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sabato 5 novembre 2011

PAOLO ICARO I do as I did


La mostra inaugurata il 15 settembre è stata prorogata sino al 26 novembre


Lorenzelli Arte ha aperto la stagione espositiva autunnale con la personale di Paolo Icaro, uno dei protagonisti più interessanti della recente contemporaneità che, a partire dagli anni Sessanta, ha costruito la sua ricerca secondo un profondo rigore teorico e formale esplorando diverse tecniche, dal disegno alla performance e concentrandosi principalmente sulla scultura e l’installazione.

La rassegna che si sviluppa nelle tre sale della galleria costituisce una sorta di antologica il cui intento è già chiaramente espresso nel titolo, I do as I did, scelto dall’artista per raccontare un percorso estetico e mentale, una “riflessione sulla continuità del fare” e sottolineare la sua convinzione intellettuale e il coerente sviluppo della sua ricerca: ...un'andata e un ritorno, dal prima al dopo, dagli inizi ad oggi, tra luoghi del Punto e della Linea, tra la regola e la sua eccedenza, tra equilibri precari e conica stabilità... un fare come ho fatto, un “to do as I did...” (Paolo Icaro)

Centro dell’universo poetico di Icaro e punto di partenza della sua ricerca è l’uomo nella sua dimensione corporale -la propria- che assume come “pietra di paragone”, una misura organica in base alla quale opera la trasformazione della materia - il gesso, la pietra, il metallo - di cui sono costituite le sue opere.

La mostra esordisce con le Pagine bianche, una serie di 12 lastre in gesso realizzate a partire dal 2008 la cui superficie è incisa con una sorta di calligrafia indecifrabile. Alla luce del tramonto, quando le ombre si fanno lunghe, -racconta I’artista- mi ritrovo a scrivere col dito nell’acqua del gesso: confidenze e segreti, formule incognite sciolte in scarabocchi, in segni, in segni-disegni-doodles… mi piace pensare che me li stia dettando e mi muova la mano la stessa Scultura, nella sua lingua elementare del bassorilievo. Le chiamo "Pagine di diario", un fare disfare rifare alla ricerca del luogo iniziale e iniziatico della Scultura.

Questi lavori, una sorta di Rosetta’s stone del linguaggio di Icaro, introducono alle sale successive dove sono collocate opere paradigmatiche della poetica dell’artista come ad esempio Balance (2008), scultura di alluminio e marmo, definita dall’artista una forma di spazio in equilibrio che gioca la sua leggerezza con la gravità di un

frammento di marmo. Oppure Incanto (2004) un filo di acciaio che, a guisa di collana, scende dall’alto reggendo dei blocchi di gesso o, come Icaro la descrive, un tratteggio maiuscolo di gesti di gesso lungo un cavo di acciaio che scende quale filo a piombo, come nadir e zenit nello spazio. La scultura si completa con un “fazzoletto” di piombo appoggiato a terra che racchiude uno specchio circolare il quale, riflettendo la parte sospesa, fa si che l’opera si prolunghi oltre la dimensione fisica.

E ancora troviamo in mostra Diagonali, un lavoro del 1972 su peralluman dove è rappresentata la dimensione corporale dell’artista attraverso le diagonali.

La terza sala della galleria ospita l’installazione Luogo dei punti eccentrici (2007): 28 coni neri di cemento che si inseguono in spirale senza inizio né fine. I coni sono il tentativo di realizzare fisicamente il punto: cercando di avvicinarsi ad esso il più possibile l’artista costruisce un cono eccentrico in modo da realizzare il supporto per il luogo del punto. Questo lavoro ha il suo antecedente in un’opera del 1982 dal titolo Luogo del punto originale. Lì il cono era in bronzo e lo si può considerare la matrice del lavoro in mostra.

A legare idealmente il percorso raccontato nelle varie sale, unendo ieri con oggi, un’installazione monumentale si diramerà in tutti gli ambienti della galleria: si tratta di Cardo e Decumano (anno 2010), un progetto che parte dall’idea di un’organizzazione primaria dello spazio dove Icaro reinventa l’aspetto della scultura secondo un’idea classica di misura. Il cardo e il decumano erano gli assi di orientamento del Castrum romano (da nord a sud il cardo e da est a ovest il decumano). L’opera è realizzata con barre di ferro giustapposte a formare due linee ortogonali orientate secondo i due assi. Dice Icaro: Dell’angolo retto: il 90° del costruire, misurare e ordinare. L’angolo forte che nello spazio assume grandi responsabilità di tenuta e garanzia, di esatta stabilità. Così, affettuosamente attratto, lo inseguo dagli anni ’70. Lo rincontro ora, quando mi metto a realizzare le due linee d’orientamento Nord-Sud, Est-Ovest, relativamente Cardo e Decumano per gli antichi Romani. Ovvero pezzi che si incontrano e formano una croce e si ricompongono attraverso nuclei plastici di misure diverse e di diverse forme, ma tutti saldati rigorosamente a 90 gradi. Quasi che queste linee volessero alzarsi nello spazio a suggerire delle cellule iniziali della scultura, del fare tridimensionale, del costruire un corpo d’idea. Forse una riflessione grammaticale d’altri tempi che, quando la distendo nello spazio, ai suoi calibrati intervalli, si rivela musicale scheletro di pura, dura scultura, Cardo e Decumano.

In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo con testo di Lara Conte e uno scritto di Paolo Icaro.


Orari

martedì - sabato, ore 10.00/13.00 - 15.00/19.00.

lunedì su appuntamento. Festivi chiuso


Ingresso

libero

Catalogo

Lorenzelli Arte n.136

Testo di Lara Conte e Paolo Icaro


Come raggiungerci

Metropolitana 1 (rossa), fermata Porta Venezia

Tram: 9, 29, 30, fermata p.zza Oberdan

Passante ferroviario: Porta Venezia


Informazioni

+39.02.201914

Judith van Vliet: judith@lorenzelliarte.com

www.lorenzelliarte.com



CosmoGRAFIE tra Segno, Materia e Visione

L'Arte esplora il Cosmo alla Domus Talenti di Roma

"CosmoGRAFIE tra Segno, Materia e Visione" è il titolo della rassegna di pittura, scultura, fotografia, arte digitale, installazione e videoart, che s'inaugura mercoledì 9 novembre alle ore 19 presso lo spazio multifunzionale "Domus Talenti" di Roma, sede di mostre, performance teatrali, musica jazz, e altri eventi.

Il progetto espositivo, a cura di Eva Czerkl, si propone di indagare attraverso le opere di 27 artisti contemporanei, di diverse generazioni e livelli di esperienza, il complesso rapporto tra Scienza e Arte, tra Cosmo e Animo umano, mondi solo apparentemente distanti. Un percorso di accostamenti fra tendenze e poetiche differenti, collegati da un sottile fil-rouge che è il tema che le accomuna: il viaggio intrapreso dall'uomo per scoprire, misurare, rappresentare, evocare e raccontare lo spazio, la natura, il cielo, l'universo, dunque il Cosmo.

Tra i partecipanti alla collettiva si segnalano le presenze speciali di Gino Cilio, già allievo di Kokoschka, sperimentatore e performer che ha operato con la Neofigurazione; Giuseppe La Bruna, titolare della Cattedra di Scultura all'Accademia delle Belle Arti di Venezia; Aldo Manganaro, scrittore e giornalista, oltre che pittore di fama negli anni '70; Maria Korporal, nota artista multimediale olandese, che presenta il video "WOR(L)DS WITHOUT END - dialoghi interstellari"; Mauro Rea, pitto-scultore, fotografo, patafisico Scudiero Nelumbico dei Profeti Solitari. E' prevista inoltre una "live elettronic music performance" di Mario "4MX" Formisano, musicista del gruppo "Almamegretta". Catalogo in sede, con testo introduttivo di Sergio Gabriele.

Artisti: Gianni Atzeni, Aurelio Biocchi, Thea Blaas, Paolo Canale, Max Capponi, Alfredo Celli, Gino Cilio, Marò D'Agostino, Carlo De Angelis, Maurizio Di Carlo, Rossano Maria Di Cicco Morra, Luca Ferullo, Mario Formica, Ercole Furia, GaiaMacchina, Janos, Maria Korporal, Giuseppe La Bruna, Antonio La Colla, Luigi XIV(Federico Cittaro), Aldo Manganaro, Masri (Hayssam), Manuela Mazzini, Maria Pia Pascoli, Mauro Rea, Rokab (Roberto Cabrini), Alba Rita Trombini.

Durata mostra: 9 – 22 novembre 2011

Inaugurazione: mercoledì 9 novembre ore 19

Orari mostra: 10-19 (festivi inclusi)

Sede: Domus Talenti, via Quattro Fontane 113, Roma

Info: tel.06.97996301/www.domustalenti.it

Curatore: Eva Czerkl, e-mail: eva.czerkl@alice.it

"Siediti". Galleria Giacomo Manoukian Noseda


siediti.

mostra a cura di Fede Lorandi

dal 9 al 20 novembre 2011

Galleria Giacomo Manoukian Noseda

inaugurazione mercoledì 9 novembre, ore 18.30

“Siediti!” è un invito, un imperativo, un suggerimento

ma è soprattutto una originalissimo omaggio alla creatività, al gusto del recupero

e all’amore per la ricerca del particolare.

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Poltroncine, sedie, divani, sgabelli, panche, dormeuse, poggiapiedi, oggetti raccolti nel tempo e rivisitati con intelligenti interventi di recupero da Fede Lorandi, antiquaria di razza, instancabile ricercatrice che si presenta in questa inedita veste di designer proponendo questa originalissima collezione di pezzi unici radunati sotto il marchio “Sedute impertinenti”. Si tratta di un vero e proprio crossover nello stile della rivisitazione, nella rilettura dell’oggetto che viene reinterpretato e attualizzato con interventi ad hoc senza tradirne la “personalità” ma anzi aggiungendo un plusvalore a quello intrinseco dell’oggetto.

Allestita nella splendida cornice della galleria Giacomo Manoukian Noseda a Milano nel cuore di Brera dal 9 al 20 novembre la mostra presenta sedute di varia natura, dal divano al poggiapiedi, e di diverse epoche, dalla fine del Settecento alla seconda metà del secolo scorso.

Ogni oggetto antico è intriso di storie -dice Fede Lorandi- e denso di atmosfere: assorbe vite nuove e rilascia vite passate. E’ questo intreccio che vorrei amplificare dando una veste a ciò che mi sembra di sentire nell’incontro con questi oggetti in un rapporto verticale stimolante.”

La scelta dei “nuovi abiti” per queste sedute è assolutamente frutto di una ricerca attenta e appassionata: sono tessuti pregiati -velluto, seta, lino- ma anche semplicissime stoffe, come la juta o la tela per materassi, che rivestono gli schienali, avvolgono i braccioli, foderano i cuscini sposando e rivitalizzando le forme e stimolando sentimenti e sensazioni diverse.

Un nucleo di pezzi della collezione si distingue per la particolarità dell’intervento. Sono sedute rivestite da una tela bianca sulla quale sono dipinte a mano frasi che affiorano da un turbinio di caratteri. Piccole poesie, frammenti, dialoghi sospesi, un piccolo mondo poetico fatto di parole semplici che sorprendono e aprono nuovi scenari caricando di senso questi oggetti di uso comune.

L’operazione progettata da Fede Lorandi ha un duplice obbiettivo che è innanzi tutto sicuramente quello di rinnovare questi oggetti consueti ma soprattutto di svecchiare l’idea che se ne ha conferendogli una nuova forza e rendendoli oltre che di nuovo belli anche di nuovo utili. Infatti il messaggio che la mostra vorrebbe propugnare è il concetto del recupero: “queste sono tutte cose sottratte al tempo per la loro possibilità di rinascere dopo essersi consumate -afferma- sono certa infatti che non ci sia nulla di più ecologico, ecocompatibile dell'antiquariato. Penso davvero che sia il riuso per eccellenza, basta riadattare l'oggetto a noi, a come siamo in quel momento della nostra vita, e guardarlo con altri occhi


Galleria Giacomo Manoukian Noseda

Milano, piazza San Simpliciano, 2

Orari tutti i giorni, ore 11 - 22

Ingresso libero

Come raggiungerci Metropolitana 2 (verde), fermata Lanza | Tram 3 - 4 - 7 - 12 - 14, fermata Lanza

Informazioni Premoli Lorandi Antichità

www.seduteimpertinenti.it

venerdì 4 novembre 2011

GIANCARLO OSSOLA Interni del secolo breve | GALLERIA D’ARTE LA COLOMBA, Lugano (CH)



Comunicato Stampa

GIANCARLO OSSOLA

Interni del secolo breve

TELE, TEMPERE SU CARTA, DISEGNI 1962-2010

sino 20 dicembre 2011

vernice sabato 12 novembre ore 17, 30


Giancarlo Ossola (Milano, 1935) è alle sue origini artistiche un giovane di talento che con originalità e certa immaginifica visione - tra paesaggio di natura e artificio urbano si inscrive nella corrente neoinformale degli anni Sessanta. Si riscatta in itinere dall'imprinting dei maestri dell'ultimo naturalismo lombardo, guardando, nella sua città, all'avventura figurativa in solitario di Franco Francese e all'esperienza del 'realismo esistenziale' - in particolare Vaglieri e Guerreschi - e, in Europa, ai grandi figurativi critici: Bacon, Giacometti, Freud.

Ciò che decide del destino artistico di Ossola e della sua generazione è il definitivo esilio degli oggetti dalla loro origine di materia e di manufazione come atto, sia pure via via ridotto, di creazione. Nell'esilio dell'oggetto, nella sua fluttuazione sradicata, è la fine del residuo senso, della residua creatività e storia del lavoro umano. E dei luoghi del lavoro. Così il lavoro umano giunge al grado zero di estraniazione e alienazione. La pop art - habitat degli oggetti di serie e di consumo - propone un universo oggettuale svincolato da qualsiasi origine e una quotidianità 'liberata' dalle stratificazioni della memoria, dalla Storia. Il secolo breve finisce sancendo l'assenza di senso del lavoro (manuale, intellettuale) e l'inutilità della memoria (fine della Storia). Ossola aggredisce questa condizione generale, attento piuttosto alla predicazione classista e terzomondista degli artisti e degli oggetti dell'arte povera (antagonista della pop art) e orienta la sua pittura non solo a rappresentare l'enigma dell'esilio degli oggetti, ma il vuoto dei luoghi della manufazione, la rovina del lavoro e dei luoghi del lavoro. Gli spazi desolati, in cui la presenza umana è cancellata, che il secolo nel suo declino ci consegna. Le grandi cascine svuotate di una civiltà contadina estinta - gigantesche architetture prive di senso, oggetti mostruosi - le grandi fabbriche svuotate della fine della civiltà industriale e della crisi, geometrie urbane senza funzione. Grande artista del nostro tempo, egli riscatta e intercetta - in questi vuoti e ambiti desolati - voci e tracce dell'umanità collettiva che vi ha transitato. Migrazioni, un'epica. Spazi del lavoro, ma anche della contenzione, della costrizione (le carceri del 'Lissandrino', l'amato Magnasco ne sono un dichiarato antefatto). Remoti, eco di presenze e di umane catastrofi nel secolo delle grandi guerre e dei lager, transiti e porte carraie per una realtà altra da noi, oltre noi. Le sue tele fremono di presenze appena estinte, di tracce di materia e del lavoro dell'uomo, di resti e residui, di fantasmi. Interni che ne sono colmi. Vuoti che lo raccontano. Spazi che ci appartengono, restituiscono un senso, un racconto, figurano la Storia del secolo breve da cui veniamo, fanno da prefazione - da porta - al millennio della Krisis verso cui andiamo.

Giancarlo Ossola Interni del secolo breve, a cura di Piero Del Giudice

GALLERIA D'ARTE LA COLOMBA via al Lido, 9 - CH LUGANO tel. +41 91 972 21 81 orari: da martedì a sabato 14.00 - 18.30 domenica e giorni festivi 14.30 - 18.00




giovedì 3 novembre 2011

ASTRATTOCONCRETO. Il Gruppo degli Otto

A partire da sabato 17 dicembre 2011, il MACA (Museo Arte Contemporanea Acri) presenta un’importante mostra dedicata a una delle esperienze più significative dell’arte italiana del secolo scorso: il Gruppo degli Otto.

In seguito alla spaccatura tra figurativi e astrattisti avvenuta nel 1950 all’interno del Fronte Nuovo delle Arti, due anni dopo, nel 1952, Afro Basaldella, Renato Birolli, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato e Emilio Vedova, raccolti attorno al critico Lionello Venturi, costituirono il Gruppo degli Otto – una cerchia di artisti non figurativi che intese aprirsi alle ventate di innovazione estetica che giungevano dall’Europa e dagli Stati Uniti, per superare lo sterile scontro innescatosi tra i paladini rispettivamente di figurazione e astrazione.

« Essi non sono e non vogliono essere degli astrattisti – scrisse Venturi nel manifesto del movimento –; essi non sono e non vogliono essere dei realisti; si propongono di uscire da questa antinomia. […] Adoperano quel linguaggio pittorico che dipende dalla tradizione iniziatasi attorno al 1910 e comprendente l'esperienza dei cubisti, degli espressionisti e degli astrattisti […] Non sono astratti puritani, ma seguono i loro bisogni; l'astrazione non rifiuta il rapporto con la natura ».

A 60 anni dalla formazione del Gruppo degli Otto, il MACA, in collaborazione con De Arte progetti e servizi per l’arte, dedica un’ampia retrospettiva ai suoi protagonisti. Le oltre 30 opere di grande formato che la compongono – di cui alcune testimoniano della partecipazione del gruppo alla Biennale di Venezia del 1952 –, ne ripercorrono la vicenda intensa e ricca di importanti sperimentazioni, dal sorgere della stagione astrattista in Italia, di cui furono tra gli iniziatori, sino agli ultimi capolavori realizzati da questi otto grandi maestri. Alle ispirazioni d’oltre confine, questi artisti aggiunsero una spiccata sensibilità e un attaccamento di stampo vitalistico al mondo concreto, traducendolo in opere tra loro eterogenee, ma comunque legate l’un l’altra dall’esigenza di trovare un punto d’equilibrio nella dicotomia tra astratto e concreto, tra la radicalità del gesto informale e la profondità della vita.


astrattoconcreto

Il Gruppo degli Otto

Luogo: MACA (Museo Arte Contemporanea Acri)

Piazza Falcone, - 87041, Acri (Cs)

Curatore della mostra: Marisa Vescovo

Curatore esterno del MACA: Boris Brollo

Vernissage: 17 dicembre 2011, ore 17:30

Periodo: dal 17 dicembre 2011 al 26 febbraio 2012

Orario: dal martedì alla domenica, 9-13 e 15-19; lunedì chiuso

Info: Ufficio stampa tel. 0119422568

maca@museovigliaturo.it, www.museovigliaturo.it

http://www.facebook.com/MACA.Silvio.Vigliaturo

domenica 30 ottobre 2011

Irene Cabiati - L'oro dell'orco

L'oro dell'Orco
di Irene Cabiati
Fotografie
Paragoito - Via Berthollet 9A – Torino
Dal 2 al 6 novembre 2011 Ore 13-15 e 18-23

Il torrente Orco è stato fonte di reddito per molte famiglie che setacciando la sua sabbia raccoglievano pazientemente pagliuzze d'oro. Ne sa qualcosa Candida Ricchiardi che da poco ha compiuto 102 anni ed è stata cercatrice d'oro fino al 1943. Oggi suo figlio Giovanni Vautero, 81 anni, insieme con altri appassionati tiene viva la memoria della tradizione nel piccolo museo di Feletto, ma anche continuando la pesca nell'Eva d'or per hobby. Il torrente nel frattempo ha subito la violenza del cemento e degli scavi e non ha esitato a mostrare la sua rabbia incontenibile durante l'alluvione del 2000.
Più a valle l'Orco continua a donare oro.Vicino a Chivasso, Orco Beach da sempre è la spiaggia dei torinesi, approdo di canoisti e pescatori, talvolta di concerti improvvisati. L'oasi di frescura ormai è internazionale: si parlano molte lingue e si vive in pace la vacanza che altrove costerebbe troppo. L'Orco offre l'oro del relax, a bambini e anziani; sudamericani e cinesi; africani e piemontesi.
«È il nostro giardino d'estate – fa sapere una madamin - Puliamo noi la spiaggia e differenziamo i rifiuti. Non tutti sono così precisi. Prima o poi però capiranno perché va fatto. La spiaggia è casa nostra».
C'è un progetto nell'aria che fa discutere: creare un parco con piscina, calcetto, tennis e golf di fianco alla spiaggia.
Contatti irecab@yahoo.com

mercoledì 26 ottobre 2011

Rui Chafes, Entrate per la porta stretta - 26 novembre, Matera


Rui Chafes

Entrate per la porta stretta

A cura di Giacomo Zaza

Sabato 26 Novembre 2011 ore 18:30

Convicinio di Sant’Antonio, Parco della Murgia, Musma – Matera

La mostra personale “Entrate per la porta stretta” di Rui Chafes, consiste in un itineraneo di sculture pensato in conformità con i Sassi di Matera, in particolare per gli spazi del complesso chiesastico “Convicinio di Sant’Antonio” e del Parco della Murgia Materana ed un nucleo di disegni per il MUSMA, Museo della Scultura Contemporanea. Il progetto espositivo a cura di Giacomo Zaza, è promosso dalla Provincia di Matera insieme all’Ambasciata del Portogallo, all’Instituto Camões, e ai Consolati del Portogallo di Napoli e Bari, patrocinato dal Consiglio Regionale della Basilicata.

Le opere di Rui Chafes sottostanno continuamente ad un progetto di dialogo con lo spazio e il contesto architettonico. Esse agiscono in luoghi differenti, dall’antro della galleria e del museo agli scenari naturali del parco o della spiaggia oceanica. Questa volta Chafes concepisce un itinerario progettato al di fuori dei canoni della scultura, secondo una sorta di “anti-scultura”, oscura e indecifrabile, che “prende parte” al luogo espositivo. Le opere per Matera diventano delle anime vaganti, presenze inquietanti all’interno di un sito arcaico, mitico e umano al tempo stesso. Dentro l’architettura liturgica (nicchie e nervature, calotte absidali e volte a crociera, o a tenda) queste “anti-sculture” agiscono in osmosi con l’interno e l’esterno dello spazio, nonché in simbiosi con l’umano e il sacro.

Spesso le sculture eteree e dinamiche di Chafes rammentano dei corpi astratti e organici, avvicinabili alla metamorfosi degli esseri. A volte la loro presenza fisica trasmette la sensazione di un pulsare vivo che stabilisce un legame intimo e magico con lo spazio circostante. Il materiale utilizzato dall’artista è sempre l’acciaio, che, dipinto di nero, conferisce alle opere un aspetto “visionario”, generato da relazioni con un discorso interiore, in controtendenza rispetto alla dimensione fluida del mondo globale in cui prevale la rapidità e la scomparsa dello spazio-tempo.

A Chafes viene in mente il connubio tra divino e terreno setacciato da Pier Paolo Pasolini nel film “Il Vangelo secondo Matteo”. Pensando a Pasolini Chafes intitola la mostra Entrate per la porta stretta (in riferimento alle parole del Cristo: “Quanto é stretta la porta e angusta la strada che conduce alla vita e pochi quelli che la trovano”). Questo progetto chiama in causa da una parte i “principi etici” che Pasolini ha rivendicato nel suo film (il Cristo che, nella sua lotta contro l'ipocrisia religiosa e la brama di potere, si spinge a porsi come “figlio di Dio”, affermazione punita con la morte), dall’altra l’architettura religiosa e civile di Matera, con i suoi antri ancestrali, con i “suoi labirinti umani fatti di sassi e isolamento”. Simile ad un volatile che attraversa il cielo senza lasciare traccia, a Matera l’opera di Chafes diventa divina apparizione così come divino e mitico appare il Cristo di Pasolini.

Nel “Convicinio di Sant’Antonio”, complesso composto da quattro chiese rupestri [Sant’Antonio, San Donato, Sant’Eligio, San Primo o Tempe Cadute], Chafes elabora una ricca scena di opere: Inerme, quattro sculture simili a letti di ferro, letti di ospedale, oppure esseri animali, ciascuna nascosta in ogni ambiente sotterraneo - forse cripte o cappelle scavate nella roccia - delle quattro chiese; Mondo misterioso, due coppie di sculture che sembrano strumenti per camminare più in alto, “stampelle” o trampoli; Il tempo è il mio unico amico, quattro “scatole” nere in ferro, o meglio quattro parallelepipedi rettangoli inseriti perfettamente in vasche scavate nel suolo (probabili sepolture). Qui le scatole misteriose che si sollevano di poco dal pavimento non solo esprimono “pulsioni” di morte, ma anche la forma geometrica regolare in dialogo con lo spazio informe delle Chiese, in generale dei Sassi, e il tempo sospeso e fermo, una base meditativa, metafora dell’arte. Ed ancora, tra le navate arcuate e le cavità lenticolari (presbiteri laterali e vestiboli), appaiono Luna morta di freddo, un corpo sferico che si protrae al di là di una vasca in pietra; Il silenzio di Giorgio De Chirico e Il labirinto di Giorgio De Chirico, due sculture sospese dal soffitto, eco del mondo arcaico di De Chirico, Della povertà e della morte, piccole sculture come cucchiai o utensili per mangiare, senza una vera finalità d’uso, dalle sembianze zoomorfe, che intaccano lo spazio, agganciate ad alcune aperture che attraversano le pareti. Il titolo Della povertà e della morte deriva da Rainer Maria Rilke. Queste piccole sculture sembrano forme oniriche ossessive e terrifiche, quanto la malattia e la morte. Invece le tre lamiere di ferro incastonate nelle finestre, intitolate Lama, possiedono dei piccoli fori che “filtrano” la luce e rendono l’ambiente più scuro. Attraverso i piccoli fori delle lamiere si può scrutare la valle calcarea del Parco della Murgia Materana di fronte al Convicinio di Sant’Antonio.

La scena continua con Quel che è virtù per la società è dissolutezza per il santo, una scultura con due elementi concavi verticali simili a cucchiai che, dietro una parvenza di simmetria e regolarità, nasconde squilibrio e scompenso (uno stato di insicurezza), poi segue La vostra allegria è la vostra tristezza senza maschera, opera caratterizzata da una forma organica, ricordo del mondo animale, visione illogica e irrazionale, ed infine, posizionati di fronte al complesso chiesastico, L’oggi così lento e lo ieri così breve, due grandi coni neri, di circa 2,50 metri, posti sulla terra acre e rocciosa della valle. Due coni isolati e “metafisici” da osservare in lontananza: due corpi astratti che diventano forme alchemiche e “neo terrestri” da indagare.

Del progetto di Matera lo interessa quella temperatura metafisica della scultura in relazione al luogo, la connessione della ambigua profondità dello spazio alla sostanza misteriosa dei suoi interventi plastici, per i quali il visitatore giunge a spiare, nel caso di Lama, la steppa della valle esterna quasi fosse un interno segreto da conoscere. L’arte di Chafes innesca un processo di riverberi tra i diversi livelli di lettura e appropriazione da parte del fruitore, costringendolo ad un “viaggio” dall’esistenza ordinaria al mondo fantasticante. Su questa via il luogo espositivo perde i connotati di contenitore ospitante convenzionalmente neutralizzato per divenire esso stesso ambito attivo dell’opera: il luogo, gli artifizi plastici, tutto si fa opera in una trama correlata di rimandi, livelli di memoria subconscia (sogno, morte, dolore) e introiezione.

Cenni Biografici

Rui Chafes è nato a Lisbona nel 1966. Dal 1984 al 1989 frequenta il corso di Scultura della Facoltà di Belle Arti di Lisbona, tra il 1990 e il 1992 studia con Gerhard Merz alla Kunstakademie di Düsseldorf. Chafes entra in contatto con un ground culturale: il Romanticismo tedesco, il medioevo gotico e tardo (il ruolo della luce, del peso/forza, l'equilibrio delle forme, il rapporto con la natura, con lo spazio circostante e con l'Uomo), i romantici tedeschi, quali Novalis, Goethe, Kleist, fino allo scultore gotico Tilman Riemenschneider e Andrej Rubliov. Durante il suo soggiorno in Germania, traduce i Frammenti di Novalis (Novalis’ Fragmentos). Inoltre è affascinato da Andrej Tarkowsky, Friedrich Hölderlin, Rainer Marie Rilke, Nietzsche, Beckett, ecc. Nel 1995 Chafes rappresenta il Portogallo alla Biennale di Venezia (con José Pedro Croft, Pedro Cabrita Reis) e nel 2004 partecipa alla Bienal de Sao Paulo. Tra le mostre personali ricordiamo: Würzburg Bolton Landing, Centro de Arte Moderna da Fundação Calouste Gulbenkian, Lisboa, 1995; Durante o fim, Sintra Museu de Arte Moderna Colecção Berardo, Palácio Nacional da Pena, Parque Histórico da Pena, Sintra, 2000; Kranker Engel, S.M.A.K., Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Gent, 2001; nel 2002, El alma, prisión del cuerpo, Galeria Juana de Aizpuru, Madrid; Leçons de ténèbres, Galerie Cent8- Serge Le Borgne, Paris; Ash flowers, Esbjerg Kunstmuseum, Esbjerg, 2003, nel 2004, Ash flowers, Kunsthallen Nikolaj, Copenhagen, Danmark, nel 2005, Comer o coração (com Vera Mantero), Centro Cultural de Belém, Lisboa; Augenlicht, Museum Folkwang, Essen; Fora! (com Pedro Costa), Museu de Arte Contemporânea de Serralves, Porto; nel 2007, Onde estou?, Fondazione Volume!, Roma, Italia; Nocturno, Fundação Eva Klabin (Projeto Respiração), Rio de Janeiro, Brasil; Eu sou os outros, Galeria Graça Brandão, Lisboa, A mesma origem nocturna, Jardim Botânico, Coimbra, 2008

Luogo espositivo: Sassi di Matera Convicinio di Sant’Antonio, Parco della Murgia, MUSMA - Matera

Ingresso: gratuito

Inaugurazione: sabato 26 novembre 2011- ore 18.30

Periodo espositivo: 26 novembre 2011– 31 gennaio 2012

Cura:Giacomo Zaza

Organizzazione: Respira Puglia s.r.l.

Via Melo da Bari, 70 – 70121 Bari

skype: respira puglia

Ufficio stampa e Comunicazione: Michela Casavola

Oderberger strasse 43 – 10435 Berlin

skype: michelacasavola

Igor Borozan presenta " Las Ventas"


Corrida si corrida no, “Abbozzo pittorico” del maestro Borozan testimonianza artistica delle contemporanee contraddizioni europee.

Con la serie “Las Ventas” ispirata alle corride e catalogata nel libro d’arte Abbozzo pittorico, il maestro Igor Borozan intende rendere omaggio alla cultura europea raffigurata attraverso il toro, da sempre simbolo del “nuovo continente”. “Las Ventas” è sicuramente uno dei capitoli più intriganti che, ispirato alla terra di Spagna, ben si adatta ad un contesto più ampio quale quello europeo.

Sin dall’antichità. si è sentito il bisogno di stabilire dove finiva l’Europa e dove cominciava l’Asia. La terra europea era, come oggi, abitata da gruppi umani che svilupparono una propria civiltà ed è stato inevitabile che venissero a contatto scatenando così conflitti. Agli scontri si è affiancata la consapevolezza dei numerosi elementi comuni, che uniscono le varie popolazioni europee: primi fra tutti l’apporto della civiltà greca, diffusasi in modo uniforme nel bacino mediterraneo, la colonizzazione romana e in seguito nel periodo medievale l’unificazione religiosa e il riconoscersi come una “Respublica Christiana”, che tuttavia verrà meno col passare del tempo e l’avvento degli stati nazionali. Nel corso dei secoli l’Europa ha mantenuto la propria omogeneità culturale, pur con le dovute diversità, e grazie alla consapevolezza di “esistere”, di appartenere ad una medesima civiltà si è giunti a costituire un’unione sovranazionale e ad inserire nella coscienza degli europei l’idea di “Europa”.In questa ottica si inserisce l’opera di Borozan, “Las Ventas”, una serie di dieci opere dove protagonisti sono un toro scuro e una camicia bianca, che traducono in chiave moderna un simbolismo surrealista di rara intensità, riflesso delle moderne contraddizioni che caratterizzano la nostra epoca e delle molteplici conflittualità tra tradizione ed etica che si vanno evidenziando.

Da sempre innumerevoli artisti hanno rappresentato il mito d’Europa raffigurando la principessa fenicia rapita da Zeus trasformatosi appunto in toro, simbolo di vita, nutrimento e fertilità. Eccezionale l’opera di Miguel Barcelò per l’ultima corrida tenutasi a Barcellona lo scorso 25 settembre dove primeggia la figura del toro sull’arena.

Il toro quindi come simbolo di una Europa fatta di storie e tradizioni diverse ma comunque unite da un sottile filo conduttore che la rende poliedrica ed unica al contempo.

martedì 25 ottobre 2011

Fotografie Lenticolare di Karen Graffeo alla SACI Gallery, Firenze

La Galleria SACI in Palazzo dei Cartelloni, via Sant’Antonino 11, Florence, presenta:

“Re:re:fwd:Forward”
Fotografie Lenticolare di Karen Graffeo e Composizioni Musicali di Rusty Banks
25 ottobre – 18 novembre


Inaugurazione: martedì 25 ottobre ore 19:30

La SACI Gallery è orgogliosa di presentare un’installazione ad opera di Karen Graffeo, professoressa associata di fotografia presso l’Università di Montevallo, e del compositore Rusty Banks, insegnante di musica presso la Millersville University.

La mostra presenta una serie di fotografie lenticolari realizzate recentemente da Karen Graffeo. Il processo fotografico lenticolare consiste in una stratificazione tridimensionale che permette di osservare la fotografia come movimento o come una breve animazione. Le fotografie in mostra fondono immagini di paesaggi, cielo, acqua e forme umane.

Karen Graffeo ha fotografato immagini luminose e notturne, catturando scorci di terra e ambienti acquatici durante i suoi viaggi in Italia, Romania, New Mexico, e Turchia. L’installazione testual-fotografica presenta l’impatto del viaggio: il viaggio della luce e del buio attraverso la terra, e l’impatto del viaggio sullo spirito e sulla mortalità umana.

L’installazione fotografica/testuale fonde terra, cielo, notte, giorno e immagini figurative per generare un inventario visivo al contempo spaventoso, meraviglioso e misterioso: i doni dell’età. L’installazione include video, testi e fotografie lenticolari con l’intento di celebrare gli aspetti sacri del viaggiare, focalizzando l’attenzione in particolare sul viaggio che è l’invecchiamento.

Karen Graffeo è un’artista multimediale che lavora con la fotografia sia in modo creativo che per scopi documentaristici – come nel progetto di documentazione fotografica di campi ROM europei, sul quale ha lavorato per oltre otto anni. Lavora inoltre su opere performative e installazioni. Le sue opera sono state esposte in numerose mostre personali, tra cui una residenza per l’insegnamento e la creazione di installazioni presso la Ulster Art Academy a Belfast, Irlanda del Nord ed una mostra presso la SACI nel Marzo 2007. Ha portato la mostra documentaristica continuativa “Let Us Now Praise the Rom” a Parigi, in Italia, Romania, e ad Ithaca, New York. . Ha anche tenuto lezioni riguardo a gruppi ROM costretti alla rilocazione a causa di terribili condizioni umanitarie o per cause politiche. Nel Novembre 2005 i suoi lavori sono stati presentati presso la Miami Basel Art Fair dal curatore Newyorkese Franklin Sirmans all’interno della sua rassegna sull’auto-ritratto fotografico. Sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, e sono state in mostra in Giappone, a Parigi, New York, San Francisco, in Irlanda e a Birmingham.

Le opere di Karen Graffeo sono apparse sulle seguenti riviste: Aperture Magazine, Contemporary Southern Photographers, Luglio 1989; Number Magazine, The Seven Virtues of Photography, Primavera 1990; Black and White, An Australian journal of contemporary figurative photography, Autunno 1997. Inoltre sono state incluse: nel libro curato da Nelson Blancourt, Visions of Angels, pubblicato nel 1996 dalla S Editions, parte della Smithmark Publishers; nel libro Our Grandmothers, pubblicato nel 1998 da Stewart, Tabori and Chang; e in numerose pubblicazioni scientifiche ed online.

Karen Graffeo ha ricevuto , presso l’Università di Montevallo, il premio University Scholar nel 2005 per il suo progetto sui campi ROM. Oltre a visitare campi ROM in Romania, Francia ed Italia, ha organizzato progetti di cucito per donne e ragazze ROM appartenenti al campo di Poderaccio, vicino a Firenze. Karen Graffeo ha organizzato un collettivo di performance art che include artisti sia emergenti che professionisti, e studenti. I suoi lavori performativi hanno ricevuto 2 borse di studio dal Contemporary Arts Center di New Orleans, nel 1993 e nel 1989.

La SACI Gallery è aperta dal Lunedì al Venerdì ore 9-17, sabato e domenica ore 13-19. La Gallery rimarrà chiusa i giorni 29/30 ottobre e 5/6 novembre. Ingresso gratuito.

SACI Gallery
Palazzo dei Cartelloni
Via Sant’Antonino, 11
Firenze, Italy
T 055 289 948
gallery@saci-florence.edu
www.saci-florence.edu

lunedì 24 ottobre 2011

THE NIGHTMARE BEFORE HALLOWEEN sabato 29 ottobre @ Comics BLVD - Roma


COMICS BOULEVARD

presenta
THE NIGHTMARE BEFORE HALLOWEEN

SABATO 29 OTTOBRE 2011 DALLE ORE 20.00
PARTY IN MASCHERA - HORROR MAKE-UP SU RICHIESTA
Presso la fumetteria
“COMICS BOULEVARD”
via dei Latini 31 (Roma, San Lorenzo)
tel. 06.45.50.42.50


PUNK, L'ULTIMA RIVOLUZIONE




PUNK, L’ULTIMA RIVOLUZIONE
27 ottobre – 4 dicembre 2011

ONO Arte Contemporanea
Bologna – Via Santa Margherita, 10


INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
Giovedì 27 Ottobre 2011 ore 18.00



Giovedì 27 Ottobre 2011 alle ore 18 verrà inaugurata a Bologna la mostra “Punk, l’Ultima Rivoluzione” ideata, realizzata e promossa da ONO Arte Contemporanea.
La mostra bolognese presenterà un centinaio di opere, tra cui lavori di noti fotografi che espongono tutt’oggi nei musei di tutto il mondo, grafica, poster ed editoria d’epoca e contemporanea. Un percorso espositivo studiato appositamente per un pubblico preparato e non, che guiderà il visitatore facendogli rivivere il contesto storico.

I protagonisti dell’esposizione sono quattro: un negozio in 430 King’s Road, Margaret Thatcher, il Giubileo datato 1977 della Regina Elisabetta e i Sex Pistols. Essi illustrano non solo la scena musicale Punk ma anche tutta la rivoluzione socio-culturale nata da ed intorno ad essa in soli tre anni, dal '77 al '80. Saranno infatti i protagonisti dell’epoca il fulcro centrale della mostra, il vero tema portante, condividendo con noi i loro racconti e le loro testimonianze.

La prima sezione partirà dal negozio di Malcom McLaren e Vivienne Westwood al 430 di King's Road, che dopo vari cambiamenti di nomi divenne SEX. Dal 1977 si trasforma nella culla del movimento Punk, coinvolgendo creativi, grafici, artisti e musicisti. Ed è sempre qui che si formano i Sex Pistols, il gruppo creato da McLaren e Steve Jones (chitarrista) con a capo Johnny Rotten (alias John Lydon), Paul Cook (batterista) e Glen Matlock (bassista), sostituito nel 1977 da Sid Vicious, nonostante le sue limitate capacità di musicista. I Sex Pistols non durarono molto, i veri motivi dello scioglimento sono ancora oggi ignoti, a parte la morte di Sid Vicious per overdose, è ancora molta la confusione anche su chi manipolasse chi e su quali fossero le dinamiche che hanno spinto il movimento al di là della propria reale portata e dimensione, facendone un fenomeno mondiale che nasce e muore schiantandosi su se stesso in pochi mesi.
La mostra prosegue con una sezione dedicata alla Regina Elisabetta II e al Giubileo d’Argento del 1977, in quella settimana i Sex Pistols fecero uscire la canzone “God save the Queen”, che venne immediatamente percepita come un attacco alla regina e per questo cancellata dai programmi televisivi, e fecero il famoso concerto sul Tamigi in seguito al quale vennero arrestati. Una terza sezione è dedicata a Margaret Thatcher. Queste due donne non solo sono state protagoniste e scrittrici della difficile storia di quel periodo ma anche oggetto della rabbia dei vari artisti sia in campo musicale che in quello delle arti visive, settori in fondo difficilmente separabili all'interno del Punk.

Quando si entra nel nucleo più significativo e consistente della mostra, quello dedicato alla scena musicale, si possono ammirare splendide foto originali di professionisti di fama internazionale come John Tiberi, David Corio, Bob Gruen, William English, Berry Plummer, Michael Putland, Eileen Polk, Paul Zone, Phil Grey. Alcuni di loro erano già famosi, altri lo sono diventati in seguito a questi scatti.
Per l’occasione la maggior parte dei protagonisti dell’epoca sono stati contenti di poter contribuire con testimonianze, commenti inediti e fotografie firmate.
Una magnifica selezione di scatti ai gruppi inglesi come i Sex Pistols, Clash, Siouxsie and the Banshees, Adam and the Ants e ai protagonisti americani come i Ramones, New York Dolls, Blondie, Lou Reed, da testimonianza di una approfondita preparazione dell’argomento e oltre alle immagini delle varie performance sul palco, si da anche uno sguardo più intimista ai diversi artisti, scegliendo di esporre fotografi che li hanno immortalati prima e dopo essere andati in scena.

Il titolo della mostra non è casuale. Si riferisce infatti ad una lettura storica che individua nel movimento Punk, l’ultima cultura giovanile ad aver avuto la possibilità di un autentico spazio creativo non preconfezionato dai mass media.
Il movimento punk che fonda la sua identità sulle immagini di massa utilizzate come strumenti contro la società, era una rivoluzione breve ma intensa che ha innovato non tanto la musica ma soprattutto il tessuto sociale, la moda, la letteratura, la cultura giovanile e la grafica che ha creato una forte memoria fino ai giorni nostri.

Per fare un omaggio alla città la Ono è riuscita a reperire fotografie uniche che riprendono il concerto dei Clash che si tenne in Piazza Maggiore nel 1980 il 1° Giugno, organizzato dal Comune di Bologna.

Si ringrazia per la gentile collaborazione Baggins Book Bazaar e Andrew Wade che gestisce il sito www.only-anarchists.co.uk

Informazioni utili:

Titolo : “Punk, l’Ultima Rivoluzione”
Date: Dal 27 ottobre al 4 dicembre 2011
Orari di apertura: dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 21:30
• Luogo
: Ono Arte Contemporanea
Indirizzo: Bologna - Via Santa Margherita 10
Informazioni per il pubblico: 051 262465
Sito internet: www.onoarte.com
E-mail:vittoria@onoarte.com maurizio@onoarte.com elena@onoarte.com
Agenzia di comunicazione:
Culturalia di Norma Waltmann

Bologna, Vicolo Bolognetti 11
Tel. 051 6569105 fax 051 29 14955; 392-2527126
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