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giovedì 30 ottobre 2014

VEDERE LE CITTA' INVISIBILI. A Bookcity Milano la personale di Isabella Angelantoni Geiger

L'arte omaggia  Calvino

VEDERE LE CITTÀ INVISIBILI

A Bookcity Milano la personale di Isabella Angelantoni Geiger.
In mostra sculture e disegni ispirati all'opera del grande scrittore.

Dal 13 al 16 novembre 2014

Vernice: giovedì 13 novembre 2014 |ore 18.30
Spazio Carantru
Via Manzoni, 43 | 20121 Milano


Il titolo della mostra sembra un gioco di parole di quelli che sarebbero piaciuti a Italo Calvino. E d'altronde è lui l'ispiratore dell'opera di Isabella Angelantoni Geiger che, nella nuova edizione di Bookcity  in calendario a Milano dal 13 al 16 novembre 2014, presenta la sua personale VEDERE LE CITTA' INVISIBILI.

Un omaggio al testo di Calvino e, insieme, l'avvio di un nuovo percorso di ricerca che l'artista compie sulla scia dell'astrattismo di Paul KLee.  "L'arte non deve rappresentare il visibile, ma rendere visibile l'invisibile", diceva Klee. 

Isabella Angelantoni Geiger applica questa "formula" al testo che più ha amato di Calvino, ricavandone una ventina tra disegni e sculture, molte delle quali realizzate con il solo filo di ferro. 
"Ho letto Le Città Invisibili quando frequentavo la facoltà di architettura - racconta l'artista - ed è stata subito una folgorazione. E' stato allora che è nato il mio innamoramento per questo autore: per la sua chiarezza soprattutto. Calvino è uno scrittore limpido e lucido, come vorrei fosse sempre l'arte".

Isabella "ha accolto l'artificio letterario dell'opera di Calvino con leggerezza  - afferma lo storico e critico Matteo Guarnaccia - e ha saputo dargli spazio, applicarlo a un'utopia volenterosa. 

Le città in cui la nostra progettista di mondi ci invita a sostare, sono il frutto del lavoro di una donna che, mentre la vita scorreva tutt'intorno, come un ragno silenzioso ha filato la sua tela nell'ombra, in tutti gli angoli del suo cuore".

Impegnata in un percorso di ricerca dell'essenziale e di una sintesi di parole, segni, atti ed energia, l'artista è partita dal disegno e da piccoli spazi dalle sottili linee nere per approdare alla terza dimensione, dove i suoi segni grafici sono diventati fili di metallo. 

Il materiale che meglio le permette un alto grado di manipolazione. "Questo plasmare con le dita mi porta a realizzare delle gabbie - racconta ancora Isabella Angelantoni Geiger - sono le gabbie in cui viviamo, gabbie mentali. Un insieme di nodi da sciogliere e fili persi da ritrovare oppure legami da cucire o, in alcuni casi, da ricucire.


Durante la mostra sono in programma letture di brani selezionati, tratti da Le Citta' Invisibili di Italo Calvino:
-          Venerdi 14 novembre 2014 ore 18.30
-          Sabato  15 novembre 2014 ore 18.30
-          Domenica 16 novembre 201ore 17.00



Biografia

Isabella Angelantoni Geiger nasce a Milano dove vive attualmente. Laureata alla Facolta' di Architettura del Politecnico di Milano, collabora con prestigiosi studi di architettura di Milano. Nel corso degli anni avvia, oltre all'attività professionale che la conduce ad approfondire gli aspetti legati alle grandi trasformazioni territoriali e alla riqualificazione urbana, la sua indagine personale sul rapporto tra il segno e lo spazio. Dopo una iniziale esperienza rivolta alla grafica, al disegno e alla realizzazione di opere tessili, l'esplorazione oggi si orienta verso le tematiche legate alle trasformazioni spaziali e alle sue deformazioni. Lavorare il metallo e il filo di ferro le permettono, infatti, di riscoprire la tridimensionalita' propria del lavoro dell'architetto.
 
BOOKCITY MILANO
Dal 13 al 16 novembre 2014
Un appuntamento per tutti. Centinaia di eventi, tra incontri con gli autori, presentazioni di libri, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari. Alcuni luoghi della cultura e della vita sociale milanese diventano le sedi tematiche per ospitare autori, mostre e dibattiti. In tutta la città librerie, biblioteche, scuole e istituti culturali propongono eventi dedicati al libro e alla lettura.

Mostra "Ernesto Piccolo | Dissolvenze"

ERNESTO PICCOLO DISSOLVENZE

a cura di Francesco Ciaffi

INAUGURAZIONE  
SABATO 8 NOVEMBRE ORE 17
ALLA PRESENZA DELL'ARTISTA



Sabato 8 novembre alle 17, presso la galleria Edarcom Europa in via Macedonia 12/16 a Roma, verrà inaugurata la mostra "Ernesto Piccolo | Dissolvenze".



Luigi Zangheri, Presidente dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dove nel 2010 si è tenuta una grande mostra di Ernesto Piccolo, nello scritto di presentazione in catalogo segnalava che "nella sua pittura emergono somme di immagini come le strofe di una poesia amalgamata da colori luminosi quanto essenziali, penetrati da una freschezza cromatica espressa senza condizionamenti e in libertà. 

Una freschezza cromatica impregnata di un'atmosfera vibrante di luce e trasformata in contemplazione poetica secondo accordi armonici da riconoscere come musicali, poiché l'artista ama la musica che, assieme alla poesia, costituisce un altro suo interesse culturale".


La mostra, visibile fino al 23 novembre, rappresenta un ritorno dell'artista fiorentino sulla scena espositiva romana a cinque anni di distanza da "La devozione dello sguardo", tenutasi in occasione della Giornata del Contemporaneo del 2009 e presentata in catalogo da Dante Maffìa e da Mario Specchio.


INFORMAZIONI
MOSTRA: Ernesto Piccolo | DissolvenzePERIODO: 8-23 novembre 2014ORGANIZZAZIONE: Edarcom Europa INDIRIZZO: Via Macedonia, 12/16 ORARIO: LUN – SAB 10,30/13,00 – 15,30/19,30 (dal 9 novembre al 21 dicembre aperto anche la domenica)INFO: 06.7802620 - www.edarcom.it
 
CENNI BIOGRAFICI

Ernesto Piccolo nasce a Zagarise (CZ) nel 1936. Ancora molto giovane si trasferisce a Firenze dove si diploma all'Istituto d'Arte e, in seguito, all'Accademia delle Belle Arti. Negli anni Sessanta inizia la sua attività artistica. 

Conosce il poeta Mario Luzi, con il quale stabilisce un rapporto di duratura amicizia. La frequentazione con la poesia di Mario Luzi darà luogo ad una serie di opere che verranno esposte, nel 1975, al Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi, con il titolo "Suggestioni". 

Tra le mostre più recenti si segnalano per importanza "La poetica del colore e della forma" presso Palazzo Medici Riccardi di Firenze nel 2013, "Percorsi per immagini" presso il Centro per l'Arte Otello Cirri di Pontedera nel 2011, "I luoghi della mente tra luce e colore" presso l'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze nel 2010 e "La devozione dello sguardo" presso la galleria Edarcom Europa nel 2009. È stato titolare della Cattedra di tecniche dell'incisione all'Accademia di Belle Arti di Palermo, Venezia e Firenze.

Inaugurazione mostra antologica RICCARDO CAVOSI (3 novembre, Galleria Il Collezionista - ore 19)


Inaugurazione della mostra antologica di

RICCARDO CAVOSI
(Opere dal 1990 al 2008)




Lunedì 3 novembre 2014 – ore 19


Galleria Il Collezionista
Via Rasella 132 – 00187 – Roma

Dal 3 al 14 novembre presso la Galleria il Collezionista, nel centro storico di Roma, verrà ricordato, attraverso una significativa mostra antologica, uno fra gli artisti più riconosciuti in Italia e all'estero: Riccardo Cavosi .

Il suo stile, che si può definire impressionista con diversificate suggestioni d'animo, esprime attraverso il contesto storico-naturale ritratto, delle autentiche atmosfere mentali che richiamano ad ogni fruitore un personale risveglio sensoriale. Dai paesaggi cittadini agli sterminati campi arati in cui il dettaglio è sinonimo di uno sguardo acuto e complice, Cavosi ha saputo animare, con le sue opere, monumenti, chiese, alberi, oceani, barche, fiori, animali, in pratica tutto ciò che di naturale ed artistico circonda il creato attraverso una pennellata incisiva ma riflessiva, interloquendo col reale per esprimere uno stato d'animo lirico e in grado di scaturire, di riflesso, pensieri poetici profondi. 

Sensibile ai temi ecclesiastici, Cavosi è stato apprezzato perfino da Papa Wojtyla per il quale ha illustrato parte della Bibbia da lui commentata e che ha voluto la sua Crocefissione esposta nelle stanze vaticane.

Una retrospettiva che mira a ripercorrere le sfumature esistenziali di un artista che ha trasformato con la sua arte le percezioni di un esteso e diversificato mondo esterno in un nascosto impulso interiore avvalendosi di articolate digressioni cromatiche e inseguendo ogni pennellata per entrare nell'universo sentimentale più intimo.

L'inaugurazione si terrà il 3 novembre alle ore 19 alla presenza del giornalista e critico d'arte venezuelano Antonio Mendoza che introdurrà al pubblico intervenuto l'opera dell'artista.


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NOTE DEL CURATORE

"Non dipingo mai ciò che c'è fuori; dipingo soltanto ciò che c'è dentro di me". Questa apparentemente contradittoria dichiarazione di Caspar David Friedrich -con Turner e Van Gogh uno dei punti più alti della pittura di paesaggio- descrive con giustezza l'atteggiamento davanti alla realtà concreta dell'artista visivo Riccardo Cavosi.

Nato in Agadir (Marocco) nel 1937 e morto a Bolzano nel 2011, Cavosi ha ricevuto durante la sua lunga carriera numerosi premi e onorificenze, oltre ad una positiva e meritata fortuna critica.  Opere sue illustrano la Bibbia voluta da Giovanni Paolo II, e la sua Crocefissione fu esposta nelle Stanze Vaticane. Questa mostra antologica a cura di Roberto Cavosi, figlio dell'artista, è un'occasione per conoscere e/o approfondire l'opera di un creatore che abbina una grande abilità tecnica con una personalissima visione del tema del paesaggio: l'approccio psicologico.

Il paesaggio nasce come background del ritratto (ricordate lo stupendo sfondo di "La Gioconda", che tanti fiumi d'inchiostro ha fatto scorrere a Dan Brown e simili?) o come scenografia di eventi religiosi o politici: la "Battaglia di Isso" di Altdorfer, la "Epifania" di Bosch, le "Tentazioni di Sant'Antonio" di Patinir e Quentin Metsys. Il barocco olandese, con Ruysdael e Hobbema, fa sì che la geografia esca dai taccuini di viaggio e diventi se stessa protagonista della creazione visiva. Ma non si tratta di un semplice registro topografico: è un'esternazione dell'anima dell'artista,  proiezione di uno stato d'animo, psicologia concretizzata in dipinto. Già i disegni di Durer e di Leonardo enfatizzavano l'aspetto misterioso nascosto nella natura ("La Natura è un tempio in cui vivi pilastri/ fanno scappare talvolta delle voci confuse" diceva Baudelaire nel celeberrimo sonetto "Correspondances"), e la "Vista di Toledo" di El Greco ha un'atmosfera irreale, pressoché surrealista. Turner, Constable e Friedrich faranno tesoro di questa visione sentimentale e personalizzata del paesaggio, che gli impressionisti sposteranno verso una ricerca che voleva essere più visuale e oggettiva, più un dipingere la luce che un ritrarre i luoghi.  Monet non dipinge la cattedrale di Rouen: dipinge la luce che bagna la cattedrale. Sarà Van Gogh chi riprenderà, con capolavori a volte carichi di vibrante gioia e a volte tremanti di lacerante angoscia, quella idea del "paesaggio della mente'"che poi Kokoschka, Hopper e Dalì porteranno avanti in chiave moderna. E' sotto questo contesto che bisogna analizzare e fruire le opere di Riccardo Cavosi.

La tecnica è impressionista. La pennellata è presente, possente. La inquadratura curata, diremmo fotografica. La tavolozza cromatica è sobria, contenuta ed elegante. Le atmosfere luminose riuscite brillantemente: penso alla luce fredda e argentea, caratteristica della laguna veneziana, che riempie il quadro "Spazi". Ma Riccardo Cavosi va oltre. Contemplare una sua opera sveglia in noi la sensazione di qualcosa di misterioso, di trascendente. Alberi, cieli, mari e rocce vanno oltre la loro materialità e si/ci caricano di un messaggio spirituale inquietante ma confortevole. Cavosi ha messo la sua abilità tecnica al servizio di uno sguardo soggettivo, poetico e sublime della realtà concreta: "Solchi", col suo coinvolgente punto di fuga centrale, è degno erede del Viale di Middelharnis di Meindert Hobbema. Come in questo caso, Cavosi predilige spesso l'utilizzo del formato piccolo, azzeccata scelta che invita lo spettatore all'avvicinamento fisico per indurlo ad una fruizione più ravvicinata e intima delle immagini, un po' musicalmente parlando  alla maniera delle Canzoni senza parole di Mendelssohn o delle miniature vocali di Fauré e Reynaldo Hahn.

Riccardo Cavosi ci ha lasciato una visione del mondo che sintetizza abilmente le ricerche oggettive dell'Impressionismo con la vibrante tradizione del paesaggio concepito come concrezione di una geografia psicologica, geografia che ci accoglie e ci seduce tramite la sua francescana intensità intima e gentile, pervasa di saggia ma spontanea eleganza e di una complice, amorevole, umanissima delicatezza. Una visione nobile e sacrale dell'Universo.  L'opera di Riccardo Cavosi fa sua e concretizza  la frase di Napoleone: "Ogni cosa nel mondo acclama l'esistenza di Dio" .

Prof. Dott.  ANTONIO MENDOZA

mercoledì 29 ottobre 2014

Inaugurazione mostra "Ernesto Piccolo | Dissolvenze"




​​1974-2014 da quarant'anni il Piacere dell'Arte


Inaugurazione della mostra

ERNESTO PICCOLO

DISSOLVENZE

a cura di Francesco Ciaffi


Ernesto Piccolo, Fauno e ninfe, olio su tela cm 120x100


sabato 8 novembre 2014 ore 17:00


​​​

Sarà presente l'Artista


La mostra sarà visibile fino a domenica 23 novembre

ORARIO NATALIZIO

Dal 9 novembre al 21 dicembre la galleria sarà aperta tutti i giorni

domenica compresa col seguente orario: 10:30/13:00 - 15:30/19:30

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Edarcom Europa Galleria d'Arte Contemporanea

Via Macedonia, 12/16 - Roma

06 7802620 | info@edarcom.it


Fino al 14 aprile 2015 nuova mostra di Fabrizio Prevedello al CAMeC centro arte moderna e contemporanea della Spezia


CAMeC

 Centro Arte Moderna e Contemporanea



Apertura venerdì 31 ottobre 2014 ore 18.00 – 21.00
1 novembre 2014 – 12 aprile 2015


LA SCULTURA PROTAGONISTA DEL 
SECONDO CICLO ESPOSITIVO DEL CAMeC



La Spezia - CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea presenta il secondo ciclo espositivo - che segue l'impostazione pensata da Francesca Cattoi, consulente artistico dal marzo 2013 - che prevede la declinazione di un linguaggio artistico per volta.

Il prossimo percorso espositivo che coinvolge, per questo primo momento, il Piano Uno e il Piano Due, viene dedicato alla scultura che, dopo la stampa d'arte e la fotografia, mostra la complessità e vivacità delle collezioni del museo con alcuni inserimenti dalle collezioni civiche e private della Spezia.


Per completare il ciclo dedicato a questo linguaggio artistico, il 31 ottobre inaugura "Luce" di Fabrizio Prevedello, scultore di origini venete che da tempo risiede in un piccolo paese delle Alpi Apuane. 

Nel suo lavoro si unisce l'interesse per la montagna e lo sguardo attento alle strutture legate alla sua escavazione e al trattamento commerciale della pietra, strutture che caratterizzano la zona industriale tra Carrara e Massa.


La mostra "LUCE. Fabrizio Prevedello", pensata dall'artista con Francesca Cattoi, si sviluppa nelle tre sale del Piano Zero come un percorso nel quale il visitatore si confronta con le opere, ricomponendone la frammentaria totalità e cogliendo la volontà di creare un progetto installativo specifico per lo spazio del centro.




Piano Zero
LUCE. Fabrizio Prevedello
a cura di Francesca Cattoi e Fabrizio Prevedello
con  Eleonora Acerbi e Silvia Benvenuti
1 novembre 2014- 12 aprile 2015  
Dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Carrara, Fabrizio  Prevedello (Padova, 1972) si trasferisce dal 1995 al 2002 a Berlino, dove inizia l'attività di scultore. Nel 2002 ritorna in Italia e si stabilisce in un paese situato sulle Alpi Apuane.
La sua ricerca artistica parte dalla formazione accademica legata alla scultura classica per poi trovare, nell'ultimo decennio, un linguaggio capace di coniugare consapevolezza riguardo al metodo compositivo e all'utilizzo dei materiali.
Nelle sue opere rimane evidente la parte performativa del fare dello scultore che si manifesta sulla pietra, sul ferro, sul legno, sul cemento, e che talvolta si esprime in bruciature da saldatura sul muro di appoggio dell'opera o all'interno della materia stessa.
La coerenza interna viene raggiunta attraverso il precipitare delle esperienze vissute all'aperto, spesso in montagna, e nella creazione di strutture che insistono sulle relazioni tra natura e artificio, tra conservazione e sfruttamento, tra rispetto e manipolazione.
Dopo la prima personale  "Storie Naturali", Palazzo dei Priori, Volterra (PI) nel 2003, si intensifica la sua partecipazione a mostre personali, tra cui "Less concreteness", con Sara Enrico, MARS / Milano Artist Run Space, Milano, 2010; "Fa un po' freddo ma non preoccuparti" Brown Space Project, a cura di Luigi Presicce, Milano, 2011; "Verde", a cura di Ilaria Mariotti, Galleria Cardelli & Fontana, Sarzana (SP), 2012; e collettive, tra cui "Laboratorio" con Luigi Presicce, residenza, MACRO, Roma, 2012; "Apologia", Museo Civico del Marmo, a cura di Federica Forti, Carrara (MS), 2013; "Il collasso dell'entropia", Museo d'Arte Contemporanea, a cura di Alberto Zanchetta, Lissone (MB); "I baffi del bambino", Lucie Fontaine, a cura di Luca Bertolo, Milano, 2014.

Piano Uno
Eliseo Mattiacci. Forme e materiali della scultura
a cura di Francesca Cattoi e Eliseo Mattiacci
in collaborazione con Cornelia Mattiacci
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015

L'opera di Eliseo Mattiacci (Cagli, 1940) attraversa i momenti più importanti della storia dell'arte nazionale e internazionale dagli anni Sessanta ad oggi.

Presente alla prima mostra dedicata all'Arte Povera curata a Genova da Germano Celant nel 1967, il suo percorso rimane sempre fedele alla sperimentazione dei materiali, dal ferro all'alluminio, dal piombo al vetro, dalla lana di vetro al marmo. Il suo metodo compositivo privilegia l'utilizzo di elementi che si presentano come già lavorati dall'industria, mentre le sue sculture sono in continuo dialogo tra forme che si possono ottenere utilizzando tecniche di lavorazione industriale, anche in fase di disegno progettuale, ed elementi già presenti sul mercato.

Nella mostra pensata per il CAMeC e concepita in accordo con l'artista, il suo lavoro viene presentato attraverso un percorso che, partendo dagli anni Sessanta, arriva fino ai risultati più recenti della sua produzione. La selezione delle opere mette in evidenza il modus operandi dello scultore: l'esigenza di ottenere forme ed equilibri muovendosi tra idea e realizzazione, lo obbliga ad un controllo preciso delle forze che si instaurano tra un elemento e l'altro.

In ognuna delle quattro sale del Piano Uno sono raccolte opere che, impiegando lo stesso materiale, dal piombo al ferro, dal vetro all'alluminio, ne articolano le potenzialità e le contraddizioni attraverso forme geometriche che si ripetono dentro l'intero percorso.

Mattiacci è da sempre interessato agli eventi astronomici, allo sguardo dell'uomo verso il cielo. Continuamente in dialogo con le forze celesti, una delle sale è dedicata ai suoi Capta spazio (2002), mentre il tema del cosmo e della sua esplorazione rimbalza da una sala all'altra.

Il visitatore viene però accolto con un'opera del 1970: Sentire il rumore del mare. Composta da una fotografia scattata da Claudio Abate sulla spiaggia di Ostia, l'opera è completata con un filo che dalla fotografia arriva ad una cuffia dove si trovano due grandi conchiglie. L'invito a sentire dentro le cuffie-conchiglie il rumore del mare, oltre ad essere un omaggio rivolto alla città della Spezia, porta all'interno dell'esperienza dell'opera d'arte i ricordi infantili e la fede senza riserve nella propria sensibilità e capacità di captare energie estranee alla razionalità del quotidiano.

Un percorso che rende omaggio ad uno scultore che con determinazione, sincerità, energia ha costruito un corpus di opere vasto e significativo, dove equilibri precari mettono in evidenza, nella scultura, il margine di insicurezza e il pericolo di rottura.


Piano Due
Ripensare le collezioni: la scultura
a cura di Francesca Cattoi con Eleonora Acerbi
e la collaborazione di Silvia Benvenuti
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015

Proseguendo la presentazione delle opere delle collezioni civiche, il Piano Due viene occupato dalle sculture provenienti dai nuclei Cozzani e Battolini con inserimenti da recenti acquisizioni e il prestito di un'opera di Mirko Basaldella dalla raccolta della Cassa di Risparmio dalla Spezia.

Questo prestito e l'inserimento di opere provenienti dalle collezioni pubbliche spezzine continua la volontà, già mostrata con il primo ciclo espositivo, di mescolare opere provenienti da più istituzioni per rafforzare il rapporto e la valorizzazione reciproca.
Il percorso espositivo sottolinea una delle caratteristiche principali della scultura: il dialogo costante con lo spazio. Le opere vengono presentate suddivise a nuclei che mettono in evidenza i materiali usati, dal bronzo al gesso, dal legno al ferro, dalla terracotta al marmo.

Artisti locali molto amati come Augusto Magli e Gino Bellani, si trovano esposti accanto a opere degli scultori di fama internazionale come Lynn Chadwick e Ossip Zadkine, mentre il nucleo più forte riguarda la scultura degli anni sessanta e settanta con, tra gli altri, Fausto Melotti e Lucio Fontana, Jean Dubuffet e François Morellet, Robert Morris e Richard Nonas.

Una sala a parte è riservata all' Installazione con specchi, 1967, di Ketty La Rocca, spezzina di nascita e importante esponente della Poesia Visiva e della Body Art, di cui nella mostra "Leggere fotografie" era esposto il libro In principio erat, Centro Di, Firenze, 1971.

Il percorso espositivo è pensato riprendendo le suggestioni dei Salons di inizio Novecento insieme alle modalità museografiche tipiche dei musei archeologici, come il nuovo museo dell'Acropoli di Atene.


Project Room
CAMeC ospita DATABASE, Carrara
a cura di Francesca Cattoi e Federica Forti
con Eleonora Acerbi
e la collaborazione di Silvia Benvenuti
11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015

Proseguendo la collaborazione con enti e associazioni che si occupano del contemporaneo, CAMeC inizia una partnership con DATABASE. Piattaforma culturale attiva su Carrara, a seguito di fruttuose residenze d'artista ha iniziato a formare una collezione di opere di giovani artisti italiani ed internazionali.

Le opere vengono esposte insieme a quelle di autori affermati presenti nelle nostre collezioni, generando una dialogo necessario e stimolante con le sculture dei giovani artisti che si sono confrontati ed hanno riflettuto sulla storia e sul territorio di Carrara e dei suoi dintorni.
In mostra opere di Avelino Sala (Spagna), Robert Pettena (Italia), Andrew Rutt (Inghilterra) e Greta Alfaro (Spagna).



PIANO DUE

Titolo: Ripensare le collezioni: la scultura
A cura di: Francesca Cattoi con Eelonora Acerbi
In collaborazione di: Silvia Benvenuti
Provenienze opere: Cassa di Risparmio della Spezia, Raccolte Civiche
Durata: 11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015


Titolo: CAMeC ospita DATABASE, Carrara
A cura di: Francesca Cattoi e Federica Forti
In collaborazione con: Eleonora Acerbi e Silvia Benvenuti
Provenienze opere: DATABASE, Carrara
Durata: 11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015



PIANO UNO

Titolo: Eliseo Mattiacci. Forme e materiali della scultura
A cura di: Francesca Cattoi ed Eliseo Mattiacci
In collaborazione con: Cornelia Mattiacci
Provenienza opere: Collezione dell'artista, Pesaro
Durata: 11 luglio 2014 – 31 gennaio 2015


PIANO ZERO

Titolo: LUCE. Fabrizio Prevedello
A cura di: Francesca Cattoi e Fabrizio Prevedello
Con: Eleonora Acerbi e Silvia Benvenuti
Durata: 1 novembre 2014 – 12 aprile 2015
Inaugurazione: 31 ottobre 2014, ore 18.00 – 21.00
INFORMAZIONI e CONTATTI

Sede: CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea, Piazza Battisti, 1 – La Spezia
Orari: da martedì a domenica, 11.00 – 18.00; chiuso il lunedì
Informazioni e prenotazioni: tel. + 39 0187 734593 / fax + 39 0187 256773 camec@comune.sp.it / http://camec.spezianet.it

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