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martedì 14 luglio 2015

A Firenze dal 19/09 la Mostra Spettacolare "Il Mondo che non c'era" con i Capolavori Mai Visiti della Collezione Ligabue e Opere delle Collezioni Medicee. Oltre 120 Opere d'arte per riscoprire le Culture del Meso e Sud America prima di Colombo

IL MONDO CHE NON C'ERA
FIRENZE, MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
19 SETTEMBRE 2015 - 6 MARZO 2016
Vita, costumi e cosmogonie delle culture Meso e Sudamericane prima di Colombo, raccontati in oltre 120 opere d'arte. Una grande mostra ci fa conoscere Il mondo che non c'era.
Capolavori mai visti della Collezione Ligabue, preziose testimonianze delle antiche raccolte dei Medici e prestiti internazionali ci accompagnano in uno spettacolare viaggio nelle civiltà precolombiane.

Agli albori del XVI secolo l'Europa viene scossa da una scoperta epocale: le "Indie", "Il mondo che non c'era". Un evento che scardina la visione culturale del tradizionale asse Roma - Grecia – Oriente; l'incontro di un nuovo continente è l'evento forse più importante nella storia dell'umanità secondo l'antropologo Claude Lévi-Strauss.

A "Il mondo che non c'era", alle tante e diverse civiltà precolombiane che avevano prosperato per migliaia di anni in quella terra è dedicata la spettacolare mostra che si terrà a Firenze, dal 19 settembre 2015 al 6 marzo 2016 al Museo Archeologico Nazionale, con un corpus di capolavori - quasi tutti mai visti prima d'ora - espressione delle grandi civiltà della cosiddetta Mesoamerica (gran parte del Messico, Guatemala, Belize, una parte dell'Honduras e del Salvador) e delle Ande (Panama, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina): dagli Olmechi ai Maya, agli Aztechi; dalla cultura Chavin, a quelle Tiahuanaco e Moche, fino agli Inca.

Fu un fiorentino del resto, Amerigo Vespucci, a comprendere per primo che leterre incontrate da Cristoforo Colombo nel 1492 non erano isole indiane al largo del Cipango (Giappone) e neppure le ricercate porte dell'Eden, ma un "Mundus Novus", un nuovo continente che pochi anni dopo alcuni geografi che lavoravano a Saint-Denis des Voges vollero chiamare, in suo onore, "America".


E i Medici, signori di Firenze, risultarono i primi governanti europei a decideredi preservare nelle loro collezioni alcuni degli affascinanti e spesso enigmatici manufatti arrivati dalle "Indie" come quelli dei Taino - gli indigeni incontrati da Colombo - che i conquistatores avevano portato in Europa. Tra i primi a considerare quegli oggetti vere opere d'arte fu Albert Dürer che, di fronte ai regali di Montezuma a Cortes, giunti a Bruxelles nel 1520, scrisse: "Queste cose son più belle che delle meraviglie […] Nella mia vita non ho mai visto cose che mi riempissero di gioia come questi oggetti".

Promossa dal Centro Studi e Ricerche Ligabue di Venezia e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana-Museo Archeologico Nazionale, prodotta con atto di mecenatismo da Ligabue SpA, con il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Firenze, la mostra presenterà pezzi eccezionali e unici appartenuti proprio alle collezioni medicee, così come opere preziose del Musée du Quai Branly di Parigi e di prestigiose collezioni internazionali. Ma il nucleo centrale sarà costituito da una vasta selezione di opere delle antiche culture Americane – mai esposte prima d'ora – appartenenti alla Collezione Ligabue.

A pochi mesi dalla sua scomparsa, questa mostra vuole essere infatti anche un omaggio alla figura di Giancarlo Ligabue (1931- 2015) da parte del figlio Inti, che continua l'impegno nella ricerca culturale e scientifica e nella divulgazione, attraverso il Centro Studi fondato oltre 40 anni fa dal padre Giancarlo: paleontologo, studioso di archeologia e antropologia, esploratore, imprenditore illuminato, appassionato collezionista.

Oltre ad aver organizzato più di 130 spedizioni in tutti i continenti, partecipando personalmente agli scavi e alle esplorazioni - con ritrovamenti memorabili conservati ora nelle collezioni museali dei diversi paesi - Giancarlo Ligabue ha dato vita negli anni a un'importante collezione d'oggetti d'arte, provenienti da moltissime culture.

Una parte di questa collezione sarà il cuore della mostra, curata da Jacques Blazy (tra i membri del comitato scientifico, André Delpuech capo conservatore al Quai Branly e l'archeologo peruviano Federico Kauffmann Doig) specialista delle arti preispaniche della Mesoamerica e dell'America del Sud. Un'esposizione straordinaria che consentirà di scoprire, attraverso oltre 120 opere d'arte, le società, i miti, le divinità, i giochi, le scritture, le capacità tecniche e artistiche di quei popoli.  


Un vero evento, in particolare, sarà la presenza di diverse maschere in pietra di Teotihucan, la più grande città della Mesoamerica, e di un nucleo preziosissimo di vasi Maya d'epoca classica, preziosissime fonti d'informazione - con le loro decorazioni e iscrizioni - sulla civiltà e sulla scrittura Maya.




Il viaggio, affascinante, nel cuore delle civiltà Mesoamericane prenderà dunque il via dalle testimonianze delle cultura Tlalica e Olmeca (dal 1200 al 400 circa a.C.), con esempi di quelle figurine antropomorfe di ceramica cava provenienti da necropoli - per lo più rappresentazioni femminili, con un evidente deformazione cranica, elaborate acconciature e il corpo appena abbozzato - che tanto affascinarono anche i pittori Diego Rivera, la moglie Frida Kahlo e diversi surrealisti. 


La cultura Olmeca si diffuse attraverso tutta la Mesoamerica fino alla Costa Rica, compresa la regione di Guerrero (Xochipala) famosa per le statuine di donne nude, giocatori della palla, coppie o danzatori dai corpi modellati e realistici e, in genere, per la produzione lapidea (tra il 500 a.C e il 500 d.C.), che si svilupperà anche nella cosiddetta scultura Mezcala. Una manifestazione artistica tanto enigmatica nella sua semplicità quanto misteriosa nelle origini, al punto che ne restarono profondamente suggestionati anche André Breton, Paul Eluard e lo scultore Henry Moore, artisti che diventarono anche collezionisti di quelle figure di pietra.

Tra il 300 a.C e il 250 d.C. l'Occidente del Messico si distinse per la realizzazione di tombe a pozzo collocate sotto le abitazioni. Il viatico funebre di queste tombe  – formato da ceramiche a forma di granchio, cane, armadillo, rospo - è eccezionale e offre importanti informazioni sulla vita quotidiana e la religione. 


Tra le varie culture associate a questa regione, quella di Chupicuaro (il cui apogeo si situa tra il 400 e il 100 a.C.) è conosciuta per le statuette policrome di ceramica cava, delle quali sono in mostra alcuni notevoli esemplari, come la Grande Venere con la mani congiunte sul ventre, la testa deformata e gli occhi aperti a mandorla appartenuta alla collezione Guy Joussemet e ora in quella Ligabue.

Quindi Teotihuacan: il primo vero centro urbano del Messico centrale, letteralmente "la città dove si fanno gli dei" e dove furono costruiti monumenti emblematici come la Piramide del Sole, quella della Luna e la Piramide del Serpente piumato.  


Leggendaria l'abilità dei tagliatori di pietra di Teotihuacan; l'arte lapidaria appare molto stilizzata, persino geometrizzata e ha prodotto pezzi monumentali ma anche le famose ed inconsuete maschere di Teotihuacan. Concepite secondo un modello standardizzato, con il volto a forma di un triangolo rovesciato, fronte e naso larghi, labbra spesse e sopracciglia marcate, le opere esposte in questa occasione (tra cui alcune provenienti dalle collezioni antiche di André Breton e di Paul Matisse) potrebbero essere servite come maschere funerarie.

Una di queste, La maschera in onice verde, conservata al Museo degli Argenti è appartenuta alla collezione dei Medici ed è un esemplare davvero notevole di quella produzione.

Interessanti per la perizia tecnica dell'ampia decorazione, sono i due punteruoli realizzati in ossa di giaguaro, animale emblematico del mondo mesoamericano associato alle più alte funzioni politiche e sacre. I due strumenti, originari di Michoacan - ma con un'iconografia tipica di Teotihuacan, glifi, testa di felino, fiamme - sono di probabile uso rituale, destinati per l'autosacrificio o a pratiche che implicavano la perforazione della carne: è incisa l'immagine del destinatario divino al quale il penitente offriva il suo sangue.

Della cultura Zapoteca - che si diffonde nel Centro del Messico nella regione di Oaxaca dal 500 a.C. al 700 d.C e vede il suo centro nella città di Monte Albàn - sono altresì in mostra alcune delle famose urne cinerarie che appaiono dal 200 a.C al 200 d.C (II fase). Con la loro effige spesso antropomorfa, rappresentante un personaggio seduto con le gambe incrociate e le mani sulle ginocchia – probabilmente Cocijo, dio zapoteco della pioggia, del fulmine e del tuono - sono state trovate in differenti inumazioni; e resta da chiarire ancora la loro funzione.

Singolari anche le statuette realistiche in ceramica della cultura classica della Costa del Golfo (o cultura di Veracruz) decorate con bitume dopo la cottura, come anche le repliche in pietra di accessori del gioco cerimoniale della palla e le statue che rappresentano personaggi sorridenti o ridenti, davvero eccezionali nell'arte mesoamericana che frequentemente propone esseri impersonali e inespressivi.

A introdurci nella cultura e nelle società dei Maya sono i sacerdoti, le divinità, gli animali addomesticati come i tacchini, i nobili riccamente adornati negli abiti e con bellissimi gioielli (spettacolare la collana di giada esposta) raffigurati in piatti, sculture o stele. Ma sono soprattutto i bellissimi e preziosi vasi Maya d'epoca classica, riccamente decorati, che forniscono informazioni sulla società e sulla scrittura di questa civiltà.  


Le divinità dell'inframondo, i giocatori della palla, i signori-cervidi e signori-avvoltoi, il drago celeste, il dio K'awiil o giovani signori dai copricapi piumati sono i protagonisti che popolano i vasellami in mostra.

Sono Aztechi invece gli importanti propulsori o atlati - utilizzati per lanciare frecce - provenienti dalle wunderkammer medicee e ora nel Museo di Antropologia di Firenze: sono tra i pochissimi strumenti di questo tipo decorati in oro.

Il viaggio continua con le testimonianze dal Sud America: dalla spettacolare produzione delle prime ceramiche delle Veneri ecuadoriane di Valdivia, agli oggetti degli Inca; dal mondo dell'antico Chavin, dai tessuti e vasi della regione di Nazca, all'affascinante cultura Moche.

 
Ma sarà l'oro – come quello dei Tairona (puro o in una lega con rame chiamata "tumbaga") – a spingere nelle Ande spagnoli ed avventurieri alla ricerca dell' "El Dorado", uno dei grandi miti, vero motore della Conquista.

L'America, che aveva stupito e affascinato con i suoi "strani" indigeni, la natura così diversa e le sue meravigliose opere, in breve viene considerata solo per le tonnellate d'oro e d'argento che giungono sui galeoni in Europa. E se i Medici a Firenze conservano nelle loro raccolte le testimonianze del Mondo che non c'era - tra i capolavori in mostra anche un collier Taino del XIV-XV secolo - gli Spagnoli fondono quegli oggetti in metallo prezioso per usarlo poi come moneta.

In pochi decenni dall'arrivo di Colombo (nessuno degli oggetti da lui riportati si è conservato) le culture degli Aztechi e degli Inca saranno annichilite con le armi e con la schiavitù e quella dei Taino praticamente annientata: già verso il 1530, secondo gli storici, non esisteva più un solo Taino vivente.

Milioni di indio moriranno anche a causa delle malattie arrivate dal Vecchio Mondo.

Dovranno passare almeno quattro secoli, prima che l'Europa prenda nuovamente coscienza della grandezza dell'arte dell'America antica e ancora oggi sfuggono molti aspetti delle culture precolombiane, di quella parte di umanità che, all'improvviso, nell'ottobre del 1492, comparve all'orizzonte dei navigatori in cerca delle Indie.

***


Prezzo del biglietto
intero: € 4,00


ridotto: € 2,00 
per i cittadini dell'Unione Europea di età compresa tra 18 e 25 anni (con valido documento di identità)
 

gratuito:

fino all'età di 18 anni (con valido documento di identità)
per studenti universitari dell'Unione Europea di: Archeologia e Storia dell'Arte (Lettere), Conservazione dei Beni Culturali, Architettura, Scienza della Formazione, Accademia delle Belle Arti (con certificato di iscrizione)
per gli insegnanti delle scuole statali dell'Unione Europea (con documento attestante)per i cittadini dell'Unione Europea portatori di handicap e una persona accompagnante

PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI
"Firenze Musei" - Tel. 055-294883

Orari apertura
Lunedì :                             8,30 - 14,00
da Martedì a Venerdì:       8,30 - 19,00
Sabato e Domenica:         8,30 - 14,00

Ivan Pili "L’essenziale è VISIBILE agli occhi" Mostra personale di pittura

L’essenziale è visibile agli occhi

opere di Ivan Pili

Mostra personale itinerante di pittura
a cura di Gina Affinito

Dal 24 luglio al 4 settembre 2015
Palazzo sant’Agostino 3° piano
Via Roma, 104 - Salerno

Dal lunedì al venerdì h 9.00 - 18.00. Gli altri giorni su appuntamento.
Ingresso gratuito

Inaugurazione Venerdì 24 luglio 2015 h 16.30
Sala Giunta

L’essenziale è VISIBILE agli occhi è la prima mostra personale dell’artista sardo Ivan Pili.
Già dal titolo, la mostra si presenta come una raccolta di opere pittoriche dove l’essenziale della vita quotidiana, i piccoli gesti, l’umiltà della gente semplice sono raffigurate in maniera predominante ma con una leggerezza e tenerezza unici.
L’esposizione racchiude la vera essenza dell’operato artistico di Ivan Pili: una suggestiva impronta della tecnica naturalistico-verista che rivoluziona l’immagine moderna.
Ivan Pili appartiene alla generazione che si è vista crescere nelle fotografie, che ha conosciuto un mondo rappresentabile non più attraverso i procedimenti tradizionali della pittura, ma soprattutto attraverso la fissazione automatica dell’impronta luminosa: la nuova dimensione del vero.
Lei, la forza e la vita - Olio su tela
Ma non solo. L’essenziale è VISIBILE agli occhi esprime in chiave romantica e armonica un differente realismo (ed a tratti un iperrealismo), un riferimento preciso dell’arte alla realtà concreta e visibile del mondo: i soggetti dipinti dall’artista, anche i più essenziali e dai gesti apparentemente irrilevanti, diventano un elemento in grado di qualificare l'opera d’arte.
L’esperienza visiva dell’osservatore è una fusione di emozioni, ricordi e semplicità in cui rispecchiarsi e sognare. L’artista riesce a trasporre sulla tela sentimenti e gestualità puri, in cui si ritrova l’innocenza, il coraggio, la saggezza, le privazioni e la memoria del passato.
Il percorso di crescita artistica è notevole e in continua evoluzione: ogni quadro è una scoperta, una sperimentazione, un “andare oltre”, perfezionando la maestria dell’utilizzo di ombre e luci.
La mostra itinerante vedrà la sua prima tappa al Palazzo sant’Agostino a Salerno, storico edificio costruito nel Trecento dai Frati Eremitani di Sant’Agostino, oggi sede dell’Amministrazione Provinciale.
L’inaugurazione si terrà venerdì 24 luglio 2015 alle ore 16.30 e sarà visitabile fino al 4 settembre 2015.
Interverranno:
Dott.ssa Barbara Cussino
Responsabile settore Musei e Biblioteche Provincia di Salerno
Prof. Elena Ostrica
Presidente Centro Artisti Salernitani
Dott. Diego Ciotola
CEO Founder ARTROOMS

Note sull’artista
Amore alla prima carezza - Olio su tela
Ivan Pili nasce a Cagliari nel 1976. Come tanti talenti, le sue doti artistiche emergono fin dalla tenera età, nei banchi della scuola materna prima per manifestarsi nelle sue prime opere ritrattistiche all'età di 9 anni.
Nonostante ancora giovanissimo, “assorbe" le peculiarità degli artisti incontrati, ma fa proprie le tecniche stilistiche osservate. Sono gli anni in cui è forte l'interesse per le luci del Caravaggio e la morbidezza del tocco di Renoir e Raffaello.
All'età di 12 anni inizia però la sua avventura musicale, settore in cui riceverà consensi immediati ed a respiro internazionale. La musica diventa la principale attività di Ivan Pili, tralasciando quindi la pittura per oltre 25 anni.
Nel 2014 riscopre, dopo questo lungo periodo, l’arte pittorica. Arte mai dimenticata, ripresentata in maniera prepotente e decisa, velata di una maturità artistica ancora in via di definizione.
I soggetti dei dipinti sono i più disparati: dai paesaggi alle nature morte, dai ritratti alle maschere, raffinando la tecnica di utilizzo di ombre e luci, fino ad arrivare alla trasposizione del figurativo realista.

Curriculum artistico
  • Mostra collettiva “Ode to Food” – Milano
  • Rassegna “Capua abbraccia i suoi artisti” nell’ambito del Festival della Lingua - Capua (CE)
  • Guest Artist al vernissage del 1° Simposio di scultura “COETUS” con donazione dell’opera “Su boe” alla municipalità - Capua (CE)
  • Mostra collettiva Italian Soul - Contemporary Art in UAE 2^ Edizione - Dubai e Abu Dhabi (UAE)
  • Mostra collettiva ALTER-EGO: L’Io attraverso l’Ego – Pescara
  • Art Fair Cagliari
Riconoscimenti
  • 3° Classificato alla 17a Edizione 2015 del Premio Internazionale Letterario - Artistico “La Piazzetta” – Salerno
  • Il giorno 1 ottobre 2014, il Registro delle Eccellenze Italiane ha conferito alle opere di Ivan Pili il certificato di Eccellenza Italiana 2014/2015 per l’unicità della tecnica pittorica utilizzata.
Indirizzo web dell'artista: www.ivanpili.com

Variety: Mostra collettiva, Simultanea Spazi d'Arte (Firenze) a Milano presso Spazio Porpora



VARIETY

Mostra di pittura, fotografia, incisione e collage
a cura di Simultanea Spazi d'Arte - Firenze


Ornella Balbo / Massimo Barcariol / Luciano Borin / Roberto Celli / Giuseppe D'Auria / Rino Di Terlizzi / Simonetta Fontani / Anna Paola Gorozpe / Emiliana Lippi / Massimo Lomasto Franco Margari  / Ambretta Mari / Elena Montiani / Angiolo Pergolini / Piero Sani / Marta Sarti Andrea Simoncini / Gabriella Socci / Milvio Sodi / Giovanna Sparapani


30 luglio-8 agosto 2015

Milano
Galleria Spazio Porpora
Via Nicola Antonio Porpora, 16

Opening giovedì 30 luglio ore 17.00


Variety ci consente in questa rassegna di accoglierne il significato di molteplicità quanto di una ribalta di artisti, promossa dall'associazione culturale e spazio curatoriale fiorentino Simultanea-Spazi d'Arte, diretta da due storici e critici d'arte Roberta Fiorini e Daniela Pronestì: da sempre incline alla varietà dei linguaggi artistici per porli in dialogo fra loro, propone a Spazio Porpora nella sua sede a Milano una selezione di venti artisti che insieme compongono un significativo ventaglio del contemporaneo attraverso la singolarità delle rispettive esperienze.

Nelle tecniche si spazia dalla pittura ad olio, tecnica mista ed acquerello, alla fotografia, la fotoincisione ed il collage, quanto nelle declinazioni espressive si spazia dal realismo al surreale, dal new pop all'astrazione materica, geometrica, evocativa così come è "senza frontiere" il panorama degli autori, in gran parte provenienti dalla Toscana ma anche dalla stessa Milano, da Napoli, e con l'accento straniero di un'artista americana ed una messicana:  Ornella Balbo, Massimo Barcariol, Luciano Borin, Roberto Celli, Giuseppe D'Auria, Rino Di Terlizzi, Simonetta Fontani, Anna Paola Gorozpe, Emiliana Lippi, Massimo Lomasto, Franco Margari, Ambretta Mari, Elena Montiani, Angiolo Pergolini, Piero Sani, Marta Sarti, Andrea Simoncini, Gabriella Socci, Milvio Sodi, Giovanna Sparapani.

Una mostra che si colloca anche nella dimensione di scambio culturale: Spazio Porpora è stato protagonista di una sua rassegna di artisti a Firenze presso Simultanea nel mese di giugno ed ora è Simultanea che presenta la sua nelle vetrine della galleria milanese.

La mostra è visitabile fino all'8 agosto dal lunedì al sabato dalle 15.30-19.30.

Galleria Spazio Porpora, Via Nicola Antonio Porpora 16, Milano

Info:simultaneaspazidarte@gmail.com      you@spazioporpora.it

IDOLS ZINO solo show - Mostra a Pineto (TE)


Domenica 19 luglio 2015 alle ore 21.00, l'ottocentesca Villa Filiani di Pineto (TE), ospiterà IDOLS, la personale dell'artista abruzzese ZINO, nome d'arte di Luigi Franchi, curata da Lucia Zappacosta, direttore artistico dell'Alviani Art Space di Pescara.

Attento ai temi della cultura dell'immagine contemporanea, Zino con IDOLS punta l'attenzione sulla percezione odierna della dimensione "votiva" dell'oggetto. Manifestazioni di culto antiche sono così riportate dall'artista sul piano della quotidianità, proponendo un repertorio di opere dai soggetti più vari, comunemente presenti nelle case di ciascuno di noi e capaci di suscitare implicitamente ammirazione, devozione e senso di possesso.

Opere, fra l'altro, non casualmente allestite a formare due alte colonne, di fatto due totem, simboli di moderne entità spirituali. Allo stesso tempo, giocando con il sostantivo declinato in lingua inglese, Zino richiama alla mente il mondo dello spettacolo, popolare soprattutto fra i teenagers, che in virtù del suo apparire esteriore è considerato modello di esempio da seguire fra i più giovani.

Infine, ironicamente il titolo fa anche il verso alla storica band greca The Idols, popolare nei paesi del mediterraneo fra la metà degli anni Sessanta e Settanta, e che oggi sembra essere nelle intenzioni dell'artista, l'intestazione più consona e attuale a riassumere i fatti che in questi giorni interessano la cronaca della Grecia.

Quale idolo per il domani? Un domani così incerto e sempre più frammentato che Zino enfatizza nella destrutturazione stessa delle immagini che propone, offerte all'osservatore come un'ulteriore occasione per interrogarsi sulla vera natura e sul significato dell'oggetto che sta guardando.

IDOLS, è promossa dal Comune di Pineto in collaborazione con l'associazione Yoruba diffusione arte contemporanea di Ferrara. La mostra è aperta tutti i giorni dalle ore 21.00 e visitabile dal 19 al 25 luglio 2015.


ZINO nome d'arte di Luigi Franchi, nasce a Teramo nel 1973, attualmente vive e lavora a Pescara. Durante gli anni '90 studia storia dell'arte presso l'Università degli Studi di Bologna e inizia a collaborare con alcuni artisti dell'ex-Pastificio Cerere di Roma.
Tornato in Abruzzo, contribuisce alla realizzazione di alcuni importanti eventi artistici della regione, fra i quali Fuori Uso e Trasalimenti, per dedicarsi in seguito al restauro di opere d'arte dopo aver conseguito nel 2003 il diploma presso Palazzo Spinelli a Firenze. La sua ricerca più recente fa leva sulla distorsione dell'immagine come icona mass-mediatica.
Le immagini, parzialmente trasformate mediante l'impiego di mattoncini Lego, subiscono una sorta di deformazione ipertrofica, generando un'interferenza nella comprensione che però non ne impedisce la corretta lettura. Una linea invisibile che si pone in equilibrio tra riconoscimento e alterazione e che separa la coscienza analitica da quella passiva. MOSTRE PERSONALI: 2015 LuogoComune|CommonPlace, Lombarda Parking, Milano 2014 Imago mundi, Galleria Cesare Manzo, Pescara; Pop-notes, Galleria Aretusa, Pietrasanta (LU). MOSTRE COLLETTIVE: 2015 (Ex Hibit) Ante, Casa del Capo, Studi d'Arte Telara, Carrara; Premio Cuprarte  I edizione "Qui si parrà la tua nobilitate", Sala Polivalente Cupra Marittima (AP). Teratophobia. Chi ha paura dei mostri?, MCdA, Palazzo Parissi, Monteprandone (AP); #community, ex capannone industriale viale montalbano 240, Quarrata (PT); 28mq Fai Spazio al tuo Stile, Setup Contemporary Art Fair, Bologna, 2014 #community, Chiostro degli Agostiniani, Empoli (FI); #community, Foyer Teatrodante Carlo Monni, Campi Bisenzio (FI); Vedute, vedere, sentire, MCdA Palariviera di San Benedetto del Tronto (AP); Altre consuetudini: di Venere e di Marte, Sala Polivalente, Cupra Marittima (AP); Artour-O, Villa Fani e Accademia del Disegno di Firenze, Firenze; Istantanee, Setup Contemporary Art Fair, Bologna, 2013 POPS, totem e tribù del nuovo millennio, Comune di Teramo, Teramo. www.zinos.org | zinolab@gmail.com

Ufficio Turismo
tel +39 085 9491745
Sede: Villa Filiani, Via Gabriele D'Annunzio 175, 64025 Pineto (TE)
Orari: tutti i giorni dalle ore 21.00.
Dal 19 al 25 luglio 2015.

INAUGURAZIONE Domenica 19 giugno ore 21.00.

Arte Itinerante: tappa a Milano durante l’Expo

Rassegna d'arte internazionale

Dal 14 al 23 luglio 2015




Vernissage 
Martedì 14 luglio dalle ore 18 alle 20





Espongono gli artisti:
ANTONELLA BUCCI
MANUELA CARUSO
ANNA CASTORO
ISA DI BATTISTA
GÜNTHER K
ENZO MALAZZI
MIRELLA MOMENTE'
OSVALDO MARISCOTTI
GEORGETA STEFANESCU




Il 14 luglio la galleria Falzone di Milano organizzerà un cocktail con degustazione di vini per la rassegna d'arte internazionale "Arte Itinerante" che avrà luogo in tre città, a Milano, a Napoli e a Mantova per un ciclo espositivo di ampio raggio sulla penisola italiana.


Il vernissage si svolgerà nella Sala Europa della galleria milanese, nella quale saranno esposte le opere di alcuni rinomati artisti d'eccellenza sul panorama artistico contemporaneo.



Nella raffinata cornice del palazzo novecentesco della galleria milanese il percorso di allestimento sarà dedicato al grande scenario delle arti visive. 


Tra gli artisti stranieri, esporranno Georgeta Stefanescu, Osvaldo Mariscotti e Gunther K. Mentre tra gli autori italiani sarà possibile ammirare le opere d'arte di Isa Di Battista, Anna Castoro, Antonella Bucci, Enzo Malazzi, Manuela Caruso e della compianta Mirella Momenté. 


E' visitabile fino al 23 luglio.






Sala Europa,

Galleria Sabrina Falzone

Via Giorgio Pallavicino 29

20145 Milano - Italy

Orari di apertura: mart-ven h.16-19; sabato h.10-12

Chiuso lunedì e festivi

Ingresso gratuito

lunedì 13 luglio 2015

Il Salento é LUCE01 - Domenica 19 luglio apre la mostra d'arte contemporanea



(Galatina/Lecce). L'arte contemporanea incontra la luce a Galatina, città nota come ombelico del Salento. Dal 19 luglio 2015 otto affermati artisti daranno vita al progetto Luce 01, rispondendo al tema scelto per quest'anno dall'Unesco. 

Gli autori, di ultime generazioni ma ben inseriti nei circuiti dell'arte internazionale, sono Matthias Bitzer, Pierluigi Calignano, Sarah Ciracì, Flavio Favelli, Marco Magni, Riccardo Previdi, Luigi Presicce e Raffaele Quida. Interverranno con sculture e installazioni negli spazi suggestivi di Palazzo Mongiò dell'Elefante della Torre, elegante dimora privata restaurata di recente. 

Il progetto – curato da Antonella Marino, con la collaborazione delle gallerie Francesca Minini di Milano e Cosessantuno di Taranto - propone un percorso di lavori recenti o progettati ad hoc, accomunati dalla capacità di trasfigurare lo spazio, trasformare l'ambiente in un diverso display percettivo. E questo proprio grazie alla luce, irradiante o riflessa, calda o fredda, che definisce un complesso ad alta densità psicologica e mentale.

La relazione tra forma luminosa e spazio architettonico è evidente nella struttura del tedesco Matthias Bitzer, una barra nera con tre parole che creano riverberi bianchi al neon e trasformano prospetticamente la parete. Così come nell' intersecazione virtuale di piani geometrici ottenuta con riquadri di vecchi proiettori di diapositive da Pierluigi Calignano, una scultura fatta di pura luce che nella sua smaterializzata presenza vive proprio della relazione con il luogo e dell'interazione fisica con l'osservatore. 

La relazione con l'altro è inoltre al centro dell'intervento di Marco Andrea Magni: un'asta magnetica metallica luccicante di piccole monete, sensuoso dispositivo dove la luce è assunta in chiave filosofica, come interrogativo morale. Lo spazio, ma anche il tempo, sono invece i campi di indagine del doppio specchio trovato con scritta al neon di Raffaele Quida, in cui ciascuno di noi parzialmente si riflette, innestandosi nell' ambiente intorno.

Su un piano maggiormente evocativo si pone l'uso che dei neon fa Flavio Favelli con le sue due "Colonne" dai riverberi violetti, recuperati oggetti d' affezione che rimandano a vicende private e collettive. Ed una più esplicita connotazione spirituale, strettamente connessa alla grande arte del passato, assume la scultura lignea di un "mago" che emana raggi luminosi di Luigi Presicce

Mentre più prosaicamente Riccardo Previdi fa dell'inserto di Led un ulteriore punto di cesura per uno dei suoi "Test" che analizzano i processi di costruzione delle immagini, mostrando i limiti del progresso tecnologico. E Sarah Ciracì, con il dipinto di un grande fungo atomico che si accende di inquiete radiazioni verdastre con il ricorso alla luce di Wood, ci mostra l'altra faccia della medaglia del progresso scientifico, al confine tra fascinazione e distruzione.

Oltre che come proposta singola, ogni opera funziona però qui soprattutto come insieme, capacità di rapportarsi al luogo sottolineando la sua predisposizione all' accoglienza

Palazzo Mongiò dell'Elefante della Torre - Via Ottavio Scalfo 44 Galatina (LE),
Apertura al pubblico dal 19 luglio al 26 luglio: giornalmente dalle ore 20.00 - 23.00 e dal 27 luglio al 20 agosto su prenotazione. Ingresso libero.

Contatti: APALAZZOMONGIO@GMAIL.COM

sabato 11 luglio 2015

Alla Galleria OrizzontiArteContemporanea. Paolo Loschi: "Angel of the earth". Ostuni (Br), 16 luglio 2015

ANGEL OF THE EARTH
OPERE DI PAOLO LOSCHI

A cura di Gabriella Damiani

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA

SPAZIO PURGATORIO
Via Alfonso Giovine
Centro Storico
Ostuni

16 – 31 LUGLIO 2015

VERNISSAGE  GIOVEDI' 16 LUGLIO 2015
ORE 19:30

L'ultimo appuntamento estivo previsto nel calendario della galleria Orizzonti Arte Contemporanea presso lo Spazio Purgatorio ed inserito nel programma della NOTTE DELLA CULTURA del Comune di Ostuni, è affidato alla mostra "Angel of the earth" dell'artista trevigiano Paolo Loschi.
La mostra prevede l'esposizione di una decina di opere che esplicano il salto dell'artista da un ciclo pittorico più istintivo e passionale, ad un altro ciclo più maturo e consapevole. Infatti parliamo di una salto mentale, quasi quantico, che racconta una sorta di maturazione, non solo pittorica dell'artista e della sintesi che egli stesso mette in atto negli anni che intercorrono fra i due stessi cicli: Angel de Tierra e Telline.


Ecco come Marco Stoppa articola la sintesi:

"La consapevolezza che ogni piccolo evento può cambiare la nostra vita è maturata nella mente di Paolo Loschi fin dai suoi esordi. Momenti o persone in apparenza insignificanti possono inconsapevolmente indicarci la strada da percorrere. Questo è quello che è accaduto all'artista durante il suo soggiorno a Cadice, in Spagna, dal quale hanno preso vita nel 2006 la serie Angel de Tierra, un angelo che non può volare perché ha una missione da compiere sulla terra: elevare il comune sentire".

Passando per i vari cicli che caratterizzano i sette lunghi anni che dividono gli Angel de Tierra da Telline, "la pittura di Loschi passa da un fare che potremmo definire "espressionista", composta da violenza gestuale e cromatica che a tratti oltrepassa l'immagine figurale, ad un linguaggio maggiormente descrittivo concentrato sulla figura umana, attorno alla quale si sviluppa la poetica del rinnovamento inteso come rinascita mentale e fisica, che rianima il corpo di nuova energia.

Una metamorfosi interiore irreversibile, raccontata con uno stile grafico incisivo e tagliente.

Ecco come l'artista stesso racconta del suo approdo a Telline:

"Risvegliato improvvisamente da un sogno agitato, mi ritrovo a osservare il mio cervello adagiato sul lavandino del bagno. Al posto dei lobi cerebrali una fitta colonia di tentacoli di attinia emanano un tripudio di colori ancestrali e quasi impalpabili: il verde malachite, il blu del cielo e del mare, la purezza del bianco, la forza viscerale del rosso. Incastonate nella materia mi accorgo della presenza di tre telline. Spinto da una forza risolutrice, le estraggo come una scheggia dalla pelle e mi lascio andare a un sospiro di sollievo e di rinnovamento. Non mi rimaneva che raccogliere il cervello così purificato e indossarlo nuovamente, con la speranza che tutto funzionasse".

"Non si tratta di un racconto di E. A. Poe" continua Stoppa, "né di un'allucinazione di H.P.Lovecraft, ma di un sogno raccontato dall'artista Paolo Loschi che svela la natura subconscia del recente ciclo di opere intitolato: Telline. Un sogno interpretato dall'artista come monito, risveglio della propria coscienza, punto di svolta per approdare a un rinnovamento interiore e creativo, al superamento di una forma mentis quotidiana e metodica. Una rivelazione che libera le forze sepolte dell'interiorità e le riversa di getto sul foglio di carta in una sorta di automatismo psichico dal sapore surrealista".



Paolo Loschi è nato a Treviso nel 1966. È da sempre artista, per vocazione: riflettendo sulla sua storia, emerge con evidenza come per lui l'arte sia davvero un destino ineluttabile, dal quale, anche se lo volesse, non ha proprio via di scampo. L'arte in senso lato, prima che la pittura. Loschi, infatti, non ha seguito studi artistici nel settore grafico-pittorico, nel quale è autodidatta, bensì in quello musicale. Un'esperienza che senz'altro ha contribuito a determinare l'impronta sinestetica della sua creatività. In questa sua sinestesia si fondono suoni, odori che divengono memoria (come quello, assurto a feticcio, dell'olio di lino dei suoi primi infantili esperimenti pittorici), e una concezione del colore sia visiva, sia tattile che materica.

Le parole dell'artista raccolgo e sintetizzano tutti i concetti:

"Dopo gli studi musicali ho dedicato la mia attenzione alle arti figurative. La mia formazione è avvenuta frequentando gli ambienti veneziani nell'ambito pittorico e grafico, per poi approfondire l'uso del colore nel sud della Spagna. Tuttora sono molto legato al mondo musicale con il quale intesso collaborazioni quali action painting e scenografie. Come pittore ho un buon orecchio".

ANGEL OF THE EARTH
OPERE DI PAOLO LOSCHI

Vernissage:
GIOVEDI' 16 LUGLIO 2015 ORE 19:30
Dal 16 al 31 LUGLIO 2015

ESPOSIZIONE:
SPAZIO PURGATORIO
c/o CONVENTO DELLE MONACELLE
Via Alfonso Giovine (centro storico)
72017 OSTUNI

Orario: tutti i giorni 10 - 22

VENDITA E RELAZIONI ESTERNE
GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)

Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
E-mail: info@orizzontiarte.it
Web: www.orizzontiarte.it
F: OrizzontiArteContemporanea

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