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lunedì 3 dicembre 2018

L'ARTE DEL TATUAGGIO ARRIVA PER LA PRIMA VOLTA AL VITTORIANO - MARCO MANZO 6 dicembre 2018 –16 dicembre 2018 Complesso del Vittoriano –Ala Brasini, Roma Preview stampa > 5 dice



L'ARTE DEL TATUAGGIO 
ARRIVA PER LA PRIMA VOLTA AL VITTORIANO. 

MARCO MANZO
6 dicembre 2018 –16 dicembre 2018
Complesso del Vittoriano –Ala Brasini, Roma
 
Preview stampa > 5 dicembre 2018 ore 12

 

 

Marco Manzo 

in concomitanza con

Andy Warhol e Pollock porta il tatuaggio come linguaggio dell'arte contemporanea del XXI secolo


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Dal6 dicembre, al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini, va in scena la mostra Marco Manzo: il tatuatore, visual artist, scultore, incisore e designer di fama internazionale espone al Vittoriano la sua intera produzione artistica.
 
"Apoteosi del Tatuaggio"che con la mostra Marco Manzoviene celebrato a Roma con una mostra artistica che in concomitanza delle mostre dedicate a Warhol, Pollock e i grandi rappresentanti della Scuola di New York, resteràaperta al pubblico fino al 16 dicembre.
 
Il percorso di mostra racconta l'excursusartistico di Manzo attraverso tatuaggi, sculture tatuate in bronzo, alluminio, ceramica, marmo, arte digitale e video arte, lastre e fotografie, installazioni interattive e performancedurante le quali il pubblico potràinteragire con le opere d'arte.
 
Una "mostra vivente", delle live performance, opere e installazioni concesse da vari Musei di Arte Contemporanea (come il Museo LIMEN di Vibo Valentia, la Fondazione Logudoro Meilogu Museo d'arte Contemporanea FLM di Banari; il SAMAC, Museo Arte Contemporanea dedicato alle Streghe di Benevento) oltre a lavori provenienti dalla 16. Mostra Internazionale di Architettura- La Biennale di Venezia- Padiglione Guatemala, a cui l'artista ha partecipato.
 
Durante la sua carriera Marco Manzo èriuscito a fondere insieme le modalitàdi espressione piùvariegate e a creare un personale quanto riconoscibile e riconducibile linguaggio che, nel tempo, ha conquistato i contesti piùeterogenei.
Famosi i suoi matrimoni e le sue contaminazioni con la scultura, il design, la video-art, le arti digitali, la musica, l'alta moda e i motori. L'unicità, l'irriproducibilitàe l'innovazione sono gli elementi distintivi propri della sua arte incisoria su corpo umano.
Uno degli ultimi traguardi raggiunti, èstato quello di trasformare il tatuaggio in una forma artistica riconosciuta e di portarlo ad essere degno di una considerazione istituzionale pari alle arti cosiddette maggiori: a lui si deve infatti l'ingresso del tatuaggio nei musei di arte contemporanea e nelle loro collezioni permanenti, segnando una ulteriore tappa nel percorso della storia dell'arte.
Le opere di Manzo infatti, hanno fatto il loro ingresso a vario titolo presso il Maxxi ed il MACRO di Roma, la Gagosian Gallery di New York ed alcuni dei piùcelebri musei di arte contemporanea internazionali, come il MOMA di New York.
 
La mostra Marco Manzo, patrocinata dalla Regione Lazio e di Roma Capitale - Assessorato alla Crescita Culturale, conferma dunque il tatuaggio come arte contemporanea del XXI secolo che con Marco Manzo raggiunge i suoi massimi livelli.
 
Gestione e organizzazione Complesso del Vittoriano - Ala Brasini del Gruppo Arthemisia.

 



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MARCO MANZO, VISUAL ARTIST, DESIGNER , TATUATORE E SCULTORE 

 


Orario di apertura
dal lunedìal giovedì9.30 - 19.30
Venerdìe sabato 9.30 - 22.00
Domenica 9.30 - 20.30
(L'ingressoèconsentito fino a un'ora prima)
 
INGRESSO LIBERO



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sabato 1 dicembre 2018

Rigoletto in oltre 200 cimeli storici: una mostra a Modena. Da domani a 7.8.Novecento


"Rigoletto" in oltre 200 cimeli storici: una mostra a Modena. Da domani a 7.8.Novecento
"Rigoletto" in oltre 200 cimeli storici: una mostra a Modena. Da domani a   7.8.NovecentoE' il capolavoro della lirica italiana e Giuseppe Verdi la definiva "la sua opera più bella": a Modena, da domani a domenica 2 dicembre, 7.8.Novecento propone un'esposizione interamente dedicata al "Rigoletto", dalla prima alla Fenice di Venezia nel 1851 a oggi. In mostra gli spartiti storici, i costumi di scena, locandine e programmi teatrali. Un focus della mostra è dedicato ai grandi interpreti: Enrico Caruso, Titta Ruffo, Maria Callas, Luciano Pavarotti. Una wunderkammer che raccoglie oltre 200 cimeli per ricostruire la storia di una delle espressioni più alte della nostra lirica. Il Gran Mercato dell'Antico di 7.8.Novecento, alla sua 32esima edizione, è una delle manifestazioni più longeve del settore

"Delle mie opere come maestro preferisco Rigoletto, come dilettante La traviata": in queste parole, una confessione dello stesso Giuseppe Verdi, è contenuta tutta la grandezza dell'opera che vede protagonista il buffone di corte più leggendario del palcoscenico. A Modena "Il Rigoletto di Giuseppe Verdi. Simbolo dell'Opera italiana" diventa una mostra all'interno della prossima edizione di 7.8.Novecento, da domani al 2 dicembre a ModenaFiere.
L'esposizione, a cura di Studio Archeo900, propone oltre 200 cimeli, selezionati tra 600 pezzi del collezionista mantovano Nicola Zanella, che ripercorrono la storia di quest'opera verdiana, ma anche dell'intera lirica italiana. E' frutto di anni di ricerche sul mercato antiquario, trascorsi da Zanella a viaggiare intorno al mondo e a scandagliare online i siti e i cataloghi della case d'asta in Italia, Inghilterra, Francia, Spagna, Germania, Russia, America del Nord e del Sud.
La mostra è organizzata in sezioni tematiche che raggruppano gli oggetti a seconda del periodo (ad esempio la prima alla Fenice di Venezia nel 1851) o della tipologia: costumi, spartiti, libretti, incisioni discografiche, manifesti e locandine storiche, programmi teatrali, fotografie d'epoca.

Tra i cimeli ci si perde per qualità e quantità. Ci sono fotografie con le firme autografe dei grandi interpreti dell'opera verdiana: Enrico Caruso nel ruolo del Duca di Mantova a New York nel 1910, Titta Ruffo, Tito Gobbi, Tito Schipa, Beniamino Gigli, Mario Lanza, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Plácido Domingo, Luciano Pavarotti, Maria Callas, Toti Dal Monte, Renata Tebaldi, Renata Scotto, e c'è anche la foto originale di Felice Varesi, il primo interprete di Rigoletto, al teatro La Fenice di Venezia nel 1851. E c'è la Gazzetta uffiziale di Venezia del 12 marzo 1851 con la recensione dell'opera al debutto il giorno prima.

Poi i costumi di scena: uno di Gilda del 1870, un altro è quello indossato nel 1960 da Richard Tucker, il più grande tenore americano; fino alla metà degli anni '50 del '900 non c'erano costumisti, se non raramente, e a procurarsi gli abiti erano i cantanti, che se li portavano dietro nelle tournée. Non mancano i libri - tra questi un'edizione del 1833 di Le roi s'amuse di Victor Hugo, che ispirò il Rigoletto - i libretti dell'opera, i manifesti e le locandine delle rappresentazioni teatrali dell'800 e del '900 e dei film a partire dal 1943, i dischi (alcuni sono di gommalacca, uno è stato registrato a New York nel 1898), un grammofono a 78 giri degli anni '20 o '30 di marca Rigoletto, un vetrino per lanterne magiche.
Una chicca è il primo spartito in assoluto del Rigoletto, pubblicato da Ricordi nel 1851, un'altra è la prima trascrizione per pianoforte del 1852, fatta dal musicista mantovano Luigi Truzzi. Un'altra ancora è una partitura orchestrale per primo violino, in Spagna nel 1864.
Un pezzo rarissimo e curioso è una trascrizione per piano, del 1880 circa, con in copertina il buffone che fa un gesto irriverente; poi, dalla sezione dei giornali e delle riviste, un Rigoletto a fumetti pubblicato sul Corriere dei piccoli. C'è anche una litografia autografata di Annetta Casaloni, che interpretò Maddalena alla Fenice nel 1851. E una foto del soprano Lina Aimaro Bertasi, Gilda nel Rigoletto alla Scala di Milano nel 1943, in tempo di guerra.

Rigoletto: come nacque l'opera
Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte"). Con Il trovatore (1853) e La traviata (1853) forma la cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi. La storica prima di Rigoletto avviene nel 1851 al Teatro La Fenice di Venezia e approda alla Scala solo due anni dopo. È Francesco Maria Piave a trasporre nel libretto il dramma firmato da Victor Hugo che, al suo debutto, sembra segnato da una sorte avversa: non solo non è accolto con favore dalla critica e tantomeno dal pubblico, ma incorre anche nella censura e torna sulle scene solo dopo mezzo secolo. Le descrizioni del libertinaggio di Francesco I e della dissoluta della corte francese, non colpiscono nel segno. Anni dopo, Verdi e Piave portano l'azione dalla Francia a Mantova e anche il titolo viene modificato: è lo stesso librettista a suggerire l'idea migliore, traducendo il nome originale del personaggio di Hugo da Triboulet a Triboletto, per arrrivare poi al nome universalmente noto.

7.8.Novecento è aperta al pubblico a ModenaFiere (viale Virgilio 70) da venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre con orario continuato dalle 10.00 alle 19.00. La giornata professionale, con il deballage riservato agli operatori, è giovedì 29 novembre dalle 8.00 alle 18.00.
Infoline: ModenaFiere, tel. 059/848380 

Nella foto a lato: il primo spartito del Rigoletto pubblicato dalla Ricordi nel 1851

mercoledì 28 novembre 2018

Georges Perec visto da Sergio Ceccotti e Pino Boresta














da “la vita istruzioni per l’uso” di Georges Perec
“Se ne potrà dedurre quella che è probabilmente la verità ultima del puzzle: malgrado le apparenze, non si tratta di un gioco solitario: ogni gesto che compie l’attore del puzzle, il suo autore lo ha compiuto prima di lui; ogni pezzo che prende e riprende, esamina, accarezza, ogni combinazione che prova e prova ancora, ogni suo brancolare, intuire, sperare,  tutti i suoi scoramenti, sono già stati decisi, calcolati, studiati dall’altro.” 
Il puzzle, un gioco per diventare adulti, logici, riflessivi, curiosi è analizzato simbolicamente, l’enigma che incontriamo di fronte ad una decisione che non sappiamo prendere, oppure quando un evento sfugge al nostro controllo, quando il gioco si fa serio e diventa la nostra vita.
Insieme a Sergio Ceccotti parleremo delle opere di Georges Perec, di come abbiano ispirato il suo lavoro figurativo ancor prima di quello di artisti ad approccio concettuale quali ad esempio Sophie Calle, Ignasi Aballì, Cesare Pietroiusti. Sergio Ceccotti ha fatto dell’enigma il suo segno distintivo e ci propone un suo lavoro del 1988 “la vita illustrata” come metafora del libro più geniale di Perec “La vita istruzioni per l’uso” offrendoci una sua spiegazione del testo.
Pino Boresta ci parlerà del  progetto L.C.A. Libri in Cerca d’Autore  che è solo una delle sue opere ispirate a Georges Perec: “La scomparsa”  stravolgendone  il significato. Una lettera dell’alfabeto dovrà essere sottratta dal testo  per trasformare il libro nell’opera d’arte di chi lo legge. Approfondendo la conoscenza del lavoro di Pino Boresta si riscontra costantemente l’influenza dello scrittore. Nella catalogazione ossessiva delle sue opere, negli elenchi dei suoi pensieri, dei suoi déja vu, nel collezionare le sue unghie tagliate. Conservare la maggior parte degli aspetti della sua vita non è altro che un riflesso delle opere di Perec.
da “Sergio Ceccotti. Il Romanzo della Pittura 1958-2018” di Cesare Biasini Selvaggi
“ una visione pittorica colta, raffinata e originale che distilla spunti della storia dell’arte, che impiega artifici retorici del cinema alla Hitchcock, del fumetto (come Diabolik delle sorelle Giussani), della fotografia, del fotoromanzo e della letteratura di genere, dal racconto poliziesco alla Hammett o alla Chandler, alla narrativa di autori contemporanei come Georges Perec, Patrick Modiano, Antonio Tabucchi o Paul Auster. Nei dipinti di Ceccotti si rinnovano anche gli spunti dei rebus o meglio, dei disegni dell’illustratrice della Settimana Enigmistica Maria Ghezzi. 
da “Rolsa Rivista on line di Storia dell’Arte” Dipartimento di Storia dell’arte. Università di Roma n. 10 2008- Cesare Pietroiusti. Liste, classificazioni, cataloghi: istruzioni per l’uso di Laura Leuzzi
“Documentano Oreste tre libri/cataloghi, che corrispondono a tre momenti chiave del progetto, e che andiamo ora a esaminare. Il primo”Come spiegare a mia madre che ciò che faccio serve a qualcosa ? del 1997, corrisponde al momento iniziale di creazione del gruppo. Sfogliando le pagine del volume troviamo più di uno spunto riguardante le catalogazioni e liste come ad esempio gli interventi di Anteo Radovan, che fa riferimento a Perec e al suo interesse per ciò che è abituale e Pino Boresta che presenta una lista di sue azioni.

BIANCO CONTEMPORANEO

Via Reno 18/a
00198 Roma
info@biancocontemporaneo.it
Rossella Alessandrucci Direttore artistico arti visive
+39 334 2906204
rossella@biancocontemporaneo.it
http://www.biancocontemporaneo.it/

martedì 20 novembre 2018

I Walk Alone Project. Fotografie di Ivan Urban Gobbo


Giovedì 29 novembre ore 19.00

Inaugura giovedì 29 novembre, ore 19, presso Le Tartarughe Eat & Drink di Roma, la mostra I walk alone di Ivan Urban Gobbo: un progetto in divenire nato nel 2016; una narrazione di solitudini e città in più tappe e serie. Per l'occasione sono presentati i lavori su Amburgo e Lisbona, il primo a colori e il secondo in bianco e nero, cui si aggiunge un piccolo omaggio alla capitale: quindici fotografie che raccontano il rapporto dell'uomo con l’ambiente contemporaneo.



Siamo nell'ambito della street photography, con ampie vedute metropolitane e una quotidianità senza celebrazioni, incoerente, spontanea: se è vero che lo spazio condiziona il nostro stare al mondo, che il corpo si muove tra i pieni e i vuoti delle architetture proiettando e misurando su di esse se stesso, Ivan sceglie di inquadrare zone liminari, interstizi dove tradizione e nuovi assetti negoziano ogni giorno le proprie ragioni, confrontandosi tra mille contraddizioni. Esclusi i paesaggi da cartolina, è la parte urbana in via di cambiamento che lo interessa. È così che di Lisbona predilige le aree che portano al centro, quelle non ancora restaurate, che stanno affrontando solo adesso problematiche legate alla modernità. Strade in decadenza, spesso abitate da emarginati, dove gioia e tristezza sono l'una componente dell'altra. Di Amburgo sottolinea invece le strutture di transito o il vecchio mercato, in cui la mattina suonano gruppi rock e i ragazzi usciti dai locali condividono i loro riti con famiglie e bambini. Città di porto, di frontiera, gotica e recente, lattiginosa e cupa, è ripresa durante il lungo inverno, la neve che cade, semideserta.  
Non si tratta di descrivere la città, ma di restituirne la particolare percezione; di osservarne i mutamenti e gli effetti che produce su chi vive. Di frequente sembra che gli edifici, il costruito, incombano sulle persone; in alcuni casi una sottile indifferenza, distanza, permea uomini e cose. In tutte le immagini bello e brutto sono sospesi: addentrandosi nelle viscere di un'umanità fragile, l’unico approccio possibile è di empatia, poesia e partecipazione.

Ivan Urban Gobbo viene dalla musica, dal teatro. E dalla tela, con gli studi all’Accademia di Belle Arti. Non stupisce, dunque, che le modalità di narrazione trovino affinità con altri linguaggi. Le contaminazioni con la pittura, dalle atmosfere solitarie e di attesa a un certo uso di composizione e colore, si fondono con un taglio cinematografico. Di fermo-immagine, hanno parlato, definendo il suo lavoro; palese tanto nelle inquadrature larghe, dove la scena si disperde nei particolari, che nei campi stretti, in cui la figura, al centro, lascia intendere una sospensione tra un prima e un poi. Anche i ritratti dichiarano una precisa temporalità: che siano rubati o meno, nell’immediatezza che li contraddistingue sono realizzati quando il soggetto perde il controllo, cioè nel passaggio tra l’emozione autentica e l’atteggiamento/maschera – hanno la capacità di ricostruire un mondo (privato), una storia. Infine, è ancora lo schermo (dal neorealismo alle pellicole odierne, impegnate) a tracciarne l’obiettivo: la descrizione, scevra di retorica, dell’affanno quotidiano. Per Ivan la fotografia deve «riportare coi piedi per terra, metter di fronte a disagio e lotta, perché senza di questo, la cura formale, non ha senso».  




Info:
I Walk Alone Project di Ivan Urban Gobbo
Mostra personale di fotografia
Inaugurazione: giovedì 29 novembre ore 19.00
Fino al 7 gennaio 2019

Dal lunedì alla domenica ore 15.00-23.30
Le Tartarughe Eat & Drink

Piazza Mattei 7/8, Roma | 06 6476 0520
Ingresso gratuito




sabato 17 novembre 2018

Mostra FIRENZE IN ARTE


FIRENZE IN ARTE
Mostra internazionale d'arte contemporanea
a cura di Sabrina Falzone, Cinta Agell e Beatriz Papotto

Inaugurazione
sabato 24 novembree 2018
ore 17.00
Firenze
ArtStudio 54
Via di Ripoli 28/r
La mostra resterà aperta fino al 10 dicembre 2018
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Dal 24 novembre al 10 dicembre 2018, la sala espositiva dell'ArtStudio 54 di Firenze ospita la prima edizione della mostra collettiva d'arte contemporanea "Firenze in Arte", contraddistinta da una caratterizzazione internazionale.

Dedicata ad un confronto tra l'arte spagnola, l'arte argentina e quella romena, l'esposizione annovera esclusivamente artisti stranieri che hanno sperimentato diverse tecniche artistiche, a partire dalla rivalutazione dell'acquerello e dell'intarsio alla pittura su supporti inediti come plastica e metallo o su quelli più usuali come legno e tela, fino alla più tradizionale pittura ad olio.

"L'eclettismo contemporaneo non smette di sorprendere - afferma la curatrice Sabrina Falzone – portando una ventata di novità tecnica e stilistica. Dall'Europa all'America la necessità di sperimentare sempre differenti tecniche-artistiche determina un'incessante ricerca nel campo delle arti visive, tendente ad esplorare nuovi materiali e i supporti più impensabili. Plastica, metalli, carta, plexiglass vengono utilizzati con una nuova nobilitazione artistica.
Se da un lato si ravvisa una tendenza sia europea che argentina a riscoprire nuovi metodi pittorici, dall'altro si manifesta una controtendenza orientata ad una rivalutazione di tecniche dimenticate o oggi desuete come l'intarsio ligneo".

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ARTISTI
Cinta Agell, Esther Arnuelos, Sabela Baña, Teresa Beltran, Carmen Berges, Susana Cirille, Rosalia Colomer, Mary Dany, Elsa Felipovich, Rosana Fisichella, Esperanza Garcia, Alma Grondona, Higuera, Ana Marìa Letizia, Claudia Lopez Grillo, Estela Lopez, José Miguel Marchese, Alicia Miner, Nietto, Maite Ordèriz, Alicia Pugliese, Ana Ramìrez Dalinger, Leticia Rossi, Liliana Sànchez, Nancy Spinelli, Georgeta Stefanescu, Silvia A. Tomassi, Virginia Tripicchio, Clara Gracia.

In collaborazione con:
Movimento artistico Art Nou.
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FIRENZE IN ARTE

Firenze                                   
ArtStudio54
Via di Ripoli 28/r

Inaugurazione
sabato 24 novembre 2018, ore 17.00 (ingresso libero)
Apertura al pubblico
dal 24 novembre al 10 dicembre 2018
Orari della mostra
da lunedì a sabato: 9.00–13.00 / 14.00–19.00
domenica e festivi chiuso

giovedì 15 novembre 2018

Aviva Italia sponsor della mostra The Art of Banksy. A visual protest

Aviva Italia sponsor della mostra "The Art of Banksy. A visual protest"

La compagnia assicurativa è sponsor della prima mostra italiana dell'artista e writer inglese considerato uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea

 

 

14 novembre 2018Aviva, gruppo leader in UK e al 7° posto in Italia, è sponsor della mostra "The Art of Banksy. A visual protest", al MUDEC dal 21 novembre 2018 al 14 aprile 2019.

L'attività si inserisce nel piano di comunicazione intrapreso con la campagna "Aviva. Molto più di un'assicurazione". Questa sponsorizzazione conferma la volontà di Aviva di posizionarsi in modo dirompente e innovativo e di essere sempre più vicina ai suoi clienti anche in contesti inaspettati.

Il progetto espositivo, curato da Gianni Mercurio, raccoglierà circa 80 lavori tra dipinti, sculture e prints dell'artista. L'esposizione sarà una mostra non autorizzata, come tutte quelle dedicate a Banksy fino a questo momento. L'artista, infatti, continua a difendere il proprio anonimato e la propria indipendenza dal sistema e per questa stessa ragione le sue mostre sono sempre un insieme di opere provenienti da collezioni private.

Oltre alle origini inglesi, Banksy e Aviva condividono l'interesse per le tematiche sociali e ambientali. L'artista nelle sue opere spazia infatti tra politica, etica e storia, realizzandole in spazi urbani in tutto il mondo per aumentare l'accessibilità dell'arte.

Aviva ribadisce così la sua attenzione alle tematiche sociali, supportando non solo la cultura ma anche la fruizione di messaggi importanti declinati in diverse forme. La compagnia assicurativa da sempre si impegna a realizzare le aspettative economiche, sociali e ambientali dei propri clienti, degli investitori e delle comunità in cui opera, complice un'attività di sensibilizzazione e un impegno preciso a operare in modo responsabile, con lo sguardo rivolto alla crescita e al futuro.



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martedì 13 novembre 2018

Milano - I grandi capolavori del vedutismo Veneziano in mostra dal 21 novembre al 4 dicembre

L'incanto del vedutismo. Il '700 a Venezia
36 dipinti, che costituiscono il meglio del vedutismo veneziano, in mostra, ingresso libero, a Milano, per due settimane.
Un unicum a livello internazionale, un'occasione straordinaria per ammirare una delle collezioni più ricche, complete e inedite del 'secolo d'oro' veneziano.

Guardi, Canaletto, Carlevarijs, Bellotto, Jacopo e Michele Marieschi. E poi James, Fabris, Zanin, Carlo e Giovanni Grubacs, il Maestro di Langmatt, Richter… sono alcuni dei nomi che compongono con le loro opere una panoramica davvero unica del vedutismo veneziano più suggestivo e straordinario del Settecento, dei suoi scorci, dei suoi giochi di colore, delle sue atmosfere incantate.
Si tratta di opere di eccezionale interesse, che in molti casi escono dal circuito chiuso dei 'salotti buoni' per la prima volta, per aprirsi al pubblico, dal 21 novembre al 4 dicembre.

Ad aprire le porte, e i caveau, due cultori della materia, protagonisti dello scenario e del mercato artistico internazionale: Ernesto Trivoli, collezionista e nome di spicco nel mondo delle case d'asta internazionali - il cui studio ospita anche la mostra -, e Cesare Lampronti gallerista che, da anni, dal cuore di Londra, osserva, assimila e propone le tendenze del mondo dell'arte.
La mostra è un unicum a livello internazionale, perché non investe un solo pittore, ma fornisce una panoramica complessa che va dal Settecento all'Ottocento con un cospicuo numero di opere.
Capolavori che narrano la meraviglia e l'incanto infinito della città lagunare.

la mostra
L'incanto del vedutismo. Il '700 a Venezia
21 novembre – 4 dicembre 2018
lun.-ven., 10.00-19.00
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ingresso: libero
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sede
Studio Trivoli, via P. Cossa 1, 20122 Milano
Info mostra: Trivoli, 333.270 97 30
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dipinti di:

Antonio Joli
Bernardo Bellotto
Bernardo Canal
Carlo Grubacs
Francesco Albotto
Francesco Guardi
Francesco Tironi
Francesco Zanin
Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto
Giovanni Battista Cimaroli
Giovanni Grubacs
Giovanni Richter
Giuseppe Bernardino Bison
Jacopo Fabris
Jacopo Marieschi
Joseph Heintz
Luca Carlevarijs
Maestro della Fondazione Langmatt
Michele Marieschi
Vincenzo Chilone
William James


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domenica 11 novembre 2018

Una mostra di MERDA


Dal 11 ottobre 2018 fino al 15 gennaio 2019 il nuovo spazio per l’Arte Bianco Contemporaneo presenta


M.E.R. d.A. Manifesti Elettorali Rettificati da Asporto 





personale di Pino Boresta

Gli acronimi e le rettifiche sono elementi che caratterizzano l’arte di Boresta e in quest’occasione il titolo spiega integralmente il contenuto della mostra dove saranno esposti i manifesti elettorali strappati dai muri o presi dalle scorte degli “attacchini” nei periodi delle elezioni. Ripercorreremo così le tappe del nostro recente passato politico con slogan elettorali, facce conosciute o meno note, rettificati dall’artista per mezzo delle smorfie del suo viso in varie dimensioni e colori. 
Pino Boresta ha conservato nel suo immenso ma ordinato archivio oltre ad una serie infinita di sue opere rettificate anche moltissimi manifesti elettorali che coprono il periodo a cavallo del millennio, dalla fine degli anni ‘90 fino al 2014 circa.
Con le sue foto deformate da smorfie, esattamente nove, ha tappezzato manifesti, segnali stradali, contatori della luce di ogni città nelle quali è stato e proprio per queste azioni è considerato uno dei primi street artist della scena artistica italiana (Enciclopedia Treccani).
Le sue smorfie rettificano l’oggetto su cui è incollato l’adesivo, dando una connotazione comica all’immagine rettificata. La sua arte non è ironica, non è derisoria o canzonatoria. L’ironia implica riflessioni colte, il canzonare è mettere alla berlina, la comicità invece pone in luce l’aspetto buffo ma giocoso del soggetto prescelto.   Le smorfie del Boresta esprimono, infatti, il desiderio di leggerezza, di gioco, il bisogno di vivere senza prendere le cose troppo sul serio ed esattamente all’insegna della levità che ha affrontato anche i suoi momenti più bui (SOS sfratto, progetto crowdfunding per lo sfratto che minacciava la sua abitazione).
Il Boresta ha trasformato la sua vita in un’opera d’arte, ha dato scopo alla sua esistenza trasformando ogni avvenimento da affrontare in azione artistica. La sua è un’arte destabilizzante che affonda le sue origini nei Situazionisti, come lui stesso ci riferisce in alcune interviste. Il suo essere situazionista differisce per molti versi dalla corrente artistica cui fa eco. La sua arte pur rivelando una forte spinta rivoluzionaria, non è politica. Curiosamente in questa mostra la politica è soltanto un mezzo per utilizzare i suoi strumenti di comunicazione: i manifesti elettorali.
Questo è il motivo che principalmente lo differenzia dai Situazionisti storici, ad esempio il pittore danese Asger Jorn, esponente di spicco di questo movimento, con le sue “modifiche” sui quadri kitsch finalizza il suo lavoro alla riflessione critica del pensiero artistico e mira al superamento delle avanguardie storiche, rivestendo una funzione sia politica sia sociale, preludio del “68.
Il nostro artista invece non vuole dare nessun impulso al cambiamento sociale. È egli stesso che cambia in continuazione, come la sua mente corre veloce al successivo avvenimento, le sue opere si adeguano a questo meccanismo. Proprio per questo egli cataloga e archivia tutto le sue attività, per non perdere di vista ciò che ha generato questo flusso inesauribile di gesti e riflessioni. Un continuo fluire che mette perennemente in discussione le logiche delle sue azioni artistiche.
Il suo rammarico per non essere riconosciuto dalle autorevoli voci del mondo dell’Arte, potrebbe dare adito a credere che sia un eterno perdente in cerca di fama, ma il successo non l’ha mai veramente interessato e proprio su questo ha ulteriormente giocato.
La pulsione a soddisfare il suo bisogno di ricerca lo porta a utilizzare la sua vanità per ulteriori azioni artistiche (Blitz Io Vivrò conferenza alla Biennale) relegandola a un ruolo marginale, questa esigenza gli permette di riconoscere quanto la sua affermazione e l’approvazione del pubblico possa allontanarlo dal suo interesse primario.
L’immagine che Pino Boresta dà di se stesso è di un burlone, di un giullare in cerca di gloria, e non è facile riconoscere le sue due facce che si lacerano tra il riconoscimento totale e gratificante dell’establishment e la rincorsa all’indagine artistica come svisceramento del potere rivoluzionario dell’arte, in linea con i più osservanti situazionisti come Guy Debord.


Rossella Alessandrucci (gallerista di Bianco Contemporaneo)

sito:
http://www.biancocontemporaneo.it/






































venerdì 9 novembre 2018

Meeting of Ryosuke Cohen Pontassieve, Italia 2018

MARATONA PERFORMANCE @ MACRO: Andrea Bianconi, Taking a direction

MARATONA PERFORMANCE
a cura di Paolo Angelosanto

"Taking a direction"

Sabato 10 Novembre, ore 18:20
MACRO- MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA ROMA

 

Bianconi si esibirà nella performance live "Taking a direction": l'artista gonfierà

palloncini neri che, una volta lasciati andare, sgonfiandosi, voleranno nello spazio della galleria seguendo direzioni imprevedibili. "È una mia riflessione sull'imprevedibilità della vita e anche delle nostre scelte" afferma Bianconi. "È come se i palloncini fossero tante frecce e "Taking a direction" è la tensione verso ciò che immaginiamo, ma non conosciamo. L'imprevedibilità è sorpresa, è voglia di scoperta, di confronto, di meraviglia".

 

Andrea Bianconi (Arzignano, 1974) vive e lavora tra Brooklyn (NY) e Vicenza. Ha recentemente esposto con una mostra personale al MSK Museum of Fine Arts di Ghent (Belgio), e ha partecipato alla 5° Biennale di Mosca con una public performance tra la Piazza Rossa, il Cremlino e il Manege.

Bianconi ha realizzato numerose public art performances come Summer Night Series, Union Square NYC; Italian Cultural Institute, NYC; Postcard People, Hudson Valley Center for Contemporary Art (HVCCA), NY; The Chinese Umbrella

Hat Project (Part I), Wujiang Rd West Nanjing Rd, Shanghai, China e (Part II), Piazza San Marco, Venezia.

Nel 2016 Silvana Editoriale ha pubblicato la monografia sui 10 anni di performance dell'artista "Andrea Bianconi Performance 2006-2016". Nel 2018 è stato l'unico artista invitato a partecipare al WEF, World Economic Forum di Davos in Svizzera con una performance per risvegliare nei grandi del mondo la consapevolezza globale sull'ecocidio, sui cambiamenti climatici e sulla responsabilità verso il nostro pianeta.

Una settimana di performance, dal 6 all'11 di Novembre presso il MACRO ASILO

Museo d'Arte Contemporanea Roma, gli artisti: Andrea Bianconi, Bruno Camargo, Eleonora Chiesa, Giammarco Cugusi, Andrea Marcaccio, Francesca Romana Pinzari, Sarah Revoltella, Anton Roca, Mauro Romito,

Giorgia De Santi, Maria Jole Serreli, Natasa Korosec, si mostreranno in sequenza di azioni live a distanza di mezz'ora, al primo piano nello spazio Ambiente 1 #.

Maratona Performance vuole porre simbolicamente l'accento e soprattutto far riflettere sul ruolo dell'artista performativo in Italia oggi.

Apre la rassegna, La nascita di Rivoluzione di Sarah Revoltella, una performance

in progress con prove aperte martedi, mercoledi e giovedi, con gli attori-performer: Anna Piscopo, Angelo Grandi, Fausto Baroncelli, Michelangelo Zardini, Alessandro Vantini, Nicolà Hendrik, Annachiara Canario, Carlotta Galmarini, Davide D'Eramo.

A seguire, una staffetta di azioni live, in cui gli artisti si misureranno attraverso una serie di pratiche differenti, dove il corpo dell'artista è sempre protagonista.

 


MACRO- MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA 

ingresso libero.

Immagine: Andrea Bianconi, I WING, 2017



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