domenica, ore 11.30 > 22.00
Ingresso € 7,00
SAN BARTOLOMEO CASA IN CAMPAGNA
"GIARDINI DEL VOLTURNO"
III edizione della Mostra Mercato di fiori, piante e tutto quanto fa giardino.
18 e 19 ottobre 2014
Sabato 18 e Domenica 19 ottobre, il Parco di San Bartolomeo nella vallata di Cesarano a pochi chilometri dall'antica Caiazzo, in provincia di Caserta, ospita la terza edizione di Giardini del Volturno la mostra mercato di piante e fiori curata da Loreto Marziale. Dopo il successo dell'edizione primaverile – svoltasi il 5 e 6 aprile -, la due giorni di ottobre è dedicata ai colori e alle essenze dell'autunno. Il parco di San Bartolomeo – Casa in Campagna ospiterà vivaisti ed espositori provenienti da tutta Italia: ci saranno in mostra e in vendita agrumi in vaso, rose antiche, orchidee, succulente e cactacee, varietà esotiche ed essenze aromatiche del Mediterraneo, ma anche piccolo artigianato di qualità, flower designer. Giunta alla sua terza edizione, la mostra mercato Giardini del Volturno nasce con lo scopo di diffondere la cultura del verde e l'amore per le piante tra grandi e piccini: nei due giorni dell'evento ci saranno laboratori creativi, mostre e visite guidate al Parco che è anche un'oasi naturalistica popolata da piante rare e fauna protetta. Arricchiscono l'esposizione vasi e terrecotte artistiche, arte topiaria, attrezzi da giardino, prodotti biologici e cosmesi naturale e tutto quanto riconduca al concetto di verde e natura. Scenario unico della mostra mercato sono i viali e i prati della tenuta San Bartolomeo Casa in Campagna, custodita con cura e passione dalla famiglia Marziale.
La terza edizione di GIARDINI DEL VOLTURNO è dedicata a Gian Marco Jacobitti:
già soprintendente ai Beni architettonici, culturali, artistici e storici delle province di Caserta e Benevento. Uomo instancabile, architetto e persona distinta Jacobitti è stato a capo della sovrintendenza per quindici anni durante i quali riuscì a riportare in auge la Reggia di Caserta facendone restaurare gli appartamenti, la cascata, il teatro di corte, il giardino all'inglese e tutto il parco circostante.
L'ingresso alla mostra mercato è libero. Gli orari sono: dalle 09.00 alle 18.00. Possibilità di pranzare nel Parco su prenotazione al costo di 30 euro per gli adulti, 20 euro per i bambini.
Il parco di San Bartolomeo si estende per 40 mila metri quadri in un succedersi di viali e giardini popolati da specie arboree esotiche e mediterranee. Il lungo viale, delimitato nella prima parte da Phoenix canariensis, Washingtona robusta e Brahea armata e nella seconda parte da Ulivi, Gleditsia, Gelsi, Liriodendrom e Aceri campestri, accoglie il visitatore conducendolo verso due eleganti edifici, l'uno di fronte all'altro e in posizione panoramica, visibili da molti punti della vallata del Volturno tra il verde intenso della macchia mediterranea. Il visitatore può ammirare un'ampia varietà di Palme (Butia capitata, Trachycarpus fortunei, Chamaerops humilis), Yucche, Phormium e la fioritura estiva delle Lantane montevidentis e della Calliandra tweedii; ed ancora una folta vegetazione di Fico d'India e Echium candicans, arricchita da Eucalipti, Oleandri e Ligustri impiantati negli anni Trenta del Novecento. Custodi della Tenuta sono le Querce e poste alla fine del viale di ingresso, stanno quasi a salutare il visitatore testimoniando la secolare storia del luogo. All'interno del Parco c'è una piccola oasi naturalistica con piante rare e una fauna protetta, dove abitano animali esotici come cicogna, marabù, pellicani e fenicotteri. Infine, una Butterfly House, una casa permanente delle farfalle, introduce i visitatori nel favoloso mondo dei lepidotteri. All'interno del parco è possibile pranzare in un elegante padiglione ristorante.
San Bartolomeo Eventi
Via Rognano Località Pantaniello di Caiazzo (CE). Tel.: +39.0823.862623
Contatti: info@sanbartolomeo-casaincampagna.it www.sanbartolomeoeventi.it
Vintage Workshop® torna a Milano con un'esposizione
per le tendenze Primavera-Estate 2010
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Al via la 17a edizione dell'evento dedicato al Vintage di ricerca con la 2a sessione in calendario dal 2 al 4 marzo 2009 presso il salone espositivo dell'Admiral Hotel, nel cuore del quartiere di Fieramilanocity.
Vintage Workshop® è un'esposizione collettiva borse, scarpe e accessori Vintage per l'abbigliamento.
La manifestazione, organizzata dall'Associazione Culturale "Ricercatori Moda d'Epoca" si prefigge l'obiettivo, sin dalla sua fondazione nel 2005, di presentare un distillato della miglior ricerca vintage creando ad ogni edizione - mediante istallazioni, conferenze, mostre e programmi sempre diversi - una sorta di immersione totale in un suggestivo mondo di idee dalla moda del passato, riconducendole ai nostri giorni per la moda e le tendenze del futuro.
La 17a edizione si svolgerà presso l'Admiral Hotel di Largo Domodossola 16 a Milano, situato di fronte alla Porta Domodossola nel quartiere di Fieramilanocity dal 2 al 4 marzo 2009 con orari 9/20, apertura a tutti e ingresso libero.
Saranno esposti: borse, calzature, cinture, fibbie, foulards, costumi da mare, cappelli e molti altri accessori d'epoca provenienti da tutto il mondo e con preponderanza di scarpe e borse.
Il salone dell'Admiral sarà così aperto sia al pubblico degli appassionati sia agli addetti ai lavori della moda, in particolare stilisti, produttori, buyers, manager di prodotto, centrali d'acquisto, stylists, cool-hunters, boutiques specializzate.
Questa 2a sessione, ad un mese di distanza da quella già svolta la prima settimana di febbraio, servirà anche di approfondimento e conferma dei temi più richiesti in quella di anteprima e accluderà anche una nuova selezione di articoli vintage per rispondere a richieste mirate espresse dai clienti la 1a settimana di febbraio, questo nell'ottica di offrire un servizio sempre più efficace e orientato al cliente. Vintage Workshop® è cresciuto con questo obiettivo fondamentale grazie al quale da alcune stagioni riceve la visita delle migliori 300 Aziende al mondo attive nel settore del prêt-à-porter e dell'alta moda.
Denominatori comuni degli articoli esposti saranno l'appartenenza all'ultimo secolo di storia della moda (1880/1980), la caratteristica di essere rari o unici e di avere un elevato contenuto stilistico finalizzato a fornire fonti d'ispirazione anche per la moda contemporanea e soprattutto per proporre idee così creative e inedite da sortirne tendenze moda future.
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Da non perdere per gli operatori moda: su richiesta i visitatori professionali potranno visionare la nuova selezione d'archivio accessori d'epoca Primavera/Estate ed eventualmente noleggiarli con pick-up direttamente in loco. I colori, i materiali e i temi proposti per la primavera/estate 2010 saranno illustrati direttamente presso l'Admiral Hotel durante le giornate espositive sia mediante prototipia vintage sia con cartelle stampa che potranno essere richieste in loco fino ad esaurimento.
Vintage Workshop è infatti l'unica esposizione itinerante esistente in Italia dove gli espositori "aprono" i propri archivi di ricerca lontano dalle loro rispettive sedi.
Da non perdere per il pubblico: Vintage Workshop ha sempre salutato favorevolmente anche visitatori non professionali purché realmente appassionati di Vintage ed il team di espositori è particolarmente orgoglioso del fatto che alcuni esemplari unici e irripetibili di capi e accessori Vintage siano ora nelle mani di privati.
"La 16a edizione di Vintage Workshop®, appena conclusa, ha registrato grande favore da parte sia degli operatori professionali della moda sia del pubblico degli appassionati. Nonostante il momento sfavorevole dell'economia e budgets in contrazione, il nostro evento è gradualmente cresciuto ottenendo nella recente edizione un risultato globale di oltre il 40% in più rispetto al febbraio 2008". Ha dichiarato Angela Eupani, attuale presidente in carica dell'Associazione Culturale Ricercatori Moda d'Epoca, organizzatrice della manifestazione che, da alcune stagioni, può già vantare alcuni tentativi di imitazione. "Il nostro maggiore patrimonio è dato dalla singolarità e qualità delle proposte merceologiche in mostra: tutti gli esemplari di accessori esposti sono infatti irreperibili in ogni altra fiera o manifestazione e debbono rispondere a rigorosi criteri di originalità, autenticità, rarità e, molto spesso unicità. Questo rende sempre più consapevoli i nostri visitatori dell'opportunità offerta da Vintage Workshop® di presentare l'inedito, tutto ciò che non è stato ancora riprodotto o rispolverato in epoca moderna, assicurando spunti, idee ed ispirazioni sempre fresche, stimolanti e innovative".
"Ricercatori Moda d'Epoca", attualmente unica associazione culturale a livello nazionale attiva nel settore vintage-fashion, raduna vari esperti e collezionisti della moda d'epoca e si occupa della programmazione di un carnet di eventi e mostre rivolte al pubblico degli utenti finali per Enti e Associazioni locali.
Il settore Programmazione e Sviluppo dell'Associazione si occupa inoltre di pianificare mostre ed eventi espositivi "on demand" per operatori moda quali produttori del tessile/abbigliamento ma anche dei semilavorati funzionali alla produzione di accessori e per uffici stile ed inoltre contests, direzione artistica e scenografica, istallazioni particolari per vernissages, servizi fotografici, gallerie e locali.
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www.vintageworkshop.it (sito ufficiale)
www.vintageworkshop.org (blog affiliato)
Segreteria organizzativa: press@vintageworkshop.it Tel.0455-851323
Infoline durante gli eventi:339-6729704
267 ore 49 minuti e 5 secondi…é questo il tempo impiegato, nell’arco di 5 anni (1999/2007), da circa 250 persone che armate solo di gomma sono riuscite a cancellare pagina dopo pagina un’intera rivista di "Vogue Hommes", e più esattamente quella del Settembre 1986 con Sylvester Stallone in copertina. Sto parlando di "Another Misspent Portrait of Etienne de Silhouette 1999-2007" opera dell’artista australiano Christian Capurro presente alla 52° Biennale di Venezia con questo fantastico progetto di cancellazione di massa. A coloro che hanno partecipato a questa operazione, è stato anche chiesto di scrivere a matita sulla pagina che avevano cancellato il tempo impiegato ed il valore monetario (espresso in tariffa oraria) ricevuto per il periodo di lavoro. Questa spesa ha dato ad ogni pagina un valore simbolico che sommato a tutte le altre, ha stabilito una sorta di valore dell’intera opera.
- Quest’opera bellissima mi ha riportato come in sogno al "Robot industriale Puma" di Max Dean esposto durante la 48° Biennale (quella di Harald Szeemann del 1999). Un’opera interattiva che offriva allo spettatore l’opportunità di determinare il destino di fotografie di famiglia trovate per caso. Queste potevano essere salvate o distrutte per mezzo di un trinciadocumenti e finire su di un nastro trasportatore che poi le depositava sopra ad un mucchio di altre già tagliuzzate. Trovo in ciò un’azione di pura poesia che grida "Non si può salvare tutto". Infatti, le scelte a cui siamo chiamati nella vita quotidiana sono continue, e vanno da decisioni insignificanti a giudizi di maggior peso. A quale punto una persona a causa di un flusso di sopravvivenza emotiva si spegne ed a quale si accende? Capurro cancella atti pubblici nel tentativo di distruggere memorie collettive? Dean distrugge atti privati nel tentativo di cancellare memorie individuali? -
Risvegliandomi mi ritrovo purtroppo alla biennale dei giorni nostri felice di aver finalmente trovato qualcuno di cui parlare dopo tante cose inutili. Riacquisto fiducia, ma immediatamente nasce in me il timore che Christian potesse essere l’unico. Ho quindi dovuto farmi forza parafrasandomi colui che disse:"…ma io sto cercando ancora qualcuno più straordinario di te!…"
Se siete curiosi di sapere come andrà a finire dovete solo trovare la forza di continuare a leggermi, nel bene e nel male. E quando uno è bravo, buono, sincero ed intellettualmente onesto come me non deve mai aspettare molto perché le proprie paure scompaiano. Difatti giusto lì di fronte si trovava l’americana Christine Hill con i suoi bauli contenenti lavori e vite intere, trasportabili. Oggetti della vita di ogni giorno: abiti, libri, articoli per l'ufficio e per la casa... kit pronti all'uso. Hill sostiene che la propria vita "normale" è un’opera d’arte. Lei ha dichiarato che agli esordi si definiva "prostituta dell’arte", ma questo kit tra tutti quelli in mostra non l’ho visto, o forse si?
Il resto della Biennale è morte in tutte le salse, senza trovare quello che avreste voluto sapere sulla morte, perché l’arte non produce risposte ma solo domande. Domande, continue domande alle quali qualcuno dovrà pur dare delle risposte, o perlomeno tentare. Noi artisti ce ne laviamo le mani sempre troppo facilmente con la formuletta "L’arte non risolve! ma pone solo nuovi e continui interrogativi".
Ed allora ecco a voi, in mille vesti diverse, le tante morti possibili presenti quest'anno a Venezia:
La morte contata, "15 muertos, 1200 muertos, nueve muertos, 59.000 muertos, 500.000 muertos, 700 muertos, seis muertos, 20.000 muertos, 220.000 muertos, 187 muertos, 97 muertos, 100.000 muertos….." Questi e molti altri i ritagli di giornale di Ignasi Aballì artista spagnolo che ci ricorda così le stragi e le tragedie avvenute in tutto il mondo. Numeri tristi, ben ordinati ed in fila, che raccontano quanto la nostra esistenza sia determinata da coordinate random.
La morte annunciata, o meglio pronunciata in tutte le lingue da tante persone di nazionalità diversa. Opera del cinese Yang Zhenzhong.
La morte ricamata, con gli scheletri finemente ornati ed incorniciati di Angelo Filomeno.
La morte palleggiata, opera video di Paolo Canevari dove si vede tra le rovine di Belgrado un ragazzino che si allena usando un cranio umano al posto del pallone.
La morte della madre, opera dell’artista francese Sophie Calle. Anche lei fa della sua vita privata una forma d’arte che trasforma in video, fotografia, linguaggio, installazione e cinema. Si è scelta da sola il proprio curatore per il padiglione francese nella figura del noto artista Daniel Buren, vivo.
La morte dei morti, ritratta nei disegni come tanti santini, appesi al muro, delle vittime americane in Iraq da Emile Price.
La morte pesata, di Felix Gonzalez Torres. Artista morto ma presente alla biennale nel Padiglione USA con varie opere tra cui quella di un mucchio di caramelle sul pavimento corrispondente al peso di una persona ammalata mortalmente.
La morte fotografata, scatti quasi rubati di Jan Christiaan Braun eseguiti in un cimitero dove le lapidi sono state ornate con oggetti significativi per sigillare e confezionare così il ricordo prezioso di una persona cara. Particolarmente toccante quella con un seggiolino auto per bimbo.
La morte dipinta, quella ormai nota dei teschi di Enzo Cucchi che espone al Museo Correr.
La morte in simboli, quella presentata da Damien Hirst, a cura di Valerio Dehò alla Galleria Michela Rizzo con il titolo "New Religion" dove affronta ancora una volta il tema del rapporto "vita-morte" attraverso una serie di simboli ricorrenti quali croci, teschi, calici. Hirst è l’esponente più conosciuto della Young British Art insieme a Tracy Emin anche lei presente a Venezia (nel padiglione della Gran Bretagna) con la sua ciccia baffetta sempre all’aria, sarà vulvostrofobica?
La morte in chiesa, quella di San Gallo scelta come palcoscenico ideale per la bella istallazione di Bill Viola che inaugura personalmente leggendo lui stesso ad alta voce una poesia del poeta senegalese Birago Diop. Versi che raccontano della condizione dei morti, figure che in realtà non ci abbandonano mai. Tutti i lavori di Viola trattano in qualche modo la contrapposizione vita/morte e mai dimenticherò finchè vivo il suo stupendo e magnifico video dove accosta una giovane madre, che mette al mondo un bambino e una vecchia signora prossima alla morte.
La morte bugiarda, sotto forma di un teschio di Pinocchio riprodotto in ceramica da Bertozzi & Casoni ed esposto a Ca’ Pesaro.
La morte stecchita, come quella dei gatti di Jan Fabre nella sua personale a palazzo Benzon. Mostra ultra elegante, extra lussuosa e super confezionata come pure quella di Asi Da Samraj intitolata "Realismo trascendentale" curate rispettivamente da Giacinto di Pietrantonio e Achille Bonito Oliva che hanno destato in me un paio di lancinati interrogativi: "Ma quanto saranno costate? Chi avrà pagato?"
La morte ovunque, visibile nell’esposizione ben allestita a Palazzo Fortuny denominata "Artempo". Questa si, che merita di essere visitata.
La morte finta, quella di Cattelan in "Who killed Cattelan?" opera/operazione, fuori biennale pubblicizzata ovunque per Venezia anche con adesivi (ed io me ne intento…) del pittore David Dalla Venezia, che ha realizzato una versione del tema del David e Golia sul modello del omonimo dipinto di Caravaggio. Il David ha le sembianze dell’autore, mentre la testa di Golia è quella del noto artista contemporaneo Maurizio Cattelan.
La morte vera, quella misteriosa del commissario del padiglione Messicano Príamo Lozada, morto il 13 giugno in un ospedale di Venezia, a causa delle ferite riportate in un incidente accaduto il 28 maggio in circostanze ancora tutte da chiarire. Aveva forse previsto tutto Bernhard Cella? che sostava all’entrata dei giardini in una tenda con su la scritta "What does the artists do after the death of the curator?". Preveggenza, fatalità od opportunismo di cattivo gusto?
La morte inscenata, quella realizzata da Marko Mäetamm per il padiglione dell’Estonia con un piacevole video se pur inquietante. Mäetamm viene definito nel bel teso del curatore Mika Hannula "l’artista più ingenuo del mondo". Un artista che sta attraversando un momento di grande difficoltà, che ha paura di fallire, che si sente smarrito e solo. Quest’opera dove inscena la strage della sua famiglia è solo la storia di un’altra bugia. Ma quale? Quella di colui che è atteso nel paradiso dei perdenti? Marko dichiara di sentirsi impotente e di non sapere cosa fare. Si sente inutile per il sistema. Si sente un assassino ma non lo è, perché lui è un artista e pure di quelli bravi, sostengo io. Con il suo operato sembra voglia dirci che non bisogna sempre prendere tutto troppo sul serio in quanto avvolte conviene celebrare un fallimento non per fallire di più o fallire meglio, ma perché umiliarsi pubblicamente può servire per seguire un progetto di speranza contro la demagogia dominante. Poiché proprio come dice Mika "C’è sempre una scelta, c’è sempre un’alternativa. C’è sempre una speranza e qualcuno a cui raccontarsi per sentirsi un po’ meno soli e smarriti".
Tra le partecipazioni nazionali particolarmente interessante quella dell’Irlanda con il progetto "1984 and Beyond". L’artista Gerard Byrne ha realizzato un film come ricostruzione ragionata di una discussione fra dodici eminenti scrittori di romanzi di fantascienza, realmente avvenuta nel 1963. Questo lavoro che conduce ad interessanti collegamenti fra diversi periodi storici, mostra anche come il passato immaginava il futuro. Probabilmente non casuale la data scelta da Byrne! che ci rimanda immediatamente al famoso libro di George Orwell"1984". Be careful Gerard!... "The big brother watching you". Altri padiglioni degni di nota oltre quello dell’Irlanda ed Estonia sono quello Spagnolo da molti anni sempre tra i migliori, con 4 artisti invitati (J. L. Guerin, M. Filarino, L. Torreznos e R. R. Balsa). Quello della Romania con il suo progetto "Low-Budget Monuments". Divertenti quello Scandinavo e quello del Giappone. Buona la prova della Corea con gli scheletri dei personaggi dei fumetti di Lee Hyung-Koo, ed autori anche del miglior buffé d’inaugurazione, che dopo una faticosa giornata ci ha fatto esclamare a me ed a my lovely family (mia moglie e mia figlia "Soele") "Che Dio benedica i coreani". Un non classificato al padiglione della Germania da un po’ di anni sempre più simile ad un ufficio postale a causa delle sue lunghe code, questa volta passo.
Il povero Padiglione Venezia è destinato a non ospitare mai niente di decente visto che tra premi farsa ed omaggi inesistenti (quest’anno di Emilo Vedova non c’era neanche la puzza) si entra e si esce dall’altra parte con le stesse emozioni che si provano passando sotto un cavalcavia. E non voglio credere che la colpa sia dei 3 curatori (A.Vettese, C. Bertola, L.M. Barbero). La prossima volta propongo di affittarlo all’India che in un primo momento doveva essere presente alla Biennale, per la prima volta, con un loro padiglione, ma qualcosa è andato storto.
E finalmente ecco la novità; Il Padiglione Italia che torna ai suoi vecchi fasti. No! Non parlo di quello dei Giardini utilizzato per una scialba fiera d’arte, o almeno tale sembrava. Ma quello nuovo di zecca delle Tese frutto degli sforzi intrapresi sopratutto da Pio Baldi ed affidato alla cura di Ida Giannelli che chiama a se G. Penone, e vabbè! E ancora una volta F. Vezzoli che durante un’intervista l’ho sentito preoccuparsi del fatto che probabilmente non sarà invitato fra 2 anni visto che questa è solo la terza volta di seguito che lo fanno. Ma io se fossi in lui non dispererei visto che in Italia non si pratica il buon senso, ma piuttosto la regola del dispetto. "Nessuno lo vuole?!...a nessuno piace?!.. e io lo richiamo" Per cui io propongo "Vezzoli for ever". In realtà non è lui, che ci vuole stupire a tutti costi con i suoi lavori, come qualcuno ha detto, ma sono i curatori che continueranno ad invitarlo alla faccia di tutti gli altri. Quali altri? Volete i nomi? E io ve li faccio, Pietroiusti, Viel, Vitone, Vaglieri, Fantin, Tozzi, Norese, Umbaca, Marisaldi, Mezzaqui, Falci, Fontana, Modica, Losi, Di Bello, Mocellin, Pellegrini, Arienti. Che se fossero stati invitati anche tutti insieme avremmo probabilmente speso di meno, visto opere sicuramente più interessanti, e mostrato al caro Charles Saatchi ed al mondo intero che gli artisti italiani esistono e sono bravi almeno quanto i loro. Così si aiuta e si promuove l’arte italiana.
Ah dimenticavo di informarvi che il curatore unico di questa 52° Biennale di Venezia è stato per la prima volta un americano; "Robert Storr", ma forse non era importante.
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