CAMeC
Centro Arte Moderna e Contemporanea
Apertura venerdì 31 ottobre 2014 ore 18.00 – 21.00
1 novembre 2014 – 12 aprile 2015
LA SCULTURA PROTAGONISTA DEL
SECONDO CICLO ESPOSITIVO DEL CAMeC
La Spezia - CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea presenta il secondo ciclo espositivo - che segue l'impostazione pensata da Francesca Cattoi, consulente artistico dal marzo 2013 - che prevede la declinazione di un linguaggio artistico per volta.
Il prossimo percorso espositivo che coinvolge, per questo primo momento, il Piano Uno e il Piano Due, viene dedicato alla scultura che, dopo la stampa d'arte e la fotografia, mostra la complessità e vivacità delle collezioni del museo con alcuni inserimenti dalle collezioni civiche e private della Spezia.
Per completare il ciclo dedicato a questo linguaggio artistico, il 31 ottobre inaugura "Luce" di Fabrizio Prevedello, scultore di origini venete che da tempo risiede in un piccolo paese delle Alpi Apuane.
Nel suo lavoro si unisce l'interesse per la montagna e lo sguardo attento alle strutture legate alla sua escavazione e al trattamento commerciale della pietra, strutture che caratterizzano la zona industriale tra Carrara e Massa.
La mostra "LUCE. Fabrizio Prevedello", pensata dall'artista con Francesca Cattoi, si sviluppa nelle tre sale del Piano Zero come un percorso nel quale il visitatore si confronta con le opere, ricomponendone la frammentaria totalità e cogliendo la volontà di creare un progetto installativo specifico per lo spazio del centro.
Piano Zero
LUCE. Fabrizio Prevedello
a cura di Francesca Cattoi e Fabrizio Prevedello
con Eleonora Acerbi e Silvia Benvenuti
1 novembre 2014- 12 aprile 2015
Dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Carrara, Fabrizio Prevedello (Padova, 1972) si trasferisce dal 1995 al 2002 a Berlino, dove inizia l'attività di scultore. Nel 2002 ritorna in Italia e si stabilisce in un paese situato sulle Alpi Apuane.
La sua ricerca artistica parte dalla formazione accademica legata alla scultura classica per poi trovare, nell'ultimo decennio, un linguaggio capace di coniugare consapevolezza riguardo al metodo compositivo e all'utilizzo dei materiali.
Nelle sue opere rimane evidente la parte performativa del fare dello scultore che si manifesta sulla pietra, sul ferro, sul legno, sul cemento, e che talvolta si esprime in bruciature da saldatura sul muro di appoggio dell'opera o all'interno della materia stessa.
La coerenza interna viene raggiunta attraverso il precipitare delle esperienze vissute all'aperto, spesso in montagna, e nella creazione di strutture che insistono sulle relazioni tra natura e artificio, tra conservazione e sfruttamento, tra rispetto e manipolazione.
Dopo la prima personale "Storie Naturali", Palazzo dei Priori, Volterra (PI) nel 2003, si intensifica la sua partecipazione a mostre personali, tra cui "Less concreteness", con Sara Enrico, MARS / Milano Artist Run Space, Milano, 2010; "Fa un po' freddo ma non preoccuparti" Brown Space Project, a cura di Luigi Presicce, Milano, 2011; "Verde", a cura di Ilaria Mariotti, Galleria Cardelli & Fontana, Sarzana (SP), 2012; e collettive, tra cui "Laboratorio" con Luigi Presicce, residenza, MACRO, Roma, 2012; "Apologia", Museo Civico del Marmo, a cura di Federica Forti, Carrara (MS), 2013; "Il collasso dell'entropia", Museo d'Arte Contemporanea, a cura di Alberto Zanchetta, Lissone (MB); "I baffi del bambino", Lucie Fontaine, a cura di Luca Bertolo, Milano, 2014.
Piano Uno
Eliseo Mattiacci. Forme e materiali della scultura
a cura di Francesca Cattoi e Eliseo Mattiacci
in collaborazione con Cornelia Mattiacci
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015
L'opera di Eliseo Mattiacci (Cagli, 1940) attraversa i momenti più importanti della storia dell'arte nazionale e internazionale dagli anni Sessanta ad oggi.
Presente alla prima mostra dedicata all'Arte Povera curata a Genova da Germano Celant nel 1967, il suo percorso rimane sempre fedele alla sperimentazione dei materiali, dal ferro all'alluminio, dal piombo al vetro, dalla lana di vetro al marmo. Il suo metodo compositivo privilegia l'utilizzo di elementi che si presentano come già lavorati dall'industria, mentre le sue sculture sono in continuo dialogo tra forme che si possono ottenere utilizzando tecniche di lavorazione industriale, anche in fase di disegno progettuale, ed elementi già presenti sul mercato.
Nella mostra pensata per il CAMeC e concepita in accordo con l'artista, il suo lavoro viene presentato attraverso un percorso che, partendo dagli anni Sessanta, arriva fino ai risultati più recenti della sua produzione. La selezione delle opere mette in evidenza il modus operandi dello scultore: l'esigenza di ottenere forme ed equilibri muovendosi tra idea e realizzazione, lo obbliga ad un controllo preciso delle forze che si instaurano tra un elemento e l'altro.
In ognuna delle quattro sale del Piano Uno sono raccolte opere che, impiegando lo stesso materiale, dal piombo al ferro, dal vetro all'alluminio, ne articolano le potenzialità e le contraddizioni attraverso forme geometriche che si ripetono dentro l'intero percorso.
Mattiacci è da sempre interessato agli eventi astronomici, allo sguardo dell'uomo verso il cielo. Continuamente in dialogo con le forze celesti, una delle sale è dedicata ai suoi Capta spazio (2002), mentre il tema del cosmo e della sua esplorazione rimbalza da una sala all'altra.
Il visitatore viene però accolto con un'opera del 1970: Sentire il rumore del mare. Composta da una fotografia scattata da Claudio Abate sulla spiaggia di Ostia, l'opera è completata con un filo che dalla fotografia arriva ad una cuffia dove si trovano due grandi conchiglie. L'invito a sentire dentro le cuffie-conchiglie il rumore del mare, oltre ad essere un omaggio rivolto alla città della Spezia, porta all'interno dell'esperienza dell'opera d'arte i ricordi infantili e la fede senza riserve nella propria sensibilità e capacità di captare energie estranee alla razionalità del quotidiano.
Un percorso che rende omaggio ad uno scultore che con determinazione, sincerità, energia ha costruito un corpus di opere vasto e significativo, dove equilibri precari mettono in evidenza, nella scultura, il margine di insicurezza e il pericolo di rottura.
Piano Due
Ripensare le collezioni: la scultura
a cura di Francesca Cattoi con Eleonora Acerbi
e la collaborazione di Silvia Benvenuti
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015
Proseguendo la presentazione delle opere delle collezioni civiche, il Piano Due viene occupato dalle sculture provenienti dai nuclei Cozzani e Battolini con inserimenti da recenti acquisizioni e il prestito di un'opera di Mirko Basaldella dalla raccolta della Cassa di Risparmio dalla Spezia.
Questo prestito e l'inserimento di opere provenienti dalle collezioni pubbliche spezzine continua la volontà, già mostrata con il primo ciclo espositivo, di mescolare opere provenienti da più istituzioni per rafforzare il rapporto e la valorizzazione reciproca.
Il percorso espositivo sottolinea una delle caratteristiche principali della scultura: il dialogo costante con lo spazio. Le opere vengono presentate suddivise a nuclei che mettono in evidenza i materiali usati, dal bronzo al gesso, dal legno al ferro, dalla terracotta al marmo.
Artisti locali molto amati come Augusto Magli e Gino Bellani, si trovano esposti accanto a opere degli scultori di fama internazionale come Lynn Chadwick e Ossip Zadkine, mentre il nucleo più forte riguarda la scultura degli anni sessanta e settanta con, tra gli altri, Fausto Melotti e Lucio Fontana, Jean Dubuffet e François Morellet, Robert Morris e Richard Nonas.
Una sala a parte è riservata all' Installazione con specchi, 1967, di Ketty La Rocca, spezzina di nascita e importante esponente della Poesia Visiva e della Body Art, di cui nella mostra "Leggere fotografie" era esposto il libro In principio erat, Centro Di, Firenze, 1971.
Il percorso espositivo è pensato riprendendo le suggestioni dei Salons di inizio Novecento insieme alle modalità museografiche tipiche dei musei archeologici, come il nuovo museo dell'Acropoli di Atene.
Project Room
CAMeC ospita DATABASE, Carrara
a cura di Francesca Cattoi e Federica Forti
con Eleonora Acerbi
e la collaborazione di Silvia Benvenuti
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015
Proseguendo la collaborazione con enti e associazioni che si occupano del contemporaneo, CAMeC inizia una partnership con DATABASE. Piattaforma culturale attiva su Carrara, a seguito di fruttuose residenze d'artista ha iniziato a formare una collezione di opere di giovani artisti italiani ed internazionali.
Le opere vengono esposte insieme a quelle di autori affermati presenti nelle nostre collezioni, generando una dialogo necessario e stimolante con le sculture dei giovani artisti che si sono confrontati ed hanno riflettuto sulla storia e sul territorio di Carrara e dei suoi dintorni.
In mostra opere di Avelino Sala (Spagna), Robert Pettena (Italia), Andrew Rutt (Inghilterra) e Greta Alfaro (Spagna).
PIANO DUE
Titolo: Ripensare le collezioni: la scultura
A cura di: Francesca Cattoi con Eelonora Acerbi
In collaborazione di: Silvia Benvenuti
Provenienze opere: Cassa di Risparmio della Spezia, Raccolte Civiche
Durata: 11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015
Titolo: CAMeC ospita DATABASE, Carrara
A cura di: Francesca Cattoi e Federica Forti
In collaborazione con: Eleonora Acerbi e Silvia Benvenuti
Provenienze opere: DATABASE, Carrara
Durata: 11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015
PIANO UNO
Titolo: Eliseo Mattiacci. Forme e materiali della scultura
A cura di: Francesca Cattoi ed Eliseo Mattiacci
In collaborazione con: Cornelia Mattiacci
Provenienza opere: Collezione dell'artista, Pesaro
Durata: 11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015
PIANO ZERO
Titolo: LUCE. Fabrizio Prevedello
A cura di: Francesca Cattoi e Fabrizio Prevedello
Con: Eleonora Acerbi e Silvia Benvenuti
Durata: 1 novembre 2014 – 12 aprile 2015
Inaugurazione: 31 ottobre 2014, ore 18.00 – 21.00
INFORMAZIONI e CONTATTI
Sede: CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea, Piazza Battisti, 1 – La Spezia
Orari: da martedì a domenica, 11.00 – 18.00; chiuso il lunedì
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