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giovedì 8 settembre 2016
Mostra Vito Volterra. Il coraggio della scienza
Il Consiglio nazionale delle Ricerche ricorda la figura e l'opera del suo primo presidente attraverso la mostra: 'Vito Volterra. Il coraggio della scienza', aperta dal 12 settembre al 9 novembre presso il Museo Ebraico di Roma (Via Catalana). Vito Volterra (Ancona, 1860 – Roma,): scienziato, senatore, fondatore del Cnr e della Società italiana per il progresso delle scienze (Sips), presidente dell'Accademia dei Lincei.
Matematico, pioniere dell'analisi funzionale e della biomatematica, unì autorevolezza scientifica e visione strategica, perseguendo l'obiettivo di una società basata su un forte rapporto tra università, ricerca pubblica, politica e industria.
Fu animato dalla convinzione dell'unicità della cultura e del suo ruolo di volano dello sviluppo, coinvolse nuovi campi di studio, in una visione di respiro ampio e internazionale. Non minore fu il suo coraggio civile.
L'esposizione, progettata e organizzata dall'Ufficio stampa Cnr, ripercorre le tappe salienti della vita dello scienziato attraverso documenti, immagini, oggetti e video. Dagli anni giovanili (vinse la cattedra all'Università di Pisa a 23 anni) all'eredità scientifica, dalla sua statura di scienziato internazionale al trasferimento a Roma, dai momenti privati come il matrimonio con Virginia Almagià e i soggiorni nel villino di Ariccia alle cariche nelle più prestigiose istituzioni italiane e mondiali.
Dall'impegno come volontario nella Grande Guerra, alla nascita del Consiglio Nazionale delle ricerche nel 1923, fino al periodo del Fascismo: Volterra firmò il Manifesto degli intellettuali antifascisti e rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà imposto dal regime ai professori universitari, subendo l'estromissione da tutti gli incarichi pubblici. Le sue condizioni di vita peggiorarono con l'emanazione delle leggi razziali nel 1938.
La mostra è curata da Sandra Fiore e Maurizio Gentilini, con il coordinamento di Marco Ferrazzoli e la collaborazione tra gli altri dell'Accademia dei Lincei, da dove proviene la maggior parte dei documenti, di Virginia ed Enrico Volterra, Roberto Natalini direttore dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M. Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Giovanni Paoloni, Università 'La Sapienza', Alfea cinematografica, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino – Golda International Events, Marco Panella - Artix. Ed è realizzata in collaborazione con il Museo Ebraico, nell'ambito del Festival Internazionale di cultura e letteratura ebraica di Roma (10-14 settembre), che prevede tra gli altri appuntamenti una mostra su Rita Levi Montalcini gli incontri 'La scienza in cucina. Dalla terra allo spazio' e 'Guardare il futuro' conversazione con Mauro Moretti ceo Leonardo- Finmeccanica, moderati da Marco Panella, la proiezione 'Der Golem' di Paul Wegener con sonorizzazione dal vivo, la performance teatrale di Ketty di Porto e Alessandro Vantini (www.festivalletteraturaebraica.it).
"L'autorevolezza scientifica dava a Volterra quell'autorità 'politica' che gli consentì di realizzare, in particolare con l'istituzione del Cnr, il suo sogno visionario di una nuova società basata sulla scienza" commenta Massimo Inguscio, Presidente del Cnr. "Alcune vicende illustrate nella mostra si prestano a considerazioni utili per i tempi presenti: l'importanza della mobilità, le relazioni internazionali, l'interdisciplinarità, la sinergia tra enti ed istituzioni diverse, l'unicità della cultura e il saper combinare creatività scientifica e senso strategico. La visione di Volterra è uscita vincente".
La scheda
Chi: Consiglio Nazionale delle Ricerche, Museo ebraico, Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica, Accademia Nazionale dei Lincei, Alfea Cinematografica
Che cosa: mostra: 'Vito Volterra. Il coraggio della scienza'
Quando: 12 settembre, ore 19.30 inaugurazione; mostra visitabile fino al 9 novembre
Orari: fino al 30 settembre, da domenica a giovedì, 10-18; venerdì 10-16.
Dal 1 ottobre: da domenica a giovedì: 10-17; venerdì 9-14.
Dove: Museo Ebraico di Roma, via Catalana
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martedì 6 settembre 2016
Apre la Retrospettiva di Luca Moretto al Woland Art Club / Luca Moretto’s retrospective opens at the Woland art club
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lunedì 5 settembre 2016
MUSEO MARCA, Catanzaro. Gianluigi Colin: No News, Good News | 16 settembre - 30 ottobre 2016
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A cosa serve altra arte?
A cosa serve altra arte?
Ho conosciuto Emilio Prini e ogni volta che lo incontravo il discutere con lui mi forniva spunti di riflessione illuminanti e singolari che elaboravo sempre in un secondo tempo, e che ho verificato essermi stati utili per approcciarmi nella giusta maniera nei confronti dell'arte contemporanea, ma allo stesso tempo, potrebbero anche essere stati la mia rovina, un giorno riuscirò a capire anche questo, forse. Ricordo bene uno di questi che ho descritto in uno dei miei pizzini su Juliet. Ciao! Grande Emilio, che hai insediato, inserito, incastrato nella mia mente una di quelle domande alle quali è diventato, ormai, quasi impossibile rispondere, ma alla quale è forse, ora come ora, anche inutile provare a rispondere. Rimane comunque innegabile che questo interrogativo mi ha accompagnato per un lungo tratto del mio percorso artistico, e continua a farmi compagnia nel bene e nel male. Qui sotto quel famoso pizzino del 2008 pubblicato su "Juliet" n.134:
"Qualche anno fa a via del Corso a Roma ho fatto un incontro e la riflessione che n’è scaturita mi pare tutt’oggi più che mai valida, e per questo motivo ve la racconto. Appena fuori al portone della famosa galleria ero sul punto di incamminarmi quando ho incontrato Emilio Prini. Andava anche lui all’inaugurazione e dopo avermi salutato mi ha fatto immediatamente notare una vetrina nella quale erano accuratamente esposti capi di abbigliamento a suo parere orribili. Effettivamente era così: quel negozio d’abbigliamento per uomo (che si trovava proprio di fianco al portone in questione) esponeva cardigan antiestetici, maglie con fantasie stantie, camicie con colletti improbabili. L’insieme aveva delle tinte improponibili, ed i completi erano di un taglio, né vecchi al punto tale da far tendenza, né tanto meno conformi alla moda più becera. In seguito ho ripensato a quella serata e mi sono reso conto di essere stato più stimolato dalla riflessione nata da quell’incontro davanti all’improbabile vetrina che non dal vernissage. Forse, la vera mostra era proprio lì, accanto a quel portone, ma chissà perché tutti si ostinavano a oltrepassarlo per poi salire in galleria. E se gli artisti invece di fare solo mostre riflettessero di più sulle cose quotidiane? A che cosa serve produrre altra arte quando ce n’è già tanta? Creare uno stato di pensiero su quello esistente non potrebbe forse essere più utile? Non ditelo a Robert Storr lui di riflessione filosofica, sociologica o politica non è dato sapere quanto ne capisca.* Ma sarà vero? O l’ha detto per evitare le critiche dei così detti "Artisti impegnati", che sono da sempre quelli più rognosi e polemici, e bravi a creare solo problemi?"
pino boresta
* sono parole sue
mercoledì 31 agosto 2016
Il Museo Castromediano alla mostra internazionale "Coco Chanel. La donna che legge"
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