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lunedì 27 gennaio 2014

Mostra Eni Raffaello a Foligno: Quasi 50 mila visitatori in una settimana (nota stampa)

Mostra Eni Raffaello a Foligno: Quasi 50 mila visitatori in una settimana. Grande successo per il capolavoro, dopo due secoli di ritorno a Foligno

San Donato Milanese (Milano), 27 gennaio 2014 - Sono stati quasi 50 mila i visitatori della mostra organizzata da Eni a Foligno nella Chiesa del Monastero di S. Anna, in collaborazione con i Musei Vaticani, il Comune e la Diocesi di Foligno. Uno straordinario successo che ha visto una media di oltre 7000 visitatori al giorno ammirare il capolavoro di Raffaello.Numeri da record, dopo i 240 mila della mostra di Milano a Palazzo Marino, in considerazione dei 56 mila abitanti di Foligno.

L'esposizione della Madonna di Foligno ribadisce il legame profondo col territorio che rende Eni capace di cogliere le aspettative della comunità, promuovendo eventi con carattere di straordinarietà  e favorendo un nuovo modo di promuovere la cultura.

L'intera popolazione folignate ha festeggiato dopo due secoli il ritorno a casa della Madonna e si è messa in fila per ammirare l'opera. Tra coloro che hanno ammirato il dipinto l'arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti e il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini.

Come la città ha vissuto l'evento, è dimostrato  dalle numerose iniziative che hanno animato la città durante tutta la settimana di permanenza del capolavoro: dal "Coro Ad Cantus" di Spello che ha intonato in occasione di San Feliciano, patrono di Foligno, canti medioevali mariani, intervallati dalle orazioni volute dal Vescovo per onorare la presenza del dipinto, alla preghiera scritta da Monsignor Gualtiero Sigismondi e consegnata ai visitatori per sottolineare l'importanza pastorale dell'occasione, alle confezioni di cioccolatini e biscotti realizzati per l'occasione con l'effige e con i dettagli tecnici e storici dell'opera, fino alla libreria storica con tutta la vetrina dedicata al dipinto. L'esposizione della Madonna di Foligno e' stato un evento culturale e spirituale unico che ha emozionato e lasciato un ricordo indelebile negli occhi dei folignati.

Grazie a Eni e ai Musei Vaticani è stato esaudito il desiderio da tempo manifestato dalla città di Foligno di riavere, anche se per un breve periodo, il capolavoro di Raffaello la cui storia è tanto legata al suo territorio.

La formula del successo di Eni fonda le sue radici nella proposta culturale ed espositiva che la rende unica: momento di dialogo e ascolto col territorio che ha come obiettivo primario quello di raccontare un'unica opera, offrendo possibilità di inedite chiavi di lettura. Dunque non una mostra nel senso ordinario del termine ma l'esposizione, in un luogo "speciale" di un capolavoro, accompagnato da diversi strumenti di approfondimento con un'attenzione particolare  rivolta ai più piccoli e alle scuole.

 

Approfondimento

Valeria Merlini e Daniela Storti, curatrici della mostra.

 Nella Chiesa del Monastero di San'Anna è stata ospitata per oltre due secoli la Madonna di Foligno che deve la sua celebrità alla grandezza del suo autore, Raffaello. I documenti tacciono relativamente alle reali motivazioni e alle precise modalità in virtù delle quali l'opera fu trasferita nel 1565 dalla chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma, per la quale era stata realizzata nel 1511-12 su commissione del folignate Sigismondo de' Conti, al monastero di Sant'Anna, in cui fu  monaca per oltre sessant'anni suor Anna, nipote dello stesso Sigismondo.

L'iconografia del dipinto è ispirata a una storia narrata nella Legenda Aurea: nel giorno di Natale, la Vergine e il Bambino sarebbero apparsi ad Augusto, davanti al disco solare, circondati da angeli, e l'imperatore, rinunciando a farsi venerare come un dio, avrebbe riconosciuto la grandezza del Bambino e consacrato il luogo della visione alla Madonna. La Madre e suo Figlio sono rappresentati nella parte superiore della pala, al di sotto, sulla terra, San Giovanni Battista, San Francesco, il committente e San Girolamo, considerato il primo segretario pontificio, partecipano alla visione. L'armonia di linee e colori che governa la scena diviene dunque espressione dell'armonia celeste, dando forma all'invisibile. In primo piano, un putto presenta all'osservatore una tabula ansata priva di iscrizione, il cui significato ha interessato a lungo gli studiosi.

Sullo sfondo sono rappresentati due fenomeni celesti che illuminano un centro abitato: un arcobaleno dai colori poco definiti e un corpo infuocato che precipita su una casa. Quest'ultimo è stato variamente  interpretato come bombarda, cometa o meteorite, ma va ricondotto, con ogni probabilità, alla scampata morte di Sigismondo che fu all'origine dell'opera. Il dipinto che vediamo oggi subì una delicatissima operazione di trasporto del colore dalla tavola alla tela, durante la sua permanenza a Parigi in età napoleonica. Questa operazione, considerata oggi fortemente invasiva, ha permesso però di conservare nel tempo questo capolavoro, giunto a noi intatto nella sua cromia originale. Ancora oggi il capolavoro del maestro urbinate continua a godere di una popolarità sorprendente che fin dal Cinquecento ha portato viaggiatori, pellegrini e visitatori appassionati a contemplarne la sublime bellezza.

 


venerdì 24 gennaio 2014

"Il Viaggio dell'Anima" - mostra antologica di E. Solari al Palazzo del Broletto di Como - 22 marzo/27 aprile 2014



ASSESSORATO CULTURA


"IL VIAGGIO DELL'ANIMA" 
La mostra antologica di Ernesto Solari: 100 opere tra dipinti, pirografie e sculture dell'artista  -  anticipazioni  sulle sue più recenti scoperte leonardesche

dal  22 marzo al 27 aprile 2014 al Palazzo del Broletto di Como

(Como, 24 gennaio 2014) – Dal prossimo 22 marzo il Palazzo del Broletto di Como ospiterà la mostra antologica dell'artista Ernesto Solari, dal titolo "Il Viaggio dell'Anima" e rimarrà aperta al pubblico fino al 27 aprile 2014.
Si tratta di una rassegna che comprende la sintesi di cinquant'anni di attività dell'artista dedicati all'arte, alla pittura, alla scultura, senza  dimenticare gli studi e gli omaggi interpretativi di opere d'arte di grandi maestri del Rinascimento, in particolare  Leonardo, Durer e Raffaello, nè temi relativi a Leopardi, Federico II o quello sull'albero della vita (già  sviluppato in un'ampia mostra a Villa Olmo-Como nel 1997).

"L'anima, il sogno e l'eros" saranno il mood della rassegna con i numerosi spunti di interesse culturale legati alle esperienze artistiche di Solari: un unico filo conduttore che trova riferimenti nella cultura rinascimentale e in quella di epoche più vicine a noi, da  il "Sogno di Polifilo (Hipnerotomachia Poliphili)" di Francesco Colonna a "Scuote l'anima mia eros" di Eugenio Scalfari.
E sono soprattutto questi i temi che hanno ispirato e contaminato l'ultima produzione dell'artista, in particolare le pirografie e le sculture in legno.

"Sono pittore alchimista e puntinista che usa il punto luce materico, questo grazie all'incontro tra la luce e la tela antica che io utilizzo. Sono tele dell'Ottocento fatte con telai del '600 che forniscono un effetto quasi plastico e tridimensionale alle opere; lo stesso effetto cerco di ottenerlo nelle mie pirografie utilizzando le bruciature e le cavità del legno che ne derivano, quindi un effetto simile ma con una tecnica opposta che mi permette di raggiungere quell'unione degli opposti che ogni alchimista persegue." – spiega Ernesto Solari che in questo modo codifica una propria e precisa cifra stilistica e distintiva, attraverso la ricerca rinascimentale e l'amore per l'alchimia che è presente in tutte la sue opere.
E' un mondo complesso, quello di Solari, che può essere spiegato soltanto attraverso le opere, le linee-forza, i pieni e i vuoti, i punti luce materici, e i solchi creati nella materia che fanno combaciare gli opposti, i complementari. All'artista non interessano i due momenti isolati della creazione, ma piuttosto il processo che, per esempio, porta la ricerca esoterica (o kabalistica) a diventare parente della pittura, così come la materia lavorata, modellata o scolpita diventa pittura.

La mostra  - che, nel suo complesso, verrà presentata dal critico Roberto Borghi -  propone, oltre ad una sintesi dei momenti più significativi dell'esperienza artistica di Solari, un'assoluta novità: i suoi lavori in scultura verranno presentati per la prima volta al Broletto, partendo dalle esperienze plastiche più giovanili fino ad arrivare alle ultime sculture in legno pirografate, ai totem, ai dolmen e ai labirinti, percorsi di verità.

E'  presente in catalogo una riflessione del Prof. Pedretti su "l'anima Leonardesca" che affianca il tema centrale della mostra "Il Viaggio dell'Anima". Un percorso espositivo ben distinto che segna l'evoluzione e il pensiero prima dell'uomo e poi dell'artista Solari che attraverso le sue opere dà voce agli interrogativi dell'anima.

All'esposizione del Broletto saranno anche affiancati alcuni incontri con Solari dedicati a presentazioni di alcune sue pubblicazioni, sia di carattere artistico sia legate alla sua ricerca di storico dell'arte (il programma dettagliato sarà pubblicato sul sito www.museosolari.net).

Il primo appuntamento sarà dedicato al cinquantennio della sua esperienza artistica e al filo conduttore di questa antologia: "L'anima, il sogno e l'eros".

Il secondo incontro sarà dedicato ai primi studi su Leonardo e Durer ed alle sue prime pubblicazioni: Gli Arcani Occultati, la Sacra Famiglia di Lipomo, Piona e il Cenacolo, La Gioconda e la Sant'Anna.
  
Il terzo, sarà dedicato alle ultime  scoperte leonardesche: dallo studio di Sant'Anna al Ritratto di Isabella d'Este,  fino ad alcune anteprime sulle ultimissime ricerche. 

La mostra resterà aperta fino al 27 aprile 2014 e sarà illustrata e raccontata in un catalogo al quale si affiancherà una versione digitale dell'opera generale dell'artista collegandosi a www.museosolari.net: un vero e proprio ampliamento della catalogazione delle creazioni e dei  momenti più importanti del suo percorso artistico.


martedì 21 gennaio 2014

Opening mostra "Muted Noise" di Hugo McCloud: martedì 4 Febbraio ore 18.30 Luce Gallery Torino.

Hugo McCloud
Muted Noise

Opening 4 Febbraio 2014 ore 18.30
In mostra 4 Febbraio – 11 Marzo 2014

Attraverso un'intensa ricerca di laboratorio e l'impiego di materiali industriali quali bitume, foglia di alluminio e lastre d'acciaio tra loro ossidati, Hugo McCloud forgia le proprie opere assimilandone la struttura ad una costruzione modulare. Promuovendo l'assemblaggio di forme costitutive estremamente distanti dalla tradizione pittorica in senso classico, l'indagine si incentra sulla declinazione artigianale dell'intervento creativo e sulla fisicità talvolta sofferta che coinvolge l'artista nello studio della materia ed il suo calibrato innesto nell'area di lavoro.
La premessa concettuale di tale attitudine trova le proprie origini nell'esperienza di vita e in primo luogo nei viaggi che contraddistinguono il percorso di McCloud, durante i quali egli ha assimilato diverse tecniche originarie di paesi come l'India o il Sud Africa nel tentativo incessante di conferire un'inedita ed attuale rilettura di quella visione semiotica che il tempo ha saputo maturare in alcune tradizioni estranee all'Occidente. Ed è nel connubio fra l' apertura nei confronti dell' "altro da sé" e il filtro americano, con cui l'artista da sempre conosce il mondo, che si estrinseca l'opera di McCloud, che per ultimo trae ispirazione nelle strade, in mezzo ai rifiuti urbani dove spesso si trovano metalli o materassi abbandonati dai quali egli trae le immagini dei suoi pattern che scolpisce in matrici di legno.
Quest'ultimo emerge come autodidatta privilegiando un approfondimento estetico orgogliosamente slegato dalle influenze accademiche e rivolto in modo specifico al potenziale gnoseologico della manipolazione. Ne consegue una logica compositiva vicina al "mosaico" che si inserisce a sua volta all'interno di una costruzione verticale, sintesi additiva di ogni singola parte.
L'artista nel suo approccio alchemico muta la natura dei materiali sublimandoli in opere compiute.
La sua pratica si interroga sui limiti del medium, riunendo in un unico immaginario componenti che altrimenti sarebbero destinate alla demolizione o a seguire il proprio destino di rifiuto al quale tutto inevitabilmente converge, incorporando inoltre il processo di ossidazione che corrode, contamina e trasforma.
Le risorse del lavoro vengono ritrovate in viti, pannelli, lastre metalliche o grate normalmente usate nelle costruzioni edili. Tutti strumenti che McCloud adopera stimolando una fusione materica che plasma l'oggetto in base all'idea originaria, senza tuttavia trascurarne le proprietà intrinseche; come in un viaggio di umana evoluzione che si svolge entro i limiti delle regole cicliche della natura.
Spesso le opere di McCloud presentano il medesimo tema riproposto in una trama iterativa, alterata da una singola impronta che viene eseguita attraverso la pressione manuale di veri e propri pattern. Il dinamismo con cui si incontrano le diverse patine tradisce un timido richiamo al design, seppure in una chiave più complessa e marcatamente integrata dai principi fondamentali dell'Arte Povera, intesi dall'artista attraverso una lente peculiare e lontana dall'ipotesi derivazionista.
Se McCloud si esprime sovente componendo superfici monocromatiche interrotte da alcune tonalità distintive, quasi a voler impostare un dialogo prospettico tra molteplici livelli di riferimento, in altre opere, egli pone l'accento sulla gestualità, resa attraverso il calore della fiamma ossidrica che dona nuova impronta alla materia modificandone contorni e sfumature.
L'artista interviene sulle proprie creazioni consapevole di avere un controllo solo parziale del risultato ultimo, frutto di una dialettica incessante e mai realmente conclusa tra soggetto-oggetto, osservante-osservato. Citando le parole di McCloud in una recente intervista: "Ogni volta cerco di portarmi ai limiti della manipolazione materica. E quando ho trovato risposta alle mie domande, ne sorgono di nuove...".
Contrariamente al dipinto classico in cui l'artista aggiunge alla base creata materia pittorica per esaltare le forme, in Muted Noise Hugo McCloud esprime il desiderio di celare il colore con l'aggiunta di elementi propri quali lastre metalliche, come a far tacere la fonte da cui il colore nasce , ma senza oscurare, ed anzi esaltando singole parti che brillano di luce propria. Come in un'eclisse la luce viene coperta lasciando intravedere i margini della stessa e singole parti di colore assumono ancor piu' vigore.

HugoMcCloud è nato nel 1980 a Palo Alto in California, vive a lavora a New York.
Tra le mostre recenti ricordiamo Pattern Recognition, MoCADA Museum, Brooklyn, New York; from The Mind of Mateo Mize, ArtNowNY, New York; Young Curators, New Idea IV, Beautiful Refuse: Materiality, Meulensteen Gallery, New York. Il suo lavoro è stato estensivamente recensito nel 2013 in The Next Genereation, Studio Museum in Harlem Magazine.

LUCE GALLERY
Corso San Maurizio 25
10124 Torino, Italy T. +390118141011
Orari galleria: dal mercoledì al sabato 15.30 – 19.30
 

Hugo McCloud
Muted Noise

Opening February 4 2014, 6.30 pm
Exhibition February 4 – March 11 2014

Through intense research in the workshop and the use of industrial materials like bitumen, aluminium sheet and oxidized steel plates, Hugo McCloud makes his works as if they were the framework of a modular construction. Assembling constituent forms that are extremely distant from the tradition of painting, in the classical sense, the research focuses on craftsmanship in creative intervention, and the sometimes arduous physical nature of the work, which engages the artist in the study of the material and its well-gauged grafting into the area of the work.
The conceptual background of this approach lies in the experience of life and, first of all, in the voyages that are an important part of McCloud's development, during which he has learned about different techniques originating in countries like India or South Africa, in an ongoing attempt to provide an unprecedented and timely reinterpretation of that semiotic vision time has been able to nurture in certain traditions extraneous to the Occident. It is in the combination of openness to the "other than self" and the filter of the American vantage point, through which the artist has always observed the world, that the work of McCloud arises, also drawing inspiration from the streets, in the midst of the urban refuse where he often finds abandoned metals or mattresses, from which he takes the images of his patterns sculpted in blocks of wood.
McCloud is self-taught, and concentrates on a kind of aesthetic refinement proudly detached from academic influences, specifically engaged with the cognitive potential of manipulation. The result is a compositional logic close to that of the "mosaic," inserted in turn inside a vertical construction, the additive sum of each single part.
The artist, in his alchemical approach, alters the nature of materials, sublimating them in completed works. His practice questions the limits of the medium, joining components in a single imaginary that would otherwise have been demolished, or would have lived out the destiny shared by all things to become refuse. The work also incorporates the process of oxidation that corrodes, contaminates and transforms.
The resources for the work are found in bolts, panels, metal plates or gratings usually used in construction. All items used by McCloud to stimulate a materic fusion that shapes the object on the basis of the original idea, without ever overlooking their intrinsic properties; as in a voyage of human evolution that happens inside the limits of the cyclical rules of nature.
McCloud's works often reflect the same theme in a pattern of repetitions, altered by a single imprint, done by means of manual pressure. The dynamism of the encounter of the different surface finishes betrays a timid reference to design, though in a more complex key, mingled with the fundamental principles of Arte Povera, viewed by the artist in a very particular way, far from any hypothesis of direct derivation.
While McCloud often expresses himself by composing monochromatic surfaces interrupted by certain distinctive tones, almost as if to establish a dialogue of perspective between multiple levels of reference, in other works he puts the accent on gesture, conveyed through the heat of the flame of the blow torch, which adds a new imprint to the material, altering its contours and shadings.
The artist intervenes in his creations in full awareness of the fact that he has only partial control over the final results, stemming from an incessant and never truly concluded dialectic between subject and object, observer and observed. To use the words of McCloud himself, from a recent interview: "Every time, I try to test the limits of manipulation of materials. And when I have found the answers to my questions, new questions arise..."
Contrarily to the classic painting where the artist add to the base pictorial substance to  exalt the forms, in Muted Noise Hugo McCloud witness the wish to cover the colour adding proper elements like metallic foils, as to keep silent the source from which it is born the colour, but without darkening, rather exalting single parts that shine of proper light. Like is a eclipse, the light is covered allowing to glimpse the boarders of the same one, and single parts of colour assume even more vigor.

Hugo MacCloud was Born in Palo Alto, California in 1980, he lives and works in New York.
Recent shows are Pattern Recognition, MoCADA Museum, Brooklyn, New York; from The Mind of Mateo Mize, ArtNowNY, New York; Young Curators, New Idea IV, Beautiful Refuse: Materiality, Meulensteen Gallery, New York. In 2013 his works had been extensively reviewd in The Next Generation, Studio Museum in Harlem Magazine.


LUCE GALLERY
Corso San Maurizio 25
10124 Torino, Italy T. +390118141011
Gallery hours: from Wednesday to Saturday 3.30 – 7.30 pm

sabato 18 gennaio 2014

CONCLUSA CON UNA PERFORMANCE LA MOSTRA DI SCULTURE IN METALLO


CONCLUSA CON UNA PERFORMANCE LA MOSTRA DI SCULTURE IN METALLO "DENSITA' IN_MATERIALI", A PALAZZO CASTROMEDIANO – VERNAZZA, A LECCE 

Domenica 12 gennaio si è conclusa la mostra di sculture in metallo di Daniele Dell'Angelo Custode, allestita al piano terra del Palazzo Castromediano-Vernazza a Lecce. Una performance finale ha chiuso l'evento con diversi interpreti e performers. Dopo aver polarizzato l'attenzione dei leccesi più curiosi e dei diversi neritini durante i due mesi, altri cittadini sono accorsi per l'iniziativa e la sala principale dell'edificio cinquecentesco alle ore 19.00 si è popolata proprio, per la manifestazione conclusiva. Paolo Marzano è stato il curatore della mostra dal titolo DENSITA' IN_MATERIALI di Daniele Dell'Angelo Custode che per tutto il 2013 ha esposto le sue, sempre più interessanti ed incredibili, opere di metallo. Dagli acciai che fanno bella mostra, tutt'ora alla GX Gallery di Londra, fino all'originale "the Gherkin", dove primeggia una bellissima opera nella collezione interna al circolo privato alla 'punta' del 40esimo piano dell'edificio, nella City londinese.  

A Lecce, dunque, la spettacolare performance che chiude il giro di esposizioni di un anno, titolata "INTEGR_ARTI", ideata progettata e realizzata dal curatore, proprio per lanciare un messaggio chiaro sulla necessità di aprire (percepire ed interpretare) nuovi spazi dedicati all'arte ritenendo che si debbano allestire e continuamente combinarsi, come scena di 'varie' azioni utili ad esortare (risvegliare) la percezione, colta nell'imminenza degli accadimenti, nel contesto di spazi ben strutturati, solo se sono individuati e scoperti, proprio dal 'gesto' che vi si realizza. La performance infatti è stata costruita proprio 'intorno' e 'per' le opere in metallo, ed ha coinvolto segni, forme, parole, gestualità e originali sonorità derivate dal metallo sollecitato e dalla risposta sonora delle opere presenti. 

L'alternanza dei mondi differenti, ma tutti altamente comunicativi, è iniziata dalle letture 'declamate' dal pittore Angelo Lupi Tarantino (Lucrezio DE RERUM NATURA "La natura delle cose - Il lampo e il tuono, Salvatore Toma CANZONIERE DELLA MORTE - Il poeta è uno scienziato, Eugenio Montale QUADERNO DI QUATTRO ANNI - Big bang o altro, Jorge Luis Borges L'ALTRO, LO STESSO - L'alchimista, Jorge Luis Borges LA MONEDA DE HIERRO - La moneta di ferro, Dino Campana SOGNO DI PRIGIONE - Nel viola della notte ...), ai passi di danza, realizzati sul ritmo vibrante di una lamina di metallo, interpretati come pulsazioni del ferro, quando, dall'arroventarsi poi si solidifica e dopo l'esaltante incandescenza si contrae, tristemente raffreddandosi, proposti in una coreografia da Erika Sciacca insegnate di danza classica e moderna, sul tema "ECO DEL FERRO". 

Al 'gesto' è susseguita la 'visione'; contemporaneamente infatti era presente nella sala, l'esposizione della raccolta di immagini del direttore di fotografia  Cosimo Fiore che ha catturato la densa attività comunicativa delle due installazioni ("MIMESI" e "OSSID[E]AZIONE"), create dall'artista Dell'Angelo Custode, in tempi diversi, proprio durante la mostra e presenti nei due atri all'aperto, interni del palazzo. Il curatore ha creduto opportuna e quanto mai concettualmente interessante, la presenza anche degli appunti e gli schizzi da laboratorio, cioè quella ricerca e lo studio dell'artista che ha generato poi quelle forme, come indicazioni reali per la sperimentazione di territori (paesaggi metallici) tutti da comporre. 

Conclude il curatore:  "Continuiamo dunque a ricercare quei metodi e quei modi di unire la cultura dell'arte alla quotidianità, sempre più coinvolgendo spazi urbani alternativi, all'indirizzo dello sviluppo 'sensibile' e 'sostenibile'. Sono queste le prossimità da indagare e responsabilmente ricercare. Da qui, si può partire per la costruzione delle nuove città (di segni) a venire. Ancora una volta, ritengo che Lecce colga, con scrupolosa competenza,   l'opportunità di avvalersi delle preziose potenzialità artistiche emergenti del suo territorio, proponendosi come virtuosa e concreta interlocutrice, nel complesso discorso internazionale, sull'arte contemporanea".
La mostra rientra nella rassegna di "MUST IN ART - Generazioni a confronto.

Anima gonfia che, che, che, che, che, che...






Lunedì 24 gennaio 2005 “Azione e Svantaggi”

Ieri! Sono cresciuto la mia anima si è gonfiata la mia coscienza si è allargata, la mia consapevolezza è più spessa, ma ne avrei fatto volentieri a meno.

Ieri! Non so che ricorrenza fosse ma su tutti i canali TV vi erano continui documenti sulla shoah che rivelavano verità sconvolgenti per il nostro io.

Ieri! Non riuscivo a staccare i sensi dallo schermo televisivo. Le interruzioni pubblicitarie, che in genere odio più di ogni altra cosa, erano quasi indispensabili per dare modo al mio cervello di respirare elaborando ed ordinando la marea di emozioni pensieri e riflessioni che quello che stavo vedendo ed ascoltando scatenava a getto continuo nella mia mente.

Ieri! Ho visto il mostro che dentro di noi ogni mattina dobbiamo annichilire e spingere in punizione in un angolo.

Ieri! Risucchiato come in un vortice ho compreso tutta la mia inutilità di artista di fronte a quello che apprendevo.

Ieri! Mi sono vergognato di aver qualche volta, anche se solo per qualche istante, pensato o più semplicemente ascoltato senza dire nulla, chi si lamentava del fatto che si parli ancora troppo di quello che ebrei ed altre minoranze etniche hanno vissuto sulla loro pelle.
Mi vergogno, mi vergogno, mi vergogno, di non aver avuto il coraggio di dirgli che non si può smettere ne ora ne mai di ripetere continuamente quello che e stato tentato di fare dai nazisti durante la guerra, perché questa tragedia enorme non è patrimonio del popolo ebreo e tedesco ma una tragedia che riguarda l'umanità intera nella sua totalità, e non tanto per la vastità delle popolazioni coinvolte ma per quello che degli esseri umani sono riusciti a fare. E per favore non parliamo di tentativo di fare perché non si può parlare di tentativo quando si uccidono a sangue freddo quasi 20 milioni e dico 20 milioni di persone. Quella di Hitler e dei suoi compari (che sono stati molti ma molti di più di quello che si vuole far credere) è un successo, un successo in pieno stile, messo in atto da quella macchina di morte che era il terzo richt.

Ieri! Ho capito che la storia ci parla anche di altre stragi sanguinose e cruente compiute da alcuni popoli su altri come quella degli europei sugli indiani americani o ancora prima dei spagnoli e portoghesi sulle popolazioni indigene dell’America del sud, ed in Asia dove i cinesi giapponesi e sovietici hanno fatto altrettanto.
Perché è vero che ancora oggi vi sono in atto dei tentativi di pulizia etnica di cui si parla troppo poco.
Ma nessuno è riuscito a fare quello che i nazisti sono riusciti a fare durante la 2° guerra mondiale. Attenzione non parlo delle cattiveria ferocia, crudeltà messa in atto da questi, perché a qualcuno non sembrerà possibile, ma vi è chi prima e dopo di loro ha saputo fare peggio. Ma parlo della loro lucida e scientifica follia delle loro azioni.
Non riesco a credere che possa essere esistito qualcuno che sia riuscito a sostenere il peso della pazzia che le loro menti malate partorivano giorno dopo giorno.
Non riesco a credere che fossero realmente degli esseri umani, mi resta più facile pensare che fossero degli extra terresti camuffati da uomini. Forse quelli che qualcuno già cercava tra di noi prima ancora della seconda guerra mondiale.

Ieri! Ho capito che non esiste un popolo di assassini… ma per qualcuno attuare un progetto di sterminio di massa non è stato diverso da altri progetti e per compierlo al meglio ha avuto il terribile cinismo d’imparare analizzando quello che l’opera in corso del massacro gli forniva come esperienza.

Ieri! Mi hanno spiegato che anche per fare bene il mestiere dell’assassino, dell’aguzzino, del carnefice bisogna avere l’umiltà di saper imparare dai propri errori e questa è l’unica umiltà messa in atto dalle SS, dalle forze speciali naziste e da molti altri tedeschi e non solo.

Ieri! Non riuscivo a dormire perché continuava presentarsi chiaro nella mente il percorso schematico messo appunto dai nazisti per uccidere milioni d’innocenti, colpevoli solo di essere nati. Per esorcizzare questo stato emotivo ho dovuto trascriverlo qui di seguito:




  • Azione; Si uccidevano in prossimità o nelle vicinanze delle loro case e cospargendoli di benzina gli si dava fuoco. Svantaggi; Il lavoro non veniva mai ben fatto ed i corpi rimanevano spesso semi carbonizzati. Si sprecava un sacco di preziosa benzina, e bisognava faticare non poco per procurarsi la legna necessaria abbattendo spesso molti amati e stimati alberi che i tedeschi apprezzavano sicuramente più degli ebrei.

  • Azione; Si portavano nei boschi si uccidevano vestiti si scavavano delle fosse poco profonde e venivano buttati dentro. Svantaggi; Anche così i tedeschi scoprirono piuttosto presto che questo costava loro molta fatica per scavare le fosse e gettarvi i corpi dentro. Inoltre spesso se non si voleva o non si aveva il tempo di spogliarli i vestiti ed altro non era riciclabile e tutto andava perduto.

  • Azione; Allora si pensò bene di portarli si! a fare una breve gita nei boschi ma prima di ucciderli gli facevano scavare la loro stessa fossa poi li facevano spogliare, li mettevano in fila nudi sul ciglio e sparandogli non dovevano neanche fare la fatica di spingere i corpi giù nella buca comune. Poteva capitare che qualcuno si ostinasse a non morire come da statuto, ed allora la povera truppa tedesca doveva faticare un po’ di più con qualche calcio qui e lì.Vi consiglierei poi di evitare la solita stupida riflessione “Visto la fine imminente avrebbero potuto rifiutarsi di scavare la fossa ,e tentare magari di scappare ribellandosi tutti insieme, sarebbero morti ugualmente, ma almeno…”. Ma almeno che? avete visto troppi film di Rambo e non avete mai assistito ad un uomo che muore con il cervello spappolato da un colpo di pistola Svantaggi; Si sprecavano molte munizioni, bisognava ricoprire la fossa ed era un procedimento molto lungo, ma incredibile a credersi questo non erano il vero problema. Il problema più grosso era costituito dalle conseguenze che riportavano i soldati del plotone di esecuzione che finivano per avere a seguito di ciò che facevano gravi disturbi psicofisici e molti di loro finivano per stare male e marcavano visita, alcuni impazzivano o scappavano, qualcuno addirittura si suicidava, ma nessuno si rifiuto mai di fare il proprio dovere. E se un essere umano preferisce suicidarsi piuttosto che rifiutarsi di eseguire un ordine credo debba essere oggetto di un attenta riflessione e forse a questi si! Che varrebbe la pena di scoperchiargli la testa per vedere come rimbalzano da una parte all’altra i neuroni del loro cervelletto. Probabilmente in maniera più interessante di quelli dei gemelli monozigoti vivisezionati dai nazzi-scienziati pazzi.

  • Azione; A questo punto era chiaro che dovevano trovare altri sistemi più sbrigativi, meno faticosi, ma soprattutto meno shockanti e traumatizzanti per la truppa. Non fu difficile trovarli, infatti, è a questo punto che scesero in campo con tutta la loro creatività le menti più criminali partorite in seno al regime. Cominciarono ad utilizzare di volta in volta quello che l’occasione ed il territorio offriva. Pertanto, in un caso la comunità intera di un paese venne tutta rinchiusa in una sinagoga alla quale venne poi appiccato il fuoco non risparmiandosi di sparare raffiche di mitra sui bambini che alcuni genitori nella speranza di salvarli gettavano da alcune finestre che erano riuscite ad aprire. In altri casi specialmente nei paesi freddi del nord si approfittava dei vasti laghi ghiacciati nei quali si praticava un grosso buco dove venivano gettate centinaia di ebrei, e non solo, e poi richiuse. Dove non vi erano laghi si penso di sotterrarli vivi, E’ stata questa una delle scene più scioccanti che ho visto ieri incollato allo schermo con occhi secchi che non riuscivano a trovare il tempo di sbattere le palpebre per essere inumiditi. Ma finalmente arriva il colpo di genio, e qualcuno, credo a Treblinka ma potrei sbagliarmi, pensò per la prima volta di usare i gas. Quella prima volta usarono i gas di scarico degli automezzi, ma visto i buoni risultati non ci misero molto ad organizzarsi. Svantaggi; Pochi, se non quello di quegli odiosi cadaveri da eliminare ma alla quale trovarono ben presto una soluzione alla loro altezza e che gli procurerà parecchia fama ma di quella infame degna della loro infamia , i forni crematori.

  • Azione; E quindi arrivarono i campi di sterminio di Aushwitz, Dachau e molti altri, organizzati per rendere le cose più semplici e sbrigative per tutti, sia ai carnefici, che a questo punto non dovevano far altro che sorvegliare ed impartire ordini, ai martiri che condannati a morte quasi potevano scegliere come morire, sparati, bastonati, gasati, fulminati sui fili di recinzioni, impiccati (i più volenterosi riuscirono a farlo anche da soli), poi c’era chi sceglieva di morire di fame regalando fino all’ultimo giorno quella poca schifezza che gli davano da mangiare ai propri compagni ecc. ecc.. Svantaggi; Nessuno, anzi qualche vantaggio visto che i tedeschi riuscivano così a procurarsi la materia prima a bassissimo costo per fare saponette ed affini. Quindi questa volta niente controindicazioni, la macchina della morte era riuscita a trovare la sua perfetta chiusura del cerchio. L’unica preoccupazione consisteva nel fatto di fare presto perché stavano, fortunatamente per tutti noi, perdendo la guerra.




Avete! Avete visto quanta volontà, quanta abnegazione, quanti sacrifici bisogna fare, ma soprattutto quanto sia importante la pratica, per imparare bene il proprio lavoro di assassini o più propriamente di sterminatori di massa?

Materia prima per imparare c’è nera molta in Europa. Troppa… purtroppo. Provo miseria nel pensare che... e mi resta difficile credere che... se non ci fossero stati ebrei o zingari ecc. questi carnefici avrebbe rinunciato ad imparare sempre meglio il loro mestiere, ma ciò che ho visto ed ascoltato non riesce a farmi pensare diversamente.
E si! Perché di propensione al mestiere di carnefici-assassini bisogna parlare e non di ideologia quando si riesce a mettere in atto un escalation come quella descritta qui di seguito:

  • NNNNEMICI; Hanno cominciato con l’uccidere gli avversari politici o chiunque la pensasse diversamente, perché n-e-m-i-c-i del popolo tedesco di cui “solo Lui” voleva il bene.
  • SSSSCOMODI; Per passare subito dopo a tutti coloro che pur pensando nella stesso modo erano però concorrenti s-c-o-m-o-d-i, e quindi traditori e spie al servizio del nemico.
  • CCCCARITA; E quindi giunge finalmente il momento di cominciare a mettere in atto un po’ di c-a-r-i-t-à e misericordia aiutando tutti quei poveri malati di mente rinchiusi nei manicomi a porre termine alla loro sofferenza terrena. Certi di compiere quello che loro stessi desideravano più di ogni altra cosa, li aiutavano a trapassare felici e contenti visto che così facendo davano una mano anche alla loro madre patria nel risparmiare risorse ed energie importanti che poteva essere in questo modo spostate su fronti più produttivi e necessari al regime, tutto in nome della gloriosa collettività germanica
  • DDDDANNOSI; Ben presto arrivò il turno dei leader, degli intellettuali, degli uomini più attivi ed intelligenti che avevano la sola colpa di essere ebrei, quindi d-a-n-n-o-s-i alla causa della comunità ariana.
  • NNNNOCIVI; Da qui al passo successivo, e dichiarare tutti gli ebrei, zingari, negri ed altre etnie esseri inferiori, fu breve. Tutti gli uomini adulti di tali razze vennero considerati n-o-c-i-v-i al popolo dell’impero. Pertanto andavano espulsi od eliminati in qualche modo, anche perché non degni di calpestare la stessa terra della razza suprema.
  • PPPPERICOLOSI; Dopo poco si decise di eliminare, quanto prima, tutti gli uomini dal sedicesimo anno di età delle etnie sopra citate considerati p-e-r-i-c-o-l-o-s-i per cui destinati a morire. Per il momento si escludevano dal massacro le donne ed i bambini con i quali non si era ancora deciso cosa fare.
  • IIIINFERIORI; Quindi, arrivò l’ordine di eliminare anche le donne che avrebbero potuto partorire altri inutili esseri i-n-f-e-r-i-o-r-i.
  • IIIINUTILI; Ma alla fine si decise di non tergiversare più e di ucciderli tutti, avendo però l’accortezza di cominciare dai i più deboli e malati insieme ai vecchi donne e bambini considerati i-n-u-t-i-l-i e pertanto un peso non più sostenibile dal grande stato.




Ma a questo punto sorgeva un problema… ammazzare tutta quella gente era un impegno troppo faticoso d’assolvere da soli cosi ebbero la brillante idea di farsi aiutare dagli stessi ebrei ed altri prigionieri. Nasce così la figura del “Capò” che in genere veniva assegnata ai più robusti degli uomini e delle donne. Altri ancora sani, e fisicamente sfruttabili, venivano utilizzati come schiavi per ogni tipo d’impiego, i più degradanti. Praticamente quello che all’inizio delle persecuzioni era considerata la condizione peggiore che ti potesse capitare, divenne ben presto la più ambita.
Divenire uno schiavo condannato ai lavori forzati sottoposto ai più efferati maltrattamenti perdendo ogni sorta di dignità nei confronti della propria persona era l’unico modo che ti permetteva di rimanere in vita.

Quando! Quando poi ho ascoltato la testimonianza dell’uomo dai pantaloni corti scampato alla morte è nato in me la necessità di scrivere qualcosa nel tentativo di descrivere le mie emozioni i miei pensieri.

che

Che!…Quella mattina mia madre, sapeva che sarebbero venuti a prenderci ed era informata di come andavano le cose.
Prendendomi da una parte, mi domandò (ma in realtà me lo stava dicendo) “Cosa vuoi fare? vuoi metterti i pantaloncini corti?, ed allora resteremo sempre insieme e vicini in fila con me e la tua sorellina e non ci divideranno, o vuoi metterti i pantaloni lunghi ed allora i tedeschi potrebbero pensare che sei già un uomo e ti metteranno nella fila con papa e tutti gli altri uomini?”. Non aspetto la mia risposta e mi mise i pantaloni lunghi. Quel giorno sul piazzale, quando ci divisero, fu l’ultima volta che vidi mia madre e la mia sorellina”

che

Che!…Un bambino nudo cerca in ginocchio a tastoni la mano del padre appena ucciso. Un tenete si avvicina estrae la pistola dalla fondina l’appoggia alla nuca del bambino, ancora carponi, e spara…. poi con un calcio lo spinge giù nella fossa. Il tedesco che ha raccontato questa storia piangendo ha detto “avrei dovuto raccontarlo a qualcuno, avrei dovuto farlo sapere…e forse qualcuno li avrebbe fermati”

che

Che!…Una donna sulla banchina ferroviaria rifiuta di separasi dal suo bambino, la minacciano dicendogli che se non lo avesse fatto l’avrebbero uccisa insieme a lui, lei risponde che avrebbe preferito morire piuttosto. Un tedesco delle SS si avvicina estrae la pistola, accosta le due teste, quella del bambino a quella della madre e spara un colpo, poi soddisfatto rivolgendosi a tutto il pubblico non pagante grida ad alta voce mostrandola la pistola orgoglioso “con una sola pallottola ”.

che

Che!…Uno degli addetti alle camere a gas appena apre la porta sente il pianto di un bambino. Subito si accorge che un neonato era sopravvissuto miracolosamente, avverte immediatamente un soldato nazista che deciso senza battere ciglio, ne pensarci su un attimo, si avvicina al piccolo e gli spara un colpo. Uscendo dice “I miracoli non esistono” rivolgendosi a tutti coloro che avevano osato proferire la parola miracolo. Probabilmente aveva ragione lui in quel punto del modo non esisteva e non vi era spazio che per una sola realtà di cui lui era guardiano e Dio.

che

Che!…Una bambina nuda viene travolta e quasi soffocata dai corpi anch'essi nudi degli adulti, che morendo gli crollano in dosso. Quando sente che cantando sotto i fumi dell’alcol il plotone di esecuzione se ne stava andando, con estrema fatica riesce ad emergere da quella montagna di cadaveri e fugge nel bosco.

che

Che!…Questi sono solo alcuni dei tantissimi incredibili, sconvolgenti e shockanti episodi raccontati dai sopravvissuti all’Olocausto che ieri mi si sono scolpiti nella mente, ma non ne sono contento, perché e solo la mia memoria e come tale non esiste se non dentro di me, mentre ben altro valore ed importanza avrebbe scolpire la pietra della memoria collettiva.

CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE




Estensione dell'olocausto
Il numero esatto di persone uccise dal regime nazista è ancora soggetto a ulteriori ricerche. Recentemente, documenti declassificati di provenienza britannica e sovietica hanno indicato che il totale potrebbe essere superiore a quanto ritenuto in precedenza. Ad ogni modo, le seguenti stime sono considerate altamente affidabili.
  • 5,6–6,1 milioni di ebrei
  • 3,5–6 milioni di civili Slavi
  • 2,5–4 milioni di prigionieri di guerra
  • 1–1,5 milioni di dissidenti politici
  • 200.000–800.000 tra Rom e Sinti
  • 200.000–300.000 handicappati
  • 10.000–250.000 omosessuali
  • 2.000 Testimoni di Geova


CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE CHE

anima gonfia

ieri

azione e svantaggi

nnnn ssss cccc dddd nnnn pppp iiii iiii

che

questa la breve storia dell’azione ed i suoi svantaggi












Pino Boresta

venerdì 17 gennaio 2014

Mostra “Per non dimenticare” - Incontro con l’artista Zanella


Mostra "Per non dimenticare" - Incontro con l'artista Zanella
Cevo (BS), dal 18 gennaio al 27 gennaio 2014

Inaugurazione sabato 18 gennaio, ore 18:00


In occasione della "Giornata della Memoria", il Museo della Resistenza di Valsaviore, in collaborazione con il Sistema bibliotecario di Valle Camonica e la Rete bibliotecaria bresciana, con il patrocinio di ANPI (Associazione nazionale partigiani d'Italia) Valsaviore, Comune di Cevo, Unione dei Comuni di Valsaviore, Comunità montana di Valle Camonica, Consorzio B.I.M., Accademia Tadini di Lovere, propone una serie di iniziative per commemorare le vittime del nazifascismo e dell'Olocausto, nella ricorrenza dell'ingresso delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, nel 1945.

La mostra bibliotecaria "Per non dimenticare" è allestita da sabato 18 a lunedì 27 gennaio a Cevo (BS), presso i locali della ex cooperativa; in esposizione, la grande tela dell'artista loverese Angelo Zanella intitolata "Memoria" (2011), realizzata con tecnica mista. 

Il programma prevede per sabato 18 gennaio, alle ore 10:00, lo spettacolo "Anne Frank", presso la sala polivalente di Cedegolo, per gli studenti dell'Istituto comprensivo "Bernardino Zendrini"; alle ore 18:00 a Cevo, presso i locali dell'ex Cooperativa, l'inaugurazione della mostra bibliotecaria; alle ore 20:30 a Cevo, presso la sala consiliare, la replica dello spettacolo "Anne Frank" aperta al pubblico, con ingresso libero. Sabato 25 gennaio 2014 incontro con l'autore: Marco Albertario, conservatore dell'Accademia Tadini, presenterà la tela "Memoria" e l'artista Angelo Zanella.

La mostra resterà aperta nei seguenti orari:

- domenica 19 gennaio, dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 17:00
- sabato 25 gennaio, dalle 15:00 alle 17:00
- domenica 26 gennaio, dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 17:00
- lunedì 27 gennaio, dalle15:00 alle 17:00

Da lunedì 20 a venerdì 24 gennaio 2014 la mostra è aperta su prenotazione, contattando il numero di telefono 331.2972776, chiedere di Katia.







giovedì 16 gennaio 2014

Rostros, ahora y aquí la mostra di Sergio Grispello al WTArtspace di Barcellona



L'incontro è il tema della mostra del fotografo partenopeo che per la prima volta presenta al pubblico un'esposizione fotografica interattiva a Barcellona. Al WTArtspace inaugurazione giovedì 16 gennaio, finissage venerdì 28 febbraio 2014.

Rostros, ahora y aquí di Sergio Grispello


Rostros, ahora y aquì di Sergio Grispello

Inaugurazione: 16 di Gennaio 2014 alle 19.30

Werner Thöni Artspace (WTA)

Calle Legalitat, 49

Bajos / Gràcia

Barcelona


La mostra sarà aperta al pubblico

dal martedì al venerdì

dalle 11.30 alle 14.00 e dalle 18:30 alle 20:30


Restituire attraverso un ritratto fotografico l'incontro intimo con uno sconosciuto è l'obiettivo della mostra fotografica interattivadel fotografo partenopeo Sergio GrispelloRostros, ahora y aquí è il progetto al quale lavora dal 2012 tra Barcellona e Napoli. Attraverso questo lavoro, l'artista vuole documentare le città e glispazi vissuti dalla gente, dall'interno degli stessi, raccontando le differenti storie attraverso i volti sui quali sono inscritti.

Rostros, ahora y aquí inaugurerà in modo dinamico la stagione 2014 del Centro de Arte Emergente WTA, il fotografo inviterà ipassanti e abitanti di Gracia (quartiere di Barcelona nel quale vive e lavora) a condividere esperienze e storie personali davanti al suo obbiettivo fotografico. Per questo l'artista monterà uno studio fotografico al WTArtspace e realizzerà - da giovedì 16 gennaio 2014 - i ritratti che saranno stampati in bianco e nero. Tutti i soggetti ritratti saranno invitati a vedere per l'ultima volta l'opera terminata, l'artista toglierà al momento la foto dalla parete e consegnerà ilritratto autografato l'ultimo giorno della mostra, il 28 febbraio 2014 a partire dalle ore 19.00. I ritratti che non saranno consegnati resteranno di proprietà dell'artista.

Rostros, ahora y aquí potrà essere seguito anche da coloro che non saranno a Barcellona, infatti è stato aperto uno spazio in rete dedicatoinsieme alle fotografie Grispello racconterà anche lesensazioni di ogni incontro, una narrazione speciale che valorizzerà il progetto e genererà un'interessante storia. L'indirizzo del blog nel quale si potrà seguire quotidianamente lo sviluppo del lavoro é: www.rostrosahorayaqui.com

Sergio Grispello, nato a Napoli nel 1975, é un artista visivo che lavora con la fotografia dal 1997: ha prodotto progetti personali, lavori professionali e si è dedicato all'insegnamento della fotografia. La sua formazione e produzione si sono realizzate tra Napoli, Berlino e Barcellona, città nella quale risiede dal 2007. Il filo conduttore della sua ricerca artistica è l'incontro con l'essere umanonelle sue molteplici attitudini, gli effetti della sua interazione con gli altri, così come il vincolo che crea con il suo ambiente.


Per informazioni:

Sergio Grispello:

mail: sergio.grispello@gmail.com

www.sergiogrispello.com


Rostros, ahora y aquí:

www.rostrosahorayaqui.com


WTArtspace:

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