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venerdì 8 dicembre 2017

Salerno, “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO”


GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
“CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO”
a cura di Sandro  Bongiani
Presentazione critica di Piero Cavellini
(In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia)

Dal 22 dicembre 2017  al  31 marzo 2018
Inaugurazione:  venerdì  22  dicembre  2017,  ore 18.00
                       
S’inaugura  venerdì  22  dicembre 2017,  alle ore 18.00,  la mostra  Personale dal titolo “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA  A  DOMICILIO” a cura di Sandro  Bongiani  che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista italiano Guglielmo Achille Cavellini, presentando,  in collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia  la serie di 77  francobolli, alcuni ancora inediti,  in una mostra  volutamente  “virtuale”,  come logico sviluppo delle mostre  realizzate dall’artista a domicilio,  tra opere ad acrilico, intarsio, carbone, legno, collage,  pennarello, serigrafia, fotografia e studi grafici preparatori creati nel corso degli anni 70’ e 80’ sotto forma di Artistamp, con il fine d’indagare  una parte  significativa del lavoro  di Cavellini ancora non  del tutto conosciuto. 

Nella sua ininterrotta navigazione nel territorio dell’arte GAC ha ricercato senza sosta segnali  chiarificatrici che rendessero esplicito la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale. 

In tale contesto nascono i primi francobolli, nella seconda metà degli anni Sessanta, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale. 

Una vita dedita totalmente all’autostoricizzazione, diffusa ampiamente dal 1970 in poi  con mostre e cataloghi a domicilio, manifesti, spille, stickers, cimeli, francobolli, performance, happening, attendendo e programmando la celebrazione ufficiale del 2014 in concomitanza con il centenario dalla sua nascita, nel veneziano Palazzo Ducale e nei musei più prestigiosi del mondo.

Scrive Piero Cavellini nella presentazione alla mostra: “ E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo.  E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”. 

E’ in questo periodo, quindi, che usa un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014 .   Ne risulta  la composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui il francobollo diviene il territorio privilegiato con cui tenta di eternizzare il proprio stato.


BIOGRAFIA  di  GUGLIEMO ACHILLE CAVELLINI  

GAC (Guglielmo Achille Cavellini)  è stato un importante studioso e collezionista dell'arte astratta europea. Dalla metà degli Anni '40 esordisce con disegni e ritratti. Nel '60, si dedica invece alla sperimentazione: alcuni esempi del suo lavoro sono spesso legati a citazioni, vere e proprie elaborazioni di celebri opere che ne fanno un autentico attore nella messa in scena dell'arte. 

GAC mette in pratica la sua teoria dell'autostoricizzazione: il fare da sé nel costruirsi attorno l'alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non è un atto di megalomane autorappresentazione, bensì l'innescarsi di una procedura alternativa: una rivoluzione all'interno della comunicazione artistica. Andy Warhol si mette a ritrarre Cavellini, e il geniaccio GAC rende omaggio a Andy con il francobollo "Le Marilyn di Warhol" (1984). 

L’utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), è lo strumento del suo operare. 

Nascono i Teatrini e i  francobolli d’artista attraverso i quali viene reso omaggio ai geni della pittura: Picasso, Lèger, Matisse, Braque e nasce, anche, l’amore per la Mail Art, movimento libero  e democratico che permette a GAC di avere  contatti e confronti importanti con tanti artisti sparsi su tutto il pianeta.



mercoledì 16 agosto 2017

Salerno / MARCEL DUCHAMP 1887 - Area di Confine Porta Duchamp

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
PAVILION  LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY  / 1887 - Kurt Schwitters & Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno. 

Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017

Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017. 
     
MARCEL  DUCHAMP  / 1887 – Area di Confine  Porta Duchamp
Mostra collettiva internazionale  dedicata  a  Marcel Duchamp
a cura di Giovanni  Bonanno / Secondo  evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Dal 28 agosto al 26 novembre 2017
Inaugurazione:  lunedì  28 agosto  2017,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it   
Web Gallery:
http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00 

Per i 130 anni dalla nascita  di  Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968), lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a Marcel Duchamp e Kurt Schwitters    che riassumono compiutamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Nell’assemblage tridimensionale “Etant Donnés” Duchamp lavora in gran segreto nell'ultimo ventennio della sua vita. Nel 1968, al momento di lasciare New York per andare a trascorrere l'estate in Europa, il lavoro è ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera  ancora assai poco conosciuta nasce nel bisogno  di porsi al di là, di definire  e mettere in forma totale una possibile estensione dell’altro, nella  necessità  ulteriore di metabolizzare la  realtà. Un’invenzione giocata a tutto campo su  proiezioni di frammenti e“universi possibili”, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. In questa   seconda collettiva internazionale sono presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema omologato  dell’arte ufficiale. 

Artisti: 
Marcel Duchamp, Francia I Ruggero Maggi, Italia I John M. Bennett, Usa I Luisa Bergamini, Italia I Vittore Baroni, Italia I Fernanda Fedi, Italia I Emilio  Morandi, Italia I Pier Roberto Bassi, Italia I Mauro Molinari, Italia I Rosa Gravino, Argentina I Leonor Arnao, Argentina I Linda Paoli,  Italia I  Lancillotto  Bellini, Italia I Anna Boschi, Italia I Stathis Chrissicopulos, Grecia I Rosalie Gancie,  Usa I Daniele  Virgilio, Italia I Antonio  De Marchi Gherini, Italia I Claudio Grandinetti, Italia I  Carmela Corsitto,  Italia I Alfonso  Caccavale, Italia I Maya Lopez Muro, Italia I Franco Altobelli, Italia I Lucia Spagnuolo,  Italia I Clemente Padin, Uruguay I Renata e Giovanni Strada, Italia I Willemien Visser, Germania I Bruno Cassaglia, Italia I Lamberto Caravita, Italia I C. Mehrl  Bennett, Usa I Borderline Grafix, Usa I Daniel  Daligand,  Francia I Carlo Iacomucci, Italia I Mabi Col, Italia I Guido Capuano, Italia I Francesco Aprile, Italia I Gino Gini, Italia I Pascal Lenoir, Francia  I Adolfina De Stefani, Italia I Carl Baker,  Canada I Virginia Milici, Italia I Oronzo Liuzzi, Italia I Giovanni Bonanno,  Italia I Marcello  Diotallevi,  Italia I Donjon Evans, Usa Maria Josè Silva - MIZE', Portugal Laura Agostini,  Italia I David Drum, Usa I Lilian Pacheco, Brasile I Antonio Sassu, Italia I Jacob de Chirico, Italia I Cesar Reglero Campos, Spagna I Domenico Severino, Italia I Roberto Scala, Italia I Angela Caporaso, Italia I Claudio Romeo, Italia I Cinzia Farina, Italia I Marina  Salmaso, Danimarca I Maribel Martinez, Argentina I Rosanna Veronesi, Italia I Remy  Penard, Francia I Fulgor C. Silvi,  Italia I Mighel  Jimenez, Spagna I Ramona Palmisani, Italia I G. Franco  Brambati, Italia I Rossana Bucci, Italia I Rolando  Zucchini, Italia I Cecilia Bossi, Italia I Maria Teresa Cazzaro, Italia I Mauro Dal Fior, Italia I Joey  Patrickt, Usa  I Josè Luis Alcalde Soberanes, Mexico.


BIOGRAFIA 
MARCEL DUCHAMP (1887-1968) Biografia Henri-Robert-Marcel Duchamp nasce il 28 luglio 1887 nei pressi di Blainville, in Francia. Nel 1904 frequenta i corsi di pittura all'Académie Julian fino al 1905. Le sue prime opere sono di stile postimpressionista. Espone per la prima volta nel 1909 al Salon des Indépendants e al Salon d'Automne di Parigi. I suoi dipinti del 1911, in stretto rapporto con il cubismo, tendono tuttavia a rappresentare immagini successive di un corpo in movimento. Nel 1912 dipinge la versione definitiva di Nudo che scende le scale: l'opera viene esposta al Salon de la Section d'Or dello stesso anno e in seguito, nel 1913, all'Armory Show di New York, dove susciterà grande scalpore. Le idee iconoclastiche e radicali di Duchamp precorrono la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica a forme d'arte sperimentali elaborando disegni meccanici, studi e annotazioni che verranno inclusi nella sua grande opera degli anni 1915-23, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche. Nel 1914 realizza i primi “readymade” (oggetti di uso comune, a volte modificati, presentati come opere d'arte) destinati ad avere effetti rivoluzionari per molti pittori e scultori. Nel 1915 Duchamp soggiorna per la prima volta a New York. Dalla metà degli anni '30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Si stabilisce in modo definitivo a New York nel 1942 e diviene cittadino statunitense nel 1955. Negli anni '40 è in contatto con i surrealisti emigrati a New York e con essi espone varie volte. Nel 1946 comincia a realizzare Etant donnés, un grande assemblage al quale lavorerà segretamente per i successivi vent'anni. Muore a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, il 2 ottobre 1968. 

giovedì 11 maggio 2017

PAVILION LAUTANIA VIRTUAL VALLEY


SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

 1887 - Kurt Schwitters &  Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno. 
  
Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia  2017 



LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY
“UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente” 
Kurt Schwitters “1887 - KURT MERZ / ECOLOGY”

Testo critico di Giovanni Bonanno

KURT SCHWITTERS / 1887- Kurt Merz/Ecology

Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery, in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017 intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”,   a due artisti dadaisti come Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp nati nel 1887, che sintetizzano magnificamente il concetto  d’indagine inteso come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Una invenzione a tutto campo giocata su  “universi possibili” tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. 

Lo Spazio Ophen dopo aver dedicato l’attenzione nel 2015, in occasione della precedente Biennale di Venezia a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen,  “dentro e fuori il corpo”, (The World's  Futures / Inside and outside the body), intende ora indagare il lavoro dei  due artisti  dadaisti e globali  tra “Aperto e Chiuso / Closed and Open” con due  rispettive mostre a loro dedicate volte ad approfondire ciò che sottende il processo creativo. Lo studio abitazione dell’artista, nella dimensione creativa, temporale e spaziale definisce l’estensione verso l’altro nella  necessità di metabolizzare e trasformare la  realtà.

Per questa prima mostra collettiva internazionale dedicata a Schwitters, in occasione della ricorrenza dei 130 anni dalla nascita  (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948),  sono state inviate a diversi artisti contemporanei  delle postcard con la foto del primo Merzbau, per intenderci quello di Hannover del 1923 - 1943, l’assemblaggio nella casa dell’artista, distrutto nel 1943, chiedendo a loro, nel rispetto del pensiero di arte totale di Schwitters,  un intervento “aggiuntivo” di  ideale condivisione, un  intervento per  “continuare” coscientemente e coerentemente l’opera di Schwitters,  che essendo “un work in progress”  non è destinato in alcun modo ad un possibile e definitivo completamento dell’opera. 

Del resto, i tre Merzbau, hanno avuto il triste destino di essere stati o distrutti (come per esempio quello di Hannover) oppure di  rimanere  non completati a causa della morte improvvisa dell’artista tedesco. In questa collettiva internazionale sono presenti 66 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema ufficiale  dell’arte. 

Cos’è Merzbau? 
Kurt Schwitters, protagonista solitario e isolato del dadaismo tedesco, dopo una breve fase espressionista e cubista, decise ben presto di abbandonare  i modi tradizionali  di fare pittura per preferire l’utilizzo di materiali poveri  sotto forma di collage con oggetti recuperati di ogni tipo. Uno dei suoi  primi collages porta il titolo di Merzbild (1919), dal frammento della parola (Com)merz che vi compare.  L’opera Das Merzbild del 1919, risulta già un assemblage con una composizione di vari materiali: fili e maglia metallica con corde, carta e cartone di vario tipo. 

Nella parte centrale dell’opera è presente in modo evidente la scritta “Merz”, ricavata da un’inserzione della Kommerz - und Privatebank. Quest’opera è andata dispersa dopo essere stata esposta in modo dispregiativo nella mostra nazista dell’arte e considerata degenerata. La parola Merz, come quella di “Dada”,  nata casualmente senza alcun significato, verrà attribuita a tutto diventando la cifra personale di tutta l'attività successiva dell’artista tedesco. 

Senza alcun dubbio la sua creazione più nota è un'installazione intitolata il Merzbau, costruita, con materiali trovati, detta dallo stesso artista  “Cattedrale della miseria erotica”, esistita ad Hannover tra il 1923 e il 1944 prima di essere distrutta dai bombardamenti. All'interno di questa costruzione ambientale, l'artista  aggiungeva  sviluppando lentamente frammenti di cose di recupero trovate. L'opera, intesa come un work in progress volutamente provvisorio, non si concluse mai. Dopo il 1945 si stabilì ad Ambleside e, grazie a un finanziamento del Museum of Modern Art di New York, poté dedicarsi alla realizzazione del terzo Merzbau, rimasto, dopo il secondo anch’esso incompiuto  a causa della prematura morte dell’artista in Gran Bretagna nel 1948.

Ecologia e arte totale
Tutto il suo lavoro ruota sul concetto  di “ecologia e arte totale” inteso come recupero di oggetti rimessi nell’ambiente. Hans Richter scrive di Schwitters:tutto ciò che era stato gettato via, tutto ciò che amava è ripristinato  con onore nella vita per mezzo della sua arte”. Noi consideriamo “rifiuto” la materia che ha esaurito la sua normale funzione mentre potrebbe essere  ripresa, riutilizzata come fonte di una nuova vita, ristrutturata per un nuovo scopo, per una nuova creazione. Secondo Schwitters, “la materia può essere trasformata, ma mai rimossa”. Tutto è rifiuto, per cui le cose devono essere costruite necessariamente utilizzando i frammenti delle cose trovate, non a caso possiamo parlare di “pensiero ecologico”.

Questa idea  verrà applicata a vari livelli e ad ogni aspetto del suo lavoro, dal collage alla grafica, dal testo poetico alla musica. L’opera d'arte rappresenta con lui  la visione essenzialmente ecologica e cosciente dell’arte e del mondo, con l’urgente bisogno verso il recupero dei materiali usati che gli altri considerano rifiuti. Alla base di questa insolita poetica nulla viene scartato ma riutilizzato e rimesso a nuovo uso.  L’opera, quindi, intesa come riuso di oggetti di rifiuto trovati diventa il fondamento di tutta l’attività dell’artista tedesco. 

Per usare la terminologia della cultura popolare e contadina – secondo noi – “Schwitters usa ogni parte del maiale”, perché del maiale si adopera  tutto e non si deve buttare nulla, neanche le ossa. Nel Merzbau di Hannover, l’artista  ha immesso le stesse idee sulle quali si fonda  tutta la produzione dei suoi collage, solo che diversamente dai collage di carta, lui stesso poteva vivere all'interno dello spazio, in una sorta di “collage tridimensionale” che conteneva i quartieri, le grotte e gli angoli nascosti dei ricordi e della memoria. Nel Merzbau del 1923, come per il territorio di una città, l’artista vi distingueva diversi quartieri e frazioni con una “cattedrale della miseria erotica”,  la cava dell’omicidio sessuale” in cui era presente una sorta di corpo femminile fratturato dipinto in rosso, una “grande grotta dell’amore” e  “una grotta di Goethe”. Praticamente un insolito labirinto ambientale, con una struttura costruita nel tempo a recuperare ossessioni oscure e  memorie autobiografiche.
Rimane l’opera omnia intesa come zona cupa della mente, di conseguenza, cresce a dismisura come una  grande città e le cavità, le valli, le grotte devono avere necessariamente una vita, una struttura propria e un carattere autonomo; una cavità ospita il tesoro scintillante dei Nibelunghi, mentre la grotta sex-crimine ha un orrendo cadavere mutilato di una ragazza sfortunata.  Lo stesso Schwitters descrive la costruzione del primo Merzbau:It grows the way a big city does…I run across something or other that looks to me as though it would be right for the KdeE, so I pick it up, take it home, and attach it and paint it, always keeping in mind the rhythm of the whole…As the structure grows bigger and bigger, valleys, hollows, caves appear, and these lead a life of their own within the over-all structure…Each of the caves or grottoes takes its character from some principle component. One holds the glittering treasure of the Nibelungs…and the Goethe grotto has one of his legs and a lot of pencils worn down to stubs…the sex-crime cave has one abominable mutilated corpse of an unfortunate girl…an exhibition of paintings and sculptures by Michelangelo and myself being viewed by one dog on a leash…a 10% disabled war veteran with his daughter, who has no head but is still well preserved…”(Schmalenbach, 132-33).
Ognuna delle grotte, quindi,  prende il suo carattere da qualche elemento principale; integrati all'interno della struttura vi erano i singoli santuari  dedicati a molti amici e autori dadaisti, con oggetti e frammenti del proprio corpo (una piccola bottiglia di urina, un’unghia,  interruttori rotti, bottoni, biglietti del tram, etichette colorate di formaggio Camembert, un mozzicone di sigaretta, bicchieri capovolti e persino una ciocca di capelli), utilizzati allo sviluppo e alla crescita progressiva dell’installazione ambientale. Con quest’opera non possiamo più parlare semplicemente di scultura, oppure di arredamento totale alla maniera delle ambientazioni del Bauhaus o di quelle futuriste. 

Ormai, l’opera  deve dilatarsi  oltre il quadro estendendosi in tutto lo spazio della stanza che lo ospita. Inizialmente l’artista di Hannover incominciò a occupare lo spazio del suo studio con una prima colonna centrale, aggiungendo poi anche le altre due costruite con una religiosità laica in maniera estensiva e casuale. In circa vent’anni di lavoro, questo particolare “environment” divenne una sorta di autoritratto autobiografico e speculare dei sui pensieri e dei  contatti sociali con gli altri. Un diario intimo fatto di immagini, di oggetti e di spazio con una costruzione  in corso  in fase di definizione. Luogo concreto e vivibile, dunque,  in cui l’artista depositava i pensieri e i propri oggetti più cari, le testimonianze più vere che  gli consentissero di colmare il vuoto e la distanza tra la vita di ogni giorno e l’arte. 

La struttura tridimensionale crebbe in maniera apparentemente disordinata e caotica  carica di particolari richiami  simbolici e affettivi divenendo, di fatto, “l’opera ecologica e globale di una intera vita” destinata a rappresentare simbolicamente un sistema olistico, ovvero, una  particolare concezione totale.  

Di certo, nel  Merzbau vi sono contenuti e accumulati  una  vasta e svariata gamma di  allusioni e di archetipi culturali addensati nello spazio a definire un procedere ciclico e temporale che emula e imita il procedere della vita cronologica nel suo farsi e disfarsi, con momenti passati sommersi e nascosti da quelli più recenti, come accade in una naturale crescita geologica o biologica. L’uso della ricercata funzione simbolica olistica da parte di Schwitters rende il Merzbau una occasione appropriata  per riflettere “in senso ecologico” su una particolare visione del mondo e sull’intero ecosistema del pensiero umano.          
Giovanni  Bonanno  13 aprile 2017.



Biografia
Kurt Schwitters  ‹švìtërs›,  - Pittore (Hannover 1887 - Ambleside 1948). Studiò all'accademia di Dresda (1909-14) e, dopo una fase espressionista e cubista, nel 1918 creò le sue prime opere astratte. 

Per la sua personalità e il carattere estroso, Schwitters. viene spesso accomunato al movimento dada, del quale tuttavia non fece mai parte effettiva, nonostante l'amicizia che lo legò prima a T. Tzara e H. Arp, poi a R. Hausmann e Hanna Höch, esponenti del dada berlinese. Ben presto abbando’ i tradizionali materiali pittorici, immettendo sulla tela, con la tecnica del collage, gli oggetti di scarto più disparati, da biglietti del tram a frammenti di giornali, stoffe, spugne, tappi, bottoni. Uno dei suoi collages porta il titolo di Das Merzbild (1919), dal frammento della parola (Com)merz che vi compare. 

Una composizione equilibrata con vari materiali: fili metallici, corde, maglia metallica, carta e cartone di vario genere, in cui in posizione pressappoco centrale compare la scritta “Merz”, ricavata da un’inserzione della Kommerz- und Privatebank. Il quadro è andato disperso dopo essere stato esposto in modo dispregiativo nella mostra nazista dell’arte degenerata.  

Nato casualmente, questo termine Merz accompagnò e caratterizzo’ tutta l'attività successiva di Schwitters. Pertanto, egli chiamò Merzplastiken i suoi rilievi, Merzdichtungen le composizioni in prosa o in poesia, formate da frammenti di frasi, parole, modi di dire, come An Anna Blume (pubblicato su Der Sturm) e ancora Die Blume Anna e Memoiren Anna Blumes in Bleie. Nel 1921 fece un ciclo di conferenze a Praga con Hausmann e H. Höch e sulla sua scia compose una Ursonaate, basata sullo stesso principio di sfruttamento della sonorità della voce umana. 

Nel 1922-23 fu in Olanda con T. van Doesburg. Nel gennaio 1923 uscì il primo numero della rivista Merz e nello stesso anno iniziò il primo Merzbau (distrutto da un bombardamento nel 1943), una costruzione che attraversava i varî piani della sua casa di Hannover, fatta di oggetti eterogenei, aggiunti di giorno in giorno. Sempre in contatto con i movimenti di avanguardia, Schwittars. fece parte dei gruppi "Cercle et Carré" e "Abstraction-Création". Nel 1937 lasciò la Germania per stabilirsi in Norvegia, dove a Lyvaker iniziò un secondo Merzbau, anche questo distrutto. 

Nel 1940, invasa la Norvegia dai nazisti, l’artista si rifugiò in Inghilterra e fino al 1945 rimase internato in un campo di prigionia. Dopo il 1945 si stabilì ad Ambleside e, grazie a un finanziamento del Museum of Modern art di New York, poté dedicarsi alla realizzazione del terzo Merzbau, tuttavia, rimase incompiuto nel 1948 per  l’improvvisa morte.


martedì 18 aprile 2017

Kurt Schwitters & Marcel Duchamp

PAVILION  LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY 

1887 - Kurt Schwitters & Marcel Duchamp

“UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente” 
a cura di  Giovanni Bonanno.

Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017

Due proposte  internazionali presentate in contemporanea 

con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017




Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159

e-mail:  bongiani@alice.it     

Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it

Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
 SANDRO  BONGIANI ARTE  CONTEMPORANEA


lunedì 17 aprile 2017

KURT SCHWITTERS / 1887 - Kurt Merz/Ecology

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

PAVILION  LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY  / 1887 - Kurt Schwitters & Marcel Duchamp
“UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno.                                                 
Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017

Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017


KURT  SCHWITTERS  / 1887- Kurt Merz/Ecology
Mostra collettiva internazionale  dedicata  a  Kurt  Schwitters
a cura di Giovanni  Bonanno 
Primo evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Dal 6 maggio 2017 al 13  agosto 2017

Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it   
Web Gallery:
http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00


KURT SCHWITTERS / 1887 - Kurt Merz/Ecology
Per i 130 anni dalla nascita  di  Kurt Schwitters  (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948), lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp che riassumono egregiamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Lo studio abitazione dell’artista, nella dimensione creativa, temporale e spaziale definisce l’estensione verso l’altro, nella  necessità di metabolizzare e trasformare la  realtà. Una invenzione a tutto campo giocata su  “universi possibili”, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. In questa   prima collettiva internazionale dedicata a Kurt Schwitters  a cura di  Giovanni Bonanno sono presenti 63 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema ufficiale  dell’arte. 


Artisti presenti:
Kurt Schwitters, Germania I Marcello Diotallevi, Italia I Lars Schumacher, Germania I Ruggero Maggi, Italia I Anna Boschi, Italia I Clemente Padin, Uruguay I Vittore Baroni, Italia I Luisa Bergamini, Italia I John M. Bennett, Usa I Gino Gini, Italia  I Cesar Reglero Campos, Spagna I G. Franco  Brambati, Italia I Rolando Zucchini, Italia I C. Mehrl  Bennett, Usa I Antonio Sassu, Italia I Mauro Molinari, Italia I Willemien Visser, Germania I Ramona Palmisani, Italia I Emilio Morandi, Italia I Borderline Grafix, Usa I Carlo Iacomucci, Italia I Daniel  Daligand, Francia I Domenico Ferrara Foria, Italia I Fernanda Fedi, Italia I Remy  Penard, Francia I Lancillotto Bellini, Italia I  Marina  Salmaso, Danimarca I Pier Roberto Bassi, Italia I Rosa Gravino, Argentina I Giancarlo Pucci, Italia I Mighel Jimenez, Spagna I Patrizia Battaglia, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Renata e Giovanni Strada I Italia, Stathis Chrissicopulos, Grecia I Rosanna Veronesi, Italia I Gruppo Sinestetico, Italia I Leonor Arnao, Argentina I Giovanni Bonanno, Italia I Domenico Severino, Italia I Bruno Cassaglia, Italia I Luc Fierens, Belgio I Lamberto Caravita, Italia I Angela Caporaso, Italia I Mabi Col, Italia I Claudio Romeo, Italia I Daniele Virgilio, Italia I Cinzia Farina, Italia I Fulgor C. Silvi, Italia I Maria Josè Silva – Mizè, Portogallo I Roberto Scala, Italia I Linda Paoli,  Italia I Guido Capuano, Italia I Francesco Aprile, Italia I Carl Baker, Canada I Adriano Bonari, Italia I Oronzo Liuzzi, Italia I Mauro Dal Fior, Italia I Rossana Bucci, Italia I Russell Manning, USA I Willemien Visser, Germania  I Alfonso  Caccavale, Italia I Rosalie Gancie, Usa. 




BIOGRAFIA 

Herman Edward Karl Julius Schwitters (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948), dal 1908 al 1909 frequenta la Kunstgewerbeschule ad Hannover e dal 1909 al 1914 studia alla Kunstakademie Dresden. Dopo aver servito nell’esercito come disegnatore nel 1917, avvia le sue prime esperienze  in ambito cubista ed espressionista. Vicino alla corrente dada berlinese fondò un proprio principio artistico chiamato Merz che adotterà per tutte le sue attività creative, dalla poesia, al collage, alle strutture. I suoi primi Merzbilder risalgono al 1919, l’anno della sua prima mostra alla galleria Der Sturm di Berlino e della prima pubblicazione dei suoi scritti sul periodico “Der Sturm”. Nel 1920 espone alla Société Anonyme di New York.  E’ stato un artista tedesco attivo in diverse correnti del suo tempo, tra cui il dadaismo, il costruttivismo, il cubismo, e meglio ricordato per l'utilizzo di mezzi d'avanguardia come il suono, il collage e il dattiloscritto. Le sue opere sono generalmente considerate precorritrici delle moderne installazioni e  delle ricerche ambientali. L’artista tedesco, inoltre, può essere considerato come uno dei maggiori esponenti della cosiddetta arte dei rifiuti un'arte basata sull'assemblaggio di materiali di recupero, oggetti ricercati nello scarto della quotidianità, e soprattutto inutili. Questi oggetti, apparentemente destinati ad una fine, sono rivalutati da Schwitters, che dà vita a composizioni del tutto complete e originali, sia da un punto di vista formale, sia per l'innovativo riuso, a discapito di una inutile apparenza. Schwitters è stato anche un prolifico scrittore, noto soprattutto per la poesia provocatoria An Anna Blume, è autore di liriche, tra cui esempi di poesia concreta, di prose brevi e satiriche, di scritti e manifesti di critica d'arte.






mercoledì 12 ottobre 2016

Salerno / Spazio Ophen Virtual Art Gallery






L’UNIVERSO DENTRO TRA LUCE E COLORE
Presentazione  di  Giovanni Bonanno

La visione poetica dell’artista Alessandra Angelini  si colloca sul crinale della sperimentazione  tra musica e universo. Tutte le sue opere potrebbero essere intitolate “Sinfonie di luce”,  oppure “Accenti”,  proprio perché condividono la ricerca metodica della luce  che nell’apparizione si fa  forma e armonia.  Nel corso di diversi  decenni di ricerca  l’artista  pavese ha sperimentato  un procedimento di analisi del tutto nuovo che fa affidamento sulla sperimentazione in divenire. Una  particolare weltanschauung strettamente legata alla  scienza e alla tecnologia  con un  conseguente rapporto prioritario   tra musica, luce e colore,  elementi da sempre presenti nella sua ricerca  secondo  criteri di contaminazione tra sperimentazione tecnica e cognizione scientifica. Attraverso le grafica, la pittura e le opere fotografiche e plastiche, l’artista stabilisce un rapporto prioritario tra il tempo musicale e quello del colore-luce, in uno spazio “immaginato” in cui le onde sonore e le onde luminose si definiscono  come presenza  provvisoria nel visibile.     

I luminogrammi, ovvero le “pitture di luce”, infatti,  nascono   proprio dall’intuizione a far emergere in uno spazio  metaforico l’emozione creativa secondo uno schema intimamente interiore in cui i segni di luce  si compongono e si condensano in brani visibili di tipo musicale.  In siffatta  pratica si utilizza lo scatto fotografico con fonti di luce in movimento con segni di luce che si rincorrono e si sovrappongono creando inaspettate situazioni emozionali. Frequentemente l’artista lavora in studio ascoltando brani musicali di  Mozart, disegnando e dipingendo nello spazio  sinfonie cosmiche, secondo un interiore suggestione, che evidenziate nella  lievità della  luce e del movimento si definiscono in forma di presenze.  Un segno - aggiunge Martina Cognati - in qualche misura più primario, a mezza via fra cose e parole, presenza e significazione. Segno, il suo, da vedere ma anche da fare in una prassi ininterrotta” del provare e sperimentare materialmente nel contatto con le cose”.  

La creazione per Alessandra Angelini è come la metafora del tuffatore di Paestum;  sprofondare verso l’ignoto per poi far emergere,  carichi di umori particolari e  in una dimensione “altra”,  brani  ricomposti di cose  proprio  come accade con la musica. Insomma,  una ricerca dell’armonia nascosta, del mistero delle cose indagato utilizzando nuovi modi di  “sondare l’invisibile”  e le  emozioni  in modo inaspettato.  Secondo l’artista pavese, bisogna pensare all’arte come a un territorio di perenne trasformazione,  una prova dopo l’altra, preferendo alla bisogna diverse tecniche; dalla  xilografia al plexiglas, dalla tempera ai  legni fino all’uso delle  fibre ottiche, e del wood, in una ininterrotta e incessante  riformulazione “di momenti” in cui la luce si  definisce provvisoriamente “in accenti” di segni e campi cromatici in perenne variazione. In una recente intervista  del 2014  l’artista chiarisce  il suo particolare metodo di lavoro confermando:  “spaziare tra diversi media è come poter esprimere il proprio pensiero in lingue diverse, così non ci sono, nel mio immaginario, linguaggi o tecniche privilegiate.  All’origine del mio lavoro penso ci sia la combinazione tra pensiero, emozione e azione. Uno stesso pensiero creativo può trasformarsi su un foglio di carta, su una tela, su un file e assumere “forme” inaspettate; può diventare scultura ed entrare ogni volta in un rapporto diverso con lo spazio. Può addirittura danzare nello spazio. E in questo caso il gesto, il colore/segno diventa musica visiva”.

In un’epoca segnata dalla velocità  accelerata del vivere, l’artista  Angelini preferisce  i tempi lenti di ricerca, di riflessione  e di contatto diretto con le cose.  Da questo particolare procedere, nel corso degli anni sono nati diversi  cicli di ricerca tutte legate  e variamente declinate ad una matrice comune. Praticamente un indagare correlato tra intervento pittorico, grafico e plastico, sempre per giustapposizioni di variazioni di ricerca. Del resto, il colore ha un suo modo tutto particolare di esistere; si rivela con la luce con cui   ha un rapporto prioritario e da questa relazione  nascono  svariati cambiamenti e mutevoli effetti.  Le proprietà emozionali di ciascun colore determinano momenti diversi che ci suggeriscono sensazioni e emozioni particolari. Un colore inteso come essenza variabile della luce che attraverso la sperimentazione di tecniche e materiali diversi  risulta lo strumento più idoneo  per sondare il mistero delle cose alla ricerca del senso e del limite. Nella serie degli Alberi celesti, per esempio,  l'artista  dialoga con lo spazio ambientale con stampe xilografiche su piallacci in legno,  qui il colore   con l’utilizzo del metacrilato e i materiali plastici termoformati  s’insinua dentro il dato reale trasformandosi  in un diverso apparire carico di leggerezza e trasparenza, in un rapporto profondo con lo spazio. Di certo, la sperimentazione per Angelini è momento fondante d’indagine conoscitiva, di approfondimento del rapporto emozionale alla ricerca della metamorfosi, del viaggio  e  dell’ignoto.

Una ultima considerazione “non marginale”, riguarda la serie di libri d’artista creati in questi anni, che non è “un universo estraneo”,  una produzione assestante rispetto alla ricerca del  colore e della luce, ma  indagine integrante  di tutto il lavoro svolto da questa importante artista.  Dal 2000 in poi, sono nati diversi libri al di fuori degli schemi tradizionali,  tra testo scritto e  grafica utilizzando diverse tecniche espressive, dai  disegni a inchiostro di china alla xilografia o all'acquatinta, al procedimento serigrafico, all'eliografia fino alle  elaborazioni digitali dell’immagine fotografica, e  ultimamente, anche all’uso dell'incisione su foto polimeri  in cui bisogna  esporre la lastra ai raggi ultravioletti o alla luce del sole per avere una  conseguente stampa. Insomma, una sorta di “ibridazione dell’immagine” ottenuta dall’uso di tecniche diverse e apparentemente incompatibili  che ha permesso all’artista di ricreare un magistrale universo poetico in cui il  dialogo con la poesia diventa del tutto spontaneo e naturale. Da questa insolita “messa in opera” sono nati momenti creativi di alta qualità sospesi tra leggerezza e vibrazione, come  nell’opera “Il giardino è aperto”, del 2015, che si presenta come un  libro complesso legato alla costruzione di un pensiero. Una visione  ancora decisamente “trasversale” che accoglie nel contempo frammenti grafici, coloristici e a volte persino  frammenti materici. Lo sguardo “verso l'infinito  dell'universo” diventa una sorta di viaggio continuo e sfuggente alla ricerca dell’essenza  e della sostanza. Gli accenti  e gli universi dentro ora possono definirsi come presenze “insostanziali”,  nate dalla madre luce nel rapporto più  profondo  e vero tra  esperienza personale, scienza e natura.         Giovanni  Bonanno  
                                                                                                             




ALESSANDRA ANGELINI / “L’UNIVERSO DENTRO TRA LUCE E COLORE”



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Via S. Calenda, 105/D – Salerno


“L’UNIVERSO DENTRO TRA LUCE E COLORE”

Mostra Personale
di
ALESSANDRA ANGELINI

Opere 2000 - 2016
a cura di Giovanni Bonanno

Dal 20 ottobre al 8 gennaio 2017

Inaugurazione: Giovedì 20 ottobre 2016, ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery 2.0, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail: bongiani@alice.it

Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00


S’inaugura giovedì 20 ottobre 2016, alle ore 18.00, la mostra personale dal titolo: “L’UNIVERSO DENTRO TRA LUCE E COLORE” che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery 2.0 di Salerno dedica all’artista Alessandra Angelini con 41 opere tra dipinti, interventi su metacrilato e libri d’artista realizzati in un arco di tempo che va dal 2000 al 2016. L’esposizione è accompagnata da una presentazione critica di Giovanni Bonanno.




Biografia di  Alessandra Angelini

info@alessandraangelini.org


Alessandra Angelini, nata a Parma nel 1953, vive e lavora tra Milano e Pavia.
E' titolare della cattedra di Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.

Di formazione classica e filosofica, intraprende la  carriera artistica dopo aver conseguito il diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con una tesi sui “Rapporti tra musica e pittura nelle regole del Bauhaus”. Dal 2000 al 2007 ha tenuto corsi di Disegno e Figura dal vero e Teoria del Colore per il Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport di Lugano.
Ha realizzato workshop e lectures presso numerosi Istituti Universitari d’Arte Internazionali tra cui la Technische Fachhochschule - Berlino, il Dipartimento di Architettura di Interni e Design dell’Accademia di Belle Arti di Tallinn – Estonia, il dipartimento di Grafica, Indiana University – Bloomington, USA e altri.

Ha inoltre collaborato con importanti aziende compiendo sperimentazioni artistiche  sul tema del colore e dei nuovi materiali come la Merck per i pigmenti ad effetto e l'azienda TABU S.P.A. Cantù per il settore riguardante il colore applicato al materiale legno.

Artista fortemente sperimentale, interessata alle connessioni tra Arte, Scienza e differenti aree culturali, da tempo conduce ricerche sui temi del colore e della luce applicati a diversi media, sperimentando procedimenti tecnici e interventi di ibridazione tra antichi e nuovi linguaggi espressivi.
A questo proposito l’artista idea e cura numerosi eventi tra cui:  Sinfonie di Luce, Museo della Tecnica Elettrica, Pavia; L'arte abbraccia il 3D, 3D HUB, Fiera Milano City 2015; L'Universo dentro – Una mostra tra Arte e Scienza, in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Brera e l'INAF – Osservatorio Astronomico di Brera, promossa dall'Unesco in occasione dell'anno internazionale dell'Astronomia; mentre nel 2012 cura la sezione artistica di  X L’Universo invisibile. Un percorso fra astronomia e arte , mostra realizzata in occasione del 50° anniversario della nascita dell’astronomia X e del 250° anniversario della fondazione dell’Osservatorio Astronomico di Brera.

Interessata alle consonanze tra arti figurative ed altre forme espressive, quali la musica e la poesia, ha realizzato numerosi libri d’artista, tra cui: Il Giardino è aperto, progetto 50esima edizione dei Cento Amici del libro
realizzata nel 2015 e patrocinata da “Le Università per Expo 2015 – Comitato scientifico del comune di Milano”; Marecanta, che contiene una serie di incisioni accompagnate da poesie di Enzo Mastrorilli e da un testo di Emilio Tadini (Edizioni Giorgio Upiglio, 2000), Dado a punte e Aureole di altre stelle in cui le poesie di Gilberto Isella si alternano alle incisioni dell’artista (Edizioni Atelier 14 - 2003- 2012); preziose edizioni che sono state acquisite dal Museo Cantonale di Lugano, dal Museo di Villa Cedri di Bellinzona, dalla Collezione di Stampe Bertarelli di Milano, dai Musei Civici di Pavia, dalla Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna e dal Museo d’Arte dell’Indiana University (USA).

Il suo lavoro artistico è stato argomento di mostre personali e collettive in Italia, Germania, Stati Uniti, Cina, Malesia, Gran Bretagna, Australia, Polonia, Svizzera, Estonia, Svezia e altri Paesi. 


E’ presente nelle collezioni di musei nazionali e stranieri come i Musei Civici di Pavia, la Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano, la Biblioteca Civica A. Arduino – Mocalieri, La Civica Raccolta del Disegno della città di Salò, l’Archivio del Dipartimento delle Stampe - Accademia di Belle Arti di Venezia,  il Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo,  il Museo Cantonale di Lugano, il Museo di Villa dei Cedri di Bellinzona, il Museo d’Arte dell’Indiana University - Usa, il Museo di Stato delle Stampe di Penang - Malesia, la Biblioteca Nazionale Svizzera - Berna, il Museo Nazionale di Arte - Pechino, il Museo d’Arte di Sant Carles de la Rapita - Spagna.




                                                                                                             




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