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martedì 3 gennaio 2017

Mostra "Carlo Migliorini. C'est la Vie" | Spazio per le Arti contemporanee del Broletto di Pavia | Con il Patrocinio del Comune di Pavia | Gennaio 2017


Carlo Migliorini. C'est la Vie
inaugurazione 13 gennaio 2017, ore 18

Spazio per le Arti contemporanee del Broletto
Piazza della Vittoria, Pavia



La mostra prosegue fino al 29 gennaio 2017
Venerdì 13 gennaio 2017, alle ore 18, inaugura nello Spazio per le Arti contemporanee del Broletto di Pavia la mostra C'est la Vie, personale dell'artista Carlo Migliorini.

L'esposizione, che rimane aperta al pubblico fino al 29 gennaio 2017, è organizzata da Made4Art in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Pavia, è curata da Elena Amodeo e Vittorio Schieroni, e presenta una selezione di opere di varie dimensioni che testimoniano la più recente produzione dell'artista.

Si tratta di lavori pittorici dove le geometrie, le linee e i colori, le inclusioni di materiali e di oggetti fondono astrazione a figurazione, Cubismo a Surrealismo, dotte citazioni a ricerca artistica.


Irriverente e colto sperimentatore, Carlo Migliorini – che ha scelto come nome d'arte Sélavy, gioco di parole e pseudonimo utilizzato anche da Marcel Duchamp – conduce lo spettatore nel suo inusuale universo artistico, ricco di riferimenti e omaggi ai grandi maestri dell'arte moderna e contemporanea, con un approccio ludico e autoironico, che fa emergere tutta la forza e la freschezza della sua creatività.

Osservando attentamente le opere in mostra – scrivono i curatori Elena Amodeo e Vittorio Schieroni nel testo critico di presentazione – si scoprono dettagli inediti, particolari di una personalità diversamente caratterizzata, che fonde e supera i capisaldi della storia dell'arte, elaborando un linguaggio nuovo, colto e raffinato. 

Scoprire il Migliorini artista è una sorpresa e un piacere visivo e mentale, come sfogliare un libro di storia dell'arte completamente rinnovato e ricco di spunti inediti e inaspettate rivelazioni. 

Il Novecento fa capolino dalle sue opere con tutti i colori, le forme, le geometrie, le lezioni che è stato capace di impartire trascinando l'arte a un punto di non ritorno e a infiniti modi di produrre creatività. 

L'arte non nasce dal nulla, da sempre è frutto dell'insegnamento di un passato assimilato, rivisto ma anche affrontato di petto e alla fine superato. 

Migliorini mastica questi elementi fondamentali, li rielabora attraverso il proprio carattere e la propria personalità, attraverso la propria fantasia, lasciando il compito a Sélavy di dare vita alla sua personalissima idea di arte.

Biografia
Carlo Migliorini, antiquario, gallerista ed esperto di arte antica e moderna vive e lavora a Pavia. 

Dal 1980, dopo un'intensa esperienza lavorativa nel mondo del caffè come contitolare di un'azienda del settore, si è dedicato con passione al mondo dell'arte antica con una galleria antiquaria nel centro storico di Pavia all'interno di una chiesa barocca del Seicento. 

La passione per l'arte antica prima, poi per l'arte moderna, lo ha portato a curare pubblicazioni, cataloghi e mostre monografiche. 

Da anni affianca alla sua attività professionale quella di artista con lo pseudonimo di Sélavy. 

Nell'ottobre del 2016, in occasione della Dodicesima Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI - Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani, si è svolta presso lo spazio M4A - MADE4ART di Milano una sua mostra personale.

Orari: giovedì e venerdì ore 16-19, sabato e domenica 10.30-12.30 - 16-19
Catalogo in mostra: disponibile in versione cartacea o scaricabile gratuitamente dal sito www.made4art.it
Ingresso libero
Per info: info@made4art.it
tel. 338.1071862
E-mail: chiara.argenteri@comune.pv.it


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domenica 1 gennaio 2017

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Ho appena terminato di leggere "L'androide Abramo Lincoln" di Philp K. Dick e anche se non ha soddisfatto completamente le mie aspettative l'ho trovato bello ed interessante come tutti i suoi libri, e si! Perché una volta che scopri (dopo aver letto i suoi migliori capolavori) uno scrittore come PKD, se possiedi una certa forma mentis, vieni praticamente stregato e non puoi più fare a meno di leggere tutti i suoi libri al di la del fatto che siano dei best seller o meno. Per alcuni lettori diventa necessario nutrirsi di qualsiasi cosa abbia scritto PKD perché vieni non solo conquistato da quell'incredibile scrittore che è stato, ma vieni affascinato da suoi pensieri e da come questi prendono corpo senza aver paura di essere esposti. Pensieri che a volte sembrano ingenui e ai quali spesso nessuno darebbe peso, ma lui non è nessuno e per lui hanno peso, per cui lui fa quello che non verrebbe in mente quasi a nessuno di fare, li scrive e ci fa un libro. Credo che sia questo uno dei motivi per il quale Dick sia diventato un vero e proprio scrittore di culto, adorato da molti lettori. Ma se sei uno di quei lettori a cui piace leggere racconti, emozionarsi mentre li legge, e arrivare fino alla fine del libro per scoprire come finisce, lascia stare PKD non è per te..., nei libri di Philip spesso la storia di per se non ha nessun valenza, il finale è spesso inesistente come pure l'inizio. 
Scrive Philp Dick: Non ha senso scrivere un romanzo di fantascienza se si è convinti che 'ciò che si descrive sia vero, perché allora la fantascienza è una sorta di codice, uno stratagemma per dire ciò che non si è in grado di dire e che in realtà non si riesce ad affrontare', e non è così, perché si può dire qualsiasi cosa senza rischio di diffamazione. Se penso che una grande organizzazione di riabilitazione spacci stupefacenti, dovrei denunciarla alle autorità - se ho delle prove, e se non le ho dovrei lasciar perdere. Questa idea mi è venuta mentre cercavo un modo di convertire le mie esperienze in un romanzo; non avevo preconcetti, niente da rivendere alla gente, da predicare, niente di cui convincere le persone. Non ho fatto altro che tirare fuori quella che mi sembrava una nuova, brillante idea fantascientifica basata su esperienze che avevo vissuto, usare ciò che mi era accaduto e che poteva tornarmi utile nella mia vita di scrittore, in modo tale che non tutto andasse sprecato, in un certo senso.
Dopo che ho letto questo sua affermazione mi è venuto spontaneo pensare;
Non è quello che spesso fanno alcuni artisti?
Non è per questo che io non riuscirei mai a scrive libri di fantascienza?
Non è per questo che io tento di fare l'artista?
Non è per questo che a volte non riesco a essere artista?
Non è per questo che a volte riesco ad essere artista?
Non è per questo che non è importante se si è artisti o no? Forse?
Forse, forse, forse
Quel "forse" tanto presente in tutti i libri di PKD.
Quel "forse" tanto presente in tutti i testi di PKD.
Quel "forse" tanto presente nella vita di PKD.
Quel "forse" tanto presente nella morte di PKD.
Quel "forse" tanto presente nelle morti di PKD.
Quel "forse" tanto presente nelle vite di PKD.
Quel "forse" presente in me.
Quel "forse" presente in voi.
Quel "forse" presente ovunque.
Quel "esrof" di:
Idee
Esperienze
Rivendere
Predicare
Convincere
E poi:
Vivere
Accadere
Potere
Utilizzare
Sprecare
Sprecare in un certo senso?
Forse! !esroF
atserob onip
ps
Qui un mio vecchio articolo anche su PKD:
http://pinoboresta.blogspot.it/search/label/Artribune

venerdì 30 dicembre 2016

Mostra SFACCIATI. Ragusa, 22 Dicembre 2016 - 25 Febbraio 2017


© Alfonso Siracusa

22 Dicembre 2016 - 25 Febbraio 2017

TITOLO: Sfacciati
LUOGO: Palazzo Zacco - RAGUSA
CURATORI: Andrea Guastella

ENTI PROMOTORI:
* Comune di Ragusa - Associazione Culturale Aurea Phoenix

COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
E-MAIL INFO: andreguast@yahoo.com


L'esposizione raccoglie oltre cinquanta autoritratti d'artista che l'Amministrazione Comunale di Ragusa è lieta di ospitare nelle splendide Sale di Palazzo Zacco, dove potranno incontrarsi «con le sculture di Carmelo Cappello» offrendo ai ragusani e ai tanti turisti che ogni giorno visitano il museo «una riflessione su un genere – l'autoritratto – che forse più di tutti contraddistingue la nostra civiltà, ma che gli artisti sono ben lungi dall'aver esaurito quanto a forza e potenzialità». 

I visitatori potranno inoltre soffermarsi su un video di Giancarlo Busacca con interventi critici di Andrea Guastella dedicato al tema dell'autoritratto. Il corto, presentato in occasione dell'inaugurazione della mostra, sarà proiettato a ciclo continuo nell'aula video di Palazzo Zacco. 

Dal testo in catalogo (Aurea Phoenix Edizioni) di Andrea Guastella: 

<selfie la memoria del cellulare, salvo scaricarla periodicamente, con tante grazie a Facebook, sul proprio profilo. 
In realtà questa esigenza nasconde forse un vuoto, un'inquietudine di fondo che i "selfisti" provano a curare attirando su di sé l'attenzione degli altri. Non è però solo di questi Sfacciati che ho intenzione di parlare. Da prima che Internet fosse, gli artisti si cimentano nell'autoritratto. (...) 
Nel mondo classico l'autoritratto era roba da zitelle vanitose o da bimbi mal cresciuti. Bisognerà aspettare il Velo della Veronica, il Mandylion – insomma, il tanto bistrattato Medioevo – perché l'autoritratto, con sì illustri ascendenti, acquisti quella dignità che gli sarà conferita a pieno titolo solo nel Rinascimento, quando nascono le prime gallerie di autoritratti e si scovano autoritratti di artisti ovunque (...)
 È da allora che l'autoritratto diventa, con Dürer e Tiziano, Rembrandt e Courbet, un genere a sé, immagine di assoluta indipendenza ma anche sintomo di una cultura – la nostra – che ha fatto di Narciso, dell'uomo innamorato di se stesso, il suo nume tutelare. (...) 
Stando ai dati oggettivi, il tempo dell'autoritratto, rispetto a quello del selfie, è molto dilatato. 
Di solito l'autoritratto non è un prodotto estemporaneo: nella sua lentezza sono compresi l'attesa dello sguardo, lo sguardo stesso e la fatica necessaria a tradurlo, con le innovazioni che la pratica e la meditazione suggeriscono. 
Vi è però in comune, tra autoritratto e selfie, un elemento essenziale: non tanto l'assenza del pubblico, cercato dall'uno e dall'altro, quanto quella del committente. Selfie e autoritratti si creano anzitutto per se stessi, per soddisfare un'esigenza personale. 
Perciò è invalsa l'abitudine di considerarli la chiave di accesso al segreto degli autori. (...).>> 

In mostra: Giuseppe Alletto, Salvatore Aquino, Arturo Barbante, Salvo Barone, Antonio Bruno, Momò Calascibetta, Sebastiano Caldarella, Calusca, Carmelo Candiano, Mavie Cartia, Salvo Catania Zingali, Giulio Catelli, Salvatore Chessari, Carmelo Cilia, Franco Cilia, Giuseppe Colombo, Margherita Davì, Giuseppe Diara, Salvatore Difranco, Angelo Diquattro, Angelo Distefano, Giorgio Distefano, Atanasio Giuseppe Elia, Franco Filetti, Alessandro Finocchiaro, Sergio Fiorentino, Bruna Fornaro, Franco Fratantonio, Salvatore Fratantonio, Giovanna Gennaro, Alessandra Giovannoni, Sebastiano Grasso, Angelo Guastella, Mariella Guastella, Giovanni La Cognata, Giovanni Lissandrello, Massimo Livadiotti, Guglielmo Manenti, Sebastiano Messina, Milena Nicosia, Michele Nigro, Miriam Pace, Alida Pardo, Maurizio Pierfranceschi, Ettore Pinelli, Franco Polizzi, Francesco Rinzivillo, Giovanni Robustelli, Piero Roccasalvo Rub, Manlio Sacco, Franco Sarnari, Ruggero Savinio, Alfonso Siracusa, Marco Stefanucci, Paolo Strano, Luciano Vadalà, Giampaolo Viola, Amir Yeke.

Info
Orario: martedì, mercoledì, giovedì e venerdì ore 8-14 / 15-19; 
sabato ore 9-13 / 15-19. 
Giorno di chiusura: domenica, lunedì e festivi



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giovedì 29 dicembre 2016

L'arte che risorge dal terremoto

MARIO VESPASIANI

MARA AS MUSE

Storie di viaggiatori, memorie e messaggi

Ha destato grande interesse la mostra di Mario Vespasiani "Mara as Muse - Storie di viaggiatori, memorie e messaggi" appena inaugurata presso lo Studio Vespasiani - One Lab in Ripatransone, che in continuità con le precedenti serie tematiche, presenta in anteprima una selezione di opere inedite prodotte dall'artista nel 2016.

La mostra si apre con dipinti di piccolo formato che ritraggono paesaggi e architetture, inseriti all'interno di involucri di vetro per conferire una sorta di protezione ad una visione che si scopre tridimensionale. Ciascuna opera vuole essere un'osservazione silenziosa di un panorama che non si svela immediatamente, ma che attraverso i colori e il senso di rotazione, porta a riconoscere i tratti fondamentali di luoghi che emergono dalla memoria e dal fluire del tempo.

Ogni paesaggio, spunta dal fondo con una immediatezza propria e con la stessa delicatezza sembra svanire nel medesimo istante. Le opere toccano un altro di grande emotività se collegate al terremoto che ha colpito di recente le popolazioni del centro Italia, in quanto rispecchiano quella bellezza millenaria che resiste agli assalti esterni, dove perfino gli elementi naturali, imbiancati dalla neve o dalla polvere, svettano anche se feriti.

I cilindri di vetro alterano la visione tradizionale dell'opera bidimensionale, per offrire più punti d'osservazione, per mettere in intimità col quadro, attraverso un maggiore ascolto scatenato dagli eventi estremi: dalle situazioni imprevedibili da un lato e dalla consapevolezza di un'esistenza pienamente vissuta dall'altro.

Per tale ragione a queste opere si aggiunge la serie inedita di disegni su carta, che sembrano fatti della polvere dei crolli, in cui è una donna la co-protagonista del viaggio a due, nella vita e nell'arte. Il racconto si svolge nelle sfumature di nero del carbonicino, dove ciascun foglio mostra la musa Mara ritratta dal vero oppure nella posa che Mario le ha chiesto di interpretare. Senza distinguere quali delle due situazioni, il punto è da farsi sull'evanescenza del tratto e delle forme che evidenziano una sensualità mai scontata, ma da scoprire in ciò che rimane accennato.

La ricerca dell'eleganza nel segno, mostra ancora una volta come la direzione intrapresa da Mario Vespasiani, sia completamente personale e per nulla condizionata dalle tendenze provocatorie e scandalose di cui l'arte contemporanea sembra non riuscire a fare a meno.
Un grande ritratto della Madonna col Bambino come quelle che abbiamo visto salvate e sistemate di fretta fuori dalle chiese, completa il collegamento con le altre opere presenti nelle sale, aumentandone la componente emotiva.


STUDIO VESPASIANI - ONE LAB
Corso Vittorio Emanuele II, 32-34
63065 Ripatransone AP

Fino al 22 gennaio 2017
Apertura su appuntamento: info@mariovespasiani.com - 333.6361829



CURRICULUM


Mario Vespasiani nasce nel 1978, vive e lavora a Ripatransone e nei luoghi che meglio si prestano a sviluppare i suoi progetti. La sua ricerca espande il concetto di pittura in varie modalità espressive: indaga lo studio della componente luminosa del colore e predilige esporre in spazi inusuali, che esulano dalle tendenze e dalle proposte tradizionali, per purificare la percezione del lavoro e far emergere la sua natura contemplativa. 

Fin dall'esordio ha adottato un linguaggio simbolico, rivolgendosi ad un più vasto itinerario dell'anima, incentrandosi sul mistero della creazione e sulla trasmissione dei moti dello spirito di un sentire che unisce il sapere occidentale alle filosofie orientali.
Espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma con la mostra Gemine Muse e a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d'Autore

Nel 2008 a dieci anni dalla prima personale realizza la mostra che avvia il progetto denominato "La quarta dimensione" attraverso il quale propone un dialogo con alcuni grandi maestri dell'arte italiana a lui particolarmente vicini in un determinato momento della ricerca. Il primo avvenne nel 2008 con Mario Schifano mettendo in risalto il colore e il gesto pittorico che contraddistingue il procedere istintivo dei due autori, per l'approccio grintoso, per la carica vitale e mai prevedibile della pittura. Nel 2010 presso la Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Ascoli Piceno le sue opere si affiancarono all'astrattismo lirico di Osvaldo Licini, in questo momento le tele di Vespasiani sempre meno figurative forniscono una panoramica del tratto pittorico che raggiunge soluzioni stilistiche più evanescenti ed essenziali. 

Nel 2011 viene invitato al Padiglione Italia della 45° Biennale di Venezia, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia dedicato ai più interessanti artisti italiani del futurismo ad oggi e sul Dizionario dell'Arte Italiana edito da Giancarlo Politi. Sulla linea colorista, che scende lungo l'Adriatico, nel 2012 presenta il dialogo in tre sedi con i capolavori di Lorenzo Lotto, il quale oltre ad essere uno dei più autorevoli interpreti è anche colui che ha saputo rivoluzionare i codici del ritratto e la mostra ha focalizzato l'attenzione sull'interpretazione psicologica e formale del volto, dalle espressioni comuni alle tensioni umane più profonde. 

Tra i primissimi artisti italiani ad espandere l'impronta pittorica ai nuovi materiali e alle tecnologie, viene inviato nello stesso anno dall'Accademia di Belle Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L'essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all'iPad e nello stesso anno con le opere realizzate mediante l'iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli. Nel 2013 intraprende un lungo viaggio che lo porterà ad approfondire la ricerca nella pittura intesa come pratica di vita e con un simile atteggiamento, vicino alle tradizioni d'Oriente, la sua tecnica assume le caratteristiche di un'arte marziale, che coinvolge la mente come il corpo. Si dedica così allo studio di una certa calligrafia, alle pratiche di meditazione e gli insegnamenti che coniugano i gesti quotidiani con le tensioni spirituali. A seguito di ciò si astiene per tutto il 2013 dalle mostre, documentando l'esperienza nella pubblicazione del libro Moto Perpetuo.

Dal 2013 si dedica al progetto Mara as Muse sottolineando, in piena controtendenza, il ruolo di una Musa quale figura ispiratrice dell'atto creativo e delle sue molteplici forme espressive. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli di un'arte che torna ed essere simbolo e immagine di un'identità ben precisa e che va oltre le classiche modalità espositive per mostrarsi in una performance nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, in un happening con le opere disposte al vento sulla cima di un'antica torre e al 48° Premio Vasto. Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro di scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell'Assunta e contemporaneamente presenta la personale Empireo

La città di Santa Vittoria in Matenano, luogo dove espose non appena diplomato, gli dedica la mostra che raccoglie per la prima volta una selezione di opere dagli esordi ad oggi ed una importante pubblicazione generale. Nel 2015 il gallerista Pio Monti presenta la mostra La quarta dimensione nella fotografia di Mario Giacomelli e Mario Vespasiani dove le sue immagini fotografiche si specchiano nei riflessi comuni e nello sguardo appassionato di uno dei fotografi più incisivi del '900. Nel mese di novembre la rivista Panorama.it gli dedica un importante articolo dal titolo: Mario Vespasiani. La nuova generazione dell'arte italiana.

Nel 2016 espone nella pinacoteca di Montefortino le sue opere inedite in dialogo con i capolavori presenti al suo interno, in un progetto che mette in evidenza l'aspetto più misterioso della pittura che dall'informale si apre a visioni figurative. Nello stesso periodo il suo progetto ispira il primo festival del pensiero contemporaneo "La Sibilla e i nuovi visionari" a cui partecipa con la relazione "Dall'immagine infranta alla ricostruzione della forma" seguita da quella tenuta all'Accademia Internazionale Malibran" di Altidona dal titolo "Dalla distruzione della forma al fondamento spirituale"

Il 10 luglio presso il Duomo di Fermo si unisce in matrimonio con la sua musa Mara e dopo la cerimonia religiosa insieme agli invitati danno vita alla performance "Matrimonio del Cielo e della Terra"  che presenta la coppia alla natura come parte di un unico corpo. Nello stesso mese a San Severino Marche in occasione dell'anno della Divina Misericordia con Vittorio Sgarbi e Walter Scotucci inaugura la mostra "I pilastri della terra" con opere di grande formato realizzate in vari periodi, dedicate all'iconografia di alcuni santi. Nel mese di dicembre presenta a Catania "Sì Sì Lì" la nuova serie di opere, tutte di forma circolare insieme ad alcuni mappamondi, che fanno eco alla condizione centrale e contraddittoria che riveste ancora oggi la Sicilia nel Mediterraneo.

Dal 1998 le sue mostre personali sono state documentate con altrettanti volumi, arricchiti da testi critici, interviste e da testimonianze trasversali. Contemporaneamente alla pittura, ha frequentato un workshop di fotografia con Ferdinando Scianna e di cinema con Lech Majewski. Del suo lavoro se ne sono occupati oltre agli storici e ai critici d'arte, anche filosofi, scrittori, antropologi e teologi.



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mercoledì 28 dicembre 2016

John M. Bennett/ “EXPERIMENTAL VISUAL POETRY



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Via S. Calenda, 105/D – Salerno




EXPERIMENTAL VISUAL POETRY
Mostra Personale  di  JOHN  M. BENNETT



Opere 2014 - 2016
a cura di Giovanni  Bonanno
Dal  12 Gennaio al  2 aprile 2017
Inaugurazione:  Giovedì  12 Gennaio 2017,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it      
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
                              
S’inaugura  giovedì 12 gennaio 2017, alle ore 18.00, la mostra  personale  dal titolo: “EXPERIMENTAL VISUAL  POETRY” che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery  di Salerno dedica all’artista John M. Bennett con 71 poems poetry realizzati  in un arco di tempo che va dal 2014 al 2016.  L’esposizione e accompagnata da  una presentazione critica di Giovanni Bonanno. 
John  M. Bennett (b. 1942, Chicago) è un poeta visuale americano sperimentale in cui la scrittura, il suono, la poesia fonetica e la performance  si relazionano  in una sorta di poetica “asemic” in cui il consueto concetto di poesia lineare si evolve  e viene sovvertito in direzione di una visione sperimentale, accogliendo di fatto umori e ricerche  nuove nell’ambito della scrittura, del suono e della parola. John M. Bennett appartiene a una e particolare area di ricerca in cui la libertà e la metafora multi-strutturata di significato si condensa  in lacerti di senso ambiguo dandogli una  presenza apparentemente in forma di scrittura, di immagine o di parola. In 50 anni  di attività poetica, ha saputo rigenerarsi  con  una sorprendente varietà di proposte in grado di relazionarsi proficuamente con le avanguardie storiche del novecento e  con personaggi interessanti come per esempio  André Masson,  Max Ernst, Henri Michaux, Paul Klee, fino ad rigenerarsi  nelle “asemic writings” con una scrittura “universale” capace di suggerire  nuove e diverse  interpretazioni possibili.  La sua è una scrittura  che considero “d’interferenza relazionale” con l’intenzione ben precisa di annullarne la completa  leggibilità e per definirsi come lettura autonoma,  proprio perché  riposta in profondità nelle nostre menti inconsce. Una scrittura creativa, quindi, che fonde testo e segno grafico per divenire in definitiva  anche lacerto d’immagine  al limite della figurazione o della scrittura grafica. Perché, scrive Giovanni Bonanno,  “è nel caso e solo nella dimensione  aperta del fare  che  l’espressione poetica può esistere e manifestarsi  scavalcando la comprensione univoca  della lettura linguistica decodificata; così, solo così un testo poetico può essere interpretato in modo personale, liberando la mente e rincorrendo a diversi  significati plurimi che derivano da ciascun  accordo e simbolismo grafico”. Diretto discendente del Dadaismo e della scrittura sperimentale, viene presentata  in  questa  mostra  personale la poetica  di ricerca  di questo importante autore americano con una serie di lavori degli ultimi tre anni (2014 - 2016).  L’evento vuole essere anche un doveroso  omaggio alla visione del non-sense e dell’objet trouvé  diffusa dal Dadaismo  di cui  nel 2016 è ricorso il centenario, (1916-2016).



Biografia  di  JOHN  M. BENNETT
John M. Bennett [JMB] è nato a Chicago, Illinois, il 12 ottobre 1942. poeta sperimentale, ha iniziato a far conoscere  il suo lavoro già nel 1970.  Ha lavorato in una grande varietà di generi, tra poesia visiva, grafica, suono, mail art, cinema collaborando con scrittori e artisti da tutto il mondo. E 'stato anche editore della rivista letteraria internazionale Lost and Found Times, 1975-2005. Richard Kostelanetz ha scritto che  “John M. Bennett è stato il poeta americano fondamentale della mia generazione, perché ha prodotto tanti lavori interessanti in una complessa varietà di modalità sperimentali”. Attraverso una piccola casa editrice Luna Bisonte Prods” fondata nel 1974, Bennett  si propone prima nella veste di  editore di se stesso e poi anche di altri poeti. In tanti anni ha pubblicato migliaia di opere di scrittori  in edizione limitata che fanno parte del mondo della  poesia visiva, parola arte e arte /poesia, compresi i 30 anni della rivista "Lost & Found Times",  raccolti in diverse importanti istituzioni, tra cui Washington University di St. Louis , SUNY Buffalo , The Ohio State University e il Museum of Modern Art . Bennett stesso è  anche il curatore del "Avant Writing Collection", "The William S. Burroughs Collection", e "The Cervantes Collection" ai Ohio State University Libraries. 

         
Vive e lavora a Columbus, Ohio (USA).           Home Page: http://www.johnmbennett.net/


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