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mercoledì 4 maggio 2016

L'Asino d'Oro di Apuleio rivive nell'Arte: Metamorfosi e Magia dal 2 giugno a Villa Bertelli


 
GIROLAMO CIULLA
Metamorfosi e Magia
a cura di Alessandra Belluomini Pucci
 
Villa Bertelli, Via Giuseppe Mazzini, 200, 55042 Forte dei Marmi LU
Dal 2 giugno al 4 settembre 2016
 
"Dalla divinità all'uomo non è stato concesso niente di tanto prospero, che non sia tuttavia unito a qualche difficoltà, con un accoppiamento di miele e fiele." – L'Asino D'Oro di Apuleio
 
Inaugurazione e presentazione stampa: giovedì 2 giugno 2016 – ore 18.00
 
 
Le peripezie del giovane Lucio trasformato in asino e del suo ritorno alle sembianze umane, insieme ai significati reconditi di questa avventura del II secolo D.C. arrivano a noi, oggi più validi che mai, con la mostra d'arte Metamorfosi e Magia
Ospitata dalla Fondazione Villa Bertelli, nell'omonima villa dal 2 giugno al 4 settembre, e organizzata in collaborazione con il Comune di Forte dei Marmi, la rassegna contiene sculture, stiacciati e dipinti dell'artista siciliano Girolamo Ciulla ed è curata da Alessandra Belluomini Pucci, direttore scientifico della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea "Lorenzo Viani" di Viareggio.
Da Le metamorfosi di Apuleio, o L'asino d'oro – così come soprannominate da Sant'Agostino – a oggi, la mostra propone un percorso di 30 opere, attraverso l'idea stessa di identità e metamorfosi, voluta o imposta, che si fa sempre più contemporanea, facendo incontrare storia della letteratura e società attuale.
Un classico della letteratura, un tema sempre caro all'uomo, riproposto in  chiave artistica in Metamorfosi e Magia di Girolamo Ciulla.
L'Asino ovvero la storia dell'uomo. "L'interpretazione di Ciulla segue un processo originale che lavora la  materia trasformandola in opere di potente suggestione: figure a tutto tondo, bassorilievi, disegni, riconsegnano la forza della natura e la vitalità della figura umana attraverso una tecnica personale che prima decompone la forma per poi restituire l'immagine, dove tocchi di colore e l'applicazione di materiali diversi muovono e rendono viva la composizione con giochi di contrasti, di pieni e di vuoti"racconta la curatrice Alessandra Belluomini Pucci, che aggiunge: "L'artista è cittadino del mondo, ma quanto più il suo lessico è raggiungibile e apprezzato da culture e popoli diversi, tanto più deve richiamare le proprie origini per non incorrere nell'universalismo prodotto dall'appiattimento del mondo contemporaneo.
Il linguaggio dell'artista, manifestatosi nel profondo, supera i particolarismi delle diverse culture, se, nel contempo, conserva ed esprime i caratteri della sua matrice originaria, affondando le radici nel terreno su cui si è formato: più egli si sente cosmopolita, più ha necessità di celebrare la sua identità e la sua storia personale e Girolamo Ciulla esprime questa esigenza  in una dimensione e in una armonia singolare. Le sue opere ne fanno emergere nitida la sicilianità, così intrisa delle suggestioni dei miti della Magna Grecia, delle raffinate riflessioni delle civiltà antiche, concretizzandosi in quella tipica insularità che alimenta sogni lucidi e sensuali, passioni dell'intelligenza e della fantasia".
La mostra di Girolamo Ciulla è corredata di catalogo con testi redatti dalla curatrice Alessandra Belluomini Pucci per conto della  Fondazione Villa Bertelli.
 
Fondazione Villa Bertelli | Via Giuseppe Mazzini, 200, 55042 Forte dei Marmi LU
www.villabertelli.it - info: 0584 787251


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2: CorrieredelWeb.it // prove tecniche di trasmissione


CorrieredelWeb.it // prove tecniche di trasmissione

martedì 3 maggio 2016

Dal 17 al 26 maggio Franco Matticchio in mostra all'Unione Culturale Franco Antonicelli: un gigante dell'illustrazione italiana


DI PUNTO IN BIANCO
Tavole, disegni, strisce di Franco Matticchio fra ironia e mistero
(dal 17 al 26 maggio 2016)


inaugurazione mostra: martedì 17 alle 19
chiusura: giovedì 26 alle 18
Unione culturale Franco Antonicelli
via Cesare Battisti, 4b – Torino
www.unioneculturale.org – 339 7347993
(ingresso libero e gratuito)



"Il tiro parallelo al piano (…) dicesi di punto in bianco, perché usano i bombardieri la squadra coll'angolo retto diviso in dodici punti, chiamano l'elevazione al primo punto, al secondo, al terzo, ecc. tiro di punto uno, di punto due, di punto tre ecc.: quel tiro poi, che non ha elevazione alcuna vien detto di punto in bianco, cioè di punto niuno, di punto zero".
Galileo Galilei, Trattato di fortificazione (1593)


Dal 17 al 26 maggio 2016, l'Unione Culturale 'Franco Antonicelli', ospita una mostra di Franco Matticchio, pittore e illustratore italiano tra i più apprezzati a livello internazionale (suoi lavori sono stati pubblicati sul New Yorker).
La mostra è organizzata dal  gruppo Libri dell'Unione Culturale e da L'Indice dei libri del mese, con la curatela di Luca Terzolo e Carlotta Romano di Cfr.artecontemporanea.
Il titolo di questa personale parte dal dimenticato significato originario dell'espressione "di punto in bianco", che ai tempi di Galileo Galilei indicava il tiro di artiglieria senza elevazione, per arrivare al più attuale senso figurato di atto improvviso, compiuto da un istante all'altro, senza che niente lo lasci prevedere. Un titolo perfetto per le creazioni imprevedibili dell'autore delle copertine de L'Indice dei libri del mese nonché padre del gatto Mr. Jones per le pagine dell'indimenticato Linus.
L'esposizione inaugura martedì 17 maggio alle 19 con un rinfresco, segue, alle 21, Matticchio e il cortometraggio animato d'autore, proiezione di brevi film d'animazione selezionati da Andrea Pagliardi in collaborazione con Asifa Italia.
La mostra rimarrà aperta tutti i giorni fino al 26 maggio dalle 17 alle 20.
Giovedì 26 maggio alle 18 si chiude con la presentazione dell'ultimo libro di Franco Matticchio alla presenza dell'autore.


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WHAT WOULD YOU PUT IN THE HAT OF JOSEPH BEUYS



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0
Via S. Calenda, 105/D - Salerno

WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT
OF JOSEPH  BEUYS
Collettiva Internazionale con la partecipazione
di 119 artisti  contemporanei di cinque continenti

a cura di Giovanni  Bonanno
Presentazione  critica di Marcello Francolini

Progetto in collaborazione con l’Archivio Ophen Virtual Art
e la Collezione Bongiani Ophen Art Museum di  Salerno.



Dal 29 aprile 2016  al  27 agosto 2016

Inaugurazione: venerdì  29 aprile 2016, ore 18.00
Salerno Tel/Fax 089 5648159    e-mail:  bongiani@alice.it      
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
                              

S’inaugura  venerdì  29 aprile 2016, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale a cura di Giovanni Bonanno dal titolo: “WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT OF JOSEPH  BEUYS” che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista tedesco Joseph Beuys in concomitanza con la ricorrenza dei 30 anni dalla scomparsa, (Dusseldorf, 23 gennaio 1986), proponendo una importante mostra collettiva  con  119 artisti di diversa nazionalità. Nella sua attività (oggetti, azioni, installazioni, interviste, multipli, ecc.)  lo ha visto protagonista indiscusso, sulla scena internazionale. Negli ultimi anni tra il Settanta e gli anni Ottanta, l'esigenza di dialogo, diventa prioritario, connota spesso le  performances come occasioni per esporre verbalmente la propria concezione politico-religiosa, fondata sulla coincidenza tra autodeterminazione, libertà individuale e creatività. Un’arte intesa come processo catartico e liberatorio svincolato dai tradizionali media che  fa affidamento sul  nesso tra arte-vita-politica alla ricerca di  una nuova possibilità creativa e organizzativa dell'uomo tra spiritualismo mistico e scientismo sperimentale.  

Alla domanda: perché lei porta sempre il cappello? Beuys rispondeva: “Questo è il tentativo di condurre nell’intero mondo del lavoro l’uomo stesso come concetto di arte. Ciò significa che in questo momento io stesso sono l’opera d’arte”. L’artista tedesco aveva un concetto di estetica  del tutto personale, affermava: “il concetto di estetica nel vecchio senso non è più rilevante. Per me si sviluppa sempre più…  sino ad arrivare al punto in cui estetica è uguale a uomo. L’uomo stesso è estetica.” Il suo modo di presentarsi era il suo modo estetico di essere, era volontà di manifestare in modo visibile il fondamento del suo pensiero essenziale, cioè l’uomo. Di  conseguenza l’abbigliamento era  quasi una uniforme, e il cappello, in particolare, era per ricordare a se stesso e agli altri di avere una testa: la testa è fatta per pensare, per portare luce, la luce del pensiero che  sta in equilibrio sull’asse verticale, sul portamento eretto dell’essere umano. La testa è avere un’idea per cappello.

Artisti presenti:  Joseph  Beuys, Ryosuke  Cohen, Dorian Ribas Marhino, Marcello Diotallevi, Nicolò D'Alessandro, Maya Lopez Muro,  John M. Bennett, Santini del Prete, Virginia Milici, Gino Gini, Mauro Molinari, Nicolas de La Casiniere, Antonio Sassu,  Domenico Ferrara Foria, Meral Agar, BuZ Blurr, Horst Tress, Tomaso Binga, Miguel Jimenez, Maria José Silva-Mizé, Leonor Arnao, Melahat Yagci, Sinasi Gunes, Turikan Elci, Atelier Stiliachus, Daniel de Cullà, Giancarlo Pucci, Angela Behrendt, Wolfgang Faller, Alexander Limarev, Rosanna Veronesi, Robert Lewis, Bruno Cassaglia, RCBz, Paolo Scirpa, Carmela  Corsitto, Oronzo Liuzzi, Rossana Bucci, Ernesto Terlizzi, Linda Paoli, Remy  Penard, Rolando Zucchini, Andre Pace, Giovanni Bonanno, Pascal Lenoir, Stathis  Chrissicopulos, Claudio Grandinetti, Alfonso  Caccavale, Fernanda Fedi, Daniel Daligand, Rosa Gravino, Pedro Bericat, Francesco Aprile, Lamberto Caravita, Simon Warren,  Fabiana Pereira, Ruggero Maggi, Otto D Sherman, Renata e Giovanni Stradada, C. Mehrl  Bennett, Picasso  Gaglione, Anna Boschi, Lorenzo Lome Menguzzato, Maria Credidio, Eugenio Giannì, Emilio Morandi, Maria Teresa Cazzaro, Gianfranco  Brambati, Monika  Mori, Fernando Andolcetti, Caranovic Predrag, Pier Roberto Bassi, Patrizio Rossi, Connie Jeans, David Drum, Giovanni Fontana, Vittore Baroni, Luc  Fierens, Elena Marini, Mabi Col, Matthew Rose, Fulgor C. Silvi, John Held J.R., Dimitry Babenko, Lia Franza, Gian Paolo Roffi, Umberto Basso, Mirta Caccaro, Marina Salmaso, Lars Schumacher, Ludo Winkelman, Francesco  Mandrino, Oznur Kepce, Roland Halbritter, Serse Luigetti, Keichi Nakamura, Adriano Bonari, Alessio Guano, Carlo Iacomucci, Cinzia Farina, Domenico Severino, Maurizio Follin, Claudio Romeo, Lancillotto Bellini, Silvana Alliri, Angela Caporaso, Michel Della Vedova, Susanne Schumacher, Clemente Padin, Malte Sonnenfeld, Kateina  Nikeltsou , Claudia Garcia, Roberto Scala, Josè Luis Alcalde Soberanes, Julien Blaine, Judy Skolnick, Tricia Schriefer, Cernjul Viviana, Gianni Romizi, Ayse Sidika Ugur.



  WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT
OF JOSEPH  BEUYS

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0
Via S. Calenda, 105/D  - Salerno
29 aprile 2016 – 27 agosto 2016
Inaugurazione: venerdì  29 aprile 2016, ore 18.00
Orario: tutti i giorni ore 00.00 - 24.00

e-mail: bongiani@alice.it     
Web Gallery 2.0:  http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Press: bongiani@libero.it


Alla domanda: perché lei porta sempre il cappello? Beuys rispondeva: “Questo è il tentativo di condurre nell’intero mondo del lavoro l’uomo stesso come concetto di arte. Ciò significa che in questo momento io stesso sono l’opera d’arte”. L’artista tedesco aveva un concetto di estetica  del tutto personale, affermava: “il concetto di estetica nel vecchio senso non è più rilevante. Per me si sviluppa sempre più…  sino ad arrivare al punto in cui estetica è uguale a uomo. L’uomo stesso è estetica.” Il suo modo di presentarsi era il suo modo estetico di essere, era volontà di manifestare in modo visibile il fondamento del suo pensiero essenziale, cioè l’uomo. Di  conseguenza l’abbigliamento era  quasi una uniforme, e il cappello, in particolare, era per ricordare a se stesso e agli altri di avere una testa: la testa è fatta per pensare, per portare luce, la luce del pensiero che  sta in equilibrio sull’asse verticale, sul portamento eretto dell’essere umano. La testa è avere un’idea per cappello.




Joseph Beuys / Biografia
Artista tedesco, nato a Krefeld il 12 maggio 1921, morto a Düsseldorf il 23 gennaio 1986. Conseguita la maturità classica, a Kleve nel 1940 si orienta verso studi di medicina. Pilota in guerra, rimane ferito nella caduta di un aereo in Russia ed è poi fatto prigioniero. Tornato a Kleve, nell'attenzione rivolta alle scienze naturali emergono i suoi interessi per l'arte. Dal 1947 al 1951 frequenta la Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf seguendo corsi di J. Enseling ed E. Mataré. Nel 1967 fonda l'Organisation für direkte Demokratie durch Volksabstimmung e dopo essere stato rimosso nel 1972 per ragioni politiche dall'insegnamento di scultura, svolto dal 1961 presso l'Accademia di Düsseldorf, costituisce una Freie internationale Hochschule für Kreativität und interdisziplinäre Forschung. Tra la fine degli anni Quaranta e i Cinquanta evidenzia, in una figurazione di essenzialità espressionista, lo specifico dei materiali e delle tecniche. Passa quindi all'assemblaggio di oggetti di rifiuto e di sostanze deperibili e povere, pervenendo nel 1962, all'interno del gruppo Fluxus ma con posizione autonoma, alle sue prime ''azioni'' sostenute da una struttura spazio-temporale e con una forte componente magico-rituale e simbolica anche negli elementi esibiti (grasso, feltro, animali e il suo stesso corpo). Negli anni Settanta l'esigenza di dialogo, quasi una vocazione, connota spesso le performances come occasioni per esporre verbalmente la propria concezione politico-religiosa, fondata sulla coincidenza tra autodeterminazione, libertà individuale e creatività. Un’arte intesa come processo catartico e liberatorio svincolato dai tradizionali media che  fa affidamento sul  nesso tra arte-vita-politica alla ricerca di  una nuova possibilità creativa e organizzativa dell'uomo tra spiritualismo mistico e scientismo sperimentale. 


Dispiegamenti | GINO SABATINI ODOARDI | 7 maggio @Alviani ArtSpace



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SABATO 7 MAGGIO ORE 18

GINO SABATINI ODOARDI
dispiegamenti


Mostra personale di Gino Sabatini Odoardia cura di Daniela Pietranicotesto critico Antonio Arévalo
Alviani ArtSpace | Aurum | Pescara
gph
Dispiegamenti è un'installazione sospesa tra forma e segno capace di creare una foresta monocroma attraverso la metafora e la sublimazione della "piega". 
Ventiquattro drappi di polistirene bianco termoformati manualmente dall'artista riempiono lo spazio sospesi tra cielo e terra come in un giudizio universale. Uno svolgersi-avvolgersi in cui i drappi e le pieghe cercano di definire una incessante volontà di manifestarsi, stratificarsi, produrre composizioni visive, creare rapporti aritmetici, "accordi" che contribuiscono ad una diversa armonia dove l'orizzonte è forma e viceversa.
A parete dodici teche contenenti piccoli disegni su polistirene bianco che riportano segni e appunti del grande filosofo francese Gilles Deleuze.
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SABATO 28 MAGGIO

VISIONI DI GAIA

MARCHE CENTRO d'ARTE 2016 | EXPO
in mostra: Lia Cavo, Laura Cionci, Andrea Di Cesare, Micaela Lattanzio, Raffaella Romano, Gloria Sulli, Lidia Tropea
a cura di
Lucia Zappacosta
Monsampolo (AP)
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MORE INFO
Lucia Zappacosta 
Direttore artistico Alviani ArtSpace
www.alviani-artspace.net
info@alviani-artspace.net
Pagina Facebook
+39 3200231937



Alviani ArtSpace | Aurum
Largo Gardone Riviera
Pescara



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Il Ministro Dario Franceschini visita la mostra dedicata a HOPPER > fino al 24 luglio 2016 > Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni, Bologna

Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini visita la mostra dedicata al più popolare e noto artista americano del XX secolo 
Edward Hopper
 


Edward Hopper
25 marzo - 24 luglio 2016
 

Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni, Bologna



C'è chi lo ritiene un narratore di storie e chi, al contrario, l'unico che ha saputo fermare l'attimo - cristallizzato nel tempo - di un panorama, come di una persona. 

È stato lo stesso Edward Hopper (1882-1967) - il più popolare e noto artista americano del XX secolo - uomo schivo e taciturno, amante degli orizzonti di mare e della luce chiara del suo grande studio, a chiarire la sua poetica: "Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere".

La mostra che apre dal 25 marzo al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni di Bologna, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, unitamente a Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. 

Musei nella Città e con il Comune di Bologna e il Whitney Museum of American Art di New York, dà conto dell'intero arco temporale della produzione di Edward Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni '50 e '60, attraverso circa 60 opere tra cui celebri capolavori South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909), interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano la mano di Hopper, superbo disegnatore: un percorso che attraversa la sua produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.

Prestito eccezionale è il grande quadro intitolato Soir Bleu (ha una lunghezza di circa due metri), simbolo della solitudine e dell'alienazione umana, opera realizzata da Hopper nel 1914 a Parigi.

L'esposizione è curata da Barbara Haskell - curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art - in collaborazione con Luca Beatrice. Il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell'artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1950, 1964 e 1980. Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita tutta l'eredità dell'artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e incisioni.

Grazie alla collaborazione con le istituzioni culturali cittadine, durante il periodo di mostra, saranno proposte una serie di attività correlate per omaggiare l'opera e la poetica dell'autore. 

Dal 7 aprile al 26 giugno 2016 l'Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi presenterà un focus di paesaggi morandiani che dialogheranno a distanza con i lavori dell'artista americano, mettendo in evidenza analogie e differenze e soffermandosi in particolare sullo studio della luce. Sarà esposta una selezione di lavori trasversale alle tecniche utilizzate da entrambi gli artisti: dipinti, acquerelli e incisioni. 

La Fondazione Cineteca di Bologna proporrà una rassegna che racconterà l'influenza di Hopper sul cinema, a partire dal cinema noir fino ad arrivare a "Shirley - Visions of Reality" di Gustav Deutsch (2013). La rassegna inizierà nel mese di maggio al Cinema Lumière e prevederà anche degli appuntamenti all'interno del programma delle arene estive. Infine, l'Istituzione Biblioteche di Bologna organizzerà alcune conferenze dedicate al rapporto fra la pittura di Hopper e la contemporanea letteratura americana.

Anche questo evento - contestuale alla mostra sulla street art in corso a Palazzo Pepoli (Street Art - Banksy & Co. L'arte allo stato urbano Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna fino al 26 giugno 2016) - vede realizzarsi la partnership culturale tra Fondazione Carisbo, Genus Bononiae. Musei nella Città e Arthemisia Group.
La mostra vede come special partner Ricola e come sponsor tecnico Monrif Hotels. Si ringrazia Gruppo HERA.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo Skira.




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