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lunedì 14 aprile 2014

Mostra La Metamorfosi e il Simbolo Animale Track II




Le Metamorfosi e il simbolo animale
a cura di Graziano Menolascina
Vernissage venerdì 18 aprile 2014
presso Spazio Nea

track 2

Alessandro Boezio, Gino De Dominicis, Marcello Di Donato, Gilbert&George, Luigi Ontani, Andres Serrano,
Lamberto Teotino, Silvano Tessarollo,
Bill Viola, Michele Zaza

Venerdì 18 aprile alle 19,30 inaugura la mostra "Le metamorfosi e il simbolo animale" a cura di Graziano Menolascina, in esposizione presso Spazio Nea fino al 20 maggio.
Secondo atto di un progetto che coinvolge artisti di rilievo internazionale nel panorama dell'arte contemporanea, che in modi diversi si sono interrogati sul tema dell'identità e delle mutazioni che allontanano l'uomo dalla sua natura originaria.

Ritornano i temi dell'identità, della fusione di sacro e profano, di mito e favola, del travestimento nei lavori di Luigi Ontani, mentre Michele Zaza approda all'origine, a una dimensione mitica dell'uomo in opere dove lo spazio reale diventa luogo sacro, metafora della struttura dell'universo. 

Nel raccontare le sorti di una civiltà che ha perso la memoria, Alessandro Boezio presenta corpi che sono il risultato di improbabili innesti e confusioni di parti, dove gli arti hanno dimensioni assurde o si confondono con membra di animali o  interferenze vegetali. In modo simile Silvano Tessarollo indaga la condizione dell'individuo contemporaneo, tra dimensione umana e disumana, tra reale e virtuale. 

Partendo da immagini di archivio e dalla loro manipolazione, Lamberto Teotino  medita sul presente offrendo una possibilità condivisa di guardare oltre il senso di sospensione e di ambiguità del reale. Soggetti colti in una affascinante atemporalità sfilano negli scatti di Marcello Di Donato, rischiarati da una luce che sembra provenire da tutte le direzioni. I diversi aspetti della spiritualità contemporanea vengono indagati da Andres Serrano in modo estremamente provocatorio sia dal punto di vista tematico che per  l'uso di materiali-simbolo della vita come sangue, urina e latte. 

Lanciato nell'esplorazione dell'interiorità dell'individuo, Bill Viola ne coglie attraverso lo strumento del videotape le molteplici identità ed emozioni. Sullo stesso versante Gilbert&George, impegnati nel superamento delle tradizionali barriere tra arte e vita e nell'analisi di paure, ossessioni, emozioni che provano gli individui di fronte a contenuti forti quali sesso, razza, religione e politica. In una provocazione dai toni estremi si colloca la ricerca di Gino De Dominicis, tutta basata sui temi della morte e dell'immortalità fisica, della realizzazione dell'improbabile e della confutazione dell'irreversibilità dei fenomeni.
Prosegue l'esplorazione dell'arte contemporanea e della sua visione delle metamorfosi umane in un viaggio tra radici e contemporaneità.

Coordinate mostra
Titolo: Le Metamorfosi e il simbolo animale
Artista: Alessandro Boezio, Gino De Dominicis, Marcello Di Donato,
Gilbert&George, Luigi Ontani, Andress Serrano, Lamberto Teotino,
 Silvano Tessarollo, Bill Viola, Michele Zaza
Curatore: Graziano Menolascina
Sede: Spazio Nea, via Costantinopoli 53, Napoli
In collaborazione con Hybrida Contemporanea, Roma
Data: 18 aprile – 20 maggio
Vernissage: 18 aprile
Orario: 19,30

sabato 12 aprile 2014

Silenti Stanze. Collettiva di Arte Contemporanea - Nociglia (LE)




SILENTI STANZE

Giovanni Carpignano, Pierluca Cetera, Francesco Cuna, Luigi De Rinaldis, Jolanda Spagno, Giuseppe Sylos Labini, Matteo Tenardi, Cosimo Damiano Tondo


a cura di Carmelo Cipriani

Con il patrocino di


Regione Puglia         Provincia di Lecce       Comune di Nociglia
                                    

Inaugurazione: sabato 30 aprile 2014, ore 19.00
PALAZZO BARONALE, Via Roma, Nociglia 
                  
“A Nociglia – scrive Carmelo  Cipriani – il tempo sembra rallentare, fino ad assecondare un ritmo vitale lento ma perenne: in certi giorni di sole appare un luogo metafisico. 

Nella piazza principale, tra la Chiesa Matrice e il Castello, a pochi passi dalla Chiesa di Santa Maria de Itri, capolavoro celato, quasi dormiente, la vita scorre tranquilla, le membra si rilassano e il tempus mentis si amplia. 

Qui, nel cuore del Salento, ci si sottrae alla frenesia dei tempi moderni, facendo affiorare condizioni dimenticate e storie sommesse. Requisito indispensabile è il silenzio, attesa o riposo, principio o conclusione, sempre foriero di riflessioni e primigenia condizione generativa.

 

Alla genesi della contingenza meditativa ambisce la collettiva allestita al piano terra del Palazzo Baronale, storica dimora della famiglia Gallone, oggi promettente polo comunale di aggregazione e di promozione culturale. 

Le “Silenti stanze” sono innanzitutto quelle del castello, contesti sopravvissuti di una storia che fu, fatta di cortesi galanterie e accese passioni, di attivismo imprenditoriale e parassitismo nobiliare, ma anche gli scenari del pensiero, che, in luoghi come questo, si aprono a recuperi memoriali e, non di rado, a condizioni fantastiche.

Otto gli artisti invitati a raccontare il loro passato e il loro presente, a lasciare nuovi segni, esaltando la storicità del contesto, la sua intrinseca e sopita vitalità. Ciascuno di loro espone uno o più lavori, testimonianze di ricerche singolari, alcune radicate nella realtà, altri tendenti al sogno e all’ascesi. Un percorso dialogico capace di travalicare il puro risultato estetico in favore di un’accorta ponderazione”.

Testi critici: Carmelo Cipriani

Catalogo: in mostra

In collaborazione con: Associazione Ce.le.stass. Lecce

La mostra, organizzata nell’ambito del progetto “Maggio Salentino”, promosso dall’Associazione Ce.le.stass. di Lecce, sarà visitabile tutti i giorni (fino al 15 maggio) dalle 18.00 alle 21.30.





Luogo Evento:

Palazzo Baronale
Via Roma
73020 Nociglia
Inaugurazione: Sabato 30 aprile, ore 19.00
Dal 30 aprile al 15 maggio 2014
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 18.00 alle 21.30

Arriva a Parma IL CIBO IMMAGINARIO, la mostra che racconta la modernità italiana tramite le pubblicità del cibo (12 aprile - 15 giugno)





ARRIVA A PARMA LA GRANDE MOSTRA
 CHE RACCONTA LA MODERNITÀ ITALIANA ATTRAVERSO LE PUBBLICITÀ  DEL CIBO

Il Cibo Immaginario. 1950- 1970 Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola, la mostra ideata e curata da Marco Panella e prodotta da Artix in collaborazione con Coca-Cola Italia, Gruppo Cremonini e Montana arriva a Parma dove, grazie al patrocinio ed alla collaborazione del Comune, dal 12 aprile al 15 giugno sarà ospitata al Palazzo del Governatore, nel cuore della città.
Abbiamo accolto volentieri la proposta di ospitare la mostra Il Cibo Immaginario come tassello ulteriore della volontà di arricchire la valorizzazione dell’ambito agroalimentare, così legato al nostro territorio, con elementi culturali e sociali di forte impatto. Un’esposizione curiosa, adatta ad un pubblico ampio, in grado di affascinare i bambini di oggi come quelli di ieri, in un percorso sicuramente evocativo di momenti e ricordi che fanno parte di un racconto ancora di grande interesse” dichiara l’Assessore alla Cultura del Comune di Parma Laura Maria Ferraris.

“Essere a Parma, città simbolo delle eccellenze alimentari e dello stile del gusto, non è una pura casualità, ma una scelta fortemente voluta” dichiara il curatore Marco Panella “per sottolineare quanto importante e decisivo sia stato – e sia tuttora - il rapporto tra alimentazione e pubblicità nel miglioramento della condizione sociale italiana”.

Il Cibo Immaginario – che al Palazzo delle Esposizioni di Roma ha registrato 33.000 visitatori - racconta venti anni di vita e costume italiani, dalla Ricostruzione sino alle soglie all’Austerity, attraverso icone e linguaggi della pubblicità del cibo e dei riti del mangiare. Oltre 400 le immagini pubblicitarie a disposizione del pubblico – circa 100 in più rispetto all’edizione romana - da osservare una ad una, cogliendone l’evoluzione dei paradigmi di comunicazione e, soprattutto, la portata evocativa ed emozionale; una storia visiva suggestiva, nella quale rintracciare i segni del cambiamento di un’Italia che nella pubblicità trova una sua rappresentazione mediatica profonda e la misura del suo affrancamento sociale.

 “Il punto di osservazione scelto per il racconto de Il Cibo Immaginario”, dichiara Marco Panella “è quello della memoria e del linguaggio estetico delle pubblicità che hanno sorriso agli italiani dalle dai  rotocalchi, testate con milioni di copie vendute a settimana, e dalle cui pagine le pubblicità precorrevano i tempi, ne esaltavano le tendenze, alimentavano un sistema di ambizione e di rincorsa sociale; pubblicità che a distanza di decenni ci restituiscono intatta l’immagine di una Nazione che aveva fiducia in se stessa e che, pur con tutti i suoi tratti d’ingenuità, era in cammino verso la modernità”.

Il linguaggio espositivo de Il Cibo Immaginario è quello della carta e degli oggetti sopravvissuti e recuperati dalla dispersione, cercati e trovati nelle case e nelle cantine, nei mercatini del piccolo modernariato e sui siti di aste telematiche, materiale povero e al tempo stesso ricco di vita vissuta; le 400 immagini del percorso visivo, infatti, sono completate da circa 200 oggetti tra riviste, depliant, cataloghi premio, agende per la casa, calendari, cartoline illustrate, fotografie, figurine, fumetti, latte pubblicitarie e piccoli utensili promozionali di quando la parola gadget era ancora estranea all’uso quotidiano.

Dodici grandi temi segnano l’impianto culturale della mostra: dalle nuove forme del paesaggio domestico all’Italia dei baby boomer, dall’Italia che scopre il valore del tempo e del tempo libero all’Italia degli intenditori che affina gusti e scelte, dall’Italia che sogna con i concorsi a premio all’Italia che rincorre il risparmio delle offerte speciali, dall’Italia della seduzione all’Italia delle famiglie e, in ultimo, a corollario del linguaggio pubblicitario, l’Italia dal vivo ritratta in 30 fotografie che restituiscono volti e figure di quell’Italia alla quale le pubblicità parlavano e che, anche attraverso quelle pubblicità, sognava il suo futuro.

 “Dal punto di vista pubblicitario, venti anni rappresentano una produzione iconografica vastissima e l’evoluzione di stili completamente diversi.  Dovendo scegliere tra immagini di grande forza suggestiva, la selezione è stata faticosa, orientata a volte dalla logica ed altre dalla passione” continua Marco Panella “gratificata, però, dall’incontro con la creatività degli illustratori, dei grafici, dei pubblicitari che hanno saputo inventare linguaggi e suscitare emozioni.  Grandi firme alcuni, meno noti altri, sconosciuti altri ancora. Tutti, però, veri artisti dell’immaginario ai quali va indistintamente il tributo di questo lavoro, che ha la pretesa di raccontare un po’ d’Italia e l’ambizione di far sorridere”.

“Coca-Cola è un’azienda internazionale fortemente radicata nel territorio italiano, e per questo siamo orgogliosi di continuare – dopo il successo della mostra a Roma - a partecipare anche qui a Parma al progetto di Cibo Immaginario” dichiara Vittorio Cino, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali Coca-Cola Italia. “Attraverso le pubblicità questa mostra celebra venti anni di grande fermento, cambiamenti sociali e fiducia nel futuro, che Coca-Cola ha accompagnato con i valori positivi che da sempre contraddistinguono la marca.  Oggi come allora, con le nostre pubblicità, desideriamo condividere la nostra visione del mondo, promuovendo un cambiamento positivo nelle persone”.

"Montana - spiega Claudia Cremonini, Responsabile Relazioni Esterne del Gruppo Cremonini - è uno dei marchi italiani più noti nella storia della comunicazione pubblicitaria nel nostro Paese, e non poteva mancare anche alla seconda edizione della mostra di Parma. Un'azienda tutta italiana, fondata nel 1941 e rilanciata negli anni '90 dal Gruppo Cremonini” - prosegue Claudia -, “protagonista delle indimenticabili campagne pubblicitarie di Carosello caratterizzate dal "Gringo”, che hanno accompagnato non solo l’evoluzione delle abitudini alimentari degli italiani ma anche la storia della pubblicità, così ben raccontata da questa mostra. La comunicazione di Montana è un esempio di come sia cambiato il linguaggio delle immagini e degli slogan pubblicitari e di come continuare ad innovare attingendo al patrimonio storico della marca facendo diventare “cool” un prodotto di facile consumo che oggi è anche capace di rispondere alle moderne esigenze alimentari.”



Info:
artix@artixcom.it       
www.ciboimmaginario.it

Orari:
dal martedì alla domenica, dalle 11.00 alle 19.00.
Ingresso consentito sino alle 18.30. Lunedì chiuso
Aperture straordinarie: 21 e 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno

Biglietteria:
Intero 8 euro.  Ridotto 6 euro (over 65 e under 18)


venerdì 11 aprile 2014

Mostra EDVARD MUNCH, Palazzo Ducale, Genova > PROROGATA FINO AL 4 MAGGIO 2014




EDVARD MUNCH
a cura di Marc Restellini

Genova, Palazzo Ducale
prorogata fino al 4 Maggio


Edvard Munch Bagnanti, 1904 - 1905 olio su tela, 57,4 x 68,5 cm Collezione privata © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013


La mostra, già visitata da oltre 120.000 persone, sarà prorogata fino al 4 maggio.

“Edvard Much”, la mostra che ha riscosso un grande successo di pubblico, visitata da oltre 120.000 persone, posticipa di una settimana la chiusura per far fronte alle innumerevoli richieste di prenotazione.

Diceva Voltaire “il successo è sempre figlio dell'audacia”.
A conferma gli oltre 120.000 visitatori in 179 giorni che hanno messo tutti definitivamente d’accordo: la critica, particolarmente positiva e vicina alla coraggiosa scelta degli organizzatori e del curatore Marc Restellini di svelare il Munch allo specchio, sofisticato, inedito, unico; la stampa che talvolta ha lamentato la mancanza dell’ “Urlo” (opera inamovibile, peraltro), e infine il “sovrano” parere del pubblico, che immerso nel mondo dell’artista, dal quotidiano alla sua tecnica, non ha potuto che ammirarne il grande genio.

Palcoscenico del fortunato evento Genova - unica città italiana a festeggiare il grande artista norvegese in occasione del 150° anniversario dalla sua nascita - che riconferma il suo ruolo di “Capitale europea della cultura”.

Città fortunata anche per l’indotto generato da questa mostra: il 60% del pubblico arriva infatti da fuori Genova, e a Genova mangia, dorme, spende.  Secondo il parametro standard utilizzato per calcolare l’indotto economico degli eventi culturali, ossia una media di 60 euro per ogni visitatore non residente in città, l’indotto generato da Munch è a oggi di oltre 4 milioni di euro.
Non male, considerando che l’investimento per la mostra è stato al 100% sostenuto da due aziende private, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE.

Promossa dal Comune di Genova, la mostra Edvard Munch prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Arthemisia Group, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE è stata realizzata con il sostegno della Camera di Commercio di Genova e Costa Crociere come main sponsor, con l’obiettivo di sostenere i progetti culturali più importanti della città di Genova, e grazie a Knauf e Paul Wurth Italia, Ricola, Willis e Frecciarossa, Nh Hotels e Sky Arte hd.
L’evento ha visto la collaborazione con Secolo XIX e la partnership con Il Sole 24 Ore - Domenica 24 Ore – Radio24.
Hanno partecipato Compagnia di San Paolo, Fondazione Carige, Costa Edutainment Experience, Civita Arte a te e Iren Mercato e Coop Liguria.

giovedì 10 aprile 2014

19 aprile 2014 "Aiuto mi sono perso" La provincia di Cremona illustrata

AIUTO MI SONO PERSO
La provincia di Cremona illustrata

19 aprile 2014 – 18 maggio 2014
Museo del violino, Cremona

INAUGURAZIONE: 19 APRILE, ORE 17
Si prega di munirsi di bussola o navigatore

Il 19 aprile comincia un viaggio illustrato alla scoperta della
provincia di Cremona. Chi volesse partire è pregato di dirigersi verso
il Museo del Violino dove, dal 19 aprile al 18 maggio 2014, verrà
allestita la mostra di illustrazione "Aiuto, mi sono perso", a cura
di Tapirulan, commissionata dal Distretto Culturale della provincia di
Cremona – uno dei sei Distretti che fanno parte del progetto di
Fondazione Cariplo - nell'ambito del proprio piano di comunicazione.
In giugno la mostra sarà a allestita a Crema (CR), in collaborazione
con la Rete bibliotecaria provinciale, e in autunno a Casalmaggiore
(CR).
Con Tapirulan il Distretto racconta le scelte fatte attraverso la
narrazione, di luoghi, accadimenti, persone e storie, e tante immagini.
Il museo ha una nuova sede e con essa una nuova identità, il mi cantino
lancia un nuovo acuto e l'illustrazione, in punta di piedi, siede in
silenzio là dove Amati, Guarneri e Stradivari respirano attraverso il
legno. Gli illustratori in mostra sono cinquantadue, grandi autori nel
panorama italiano e internazionale. Grazie alla loro fantasia le opere
esposte percorrono, con tutti i mezzi dell'arte, cento chilometri di
territorio, ci ricordano che strumenti ad arco ed eccellenti artigiani
vivevano in una terra ricca di storia e tradizioni secolari, le cui
testimonianze parlano attraverso monumenti, cattedrali, piccole pievi
di
campagna, palazzi, nomi di strade che rievocano uomini e battaglie. Le
manifatture dei cordai quasi estinti sono ora nuvole nel cielo serale e
i meloni hanno la dimensione dell'universo, l'emisfero australe è
occupato da mucche al pascolo, i maiali danzano sulle punte dentro la
padella rovente, animali e ancora animali, dentro castelli gaudenti,
pesci in un mare al contrario, centri storici immobili e surreali come
il minuscolo attacchino nero che li tiene vivi con la colla e
l'affissione di un evento che chissà quando accadrà. Immagini surreali
o grottesche, o realistiche, tanti stili e altrettante tecniche per
rivivere i luoghi in maniera inusuale, lasciando spazio
all'immaginazione. Ma la mostra è reale e presente, non museo ma
viaggio senza motore, dentro le stanze e i cuori di chi guarda le curve
e i colori e mormora "mi sono perso", perché perdersi, non ci
crederete, è l'esperienza più bella di un viaggiatore. In occasione
della mostra verrà presentata anche la nuova guida della provincia di
Cremona, che rappresenta il catalogo della mostra, in cui le
illustrazioni sono affiancate dai testi che, in chiave semiseria,
descrivono tutte le tappe più significative delle mete turistiche in
provincia di Cremona.

http://www.tapirulan.it/evento.php?id=2126#.U0bgs6h_t48

ILLUSTRATORI IN MOSTRA
(in mostra sono esposti sia le immagini che riguardano i paesi della
provincia di Cremona, sia le immagini della precedente guida di
Cremona,
per un totale di 52 autori esposti)

Sylvie Bello
Julia Binfield
Giuseppe Braghiroli
Franco Brambilla
Chiara Carrer
Anna Castagnoli
Francesco Chiacchio
Paolo D'Altan
Chiara Dattola
Gianni De Conno
Fabio De Donno
Toni Demuro
Paolo Domeniconi
Faber
Rino Ferrari
Dimitri Fogolin
Beppe Giacobbe
Riccardo Guasco
Federico Maggioni
Marina Marcolin
Franco Matticchio
Giulia Orecchia
Barbara Petris
Valeria Petrone
David Pintor
Erika Pittis
Andrea Rivola
Alberto Ruggieri
Guido Scarabottolo
Shout
Antonello Silverini
Marco Somà
Michele Tranquillini
Joao Vaz De Carvalho
Olimpia Zagnoli

+
Margherita Allegri
Andrea Andolina
Claudio Arisi
Giuseppe Castellani
Marta Farina
Giorgio Fratini
Sara Gavioli
Andrea Gualandri
Matteo Gubellini
Agostino Iacurci
Alberto Ipsilanti
Arianna Papini
Elena Prette
Sergio Tarquinio
Lucio Villani
Daniela Volpari
Tony Wolf

Renato Tosini - Ritratto dell'artista come sonnambulo - fino al 25 aprile


In galleria fino al 25 Aprile
Renato Tosini
Ritratto dell'artista come sonnambulo
a cura di Sergio Troisi 


Opening 20 Febbraio/February 20th h.18:00/21:00

20 Febbraio/25 Aprile 2014


GALLERIA FRANCESCO PANTALEONE ARTE CONTEMPORANEA
Via Vittorio Emanuele 303   PALERMO
90133


La mostra di Renato Tosini alla galleria Francesco Pantalone arte contemporanea è un gesto coraggioso, un passaggio di testimone tra più generazioni accomunate dalla fiducia nell'arte e nella sua potenza di rinnovamento. Un omaggio ad un artista che ha attraversato con pienezza iil XXI secolo e che ha ancora molto da dare con la sensibilità acuta di chi conosce bene il valore delle cose e delle persone.


Conviene diffidare dei personaggi di Renato Tosini, della loro fragilità contemplativa, della malinconia divagante che ne muove atti e gesti. Tutti simili l'uno all'altro, vestiti quasi sempre in grisaglia, spesso pesanti e obesi, talvolta con una bombetta che copre il cranio calvo, sono certamente dei borghesi le cui fattezze discendono per linea diretta dai dei banchieri, dai commercianti e dai capitani di industria così come ce li ha consegnati  l'iconografia delle illustrazioni di fine Ottocento su cui poi la grande arte dell'età di Weimar ha imbastito il suo tragico teatro satirico. Appaiono oggi sbalestrati in un tempo in cui si muovono esitanti e impacciati, coltivano i giochi d'infanzia come si carezzano i rimpianti, mimano in pose provate tante volte una rappresentazione dubbiosa, interrogativa. Sono sospesi, a metà del guado, e sembrano non potere più avanzare né retrocedere - dismettere la loro maschera sociale o ritornare negli agi della loro condizione di classe - offrendosi in questo modo inermi al nostro sguardo e alla narrazione congetturale di cui sono al contempo attori e oggetto. Sono innocenti?

Tutto sembra far presumere il contrario: qualcuno attende impassibile dinanzi al plotone di esecuzione, qualche altro viene pugnalato sul palcoscenico - gli spettatori occhieggiano dai palchi -  un altro ancora viene interrogato, e persino quando giocano a biglie la posta in palio appare fatale, il destino incombente. Può trattarsi certo di una finzione, di una recita approntata per noia, ma in questo sentore di minaccia aleggia, è persino banale dirlo, il fantasma di Joseph K., di una colpa forse commessa, forse sognata o persino desiderata, Il peccato, si sa, è un marchingegno seduttivo per l'immaginazione cattolica, e a dispetto del loro aspetto nordico questi borghesi di Tosini hanno provato il loro passo felpato e i loro silenzi nella penombra delle sacrestie.

Qualche cardinale, talvolta, si insinua in questi girotondi malinconici, e non è una presenza casuale, né inattesa. Chissà come giudicherà l'Autotentazione di uno di questi signori all'apparenza irreprensibili che osserva una mela che pende immobile davanti al suo naso (forse la mangerà, precipitando se stesso e tutti noi in una sorte di dannazione, forse si impiccherà a quell'albero da cui la mela oscilla simile a un cappio, ma neanche allora probabilmente saremo salvi): quello che avverrà non appena l'incantesimo sarà sciolto dal libero arbitrio sarà atto, o omissione?

A questa condizione di dormiveglia, a questa ribalta di sonnambuli (nella accezione in cui Sonnambuli erano i protagonisti della eclissi della civiltà borghese nella trilogia di Hermann Broch) Tosini presta una stesura pittorica sapientemente calcolata per sottrazione, velari di colore da cui talvolta traspare la grana della tela o che addirittura la risparmiano integrandone i bianchi simili a un baluginare fantasmatico nella composizione.

Un teatro d'ombre, a cui per contrasto il nitore di alcuni dettagli conferisce un carattere allucinatorio, si tratti del riflesso di una stoffa, del luccicare improvviso di un vetro o di un metallo, della luce opalescente diffusa da una lampada notturna o dalla precisione affettuosa e ossessiva con cui si accampano in scena i giochi d'infanzia, trottole, biglie, aquiloni, tricicli, cavalli a dondolo. Dissimulata o meno, tanta pittura filtra in questa pittura, soprattutto (ma non solo) dalla tradizione del Novecento italiano: Sironi certamente, per alcune architetture dal sapore littorio vagamente minaccioso che sono, d'altronde, le architetture del quartiere palermitano dove Tosini vive da sempre, Rosai per certe ambientazione da Strapaese, Carrà per lo sfumare malinconico di alcune marine anche se poi la spiaggia, per noi palermitani, è sempre quella di Mondello. E, accanto alla memoria pittorica e anzi persino più tenace, quella iconografica, un cifrario di simboli antichi che scivola fra paesaggi e oggetti di ogni giorni con il suo potenziale intatto di presenza archetipica, simile a un annuncio da sempre atteso e nondimeno temuto.

Le barche innanzitutto, piroscafi, transatlantici, semplici barche da pescatori da diporto il cui profilo elementare si presta meglio a enunciare la loro funzione di emblema: scialuppe talvolta troppo piccole per contenere la folla che vi si stipa, altre volte destinate, lo si intuisce, a un solo sventurato navigatore, spiaggiate in attesa del viaggio o già lontane all'orizzonte, arenate in secca o galleggianti su un mare immobile, le barche che popolano questi dipinti hanno destinazioni ignote e trasformano ogni litorale, a dispetto del loro aspetto familiare, in una Isola dei Morti. L'approdo è già avvenuto, e non ce ne ricordiamo, oppure sarà l'esito del nostro viaggio se solo decideremo di imbarcarci. È questo che giustifica l'inazione degli attempati personaggi di Tosini?

In una pittura dal carattere così marcatamente teatrale dove ogni paesaggio è un fondale e ogni architettura una quinta di scena (in una intervista Tosini ha dichiarato una volta "Io scrivo quadri") quali sentimenti nutre l'autore per i suoi personaggi - anche per questo conviene diffidarne - compulsivi, narcisi, poco empatici? In alcuni casi riconosce nel loro sguardo nostalgico proteso verso l'orizzonte la sua stessa melanconia, altre volte ne mette alla berlina tic e manie scoprendo i dispositivi di una ipocrisia feroce; non li giudica troppo tuttavia mentre imbastisce le sue recite, consapevole del fatto che tra quelle figure può confondersi anche il proprio ritratto, personaggio tra i personaggi.

Accade più volte (anche questa è una mania, un'ossessione?), in una percezione ansiosa del doppio che Tosini riserva per sé nei disegni con cui, da alcuni anni, riempie le pagine dei moleskine (e la leggerezza surreale dei dipinti diviene spesso una rêverie cupa) o quando modella in terracotta, a grandezza quasi naturale, delle teste che poi colloca sui mobili di casa magari per poggiarci gli occhiali smessi come penati della propria identità. Somiglianza per contatto, la definirebbe Georges Didi-Huberman che a questo tema ha dedicato saggi fondamentali attraversando, dalla ritrattistica romana alla scultura accademica ottocentesca sino a Duchamp, la tensione millenaria della pratica delle immagini a materializzare e al contempo neutralizzare il fantasma del doppio.

Così non è difficile riconoscere nella figura acefala seduta circondata dalle sue tante, troppe teste, un possibile autoritratto, da accostare magari a un altro personaggio - tutto in grigio, come lo sfondo - che indossa però a coprire la consueta espressione atona la maschera della commedia così come ce la ha tramandata il mondo greco. Sulla relazione tra umorismo e tragico il Novecento, come si sa, ha scritto intere biblioteche.

Negli anni più recenti, solo le nature morte (meglio dirlo nella dizione anglosassone che non a caso usava de Chirico: Still Life, Stilleben, vita sospesa, silenziosa) hanno accolto una idea di bellezza appena increspata di nostalgia: immobili come architetture monumentali, ordinate secondo colori più luminosi, addensano nei loro tenui giochi d'ombra una ipotesi di salvezza simile a un miraggio ostinato.

Sergio Troisi


info evento
artista: RENATO TOSINI
titolo: Ritratto dell'artista come sonnambulo
a cura di: Sergio Troisi
assistenti alla produzione: Maria Gracia de Pedro,  Serena Fanara
luogo: Francesco Pantaleone arte Contemporanea Via Vittorio Emanuele 303
opening: Giovedì 20 Febbraio 2014 dalle 18:00 alle 21:00
durata: dal 20 Febbraio al 25 Aprile 2014
orari: dal martredì al venerdì dalle 10:00 alle 19:00 sabato dalle 10:00 alle 18:00
grafica: Maria Gracia de Pedro, Serena Fanara
conferenza stampa: No
catalogo: No
in collaborazione con: CORIMBO Via Principe di Belmonte Palermo



mercoledì 9 aprile 2014

Mostra Valdi Spagnulo - Palazzo Broletto Como


VALDI SPAGNULO

 

SGUARDI SOSPESI - sculture 2007 / 2014

a cura di Claudio Cerritelli

 

 

Palazzo del Broletto - Como

3 maggio – 2 giugno 2014

 

inaugurazione: sabato 3  maggio - ore 18,30

 

 

La mostra pensata appositamente per questo spazio espositivo, dallo scultore Valdi Spagnulo, racconta l’exursus della recente poetica dell’artista di origine pugliese che dal 1973 vive a Milano.

 

Scrive il curatore della mostra Claudio Cerritelli:

 

“Questa mostra oscilla tra passato e presente ripercorrendo circa 7 anni di lavoro di Valdi Spagnulo attraverso cicli di opere che trasformano il luogo espositivo in un teatro di percezioni visive e tattili. L’ambiente è attraversato dagli stati pulsionali dei materiali, concatenazioni di opere bilanciate su opposte qualità, dinamismi plastici modulati nella fermezza del metallo e lievi cromatismi depositati nella trasparenza del plexiglas. 

Valdi sviluppa il suo racconto polisensoriale cercando respiri dilatati, percezioni instabili del vuoto, vibrazioni aeree sospinte oltre i limiti del reale, prossime a quella vastità imponderabile cui aspira lo scultore mentre costruisce e trasforma i materiali scelti con ostinata accuratezza. 

Lo spettatore ha il compito di entrare nelle soglie abbagliate dal bianco totale e di ammirare le geometrie disseminate nello spazio, dialogando con metamorfosi di forme reversibili e con schermi di immaginarie galassie, fino a captare i mutevoli riverberi che modificano i confini prestabiliti. 

Nel percorso espositivo le opere si presentano nella dimensione irripetibile di nuove relazioni, partecipano a un’istallazione totale giocata sulle consonanze dei materiali, in uno scambio continuo tra valori strutturali e percezioni virtuali, processi fisici e mentali tenuti sempre sul filo della leggerezza.

I cicli di ricerca (2007-2014) si collegano spontaneamente tra di loro come una costellazione d’immagini in cui s‘incontrano i caratteri persistenti dell’immaginario di Valdi: simmetrie infrante, torsioni in bilico, sconfinamenti lineari, impronte modulari,  e ogni altra tentazione di inglobare architetture interiori e astrazioni spaziali.

In questa dimensione polivalente spazio nascono inquiete tensioni mentali, cresce il conflitto tra emozione e razionalità, si avvertono possibilità sensoriali intrinseche alla luce che si rivela e -al tempo stesso-  si trasforma in energia mentale proiettata altrove.  Siamo in presenza di un’aspirazione a esprimere l’esserci della scultura come potenzialità di luoghi reali e virtuali, dimensione fenomenica di forme astratte e concrete, esplorate con passione per cogliere l’essenza dei valori costruttivi inusitati. Ed è proprio con quest’ansia di invenzioni spaziali che Valdi Spagnulo sta sviluppando la sua avventura creativa,  interrogando i materiali e le tecniche, sperimentando le forme più appropriate per esprimere una verità immaginativa fatta non di soluzioni compiute ma di sguardi sospesi sul confine di molteplici sensi.”

 

 

Valdi Spagnulo,  nasce a Ceglie Messapica (BR) nel 1961.

Trascorre la sua infanzia in Puglia a Grottaglie (TA), località nota per la produzione della ceramica artigianale e artistica, frequentando l’ambiente creativo ed intellettuale dell’area pugliese e non solo sin da giovanissimo, grazie a suo padre Osvaldo, artista già noto.

Nel 1973 si trasferisce a Milano con la sua famiglia, ove giovanissimo inizia le frequentazioni del fervido ambiente culturale della città, aprendosi all’ambito europeo con viaggi in Francia, Germania, Svizzera.

Il 1984 è l’anno nel quale si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano.

L’inizio degli anni ’80 vedono l’esordio dell’attività artistica come pittore, con partecipazione a esposizioni in ambito nazionale e internazionale e il debutto in mostre personali.

Gli anni ’90 danno principio ad un rapporto più intensificato con le gallerie d’arte private Italiane ed europee, affermando la sua partecipazione a  esposizioni in spazi pubblici.

Dal  2000 intensifica l’attività espositiva con partecipazione a mostre collettive di rilievo ed ordina mostre personali in gallerie pubbliche e private, ottenendo premi e riconoscimenti, tra i quali il 1° Premio Pittura 2001 dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma.

La bibliografia delle mostre personali annovera curatele e testi critici di: R.Bossaglia, L.Caramel, L.Cavadini, C.Cerritelli, M.De Stasio, E. Di Raddo, R.Ferrario, S.Parmiggiani, F.Poli, E.Pontiggia, F.Solmi, M.N.Varga, A.Veca, G.Zanchetti.

Vive e lavora principalmente a Milano.

 

La mostra è accompagnata da un catalogo testo di Claudio Cerritelli, e riproduzioni delle opere in mostra.

 

 

 

VALDI SPAGNULO - SGUARDI SOSPESI - sculture 2007 / 2014

        

PALAZZO DEL BROLETTO
Piazza Duomo

22100 Como

 

Catalogo: con testo di Claudio Cerritelli

 

3 maggio – 2 giugno 2014

 

Inaugurazione: sabato 3  maggio - ore 18,30

 

Presentazione critica del catalogo: sabato 17 maggio 2014 ore 18,30

 

Giorni e orari di apertura: martedì-mercoledì-giovedì dalle 15,00 alle 19,00

                                         venerdì-sabato-domenica dalle 11,00 alle 19,00

 

Riferimenti: Comune di Como ASSESSORATO ALLA CULTURA Via Vittorio Emanuele II, 97 22100 Como    

                    tel. 031/252451 - e-mail cultura@comune.como.it

                  Valdi Spagnulo -  Info@valdispagnulo.it   -    valdi.11961@gmail.com  -  www.valdispagnulo.it

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