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venerdì 17 marzo 2017

Mostra d'arte presso Frammenti d'arte Monteverde Vecchio

Mostra personale di Mapi e Giovanna Dalla Villa dal 25 Marzo al 01 Aprile 2017.


Vernissage Sabato 25 Marzo ore 1800, a seguire presentazione del libro dal titolo METAMORFOSI di Paola Capocelli. Incontro con l'autore e lettura di Mario Ruggiero.

Aperitivo di benvenuto.

Le opere rimarranno esposte fino al 01 Aprile nei seguenti orari:
da Lun. a Sab. 1000/1300-1530/1800
Dom. 1000/1300

Grazie vi aspettiamo
Frammenti d'arte Monteverde Vecchio...
Via A. Colautti 6/8
00152 Roma




GIOVANNA DALLA VILLA artista dell'interiorità.
Il suo linguaggio pittorico mette a confronto la plasticità della materia con la sensibilità delle diverse esperienze tecniche espressive.
La sua pittura, genera vibrazioni e sensazioni, presenti come condizione per dare origine all'opera d'arte.
Ogni sua opera nasce infatti da un' emozione, che nell'artista si traduce in sentire. E' questo sentire che la spinge alla creazione.
Per Giovanna è fondamentale che l' emozione, puramente spirituale, si traduca in una forma cromatica, generando corpo e fisicità nel dipinto.
L' opera in se, viene considerata come la struttura materiale esteriore che consente la comunicazione e la partecipazione del contenuto interiore, immateriale,divenendo la trasmissione di un' emozione da un' anima ad un' altra anima.
Il Codice di Giovanna Dalla Villa esprime l' indissolubile rapporto tra corpo e anima, tra fisicità e spiritualità.

MAPI Nata in africa dove vive per oltre 10 anni arriva in Italia indirizzandosi verso studi nell'ambito dell'arredamento. Con il padre, architetto, lavora a lungo insieme per ambasciate e residenze di lusso orientali. Lungo il cammino si dedica anche all'arte mettendosi a dipingere e partecipando ad alcune manifestazioni culturali ed esposizioni a Roma, Venezia e Spoleto. Inizialmente nei suoi lavori predilige il figurativo, ma piano piano rivolge la sua attenzione e sensibilità sempre di più verso l'astratto ed il materico dove trova larghi consensi nel pubblico.
Ogni sua opera, piccola o grande, parte da un' emozione profonda, uno stato d'animo, un suo crescere continuo e una grande passione per i colori, i materiali e i sogni applicati su carta o tela. Il suo desiderio resta comunque riuscire a comunicarlo agli altri e lasciare un ricordo, un sorriso e una bella esperienza visiva e di anima.



Frammenti d'arte Monteverde Vecchio
Via A. Colautti 6/8
00152 Roma




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giovedì 16 marzo 2017

L'ARTE CONTEMPORANEA BRASILIANA IN MOSTRA A MILANO DURANTE IL FUORISALONE 2017 CON INSIDE BRAZIL


L'ARTE CONTEMPORANEA BRASILIANA IN MOSTRA A MILANO DURANTE IL FUORISALONE 2017 CON INSIDE BRAZIL

DAL 4 AL 9 APRILE LA MOSTRA SARA' ALLESTITA
ALL'INTERNO DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI MILANO


Milano, 16 Marzo 2017 – In occasione del Fuorisalone 2017, l'Università Degli Studi di Milano accoglierà nella sua suggestiva sede di via Festa Del Perdono la mostra Inside Brazil, che andrà a inserirsi nel contesto delle installazioni della Design Week, facendo emergere l'anima più profonda del Brasile contemporaneo nel cuore delle esposizioni del design d'avanguardia.

La mostra, patrocinata dal Consolato Brasiliano di Milano, farà parte di Brasil S/A, il più importante evento brasiliano di design, che prende vita ogni anno durante il Salone del Mobile milanese. Inside Brazil sarà la sezione dedicata all'arte contemporanea brasiliana, che esporrà all'interno dei chiostri rinascimentali le opere di cinque artisti brasiliani: Branco, César Meneghetti, Chrisitan Cravo, Luiz Martins e Monica Silva.


La mostra racconta il Brasile dei nostri giorni, fortemente legato alla sua cultura primitiva. Una terra che apre un dialogo tra segni ancestrali, forme primordiali, elementi naturali e la quotidianità, carica di storie di vita, di emozioni, di drammi, di speranza. L'incontro e il succedersi di varie etnie, che convogliano nel paese hanno generato una cultura poliedrica, aperta alle novità e alle sperimentazioni, in continua evoluzione. 

Dai video di César Meneghetti alle fotografie di Monica Silva e Christian Cravo, fino ai disegni e dipinti di Branco o le istallazioni di Luiz Martins, tutte le opere nella loro complessa eterogeneità fanno da supporto ad una frenetica ricerca di un dialogo tra presente, passato e prospettive future, esprimendo la necessità di ritornare alle origini ma realizzando nuove forme, nuove possibilità, nuove riflessioni e nuove straordinarie emozioni.


Grazie alla sensibilità e ricerca delle curatrici Stefania Cesari in Brasile e Silvia Evangelisti in Italia, e all'organizzazione di Tania Berni e Rita Galliani, Inside Brazil inaugura la sua seconda esposizione dopo il successo della prima edizione realizzata a Bologna nella Basilica di Santo Stefano durante il periodo di Artefiera, nell'ambito del circuito ufficiale Artcity Bologna 2017.

Stefania Cesari, italiana che da 25 anni vive in Brasile, è vicina alla scena artistica brasiliana, in grave contrasto con la crisi economica, politica e istituzionale, ha così commentato la prossima esposizione: "Dare visibilità alle creazioni di nuovi artisti Brasiliani è un'opportunità per dare voce ad un paese che oggi è uno dei grandi attori del mercato dell'arte internazionale, ascoltando i messaggi di una terra antica dalle caleidoscopiche sfaccettature, che dona nuova vita alle sue radici storiche interpretandole in codici moderni".


Sarà possibile visitare la mostra dal 4 al 9 aprile 2017 all'interno dell'Università Degli Studi di Milano in via Festa del Perdono 7, per immergersi tra le installazioni più rappresentative dell'avanguardia internazionale, dove correnti europee si fondono a suggestioni esotiche, orientali e occidentali, dando vita ad un melting pot che è diretta conseguenza di un mondo globalizzato e iperconnesso, dove emigrazione e immigrazione sono parte di un unico movimento e forza d'attrazione che muove non solo il singolo ma l'umanità intera, dalla notte dei tempi. 


I disegni di Branco, artista semianalfabeta, originario dello Stato di Alagoas, sono il suo linguaggio. Considerato un outsider artist, il suo modo di leggere il mondo e di raccontarlo è una sorta di iconografia spontanea, decifrabile soltanto dalle anime più sensibili. Uno scavo profondo in quello che siamo stati, che siamo e che saremo. Evocazione di una terra che un tempo è stata sorella dell'uomo, una fratellanza perduta. Branco è capace di ascoltarla ancora, come se avesse il mandato di rappresentarla e di restituircene, con i suoi segni, l'eterna bellezza.

Le opere di Branco rappresentano un'espressione spontanea d'arte, generata da un profondo desiderio di comunicazione che non può essere soddisfatto attraverso i canali usuali, come la parola, ma prende voce attraverso i segni di pennellate che danno vita ad un mondo che riposa nell'inconscio dell'artista, per realizzarsi nel quotidiano in opere di coinvolgente esuberanza. Branco non è scolarizzato, ma il suo mentore, Tonico Mendonça, è l'artista che per primo lo mette in contatto con il mondo creativo e gli mostra una base da dove partire. Da lì tempera e pennello sono in contatto diretto con la sua fantasia e i suoi pensieri più ancestrali; la sua limitata capacità espressiva diventa da ostacolo a porta, permettendo il dialogo con uno stato di coscienza ancora non corrotto dalla sovraesposizione a strutture moderne. Quello che ne risulta sono opere su tela dai colori naturalmente vivaci, che rappresentano il caos della vita stilizzato in segni bianchi e neri. Reminiscenze quasi rupestri che mai quanto oggi riconnettono alla più verace natura dell'essere.




César Meneghetti trascorre metà della sua vita tra Europa e Brasile. Si è laureato in Comunicazione visiva all'università FAAP di San Paolo, in Fine Arts (Mixed Medias) alla London Metropolitan University e si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Artista e film-maker, il suo lavoro ruota attorno alla riflessione sociale attraverso un'estetica sperimentale. La sua interazione dei media connette Nord e Sud. I temi sono la migrazione e il concetto di confine individuale e politico. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2015 e nello stesso anno ha esposto al Maxxi di Roma.

Il filmato LES TERRA'S DI NADIE è un discorso politico tramutato in arte, che utilizza il video come mezzo per narrare la tragedia in maniera poetica, come una sorta di poesia in immagini e parole, grazie ad un mix di grafiche che genera una fitta trama di segni. Le immagini che compongono il filmato sono documenti di repertorio della dittatura cilena e brasiliana, che si incrociano creando una sequenza di immagini potenti. LES TERRA'S DI NADIE" ("le terre di nessuno", 5 lingue in un'unica frase) è un non luogo dove imperano violenza e oppressione. In un periodo ben definito, ma anche atemporale, la rappresentazione visiva si fonde con la poesia del cileno Antonio Arevalo, ripercorrendo l'11 settembre 1973, giorno del colpo di stato in Cile, e il 31 marzo 1964, giorno del colpo di stato in Brasile. Immagini e brani lirici si susseguono, si accumulano, si accavallano. Più spesso si completano. La Storia si fa unica, un intero continente dialoga. Tutti gli uomini, di tutti tempi condividono la stessa esperienza. Un'opportunità per rivivere una delle pagine più oscure nella storia del nuovo mondo.




Christian Cravo coglie tutta l'afro-brasilianità del Brasile nella serie Rome- Noir. Una miscela di corpi, credenze e costumi svelano la magia di Bahia: città di sorrisi e pigrizia, nell'incantesimo delle sue mille chiese, dei riti, delle melodie, dei miti, dei profumi. Cravo è stato premiato dal Museo di Arte Moderna di Bahia, dal Mother Jones International Found per Documentary photography e ha ottenuto una borsa di studio dalla Fondazione Vitae e dalla Fondazione John Simon Guggenheim per la sua ricerca sul Nordest brasiliano. Ha concorso al premio Paul Huff, Olanda 2007, fra i 100 fotografi più promettenti. È stato segnalato, unico sudamericano, per il Prix Pictet, Regno Unito 2008, la più importante rassegna fotografica sul tema della sostenibilità.

Gli scatti raccontano di un Brasile che l'artista ha conosciuto nei suoi primi anni di vita, per poi assimilarlo in lontananza e solo in seguito riscoprirlo, questa volta con i mezzi e la forza di documentarlo. La macchina fotografica riporta in sfumature di grigio il mondo visto dai suoi occhi, quel mondo che lo ha accolto alla sua nascita e a cui è per sempre rimasto inesorabilmente legato. ROME NOIR è la collezione di fotografie scattate nella città natale dell'artista, Salvador de Bahia, che mostrano uno spaccato della quotidianità che lascia intravedere, nelle sue sfumature, abitudini che diventano rituali e riti che sono ormai abitudini, dove nascondere personali interpretazioni di realtà. Le immagini invitano l'osservatore a scovare la propria interpretazione, a svelare la magia che si cela dietro alla forma.



Luiz Martins è un artista in forte connessione con la cultura primitiva brasiliana. Nelle sue opere è intrinseco il legame viscerale con segni e simboli tratti dalle forme più ancestrali di comunicazione ed espressione grafica. Forme rubate ai dipinti rupestri, simboli indigeni primordiali vengono rielaborati attraverso materiali carichi di energia. Lui stesso si definisce "archeologo urbano". Vaga tra le periferie alla ricerca di materiali carichi di storie che portano con sé un´energia vitale. Una sua opera è nella collezione del MAC di San Paolo, il più importante museo d'arte contemporanea del Sudamerica. Il suo colore distintivo è il rosso. Per questo nel 2016 è stato scelto da CAMPARI per una serie di installazioni dedicate all'evento CAMPARI RED EXPERIENCE, che si svolgerà anche nel 2017 nelle principali città brasiliane.


Luiz Martins poterà in scena a Milano proprio una delle sue installazioni rosse parte del percorso sensoriale che ha realizzato per Campari Brasile. L'artista è un vero e proprio sperimentatore, che indaga la sua terra, dalla sua cultura primitiva fino ai giorni nostri e oltre, per scoprire i legami costanti e invariabili che da tempo immemore fanno parte dell'inconscio del suo Paese, in grado di trasmettere verità fondamentali e perenni. Il rosso è uno dei mezzi fondamentali per connettere cultura ancestrale e moderna, con un carico di energia, passione, luce e forza primordiale che vincono le barriere temporali e impregnano gli animi del popolo da secoli.


Gli scatti di Monica Silva, brasiliana di nascita ed europea di adozione, sono lo sguardo di chi cerca nella terra d'origine le proprie radici. Oscilla tra ricchezza e degrado, colori e sfumature, suoni e silenzi, fede e superstizione. Il ritorno alla dimensione primordiale di profonda purezza e intimità con la natura sovverte la nostra percezione della vita. Nel 2016 espone "Lux Et Filum – Una Visione contemporanea di Caravaggio" al Mia Photo Fair di Milano. È stata la fotografa ufficiale di Eicma 2015/2016, realizzando inoltre la campagna per l'edizione 2016. La sua foto intitolata "Missing you" è stata finalista tra oltre 5.000 artisti di tutto il mondo al concorso on line Saatchi Art New York Scope. Organizza workshop e performance sulla psicologia del ritratto in Italia.

Monica Silva vive ormai da molti anni a Milano, dove attualmente lavora per esposizioni e per riviste di tutto il mondo. In Europa ha riscritto il suo futuro, lasciando alle spalle una situazione familiare a São Paulo molto difficile, di cui non poteva più sentirsi partecipe. Nei suoi scatti è costante la ricerca psicologica che va ad indagare gli antri più nascosti del sé. Ispirandosi ai grandi del passato come Marcel Duchamp, Salvador Dalì, Caravaggio e Andy Warhol, le sue opere elaborano i soggetti che di volta in volta ritrae, lasciandone scaturire l'essenza nascosta, spesso con un sapiente tocco di ironia. Le fotografie del suo paese di origine espongono tutta la vivacità e i colori della sua terra, insieme ad un forte attaccamento per la tradizione e il culto. Campi da indagare, mai scontati, che fanno parte del suo sangue e dei suoi antenati della tribù indigena Tupi Guarani.




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Arte contemporanea all’Orto Botanico di Lucca. Inaugura M.A.N., la personale dello scultore Roberto Giansanti

Domenica 26 marzo alle ore 11, quando la natura con la primavera rinasce, sarà inaugurata 'M.A.N. Melodia Arte Natura', la mostra di sculture dell'artista romano Roberto Giansanti, che rappresenta un mirabile caso diarte pubblica e ambientale all'interno della città di Lucca e un esempio di valorizzazione sociale dell'arte.

Ad un anno dal terremoto che ha colpito il centro Italia (2016) l'artista ha deciso che parte del ricavato dalla vendita delle opere sarà devoluto in beneficenza a favore di quelle popolazioni. 

La mostra, a cura di Riccarda Bernacchi e Lucia Morelli, è organizzata dall'associazione culturale Venti d'Arte in collaborazione con l'Opera delle Mura. Patrocinata dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Lucca e dal Comune di Lucca, è realizzata in collaborazione anche con Confindustria Toscana Nord. 

Il catalogo dell'esposizione, stampato in doppia lingua, sarà ufficialmente presentato mercoledì 22 marzo alle ore 12, a Palazzo del Pegaso, presso la sede del Consiglio della Regione Toscana, a Firenze, in via Cavour 4.

Sono cinque le grandi sculture monumentali, in legno, bronzo e ceramica raku, appositamente pensatesite specific, dislocate tra le aree verdi del giardino, che inneggiano alla grandezza della Natura. Altre sculture, più piccole, disegnano un percorso in relazione con il contesto che le ospita, per un totale di circa venti opere.  

La collocazione delle sculture delinea un itinerario artistico che si snoda dall'ingresso allo specchio d'acqua, partendo da 'Arpa', l'opera installata a settembre 2016, durante la manifestazione 'Murabilia', come preview della mostra. 

Il progetto interpreta l'arte come naturalmente inserita nel più bel museo del mondo: il giardino, le sue piante, gli alberi, il cielo. Della mostra e dell'opera di Giansanti, si è parlato durante la conferenza sul tema Arte e ambiente a Palazzo Bernardini, sede di Confindustria Toscana Nord, lo scorso 3 marzo, durante la quale è stato installato il gruppo scultoreo 'Infine Germogli un canto' che resterà, come pendant, nell'atrio fino al mese di agosto. 
Il colloquio fra natura e arte è sicuramente uno dei più ambiti degli ultimi anni e importanti esempi sono in Toscana nei parchi della Maremma, nella più vicina provincia di Pistoia nella fattoria di Celle, ma anche in Europa, Fondazione Bayern a Basilea destando interessi di collezionisti e appassionati di tutto il mondo.
La mostra rimarrà allestita fino al 20 agosto.

L'inaugurazione è a ingresso libero. Dal giorno successivo la mostra sarà visitabile con gli orari di apertura dell'Orto Botanico e fruibile con il biglietto d'ingresso dell'Orto.


BIO ARTISTA
Roberto Giansanti,  scultore e orafo romano di fama nazionale, vive e lavora in Versilia. La sua ricerca stilistica si dirige verso un connubio tra uomo, natura e musica, dove gli elementi si alternano ognuno a favore dell'altro. Alcune delle sue sculture si trovano nel Bosco di Gianni e al Museo di san Francesco a Greve in Chianti (Firenze), in un bosco d'arte dove la natura può ed è rispettata dall'uomo, dove la musica e i suoni, quelli della natura, non hanno confini. 

Vincitore dei "mecenati del Contemporaneo" 2014 e tra i migliori under35 alla residenza di Ripetta, Roma; Giansanti è segnalato per la sua poetica alla collettiva internazionale di arte contemporanea "In Contemporanea Porcari" 2015 e insignito di una speciale menzione a "In Contemporanea Porcari 2016".


Info: 
www.ventidarte.com - ventidarte@libero.it - +39 3337355237 - +39 3297478694


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Bonioni Arte, Reggio Emilia | Paolo Minoli. Opere 1970-2004 | 1 aprile - 14 maggio 2017

Galleria Bonioni Arte, Reggio Emilia

1 aprile – 14 maggio 2017

PAOLO MINOLI

Opere 1970-2004

A cura di Niccolò Bonechi
Testo di Riccardo Zelatore

Inaugurazione: sabato 1 aprile 2017, ore 17.00


La Galleria Bonioni Arte di Reggio Emilia (Corso Garibaldi, 43)presenta, dal 1 aprile al 14 maggio 2017, "Paolo Minoli. Opere 1970-2004": mostra retrospettiva curata da Niccolò Bonechi con un testo di Riccardo Zelatore.

Realizzata in collaborazione con Casaperlarte fondazione paolo minolidi Cantù (Co), l'esposizione sarà inaugurata sabato 1 aprile alle ore 17.00.

Un progetto che intende rileggere il percorso artistico di Paolo Minoli in senso cronologico, a partire dagli anni '70 e '80, segnati dal dialogo con Bruno Munari, Luigi Veronesi ed altri protagonisti del panorama culturale italiano, sino al 2004anno della sua scomparsa.

Una ricerca, quella di Paolo Minoli, che si inserisce, per l'indirizzo analitico-costruttivo e le sperimentazioni cromatico-formali, nell'ambito delle esperienze dell'Arte Concreta, sviluppatasi dopo l'Informale.

In mostra, una quindicina di dipinti ad acrilico su tela o su tavola, alcuni dei quali di grandi dimensioni, unitamente ad alcune carte e sculture, a volte nate come studi preparatori per installazioni monumentali.

«La ricerca dell'artista/teorico Paolo Minoli – spiega il curatore – vive di continue duplici dialettiche, tra tempo e spazio, ambiente e superficie, intero ed esterno, pittura e scultura. Al centro di questi contatti/contrasti vi è l'incessante interesse verso il concetto di colore, sia esso inteso come derivato dello spettrometro della luce o come indicatore delle emozioni umane».

«Se volessi azzardare un tentativo di restituzione del valore che Paolo Minoli ha avuto nella storia dell'arte visiva nostrana degli ultimi quarant'anni – aggiunge Riccardo Zelatore – la definizione che userei con maggior disinvoltura è protagonista, e non solo a Cantù e Milano e non solo lombardo. Minoli è stato un artista che ha lavorato con una dedizione, un rigore, una coerenza e una meticolosità tali da permettergli di mettere in campo una sequenza densissima di prove e di esperienze. La mia non è posizione partigiana, motivata da un rapporto amicale autentico e da un legame profondo con l'artista, quanto dalla ricchezza di forza e stupore che queste opere mantengono e rinnovano a ogni nuova esposizione».

La personale sarà visitabile fino al 14 maggio 2017, da martedì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00, chiuso il lunedì e il giorno di Pasqua, aperto Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio. Ingresso liberoCatalogo Edizioni Bertani, 2017, con testi di Niccolò Bonechi e Riccardo Zelatore. 


Paolo Minoli nasce nel 1942 a Cantù (Co). Frequenta, in giovanissima età, la casa del pittore Enrico Sottili e, da studente, lo studio dello scultore Gaetano Negri. Si diploma nel 1961 all'Istituto Statale d'Arte di Cantù, dove insegna dal 1964 al 1978. Dal 1977 al 1978 fa parte del gruppo di ricerca "L'interrogazione sistematica" con Nato Frascà e Antonio Scaccabarozzi. 

Dal 1979, all'Accademia di Belle Arti di Brera in Milano è docente del corso speciale di "Cromatologia" e collabora, in qualità di consulente, con aziende per l'applicazione di soluzioni cromatiche nella produzione industriale. 
È stato direttore artistico della collana d'arte pubblicata dalle edizioni "RS" di Como (1975-1986) e, dal 1986 al 1989, del laboratorio serigrafico "On Color" di Cantù, in collaborazione con diversi artisti, fra i quali Mario Radice, Carla Badiali, Aldo Galli, Bruno Munari, Luigi Veronesi, Max Huber, Piero Dorazio e Mario Nigro. 
Nel 1982 è invitato alla "XL Biennale Internazionale d'arte" di Venezia, dove è nuovamente presente nel 1986. Realizza per la "Plaz" a Saulgau, nel 1992, una scultura d'acciaio di 8 metri d'altezza intitolata "Nelle ali del vento". 
Nel 1994 è collocata presso il parco del Museum Bertholdsburg a Schleusingen la scultura in acciaio di 7 metri di altezza "Nelle ali del canto". 
Nel 1997 è collocata, sul lato nord della rocca dei Musei Civici di Riva del Garda, la scultura "Ballerina" in acciaio di 9 metri di altezza e 5x2 di base. Nel 1998 è presente alla mostra "Arte Italiana. Ultimi quarant'anni. Pittura aniconica" alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna. 
Nel 1999 è invitato alla "XIII Quadriennale d'arte" di Roma e nello stesso anno è installata, permanentemente, nel "Parco della scultura" di Viadana (Mn) la scultura "Storie di Scena". 
Nell'ambito di un intervento di riqualificazione urbanistica per la Piazza Volta a Como, nel 2001, è collocata, nel centro della fontana progettata dall'architetto Mario Di Salvo, una scultura, "Stele", in acciaio di 4,40 metri d'altezza. 
Per iniziativa di Paolo Minoli, scomparso il 20 dicembre 2004, è stata costituita Casaperlarte fondazione paolo minoli con sede a Cantù, finalizzata alla promozione dell'arte contemporanea nelle sue diverse espressioni. 
Il 23 dicembre 2004, pochi giorni dopo la sua scomparsa, è inaugurata a Cantù "Asteria… tra le pieghe del vento e la porta delle stelle", una scultura monumentale in acciaio corten alta5,30 metri, collocata all'ingresso della città sul Rondò Bersagliere. 
Nel dicembre 2014 la città di Como ha organizzato, in collaborazione con la fondazione, la mostra personale "Paolo Minoli. Itinerari tra arte e scienza" presso la Pinacoteca Civica ripercorrendo in modo agile, ma esaustivo, tutto il suo percorso creativo. 
Nello stesso mese l'Accademia di Belle Arti di Brera ha organizzato una giornata convegno dal titolo "Paolo Minoli. Metodo e sperimentazione". 
Nel 2015 il Comune di Cantù, presso Villa Calvi, ha reso omaggio all'attenzione che Paolo Minoli ha sempre riservato ad amici, maestri e colleghi con l'esposizione di una parte dei lavori serigrafici. 
Nel 2016 Il Museo di Lissone ha selezionato un'opera di Paolo Minoli per la mostra collettiva dedicata al Premio Lissone. Nel 2017 la Galleria Giovanni Bonelli di Milano ha presentato la personale "Paolo Minoli. Metrica colore musica", a cura di Carlo Pirovano e Riccardo Zelatore.



PAOLO MINOLI
Opere 1970-2004
A cura di Niccolò Bonechi
Testo di Riccardo Zelatore
1 aprile – 14 maggio 2017
Inaugurazione: sabato 1 aprile, ore 17.00
Orari: da martedì a domenica ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00, chiuso il lunedì e Pasqua, aperto Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio.
Catalogo Edizioni Bertani, 2017, con testi di Niccolò Bonechi e Riccardo Zelatore


Per informazioni:
Galleria Bonioni Arte
Corso Garibaldi, 43
42121 Reggio Emilia
Tel/Fax 0522 435765
www.bonioniarte.it
info@bonioniarte.it



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Apre a Milano la grande mostra "LOVE. L'arte contemporanea incontra l'amore" > 17 marzo - 23 luglio 2017 > Museo della Permanente, Milano



Robert Indiana, Love, 1966-1999. Scultura, alluminio policromo (red and gold), 91,5x91,5x45,75 cm. AP 3/4. Courtesy: Galleria d'Arte Maggiore, G.A.M., Bologna, Italia. © Robert Indiana by SIAE 2017
Tom Wesselmann, Smoker, 1971. Vinile colorato su pannello, 144x160 cm. Courtesy: Flora Bigai Arte Contemporanea. © Tom Wesselmann by SIAE 2017
Andy Warhol, One Multicoloured Marilyn (Reversal Series), 1979-1986. Acrilico, polimeri sintetici e serigrafia su tela,  50,8x40,7 cm. Courtesy: Collezione privata (VR). © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts lnc. by SIAE 2017



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