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venerdì 23 giugno 2017

Mostra a Ibiza > WITHOUT LIGHT THERE IS NO SPACE di Raluca Andreea Hartea > Hangar 8289

 WITHOUT LIGHT THERE IS NO SPACE
 
di Raluca Andreea Hartea 
 
 HANGAR 8289
 
INAUGURAZIONE 28 GIUGNO 2017
ore 20
 
IBIZA
Carrer de Cas Dominguets 17 B-C 
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In questa mostra l'artista Raluca Andreea Hartea continua la sua ricerca sul colore che nel tempo l'ha portata ad approfondire campi come la genetica, l'anatomia, la psicologia, la neurologia, la fisica e l'astronomia.
 
Hartea è affascinata dall'idea che la luce percepita da una fonte sia strettamente collegata alla visione, cioè al fatto che l'essere umano abbia la capacità di "vedere", e che scomparirebbe se scomparissimo, ma la luce in quanto fenomeno fisico continuerebbe ad esistere anche se non ci fossero più gli esseri viventi… perché in fondo ciò che percepiamo come realtà non è che un prodotto della coscienza e la sensazione del colore esiste (nel nostro mondo interiore) perché (nel mondo fisico esterno) esiste la luce.
 
Nel suo immaginario si mischiano regole di fisica quantistica a deduzioni e pensieri intimi. La forte correlazione che c'è tra noi e l'intero Universo, tra la nostra capacità di interpretare la realtà e la realtà stessa, tra il risultato estetico, fatto di forme e proporzioni, intrinseco in ogni cosa, e il "respiro" dell'Universo, la porta a creare un gioco di contrasti tra il visibile e l'invisibile.
 
In questa serie di lavori, che nasce dall'interpretazione personale di alcune leggi fisiche di James Maxwell, Max Plank e Albert Einstein, tratta la materia come fotoni, fasce d'informazioni, codici a barre dell'identità di alcune galassie che compongono il nostro Universo e viaggiano fino ad arrivare a prendere forma nei nostri occhi. Le linee rette lasciano intuire il tempo che queste informazioni trascorrono nello spazio. Le forme morbide raccontano la complessità delle matrici, meravigliose composizioni, inimmaginabili senza le più moderne attrezzature.
 
Le galassie come un'occasione per indagare le infinite analogie che ci sono tra noi e ogni cosa nell'Universo, un modo per guardare "indietro", alle origini delle nostre radici per ricordarci che, per dirla con le parole di Segan: "noi siamo un mezzo per il cosmo di conoscere sé stesso".

 
 
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giovedì 22 giugno 2017

Lo stile realistico di Roberto Buttazzo reinventa l'arte sacra


Tre opere dedicate alle Storie di San Vito tra iconografia, storia e invenzione...La presentazione in anteprima a Lequile Palazzo Andrioli il 23 giugno in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono. 

Introdurrà alle ore 20 il prof. Lucio Galante che firma il testo critico nel catalogo in cui, oltre ad analizzare da un punto di vista stilistico e iconografico le opere, ne sintetizza la storia. 

Storia che inizia nel 2005, su incarico dell’amministrazione comunale, con lo scopo di riempire gli spazi vuoti del presbiterio della Chiesa Madre con tele che abbiano per soggetto episodi della vita di San Vito, Santo Patrono del comune salentino. 

La prima, Traslazione delle Reliquie di San Vito, è collocata provvisoriamente nella Sagrestia della Chiesa, la seconda e la terza, rispettivamente San Vito fra la gente di Lequile (2015) e Il miracolo del terremoto (2017), sono per il momento a casa dell’autore in attesa che si risolva l’alterna vicenda che impedisce tuttora che le opere vengano collocate nel Presbiterio dove erano state destinate. 

Queste ultime pale per la prima volta verranno esposte nel Chiostro di Palazzo Andrioli e dal 24 al 26 giugno (con orario 18-22) nei locali di via Trieste, n4. 

L’evento è realizzato in collaborazione con Il Raggio Verde eventi d’arte. 

«I tre dipinti – scrive il prof. Lucio Galante nell’introduzione al catalogo – gli sono stati commissionati nell’ormai lontano 2005 dall’Amministrazione Comunale per essere sistemati nella locale Chiesa Matrice. Non sono per lui le prime opere di soggetto religioso, avendo già realizzato il Cenacolo per la Chiesa Madre di Tricase, Il sogno di Giuseppe e Giuseppe artigiano per la Chiesa di San Giuseppe Patriarca a Copertino e L’elemosina del Beato Egidio per il convento francescano di Lequile. (…). 
Partendo dall’inizio, ciò che è ormai noto della loro storia è che ha visto tre attori principali, l’Amministrazione Comunale di Lequile, che ha deliberato di finanziare le opere, l’artista al quale è stato affidato il compito di realizzarle, e il parroco del tempo della chiesa alla quale erano destinate, che ha concordato con l’artista i soggetti da raffigurare. 
Si è, insomma, verificata nel presente la tipica congiuntura, come accadeva nel passato, che dava origine alle opere d’arte, costituita, appunto, dal committente finanziatore, dall’artista, ritenuto all’altezza del compito, e dal consulente di turno, competente in materia di dottrina, per dare suggerimenti sul relativo soggetto e sull’iconografia, trattandosi appunto di arte sacra. 
Inutile dire che rispetto al passato, il ruolo del terzo è certamente cambiato, essendo l’artista relativamente più libero di documentarsi».

Il Trittico 
Il trittico doveva completare l’arredo pittorico della chiesa e comprende tre grandi tele, cm 107x225, dipinte ad olio: La traslazione della reliquia di San Vito, realizzata dall’artista nel 2005 e custodita nella sagrestia della Chiesa dell’Assunta, rappresenta l’arrivo dell’ampolla del Sangue di San Vito Martire nella cittadina il 6 aprile 1722 così come riportato nell’atto del notaio apostolico Vito Giancane, riferimento fondamentale per l’iconografia della composizione realizzata da Buttazzo con inquadrature ravvicinate per mettere in risalto i soggetti raffigurati proprio come accade davanti ad un quadro antico. 

«Il suo è uno stile pittorico - scrive Lucio Galante – che fonda sulla conoscenza e sulla padronanza delle tecniche classiche e delle regole compositive proprie dell’arte sacra e che si può definire “realistico” ». 

Non è un caso che l’artista per definire le fisionomie dei personaggi si sia avvalso di modelli veri. San Vito incontra la comunità di Lequile è invece il tema del secondo dipinto, puramente celebrativo, che non si riferisce ad un fatto storico ma traduce il sentimento di devozione che lega nel tempo i Lequilesi al suo Santo. 

Nella terza tela, Il miracolo del terremoto, la resa drammatica dell’evento sismico che sconvolse il Salento è sviluppata ripartendo le azioni su diversi piani prospettici: una soluzione che risolve come per le altre pale «il problema condizionante del formato verticale della tela». Le foto delle opere sono state scattate dal fotografo Oronzo Fari.

Cenni biografici 
Nato a Lequile (Lecce) nel 1945, Roberto Buttazzo si diploma presso l'Istituto d'arte “Giuseppe Pellegrino” di Lecce. Dopo aver insegnato Educazione Artistica per 23 anni, lascia il mondo della scuola per dedicarsi completamente alla pittura e alla scultura nel suo atelier a Lequile (Lecce), in Largo San Vito 5. Lunga e costellata di successi la sua carriera artistica che lo ha visto esporre in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. 

Che siano nature morte, ritratti, sculture o pannelli iperrealisti l’inconfondibile stile pittorico di Roberto Buttazzo si fonda sulla conoscenza e sulla padronanza delle tecniche classiche. Sorprendenti sono gli esiti della sua ricerca artistica sulla figura umana e sulla plasticità della materia pittorica che spesso tende a superare la superficie della tela producendo effetti spiazzanti nel fruitore che, osservando le sue opere, non può far a meno di interrogarsi sul rapporto realtà, finzione e illusione e constatare l’altissimo livello qualitativo della sua pittura che sa tradurre in visioni simboliche la quotidianità così come narrazioni di carattere sacro. 

Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private: numerose le tele collocate nelle Chiese salentine tra le quali spicca il Cenacolo per la Chiesa Madre di Tricase (1992) il Sant’Egidio da Taranto per il Convento dei Frati Minori di Lequile e due grandi tele, Il sogno di Giuseppe e Giuseppe falegname, per la chiesa di S. Giuseppe Patriarca a Copertino (1999 ). 

Il Comune di Alessano nel 2001 gli dedica una mostra antologica, presentata dal prof. Lucio Galante, seguita nel 2003 dalla mostra omaggio che gli tributa il Comune di Lequile con la curatela di Toti Carpentieri. Nel 2013 è tra gli artisti di “Lavori in corso. Corpo 1” la rassegna curata dallo stesso Carpentieri al Must Museo Storico Città di Lecce e nel 2016 presenta nel frantoio ipogeo di Castrì le sue sculture nella collettiva d’arte Dialoghi di scultura curata da Marinilde Giannandrea. 

Opere presenti in collezioni pubbliche e spazi museali Cenacolo - Chiesa Madre - Tricase(Lecce) Giuseppe artigiano - Chiesa di San Giuseppe Patriarca - Copertino(Lecce) Il sogno di San Giuseppe - Chiesa di San Giuseppe Patriarca - Copertino(Lecce) San Francesco e il lupo - Convento S. Francesco - Lequile(LE) Ritratto del Maestro Sufi Dullah Khan - Fondazione Dullah Khan – Muunmbra (India) Omaggio all'Uomo - Pinacoteca Convento S. Antonio dei Frati Minori - Lecce(Lecce) S. Egidio da Taranto - Convento S. Francesco - Lequile(Lecce) Spirituale Pinacoteca d'arte Sacra - Monteroni(Lecce) Ho sentito gli uccelli volare - Convento degli Olivetani –Lecce (Lecce) Interno fuori - Pinacoteca d'arte Sacra - Monteroni (Lecce) Traslazione delle reliquie di San Vito Martire a Lequile - Sagrestia della Chiesa Matrice San Vito incontra la comunità di Lequile; Il miracolo del terremoto - in attesa di collocazione

mercoledì 21 giugno 2017

Inaugura oggi la mostra BAGUTTA, IL PATRIMONIO RECUPERATO > Fondazione Pasquinelli, Milano > Fino al 14 luglio


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BAGUTTA
IL PATRIMONIO RECUPERATO

Mostra a cura di Daniela Volpi

22 giugno – 14 luglio 2017

Fondazione Pasquinelli
Corso Magenta 42, Milano

INAUGURAZIONE 21 GIUGNO 2017 ORE 18
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La Fondazione Pasquinelli ospita dal 22 giugno al 14 agosto, la mostra Bagutta, il patrimonio recuperato, esponendo una parte di quadri - nello specifico i celebri ritratti di Mario Vellani Marchi – esposti fino a poco tempo fa nella storica trattoria Bagutta, che dà il nome e a cui si lega indissolubilmente dal 1926 il primo e più 'vecchio' premio letterario italiano.

Fin dalla sua apertura, nel 1924, la trattoria Bagutta è stato uno dei luoghi preferiti dagli artisti milanesi; una scelta determinata dalla posizione centrale, dal cibo semplice a un costo contenuto e dalla bonomia innata del fondatore, il "sor Pepori", che vedeva di buon grado quel gruppetto di giovani squattrinati, ma indubbiamente non privi di talento.

Furono proprio quegli artisti che la notte di San Martino del 1926 ebbero l'idea di fondare, alla trattoria Bagutta il primo premio letterario italiano, dandogli proprio il nome del locale.
Fu così che nel corso degli anni, il premio acquistò importanza e valore grazie a giurie composte dai letterati più importanti della città – da Montale a Soldati solo per citarne due – e ad uno scrupoloso segretario quale fu Orio Vergani e poi suo figlio Guido che accolse l'eredità di suo padre quando scomparve nel 1960.

In tutti questi anni il premio si è ritagliato un posto importante nel panorama letterario italiano, rivelandosi anomalo e unico nel suo genere: un premio che non fa parlare di sé e non anticipa, come è uso comune, le candidature decise dalla giuria e che comunica il vincitore solo a verdetto avvenuto.

La Trattoria Bagutta non fu solo la sede del premio, ma prese le sembianze nel corso degli anni di una vera e propria galleria d'arte. Prese il via infatti la consuetudine di celebrare i più illustri avventori con un ritratto, affidandolo al talento e al tratto rapido e incisivo di Mario Vellani Marchi che li riproduceva nel retro dei menù. E quei ritratti, in artistico disordine, venivano lasciati all'oste, che provvedeva ad appenderli in file serrate dal soffitto al pavimento, come in una quadreria dei secoli andati. Col tempo, poi, sulle pareti di via Bagutta si sono accumulate altre opere, che tanti altri artisti, prevalentemente milanesi, hanno voluto donare al locale.

L'anno scorso però la trattoria è fallita; e mentre il premio, che gode di ottima salute sotto la guida della presidente Isabella Bossi Fedrigotti e del segretario Andrea Kerbaker, ha continuato a operare autonomamente, le opere d'arte hanno perso la loro casa e sono state ingloriosamente mandate all'asta giudiziaria conseguente alla disavventura finanziaria. Il resto della storia è noto a chi segue le vicende milanesi: una fiduciaria, composta da concittadini attenti all'arte e alla storia di Milano, ha voluto acquistare il blocco per rimetterlo a disposizione della città e, in attesa di trovare una collocazione degna a questo pezzo di storia milanese, la Fondazione Pasquinelli espone nei suoi spazi le opere più note - i ritratti di Vellani Marchi - rispettando e riproducendo nell'allestimento quel disordine che i milanesi, nei 90 anni di frequentazione della trattoria, avevano imparato ad apprezzare. 
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Trame: la mostra del graphic artist Scarabottolo apre la 7° edizione del Festival dei libri sulle mafie

SI APRE CON UNA MOSTRA DEL GRAPHIC ARTIST GUIDO SCARABOTTOLO LA SETTIMA EDIZIONE DI TRAME, IL FESTIVAL DEI LIBRI SULLE MAFIE


Si è aperta a Lamezia Terme, con una mostra dell'architetto illustratore e grafico Guido Scarabottolo, la settima edizione di Trame, cinque giornate di incontri aperti al pubblico, discussioni e confronti sui libri dedicati alla mafia, con appuntamenti che saranno l'occasione per approfondire tematiche e raccogliere testimonianze dirette di chi ogni giorno combatte contro la criminalità organizzata.

Noto per le sue copertine delle edizioni Guanda e per le prestigiose collaborazioni con New York Times e New Yorker, Scarabottolo è il creatore della mano che è diventata, fin dalla prima edizione, il simbolo del Festival contro la mafia, quest'anno intitolato 'Io non ho paura'.

La mostra di Scarabottolo 'Trame e me', curata da Giuseppe Prode e allestita nel Chiostro San Domenico, rivela il mondo dell'artista con racconti apparentemente semplici, resi potenti da un tratto che richiama atmosfere jazz. 

La mano di Trame, spiega l'artista, «è nata per la copertina di un romanzo di Gianni Biondillo, dal titolo 'Il giovane sbirro', in cui si ripercorreva la vita del protagonista dei suoi gialli. Una mano da leggere mi era sembrata la soluzione giusta. Qualche anno dopo, infittita la trama delle linee del palmo per accrescere il senso di oscurità, mi è sembrata l'idea giusta per il marchio di Trame, e credo di non essermi sbagliato. La stessa mano, senza segni, è poi diventata, da un anno, anche il mio contributo a una campagna per l'accoglienza: ottanta manifesti -conclude Scarabottolo- di una cinquantina di illustratori e grafici a disposizione delle scuole di italiano per stranieri».


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"Nel segno di Manara. Antologica di Milo Manara" dal 22 settembre 2017 a Palazzo Pallavicini - Bologna Posta in arrivo x

PALAZZO PALLAVICINI

presenta
 
NEL SEGNO DI MANARA
Antologica di Milo Manara
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Dal 22 settembre 2017 al 21 gennaio 2018
Palazzo Pallavicini
Bologna, Via San Felice 24
Nell’incantevole cornice del centro storico di Bologna, il 22 settembre 2017 aprono per la prima volta le porte di Palazzo Pallavicini con la grande mostra “Nel segno di Manara. Antologica di Milo Manara”, a cura di Claudio Curcio e promossa dal gruppo Pallavicini S.r.l in collaborazione con Comicon.
Sarà un’esposizione tra le più importanti mai realizzate sulla vasta e celebre produzione artistica del fumettista Milo Manara. L’evento animerà le sale dello storico palazzo – un tempo sede di fasto e corte di importanti personaggi storici – fino al 21 gennaio 2018 e renderà omaggio all’artista con un percorso espositivo di ben circa 130 opere.

Padre dell’immaginario erotico, e non solo, d’intere generazioni, dagli anni Ottanta in poi Milo Manara ha rivoluzionato l’universo dei fumetti con il suo tratto inconfondibile, influenzando e ispirando centinaia di autori in Europa, negli USA e in Giappone. E’ approdato al linguaggio fumettistico con l’intenzione di costruire un proprio ruolo nella società e nel giro di quarant’anni è diventato uno degli autori contemporanei italiani tra i più conosciuti in tutto il mondo, “capace di riempire intere sale e formare code d’attesa per un autografo in giro per i cinque continenti” (cit. Curcio).
 
È così che il percorso espositivo a Palazzo Pallavicini, diviso in sette sezioni, andrà ad abbracciare sia la sua produzione a fumetti, che il suo lavoro d’illustratore per la stampa, il cinema e la pubblicità: dalle tavole quasi mai viste di Un Fascio di Bombe fino all’assoluta anteprima delle tavole del secondo volume dedicato a Caravaggio, ancora non disponibile in libreria.
 
Tra i capolavori dei primi volumi, saranno esposte le tavole da Il Gioco e Il Profumo dell’Invisibile, con protagonista il suo alter ego Giuseppe Bergman, le pagine dei fumetti nati dalla collaborazione con l’amico e maestro Hugo Pratt (Manara fu l’unico disegnatore che il grande autore veneziano ha selezionato per le sue sceneggiature) e quelle de I Borgia, in collaborazione con Alejandro Jodorowsky. Non mancheranno le tavole di Viaggio a Tulum e Il Viaggio di G. Mastorna detto Fernet, nate dalla collaborazione d’eccezione con Federico Fellini e, in via esclusiva, una serie di preziosi disegni autografati dal regista riminese, insieme a degli storyboard e delle indicazioni che lo scrupoloso Fellini mandava al giovane Manara come canovacci per le sue storie.

L’esposizione presenterà anche alcuni dei lavori più datati, mai o raramente esposti al pubblico, come la serie d’illustrazioni ispirate ai testi di Shakespeare o le tavole realizzate per le celebrazioni del 250° anniversario della nascita di W. A. Mozart. Non a caso, queste ultime saranno esposte nella sala di Palazzo Pallavicini che porta il nome del compositore salisburghese, in memoria dell’esibizione che Mozart, ospite del conte Pallavicini, vi tenne nel 1770.

Un’altra sezione proporrà per la prima volta al pubblico italiano gli acquerelli realizzati nel 2016 per un’asta di beneficenza con soggetto la mitica Brigitte Bardot. Contemporaneamente, il Comune di Saint Tropez installerà in Place Blanqui una statua dedicata all’attrice francese, che è stata ideata proprio a partire da uno dei disegni di Manara e sotto la sua supervisione.

Inoltre, a Palazzo Pallavicini saranno presentate le recentissime illustrazioni realizzate per il magazine francese LUI, con protagoniste alcune splendide attrici contemporanee e delle illustrazioni personali inedite prodotte per la famiglia.
 
In questo modo, la mostra vuole essere un viaggio completo nella carriera di un grande esploratore, rivolta agli appassionati del fumetto, ma anche a chi di Manara conosce solo il tratto o il nome. Un invito, insomma, a perdersi nei dettagli delle sue tavole originali, per godere della magia del disegno che nessuna stampa potrà mai riprodurre su carta.



INFORMAZIONI UTILI
 

Titolo: Nel segno di Manara. Antologica di Milo Manara
Opere di: Milo Manara
A cura di: Claudio Curcio
Promosso da: Pallavicini S.r.l.
Dove: Palazzo Pallavicini, Via San Felice 24, Bologna


ORARI E TARIFFE
 
Milo Manara
22 settembre 2017 – 21 gennaio 2018
 
Orari di apertura
Aperto da mercoledì a lunedì dalle 10.00 alle 19.00
Aperture festività: 4 ottobre (Bologna), 1 novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio
Chiuso il martedì
 
Biglietto d'ingresso - Tariffe 
– Intero: euro 13,00 
– Ridotto: euro 10,00 (dai 6 ai 18 anni compresi, over 65, studenti universitari con tesserino, militari con tesserino)
– Gruppi (minimo 15 persone): euro 9,00 (1 accompagnatore gratuito)
– Scuole: euro 5,00 (2 accompagnatori gratuiti per ogni classe)
– Gratuito: bambini sotto i 6 anni, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti e guide turistiche con tesserino
– Biglietto famiglia con figli dai 6 ai 18 anni
2 adulti + 1 figlio: euro 27,00
2 adulti + 2 figli: euro 34,00
2 adulti + 3 figli: euro 40,00 
– Biglietto Open: euro 16,00 | Biglietto con prenotazione senza vincoli di orario e data valido fino a fine mostra 
 
Servizi in mostra
Accesso e servizi per disabili, deposito zaini/borse e ombrelli gratuito fino ad esaurimento disponibilità, bookshop.
Animali non ammessi.

Contatti
e-mail: info@palazzopallavicini.com
Sito: http://www.palazzopallavicini.com
Facebook: https://www.facebook.com/palazzopallavicini
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