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sabato 11 gennaio 2020

Fondazione Barilla: inaugurata a Parma2020 la mostra "Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile"

PARMA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2020

INAUGURATA LA MOSTRA DI FONDAZIONE BARILLA

"NOI, IL CIBO, IL NOSTRO PIANETA: ALIMENTIAMO UN FUTURO SOSTENIBILE"

 

  • Il taglio del nastro è avvenuto alla presenza del Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti e di Luca Barilla, in rappresentanza della Fondazione Barilla
  • Il percorso multidisciplinare e interattivo punta a sensibilizzare le coscienze, mettendo al centro una corretta educazione, alimentare e ambientale, per mitigare i cambiamenti climatici e garantire un futuro alle prossime generazioni

     

    Sono stati il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, e Luca Barilla, per la Fondazione Barilla, i due protagonisti del taglio del nastro che ha dato l'avvio alle celebrazioni di Parma 2020 Capitale Italiana della Cultura. L'evento ha coinciso con l'apertura al pubblico della mostra dal titolo "Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile" promossa dalla Fondazione Barilla e realizzata con la collaborazione di National Geographic Italia, Sustainable Development Solutions Network Mediterranean (SDSN Med), Madegus, Civicamente, il contributo di un comitato scientifico multidisciplinare, la curatela di Codice Edizioni e con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Parma. Da oggi 11 gennaio e fino al 13 aprile gli spazi della Galleria San Ludovico e i Portici del Grano ospiteranno un percorso esperienziale, che si propone di far comprendere il forte legame che esiste tra la tutela della nostra salute e quella del Pianeta, a cominciare da quello che mettiamo ogni giorno nel piatto. Un percorso multimediale che arricchisce il programma educativo "Noi, il cibo, il nostro Pianeta" inserito in un protocollo d'intesa col MIUR.

    "L'alimentazione, la nutrizione e la tutela dell'ambiente sono elementi fortemente uniti tra loro e possono contribuire, in modo diretto e indiretto, alla realizzazione degli SDGs. Correttamente nutriti, infatti, i bambini possono imparare, le persone possono condurre una vita sana e produttiva e le società possono assicurarsi prosperità. Curando la nostra terra e adottando un'agricoltura sostenibile, le generazioni presenti e future saranno in grado di nutrire una popolazione in crescita e di mitigare i cambiamenti climatici, consumando meno acqua e producendo meno gas a effetto serra. Con questa mostra desideriamo far nascere in tutti, giovani generazioni e non, un senso di cittadinanza attiva e una crescente consapevolezza che porti a ripensare i nostri sistemi agroalimentari. Puntiamo a sensibilizzare le coscienze, mettendo al centro una corretta educazione, alimentare e ambientale, per dar vita a questo cambiamento", ha dichiarato Anna Ruggerini, Direttore Operativo di Fondazione Barilla.

    La produzione di cibo è infatti l'attività dell'uomo che contribuisce di più al cambiamento climatico (fino al 37%), superando il riscaldamento degli edifici (23,6%) e i mezzi di trasporto (18,5%). Ecco perché occorre ripensare il modo in cui produciamo il cibo. Un'esigenza che nasce anche da una previsione: da qui a trent'anni saremo circa 10 miliardi di persone sul Pianeta e questo renderà necessario produrre più cibo. Tuttavia, continuando a farlo con questo ritmo e in questo modo, i danni che arrecheremo al Pianeta saranno incalcolabili.

    "C'è un'emergenza che è sotto gli occhi di tutti, il nostro modello di vita non è più sostenibile. Migliaia di ragazzi chiedono a noi adulti, ai politici e a chiunque ne abbia la capacità, di fare qualcosa di concreto. C'è un rischio concreto di estinzione di specie animali e vegetali, al tempo stesso le emissioni di gas serra sono quasi raddoppiate rispetto al 1980 portando a un aumento della temperatura di circa 0.8°C rispetto all'inizio del secolo.I cambiamenti climatici, che colpiscono i nostri raccolti, che provocano incendi, inondazioni o anche altre catastrofi ambientali, sono causati in buona parte dal modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo. Ogni anno sfruttiamo l'equivalente di 1,7 pianeti per vivere e intanto, solo con la nostra agricoltura, contribuiamo con il 37% delle emissioni di gas serra al riscaldamento del Pianeta. Dobbiamo invertire questa tendenza, dare vita ad una vera e propria rivoluzione alimentare partendo dalle scuole, dai docenti e dai ragazzi", ha spiegato Riccardo Valentini, membro dell'Intergovernmental Panel on Climate Change ‐ IPCC, Premio Nobel per la Pace nel 2007, ospite d'eccezione nel corso dell'appuntamento.

    "Tra trent'anni sulla Terra ci saranno dieci miliardi di bocche da sfamare. E già oggi - tra sfruttamento delle risorse naturali, occupazione dei suoli, riduzione della biodiversità e attività che influiscono in modo drammatico sul clima - abbiamo portato il pianeta sull'orlo del collasso. Perché possiamo consegnare alle generazioni future una prospettiva di salute e di benessere, è indispensabile ripensare tutto il sistema alimentare, dall'agricoltura alla nostra tavola. "Ispiriamo le persone a prenderci cura del pianeta" è il motto della National Geographic Society, ed è per questo che abbiamo accolto con convinzione ed entusiasmo l'opportunità di collaborare a questa iniziativa, nello spirito di stimolare una maggiore consapevolezza delle sfide che ci aspettano sia nelle singole persone sia nelle istituzioni", ha dichiarato Marco Cattaneo, Direttore del National Geographic Italia che, in occasione dell'appuntamento, ha fatto da guida alla mostra della Fondazione Barilla.

    La mostra è realizzata per creare un vero e proprio percorso immersivo, diviso in più parti. La prima, presso gli spazi della Galleria San Ludovico, rappresenta un "viaggio virtuale" che punta a mettere in evidenza i paradossi globali del sistema alimentare: fame vs obesità perché per ogni persona malnutrita nel mondo ce ne sono due che sono obese o sovrappeso; cibo vs carburante perché un terzo del raccolto di cereali viene utilizzato per dare da mangiare agli animali o per produrre i biocarburanti, nonostante il problema della fame e della malnutrizione e spreco vs fame, perché ogni giorno, dal campo alla tavola, vengono sprecati 1.3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, quattro volte la quantità necessaria a sfamare gli oltre 820 milioni di persone malnutrite in tutto il mondo.

    La mostra interattiva mira anche a esplorare le diverse correlazioni che il cibo ha con il mondo che ci circonda: si passa da "Cibo e Cultura" a "Cibo e Città", per poi parlare del profondo legame tra "Cibo e Obiettivi di Sviluppo Sostenibile" fino alla sezione dedicata al "Piatto Virtuale", che permette di scoprire se la nostra dieta è effettivamente sostenibile, per noi e per l'ambiente.

    Il percorso di consapevolezza e comprensione dei nostri sistemi alimentari si sposta successivamente presso i Portici del Grano, in cui sarà possibile ammirare gli scatti della mostra sviluppata con National Geographic Italia e dedicati ai mille volti delle culture del cibo nel mondo: fotografi professionisti hanno contribuito a realizzare un viaggio attraverso posti esotici, vicini e lontani, evidenziando la centralità del cibo.

    "Noi, il cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile" offre inoltre percorsi di approfondimento ai ragazzi: per le scuole è prevista un'esperienza ancora più formativa che va dalla visita guidata all'esposizione, fino a momenti ludico didattici presentati secondo il livello scolastico di appartenenza di ciascuna classe, con lo scopo di consolidare ulteriormente le conoscenze oggetto della mostra.


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lunedì 30 dicembre 2019

ORTI DI GRAZIA, I GRANDI FRUTTI DELLA TERRA DI GIUSEPPE CARTA IN MOSTRA A NUORO

I grandi frutti della terra di Giuseppe Carta in Orti di Grazia  al Museo Etnografico di Nuoro. La mostra dedicata alla natura resterà aperta fino al 6 gennaio.

Un inno alla terra nella  mostra dedicata alla frutta al museo etnografico di Nuoro. Orti di Grazia dell'artista Giuseppe Carta autore di  grandi sculture dedicate alla frutta per il teatro del silenzio di Andrea Bocelli, le tenute di Oscar Farinetti, un mega peperoncino all'ingresso di FICO a Bologna, poi alla Biennale di Venezia e in alcune città cinesi.

 

Una mostra fruttariana. museo  dell'istituto etnografico della Sardegna a Nuoro dove l'artista Giuseppe Carta ha installato le sue opere dedicate al premio Nobel Grazia Deledda – una delle più abili narratrici della natura – e alle germinazioni ovvero al processo naturale incessante.  Nell'itinerario espositivo – coinvolge sia l'interno che l'esterno visto che il museo s'ispira ad un villaggio tipico sardo con le sue strade e piazze – si incontrano peperoncini, limoni, fragole, grappoli d'uva, cipolle, olive e tanti altri frutti della terra in versione gigante.

 

Un'esposizione dedicata a madre terra: "Le mie Germinazioni sono una  rappresentazione esuberante della vita stessa, un inno alla natura, una denuncia allo sfruttamento incontrollato del pianeta Terra – sottolinea l'artista Giuseppe Carta -.  Ho deciso di dedicare le Germinazioni a Grazia Deledda per rendere un duplice omaggio: a una grandissima artista, unico Premio Nobel femminile per la Letteratura in Italia, e alla Terra che l'ha generata".

 

L'artista cresciuto in una famiglia contadina conosce bene i ritmi della natura dove è tornato dopo la formazione e la maturità professionale a Genova: " In Orti di grazia c'è un duplice messaggio: un  grazie alla terra e la denuncia  del male che facciamo quotidianamente al nostro ambiente".

Accompagnerà i visitatori un coinvolgente percorso scenografico e teatrale per la regia di Alberto Bartalini, il regista dei concerti del Teatro del Silenzio di Andrea Bocelli.

Giuseppe Carta è autore di  grandi sculture dedicate alla frutta.  Dal  teatro del silenzio di Andrea Bocelli, le tenute di Oscar Farinetti, un mega peperoncino all'ingresso di FICO a Bologna, poi alla Biennale di Venezia e in alcune città cinesi.

giovedì 12 dicembre 2019

Mostra Lufthansa - Unknown Places al MAXXI di Roma

Unknown Places.

Have you ever been somewhere first?

 

Roma, 12 dicembre 2019

 

 

Hai mai provato la sensazione di scoprire un luogo per la prima volta? Hai mai sperimentato l'emozione di esplorare un posto sconosciuto?

 

Vieni a provare nuovamente la trepidazione e l'entusiasmo del viaggio in luoghi incontaminati e scopri sesistono ancora dei veri esploratori.

 

Su questa riflessione si apre la mostra fotografica Unknown Placespromossa e prodotta da Lufthansa, in scena al Museo MAXXI di Roma sabato 14 e domenica 15dicembre 2019, dalle ore 12 alle ore 20 il sabato e dalle ore 11 alle ore 19 la domenica. 

 

La mostra, già realizzata lo scorso anno alla Triennale di Milano, racconta attraverso le sue opere un viaggio tra i luoghi meno conosciuti e fotografati del pianeta. 

Una serie di scatti che spaziano da paesaggi in cui la natura ha creato qualcosa di "innaturale" ad altri dove la mano dell'uomo ha modellato gli elementi che lo circondano.

 

Se è vero che la bellezza ideale si trova in ciò che ancora non conosciamo, gli esploratori del nuovo millennio sono riusciti a ritrarla e a portarla per la prima volta a Roma.

 

Un appuntamento imperdibile non solo per gli appassionati di fotografia e di viaggi, ma anche per chi crede che qualsiasi luogo abbia una storia da raccontare. 

A maggior ragione se quella storia non la si conosce ancora. 




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martedì 3 dicembre 2019

La Casa, i ricordi e l'infanzia a Rimini del Giovane Federico Fellini

In preparazione al centenario della nascita di Federico Fellini, che ricorrerà nel 2020, la grande mostra internazionale: Verso il Centenario. Federico Fellini, 1920-2020 curata da Vincenzo Mollica e Alessandro Nicosia con Francesca Fabbri Fellini e con la partecipazione di Simonetta Tavanti, nipote di Giulietta Masina, ripercorre le opere del grande maestro, rivivendo i testi, le scene, i personaggi dei suoi film e quindi la sua storia personale. 

Nelle sale dei Musei Civici verranno esposti disegni originali, costumi tra i quali quelli dei film Roma, Casanova e Amarcord, centinaia di fotografie, installazioni filmiche, testimonianze, documenti originali, manifesti dei suoi film e molti manufatti esposti per la prima volta.

I ricordi e l'infanzia a Rimini del giovane Federico Fellini / La casa natale di Fellini

Scoperta, a Rimini, la vera casa natale di Federico Fellini. È sempre in viale Dardanelli, a Marina Centro, ma non è lo stabile che si era pensato finora. Documenti e ricerche negli archivi con il catasto storico, hanno individuato l’esatta ubicazione dell’abitazione natia di Federico Fellini che non è al civico 10 ma al 60. A dare la curiosa notizia è il settimanale riminese 'il Ponte' che riporta una ricerca accurata da Davide Bagnaresi, 42enne docente a contratto in Storia dei consumi all'Università di Bologna che, da tempo, si occupa del Fellini bambino e ragazzo, e che riproporrà con fotografie e documenti, - in occasione del convegno 'Ho bisogno di credere. Federico Fellini e il sacro', in programma nel marzo 2020 - nel Centenario della nascita del regista - che si svolgerà tra Rimini e Roma, l'intera vicenda riguardo all'infanzia di Fellini. Prendendo le mosse dal certificato dell'Anagrafe, che segna via Dardanelli 10, Bagnaresi ha ripercorso tutte le tappe della vita di Fellini a partire dall'individuazione del padrino e della madrina al battesimo del piccolo Federico, Cesare Canuti e Clara Canuti, intestataria dell'immobile, al civico 10, in cui i genitori del regista - Urbano Fellini e Ida Barbiani - avevano affittato una stanza, sul finire del 1919, per motivi di lavoro. L’abitazione indicata al numero del catasto, 12751, foglio 66, particella 416 e parte di un gruppo di case popolari. Oggi il Foglio 66 particella 416, ovvero la casa in cui è nato Fellini, corrisponde al civico 60 di viale Dardanelli, bombardato nel 1944 e in parte ricostruito.


Chi era Fellini?
“Fellini era un adolescente, uno scapestrato, amava scherzare e prendere alla berlina gli amici e persino i professori. Per ridere Federico Fellini disegnava ritraendo spesso i compagni e gli insegnanti del liceo Giulio Cesare di Rimini e che poi regalava agli amici, apprezzati al momento e quasi sempre buttati via. Non amava studiare, infatti in seguito confesserà: “La scuola mi offriva l’opportunità di disegnare con la scusa di prendere appunti o di scrivere e quindi di vivere nel mio mondo di fantasia, mentre fingevo di ascoltare le parole degli insegnanti. Disegnavo di nascosto caricature, sperando di non essere mai scoperto e che tutti pensassero che stavo prendendo appunti su appunti”. Una passione intensa quella di descrivere le facce e le espressioni grottesche degli amici che diventerà poi una delle caratteristiche peculiari del suo cinema. In effetti, Marcello Monaldi ci dice che “Fellini ha sempre disegnato accanitamente: da bambino, quando riempiva le tovaglie di casa con interminabili ghirigori, da studente, quando faceva le caricature degli insegnanti o andava sulla spiaggia di Rimini, vestito di tutto punto, a caccia di clienti a cui fare il ritratto, da giovane in cerca di fortuna quando collaborava come umorista e vignettista al Marc’ Aurelio: e poi da regista, quando il disegno gli serviva per fissare i lineamenti di un personaggio, per abbozzare un costume, una scenografia per captare le suggestioni cromatiche da…”. 
Proprio nel 37’ tanti bozzetti che Fellini produceva per pochi centesimi sul lungomare di Rimini quasi sempre venivano buttati subito via perché ritenuti di poco conto. Purtroppo, tanti lavori di quegli anni riminesi sono stati persi e si conosce pochissimo questa parentesi giovanile che precede l'arrivo a Roma nel 1939 con l'inizio geniale nel campi della cinematografia a contatto con importanti personaggi del cinema e dello spettacolo. Gianfranco Angelucci, amico e collaboratore del grande regista, ha conosciuto il maestro Fellini in occasione della tesi di laurea in Lettere a Bologna sollecitato dal professore di Storia dell'Arte a fare una tesi su Federico Fellini che considerava il più grande artista figurativo del 900. 



Questo incontro ha permesso a Angelucci di conoscere bene Fellini e poi di lavorare per 25 anni assieme come sceneggiatore nel cinema. Era soprattutto un personaggio fuori misura, un genio non soltanto cinematografico e che è impossibile ascrivere in un'unica immagine. Federico - dice - è una persona che, oltre aver fatto 3 capolavori che resteranno eterni nella storia del cinema e della cultura, nella sua quotidianità era estremamente divertente, aveva un’ironia spassosissima. Era una persona che sapeva trovare sempre il lato comico in ogni situazione. Era un adolescente, uno scapestrato, un compagno di banco, uno che ti aiutava a passare la giornata nella maniera più divertente possibile”. Era un artista vero, un personaggio capace di portarti nel paese delle meraviglie. Dopo Fellini il cinema si è fatto arte, diventando la decima Musa o la settima arte   Sandro Bongiani

Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

venerdì 22 novembre 2019

L'arte e le sue molte vie nell'opera di Mario Vespasiani

La continua evoluzione della pittura di Mario Vespasiani

L'artista scrive un testo letterario e la sua interpretazione diventa un quadro da immaginare.


Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di assistere alla trasformazione del sistema artistico mondiale, dal ridimensionamento del ruolo di molte gallerie al pullulare di fiere specialistiche, dalla perdita di smalto della critica, all'avvento aggressivo di Internet nella promozione come nella vendita e di conseguenza l'arte si è sempre più occupata del contingente, dell'aspetto materialista e meno di quello poetico del linguaggio. Tra quegli artisti che hanno cavalcato il decennio senza cedere alle mode, ma interpretando il rinnovamento Mario Vespasiani apre un capitolo a sé. Quarantuno anni e oltre venti di carriera - solo nel 2019 ha all'attivo tre mostre personali di cui una in corso con opere monumentali di dieci e venti metri di lunghezza - ha dimostrato una capacità unica di tradurre attraverso la pittura, una viva e lucida lettura del quotidiano. Dipinti, istallazioni, libri e presentazione hanno confermato l'abilità di chi non si ferma sulle qualità tecniche ma vuole esplorare le possibilità del mezzo pittorico, assorbito prima di tutto a livello mentale. Di questi giorni è l'uscita su YouTube, di una nuova opera, di un brando che vuole attraverso le sole parole, evocare nella mente degli ascoltatori, un grande quadro, dove si possono percepire non solo le immagini ma anche una storia più grande, da cui prende vita il progetto che la racchiude. Mario Vespasiani già avvezzo alla scrittura - Planet Aurum è il suo precedente libro di letteratura - ritorna alla parola e mediante la sua sensibilità costruisce un racconto che non è immediatamente visivo, ma che risuona delle stesse tinte cromatiche per cui lo si conosce. L'abisso intorno titolo del brano è un racconto iniziatico, parla del cammino che ciascuno compie alla scoperta di sé, ma visto però nell'occhi dell'altro, nell'aspetto speculare, bianco e nero, maschile e femminile, dove l'uomo trova il suo vero volto e l'artista la sua musa. Attraverso la magistrale interpretazione di Ilaria Cuoci, tra le voci più originali del cinema italiano, ne scaturisce una storia da ascoltare con estrema attenzione, perché ogni frase lascia trapelare raffinate suggestioni, perfino tra le pause.


Mario Vespasiani - L'abisso intorno

testo: Mario Vespasiani tratto dalla trilogia Mara as Muse
durata: 11 minuti
voce: Ilaria Cuoci



Mario Vespasiani nato nel 1978 nel golfo di Venezia, è uno degli artisti visivi più vivaci della sua generazione. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Nel corso del tempo la sua ricerca ha interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all'astrofisica, dall'antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura. Attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale, il suo lavoro va inteso come continuazione dell'opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma con la mostra Gemine Muse, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d'Autore, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia, sugli artisti italiani del futurismo ad oggi e sul Dizionario dell'Arte Italiana edito da Giancarlo Politi. Per essere stato tra i primissimi artisti ad aver impiegato la sua impronta pittorica ai nuovi materiali e alle recenti tecnologie, viene inviato nel 2012 dall'Accademia di Belle Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L'essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all'iPad. Nello stesso anno con le opere realizzate mediante l'iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli e di seguito alle storiche rassegne d'arte nazionali: nel 2014 al Premio Sulmona, nel 2015 al Premio Vasto, nel 2018 al Premio Marche. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall'arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione.  Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie, libri e oggetti d'arte, che tratta del rapporto della presenza femminile nell'ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine 2017 alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli, la cui performance si tiene nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno e in un happening sulla cima di un'antica torre. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro interamente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell'Assunta collegato alla personale Empireo. Nel 2016 è l'ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nello stesso anno organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto numerosi studiosi provenienti da vari ambiti. Sempre nel 2017 il Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air.  Nel 2018 inaugura la mostra Lepanto dedicata alla famosa battaglia, nel Museo Diocesano di Gaeta dove è conservato lo stendardo della flotta. Nel maggio 2019 è stato presentato al Museo d'Arte Contemporanea di Roma (MACRO) il quarantesimo libro dedicato al suo lavoro. La sua mostra Underworld dedicata al tema dell'inconscio visto attraverso la metafora delle creature marine, si è conclusa in settembre, mentre è in corso la personale dal titolo Il tempo dei trentasei giusti a Villa Caldogno nel vicentino. In questi giorni è in corso al Museo Michetti in Abruzzo, la sua mostra Eschatology, opere monumentali sul mistero ultimo.




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domenica 17 novembre 2019

Al Museo Michetti mostra di Mario Vespasiani con opere inedite

L'artista Mario Vespasiani in mostra con opere monumentali al Museo Michetti

L'esposizione intitolata Eschatology presenta opere che indagano il mistero ultimo, si snoda in un percorso che sollecita più livelli di significato.

Un'esperienza che conduce lo spettatore a cogliere lo spirito che pervade il mondo, attraverso simboli e toni cromatici puri, figurazione e astrazione.


"In teologia e nelle religioni l'escatologia è una dottrina tesa a indagare il destino ultimo del singolo individuo, dell'intero genere umano e dell'universo. E in quanto legata alle aspettative fondamentali dell'uomo, influisce (o potrebbe farlo) sulla visione del mondo e sulla condotta quotidiana". Mario Vespasiani parte da questa riflessione per approfondire la sua personale indagine interiore in rapporto agli avvenimenti del panorama mondiale, realizzando - come sempre accade nella sua ricerca - un progetto specifico, di opere inedite che si relazionano anche con lo spazio che le accoglie. Per la mostra al museo Michetti, ha voluto misurarsi con un tema di grande complessità, stimolato anche da due grandi dipinti realizzati da Francesco Paolo Michetti a fine '800, che raccontano il tema del Sacro ai suoi giorni. 


Nelle due opere monumentali, gruppi di pellegrini, sfilano in processione circondati da animali e da un effetto evanescente che confonde primo piano e sfondo, religiosità e leggenda. Queste caratteristiche, presenti fin dall'esordio anche nell'indagine di Vespasiani ora diventano impressionanti nelle dimensioni, infatti anche le sue due tele arrivano a sfiorare ciascuna i dieci metri di lunghezza, proprio come quelle di Michetti. Le opere descrivono, nella loro impronta visionaria, due differenti momenti che possono svolgersi nella vita ciascuno come in un universo parallelo, in ogni giornata come in quella finale. Nella prima opera vengono rappresentati due pavoni, che al centro della composizione si affrontano in una sorta di scontro oppure in una danza rituale: qui l'autore porta a focalizzare lo sguardo verso le due estremità dove colori caldi e freddi si separano e dove l'aspetto florido e rigoglioso della natura si distingue da quella arida e gelida. Nell'altra opera uno sfondo montuoso vede lo svolgersi di una serie di apparizioni di figure simboliche, umane e di animali, leggendarie e geometriche. Anche in questo dipinto l'autore chiama ciascuno all'interpretazione di uno scenario a più livelli, che si svela passeggiandogli di fronte, dato che per le dimensioni induce lo spettatore alla partecipazione fisica oltre che mentale. 

La mostra ha un carattere iniziatico, si scende lungo le scale del museo per poi risalire, si oltrepassa una scritta che come una lapide è posizionata sopra l'architrave e si poi entra in un mondo che si svela a ciascuno secondo le proprie conoscenze. Mario Vespasiani è tra i pochissimi artisti contemporanei a far riferimento alle tradizioni spirituali e ad aver riflettuto sin dal principio della sua carriera sulle domande fondamentali dell'uomo, proponendo delle interpretazioni simboliche, mediante l'uso della metafora e concependo la pittura come personale strumento di indagine sugli eventi del mondo, sia esso visibile che invisibile. Nell'attuale inflazione di immagini, le sue opere pur rappresentando realtà tangibili, non sono fedeli descrizione di un frammento di esistenza, ma indicano un'ascesa verso l'uno, come se fossero una spinta che tende alla totalità. Nel vent'anni di ricerca Vespasiani si è distinto per il sapiente uso del tono cromatico, capace di rendere l'esperienza visiva più che concettuale, contemplativa, perché parla dei tempi quotidiani e della loro concezione ideale ed eterna. Difatti in un universo composto da sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri, possiamo scoprire innumerevoli forme di relazione e partecipazione, e che ciascuno in base alla propria sensibilità può intuirne il significato, fino a percepire la bellezza misteriosa che regola gli eventi.

Le due grandi opere acquistano ampio risalto nelle sale del museo che si pongono quale contesto ideale per un progetto ambizioso, sia per dimensioni ma soprattutto per la volontà dell'autore di aprire una soglia che sovrappone precisi elementi naturali, che vanno ben oltre le realistiche categorie del nostro mondo. Per Vespasiani l'anima, concepita come una presenza individuale vincolata alla corporeità, anche senza la creatura, non sparisce ma vive una trasformazione e dunque queste due opere si pongono come le prime luci di un aldilà visibile ad occhio nudo. La cosmologia e la teologia trovano allora in tali dipinti il loro itinerario, verso la pienezza e lo sviluppo di altre forme di vita, sorprendenti, ma in continuità con la storia che le ha precedute. Con Eschatology Mario Vespasiani ci fa affacciare dal quel varco, in cui risplende nella fine, la luce del nuovo inizio.


Biografia

Mario Vespasiani (1978) è un artista visivo italiano.

Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Nel corso del tempo la sua ricerca ha interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all'astrofisica, dall'antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura. Attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale, il suo lavoro va inteso come continuazione dell'opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma con la mostra Gemine Muse, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d'Autore, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia, sugli artisti italiani del futurismo ad oggi e sul Dizionario dell'Arte Italiana edito da Giancarlo Politi. Per essere stato tra i primissimi artisti ad aver impiegato la sua impronta pittorica ai nuovi materiali e alle recenti tecnologie, viene inviato nel 2012 dall'Accademia di Belle Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L'essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all'iPad. Nello stesso anno con le opere realizzate mediante l'iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli e di seguito alle storiche rassegne d'arte nazionali: nel 2014 al Premio Sulmona, nel 2015 al Premio Vasto, nel 2018 al Premio Marche. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall'arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione.  Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie, libri e oggetti d'arte, che tratta del rapporto della presenza femminile nell'ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine 2017 alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli, la cui performance si tiene nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno e in un happening sulla cima di un'antica torre. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro interamente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell'Assunta collegato alla personale Empireo. Nel 2016 è l'ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nello stesso anno organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto numerosi studiosi provenienti da vari ambiti. Sempre nel 2017 il Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air.  Nel 2018 inaugura la mostra Lepanto dedicata alla famosa battaglia, nel Museo Diocesano di Gaeta dove è conservato lo stendardo della flotta. Nel maggio 2019 è stato presentato al Museo d'Arte Contemporanea di Roma (MACRO) il quarantesimo libro dedicato al suo lavoro. La sua mostra Underworld dedicata al tema dell'inconscio visto attraverso la metafora delle creature marine, si è conclusa in settembre, mentre è in corso la personale dal titolo Il tempo dei trentasei giusti a Villa Caldogno nel vicentino.

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MARIO VESPASIANI - Eschatology - opere monumentali sul mistero ultimo

a cura di: Giuseppe Bacci

sede: MuMi Museo Michetti
indirizzo: Piazza San Domenico, 1 - Francavilla al Mare (CH)
periodo espositivo: fino al 19 Novembre 2019
orari: tutti i giorni da martedì a domenica dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00

informazioni: Tel. 085 4913719 ● ‭339.8895499 (Giuseppe Bacci) 

INGRESSO LIBERO




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Mostra micologica presso il Museo del Parco nazionale del Circeo

Al Parco del Circeo torna la mostra micologica

Domenica 17 novembre presso il Museo del Centro visitatori. Ingresso gratuito

 

 

Un'intera mattinata dedicata ai funghi del Parco nazionale del Circeo. Torna, anche quest'anno, la mostra micologica allestita presso il Museo del Centro Visitatori del Parco in via Carlo Alberto 188 a Sabaudia (Latina) che vedrà esposti esemplari di numerose specie di funghi presenti nei vari ambienti del Parco. L'appuntamento è fissato per domenica 17 novembre, dalle ore 9,30 alle ore 13, con ingresso gratuito.

Durante la manifestazione, personale qualificato sarà a disposizione dei visitatori, esperti o semplici curiosi, per fornire informazioni relative al mondo di questi "strani" e utilissimi esseri dalle diverse dimensioni e forme e dai colori più disparati, che vivono un po' ovunque e da sempre sono oggetto di interesse e studio da parte dell'uomo, sia per motivi ecologici, economici che alimentari e scientifici. Gustosi o mortali, sempre funzionali per l'ambiente e per l'uomo e quindi da proteggere e tutelare.

Il Parco Nazionale del Circeo, in particolare con la sua Foresta protetta, cuore verde della Riserva della Biosfera dell'Unesco, è il luogo ideale per la crescita e sviluppo di questi esseri, che spesso vengono danneggiati o raccolti in maniera indiscriminata dai tanti frequentatori del bosco.

La mostra è realizzata nell'ambito del progetto triennale 2017-2020 di monitoraggio e censimento delle specie fungine presenti nel territorio del Parco, portato avanti in collaborazione con la storica e competente Associazione Micologica ed Ecologica Romana A.M.E.R. ONLUS ed al Raggruppamento dei carabinieri forestali per la biodiversità di Fogliano.

"Tale attività permette all'Ente - ha spiegato il direttore del Parco, Paolo Cassola -  di conoscere sempre meglio il suo patrimonio comune, di capirne il ruolo ecologico, l'evoluzione e l'andamento nell'arco degli anni, al fine di tutelare e gestire al meglio i delicati ambienti naturali che compongono l'area protetta, promuovendo la conoscenza, la sensibilità e i comportamenti sostenibili da parte degli abitanti e dei frequentatori del Parco. Le prossime attività si concentreranno anche verso l'educazione dei giovani studenti".

 

Sabaudia, 16 novembre 2019



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