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giovedì 31 ottobre 2013

TPT a Lecce mostra con incontro dibattito


L'associazione Socio Artistica Culurale "Le Ali Di Pandora"

presenta

mercoledì 6 novembre alle ore 19
c/o Le Ali Di Pandora
via Pistoia, 1 Lecce

"Terra di permanenza temporanea"

espongono
Manuel Alfarano- Serena Alvarenz- Cristina Bortune- Marcello Cazzato- Marzia De Luca- Giacomo Dimichino- Reana Giurda- Maddalena Moretti- Maria Lucia Musca- Maria Grazia Muscogiuri – Sara Manisco – Francesca Nutricato- Natascia Ricci- Lucia Sammali – Erica Viva.


Incontro-dibattito: " Idem nunc unicum"
Intervengono
Maria Rosaria Faggiano, Roberta Mandorino Sejdini

L'idea del progetto TPT (Terra di permanenza temporanea) nasce dal ritrovamento di un mucchietto di foto sulla scogliera di Otranto alla fine degli anni '90. Le foto parlano una lingua diversa dall'italiano ed i volti raccontano di una terra lontana. Fu così che TPT divenne un'occasione per raccontare storie di emigrazione e immigrazione. 

Nel 2006 foto e poesia si incontrano in una performance; nel 2009 con la II classe sez. C del Liceo Scientifico Vallone di Galatina si lavora per mesi fino ad arrivare a costruire il sito web http://clandestini93.beepworld.it/.
L'obiettivo dell'evento è sensibilizzare e informare sulla tematica: "L'Italia da terra di emigranti a terra di immigrati: cause e conseguenze socio economiche" inoltre la mostra è anche l'immagine di un libro che ancora oggi si scrive nella sua drammaticità; per una riflessione sulle problematiche sempre attuali dell'immigrazione.

Spiega Lucy Ghionna: "Si è utilizzata la tecnica del Mosaico contemporaneo ma anche virtuale, ed il collage, polimaterico e recuperato da materiali di scarto. Inoltre si sono ricostruite alcune delle foto in questione con l'utilizzo dei programmi di restauro digitale e fotoritocco. 
L'obiettivo della mostra è promuovere la ricerca creativa e al tempo stesso far conoscere le nuove frontiere dell'arte, avvalendosi di strumenti e linguaggi diversi. "


AssociazioneSocio Artistico Culturale "Le Ali di Pandora"
Sede op.: Centro Polifunzionale V.le G. Paolo II ang. Via Pistoia, 9 – Lecce
tel.339.5607242 – 347.0851926


Mostra "REFLECTIONS" da Amy-d Arte Spazio di Milano



ART1307 Cultural Institution Napoli/ Los Angeles e AMY D Arte Spazio di Milano presentano
Reflections
Lisa Bartleson, Max Coppeta, Amedeo Sanzone
dal 7 al 23 novembre 2013
opening giovedì 7 novembre, ore 18.00
a cura di Cynthia Penna, Anna d'Ambrosio, Jacqueline Ceresoli, Vittorio Schieroni


In occasione dell'Autunno Americano del Comune di Milano, è nata la partnership tra ART1307 e AMY D Arte Spazio, una vera e propria affinità elettiva che unisce due tra le più innovative realtà nel panorama dell'arte contemporanea. Ecco perché ART1307 di Cynthia Penna Simonelli, associazione culturale attiva a Napoli e Los Angeles, ha scelto la galleria milanese AMY D Arte Spazio di Anna d'Ambrosio, che dal 2009 porta avanti la piattaforma progettuale econom_Art, per la nuova mostra REFLECTIONS, all'interno della quale tre artisti si confrontano sul tema della luce e dello spazio.

REFLECTIONS, organizzata da ART1307, nasce dall'idea di Cynthia Penna di lavorare con artisti in grado di tradurre in opera d'arte le sfumature di significato della luce californiana in termini di sensazione, sentimento ed emozione. Dai moderni mosaici di Lisa Bartleson (Seattle, 1968), opere che si caricano "delle infinite sfumature che la luce offre allo sguardo determinando milioni di sfumature di colore", ai delicati lavori in vetro di Max Coppeta (Bellona, 1980), artista che "si focalizza sulle interferenze che la luce può generare ed ottenere dal vetro che è la materia principe delle sue opere", fino alle superfici riflettenti di Amedeo Sanzone (Napoli, 1968), sperimentazioni "di una nuova visione dell'opera d'arte in cui lo spettatore partecipa, ma non nel senso 'cinetico' del termine attraverso un suo movimento esercitato innanzi all'opera d'arte, ma in senso del tutto 'passivo' di un mero posizionamento di se stesso innanzi all'opera".
(Cynthia Penna Simonelli, Luminescenze)

I tre artisti, differenti per sensibilità, origine e formazione culturale, sono accomunati nel progetto da una ricerca spirituale e interiore sulla luce, realizzando opere rigorose e minimaliste, con presenze geometriche, trasparenze e contrasti di luci/ ombre, sfumature e inclusioni materiche che sorprendentemente emergono da uno sfondo monocromo. Opere in grado di coinvolgere lo spettatore e la sua sensorialità, di stimolarne le facoltà percettive, aprendo spazi e dimensioni inediti.

"REFLECTIONS è il tema della mostra iconoclastica, meditativa in cui il protagonista non sono gli artisti, bensì il concetto di spazio assoluto, di vuoto come luogo mentale: un campo visivo del silenzio che raccoglie opere diverse, unite da un'inspiegabile tensione filosofica, con l'obiettivo di esplorare le espressività della luce, le profondità dello spazio e l'architetture del colore, con opere inserite nell'ambito della ricerca di percezione visiva sensoriale".
(Jacqueline Ceresoli, Silenziose meditazioni sugli stadi della visione)

AMY D Arte Spazio
Via Lovanio 6, 20121 Milano
MM2 Moscova
Lunedì-venerdì, 09.00-19.00

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Testo critico "Luminescenze" di Cynthia Penna Simonelli 
Bartleson Coppeta Sanzone

Una nuova versione della percezione sensoriale e visiva creata da giovani artisti che tra Italia e Stati Uniti si confrontano sul tema della luce e dello spazio.
Lisa Bartleson lavora nel solco della tradizione californiana del movimento "Light and Space" che ha avuto ampio e definitivo riconoscimento nel 2011/2012 attraverso la grande kermesse organizzata dal Getty Museum e coinvolgente ben 80 Istituzioni pubbliche e private sparse su tutto il territorio della California.
 Il movimento si focalizza e prende origine sia dalla speciale luce esistente in quell'area e determinata dalla presenza del vasto oceano Pacifico, sia dalla contemporanea presenza dei deserti situati nell'immediato territorio retrostante. Questa combinazione particolarissima ha ispirato intere generazioni di artisti dagli anni '40 dello scorso secolo ad oggi e si focalizza specificamente su  quanto l'occhio umano può vedere di naturale nello spazio circostante, (per cui tale movimento è anche parte della Land art) e quanto l'occhio umano percepisce relativamente alla luce esistente sul territorio nonché alla rifrazione di essa sulle superfici.
Lisa Bartleson sperimenta la luce e lo spazio in opere composte da una sorta di nuova tecnica del mosaico; un moderno mosaico fatto di centinaia di pezzetti di Mylar, una sostanza plastica che nasce negli USA intorno agli anni '50 del secolo scorso, assemblati in sovrapposizione  l'uno all'altro e in avanzamento di colore quasi a formare una sorta di griglia o di squame come quelle che compongono la pelle dei pesci.
Bartleson non può fare a meno della luce e del colore, delle infinite sfumature che la luce offre allo sguardo determinando milioni di sfumature di colore. Dal mosaico romano fatto di pezzetti di mattone, attraverso la tecnica dell'assemblage, fino al nuovo mosaico moderno che sembra venir fuori dai pixel dei computer ingigantiti e attaccati sul supporto. Infine la superficie di questo nuovo mosaico e l'intera opera viene "affogata", sommersa nella resina trasparente che la rende totalmente lucida e riflettente. Ancora una ulteriore sperimentazione attraverso la quale lo spettatore percepisce non solo il senso di profondità interno alla struttura del quadro, dato dal colore in sé così come composto sulla superficie della tavola, ma riceve altresì una "rifrazione" della luce derivante dalla superficie totalmente lucida dell'opera. Quindi possiamo dire che le opere della Bartleson contengono e si offrono alla visione attraverso una luce "interna" derivante dalle sfumature di colore e dalla composizione in sé, ma anche attraverso  una luce "esterna" che è data dalla rifrazione della luce sulla superficie.
Un esperimento cinetico/visuale di stampo tipicamente californiano e legato alla tradizione del movimento "Light and Space", ma che si connette incredibilmente e forse inconsapevolmente alla tradizione dell'arte musiva italiana.
La versione Italiana dello studio sulla luce e sullo spazio è fornita in declinazioni totalmente diverse dai due artisti Italiani presenti in mostra: Max Coppeta e Amedeo Sanzone.
Max Coppeta si focalizza sulle intereferenze che la luce può generare ed ottenere dal vetro che è la materia principe delle sue opere.
Una sovrapposizione (anche qui) di "fogli" di vetro sui quali è stata immersa e affogata una goccia di resina. La goccia è lasciata cadere non certo a caso, ma pilotata in maniera perfetta in modo tale che ogni goccia posizionata sulla superficie di un singolo foglio di vetro, corrisponda al centro della goccia più grande o più piccola posizionata al centro di un altro foglio di vetro .  L'accumulazione delle lastre di vetro da origine ad una massa scultorea in sé, mentre la visione si concentra acuendosi, stringendosi e allargandosi verso o dal centro dell'opera composta dalle gocce di resina. L'elemento assolutamente catalizzatore della visione è la goccia in sé, ma la particolarità dell'opera risiede nel fatto che lo spettatore riesce ad inquadrare se stesso e a vedere la propria immagine riflessa nelle gocce di resina e riprodotta, attraverso i fogli di vetro, verso uno spazio  infinito e indeterminato.
Anche qui come nelle opere di Bartleson la visione è interna alla stessa opera, ma riflette tutto il contesto circostante inglobandolo nell'opera stessa in modo da farlo diventare parte di essa.
E su questo tema ancor più accentuato è il risultato dell'opera di Sanzone che lavora con plexiglass o Lexan due superfici totalmente  riflettenti che rimandano quindi immediatamente indietro cioè verso lo spettatore (in un bounce back)  l'immagine di questi riflessa sulla superficie dell'opera. L'intento è quello di determinare una visione doppia dello spettatore e del contesto circostante che viene così inglobato nell'opera e diviene parte integrante della stessa.
Trattasi di sperimentazione di una nuova visione dell'opera d'arte in cui lo spettatore partecipa, ma non nel senso "cinetico" del termine attraverso un suo movimento esercitato innanzi all'opera d'arte, ma in senso del tutto "passivo" di proprio mero posizionamento innanzi all'opera.
Non è una superficie specchiante in sé, ma agisce come una superficie specchiante; ciò che interessa i tre artisti è il riflesso che la superficie determina sulla visione dello spettatore : in tutti e tre gli artisti la ricerca si concentra su quanta distorsione della visione si possa avere, sulla percezione dell'opera in sé come elemento visivo da osservare, nonché sulla riflessione della luce e su quanto viene riflesso dalla superficie dell'opera e rimandato indietro allo spettatore.
Una visione del quadro in sé di volta in volta composto o da accumulazione di pezzetti di Mylar, o da gocce di resina sovrapposte su lastre di vetro, o da Svarowsky o altri elementi di acciaio inseriti sulla superficie di Lexan ; questa è la prima ed immediata tipologia di percezione visiva dell'opera, ma questa ne esplica una ulteriore che è determinata dalla visione riflessa dello spettatore stesso e del contesto circostante NEL quadro. Quindi una sperimentazione su un doppio binario visivo che accomuna i tre artisti di origini e background culturali così diversi.
La consapevolezza di sé determinata dall'inglobamento dello spettatore nell'opera fornisce una nuova consapevolezza del proprio stato come soggetto/oggetto non solo della visione, ma dell'essere, dell'esistere in sé.
Nel riconoscimento dell'ombra riflessa nell'opera come la propria ombra, lo spettatore è indotto a porsi domande sulla propria esistenza come soggetto/oggetto di un tutto. A chiedersi: sono dentro l'opera e quindi sono virtuale e non reale, oggetto di un manufatto artistico pur sempre artificioso e artificiale creato da altri ? ma nel contempo, essendo soggetto reale, adopero l'opera d'arte come espressione della mia fisicità e quindi creo io stesso l'opera?
Una grande sfida quella dei tre artisti, un challenge che senza timore hanno ingaggiato con le loro controparti naturali come nel passato è già accaduto altrove, perché l'arte è pur sempre una sfida , una lotta personale tra l'artista e colui che lo guarda!!!


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Testo critico "Reflections: silenziose meditazioni sugli stadi della visione" di Jacqueline Ceresoli 

Reflections  è il tema della mostra iconoclastica, meditativa in cui  il protagonista  non sono gli artisti, bensì il concetto di spazio assoluto, di vuoto come luogo mentale: un campo  visivo del silenzio che  raccoglie opere diverse, unite da un'inspiegabile tensione filosofica, con l'obiettivo di  esplorare le espressività della luce, le profondità dello spazio e l'architetture del colore, con opere inserite nell'ambito della ricerca di  percezione visiva sensoriale. Gli autori di questa esposizione d'indagine ottico-spazialista, in  cui la luce diventa un solido e definisce volumi  tridimensionali sono Lisa Bartleson , artista  americana, concettuale, esponente del movimento  californiano "Light and  Sapace ", ufficialmente riconosciuto nel 2011/12  in seguito a una  serie di numerosi eventi organizzati  dal Getty Museum distribuiti sul territorio californiano, e gli italiani Max Coppeta  e  Amedeo  Sanzone, ricercatori di nuovi  plasticismi dai codici astratto- geometrici, rigorosi concettuali possibilisti che sfruttano le proprietà dei materiali differenti e materializzano in forme  solide i concetti metafisci. Diversi per età, luogo di nascita, formazione, cultura  ed esperienze, questi tre autori condividono una ricerca spiritualista, con  opere pure, minimaliste, dalle  forme geometriche risolte in visioni luminose di tensione scultorea, originali per la sperimentazione di materiali innovativi, con l'obiettivo di coinvolgere lo spettatore  in  giochi di riflessioni, attraverso  trasparenze, ombre, luminosità misteriose che invitano a  pensare lo spazio in relazione al tempo, trasformando la luce e il  colore  in una possibile  materializzazione dell'assoluto, dell'infinito in  una complessa forma che svela  trame metanarrative  polisensioriali.
Osservando le opere messe a confronto per la prima volta in Italia,  nella  galleria milanese AMY D Arte_Spazio di Anna  d'Ambrosio ( psichiatra -lacaniana, impegnata nelle risorse umane e in progetti artistici nell'ambito internazionale), vi sentirete in nessun luogo, fluttuerete come argonauti dentro a spazi immaginari, a visioni concrete intorno al concetto dell'infinito, come navigatori dell'invisibile, in cui il tempo e lo spazio sembrano essersi annullati. Qui, opera  dopo opera, in bilico tra la riflessione sullo spazio vuoto come parte del tutto e sul silenzio che rompe la  barriere del suono, in cui  rallenta il pensiero di un domani ancora ignoto, lo spettatore viene  proiettato in una  dimensione oltre il limite della visione. La domanda è: ma quale spazio percepiamo nella nostra epoca digitale in cui virtuale e organico sono inevitabilmente complici? 
Le opere esposte compongono una  macro installazione che traccia uno spazio invisibile e immaginario, dove la luce  diventa  immagine  e il colore architettura,  iconizzando pensieri, riflessioni sulle ipotesi di un  futuro, carico di attese, di citazioni e  di  forme  archetipo  della conoscenza e della misurazione dell'universo.
Lisa Bartleson ( 1968), si riconosce per opere composte con una tecnica nuova del mosaico realizzate con centinaia di tasselli di  Myler, una sostanza plastica made in USA inventata  intorno al 1950, che assemblati  insieme e sovrapposti  l'uno sull'altro, creano accumulazioni, contrappunti  plastici, volumi tattili, simili  alle squame  della pelle dei pesci,  puntando  sull'alterazione ottico- cinetica. Bartleson è biologa,  predilige un approccio scientifico alle possibilità di espressione dell'emotività, procede per accumulazioni, ripetitività del gesto e  ricerca visualizzazioni  di   luminosità  sprigionate  dall'interno dell'opera, dall'energia  misteriosa, basate sulla luce,  sul colore e su pigmenti che interagiscono con la percezione dello spettatore. Nelle sue opere l'unità di misura è lo sguardo dello spettatore invitato a percepire  soluzioni formali luminescenti  che sembrano muoversi, scaturite dalla  sperimentazione di una  diversa fenomenologia di  materiali e tecniche innovative  per scandagliare le possibili ontologie.  Ragione scientifica e liberazione emotiva si  fondono in una  superficie pittorica,  prevalentemente sfere,  simile all' iride di un occhio, al  mondo, oppure a una  galassia dal moto circolare,  centrifugo, trasformando la luce in un solido, riflettendo sulla realtà dell'apparato piuttosto che sull'apparizione.
 Max Coppeta (1980),  scenografo multimediale, artista  pluripremiato attivo nell'ambito delle arti  visive new-media, pioniere di innovazioni tecnologiche applicate a diversi ambiti di ricerca, qui si presenta  con ipnotiche Schegge sintetiche: gocce di resina, simili a lacrime incastonate in  "fogli" di vetro come diamanti preziosi: qui la disposizione non è  casuale,  ma è  il risultato di una  composizione  matematica. Ogni goccia è posizionata sulla superficie della  lastra di vetro e corrisponde al centro della  goccia più grande o più piccola posizionata al centro dell'altra lastra di vetro. L'accumulazione di vetro e le resine definiscono forme curve e convesse, creando un volume scultoreo dal fascino irresistibile, che emana un' energia ipnotica dall'interno, paradossalmente emotiva e razionale insieme.  Osservandole  viene il desiderio di rompere lascatola di  vetro  per  liberare  l'emotività  della  "lacrima" congelata: sembrano bolle  di ossigeno dentro un liquido amniotico che  contiene il mistero della vita. Per  Coppeta, autore di  particelle di trasparenza  solidificata:  " Tutta l'arte è scultura perché contiene in sé la terza  dimensione , quella poetica".
La sua materia liquida materializza intrinseche riflessioni metafisiche sullo spazio assoluto, sulle intensità luminose  scomposte in micro-particelle visibili solo con il  microscopio  o con una lente  d'ingrandimento,  in cui più che il colore sono le trasparenze, le ombre, i vuoti d'aria ad invitare lo spettatore  a  guardare  oltre la superficie  dell'opera che  piacerebbe a  Lucio Fontana. Anche  l'opera  Long Drop II, composta da 30  lastre di vetro molato in successione  per circa 2.80 metri  sembra  ibernare il flusso del tempo, che altera la percezione dello spazio e attiva una relazione  "fatale" con lo spettatore. Amedeo  Sanzone (1968),  pittore, figlio d'arte, laureato in filosofia  conduce una ricerca spiritualista, indagando le potenzialità espressive dei  materiali oltre  il visibile ed una programmatica oggettività.  L'autore sperimenta materiali  industriali come il  plexiglass o Lexan , superfici  riflettenti  in cui lo spettatore si "specchia" e  viene fagocitato dall'opera stessa, creando una  sorta di distorsione della visione, d'effetto volutamente straniante. Sanzone predilige  forme geometriche, pure, trasparenti  che incarnano l'archetipo formale e  superfici  dalle proprietà  specchianti che permettono allo spettatore di penetralo attraverso illusioni ottiche, che entusiasmerebbero Getulio Alviani, protagonista dell'Arte cinetica e programmata . Anche in questo caso,  come  nelle opere degli altri autori,  il  materiale non  è soltanto un mezzo, bensì diviene il soggetto che  struttura  architetture  visive, materializzando forme possibili di spazio.  Queste opere apparentemente semplici, ma in realtà  complesse dal punto di vista  tecnico esecutivo, sono  indirizzate al  coinvolgimento dello spettatore.
Spirito e  materia  sono il  soggetto  della loro ricerca permeata di una  spiritualità soggiacente  con opere tese  verso obiettivi percettivi innovativi in cui  la  luminosità  diviene scultura e colore emozioni, innescando nello spettatore una  riflessione sullo stato della  visione a partire dalle  leggi della percezione , della  psicologia e anche della filosofia della  forma: razionale ed empatica  al tempo stesso.
Lacan scrive "Io sono  nell'immagine", e in questa esposizione  questa riflessione  è una materia visiva.                


mercoledì 30 ottobre 2013

Mostra "MONET au cœur de la vie" > Pavia, Scuderie del Castello Visconteo


30 ottobre 2013

Monet au cœur de la vie
Fino al 15 dicembre 2013
Pavia, Scuderie del Castello Visconteo

Venerdì 1 NOVEMBRE > mostra aperta dalle ore 9.00 alle ore 20.00
dalle ore 13.00 alle ore 14.00: ingresso speciale a 10,00 euro!!!
ore 18.00: visita guidata GRATUITA per tutti i singoli visitatori

Sabato 2 NOVEMBRE > mostra aperta dalle ore 9.00 alle ore 20.00
dalle ore 9.00 alle ore 10.00: ingresso speciale a 10,00 euro!!!
ore 16.00: laboratorio didattico GRATUITO per bambini 3 -11 anni su prenotazione

Domenica 3 NOVEMBRE > mostra aperta dalle ore 9.00 alle ore 20.00
dalle ore 9.00 alle ore 10.00: ingresso speciale a 10,00 euro!!!
ore 11.30: laboratorio didattico GRATUITO per bambini 3 -11 anni su prenotazione

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Venerdì 1 novembre la mostra "Monet au cœur de la viein corso alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia resterà aperta dalle ore 9.00 alle ore 20.00 (la biglietteria chiude un'ora prima). Alle ore 18.00 i visitatori potranno partecipare ad una visita guidata gratuita per saperne di più sul Maestro dell'Impressionismo e sulle sue splendide opere esposte alle Scuderie. Alle visite guidate si accede con il biglietto d'ingresso alla mostra, non è necessaria la prenotazione e saranno ammesse al massimo 30 persone in ordine di arrivo.
Inoltre dalle ore 13.00 alle ore 14.00 i singoli visitatori non prenotati potranno entrare in mostra con il biglietto speciale a 10,00 euro

Sabato 2 novembre e domenica 3 novembre la mostra osserverà i regolari orari di apertura (dalle ore 9.00 alle ore 20.00, ultimo ingresso ore 19.00) e i singoli visitatori non prenotati potranno usufruire del biglietto speciale a 10,00 euro dalle ore 9.00 alle ore 10.00.
Proseguono inoltre con successo le attività didattiche gratuite del weekend per tutti i bambini dai 3 agli 11 anni che, sabato 2 novembre alle ore 16.00 oppure domenica 3 novembre alle ore 11.30, potranno partecipare al laboratorio "Il ponte di Waterloo, immaginiamo Waterloo in un giorno di nebbia! ". L'attività è gratuita, dura circa 1 ora e 30 minuti, si accede con il biglietto d'ingresso della mostra (bambini fino ai 6 anni ingresso gratuito) ed è necessaria la prenotazione al numero 0382 309879
Gli educatori di educational alef - dipartimento educativo di Alef - introdurranno l'arte di Monet nell'aula didattica, spingendo poi tutti i bambini alla creatività attraverso fantasia, luce e colore. Al termine del laboratorio genitori e bambini potranno visitare in autonomia la mostra accompagnati dalla family guide: una divertente guida cartacea a cura di Artkids (www.artkids.it) con tanti giochi e disegni per scoprire insieme i capolavori del grande artista francese. La guida è gratuita e verrà consegnata dal personale di biglietteria a tutte le famiglie con bambini dai 5 anni in su. Il programma dettagliato di tutte le attività didattiche per i singoli e per i gruppi è disponibile anche sul sito www.scuderiepavia.com.

Il biglietto d'ingresso alla mostra "Monet au cœur de la vie" include l'app ufficiale della mostra / l'audioguida e l'ingresso alla Quadreria dell'Ottocento e Collezione Morone dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia a seconda degli orari di apertura consultabili sul sito www.museicivici.pavia.it.

LA MOSTRA
Prosegue con successo la mostra "Monet au cœur de la viepromossa dal Comune di Pavia, prodotta e organizzata da Alef – cultural project management con il patrocinio del dell'Ambasciata di Francia in Italia e dell'Institut français di Milano e ospitata alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia fino al 15 dicembre 2013.

L'esposizione, a cura di Philippe Cros presenta una selezione di opere provenienti da prestigiosi musei di tutto il mondo: dagli Stati Uniti d'America come il Columbus Museum of Art (Ohio) alla Francia come il Musée d'Orsay di Parigi, dal Sud Africa come la Johannesburg Art Gallery alla Romania come il Mnar di Bucarest fino alla Lettonia come The Latvian National Museum of Art di Riga e da altre importanti sedi internazionali.

Il pubblico avrà la possibilità di ammirare importanti lavori di Claude Monet e di ripercorrere le tappe principali della sua produzione artistica dalla formazione fino alla grande maturità.
Un percorso espositivo innovativo ed emotivo offrirà inoltre al visitatore un'inedita modalità di avvicinamento anche alla sfera personale della vita del Maestro, consentendo al pubblico di scoprire l'"uomo" oltre che il grande artista.

La mostra è un viaggio nel cuore della vita di Monet, raccontato attraverso le voci di sei personaggi chiave del suo percorso umano e artistico.
Gli incontri, i successi, così come i momenti difficili sono stati ricostruiti sulla base di preziose lettere - provenienti dal Musée des Lettres e de Manuscrits di Parigi ed esposte in mostra -  in cui il pittore racconta particolari momenti e stati d'animo della sua vita. 
Lungo il percorso una serie di suggestive videoinstallazioni predisporranno emotivamente il pubblico a rivivere i momenti fondamentali della vita di Monet e a comprenderne il rapporto con le opere presentate in mostra. 
Le parole e il racconto sono stati pensati in armonia con i video, i suoni e le opere d'arte in modo da creare le condizioni più adatte a sollecitare le emozioni più profonde del visitatore verso una totale fruizione dell'opera di Monet.
La mostra offre quindi diverse chiavi di lettura per un'originale esperienza di visita che consentirà al visitatore di rivivere intensamente la vita e la produzione artistica di uno dei più grandi Maestri di tutti i tempi che ha cambiato per sempre la storia dell'arte.

Un'esperienza di visita prosegue anche all'esterno dello spazio espositivo, suggerendo al visitatore un itinerario alla scoperta di alcuni dei luoghi simbolo della città di Pavia ricontestualizzati, per l'occasione, in rapporto al percorso artistico di Monet.
Un percorso ideato per far rivivere alcuni luoghi pavesi molto suggestivi come l'orto botanico del 1700, oppure la bellissima Cattedrale di San Michele, o ancora la storica Biblioteca Civica Bonetta e i giardini Malaspina, e in ultimo il Ponte Vecchio sul fiume Ticino. In ciascuno di questi luoghi il visitatore potrà riprendere la lettura del racconto dei sei personaggi riproposto in un'ambientazione reale.

Per tutta la durata dell'esposizione una serie di attività didattiche e laboratori creativi permetteranno anche ai più piccoli di avvicinarsi alla pittura impressionista e alla produzione artistica del pittore francese.

Catalogo Silvana Editoriale
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Cartella stampa e immagini disponibili nell'area press di Alef >
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Titolo
Monet au cœur de la vie

Date
14 settembre – 15 dicembre 2013

Sede
Scuderie del Castello Visconteo
Viale XI Febbraio, 35
27100 Pavia

Orari
Dal lunedì al venerdì: 9.00 – 19.00
Sabato, domenica e festivi: 9.00 – 20.00
La biglietteria chiude un'ora prima
dal lunedì la venerdì, ore 18.00 > visite guidate GRATUITE

Biglietti
Intero: 15,00 euro
Ridotto: 13,00 euro
Ridotto speciale: 10,00 euro dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 13.00 -14.00 e dal sabato alla domenica nella fascia oraria 9.00 - 10.00 (valido per i singoli visitatori non prenotati)
Il costo del biglietto include l'app ufficiale della mostra, l'audioguida e l'ingresso alla Quadreria dell'Ottocento e Collezione Morone dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia (a seconda degli orari di apertura)

Prevendita biglietti

Informazioni


martedì 29 ottobre 2013

NOGALLERY presenta IL MARE DI MILANO mercoledì 6 novembre 2013

Buongiorno,
invio la rettifica dell'evento in quanto l'inaugurazione si svolgerà mercoledì 6 novembre 2013 anzichè giovedì 7 novembre 2013.

Chiedo cortesemente di apportare tale modifica all'annuncio
Grazie
Cordiali saluti

Guendalina




7 novembre – 24 dicembre 2013
 
NOGALLERY presenta IL MARE DI MILANO
 
Alessio, Andrea, Davide, Giuliano Cataldo, Hélène interpretano il loro mare milanese per la collettiva che la galleria d'arte contemporanea di Santa Margherita Ligure propone in via Maroncelli 2 a Milano.

 

Giovane la galleria, giovane la curatrice, giovani gli artisti. La collettiva IL MARE DI MILANO che si inaugura mercoledì 6 novembre in via Maroncelli 2 a Milano ha come obiettivo quello di portare il mare in città. Perché Luisa Gagetti e Maddalena Gesess, madre e figlia con la passione per l'arte, fondatrice e direttrice l'una e curatrice l'altra, hanno preferito trasferirsi ed aprire una galleria al mare. La loro NOGALLERY, aperta nel 2012, infatti non è a Milano bensì a Santa Margherita Ligure e, fuori dai circuiti modaioli che oggi inglobano anche l'arte, ospita artisti talentuosi alfine di incrementare la comunità dei giovani collezionisti. Ma finita la stagione estiva hanno sentito l'urgenza, in quella stessa Milano da cui inizialmente si allontanavano, di portare avanti il loro progetto, che suona un po' come una sfida. Infatti quello a cui tengono particolarmente è dare spazio ai giovani coltivando il loro talento fin dalla scuola, ben prima che si affaccino al mondo adulto.

 

La proposta di "portare il mare in città" è stata accolta da cinque artisti già vicini a NOGALLERY nati in cinque città diverse, Alessio Barchitta, Andrea Bruschi, Giuliano Cataldo Giancotti e Davide Marega, ma tutti provenienti dall'Accademia di Belle Arti di Brera, tranne Hélène Cortese, artista genovese, che crea un ponte ideale con la sede in riva al mare. Ma IL MARE DI MILANO potrebbe essere lo smog? Sono i Navigli o i suoi fiumi nascosti? E' il mare di gente che si muove nel traffico?

 

La mostra curata da Maddalena Gesess mette in luce il fresco talento di giovani artisti che riflettono su una Milano interpretata come: un CAMMINO INFINITO che i SINGOLI disegnano partendo dal fiume OLONA: tra queste TRAME, SCUOTIMI! Attraverso i titoli delle opere si scopre un mare immaginario progettato a Santa Margherita e presentato a Milano in una temporary gallery tra focacce e vini liguri.

 

La filosofia di NOGALLERY è cercare il talento nei giovani che dalle accademie - appena laureati o ancora laureandi provenienti soprattutto dalle Accademie di Belle Arti di Milano, Torino e Genova - si affacciano al mondo sostenendoli in questo complesso passaggio offrendo loro la chance di potersi esprimere senza legacci e di vendere le loro opere a prezzi accessibili (massimo duemila euro) così da iniziare ad essere valutati nel mercato dell'arte. Aprendo NOGALLERYl'obiettivo di Luisa come lei stessa afferma è di "creare uno spazio, un crocevia di pensieri dove si intrecciano ed entrano in relazione un pubblico aperto alle innovazioni con giovani artisti che con entusiasmo ed energia sappiano mettersi in gioco contro ogni logica di arrivismo e di consumismo". Sua figlia Mad ha aderito fin dall'inizio al progetto con entusiasmo, perché per lei "l'arte è un bene primario indispensabile per disegnare il futuro".

 

 

VERNISSAGE, mercoledì 6 novembre 2013 h.18/22, NOGALLERY Via Maroncelli, 2 - Milano

 

FINISSAGE, giovedì 12 dicembre 2013 h.18/22 (Christmas Maroncelli District 2013)

venerdì 25 ottobre 2013

MOSTRE: LE PROSSIME APERTURE DAL 26 AL 29 OTTOBRE 2013 - TORNA IL 28 OTTOBRE "UNA NOTTE AL MUSEO"



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MOSTRE: LE PROSSIME APERTURE DAL 26 AL 29 OTTOBRE 2013 - TORNA IL 28 OTTOBRE "UNA NOTTE AL MUSEO"



Le prossime mostre che verranno inaugurate dal 26 al 29 ottobre 2013, segnalate dagli Istituti territoriali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

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giovedì 24 ottobre 2013

Festival Internazionale della Fotografia FOFU Phot'Art 2013

Fucecchio apre le porte alla fotografia, quella con la F.

Dai grandi maestri Gian Paolo Barbieri e Letizia Battaglia alle fotografie con il cellulare per un'edizione trasversale del FOFU, il festival ormai divenuto un "must"per gli appassionati dell'immagine.

Nell'edizione n°9 del Fucecchio Foto Festival si celebrano due veri maestri della fotografia italiana famosa nel mondo. La scelta per gli organizzatori è stata chiara fin da subito: creare due grandi monografie che avessero ben poco in comune e che potessero incuriosire un pubblico il più possibile eterogeneo.

Da un lato Gian Paolo Barbieri, un'icona della fotografia di moda, che ha dedicato la propria ricerca alla perfezione delle forme, all'estetica e a manipolare la realtà per fabbricarne un mondo magico. Quasi mezzo secolo di scatti per un viaggio attraverso le varie tematiche affrontate dall'autore: dalla moda all'eros passando per i paesaggi esotici. Saranno esposte circa 80 immagini tra le sue più famose che ormai sono divenute vere e proprie icone della storia della fotografia: le copertine di Vogue, i corpi degli indigeni dell'equatore e nudi scultorei nati dall'incontro di erotismo e bellezza.

Di genere piuttosto differente la fotoreporter Letizia Battaglia, siciliana, forse la donna più importante del nostro fotogiornalismo, che ha ottenuto i più importanti riconoscimenti a livello internazionale. Per anni, con un colpo d'occhio inconfondibile, ha documentato il dolore della propria terra, le vittime e i protagonisti della Mafia, realizzando immagini che non lasciano spazio alle parole e che si fanno simbolo di libertà e giustizia. Sono fotografie in bianco e nero, crude, schiette e senza filtri, che proiettano lo spettatore in una dimensione ancora più forte della realtà.

Ma il festival non finisce qui. "Le Blanc" pseudonimo di Sebastian Weiss, è un fotografo che gira il mondo immortalando strutture architettoniche, creando immagini astratte di un raffinato rigore estetico che lo hanno portato a pubblicare sulle più importanti riviste di architettura. La sua particolarità? Utilizza la fotocamera del proprio iPhone. Il FOFU lo ha scoperto e ha deciso di portarlo per la prima volta in una mostra in Italia.

Chris Rain, giovane autore nato e cresciuto a Roma, in collaborazione con Edizioni Postcart, esporrà un progetto dedicato al tema onirico e surreale dove si potranno ammirare fantastiche stampe in bianco e nero, frutto di sapienti elaborazioni analogiche d'altri tempi. Osservando le sue immagini sembra di fare un vero e proprio salto temporale e dimensionale.

Un reportage a quattro mani è il progetto vincitore del FoFu photo challenge 2013. Filippo Bardazzi e Laura Chiaroni hanno documentato le terre del "far west" e lo stato attuale dei simboli su cui si è generato il mito americano. Ne scaturisce un bel racconto dal linguaggio chiaro e al tempo stesso molto personale e coinvolgente.

Il Foto Festival, aprirà le porte il 26 ottobre alle 17.00 e si protrarrà fino al 17 Novembre con il seguente orario: dal Mercoledì al Venerdì con orario 21-24, mentre il Sabato la Domenica e il 1° Novembre con orario continuato 15-24. Il prezzo del biglietto è di 6 € (ingresso gratuito per i minori di 12 anni e prezzo ridotto di 4 € per i soci Coop escluso Sabato e festivi).

La location dell'evento è il Parco Corsini, nel centro storico di Fucecchio, più precisamente all'auditorium La Tinaia e nella nuova sede di Palazzo Corsini adiacente al Museo Civico.

Per informazioni visitare il sito www.fofu.it o telefonare al 339 8767671 o allo 0571 20349.

ARTE IN STAZIONE: a Roma la mostra del LUISS MASTER OF ART


OSMOSIS
                                                                      
            STAZIONE TIBURTINA
            7 - 28 novembre 2013
            Roma - Stazione Tiburtina

In mostra: Allis/Filliol, Mircea Cantor, Ludovica Carbotta, Gea Casolaro, William Cobbing, Fausto delle Chiaie, Mark Jenkins, Margherita Morgantin, Ivan Navarro, Donato Piccolo, Cesare Pietroiusti/Paul Griffiths, Domenico Romeo, RAM radioartemobile.

CONFERENZA STAMPA E PREVIEW MERCOLEDI' 6 NOVEMBRE ore 18



L'arte contemporanea per la prima volta, grazie alla collaborazione con Grandi Stazioni SpA società del Gruppo FS Italiane, invade gli spazi della Stazione Tiburtina di Roma con la mostra OSMOSIS, realizzata dagli studenti della terza edizione del LUISS Master of Art, corso di alta formazione postlaurea organizzato all'interno del LUISS Creative Business Center. Il percorso formativo, sotto la guida di Achille Bonito Oliva (Responsabile scientifico del Master), termina come di consueto con il debutto dell'intero gruppo di studenti e segnala l'identità di un "curatore collettivo" che applica la divisione del lavoro intellettuale in tutte le funzioni progettuali, culturali, organizzative: dal concept alla scelta di artisti e opere, l'allestimento, la comunicazione, sino alla preparazione del catalogo.

OSMOSIS fotografa un istante della realtà: l'incertezza generata dalla crisi.
L'esposizione trova la sua naturale collocazione all'interno della stazione Tiburtina, una moderna opera architettonica di grande valore, hub italiano dell'Alta Velocità, caratterizzata da ampi spazi sospesi, passaggi, attraversamenti. Una delle "bolle" nella galleria centrale si trasforma nello spazio vitale della mostra e la stazione vive il suo ruolo di grande piazza urbana, patrimonio architettonico, spazio pubblico d'incontro in cui poter trascorrere del tempo, con uno sguardo anche all'arte contemporanea.
Uno spazio dinamico e multimediale in cui la mostra Osmosis rappresenta una intenzionale dispersione e frantumazione del tradizionale recinto espositivo della mostra, fino alla smaterializzazione nella pura sonorità (con la collaborazione con RAM radioartemobile).
È il connubio fra l'architettura sospesa e la potenza espressiva dell'arte a restituire un'immagine dell'instabilità del presente e dell'ambiguità della nostra epoca.

Perchè OSMOSIS lo spiegano gli studenti del Master:
<<Non c'è una risposta univoca, l'unica cosa certa è che questa mostra nasce da un'URGENZA, quella di descrivere il nostro presente con tutte le sue incertezze e contraddizioni.
La CRISI ha portato all'instabilità minacciando la certezza del futuro e l'ottimismo che è stato il carburante della nostra società dal dopoguerra in poi. La realtà attuale si ripercuote così sulle persone che la vivono, frantumando le sicurezze e facendo del nostro tempo un momento di attesa e sospensione.
OSMOSIS vuole essere un fenomeno comunicativo, un modo di artificare lo spazio in cui, da un nucleo espositivo centrale, l'energia si propaga spontaneamente tutt'intorno, così come nel processo biologico avviene lo scambio di elementi tra cellula e cellula. Il processo di osmosi culturale ha dunque inizio nella galleria centrale della stazione, precisamente da una delle bolle sospese che, in virtù di questa sua caratteristica architettonica, concretizza fisicamente gli elementi concettuali propri della mostra.
Da questo nucleo alcune opere, rompendo il recinto espositivo tradizionale, si disperdono nello spazio circostante e al di fuori della stazione stessa, rispondendo all'esigenza di interazione con il luogo e le persone.
L'esposizione si sviluppa attraverso le opere di un gruppo di artisti multigenerazionali e multidisciplinari, creando un percorso allestitivo segno di ARTE VIVA, ispirato dalla volontà dei curatori di innescare un meccanismo virtuoso di cui questa possa essere catalizzatrice>>.

La mostra è dedicata alla memoria di Carlotta Nobile, diplomata al LUISS Master of Art 2011/2012

Orari: Tutti i giorni ore: 11 – 20. Ingresso libero

Contatti:
T. 3339511257 - 3336382000

mercoledì 23 ottobre 2013

Domik. Mostra fotografica di Danilo Balducci dal 26 ottobre 2013

"Domik". Fotografie di Danilo Balducci.
In esposizione presso Antropomorpha Fotografia dal 26 Ottobre al 21 Novembre 2013.
Vernissage, musica, aperitivo. Ingresso libero e gratuito.

Continua la ricca stagione espositiva dello studio fotografico Antropomorpha con l'inaugurazione Sabato 26 Ottobre 2013 alle ore 18:30 della Mostra Fotografica "Domik" di Danilo Balducci.

Dopo aver documentato a fondo il terremoto nella propria città d'origine, Danilo Balducci ha sentito il bisogno di vedere e capire altre realtà simili a quella fotografata a L'Aquila.
In Armenia e in particolare nella città di Gyumri, il 7 dicembre del 1988 una violentissima scossa di terremoto uccise all'istante 25.000 persone e a tutt'oggi 2.000 famiglie vivono ancora nei domiks (in russo piccola casa), vagoni ferroviari, containers, case di amianto.
L'inverno è il periodo peggiore per le famiglie che alloggiano nei domiks forniti dal governo sovietico o che, spesso, hanno costruito con le proprie mani.
La scelta di documentare una situazione post-sismica differente nasce dalla necessità di capire l'evoluzione e le mutazioni che, in un contesto assolutamente diverso da L'Aquila, hanno colpito la popolazione armena.
Una ricerca del "come saremo" applicata alla propria città di origine dove, in parallelo con Gyumri, il tessuto sociale è stato disgregato e le abitudini dei cittadini sono cambiate radicalmente.
Balducci continua a lavorare ancora su L'Aquila, sulle case dormitorio sorte intorno alla città senza vita, sui paesi interni al cratere, con uno sguardo intimo, non invasivo, lo sguardo di chi ha vissuto per molti anni la città nella sua normalità e si sente egli stesso parte della popolazione colpita.


Antropomorpha Fotografia
Via Castruccio Castracane 28a
info@antropomorpha.it - 392/9033659


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Antropomorpha
Corsi fotografia | Sala posa | Laboratorio | Agenzia fotografica
Via Castruccio Castracane, 28a - 00176 Roma

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