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sabato 13 giugno 2015

Quella maiuscola cosi importante

 Vince la "SSSSSSS"
























Chi mi conosce sa della mia passione per i cataloghi delle fiere d’arte. Credo sia una deformazione professionale, cosi che ogni volta che me ne capita uno tra le mani non posso fare a meno di andare a spulciare l’indice dei nomi degli artisti e l’analisi scatta immediata. Guardate un po’ cosa ne è venuto fuori su uno di quelli del 2008, di cui non darò nessuna indicazione perché sarete voi a dover scoprire di quale fiera si tratta. Non posso mica fare tutto io... Fin dai primi giorni di scuola, con il primo appello e poi con le interrogazioni, ci accorgiamo subito di quanto quella maiuscola iniziale del nostro cognome condizionerà in seguito la nostra vita.
Forse sarà per questo che sfogliando questo vecchio catalogo la mia attenzione cade sul contingente d'artisti all'indice con la stessa iniziale nel cognome.





Pertanto dopo attenta analisi vi comunico che a vincere anche questa volta sono gli artisti con la “S”, sono infatti ben 77 e tra questi l’immancabile Spalletti nazionale (Ettore), lo Steinbach di importazione (Haim), il magnifico Scipione che in realtà si chiamava Bonichi Gino, mentre del Serse non ci è dato sapere il vero nome, a questi si aggiungono due Shaw (David e Jim), un Smith (Kiki), una Sicilia (Jose Maria) unica regione italiana presente in tutto il catalogo. In seconda posizione con 74 artisti la “M” nelle cui file troviamo i vari Matta, Mattiacci, Mattii (due Roberto uno pure Sebastian più Eliseo e Carla), i Migliora, Migliore, Migliorini (Marzia, Bartolomeo, Nino), i Muniz e Munoz (Vik e Juan) i due Merz non marito moglie ma Mario e Gerhard e chiudo con il due volte Mondino ma sempre al nome di Aldo, sarà sempre lo stesso? Terza piazza con 65 nominati la “B”. Questa è la mia categoria di appartenenza ma anche questa volta non mi trovo… c’è invece Basilè (Matteo) qui presente grazie al cognome della nonna, ci sono i B&B Botto e Bruno il Balla italiano e quello no (Giacomo e Atul), i Bianchi (Diego e Domenico), i Bianco ( e Valente). 

































Arriviamo così ai quarti classificati della “C” con 61 individui, tutti fuori dalle piazze d’onore i vari Cuoghi sia che siano uno come Roberto, sia che siano due con Corsello, sia che siano Castellani (Enrico), sia che siano Campanini (Pierpaolo, tutto attaccato) e vale per i Calzolari (Pier Paolo, staccato), come per i Carboni (Luigi). Al quinto posto con 49 presenze troviamo la “P” dove sguazzano Pesce, Pinna e Vele (Gaetano, Alex, Perino-) e non pago ivi troverai un Pugno (Roberta), un Papa (Marco), un Panino (Steven), due Piccinini (Patricia e Simone) due Pivi (Leonardo e Paola), Prine e Prini (Ashley ed Emilio). Invece 48 sono quelli con la “G” dove razzolano i due Gallo (Vincent e Giuseppe), i tre Graham (Dan, Peter, Rodney), i Goldechiari e il Golden e basta (Nan). A tre lunghezze seguono quelli della “D” con 45 in-scritti tra i quali tre con il “de” minuscolo di de Beeck, de Chirico, de Jong e otto con il “De” maiuscolo di De Bruyckere, De Cock, De Dominicis, De Kooning, De Liberato, De Maria, De Paolis, De Paris, speriamo che un giorno qualcuno mi spieghi anche la differenza. 



































Con due artisti in meno, cioè 43 quelli della “L” che perdono terreno ma non la luce, visto che tra loro c’è Light (Michael) e la colpa non è certo di Land (Peter), ne di Long (Richard) che di strada ne macina assai. Appaiati in nona posizione entrambe con 41 entità troviamo le lettere “A” e inaspettatamente la “K” che denota così la forte internazionalizzazione degli artisti presenti. Merito dei galleristi o dei curatori? Andatevi a spulciare la lista delle gallerie e tirerete le vostre conclusioni. Numerosi anche i personaggi elencati sotto la “R”, per la precisione 36 e nulla da indicare. Buona la prova di quelli della “H” tra i quali mi piace ricordare Halley e Holler (Peter e Jenny) il perché me lo tengo per me. Seguono a pari merito in dodicesima posizione con 24 anime la “T” dove mi chiedo chi sarà quel tale Tal (R) e alla “V” dove rinnovo la mia curiosità su quei prefissi dei cognomi questa volta tra i “van” di van Eeden, van Golden, van Lamsweerde, van Lieshout, van Warmerdam, ed i “von” di von Bonin e von Nagel. Nelle zone basse troviamo i 22 del settore “F” dove scorgo l’ex compagno di camera, a “Fuori Uso 1997”, Favelli (Flavio). 


































Pochi ma buoni i 20 aggregati sotto la “W” dove individuo il mitico Weiner (Lawrence). Uno in meno a quella sporca dozzina, cioè 11 quelli del gruppo “N” (non quello storico). Quasi in conclusione e nessuno da segnalare nelle tre pattuglie di 9 elementi ciascuna della “E” della “J” e della“Z”. Solo 6 i soggetti raggruppati sotto la “O” e la “I” e non certo a causa di Innocent (Troy) ne di Ozzola (Giovanni). In penultima posizione i 3 gatti della “U” e della “X”, sarà colpa del fattore?... Chiude la “Q” dove tutta sola Q. Knight Margot ci lascia con l’enigma di quella qu puntata.


Pubblicato sul sito di “Artribune” il 6 aprile 2013

In foto:
Ritratto digitale di Ettore Spalletti (una mia opera).
Ritratto digitale di Haim Steinbach (una mia opera).
Ritratto digitale di Gino Bonichi detto Scipione (una mia opera).
Ritratto digitale di Kiki Smith (una mia opera).
Ritratto digitale di Josè Maria Sicilia (una mia opera).

PROROGATA FINO AL 13 SETTEMBRE la mostra "WELOVESLEEP" nella METROPOLITANA di MILANO


WELOVESLEEP






Una mostra per oltre 100.000 persone al giorno

PROROGATA FINO AL 13 SETTEMBRE
Galleria Santa Radegonda, MM1 Duomo Milano



















LA MOSTRA

A grande richiesta, la mostra WELOVESLEEP - allestita nella metropolitana di MilanoGalleria Santa Radegonda, fermata Duomo – è stata prorogata fino al 13 settembre 2015. Per altri tre mesi l'esposizione, che avrebbe dovuto terminare domenica 14 giugno 2015, continuerà ad offrire ad oltre 100.000 persone al giorno una piacevole pausa all'insegna dell'arte.
Il progetto espositivo, nato da un'idea di casiraghi greco& per il brand Tempur, presenta venti opere, ideate e realizzate ad hoc per l'occasione da importanti artisti contemporanei che rendono omaggio al "dolce dormire" e, data la particolare posizione della sede espositiva, potranno essere ammirate da oltre 100.000 persone al giorno. 

Da sempre presente nella storia dell'arte, l'iconografia del sonno, ha costituito un importante territorio di sperimentazione ed espressione formale per molti artisti: dai sonni tormentati da incubi spaventosi di Füssli, al placido riposo ritratto da Renoir, dai colpevoli sonni della ragione di Goya, fino ai conturbanti sogni da psicanalizzare di Dalí e al sensuale riposo delle ninfe nel bosco della pittura cinquecentesca. Partendo da questo tema così storicizzato e stimolante, nasce il progetto espositivo "We love sleep", da un'idea di casiraghi greco& per il brand Tempur – il marchio di materassi n.1 al mondo, la punta di diamante tecnologica del Gruppo Tempur Sealy. L'evento sarà organizzato in collaborazione con ViDi.

I curatori della mostra, Simona Bartolena e Cesare Casiraghi, hanno selezionato venti artisti eterogenei per età e formazione – Davide Balossi, Thomas Berra, Elisa Bertaglia, Sofia Cacciapaglia, Patrizia Calegari, Andrea Cereda, Cracking Art, Giordano Curreri, Francesca Della Toffola, Manuel Felisi, Armando Fettolini, Federica Ferzoco, Fabio Giampietro, Marla, Matteo Mezzetta, Lorenzo Pacini, Marco Pariani, Alessandro Savelli, Simona Uberto, Mr. Wany - ai quali è stato chiesto di interpretare liberamente, su una tela di 2x1,5 metri, un letto visto dall'alto.
Da questa richiesta sono nate venti opere, molto diverse tra loro per linguaggio, tecnica e interpretazione, che offriranno al pubblico originali chiavi di lettura sul concetto di sonno e di riposo.

Completa il percorso espositivo un interessante video del making of, che mostrerà gli artisti al lavoro nei loro studi e le diverse fasi di creazione di ogni opera esposta. La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato edito da Skira, con testi di approfondimento dei curatori sul tema del sonno, legato all'arte e alla pubblicità.

L'esposizione è visitabile gratuitamente fino al 13 settembre 2015.


Titolo
WELOVESLEEP

Date
13 aprile – (14 giugno 2015) PROROGATA FINO AL 13 SETTEMBRE 2015

Sede
Galleria Santa Radegonda, MM1 Duomo

Milano










Orari
Dalle 6.00 alle 21.00

INGRESSO GRATUITO


















Sito web

http://it.tempur.com/welovesleep/wls_copertina.html


















Video making of e interviste agli artisti

http://it.tempur.com/wls_making_of/wls_making_of.html

giovedì 11 giugno 2015

EXPO: COLDIRETTI, PRIMA MOSTRA GIOIELLI MADE IN ITALY NATI PER CASO

Dal formaggio Imbriago al vino Amarone, dal brodo di giuggiole al Gorgonzola

La storia umana è piena di invenzioni nate per caso anche nel cibo con molti dei prodotti alimentari italiani più famosi frutto della casualità o addirittura nati da errori grossolani, che hanno prodotto specialità uniche apprezzate in tutto il mondo. 

E' quanto afferma la Coldiretti che all'Expo nel Padiglione "No farmers no party", ingresso sud, inizio del Cardo sul lato opposto all'albero della vita ha inaugurato la prima mostra dei gioielli del Made in Italy "Nati per caso" con le curiose ricostruzioni storiche. Dal Gorgonzola all'Amarone, dal vino cotto al brodo di giuggiole, dalle peschiole al vino muffato, dal formaggio Imbriago al grano arso sono - sottolinea la Coldiretti - solo alcuni dei prodotti Made in Italy frutto della casualità che l'abilità dell'uomo ha pero' saputo riconoscere e valorizzare sulle tavole.

L'origine del Gorgonzola – spiega la Coldiretti - sembra risalire all'879 d.C., quando, presso un caseificio di Milano un mandriano lasciò per una notte in un contenitore del latte cagliato, per poi aggiungervi per sbaglio dell'altro latte cagliato ed accorgersi qualche giorno dopo di aver creato un formaggio dalle venature verdi che risultava molto appetitoso per la mescolanza delle due cagliate. Secondo un'altra leggenda, il gorgonzola – continua la Coldiretti - sarebbe nato da un errore di valutazione di un oste della cittadina di Gorgonzola (in provincia di Milano) che sbagliò la modalità di conservazione di alcune forme di stracchino fresco regalategli da alcuni pastori con lo sviluppo delle caratteristiche muffe verdi.

Anche l'origine dell'Amarone – sottolinea la Coldiretti - si deve ad un errore: le uve vennero lasciate appassire e poi pigiate in inverno e fatte fermentare a basse temperature, creando uno dei vini più famosi al mondo. Circa settanta anni fa, i lieviti naturali presenti nel vino di una botte di Recioto dimenticata nella cantina sociale Valpolicella, hanno iniziato a fermentare e a trasformare tutto lo zucchero in alcool. Alla fine, il capo cantina, ha pensato che il Recioto fosse ormai perduto e diventato molto più che amaro, "Amarone".

L'ipotesi più accreditata fa invece risalire l'origine del formaggio Imbriago alla prima guerra mondiale, grazie – sostiene la Coldiretti - all'ingegnosità dei produttori agricoli che per nascondere i formaggi fatti in casa agli affamati soldati austro ungarici, li coprivano con le vinacce di scarto per attirare attenzione.

Il leggendario brodo di giuggiole sembra aver origine da una scoperta casuale dovuta alla tradizione di utilizzare la frutta in abbinamento alla grappa. La pianta importata dalla Siria dai Romani è ancora coltivata nel Basso Garda (Desenzano, Maderno), nel vicentino e lungo i pendii collinari di in un piccolo comune di Padova, Arqua' Petrarca. Qui il poeta ha vissuto dedicando versi ed è tuttora sepolto. 

Si narra di questo sapore dolce talmente gradevole che fece innamorare anche la sua musa Laura che quando gustava il liquore "andava in brodo di giuggiole" una espressione proverbiale dovuta al successo e alla fama del liquore, tale da fare uscire quasi di sé dalla contentezza. La tecnica di concentrazione "a fuoco diretto" dei mosti di uva è nata casualmente nel tentativo di eliminare i fermenti nocivi con il calore diretto del fuoco e ha portato alla nascita del cosiddetto vino cotto. Il prodotto concentrato così ottenuto infatti era di sapore gradevole, fruttato e zuccherino e si è cominciato ad utilizzarlo in molte ricette, come salsa dolce per prodotti da forno o per condire pietanze e carni.

Le gustose peschiole campane – sostiene la Coldiretti - nascono dal fallimento di un innesto del pesco coltivato di un agricoltore che aveva ordinato degli alberelli, ma al momento di raccogliere la frutta si rese conto che l'incrocio non era riuscito bene e decise di lavorare e conservare i piccoli frutti quando venivano diradate, alla stregua di qualsiasi altro ortaggio. 

Alla vista sembrano una particolare varietà di olive, perché ne hanno la forma, il colore e la dimensione, ma sono una varietà di pesche, raccolte prima che inizi il processo di maturazione, quando nei minuscoli frutti non c'è ancora il nocciolo; dopo la raccolta, vengono cotte in acqua ed aceto aromatizzata con spezie e conservate in barattoli di vetro, in agrodolce, al naturale, senza uso di conservanti o altri elementi chimici, secondo una speciale e segreta ricetta che rende questo prodotto unico, croccante, delicato e molto gustoso.

Tipicamente pugliese, il grano arso nacque casualmente – continua la Coldiretti - dal recupero delle le spighe di frumento cadute a terra e occultate dalla vegetazione dopo la raccolta, che avveniva dopo la bruciatura delle stoppie, anche in virtù del fatto che bruciando la paglia si favorisce la fertilizzazione del terreno. Il grano raccolto dopo la combustione dei campi sfruttati dopo la macinatura produceva una farina grigia, diversa per colore e sapore da quella normale di colore bianco (da qui il nome della farina di grano "arso"). 

Oggi, il metodo di produzione è cambiato, anche per evitare residui nocivi conseguenti alla bruciatura: la farina di grano arso è ottenuta attraverso la tostatura (quindi non più la bruciatura) del grano, ma il colore, aromi e gusto restano particolarissimi, vicini a quelli della nocciola tostata, con un vago sentore di caffè. Un prodotto raro e prezioso, che merita un sicuramente un assaggio e che si presta sia alla preparazione della focaccia classica o a un bel piatto di tradizionali orecchiette, sia nella formulazione di ricette alternative.

Rientrano a pieno titolo nella categoria dei nati per caso anche i vini muffati che contrariamente a quanto induce a pensare il loro nome, non sono prodotti andati a male, ma vini dolci di particolare valore, nati per caso dall'utilizzo di uve sulle quali si sviluppa una "muffa nobile", la Botrytis cinerea che perforando la buccia dei chicchi, fa sì che quasi il 50% dell'umidità dell'uva evapori, permettendo al succo dell'uva di concentrarsi e aumentare il grado zuccherino, trasformandosi in glicerina che poi darà rotondità al vino. 

Il vino muffato ha avuto uno sviluppo particolare nei Castelli romani, che a due passi da Roma sono uno dei pochi posti al mondo dove si sviluppa la tanto desiderata muffa nobile, mentre la tendenza a ritardare la vendemmia è testimoniata da alcuni atti agrari risalenti al 1833, nei quali si legge la consuetudine "..di lasciare quasi appassire l'uva sulla pianta per ottenere – conclude la Coldiretti - quel vino dolce e d'intenso colore tanto ricercato dagli osti romani", che poi va sotto il nome di Cannellino di Frascati.

mercoledì 10 giugno 2015

TRASLOCO. Personale di Giorgio Cattani a Pineto (TE)



Domenica 21 giugno 2015 alle ore 19.00, presso l’ottocentesca Villa Filiani di Pineto (TE), sarà inaugurata la personale di Giorgio Cattani dal titolo Trasloco.
 
Protagonista negli anni Novanta a Pescara di diverse edizioni di Fuori Uso, una delle rassegne d’arte contemporanea più importanti di quegli anni, Giorgio Cattani, riconosciuto maestro della ricerca installativa e video, ritorna a esporre in un territorio per lui ricco di suggestioni. Al cuore di questa ispirazione ci sono i tracciati della transumanza, segni fisici e culturali che connotano questa terra come luogo di passaggio emozionale e di lavoro. 

Per due settimane, nell’intimo e raccolto spazio dell’androne della Villa, Cattani darà forma a un’installazione che dialoga con questa antica pratica zoomandola e portandola però sul macro-mondo della cronaca dell’oggi utilizzando immagini delle grandi migrazioni. Trasloco, come suggerisce il titolo stesso scelto per l’esposizione, indica difatti il concetto di trasferimento in altro luogo, materialmente raffigurato dall’insieme di dipinti e oggetti appartenenti all’artista, e parte della sua più recente produzione, fissati nella condizione di essere appena giunti nel luogo o in procinto di essere nuovamente spostati altrove. 

Idealmente questo pensiero si amplia e si sovrappone, nella visione dell’artista, al vivere odierno dell’uomo contemporaneo. I concetti di spostamento, di arrivo, di sosta e di ripartenza costituiscono i nodi principali di una riflessione che Cattani offre allo spettatore, dandogli l’opportunità di interrogarsi su argomenti che riguardano il flusso dell’esistenza. 

La tensione generata dal senso di appartenenza a un luogo, quando la realtà delle cose ci porta verso non-luoghi, è un nodo presente nella ricerca dell’artista sin dalle prime mostre negli anni Settanta al Pac di Ferrara, una ricerca proseguita poi nel gruppo del Centro Video Arte e successivamente nella scena romana legata alla Transavanguardia. 

Il riconoscimento internazionale del suo lavoro è testimoniato dall’invito a partecipare a Documenta 8 di Kassel nel 1988 e dalla sua presenza alla Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva nel 1993. Attualmente è in corso una sua personale alla Five Gallery di Lugano.

Trasloco, è promossa dal Comune di Pineto in collaborazione con l’associazione Yoruba diffusione arte contemporanea di Ferrara ed è curata da Maria Letizia Paiato e Massimo Marchetti. La mostra è aperta tutti i giorni dalle ore 18.00 e visitabile dal 22 giugno fino al 4 luglio 2015.



GIORGIO CATTANI nasce a Ferrara nel 1949. Grande sperimentatore di tecniche e materiali, ha legato i suoi esordi alle attività del Centro Videoarte di Palazzo dei Diamanti a Ferrara. L’esperienza dell’elettronica non del tutto abbandonata, ha lasciato però, orami da lungo tempo, il passo alla pittura, al recupero di un fare fortemente segnato dal mestiere. La sua intensa attività espositiva è scandita da significativi appuntamenti in Italia ed all’estero.  

Con personali espone nel 1981 alla Galleria Minima di Reggio Emilia ed al Centro Mascarella di Bologna; nel 1985 è alla Galleria Schubert di Milano e con la mostra “Dolce color d’orientale zaffiro” a Graz presso H + W.Lang Galerie; con “Per un Museo” espone nel 1989 alla Loggetta Lombardesca di Ravenna, anno in cui è anche a Siena presso il Convento dell’Osservanza; nel 1990 è allo Studio Bocchi di Roma, alla Galleria Ferran-Cano di Barcellona ed allo Studio Lattuada di Milano; nel 1992 con “PostKarte” è alla Galleria Triebold di Basel, mentre nel 1994 con “Le lettighe dello spazio e del tempo” espone al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara anno in cui è presente con “Fiaba” alla Galleria Cesare Manzo di Pescara. 

Nel 1996 la Galleria Art’s Events di Torrecuso ospita “Fabula”, spazio dove tornerà ad esporre due anni dopo con “Tempo intimo”; nel 1990 è ancora allo Studio Lattuada di Milano, mentre nel 2001 espone a New York alla Pescepalla Gallery; nel 2002 è a Genova allo Studio B2; nel 2005 è a Nurnberg presso la Kreis Galerie e nel 2009 alla Rocca di Cento di Ferrara con “L’altra metà del mare”; nel 2010 è ancora la Galleria Art’s Events ad ospitare una sua personale, infine nel 2012 ancora un omaggio alla sua città natale con la mostra "Di là da dove" presso Torrione Art Gallery. Tra le collettive si segnalano le partecipazioni del 1982 ad “Arter 82” di Bilbao, del 1985 a “Video 85” a Bonn, anno in cui è presente anche a “Video CD 85” a Colonia e nella rassegna del Padiglione d’Arte contemporanea di Ferrara. Nel 1986 è invitato a “Documenta 8” a Kassel ed espone a “Videonale 86” a Bonn. 

Nel 1987 partecipa a “Video Set” presso il Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara, mentre l’anno seguente è al Museo Pecci di Prato nella mostra “Spazi 88”; nel 1989 è presente nella mostra “Ritratto di un nome: A.B.O” presso la Galleria Cleto Polcina a Roma, anno nel quale è invitato nella rassegna “Spostamenti progressivi dell’arte” alla Pinacoteca Comunale di Volterra nonchè a Graz presso l’Akademie. Del 1990 è la presenza a “7 artisti per 7 poeti” alla Galleria Vigato di Alessandria e la partecipazione ad “Arco 90 International Contemporary Art Fair” di Madrid. Nel 1991 è a Chicago presso la Galleria Ferran-Cano nell’ambito di “International Art Fair”, nel 1992 è presente alla rassegna “Artel” presso il Museo d’Arte Contemporanea di Cagliari, mentre nel 1993 è invitato ad “Aperto 93” nell’ambito della XLV Biennale di Venezia. 

Nel 1996 espone nella collettiva presso la Galleria Bianca Pilat di New York ed è invitato ad “Italian Contemporary Prints” presso la Chan Kat Shek Memorial Hall di Taipei (Taiwan). Nel 2001 partecipa alla rassegna “L’arte Elettronica” presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara e nel 2004 alla collettiva “Venature” presso il Palazzo della Frumentaria di Sassari, mentre del 2009 è presente nella mostra “A.Bartolo” presso il Chiostro del Bramante di Roma a alla collettiva "Cento artisti per l'Aquila" allestita presso il Museo d'Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara. 

Nel 2011 è presente a Firenze alla Galleria Benvenuti con "Puerto Sebastian", a Rocchetta a Volturno (Is) presso il Museo di Arte Contemporanea con la rassegna "150 artisti per l'Unità d'Italia", a San Severo (Fg), al Museo dell'Alto Tavoliere con "Segni del 900", a Bruxelles, all’ European Commision Berlaymont con "Maestri di Brera”, a Baronissi (Sa), al Frac Museo d'Arte Contemporanea, prima con "Carte contemporanee" e poi con "Pre-figurazioni". Infine espone a Torino nel 2012 nell’ambito della LIV Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Palazzo delle Esposizioni.


Info:
Ufficio Turismo
tel +39 085 9491745
Yoruba
tel +39 348 3556821
info@yoruba.it| www.yoruba.it

Sede: Villa Filiani, Via Gabriele D’Annunzio 175, 64025 Pineto (TE)
Orari: tutti i giorni dalle ore 18.00 o su appuntamento, tel +39 348 3556821
Dal 22 giugno al 04 luglio 2015.
INAUGURAZIONE Domenica 21 giugno ore 19.00.

Oliver OSBORNE | 10.06.2015 at 7 pm

Oliver OSBORNE
The Neck

Inaugurazione mercoledì 10 giugno 2015 dalle 19 alle 21
11 giugno - 23 luglio 2015
Fino al 20 giugno: martedì – sabato 11-19
Dal 22 giugno: lunedì – venerdì 11-19




Giò Marconi ha il piacere di annunciare The Neck – prima personale di Oliver Osborne in galleria.
Osborne presenterà una serie di nuovi dipinti che include la figurazione, l'astrazione e l'appropriazione di immagini estrapolate da fonti esterne.

The Neck - Il Collo connette la testa al corpo e può essere visto come la rappresentazione del gap tra la razionalità e l'emozione. Come ogni punto di connesione è anche un punto di debolezza e vulnerabilità, uno stretto passaggio attraverso il quale ingoiamo e respiriamo.

La mostra presenta una poliedricità di tecniche di rappresentazione e di immagini, tra cui una ficus elastica, un piccolo vaso arancione, un ventre gravido,  un uomo delle caverne, un cane. Il text painting Getränke (2015), la cui traduzione è Bevande, sembra parlare del processo di produzione di un dipinto dallo studio (wet/bagnato) alla mostra (dry/asciutto). Usato  abitualmente nei paesi e nelle città tedesche per publicizzare i produttori di bevande, questo termine richiama sia l'idea di refrigerio che di intossicazione.

Estrapolato dal suo consueto contesto linguistico, diventa astratto ma in pittura, dove l'astrazione  è decifrabile, risulta  figurativo  proprio per il fatto di essere un testo.

Il linguaggio, la comprensione, la traduzione diventano strumenti di indagine per esplorare le diverse possibilità della pittura, messe in scena secondo una rigorosa selezione tecnica: olio, acrilico, serigrafia.
I dipinti sono diretti nella rappresentazione e impassibili nel loro humor, con un atteggiamento più silenzioso che magniloquente.


Oliver Osborne (n. 1985, Edimburgo, Scozia) vive e lavora a Berlino. Ha studiato al Chelsea College of Art e si è diplomato alla Royal Academy Schools di Londra.

Info
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fax +39 02 2940 5573
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