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lunedì 24 maggio 2010
Catalogo SILVIO VIGLIATURO. MESCOLANZE
SILVIO VIGLIATURO. MESCOLANZE Volume a cura di Luca Beatrice, Editrice Alzani
In concomitanza con l’inaugurazione della mostra personale dell’artista e maestro del vetro Silvio Vigliaturo presso gli spazi del Museo del Presente di Rende (Cs), è stato dato alle stampe, per i tipi dell’Editrice Alzani, il volume Silvio Vigliaturo. Mescolanze. Anch’esso, come l’allestimento della mostra da cui prende il titolo, è curato da Luca Beatrice e realizzato grazie alla collaborazione del Comune di Rende e della Provincia di Cosenza.
L’edizione è composta da oltre centoventi pagine che, suddivise in sei capitoli, ripropongono i temi concettuali della mostra: la mitologia, il mediterraneo, gli equilibristi, Pericle, Obama e le Amazzoni. Tutte manifestazioni di quella fondamentale categoria che è la Mescolanza. Questa amalgama di origini, di popoli, di mito e storia, di generi, di luoghi, di tipi caratteriali e di sentimenti, è palesata dalle tele variopinte e dalle maestose sculture in vetro dell’artista che fanno parte dell’allestimento della mostra di Rende.
Ognuna delle oltre sessanta opere è riproposta in catalogo mediante un’impaginazione curata e vivace, integrata da una serie di testi descrittivi – sia in versione italiana che inglese –, che intende accompagnare il lettore attraverso l’itinerario intellettuale affrontato da Vigliaturo nella fase di realizzazione dei suoi lavori.
La sezione dedicata alle Amazzoni offre, inoltre, la possibilità di rivivere la prova d’installazione che ha avuto luogo il 13 marzo 2010 sul sacrato del Duomo di Chieri (To), grazie ad una raccolta di suggestive fotografie che sono la testimonianza dell’incantevole contrasto generato dalle trentadue sculture in vetro di Vigliaturo con l’imponente ed austera facciata gotica della chiesa.
Silvio Vigliaturo. Mescolanze
A cura di Luca Beatrice, testi di Andrea Rodi, Pinerolo, Editrice Alzani, Aprile 2010
ISBN 978-88-8170-407-1
Ufficio stampa MACA
Tel. 0119422568
maca@museovigliaturo.it
www.museovigliaturo.it
www.vigliaturo.com
domenica 23 maggio 2010
Braque, Kandinsky, Chagall. Aime' Maeght e i suoi artisti
DA BRAQUE
A KANDINSKY A CHAGALL.
AIMÉ MAEGHT E I SUOI ARTISTI.
Ferrara
Palazzo dei Diamanti
28 febbraio - 2 giugno 2010
Aimé Maeght promosse l'attività di maestri affermati e contribuì alla nascita di un nuova stagione della loro arte incoraggiandoli a utilizzare, oltre alla pittura, anche di grande formato, altri linguaggi come il mosaico, la ceramica, la pittura su vetro, l'incisione o il libro d'artista. Allo stesso tempo tuttavia si dimostrò attento alle ricerche delle generazioni più giovani, dando prova di saper competere con le gallerie nordamericane protagoniste del rinnovamento artistico del secondo dopoguerra. Inoltre, la sua instancabile attività di editore fece della Galleria, della Fondazione e della sua stessa abitazione un punto d'incontro del mondo artistico e intellettuale, dal cui confronto nacquero straordinarie creazioni collettive.
Per approfondire la conoscenza di questo affascinante capitolo della vita artistica e culturale del secondo dopoguerra, Ferrara Arte organizza la mostra Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimé Maeght e i suoi artisti, la prima in Italia dedicata alla Galleria Maeght e alle vicende che ne segnarono la storia. L'esposizione, a cura di Tomàs Llorens e Boye Llorens, è anche l'occasione per studiare un aspetto della storia dell'arte del Novecento fino ad oggi poco indagato ma assolutamente fondamentale: il mercato dell'arte e i suoi principali animatori, i mercanti e i galleristi.
Un centinaio di opere – soprattutto dipinti, ma anche sculture, ceramiche, disegni, incisioni, affascinanti fotografie e volumi illustrati delle Edizioni Maeght – permettono di ripercorre il ventennio d'oro che intercorre dall'apertura della galleria parigina nel 1945 all'inaugurazione della Fondazione nel 1964, momento culminante di questa storia sia dal punto di vista creativo che della notorietà internazionale.
La rassegna è suddivisa in undici sezioni tematiche, legate tra loro, come un filo rosso che si snoda lungo tutta la mostra, dall'attività editoriale della galleria e dalla rivista Derrière le miroir, le cui uscite accompagnavano ogni esposizione con funzione di catalogo, entrambe originali traguardi raggiunti nell'intento di far dialogare le altre discipline con quelle figurative.
Aimé Maeght strinse amicizia con due grandi protagonisti dell'arte del Novecento come Matisse e Bonnard, grazie ai quali mosse i primi passi nel mercato dell'arte, abilmente aiutato dalla moglie Marguerite. Negli anni Trenta la coppia aveva aperto un negozio e una stamperia a Cannes. Durante la guerra la donna, rimasta sola a causa della partenza del marito per il fronte, vendette fortuitamente, ad un prezzo esorbitante, un quadro di Bonnard conservato nella stamperia per essere riprodotto. L'artista l'apprezzò e le offrì di vendere altre sue opere. In seguito, Aimé aiutò il maestro a recuperare le proprie tele rimaste al di là della linea del fronte. Fu proprio su consiglio di Bonnard e di Matisse che nel 1945 Maeght acquistò la galleria a Parigi inaugurandola con una personale dello stesso Matisse.
Il tema della prima sezione della mostra è proprio l'intima amicizia che legava Aimé e Marguerite ai propri artisti, un legame nutrito anche della sensibilità e dell'ospitalità che la donna seppe sempre dimostrare loro. Ne sono testimonianza i ritratti di Marguerite realizzati da Matisse nel 1944 e da Giacometti nel 1961, due icone che ne esaltano l'una il fascino della maturità, l'altra l'autorevolezza e la profondità dell'età avanzata. In mostra li affianca il bellissimo dipinto di Bonnard, Fanciulla distesa (Jeune fille étendue) del 1921, che Marguerite custodiva nella propria camera, un esempio dell'ineguagliabile capacità dell'artista di restituire, con un tono commosso e malinconico, un frammento di vita reale.
Tramite la figlia di Matisse, Marguerite, nel 1945 Aimé conobbe Georges Braque con il quale in breve nacque un'amicizia profonda e uno scambio fecondissimo. Fondatore del cubismo assieme a Picasso, Braque era allora un maestro indiscusso dell'arte moderna: il contratto in esclusiva che firmò con Aimé e la mostra allestita nel 1947 rappresentarono il primo traguardo importante della carriera del gallerista. Questi, a sua volta, incoraggiò Braque a riaccostarsi alla litografia e a realizzare libri illustrati: in mostra sono esposte alcune tavole eseguite per La libertà dei mari (La Liberté des mers) di Pierre Reverdy, un poema che ispirò a Braque una raffinata integrazione di testo e immagine e un sottile gioco di analogie e rispondenze. Aimé acquistò l'intera produzione dell'artista, di cui la rassegna presenta alcune delle opere più significative. Tra queste figurano gli imponenti pannelli decorativi con motivi mitologici del 1931, una rilettura in chiave arcaicizzante del tema del nudo classico caro a Picasso e Matisse che, nell'uso gesso inciso, riflette l'interesse di Braque per le proprietà tattili dei materiali; oppure uno dei celebri Ateliers del 1950-51, considerati uno dei suoi vertici espressivi, per l'armonia ricca di risonanze musicali che regna tra le componenti formali, vere protagoniste dell'opera.
La terza sezione della rassegna è dedicata ad uno degli episodi che fecero più scalpore nella storia della galleria, la memorabile esposizione Le Surréalisme en 1947 organizzata da André Breton e Marcel Duchamp. Si trattava della prima grande mostra surrealista del dopoguerra, che segnava il ritorno a Parigi dei principali protagonisti del movimento dopo l'esilio nordamericano durante gli anni della seconda guerra mondiale.
In mostra viene riproposto il catalogo con la provocatoria copertina ideata da Duchamp, sulla quale è applicata una protesi di seno femminile in gomma, accompagnata dalla didascalia "si prega di toccare", in cui viene ribaltato, in modo dissacrante, il rapporto tradizionale con l'opera d'arte. Viene inoltre presentata la celebre tela Superstizione – Serpente di Miró, una teoria di motivi arcaicizzanti dipinti dall'artista catalano su di una lunga striscia ondulata di tessuto. Nell'esposizione del 1947 l'opera faceva parte di uno delle installazioni della "sala delle superstizioni", ed era allestita alle spalle di una donna bendata nuda, come documenta a Palazzo dei Diamanti una gigantografia di una stupenda foto della mostra.
La mostra del 1947 fu per Aimé l'occasione per avviare una collaborazione estremamente fruttuosa e stringere una grande amicizia con Alberto Giacometti, che sino alla metà degli anni Trenta aveva militato nelle fila del surrealismo, in seguito abbandonato per tornare a rappresentare la figura.
Nel corso degli anni Cinquanta, anche grazie alle mostre che si tennero presso la Galleria Maeght, Giacometti vide crescere enormemente la propria fama, fino a diventare una delle figure più rappresentative dell'arte del dopoguerra e, più in generale, della scultura del Novecento.
I bronzi riuniti nella quarta sezione della mostra, e in particolare La foresta (La Forêt) del 1950, sono rivelatori della capacità di Giacometti di trasmettere, con un linguaggio assolutamente nuovo, il senso di solitudine e di precarietà dell'esistenza umana che accomunava le generazioni che avevano vissuto da vicino la seconda guerra mondiale. La composizione riunisce otto figure di diverso formato, immobili come alberi in una foresta, che si fiancheggiano senza guardarsi. Nelle sculture degli anni Cinquanta le proporzioni si allungano a dismisura dando alla figura umana un aspetto sempre più ieratico, come mostra la celeberrima serie delle Femme de Venise del 1956, di cui sono esposti tre splendidi esemplari.
Sono inoltre accostate alcune tele di Giacometti e di Braque a sottolineare una comune sensibilità esistenziale; un'affinità confermata anche dal commosso disegno di Giacometti, toccante testimonianza che ritrae la testa dell'amico Braque sul letto di morte.
Tra i grandi nomi che la Galleria Maeght rappresentò in esclusiva c'era anche Chagall, che vi espose per la prima volta nel 1950 una selezione di dipinti, gouaches, incisioni e ceramiche. La sezione a lui dedicata riunisce un analogo ventaglio di tecniche esplorate dall'artista russo per ricreare visivamente il proprio mondo poetico: vedute parigine, il pittore con la tavolozza, coppie di amanti, galli fantastici, asini alati, violinisti e fiori provenzali. In dipinti della maturità, come il celebre Sole giallo (Soleil jaune) del 1958 o il più tardo Fiori secchi (Fleurs sechées) del 1975, il colore è intenso, steso a pennellate sciolte e sembra fluire spontaneamente dando corpo alla rappresentazione, mentre la luce è quella penetrante e gioiosa scoperta nel 1952 in Grecia con la seconda moglie Vava. A ulteriore riprova dell'amicizia che univa la famiglia Maeght ai suoi artisti, e tra questi Chagall, è esposto anche il dono fatto dal pittore per il figlio di Aimé: la gouache Per Paule et Adrien (Pour Paule et Adrien) del 1956, che offrì all'artista l'occasione per tornare su uno dei suoi temi prediletti, l'abbraccio degli amanti.
A differenza della maggioranza delle gallerie dell'epoca, che sostenevano un'unica tendenza artistica, Aimé spaziò dall'arte figurativa all'arte astratta, seguendo una propria poetica personale e una ricerca instancabile della qualità. Per queste ragioni, due anni dopo l'esposizione surrealista, Maeght organizzò una grande mostra dedicata all'opposto versante dell'astrazione. Vi riunì artisti di diversa provenienza, come Kandinsky e Léger, che, per questo motivo, sono qui presentati nella stessa sezione. Del grande pittore russo, fondatore del Cavaliere Azzurro, figurano opere del periodo dell'inegnamento al Bauhaus, come Cerchio blu II (Cercle bleu II) del 1925, inconfondibile nell'astrazione geometrica, e Nodo rosso (Nœud rouge) del 1936, realizzato dopo il trasferimento a Parigi, nel quale la fluidità delle linee e delle forme compone motivi biomorfi dalla cromia intensa.
Léger è presente con due opere: una composizione del 1929, giocata sulla relazione tra le forme e i contrasti di colore che evidenzia l'attenzione dell'artista per le ricerche astratte, e il bellissimo trittico, Grandi code di comete (Grandes queues de comètes) del 1930. Eseguito probabilmente per un paravento, esso evoca il movimento del corpo celeste che, nella sua stupefacente bizzarria, richiama tanto la sfera dell'immaginario quanto l'ambito scientifico.
Una piccola sezione della mostra è dedicata a due artisti che, pur appartenendo alla generazione dei "maestri", ottennero una tardiva notorietà negli anni Cinquanta in seguito al rapporto stabilito con la Galleria Maeght, Bram van Velde e Pierre Tal-Coat. Entrambi operavano nell'ambito dell'astrazione, il primo con una marcata espressività affidata ai contrasti cromatici, il secondo più lirico e tonale. Accanto ai loro dipinti, vengono presentati due preziosi numeri di Derrière le miroir a loro dedicati, con testi di intellettuali della levatura di Samuel Beckett.
Segue una raffinata sezione dal titolo Bianco e nero, che rende omaggio alla sensibilità di Aimé per l'attività grafica e le ricerche incentrate sull'economia dei mezzi espressivi. Ne è un esempio emblematico il grande Cespuglio (Le Buisson) realizzato da Matisse nel 1951: pochi tratti di inchiostro e gouache delineano un'immagine ad un tempo straordinariamente semplice e monumentale. Lo affiancano alcuni fogli dell'americano, a lungo residente a Parigi, Ellsworth Kelly, presente alle mostre dedicate da Aimé ai giovani talenti. Si tratta di alcune litografie ispirate al giardino di Saint-Paul de Vence, che costituiscono una variante delle sue ricerche sulla semplificazione di particolari della realtà e che testimoniano la sua profonda ammirazione per l'ultima produzione di Matisse. Un affascinante contrappunto tridimensionale all'arbusto di Matisse è poi offerto dal sorprendente In piedi (Debout), dello scultore americano Alexander Calder, che sembra sfidare la legge di gravità. L'opera è uno dei mobiles dell'artista, termine coniato da Duchamp per qualificare le sculture cinetiche di Calder, realizzate con materiali esili e poveri, il cui movimento è attivato da un minimo spostamento d'aria.
Tra le presenze più assidue della galleria vi furono due personalità come Miró e Calder - cui è dedicata la nona sezione - entrambi legati ai Maeght da un contratto di esclusiva e da una solida amicizia. Con il suo atteggiamento sperimentale e le sua propensione per la grafica, Miró fu l'artista che meglio seppe valorizzare la strumentazione e l'esperienza tecnica offerta dai Maeght in quell'ambito, come testimonia il corpus di circa 1500 litografie ed acqueforti prodotte dall'artista. Tra i fogli presenti in mostra, la tecnica mista Per i 70 anni di Aimé (Pour le 70 ans d'Aimé) mette in luce un'audace integrazione del segno con la parola, che, utilizzata con funzione grafica, invade la superficie in tutte le direzioni. La sezione presenta inoltre gouaches e olii tra i quali il suggestivo Gioia di una fanciulla davanti al sole (Joie d'une fillette devant le soleil) del 1960. Il dipinto rivela un rapporto con le ricerche degli espressionisti astratti, per l'immediatezza e la gestualità delle pennellate con le quali l'artista ha trasferito sulla tela la commozione suscitatagli dalla volta celeste. Con Miró, che frequentava dal 1928, Calder condivise l'ispirazione alla natura e al cosmo e l'atteggiamento giocoso e sperimentale: un'attitudine che traspare dai due eccentrici uccelli modellati in fil di ferro e dal Gatto serpente (Le Chat serpent). Calder creò, in maniera intuitiva, un universo parallelo di forme aeree derivate dalla natura. Ne è un esempio in mostra il bellissimo Sommacco V (Sumac V) del 1953, donato ad Adrien Maeght in occasione delle sue nozze, che evoca la suggestione della chioma rossastra dell'albero in autunno.
Nel giro di pochi anni la Galleria si era imposta come il principale punto di riferimento delle figure riconosciute come maestri del movimento moderno. Al contempo aveva scelto di rappresentare artisti meno noti, quali Pierre Tal-Coat e Bram van Velde, o talenti emergenti, come Kelly e Chillida, discostandosi ulteriormente, in questo, dall'orientamento prevalente nelle gallerie contemporanee. Per tale ragione, la mostra propone un affascinante confronto generazionale, accostando opere di Léger e Chillida che trovano una comune fonte di ispirazione negli elementi naturali: le possenti forme sbalzate da Léger nel 1941 ricordano ad esempio un intreccio di rami e il complesso disegno delle radici, mentre protagonista della terracotta di Chillida Terra XXIX (Lurra XXIX) del 1979 è proprio la terra con impressi i segni primordiali della presenza dell'uomo. Il lavoro dell'artista basco nasce, infatti, da una riflessione sui materiali, le cui leggi governano la costruzione dell'opera.
La mostra si chiude con un'ampia sezione dedicata alla Fondazione, un progetto che, sin dalla sua genesi, deve molto agli artisti di Aimé. Dopo la tragica morte di Bernard, figlio giovanissimo del gallerista, Braque e Léger lo incoraggiarono ad aprire in sua memoria un centro dedicato all'arte moderna. Maeght raccolse l'idea e pose mano alla realizzazione di una sorta di "opera d'arte totale", un luogo dove i diversi linguaggi espressivi potessero dialogare tra loro.
Una selezione di affascinanti fotografie storiche ricostruisce la nascita e i momenti della vita di questo straordinario complesso, dalla fase progettuale, che vide la stretta collaborazione dell'architetto catalano Josep Lluís Sert con Aimé e la sua cerchia di artisti, fino all'inaugurazione e alle Nuits de la Fondation Maeght, animate dalla partecipazione dei massimi nomi della musica e della danza contemporanee, come Duke Ellington, Olivier Messiaen, John Cage, Karlheinz Stockhausen, Terry Riley o Merce Cunningham. Accanto alle foto, a ricreare la straordinaria suggestione del luogo, vi sono i bozzetti di alcune sculture di Miró, l'Arco e l'Uccello lunare, che popolano il labirinto da lui realizzato nel giardino, uno dei vertici del suo percorso artistico. Vi è inoltre il suo dipinto a dimensione murale del 1968, La faticosa marcia guidata dall'uccello fiammeggiante del deserto (Marche pénible guidée par l'oiseau flamboyant du désert), che trasmette l'immediatezza e la vitalità di un graffito. Il cantiere della Fondazione offrì a molti artisti l'opportunità di lavorare su grande scala. Braque, ad esempio, realizzò il mosaico della piscina e la vetrata meridionale della cappella. Quest'ultima è dominata dal volo di un uccello, un motivo ricorrente nella produzione di questa fase, che compare sintetizzato nella misteriosa tela Uccelli neri (Les Oiseaux noirs), del 1956-57, offrendogli l'opportunità per un'estrema, rigorosissima, riflessione sul tema a lui caro del rapporto fra la figura e lo spazio. Anche Calder realizzò opere monumentali che collocò tanto negli spazi esterni, quanto in quelli interni, come il magnifico mobile ispirato ad un planetario I tre soli gialli (Les Trois soleils jaunes).
Uno degli angoli più compiuti e intensi della Fondazione è il cortile terrazzato che ospita le grandi sculture di Giacometti: affacciato sul cielo e su una pineta esso enfatizza la forza drammatica e la tensione verso l'assoluto trasmessa dalle scarne silhouette della Donna in piedi I (Femme debout I) e dell'Uomo che cammina I (Homme qui marche I) del 1960, cui, in mostra, viene accostato il celebre Cane (Le Chien) del 1957.
La mostra, a cura di Tomàs Llorens e Boye Llorens, è organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con le Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea, il Comune di Ferrara, la Provincia di Ferrara, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, la Cassa di Risparmio di Ferrara e Parsitalia Real Estate.
fonte: www.palazzodiamanti.it
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giovedì 20 maggio 2010
Le MESCOLANZE di Silvio Vigliaturo
Per info:
Museo del Presente - tel. 0984 462493- 22067; museodelpresente@tiscali.it
Ufficio stampa MACA - tel. 0119422568; maca@museovigliaturo.it; www.vigliaturo.com
martedì 18 maggio 2010
JOËL STEIN. Personale retrospettiva dal 1960 ad oggi
Questa importantissima mostra retrospettiva, che il MACA - Museo Arte Contemporanea Acri ospiterà dal 3 luglio al 26 settembre 2010, vuole essere un percorso attraverso tutta l'opera di Joël Stein – il padre e l’artista più rappresentativo dell’ arte cinetica, il protagonista di un’esperienza fondamentale nell’intensa vivacità creativa della seconda metà del XX secolo.
Assorbito dal fervore culturale e artistico dell’ambiente parigino, l’artista porta avanti una personale ricerca che lo vede partecipare, nel 1960, alla fondazione del “Groupe Motus”, a cui succederà il “Centre de Recherche d’Art Visuel”, che diventerà poi il “Groupe de Recherche d’Art Visual” (GRAV), del quale sarà uno dei più incisivi teorici.
Un'opera molteplice nelle sue forme perché, se Joël Stein inizia con la pittura e l'incisione, molto presto si mostrerà curioso di altri modi di espressione: oggetti manipolabili, costruzione di scatole luminose, triedri o caleidoscopi, effetti speciali di cinema per Henri-Georges Clouzot e per i servizi di ricerca dell'ORTF (l'Ente Radiotelevisivo Francese), proiezioni di immagini animate a partire da un fascio laser, senza dimenticare la scultura con tecniche diverse, prove di uno spirito totalmente libero.
Poco incline a seguire dei maestri, Stein attribuisce molto presto un'importanza capitale al fattore visivo. Joël Stein è forse anzitutto un ricercatore, un ricercatore preoccupato di comprendere e di mettere alla prova il funzionamento della visione in rapporto con la percezione dei colori o con quella delle forme quando si intrecciano, si sfalsano o sono messe in movimento; preoccupato anche di cogliere la destabilizzazione delle forme e dei colori attraverso il gioco delle giustapposizioni, il gioco delle ombre o delle diffrazioni, altrettanti effetti che possono essere provocati, amplificati e sconvolti con l'uso della luce laser e di specchi.
Le immagini e le opere instabili di Joël Stein – di cui in mostra saranno presentati numerosissimi esempi che ripercorrono tutta l’esperienza creativa dell’artista: dalle Pitture programmate su sistemi matematici ai Labirinti; le Pitture in progressione cromatica; gli Intrecci, le Macchine, i Laser; gli Slittamenti; fino alle Ambiguità di lettura –, richiedono sempre un occhio responsabile e partecipe che attribuisca loro una forma stabile anche se momentanea e contingente, che animi il movimento virtuale che le scuote, che attualizzi alcune delle loro infinite potenziali variazioni. Solo all'interno di questa relazione interattiva si costruisce l'immagine in un rimando reciproco e incessante di stabilità, giocato fra l'occhio e la realtà visiva, fra il soggetto e l'oggetto, fra l'uomo e il mondo.
Ecco allora la necessità, come dice Stein, non tanto di spiegare i risultati ottenuti con la ricerca artistica ma di "moltiplicare le esperienze", affinché l'instabilità intrinseca del mondo si stabilizzi attraverso il nostro sguardo, la sua virtualità si attualizzi in una delle sue infinite forme attraverso noi.
Mostra: JOËL STEIN. Personale retrospettiva dal 1960 ad oggi Curatore: Bernard Lègè e Valmore Zordan
Luogo: MACA – Museo Arte Contemporanea Acri Palazzo Sanseverino – Piazza Falcone, 1 87041 Acri (Cs)
Vernissage: Sabato 3 Luglio 2010 ore 18:00 Periodo: dal 3 luglio al 26 settembre 2010
Orario Mostra: dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 16.30 alle20.300; chiuso il lunedì
info: Tel. Museo: 0984953309;
tel. Ufficio stampa: 0119422568, maca@museovigliaturo.it sito web: www.museovigliaturo.it
COMICS DAY @ Comics Boulevard: presentazione e incontro con l'autore di "DISEGNARE FUMETTI" sabato 22 maggio ROMA
"COMICS BOULEVARD" & LA SCUOLA ROMANA DEI FUMETTI presentano
INCONTRO CON L’AUTORE: MAURO ANTONINI
PRESENTAZIONE DEL VOLUME: “DISEGNARE FUMETTI” (Dino Audino Editore)
CON LA PARTECIPAZIONE DI SIMONE GABRIELLI
SABATO 22 MAGGIO - ORE 17.30
Presso la fumetteria
“COMICS BOULEVARD”
via Garibaldi 89/A (Roma, Trastevere) - tel. 06.45.50.42.50
www.comicsboulevard.com
In occasione del Comics Day, l’evento che coinvolge tutta Italia nel celebrare la passione per i fumetti, Comics Boulevard ospiterà la presentazione del volume “Disegnare Fumetti” scritto da Mauro Antonini e vedrà la partecipazione del disegnatore Simone Gabrielli (“Vampirella”, “Dungeons&Dragons”).
“DISEGNARE FUMETTI” è una guida pratica per l’aspirante cartoonist che esplora le fasi di realizzazione di un fumetto attraverso una serie di interviste ad autori che riportano le proprie testimonianze e svelano i trucchi del mestiere. Gli autori interpellati sono: Gabriele Dell’Otto, Carmine Di Giandomenico, Elisabetta Melaranci, Werther Dell’Edera, Roberto Recchioni, Giacomo Bevilacqua. Il volume è pubblicato da Dino Audino Editore.
MAURO ANTONINI, critico cinematografico e studioso di fumetti, è promotore e relatore di numerosi progetti di cinema per le scuole, è redattore della rivista “Segnocinema” e per Dino Audino Editore ha già pubblicato “Cinema e Fumetti – guida ai film tratti dai cartoon (2008).
SIMONE GABRIELLI, ex allievo della Scuola Romana dei Fumetti approda nel mondo dell’editoria d’oltreoceano realizzando illustrazioni per “Dungeons&Dragons – Dragonlance” e copertine per la Zenescope Entertainment, tra cui quelle per la serie “Vampirella – Second Coming”.
www.audinoeditore.it
SACI Gallery: Ronald M. Cohen - Pitture e Disegni
VIA SANT’ANTONINO, 11 50123 FIRENZE, ITALIA
www.saci-florence.edu gallery@saci-florence.edu
T 055 289948 F 055 277 6408
Ronald M. Cohen - Paintings and Drawings
24 maggio – 4 giugno 2010
Inaugurazione: Lunedì 24 maggio ore 19:00
May 24-June 4, 2010
SACI Gallery è orgogliosa di presentare una mostra di dipinti e disegni contenenti nature morte e figure, ad opera dell’artista americano Ronald M. Cohen.
Ronald Cohen ha ottenuto il suo titolo di B.F.A. in scultura alla Philadelphia College of Art e ha completato un Master in studio art alla Queens College della City University di New York. Cohen ha ricevuto il premio della Ingram-Merrill Foundation Fellowship per la Pittura, due importanti borse di studio internazionali, oltre alla borsa di studio della National Endowment for the Arts, quella dell’ Illinois Arts Council per artisti individuali, e a quella del Fulbright-Hayes Fellowship. Cohen ha insegnato pittura e scultura in numerose istituzioni, oltre ad esibire I suoi lavori negli Stati Uniti ed in Europa. Tra le più prestigiose sedi di sue mostre personali annoveriamo la Tatishcheff Gallery e l’ex-Bykert Gallery a New York City, l’ex-Deson-Saunders Gallery, la Lyons-Weir Gallery, la Randolph Street Gallery, la N.A.M.E. Gallery e la Dart Gallery a Chicago, la Lo River Gallery a Beacon New York e la Sylvia Schmidt Gallery a New Orleans, Louisiana.
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Ronald Cohen received his B.F.A. in sculpture from the Philadelphia College of Art and an M.F.A. in studio art from Queens College of the City University of New York. Cohen has received the Ingram-Merrill Foundation Fellowship Award in Painting, two major fellowship grants, and an individual artist's grant from the National Endowment for the Arts, an Illinois Arts Council individual artist grant, and a Fulbright-Hayes Fellowship Grant. Cohen has taught painting and sculpture at a number of colleges and universities and exhibited his art in the United States and in Europe. One person exhibition venues include the Tatishcheff Gallery and the former Bykert Gallery in New York City, the former Deson-Saunders Gallery, Lyons-Weir Gallery, Randolph Street Gallery, N.A.M.E. Gallery and Dart Gallery in Chicago, The Lo River Gallery in Beacon New York and the Sylvia Schmidt Gallery in New Orleans, Louisiana.
La Galleria SACI è aperta dal Lunedì al Venerdì ore 9-19, sabato e domenica ore 13-19. The SACI Gallery is open Monday to Friday 9am-7pm, Saturday & Sunday 1-7pm.
Disclaimer
Il CorrieredelWeb.it è un periodico telematico nato sul finire dell’Anno Duemila su iniziativa di Andrea Pietrarota, sociologo della comunicazione, public reporter e giornalista pubblicista, insignito dell’onorificenza del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.
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