO

Presentazione di

Franco Farinelli Associazione dei Geografi Italiani

Interventi di

Giuseppe De Dominicis Presidente della Provincia di Pescara

Sante Di Paolo Assessore all'Ambiente e alla Valorizzazione del Territorio della Provincia di Pescara

Pierluigi Della Valle Direttore Servizio Pianificazione del Territorio Provincia di Pescara

Enrico Di Paolo Architetto

Antonio Angelillo ACMA Centro Italiano di Architettura

Al termine

Forum Lineamenti per la ricostruzione del paesaggio aquilano con relatori, partecipanti alla Biennale, rappresentanti di istituzioni, associazioni di categoria, organizzazioni di base, rappresentanti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - direzione PARC

La pubblicazione dei documenti (contribuiti scientifici, interventi, mostra fotografica, mostre di architettura del paesaggio) presentati alla Biennale del Paesaggio Mediterraneo organizzata dalla Provincia di Pescara nel maggio 2005 rappresenta una opportunità non solo per dialogare con gli organizzatori e i protagonisti di quell'evento ma per contribuire - partecipando attivamente al dibattito - alla costruzione di un punto di partenza consapevole e condiviso per una pianificazione maggiormente attenta al paesaggio e ai beni culturali, in un momento così delicato per l'evoluzione del territorio abruzzese. Oggi più che mai il Mediterraneo rappresenta una metafora della transizione verso la dimensione globale, dell'incrocio dei flussi migratori e del relativo recupero delle identità locali, dello scambio inarrestabile di conoscenze e di tecniche, del riversarsi dei processi economici e produttivi sul supporto geografico.

È necessario che l'auspicata partecipazione delle collettività locali alle procedure che sottendono la tutela e la valorizzazione del paesaggio si trasformino in azioni politiche, in progetti concreti che possano coniugare le attese di sviluppo economico con le qualità della vita (ambientali e culturali) che il Mediterraneo ha finora offerto.

Per informazioni:

ACMA Centro di Architettura

via Antonio Grossich 16, 20131 Milano

Tel. +39 02.70639293 Fax.+39 02. 70639761

acma@acmaweb.com www.acmaweb.com

PADIGLIONE MESSICANO ALLA 53. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE

IL PADIGLIONE MESSICANO ALLA 53. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ARTE,

LA BIENNALE DI VENEZIA 2009

MOSTRA

L'artista Teresa Margolles presenterà una mostra intitolata

¿De qué otra cosa podríamos hablar? (Di cos'altro potremmo parlare?).

La mostra è curata da Cuauhtémoc Medina

SEDE

Il Padiglione Messico è allestito all'interno dello storico Palazzo Rota-Ivancich, nel cuore di Venezia poco distante da Piazza San Marco e Rialto

CATALOGO

Il catalogo della mostra verrà pubblicato in inglese e spagnolo con interventi e saggi di importanti autori quali Cuauhtémoc Medina, Ernesto Diezmartinez Gumàn, Luis Astorga, Elmer Mendoza, Antonio Escohotado, Sergio Gonzàles Rodrìguez, Mariana Botey

SPONSOR

Il padiglione è sponsorizzato da: The National Council For Culture And The Arts (CONACULTA), The Institute of Fine Arts (INBA), The Mexican Ministry of Foreign Affairs (SRE), The National University of Mexico (UNAM), Patronato Del Arte Contemporaneo (PAC)

APERTURA AL PUBBLICO

Dal 7 giugno al 22 novembre 2009.

Il Messico è presente per la seconda volta alla Biennale di Venezia, in occasione della 53. Esposizione Internazionale d'Arte. Il padiglione avrà sede nel Palazzo Rota-Ivancich. Costruito nel XVI secolo su disegno attribuito a Sansovino, il palazzo è un esempio classico di residenza nobiliare veneziana, adiacente alla Fondazione Querini- Stampalia, si trova a pochi minuti da Piazza San Marco e Rialto.

Il padiglione ospiterà la mostra ¿De qué otra cosa podríamos hablar? (Di cos'altro potremmo parlare?) di Teresa Margolles, curata da Cuauhtémoc Medina, che si articolerà in un unico e continuo intervento da parte dell'artista messicana presente nel palazzo con installazioni, azioni e performance.

Il lavoro di Teresa Margolles, nonostante il carattere polemico e controverso, è stato sempre più spesso esibito in varie gallerie e istituzioni artistiche, dalla Kunsthalle Krems in Austria (2008), al Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen di Düsseldorf (2007), alla Colección Jumex in Messico (2007), e in diverse occasioni internazionali, tra cui la Biennale di Liverpool (2006).

I lavori presenti al Padiglione Messico sono una cronaca acuta e penetrante degli effetti di una crudele economia globalizzata: il circolo vizioso di proibizione, dipendenza, accumulazione di ricchezza, povertà, odio e repressione che trasforma i piaceri trasgressivi e le ossessioni puritane del Nord nell'Inferno del Sud.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue, in inglese e spagnolo, con testi di: Cuauhtémoc Medina curatore della mostra; Ernesto Diezmartínez Guzmán, scrittore e critico cinematografico; Luis Astorga, ricercatore presso l'Instituto de Investigaciones Sociales, UNAM; Elmer Mendoza, scrittore; Sergio González Rodríguez, scrittore; Antonio Escohotado, filosofo spagnolo; Mariana Botey artista messicana e teorica. Nel catalogo si troverà anche un'intervista a Teresa Margolles sulla realizzazione dell'esposizione per il Padiglione Messico condotta dall'artista Taiyana Pimentel e da Cuauhtémoc Medina.

Nel 1990 Teresa Margolles (Messico 1963) è stata tra i fondatori del gruppo SEMEFO (Servicio Médico Forense/Servizio Medico Forense) e da allora, in questa veste, ha organizzato performance, creato installazioni, oggetti, video e interventi in spazi pubblici. In seguito Margolles ha proseguito il suo lavoro da sola, trasformando un obitorio di Città del Messico nel proprio studio, dove ha sviluppato delle strategie artistiche, utilizzando sostanze corporee e immagini di cadaveri. La sua esplorazione dell'idea della morte è legata ad una indagine sempre più approfondita delle disuguaglianze politiche ed economiche oggi presenti, dello sfruttamento sociale, del processo che attiene al lutto, e del modo in cui la violenza, sempre più diffusa, determina l'odierno panorama filosofico e culturale.

A causa della recente ondata di violenza in Messico — secondo i giornali, più di 5000 persone hanno perso la vita in omicidi e sparatorie, che hanno a che fare con il traffico della droga e la lotta contro di esso — il lavoro di Teresa Margolles — che per quasi vent'anni si è focalizzato sull'esplorazione della possibilità di interventi artistici sui cadaveri umani — si è concentrato sempre più sulla morte violenta e sulle sue vittime.

Il più recente lavoro di Teresa Margolles, infatti, comprende la cronaca acuta e toccante della pervasiva economia di morte che affligge il nord del Messico.

Negli ultimi due anni l'artista ha fissato la propria attenzione sulla creazione di installazioni, dipinti e oggetti partendo dalle tracce materiali ritrovate nei luoghi in cui sono avvenuti gli omicidi, e dalle parole e dai discorsi ad essi associati, presi dai biglietti in cui si dà ordine di uccidere qualcuno, o dai verbali della polizia o ancora dalla cronaca della violenza riportata dai giornali.

¿De qué otra cosa podríamos hablar? sarà una sorta di racconto basato su strategie di contaminazione e di azioni materiali, che coinvolgeranno lo spettatore, sia a livello emotivo che intellettuale, portandolo a riflettere sul modo in cui la violenza e l'odierna economia globalizzata comportino l'impressionante ammissione che un'intera generazione di individui sia da considerarsi una sorta di classe sociale "a perdere", una classe sociale che potrebbe virtualmente scomparire, intrappolata tra la perversa logica della criminalità, quella del capitalismo e quella della proibizione.

Il progetto del Padiglione Messico sarà accompagnato anche da una serie di azioni pubbliche, che estenderanno il concetto della partecipazione di Teresa Margolles a questa 53esima Esposizione Internazionale d'Arte, ai luoghi dove si svolge la Biennale e alle diverse zone di Venezia.

PADIGLIONE MESSICO

Palazzo Rota-Ivancich

Castello 4421

30122 Venezia

Italia

Sono disponibili foto e altri testi, per ulteriori informazioni:


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Simona Pezzano
+39.347.0884713
pezzano.simona@gmail.com

mercoledì 29 aprile 2009

Monet il tempo delle ninfee

A PALAZZO REALE LA MOSTRA "MONET IL TEMPO DELLE NINFEE"
Finazzer Flory: "Un'esposizione per ripensare il rapporto con la natura"

Milano, 29 aprile 2009 – "Con Monet - il tempo delle ninfee abbiamo voluto porre tre questioni: Monet non è il padre dell'impressionismo ma dell' 'immersionismo', dobbiamo immergerci nelle cose per vederle. La seconda questione è che questa mostra é dedicata a chi vuole imparare a guardare, perché guardiamo in modo superficiale, approssimativo e incapace di generosità e precisione. La terza è di politica culturale. Abbiamo voluto Magritte, abbiamo scelto Monet e desideriamo l'anno prossimo Cezanne. Il tema è sempre lo stesso: ripensare il nostro rapporto con la natura, il paesaggio e l'identità dei luoghi".

Lo ha detto l'assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory intervenendo questa mattina alla presentazione della mostra Monet – il tempo delle ninfee in programma a Palazzo Reale da domani, 30 aprile, al 27 settembre.

Grazie al più grande prestito mai concesso all'estero dal Museo Marmottan Monet, la mostra si sviluppa intorno a 20 grandi e grandissime tele che il padre dell'impressionismo ha dedicato allo studio delle ninfee nel suo giardino giapponese di Giverny.

Nel 1890 Claude Monet acquista la casa e il giardino di Giverny, lungo la Senna, a nord di Parigi. Fino ad allora aveva condotto un'esistenza da nomade, alla ricerca dei mutamenti della luce, dalla Normandia all'Italia, dall'Inghilterra alla Norvegia.

Quando acquista la casa di Giverny, Monet è a metà della sua vita. In questa casa vivrà il resto della sua lunga vita, cercando senza sosta di realizzare quella che considera ormai la fonte di ispirazione più importante per la sua arte: il suo giardino. Accanto al giardino francese, con i fiori che ha piantato in un primo tempo, egli costruirà quello giapponese: qui, in uno stagno circondato da salici, fioriranno le più diverse specie di ninfee.

Proprio a questi trent'anni della sua vita, al "tempo delle ninfee", è interamente dedicata la mostra allestita nelle sale nobili di Palazzo Reale.

Il cuore del percorso espositivo è costituito da 20 capolavori di Monet, mai usciti in questa quantità e qualità dal Museo Marmottan: venti grandi tele dipinte tra il 1887 e il 1923, che ci restituiscono il percorso che lo ha portato a cercare di trasferire, dal suo giardino alla sua arte, i salici piangenti, le ninfee, i ponti giapponesi, le rose e gli iris che lo popolano.

Realizzate nei primi due decenni del secolo, mentre si affermavano il Cubismo e le avanguardie, le ninfee di Monet sono l'atto potente di un genio artistico che va oltre il proprio tempo e che dalla lontana invenzione della pittura en plein air oltrepassa tutta la cultura successiva superando di un sol colpo la pittura da cavalletto per addentrarsi in nuovi paesaggi astratti che insegneranno a tutto il Novecento un nuovo modo di vedere la natura. Le ninfee sono infatti il punto di arrivo di un'utopia progettata e realizzata nell'ultima stagione della vita, di un'idea totalizzante di rifondazione della pittura che, partendo dai colori vivi e dai paesaggi senza orizzonte delle stampe giapponesi, si porrà come uno dei grandi contributi alla pittura moderna, non inferiore, come affermerà Picasso nel 1944, alla linea tracciata da Cézanne e dal Cubismo.

L'arte giapponese ha avuto un ruolo determinante nella vita e nella ricerca artistica di Monet: in mostra sono esposte, a rotazione per ragioni conservative, 52 stampe di Hokusai e Hiroshige, provenienti dal Museo Guimet di Parigi.
Monet non è il solo pittore ad essere influenzato dalle produzioni giapponesi che ormai circolavano in Europa, ma è sicuramente il maggiore collezionista con 276 stampe nella tradizione ukiyo-e. Il suo maggiore interesse è la lettura del paesaggio e della natura attraverso un loro frammento e la serialità delle vedute, in particolare quelle del Monte Fuji e dei fiori di Hokusai, così come quelle delle acque e dei ponti di Hiroshige.
Il confronto tra l'idea di paesaggio nell'arte giapponese e le opere di Monet è infine completato dall'esposizione di una serie di preziose fotografie dell'Ottocento, dipinte a mano, di giardini giapponesi.

"A corredo della mostra – spiega Finazzer Flory – sono previsti eventi paralleli che intrecciano musica e poesia del tempo impressionista per trasformare Palazzo Reale in un giardino in cui si possano sentire musiche di Debussy e Ravel, la poesia di Baudelaire, Rimbaud e Verlaine. E siccome uno dei temi fondamentali dell'Expo è l'acqua, con questa esposizione abbiamo voluto dare una risposta estetica, simbolica e quindi politica al senso che l'acqua riveste per l'uomo".

La mostra, promossa dal Comune sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Ministero degli Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Consolato Generale del Giappone a Milano, ha il privilegio di promuovere un'inedita collaborazione tra due grandi istituzioni francesi come il Museo Marmottan Monet, che fu creato alla morte del Maestro da eredi e amici e custodisce la più vasta e importante collezione al mondo della sua opera, e il Museo Guimet, il più grande museo d'arte orientale in Europa.

Ideata e curata da Claudia Zevi & Partners, l'esposizione si avvale di importanti contributi: da quello di Michel Draguet, che ha studiato a lungo la trasformazione della pittura di Monet negli anni in cui si è dedicato alla costruzione del suo giardino, a quello di Marco Fagioli, uno dei maggiori esperti del "giapponismo" nelle arti figurative europee alla fine dell'Ottocento e massimo conoscitore della fotografia giapponese della seconda metà del XIX secolo, di cui la mostra presenterà diversi e rari esempi, a quello di Hélène Bayou, direttrice del dipartimento giapponese del Museo Guimet.

La mostra è prodotta da Palazzo Reale in collaborazione con Edison, Civita, 24 ORE Motta Cultura e Giunti Arte mostre musei, che ne pubblica anche il vasto catalogo, curato da Claudia Beltramo Ceppi con testi di Jacques Taddei, Hélène Bayou, Michel Draguet, Marco Fagioli e Delfina Rattazzi.




Monet
IL TEMPO DELLE NINFEE
Milano, Palazzo Reale
30 aprile – 27 settembre 2009

Orari
da martedì a domenica, dalle 9.30 alle 19.30
lunedì, dalle 14.30 alle 19.30
giovedì, dalle 9.30 alle 22.30
(la biglietteria chiude un'ora prima)

Biglietti
Intero 9 euro
Ridotto 7,5 euro per gruppi di almeno 15 persone, minori di 18 e maggiori di 65 anni, studenti fino a 26 anni, portatori di handicap, Forze dell'ordine non in servizio, insegnanti, titolari di coupon e convenzioni, possessori di CartaViaggio Trenitalia e del biglietto ferroviario Eurostar AV Italia con destinazione Milano, possessori Cartapiù Feltrinelli (con accompagnatore) e dipendenti Feltrinelli, possessori biglietto ingresso Orticola (valido solo nei giorni 8-9-10 maggio 2009)

Ridotto speciale 4,50 euro per gruppi scolastici di ogni ordine e grado, abbonati annuali e dipendenti ATM

Ingresso gratuito per minori di 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, due accompagnatori per ogni gruppo scolastico, un accompagnatore per disabile, funzionari della Soprintendenza per i Beni Architettonici, giornalisti accreditati, soci ICOM

Prenotazione
Individuale 1,5 euro
gruppi (massimo 25 persone) 25 euro
gruppi scolastici (massimo 25 alunni) 10 euro

Audioguide
Singola 5 euro
Doppia 7 euro
Family (due adulti + 1/2/3 bambini fino a 12 anni) 10 euro

Visite guidate
Su prenotazione, per gruppi di massimo 25 persone
Scuole 60 euro
Gruppi 100 euro
Lingua straniera 120 euro
Le tariffe sono comprensive dell'uso dei sistemi di radiocuffie (microfono per la guida e auricolari per il gruppo), obbligatorio per i gruppi

Noleggio dei sistemi di radiocuffie per gruppi con guida propria 30 euro


Percorsi didattici
Per la scuola dell'infanzia, primo ciclo della scuola primaria e famiglie, è stato allestito il percorso "Fiori e colori nel giardino del pittore Monet" alla scoperta dei fiori e dei colori del giardino sognato e dipinto da Monet. A cura della Sezione Didattica di Palazzo Reale.
Costo: per classe (massimo 25 alunni) 13 euro
Gratuito per famiglie

Info e prenotazioni
tel. 02.860649 - FSP.GiovaniPalazzoRealeDidattica@comune.milano.it

Info e prenotazioni
www.mostramonet.it
servizi@civita.it tel. 199.199.111 - 02.4335.3522


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