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martedì 3 maggio 2016

WHAT WOULD YOU PUT IN THE HAT OF JOSEPH BEUYS



SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0
Via S. Calenda, 105/D - Salerno

WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT
OF JOSEPH  BEUYS
Collettiva Internazionale con la partecipazione
di 119 artisti  contemporanei di cinque continenti

a cura di Giovanni  Bonanno
Presentazione  critica di Marcello Francolini

Progetto in collaborazione con l’Archivio Ophen Virtual Art
e la Collezione Bongiani Ophen Art Museum di  Salerno.



Dal 29 aprile 2016  al  27 agosto 2016

Inaugurazione: venerdì  29 aprile 2016, ore 18.00
Salerno Tel/Fax 089 5648159    e-mail:  bongiani@alice.it      
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
                              

S’inaugura  venerdì  29 aprile 2016, alle ore 18.00, la mostra  collettiva internazionale a cura di Giovanni Bonanno dal titolo: “WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT OF JOSEPH  BEUYS” che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista tedesco Joseph Beuys in concomitanza con la ricorrenza dei 30 anni dalla scomparsa, (Dusseldorf, 23 gennaio 1986), proponendo una importante mostra collettiva  con  119 artisti di diversa nazionalità. Nella sua attività (oggetti, azioni, installazioni, interviste, multipli, ecc.)  lo ha visto protagonista indiscusso, sulla scena internazionale. Negli ultimi anni tra il Settanta e gli anni Ottanta, l'esigenza di dialogo, diventa prioritario, connota spesso le  performances come occasioni per esporre verbalmente la propria concezione politico-religiosa, fondata sulla coincidenza tra autodeterminazione, libertà individuale e creatività. Un’arte intesa come processo catartico e liberatorio svincolato dai tradizionali media che  fa affidamento sul  nesso tra arte-vita-politica alla ricerca di  una nuova possibilità creativa e organizzativa dell'uomo tra spiritualismo mistico e scientismo sperimentale.  

Alla domanda: perché lei porta sempre il cappello? Beuys rispondeva: “Questo è il tentativo di condurre nell’intero mondo del lavoro l’uomo stesso come concetto di arte. Ciò significa che in questo momento io stesso sono l’opera d’arte”. L’artista tedesco aveva un concetto di estetica  del tutto personale, affermava: “il concetto di estetica nel vecchio senso non è più rilevante. Per me si sviluppa sempre più…  sino ad arrivare al punto in cui estetica è uguale a uomo. L’uomo stesso è estetica.” Il suo modo di presentarsi era il suo modo estetico di essere, era volontà di manifestare in modo visibile il fondamento del suo pensiero essenziale, cioè l’uomo. Di  conseguenza l’abbigliamento era  quasi una uniforme, e il cappello, in particolare, era per ricordare a se stesso e agli altri di avere una testa: la testa è fatta per pensare, per portare luce, la luce del pensiero che  sta in equilibrio sull’asse verticale, sul portamento eretto dell’essere umano. La testa è avere un’idea per cappello.

Artisti presenti:  Joseph  Beuys, Ryosuke  Cohen, Dorian Ribas Marhino, Marcello Diotallevi, Nicolò D'Alessandro, Maya Lopez Muro,  John M. Bennett, Santini del Prete, Virginia Milici, Gino Gini, Mauro Molinari, Nicolas de La Casiniere, Antonio Sassu,  Domenico Ferrara Foria, Meral Agar, BuZ Blurr, Horst Tress, Tomaso Binga, Miguel Jimenez, Maria José Silva-Mizé, Leonor Arnao, Melahat Yagci, Sinasi Gunes, Turikan Elci, Atelier Stiliachus, Daniel de Cullà, Giancarlo Pucci, Angela Behrendt, Wolfgang Faller, Alexander Limarev, Rosanna Veronesi, Robert Lewis, Bruno Cassaglia, RCBz, Paolo Scirpa, Carmela  Corsitto, Oronzo Liuzzi, Rossana Bucci, Ernesto Terlizzi, Linda Paoli, Remy  Penard, Rolando Zucchini, Andre Pace, Giovanni Bonanno, Pascal Lenoir, Stathis  Chrissicopulos, Claudio Grandinetti, Alfonso  Caccavale, Fernanda Fedi, Daniel Daligand, Rosa Gravino, Pedro Bericat, Francesco Aprile, Lamberto Caravita, Simon Warren,  Fabiana Pereira, Ruggero Maggi, Otto D Sherman, Renata e Giovanni Stradada, C. Mehrl  Bennett, Picasso  Gaglione, Anna Boschi, Lorenzo Lome Menguzzato, Maria Credidio, Eugenio Giannì, Emilio Morandi, Maria Teresa Cazzaro, Gianfranco  Brambati, Monika  Mori, Fernando Andolcetti, Caranovic Predrag, Pier Roberto Bassi, Patrizio Rossi, Connie Jeans, David Drum, Giovanni Fontana, Vittore Baroni, Luc  Fierens, Elena Marini, Mabi Col, Matthew Rose, Fulgor C. Silvi, John Held J.R., Dimitry Babenko, Lia Franza, Gian Paolo Roffi, Umberto Basso, Mirta Caccaro, Marina Salmaso, Lars Schumacher, Ludo Winkelman, Francesco  Mandrino, Oznur Kepce, Roland Halbritter, Serse Luigetti, Keichi Nakamura, Adriano Bonari, Alessio Guano, Carlo Iacomucci, Cinzia Farina, Domenico Severino, Maurizio Follin, Claudio Romeo, Lancillotto Bellini, Silvana Alliri, Angela Caporaso, Michel Della Vedova, Susanne Schumacher, Clemente Padin, Malte Sonnenfeld, Kateina  Nikeltsou , Claudia Garcia, Roberto Scala, Josè Luis Alcalde Soberanes, Julien Blaine, Judy Skolnick, Tricia Schriefer, Cernjul Viviana, Gianni Romizi, Ayse Sidika Ugur.



  WHAT WOULD  YOU PUT IN THE HAT
OF JOSEPH  BEUYS

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY 2.0
Via S. Calenda, 105/D  - Salerno
29 aprile 2016 – 27 agosto 2016
Inaugurazione: venerdì  29 aprile 2016, ore 18.00
Orario: tutti i giorni ore 00.00 - 24.00

e-mail: bongiani@alice.it     
Web Gallery 2.0:  http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Press: bongiani@libero.it


Alla domanda: perché lei porta sempre il cappello? Beuys rispondeva: “Questo è il tentativo di condurre nell’intero mondo del lavoro l’uomo stesso come concetto di arte. Ciò significa che in questo momento io stesso sono l’opera d’arte”. L’artista tedesco aveva un concetto di estetica  del tutto personale, affermava: “il concetto di estetica nel vecchio senso non è più rilevante. Per me si sviluppa sempre più…  sino ad arrivare al punto in cui estetica è uguale a uomo. L’uomo stesso è estetica.” Il suo modo di presentarsi era il suo modo estetico di essere, era volontà di manifestare in modo visibile il fondamento del suo pensiero essenziale, cioè l’uomo. Di  conseguenza l’abbigliamento era  quasi una uniforme, e il cappello, in particolare, era per ricordare a se stesso e agli altri di avere una testa: la testa è fatta per pensare, per portare luce, la luce del pensiero che  sta in equilibrio sull’asse verticale, sul portamento eretto dell’essere umano. La testa è avere un’idea per cappello.




Joseph Beuys / Biografia
Artista tedesco, nato a Krefeld il 12 maggio 1921, morto a Düsseldorf il 23 gennaio 1986. Conseguita la maturità classica, a Kleve nel 1940 si orienta verso studi di medicina. Pilota in guerra, rimane ferito nella caduta di un aereo in Russia ed è poi fatto prigioniero. Tornato a Kleve, nell'attenzione rivolta alle scienze naturali emergono i suoi interessi per l'arte. Dal 1947 al 1951 frequenta la Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf seguendo corsi di J. Enseling ed E. Mataré. Nel 1967 fonda l'Organisation für direkte Demokratie durch Volksabstimmung e dopo essere stato rimosso nel 1972 per ragioni politiche dall'insegnamento di scultura, svolto dal 1961 presso l'Accademia di Düsseldorf, costituisce una Freie internationale Hochschule für Kreativität und interdisziplinäre Forschung. Tra la fine degli anni Quaranta e i Cinquanta evidenzia, in una figurazione di essenzialità espressionista, lo specifico dei materiali e delle tecniche. Passa quindi all'assemblaggio di oggetti di rifiuto e di sostanze deperibili e povere, pervenendo nel 1962, all'interno del gruppo Fluxus ma con posizione autonoma, alle sue prime ''azioni'' sostenute da una struttura spazio-temporale e con una forte componente magico-rituale e simbolica anche negli elementi esibiti (grasso, feltro, animali e il suo stesso corpo). Negli anni Settanta l'esigenza di dialogo, quasi una vocazione, connota spesso le performances come occasioni per esporre verbalmente la propria concezione politico-religiosa, fondata sulla coincidenza tra autodeterminazione, libertà individuale e creatività. Un’arte intesa come processo catartico e liberatorio svincolato dai tradizionali media che  fa affidamento sul  nesso tra arte-vita-politica alla ricerca di  una nuova possibilità creativa e organizzativa dell'uomo tra spiritualismo mistico e scientismo sperimentale. 


Dispiegamenti | GINO SABATINI ODOARDI | 7 maggio @Alviani ArtSpace



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SABATO 7 MAGGIO ORE 18

GINO SABATINI ODOARDI
dispiegamenti


Mostra personale di Gino Sabatini Odoardia cura di Daniela Pietranicotesto critico Antonio Arévalo
Alviani ArtSpace | Aurum | Pescara
gph
Dispiegamenti è un'installazione sospesa tra forma e segno capace di creare una foresta monocroma attraverso la metafora e la sublimazione della "piega". 
Ventiquattro drappi di polistirene bianco termoformati manualmente dall'artista riempiono lo spazio sospesi tra cielo e terra come in un giudizio universale. Uno svolgersi-avvolgersi in cui i drappi e le pieghe cercano di definire una incessante volontà di manifestarsi, stratificarsi, produrre composizioni visive, creare rapporti aritmetici, "accordi" che contribuiscono ad una diversa armonia dove l'orizzonte è forma e viceversa.
A parete dodici teche contenenti piccoli disegni su polistirene bianco che riportano segni e appunti del grande filosofo francese Gilles Deleuze.
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SABATO 28 MAGGIO

VISIONI DI GAIA

MARCHE CENTRO d'ARTE 2016 | EXPO
in mostra: Lia Cavo, Laura Cionci, Andrea Di Cesare, Micaela Lattanzio, Raffaella Romano, Gloria Sulli, Lidia Tropea
a cura di
Lucia Zappacosta
Monsampolo (AP)
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MORE INFO
Lucia Zappacosta 
Direttore artistico Alviani ArtSpace
www.alviani-artspace.net
info@alviani-artspace.net
Pagina Facebook
+39 3200231937



Alviani ArtSpace | Aurum
Largo Gardone Riviera
Pescara



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Il Ministro Dario Franceschini visita la mostra dedicata a HOPPER > fino al 24 luglio 2016 > Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni, Bologna

Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini visita la mostra dedicata al più popolare e noto artista americano del XX secolo 
Edward Hopper
 


Edward Hopper
25 marzo - 24 luglio 2016
 

Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni, Bologna



C'è chi lo ritiene un narratore di storie e chi, al contrario, l'unico che ha saputo fermare l'attimo - cristallizzato nel tempo - di un panorama, come di una persona. 

È stato lo stesso Edward Hopper (1882-1967) - il più popolare e noto artista americano del XX secolo - uomo schivo e taciturno, amante degli orizzonti di mare e della luce chiara del suo grande studio, a chiarire la sua poetica: "Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere".

La mostra che apre dal 25 marzo al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni di Bologna, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, unitamente a Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. 

Musei nella Città e con il Comune di Bologna e il Whitney Museum of American Art di New York, dà conto dell'intero arco temporale della produzione di Edward Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni '50 e '60, attraverso circa 60 opere tra cui celebri capolavori South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909), interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano la mano di Hopper, superbo disegnatore: un percorso che attraversa la sua produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.

Prestito eccezionale è il grande quadro intitolato Soir Bleu (ha una lunghezza di circa due metri), simbolo della solitudine e dell'alienazione umana, opera realizzata da Hopper nel 1914 a Parigi.

L'esposizione è curata da Barbara Haskell - curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art - in collaborazione con Luca Beatrice. Il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell'artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1950, 1964 e 1980. Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita tutta l'eredità dell'artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e incisioni.

Grazie alla collaborazione con le istituzioni culturali cittadine, durante il periodo di mostra, saranno proposte una serie di attività correlate per omaggiare l'opera e la poetica dell'autore. 

Dal 7 aprile al 26 giugno 2016 l'Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi presenterà un focus di paesaggi morandiani che dialogheranno a distanza con i lavori dell'artista americano, mettendo in evidenza analogie e differenze e soffermandosi in particolare sullo studio della luce. Sarà esposta una selezione di lavori trasversale alle tecniche utilizzate da entrambi gli artisti: dipinti, acquerelli e incisioni. 

La Fondazione Cineteca di Bologna proporrà una rassegna che racconterà l'influenza di Hopper sul cinema, a partire dal cinema noir fino ad arrivare a "Shirley - Visions of Reality" di Gustav Deutsch (2013). La rassegna inizierà nel mese di maggio al Cinema Lumière e prevederà anche degli appuntamenti all'interno del programma delle arene estive. Infine, l'Istituzione Biblioteche di Bologna organizzerà alcune conferenze dedicate al rapporto fra la pittura di Hopper e la contemporanea letteratura americana.

Anche questo evento - contestuale alla mostra sulla street art in corso a Palazzo Pepoli (Street Art - Banksy & Co. L'arte allo stato urbano Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna fino al 26 giugno 2016) - vede realizzarsi la partnership culturale tra Fondazione Carisbo, Genus Bononiae. Musei nella Città e Arthemisia Group.
La mostra vede come special partner Ricola e come sponsor tecnico Monrif Hotels. Si ringrazia Gruppo HERA.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo Skira.




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Fumetti in mostra con "Civil War" e anteprima tratrale de "La Cura" al Caffè 21 Marzo

dal fumetto al teatro: tripudio di espressività al caffè 21 marzo

into the art con le illustrazioni/fumetto per la mostra "civil war"

teatro: presentazione in anteprima dello spettacolo "la cura"

6 maggio 2016, a partire dalle ore 19


Inquadratura, sceneggiatura, espressività. Dal cinema al teatro, al fumetto questa settimana il Caffè 21 Marzo di Battipaglia si conferma ancora più del solito quale luogo in cui confluiscono arte, creatività, bellezza. Per il ciclo "Into the Art", in collaborazione con la scuola Comix Ars di Salerno - Scuola salernitana di fumetto e arti grafiche - venerdì 6 maggio a partire dalle ore 19 si terrà il vernissage della mostra "Civil War" ispirata all'attesissimo nuovo film Marvel "Captain America 3 Civil War" presentato il 12 aprile a Los Angeles e in uscita domani in tutte le sale cinematografiche italiane.

Gli allievi della scuola hanno realizzato 15 illustrazioni dedicate ai supereroi Marvel protagonisti dell'ultimo fantasy, tredicesimo film del Marvel Cinematic Universe, primo della cosiddetta "Fase Tre", sceneggiato da Christopher Markus e Stephen McFeely per la regia di Anthony e Joe Russo. Le illustrazioni dei ragazzi sono state prodotte utilizzando diverse tecniche, dal disegno a matita a quello a pastello, dal bianco e nero al disegno ad acquerello. Captain America, Iron Man, Spider-Man, Falcon, la squadra degli Avengers e tutta la schiera dei personaggi dei fumetti Marvel Comics prenderanno vita nei disegni dei ragazzi in esposizione per la prima volta in esclusiva al Caffè 21 Marzo. La mostra sarà visitabile fino al prossimo 19 maggio.

Polo importante su Salerno in questo settore, la scuola Comix Ars è una delle pochissime realtà in Italia che, alla fine del percorso di studio, garantisce ai suoi allievi una pubblicazione su scala nazionale: "Il nostro obiettivo è quello di creare professionisti nella disciplina del fumetto, della comunicazione e del disegno creativo -spiega il direttore Giuseppe Palmentieri-. Come scuola partecipiamo spesso a mostre e fiere di settore anche per mettere alla prova i nostri ragazzi che in questo caso si sono cimentati nel raffigurare i supereroi Marvel di Civil War per omaggiare l'uscita del nuovo film. Oggi più che mai, soprattutto grazie alla trasversalità che il fumetto sta avendo grazie al cinema e alla televisione, diviene strumento capace di raccontare con sempre maggiore forza affascinando un pubblico vasto quanto eterogeneo".

Dalla sceneggiatura a fumetti a quella teatrale, venerdì prossimo, dopo l'inaugurazione della mostra seguirà la presentazione in anteprima e in esclusiva dell'opera prima scritta e diretta dal salernitano Francesco Amendola con lo spettacolo "La Cura". In collaborazione con la Compagnia di Teatro del Bianconiglio, diretta da Bruno Di Donato, al Caffè 21 Marzo sarà allestito un vero e proprio proscenio con intermezzi recitati che si porranno come un piccolo assaggio dell'intero spettacolo in scena al Teatro Bertoni di Battipaglia il prossimo 14 e 15 maggio (ticket 10 euro, ma sarà possibile acquistare i biglietti in prevendita al costo di 7 euro). 

Sul palco, insieme al regista Francesco Amendola, ci saranno Roberto Jeff Marchese, Cosimo Ruggia, Emiliana La Torraca, Maria Gioia Naponiello, Daniela Della Rocca, Cosimo Naponiello. Per la colonna sonora, lo spettacolo annovera le musiche originali dei Sibbenga Sunamo, la scenografia è a cura di Enzo Greco, la fotografia porta la firma di Benito Ruggia mentre i costumi sono stati realizzati da Mara Caputo.  
  
Lo spettacolo prende ispirazione dalle contraddizioni della vita quotidiana in un misto di commedia e drama che trae linfa: "Dalla banalità delle persone, soprattutto quelle che si ostinano a cercare una cura per tutto- sottolinea il regista Francesco Amendola-. Talvolta bisognerebbe accettare la vita non disegnarcela a nostro piacimento o peggio ancora disegnarla agli altri come la vorremmo noi".

L'aria è irrespirabile e l'equilibrio precario nella casa del dottor Giovanni Russotto (interpretato da Roberto Jeff Marchese). I continui scontri con la nevrotica sorella Imma (impersonata da Emiliana La Torraca), che fatica a trovare un uomo, e l'ingenua ignoranza della domestica Rita (recitata da Maria Gioia Naponiello), continuamente attaccata da quest'ultima, mettono a dura prova l'armonia familiare. La vera bufera però è alla porta e ha un nome: Liberato Landi (interpretato da Francesco Amendola). L'uomo, vecchio amico d'infanzia della famiglia Russotto, si comporta in modo strano, sembra nascondere qualcosa di misterioso, un terribile segreto che non tarderà a venir fuori. Un dramma coinvolgente che scava nelle più remote zone dell'animo umano, facendone riemergere attraverso il riso la sua più temibile dimensione: la superficialità.



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Roma, arte Neo-Pop in mostra a C.O.N.T.E.M.P.O.R.A.R.Y.

Fabio Ferrone Viola, Marco Bettini, Biagio Castilletti, Luigi Folliero e Chicca Savino nell'esposizione curata da Paola Valori

Una mostra dal titolo significativo, «C.O.N.T.E.M.P.O.R.A.R.Y.», segna la nuova tappa della galleria Micro Arti Visive, che prosegue la sua programmazione proponendo sulla scena romana le opere di cinque artisti di punta dal linguaggio Neo-Pop.
In questa occasione, Paola Valori curatrice del progetto, presenta le opere nell'ospitalità di uno spazio non convenzionale, ovvero nei locali di LA.VI. Latteria & Vineria, luogo aperto all'arte nel pieno centro di Roma in via Tomacelli 23, che diventa teatro di un insolito percorso espositivo.
Una mostra all'insegna del colore, dai contenuti e tecniche molto diverse, tra le quali primeggiano le opere di Fabio Ferrone Viola, capostipite di un genere tra l'ironia e la denunciache da tempo pone l'attenzione sul degrado ambientale, per dare voce ad una coscienza collettiva sempre più attenta alle problematiche dell'inquinamento.
La mostra raccoglie anche le opere di Marco Bettini, Biagio Castilletti, Luigi Folliero, Chicca Savino, artisti dal profilo professionale già consolidato che operano da diversi anni, caratterizzati da un'intensa attività di ricerca e sperimentazione.
«C.O.N.T.E.M.P.O.R.A.R.Y.», che inaugurerà mercoledì 4 maggio alle ore 19, resterà vistabile fino al 4 giugno 2016. Ingresso libero.

info & contatti Paola Valori 347 0900625
MICRO | Arti Visive Roma, Viale Mazzini 1
www.microartivisive.it  info@microartivisive.it


FABIO FERRONE VIOLA nasce nel 1966 da Franco Ferrone, noto imprenditore del settore tessile e collezionista d'arte contemporanea, e Maria Luisa Viola. La sua arte è una provocazione nemmeno troppo velata al problema dell'inquinamento globale, le sue opere sono quasi sempre realizzate con materiali di riciclo come lattine in alluminio, intagliate e usate come tessere di un grande "puzzle", tappi di plastica oppure di latta divengono un collage insieme ad elementi grafici, su tele di canvas e tavole in legno. La sua vena creativa è legata alla cultura popolare nata da Richard Hamilton negli anni 50 e poi sviluppata negli Stati Uniti dove Ferrone Viola ha studiato e viaggiato molto, e si fonde alla manipolazione artigianale, tipica Italiana, di materiali più disparati, soprattutto quelli di scarto. Le sue opere sono esposte in qualificate gallerie in Italia e negli Stati Uniti.

MARCO BETTINI Romano, classe 1972. Stilista dell'ironia, creativo, curioso, artista autodidatta. Poco più che ventenne inizia a lavorare nel mondo dello spettacolo, e dopo essere cresciuto a scalette e copioni, a 40 anni si appassiona a una diversa forma d'arte, dove più della parola può il colore, più del movimento l'interpretazione immutabile di un'idea, più della scenografia, l'impatto del colore e la matericità dell'opera. Ispirato dai maestri della Pop-Art inizia a reinterpretare icone e personaggi del nostro tempo in una chiave moderna e ironica. Già dagli esordi le sue opere vengono apprezzate da personaggi dello spettacolo e della cultura italiana, come testimoniano i vari articoli su Dagospia, Vanity Fair, il Messaggero e il Tempo. Nel 2014 Mini e Bmw Roma scelgono le sue opere per gli showroom di Roma. Nel 2015 in occasione della personale Mini Pop Art, personalizza con una sua opera una Mini Cooper.

BIAGIO CASTILLETTI Artista siciliano nato nel 1966, ha scelto Roma come città dove vivere e lavorare. Sperimentatore minuzioso ai limiti del feticismo chirurgico, Castilletti compie perizie tecniche che fanno della vista dispositivo fraintendente. Da anni esplora nella sua ricerca elementi come luce e materia in una equilibrata fusione tra arte e design. Quadri che diventano veri completi di arredo, artigianalità che è frutto di passione, ricerca e innovazione. Con metodologia investigativa esplora i divari correnti tra realizzazione e resa, discutendo i limiti delle apparenze.

LUIGI FOLLIERO è nato a Roma nel '71 dove vive e lavora come Grafico e artista. Affascinato dall'effetto materico e dalle trasparenze che ritrova nella combustione delle plastiche, comincia a definire delle immagini, esplorando all'inizio la manipolazione di semplici plastiche colorate fuse tra loro, per poi rielaborare le icone della cultura inglese mediante il simbolismo dei "Teschi" replicando con ironia tagliente un rifiuto degli strumenti autoreferenziali dell'arte. Nella dimensione sportiva invece esalta, attraverso il taglio netto e chiaroscurale tipico del modulo espressivo pop e fumettistico, la forza in potenza che è pronta a scattare in avanti, trasformandosi in pura energia scevra dalla forma. I corpi, neoclassici, vengono così proiettati in un nuovo scenario, sospendendo nel bilico ogni possibile congettura sul loro destino. Lo sfondo a monocromi puri ribadisce questa traslitterazione dei corpi nella dimensione della pura intenzione, accentuando, grazie alle linee aguzze, il senso di concentrazione e astrazione che si nasconde dietro tendini e muscoli in attesa del movimento che porterà alla vittoria. Negli ultimi lavori riproduce bistecche passando dalla trasparenza all'effetto materico, stratificando le trasparenze nella combustione.

CHICCA SAVINO romana classe 62. Passione per la pittura da sempre. Nel 2000 si iscrive all'Accademia d'Arti Decorative. Nel 2010 stravolge totalmente il suomodus operandi e si avvicina allo stile pop. Il suo è un tratto semplice ma la sua caratteristica è l'uso del colore. Nel 2014 si avvicina alla scultura, più precisamente alla creta e lì è amore a prima vista. Tralascia quasi le tele e si dedica anima e corpo alla materia, con la supervisione del suo maestro, Massimiliano Giara. Realizza in brevissimo tempo opere come "Coltiviamo le nostre idee", "Freedom", "L'Umorometro" e "Vola" opera dedicata al suo maestro scomparso prematuramente. Ciò ha influito molto sui suoi lavori, oggi manifesti diuna satira rivolta al mondo attuale. Le sue opere sembrano "battute", non più verbali astratte, ma palpabili; una presa in giro modellata e dipinta con i suoi infiniti colori.


MICRO | ARTI VISIVE
Roma, Viale Mazzini 1



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