I disegni di Hernán Pitto Bellocchio raccontano il rapporto dell'artista con la natura delle Ande, in un universo di segni e astrazioni dal sapore geometrico
In mostra a Milano presso lo Spazio 22, fino al 16 novembre, una installazione e una serie di disegni a matita e china su carta giapponese di Hernán Pitto Bellocchio.
L'artista cileno – architetto, classe 1984 – svolge delle riflessioni intorno alla figura geometrica elementare del triangolo - trasposizione simbolica e astratta della montagna - che via via si moltiplica in sistemi sempre più fitti: come la vegetazione di una foresta dalla quale emergono forme archetipe dalle diverse implicazioni.
Il progetto prende forma da un'immagine impressa nella memoria di Bellocchio, quella della Cordigliera Andina che con i suoi alti profili domina l'orizzonte e la morfologia di Santiago del Cile, città natale dell'autore.
In seguito al trasferimento a Milano nel 2013, l'assenza della catena montuosa va ad intensificarne i ricordi che si solidificano diventando sempre più vivi e presenti nella ricerca dell'artista.
Un'attrazione inesorabile lo porta a raffigurare le montagne, quasi ossessivamente, o ricostruirle in spazi aperti tenendole quindi attive nella memoria: "queste forme hanno disegnato la mia infanzia; è impossibile non tenerle nella mia mente", dice l'artista.
SPAZIO 22 in occasione della mostra trasforma la sala espositiva in un ambiente etereo nel quale un'installazione site-specific di leggerissimi fili bianchi disegna lo spazio verticalmente.
Concepita come paesaggio mentale che avvolge il visitatore, la mostra ospita una serie di opere inedite realizzate da Hernán Pitto Bellocchio e Matilde Solbiati, invitati ad instaurare insieme un dialogo creativo.
Ed è in particolare l'idea di memoria nelle sue molteplici sfaccettature, ad essere il perno centrale attorno al quale si muovono le loro ricerche artistiche.
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