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lunedì 2 novembre 2015

Dal 5 novembre, Reflection e Illusion, testi critici di Lorenzo Madaro, da Gagliardi e Domke, Torino


La galleria d'arte contemporanea GAGLIARDI E DOMKE (TORINO) presenta:


"Reflection" Site SPEcific project di Stefania Fersini



"Illusion", collettiva con opere di Davide Coltro, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz e Fabio Viale


testi critici di Lorenzo Madaro

In occasione del weekend di Artissima la galleria sarà aperta nei seguenti orari:
giovedì e venerdì 5 e 6 novembre: 8.30 -12.30 / 15.30 22; sabato 7 novembre: 8.30 24; domenica 8 novembre: 8.30 -12.30 / 15.30 22.


Sito internet: gagliardiedomke.com
Info: +39 011 19.70.00.31 -  info@gagliardiedomke.com

Opening: giovedì 5 novembre 2015 ore 18.00

La galleria d'arte contemporanea Gagliardi e Domke dopo la mostra dell'artista spagnolo Rómulo Celdrán, prosegue la sua attività con un doppio progetto espositivo: la personale Reflection di Stefania Fersini e la mostra collettiva Illusion, con installazioni di Davide Coltro, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz e Fabio Viale.

Si avvia così un format espositivo, che vede l'organizzazione di una mostra personale e contestualmente di una collettiva tematica, strettamente connessa al concept espositivo della personale, che vedrà la partecipazione di artisti legati alla galleria, con opere anche inedite. Periodicamente saranno organizzati dei focus dedicati ai singoli artisti presenti nella collettiva, con testi critici monografici a firma del critico d'arte Lorenzo Madaro.

Stefania Fersini. "Reflection"

"C un filone specifico della ricerca in cui l'arte riflette su se stessa, sulle proprie identità statutarie, dando avvio a progetti in cui l'autore-artista e il pubblico-spettatore possono interagire con essa, creando un dialogo che ha anzitutto aspirazioni dialettiche.

Negli anni scorsi ha dipinto a lungo quasi come un'ossessione corpi longilinei in un perpetuo ricorso al glamour. Le pagine delle riviste erano state però preventivamente accartocciate, magari cestinate, poi recuperate e successivamente riprodotte attraverso un processo pittorico scrupoloso. In alcuni casi specifici il dipinto è stato successivamente fotografato e la fotografia è stata esposta accanto all'opera pittorica delle medesime dimensioni. Quindi un incrocio di linguaggi, un dialogo costante tra due medium differenti. Il risultato di quest'operazione con propositi speculativi è legato a una serie di dittici in cui i due profili iperrealisti si confondono e il pubblico non riconosce più qual è la fotografia e quale la sua matrice dipinta. Provenendo dal mondo del design, Stefani Fersini ha poi deciso di dedicarsi con costanza alla pittura, reiventando irrimediabilmente la sua identità creativa. Oggi con Abscence approda a un risultato che tiene conto non solo dell'opera ma anche del suo contesto, dando così vita a una serie di installazioni site-specific in luoghi dall'alto tasso simbolico e non solo, com stato in tempi recenti con la casa torinese dell'architetto, designer e fotografo italiano Carlo Mollino (Torino, 1905-1973).

Nel progetto concepito per il primo piano della galleria Gagliardi e Domke, Stefania Fersini anzitutto si è limitata a occupare lo spazio di archeologia industriale con un solo lavoro, lasciando libero il resto dell'ambiente; elaborando così, intenzionalmente, un vuoto che ha deciso di riempire parzialmente con un grande dipinto su tela che raffigura uno specchio al cui interno si riflette ciò che è di fronte le travi e le pareti ruvide dell'ambiente espositivo, mentre al suo interno custodisce il profilo di una tela bianca , ma chiaramente non lo spettatore che si accingerà a scrutare l'opera.

La tela bianca ritratta all'interno di quest'ideale specchio-schermo è chiaramente un'icona, la tela d'altronde è metafora riconosciuta del grado zero della rappresentazione, punto di partenza e approdo di speculazioni teoriche; punto cardinale di una serie d'indagini che hanno riguardato e rivoluzionato anche la storia dell'arte contemporanea. La tela cromo-fobica interroga Stefania Fersini e noi spettatori, ponendosi al centro di un nuovo corso per la sua pittura. Convinta assertrice della tesi per cui oggi in arte non ci si può più spingere oltre determinate soglie, poiché a suo parere tutto è stato già concepito e teorizzato, tenta di tornare alle radici primarie del fare, adottando la metafora della tela bianca. Rimane pertanto la necessità di interrogarsi, di mettere in mostra un'icona dall'alto tasso simbolico, com stato con diverse declinazioni e teorie per una parte dell'arte concettuale dell'ultimo mezzo secolo"
"Illusion"

"L'illusione anche è una pratica di conoscenza verso ciò che è attorno a noi, talvolta una distorsione rispetto a un sapere e a una percezione condivisa dai più e forse proprio per questo più intensa e decisiva. Spesso è veicolo di sogni e di disperate volontà, altre volte di immaginazione estrema, che consente all'uomo e poi all'artista di estrapolare frammenti su cui lavorare e in cui applicare progettualità partecipate. Assai complessa è la letteratura su questo tema a maglie larghe, che ha prodotto riflessioni e vere e proprie modalità di approccio all'esistenza: se per Gustave Flaubert «La prima qualità dell'arte è l'illusione», Albert Einstein ha sostenuto che «La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente». Sono in ballo, dunque, l'arte e la vita, in un approccio intrecciato che rievoca il sapore dell'esistenza e della costruzione di mondi possibili, di tracce ipotetiche che solo l'arte ci può rievocare.  Nella selezione concepita dalla galleria Gagliardi e Domke per Illusion, sei artisti vivono lo spazio della galleria, si confrontano con l'architettura post-industriale e tentano un approccio installativo che tiene anche conto degli accordi e delle dissonanze tra vari generi, anche se si rintraccia una predilezione per quelli della multimedialità. L'arte, sin dalle sue prime espressioni manifeste, ha sempre intercettato brandelli di realtà, talvolta l'ha inseguita e intrappolata con il mimetismo dei graffiti prima e della pittura poi. Basti pensare al tòpos dell'uva dipinta dal più grande pittore greco dell'antichità, Zeusi, ampiamente citato dalle fonti storiografica per le sue eccellenti qualità tecniche, tanto che dipinse acini d'uva talmente realistici da attirare le attenzioni di un drappello di uccelli affamati. L'illusione della realtà è pertanto uno degli aspetti che segnano il percorso di conoscenza della percezione dell'uomo".

Gagliardi e Domke. La galleria

Gagliardi Art System, nasce a Torino nel 2003 su iniziativa di Pietro Gagliardi. Nel gennaio 2011 GAS rafforza la sua sfida attuando un cambio di sede per offrire sempre più spazio a lavori di grande formato o di natura installativa. Si trasferisce in via Cervino negli spazi ex Sicme, dove sorgevano le acciaierie di proprietà della Fiat, area industriale oggi al centro di un ampio progetto di riqualificazione urbana che trova conferma anche dall'insediamento nelle vicinanze del MEF, Museo Ettore Fico. Nel 2015 Christian Domke affianca Pietro Gagliardi nella direzione; nasce così Gagliardi e Domke, che prosegue nell'attività di ricerca e sostegno degli artisti e nella promozione della collezione della galleria.

testi critici di Lorenzo Madaro


La mostra personale di Stefania Fersini: Reflection sarà visitabile dal 5 novembre 2015 al 9 gennaio 2016;

Illusion dal 5 novembre 2015 al 16 aprile 2016

dal martedì al sabato, 15.30 -19.30

Opening: giovedì 5 novembre 2015 ore 18



In occasione del weekend di Artissima la galleria sarà aperta nei seguenti orari:

giovedì e venerdì 5 e 6 novembre: 8.30 -12.30 / 15.30 22; sabato 7 novembre: 8.30 24; domenica 8 novembre: 8.30 -12.30 / 15.30 22.

La mostra "La donna nutre il mondo" prolungata fino al 6 novembre 2015 alla mediateca Santa Teresa di Milano


"La donna nutre il mondo" in mostra
alla mediateca Santa Teresa di Milano
Prolungata fino al 6 novembre 2015

Grande successo per la mostra multimediale che URIHI (Ufficio Ricerca Indigeni Habitat Indipendenza) ha dedicato alla sua interpretazione del tema "Nutrire il Pianeta", che resta visitabile alla Mediateca di Santa Teresa di Milano fino al 6 novembre 2015. Un prolungamento di una settimana per "La donna nutre il mondo", cheha catturato l'attenzione dei media e dei visitatori, grazie ad un tema semplice e allo stesso tempo di grande valore umano e sociale.

Un'idea che viene da lontano: già dai primi anni novanta URIHI ha cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso documentari (trasmessi da Rai Educational) e mostre fotografiche che avevano al centro il ruolo della donna nelle zone rurali, e spesso più povere e arretrate, del mondo.

Grazie al grande archivio, e in collaborazione con la FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) sono stati realizzati cinque cortometraggi da 10 minuti l'uno, che illustrano le condizioni di vita e lavoro agricolo in Europa, Vicino Oriente, Asia, Africa e America Latina. Questi, insieme a video monografici inediti, 50 foto che ritraggono donne al lavoro nei campi di tutto il mondo e oggetti e abiti usati per l'agricoltura sono in esposizione alla Mediateca Santa Teresa, per dare uno sguardo d'insieme all'importantissimo ruolo che ricopre la donna in questi Paesi.

Milioni di persone nel mondo si nutrono in prevalenza di mais, riso, grano, manioca e patate, e il ruolo femminile nella coltivazione di questi cereali e tuberi è determinante, al pari della successiva opera di trasformazione alimentare o vendita nei mercati contadini. Lo stesso può dirsi della quotidiana ricerca dell'acqua, indispensabile per la sopravvivenza dei figli e della famiglia. La mostra, che da la possibilità di ammirare materiale in gran parte inedito, vuole essere un tributo al lavoro silenzioso, poco conosciuto e poco valorizzato, della donna. Da millenni caposaldo della sicurezza alimentare.

La mostra si sostiene grazie anche a un'iniziativa di crowfunding, a cui si può aderire anche con una piccola donazione andando sul sito  
www.kisskissbankbank.com/it/projects/la-donna-nutre-il-mondo.


domenica 1 novembre 2015

Mostra - Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio



Mostra
Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio
Galleria Nazionale d'Arte Antica
Roma - Palazzo Corsini
Fino al 18 gennaio 2016



Fino al 18 gennaio 2016, si potrà ammirare nella straordinaria cornice della Galleria Nazionale d'Arte Antica in Roma la mostra Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio dedicata ad uno dei pittori più celebri del Seicento, vanto della Calabria e universalmente noto come il Cavalier Calabrese.


La mostra nasce da un'idea  del famoso critico d'arte Vittorio Sgarbi e dallo studioso Giorgio Leone, direttore della Galleria Corsini ed è organizzata dal Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria, diretto da Salvatore Patamia e dal Segretariato Regionale MiBACT per il Lazio, guidato da Daniela Porro.


L'esposizione, curata da Giorgio Leone, consta  di ventidue capolavori provenienti da prestigiose istituzioni europee e italiane: dal Musée des Beaux-Arts di Carcassonne agli Uffizi, dalla Galleria Nazionale di Cosenza alla Pinacoteca di Brera e da alcune collezioni private italiane, londinesi e svizzere. 


Tra le opere esposte segnaliamo: il Soldato del Museo Civico di Rende, il Sinite Parvulos, il Tributo della moneta di Brera, il Tributo della Galleria Corsini, la Negazione di Pietro di Carcassonne, la Fuga da Troia di Palazzo Barberini, il Salomone sacrifica agli idoli e la Morte di Catone. 


L'iniziativa romana contribuirà notevolmente ad accrescere l'attenzione verso un artista calabrese che ha lasciato ai posteri opere d'arte di inestimabile valore.

La mostra è stata finanziata dalla Regione Calabria nell'ambito del programma degli eventi celebrativi per il IV centenario della nascita di Mattia Preti.


 
Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio
Galleria Nazionale d'Arte Antica
Roma - Palazzo Corsini
Fino al 18 gennaio 2016
Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria
Il direttore: Salvatore Patamia
Addetto stampa: Silvio Rubens Vivone 
silviorubens.vivone@beniculturali.it

sabato 31 ottobre 2015

Le stanze delle meraviglie



Le stanze delle meraviglie di Poggiali Berlinghieri, poliedrico artista italiano, ideatore di macchine interattive.
L'artista Giampiero Poggiali Berlinghieri(Firenze 1936) ha dato alle stampe il volume monografico (340 pagine)che racconta la sua carriera "1968-2014″, un traguardo che accompagna e storicizza il suo lavoro artistico. 
Figura significativa dell'arte italiana ha innestato la sua creatività su più fronti, dalla grafica alla pittura, dalla scultura all'arte interattiva con le sue macchine parlanti. 
 Poggiali Berlinghieri è nato a Firenze, ha esordito artisticamente nel 1968 con la prima mostra personale presso la Galleria Inquadrature di Firenze a cui fanno seguito circa 80 mostre personali in Italia e all'estero. Le sue opere hanno trovato posto in collezioni museali pubbliche e private ed un suo autoritratto fa parte della raccolta degli autoritratti della Galleria degli Uffizi di Firenze. 
Negli anni Ottanta l'allestimento di due importanti esposizioni, nell'88 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e nell'89 a Palazzo Strozzi di Firenze. 
Pagina dopo pagina, attraverso immagini e testimonianze critiche, il volume edito da Morgana Edizioni documenta la storia di POGGIALI BERLINGHIERI ed i riconoscimenti ricevuti. La sua ampia falcata lungo cinque decenni è stata un susseguirsi di cicli operativi: dipinti, sculture in profilati d'acciaio o gettate nel bronzo, pittosculture in legno con inserti di materiali naturali, sintetici, tecnologici. 
Infine gli assemblaggi e le installazioni di "macchine" – anche interattive – nelle quali procedimenti tradizionali e moderne tecnologie convergono e si risolvono in perfetta integrazione formale
. 
 
Artista a tutto campo si configura Giampiero Poggiali Berlinghieri, poliedrico, giocoso, mimetizzante, lucido, migrante, con un'arte che si svolge attingendo tra passato e presente, fra conscio e inconscio; leggibile specie nell'ostinatezza semplificatrice e dinamica del suo repertorio che affonda in un clima migratorio e ricrea alcune suggestioni che la combinazione della natura e dell'invenzione umana hanno sempre fornito all'esperienza poetica e fantastica. 
Una concezione fortemente narrativa e costruttiva vive nel suo lavoro che attraverso associazioni salda giunture, articola movimenti, costruisce personaggi, dove tutto diviene strumento di liberazione fantastica dalla quale si traggono idee fondamentali per nuove possibilità, specie per la scultura. 
Composizioni con elementi che serbano sempre quel carattere di improvvisazione, di invenzione, che assumono sempre di più la funzione di una multidirezionalità monumentale in cui si esprime un'energia potente e compressa che coinvolge lo spazio circostante. Forme, ma forme ludiche, talvolta con vaghe allusioni espressive e iconiche, ove la topologia della forma si volge a Ellsworth Kelly americano e Anthony Caro inglese. 
Ready-made e non solo, ritagli, cuciture, assemblaggi, una ricerca formale che sia nel disegno che nella scultura si porge struttura che si disloca nello spazio. 
Giampiero Poggiali Berlinghieri riesce a riempire uno spazio reale con forme e segni, oggetti e immagini, dove la verità dei materiali e la fattura artigianale sono stimoli di sorpresa percettiva,di rinnovamento del nostro apprendere e stimoli di sintesi formale. Gli anni Novanta, sono caratterizzati dalle esecuzioni di numerose installazioni, tra cui "Simposio" al Museo Marino Marini e "Firenze ti @mo" a Palazzo Capponi Covoni. Nel 2002 Il Museo d'Arte delle Generazioni Italiane del 900 "G. Bargellini" di Pieve di Cento (BO) acquisisce 4 sue grandi opere per la propria collezione permanente, nel 2004 realizza per La città dei bambini di Genova Capitale Europea della Cultura, l'installazione "Animali e piccoli habitat", nel 2012 ha una personale al Plus Berlin – Piano Grigioferro, Berlino. Nel 2015 esce per Morgana Edizioni il volume monografico "Poggiali Berlinghieri 1968 2014". Nel 2013 l'Accademia di Belle Arti "Michelangelo" di Agrigento gli ha conferito la laurea "honoris causa". 
E' presente anche in "Generazione anni Trenta", quinto volume della "Storia dell'arte italiana del '900″ di Giorgio Di Genova 
Tre tesi di Laurea sono dedicate all'opera di POGGIALI BERLINGHIERI. Numerose le sue installazioni, riassunte nel volume "Poggiali sculture e installazioni" a cura di PIERRE RESTANY.
Abbiamo già detto che un suo autoritratto fa parte della raccolta degli autoritratti della Galleria degli Uffizi a Firenze. Nel 1999 il Soprintendente ai Beni Artistici e Storici di Firenze inaugura il monumento Pegaso (acciaio inox policromo) in Piazza XXX Novembre a Sesto Fiorentino (FI).Nel 2004 per Genova Capitale Europea della Cultura ha realizzato l'installazione "Animali e piccoli habitat".

Il volume comprende 14 sezioni tematiche: SCULTURE SOLARI 2009-2013, La meraviglia suscitata dall'idea, Matteo Innocenti ;OPERE ECOSOSTENIBILI 2008-2014, Ludus in fabula, Valerio Dehò; ART – DESIGN 2000-2013, Design in figura dell'immaginario, Nicola Micieli; DIDATTICA 1999-2013, Gioia e libertà, Pierre Restany; NATURA 1969-2014, I giocattoli e la natura, Carlo Sisi; OPERE PUBBLICHE 1987-2014, testi di Andrea Barducci – Mario Luzi – Antonio Paolucci; VIDEO 1997-2013, L'istinto ludico ci salverà?, Alessandro Vezzosi; INTERATTIVITÀ 2002-2014, TrAzione AttrAzione Interazione // Azione tra, Erica Romano; SPAZI ESTERNI 1993-2014, Metafora figurata dell'esistenza, Maurizio Vanni; ECOLOGIA e RICICLO 2002-2013, Un approccio creativo all'universo della comunicazione e della tecnologia, Nicola Micieli; OPERE PITTORICHE 1968-2014, I mirabili dipinti, Antonio Paolucci: MOSTRE ISTITUZIONALI 1979-2009, testi di Riccardo Nencini – Matteo Renzi; TOTEMICA 1998-2013,
Giocando col robot ti esorcizzo il futuro, Franco Batacchi; ARTECERRETA 2014, Un mondo poetico e fiabesco, Paola Butali
Mi piace ricordare quanto ha scritto il collega Nicola Micieli nell'introduzione al volume: " Denominatore comune alla loro genesi ed elaborazione è il concorso di due fattori: la ratio progettuale del costruttore di scene – e oggetti che abitano e "macchine" che animano la scena della pittura e della scultura – e l'esprit de finesse che investe la materia e la forma facendole levitare in visione dell'immaginario. Artista poliedrico, dunque, Poggiali Berlinghieri. 
Mi piace evocare per la sua ormai lunga storia l'immagine d'un arcobaleno dispiegato dal 1968 degli esordi all'oggi ancora trapuntato di opere sorgive. L'arco iridato che annuncia il sereno e infonde letizia nel suo caso è metafora quanto mai pertinente. 
Lo dicono la qualità e la vivace tenuta della sua vis creativa. Pagina dopo pagina, attraverso immagini e testimonianze critiche, è qui documentata la vicenda dell'artista Giampiero Poggiali Berlinghieri. Dipinti, sculture da modelli in legno costruite con profilati d'acciaio o gettate nel bronzo; pittosculture in legno dipinto con inserti di altri materiali naturali, sintetici, tecnologici. 
Sculture/oggetto concepite in funzione ambientale, d'arredo, d'uso, che comportano un design di base, come sempre quando è in gioco la terza dimensione. Design progettuale sia della struttura/figura nel suo insieme, sia dei singoli "morfemi" ossia gli elementi costitutivi aggregati per montaggio. 
Infine gli assemblaggi e le installazioni del fantasioso ideatore e costruttore di "macchine" – anche interattive e a coinvolgimento per lo più ludico – nelle quali procedimenti artistici tradizionali e moderne tecnologie convergono e si risolvono in perfetta integrazione formale.

L'orizzonte che travalica i contenuti espliciti o impliciti del testo visivo, per Poggiali Berlinghieri è l'ignoto: non già il nulla, bensì lo sviluppo imprevedibile della conoscenza. 
Diciamo pure che si tratta del "mistero", la cartesiana res extensa oltre l'arcobaleno". Certo poche parole non bastano a significare questo illuminato percorso fatto di meraviglie, stupore, fiabe, gioco, metafore, immaginario. Ma intanto questo libro è documento e storia.
Carlo Franza



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venerdì 30 ottobre 2015

Food&Skin. L'arte del nutrire in sei scatti

“Food&Skin ‘Folie’ di personalità in uno scatto d’autore” è il titolo della mostra fotografica di Bruno Barillari e Antonio Raffaele che dal 6 novembre al 5 dicembre 2015 vestirà gli spazi del ristorante Folie del Verdalia a Villa Convento (Strada provinciale Lecce Novoli km 7).

Un progetto espositivo che vede insieme l’estro del fotografo Barillari e la verve culinaria di Antonio Raffaele executive chef e sommelier del ristorante Folie del Verdalia.

Fantasia, intuizione, abilità e tecnica esecutiva sono le qualità che li accomunano. Da un lato la vis creativa che fa di Raffaele una star dell’alta cucina internazionale, pluripremiato per il carattere innovativo e raffinato delle sue creazioni, dall’altro Barillari che, dopo il successo della mostra “Obj” in cui ha animato con il suo sguardo poetico oggetti in bilico tra memoria e quotidianità, nella serie “Skin & Food” unisce, con la sua inconfondibile cifra stilistica, cibo e corpo.

Sei scatti d’autore che raccontano l’equazione possibile tra il cibo che nutre il corpo e diventa tutt’uno con la pelle e l’arte che ritrae il cibo diventando nutrimento per l’anima. In che modo? Ma con un pizzico di folie, naturalmente! Così non c’è da sorprendersi se le macaron au foi gras diventa una sorta di tacco a spillo, icona di seduzione e chiaro omaggio allo stilista calzaturiero Christian Louboutin, o se il polpo ai profumi del mondo racchiude la varietà cromatica della tavolozza del pittore capace di ritrarre oltre il visibile e il convenzionale.

Oppure se l’escabeche trova posto sulla pelle levigata di un dorso di donna (sirena?) richiamo alla mediterraneità. Così da elementi semplici si ottengono per magia pietre preziose da incastonare in anelli di pasta: l’acqua di ostriche e rapa rossa diventano rubino oppure smeraldo se a cristallizzarsi è l’acqua di vongole con la lattuga di mare. Barillari è riuscito a cogliere la bellezza di queste stupefacenti architetture del gusto che nei suoi scatti d’autore sfidano la percezione visiva prima ancora di quella olfattiva e gustativa.

“Barillari e Raffaele - scrive nel catalogo la giornalista e scrittrice Lucia Accoto - hanno raccolto la loro intuizione per una retrospettiva chic della vita fatta di colori che assorbono le essenze della cucina e di silhouettes sulle quali si poggia la creatività. Il talento artistico di entrambi è un’occasione per ricordare, in fondo, che tutto può essere influenzato dall’ispirazione. Ciò che conta, nella fotografia come nella cucina, è l’anima. La passione è necessaria per dare corpo ad un’idea che, in questo caso, si confronta con un gioco di luci, con sensazioni scaturite dalla vivacità del fermo immagine”.

Bruno Barillari nasce a Galatina, Lecce il 3 aprile del 1973. Eredita la passione per la fotografia insieme ad una Rolleiflex biottica GX 2,8 nel 1987. A pochi esami dalla laurea in Economia e Commercio a Parma si diploma invece, nel 1997, all’Istituto Italiano di Fotografia di Milano “preferendo lavorare con la luce che vivere di riflesso…” Dedica il tempo libero alla ricerca, nell’accezione pura del termine.

Odiando le etichette, soprattutto nel suo settore, ama considerarsi semplicemente un uomo che scatta fotografie. Tra le ultime esposizioni lo scorso novembre ha esposto a Parigi nell’ambito del fotofever al Carrousel du Louvre. Le sue foto sono pubblicate dalle più prestigiose riviste tra le quali Vogue, AD, Sposabella, Dove, Times e quotidiani tra cui il Corriere della Sera, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Sole 24 Ore.

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