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martedì 23 ottobre 2018

Raw e Videocittà: MUSIA e' presente con due grandi eventi

Raw e Videocittà: MUSIA è presente con due grandi eventi

INAUGURA OGGI martedì 23 ottobre, ore 18.30

MUSIA, il nuovo spazio di Via dei Chiavari a Roma presenta, oltre alla già avviata mostra a cura di Enrico Crispolti sulla seconda metà del Novecento romano nella Collezione Jacorossi, eventi pensati espressamente per Raw 2018 e Videocittà, le due grandi manifestazioni che animeranno il fine autunno nella Capitale.
Dal 23 ottobre al 4 novembre videoarte e giovane arte per una esperienza globale che getta un ponte tra la grande storia dell'arte del secolo scorso e la creatività di oggi.




MUSIA
Sale Pompeo

Rä di Martino
Poor Poor Jerry
A cura di Ilaria Gianni

23 ottobre - 3 novembre 2018



Poor Poor Jerry è il titolo di un video di Rä di Martino, che utilizza il linguaggio dell'animazione, indagando come musica, cinema e televisione siano stati in grado di costruire un immaginario condiviso e formare un'enciclopedia sentimentale. Il video indaga la nostra coscienza collettiva sovrapponendo le gesta di un'icona delle serie animate americane con paesaggi desertici e con suoni tratti dal cinema.




Rä di Martino, Poor Poor Jerry, 2017
Proiezione su canale singolo, full HD 1920 x 1080, audio stereo, colore, 6'18''
Courtesy dell'artista e Copperfield, Londra
Prodotto da Snaporazverein (CH)
Inglese con sottotitoli in italiano.






MUSIA
Galleria 9

Alessandro Cannistrà, Fabrizio Cicero, Alessandro Rosa
Remember to forget
A cura di Giulia Tulino

23 ottobre - 3 novembre 2018



Remember to Forget, mostra collettiva organizzata nell'ambito di Rome Art Week, presenta i lavori di Alessandro Cannistrà, Fabrizio Cicero e Alessandro Rosa. Tre diversi punti di vista rappresentati da opere video, installazioni e fotografie. Cannistrà, dopo un intenso viaggio in sud America, presenta, attraverso fotografie e video, un racconto visivo denso ed enigmatico, allo scopo di comunicare la sua riflessione socio-antropologica e filosofica sui dubbi, le paure e le fobie che accompagnano l'uomo occidentale. Fabrizio Cicero, analogamente a Cannistrà, parte dal suo vissuto, ma ricostruendo, in modo visionario, ironico e volutamente fanciullesco, il proprio passato di bambino in una provincia siciliana dove le luminarie scandiscono il tempo delle feste ma anche il background culturale di un luogo difficile. Alessandro Rosa, dei tre è certamente il più lontano dalla rappresentazione di sentimenti tratti dalla sfera personale, più o meno intima, più o meno legata ad una memoria privata. La sua ricerca artistica, incentrata su un'innata curiosità filosofica e psicologica, si configura come una sorta di strumento o metodo capace di mettere in discussione alcuni assunti, verbali e visivi, che normalmente ignoriamo o non consideriamo.


MUSIA, Sale Pompeo e Galleria 9,
Via dei Chiavari 7/9, Roma
Orari: ore 16.00 - 22.30 dal martedì al sabato - festivi e lunedì chiuso
T. 06 68 21 02 13

Ingresso libero

lunedì 22 ottobre 2018

Presentazione del Catalogo della mostra "Arte liberata-Dal sequestro al Museo. Storia di una collezione confiscata in Lombardia". Milano, Palazzo Litta, 25 ottobre - ore 19.00

Il Segretario regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia
 
Benedetto Luigi Compagnoni 
 
Presentazione del catalogo della mostra
 
ARTE LIBERATA – DAL SEQUESTRO AL MUSEO
Storia di una collezione confiscata in Lombardia 
 
a cura di Beatrice Bentivoglio-Ravasio
(Scalpendi Editore)
 
Giovedì 25 ottobre, ore 19
Palazzo Litta (Milano, Corso Magenta, 24)
 
 
Marco Carminati converserà  
con  Francesco Tedeschi
e con gli autori
Beatrice Bentivoglio-Ravasio Paolo Campiglio
 
Mostra visitabile fino alle ore 22
 
 
 

 
 
Il volume è il catalogo della mostra in corso a Palazzo Litta dedicata a una collezione d'arte contemporanea confiscata in Lombardia e assegnata al Ministero per i beni e le attività culturali. Sessantanove opere di autori italiani e stranieri del XX e XXI secolo, taluni di grande rilievo nel panorama artistico internazionale, allestite nella splendida cornice delle sale nobili del Palazzo, raccontano il percorso di redenzione dell'importante collezione che, sottoposta a sequestro preventivo nell'ambito di un procedimento per gravi reati finanziari e passata alla gestione dell'Agenzia Nazionale, torna oggi alla collettività sotto forma di raccolta museale. 

Curata da Beatrice Bentivoglio-Ravasio, organizzata dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per la Lombardia in accordo con l'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, e realizzata dallo staff tecnico dello stesso Segretariato, l'esposizione comunica gli esiti dell'attività svolta dall'ufficio a supporto dell'Agenzia Nazionale negli anni 2014-2016, allorché due confische di opere d'arte effettuate in regione l'hanno visto coinvolto nella duplice veste di consulente tecnico-scientifico e principale beneficiario dell'azione di restituzione.

Il lavoro, svolto in partenariato con Paolo Campiglio, docente di storia dell'arte contemporanea presso l'Università degli Studi di Pavia, ha mostrato come le opere esposte siano tutte autentiche, in gran parte dotate di documentazione d'acquisto o provenienza piuttosto che di expertise o dichiarazione dell'autore, raccolte secondo un disegno preciso e, verrebbe da dire, guidato da un consigliere esperto.

L'insieme delle opere di Arte Liberata, in alcuni casi dei veri e propri capolavori, permette di seguire per tappe la storia dell'arte dalla seconda metà del Novecento ai giorni nostri, con una particolare predilezione per le poetiche astratte e informali e per le neo-avanguardie degli anni Sessanta. In mostra si ritrovano una rara scultura di Jean Arp e due di Arnaldo Pomodoro, una serie di opere su tela di Victor Vasarely, un precoce empaquetage di Christo, un'importante grafica di Andy Warhol che ritrae Giorgio Armani, nonché capolavori dei principali rappresentanti dell'Arte Povera e concettuale da Giuseppe Penone a Pier Paolo Calzolari. Notevoli anche i lavori di Castellani e Spalletti, le accumulazioni di Arman, il Senza Titolo di Gianni Colombo, la grande tela di Emilio Vedova che esprime la gestualità del colore come atto di protesta.

La mostra, fortemente voluta per i significativi simbolici e concreti di cui è portatrice, ha una valenza che va di gran lunga oltre l'esposizione temporanea, seppur straordinaria, di Palazzo Litta.

La destinazione che il Segretariato regionale ha proposto all'Agenzia nazionale è quella museale, con la richiesta di mantenimento del nucleo indiviso, sia per motivi storico-artistici sia, e soprattutto, per il valore simbolico che un'assegnazione unitaria e in blocco ha sotto il profilo del messaggio di legalità sotteso a tutta la politica della riconversione dei beni confiscati.

L'obiettivo primario è quello dell'allestimento in un Polo o Padiglione dell'Arte Liberata, una sorta di museo/centro studi permanente dedicato allo specifico tema del rapporto fra arte e criminalità e del riutilizzo sociale dei beni culturali confiscati. Un Polo che si vorrebbe realizzare a Milano, in un immobile parimenti confiscato e pervenuto nella disponibilità dell'Agenzia nazionale, quale testimonianza tangibile di restituzione alla collettività di beni acquisiti con i proventi di attività illecite.

Nelle more della creazione del Polo dell'Arte Liberata, la collezione sarà esposta presso la GAMEC – Civica Galleria di Arte Moderna di Bergamo, che si è dichiarata disponibile ad accogliere tutte le opere valorizzandole nel proprio rinnovato e prestigioso percorso museale.
 
Palazzo Litta, Corso Magenta 24, Milano
28 settembre - 18 novembre 2018
 
Orari di apertura
Giovedì dalle ore 12 alle 22; venerdì/sabato/domenica dalle ore 12 alle 19.
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura.
Aperture straordinarie la mattina per gruppi e scuole con prenotazione obbligatoria
(tel. 0280294217, da lunedì a venerdì dalle ore 10 alle 13)

Entrata libera

Catalogo
Scalpendi Editore

Alla Milano Art Gallery la terza personale a tematica ambientale di Gabriella Ventavoli

Per amore delle piante – un mondo verde: Gabriella Ventavoli torna alla Milano Art Gallery

 

Gabriella Ventavoli colpisce ancora nel segno, verrebbe da pensare. A seguito delle personali Per amore dell'Acqua e Per amore della Terra, quest'ultima tenuta dal 15 maggio al 5 giugno, l'artista apre un terzo capitolo. 


Per amore delle piante – Un Mondo Verde, così si intitola la mostra che verrà ospitata a Milano, in via Ampère 102, dall'8 al 29 novembre. Scelta non casuale quella della location, La Porta Verde, che, oltre al nome significativo, l'ha vista esordire e sviluppare questo progetto. 


Non è lasciata al caso nemmeno la data dell'inaugurazione, giovedì 8 novembre alle 18. Quel giorno infatti, sempre a Milano, al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, verrà inaugurato il fine settimana di Focus Live, il festival della scienza del noto mensile.


L'intento della pittrice consiste nel sottolineare la bellezza, la forza e l'intelligenza delle piante inserendo la mostra in un contesto affine come quello creato dal magazine. In questa occasione infatti si ripercorrono gli albori della nostra specie fino ad arrivare ai giorni nostri, nel tentativo di capire i problemi che ci affliggono e mostrare gli strumenti per risolverli. 

Quello di Gabriella Ventavoli è invece un omaggio, al nostro pianeta, che continua da tempo e che questa volta si sofferma sugli organismi che ci hanno preceduto nell'arrivo sulla Terra. 


L'artista spiega in questi termini la sua proposta: «Senza di loro non potrebbe esserci vita per il regno animale. Le piante, immobili e silenziose, sono sede di processi dinamici straordinari. Nelle mie tele ho cercato di rappresentare proprio il dinamismo insito in esse». 


E così fa, in nove grandi teleri esposti nella zona di piazzale Loreto.

A presentare e organizzare l'evento il manager di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo Salvo Nugnes, direttore delle Milano Art Gallery.

Per maggiori informazioni è possibile chiamare lo 0424 525190.

Tappa USA per il Premio Dedalo Minosse con il supporto di Fondazione Inarcassa



Il Premio Dedalo Minosse arriva all'Istituto di Cultura Italiana di Chicago

La tappa USA della mostra itinerante del Premio è stata realizzata con il supporto della Fondazione Inarcassa


Chicago (USA), 22 Ottobre 2018. Farà tappa a Chicago dal 24 ottobre al 2 novembre, presso la sede del locale Istituto Italiano di Cultura, il tour della Mostra itinerante del Premio Dedalo Minosse. La cerimonia di apertura si terrà mercoledì 24 ottobre dalle 18:00 alle 20:00 nella sala espositiva dell'Istituto, al 500 N Michigan Ave - Suite 1405.

Promosso con cadenza biennale da ALA – Assoarchitetti e dalla Regione Veneto, il Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura è stato fondato nel 1997 ed è giunto ormai alla decima edizione. L'appuntamento promuove la qualità dell'architettura, analizzando e ponendo l'accento sul processo progettuale e costruttivo e sulle figure che determinano il successo dell'opera: l'architetto e il committente, con al loro fianco gli esecutori (le imprese) e i decisori (le pubbliche amministrazioni).

La tappa di Chicago è realizzata con il supporto di Fondazione Inarcassa e si svolge in concomitanza con la presenza di una delegazione di circa 40 tra architetti e ingegneri che parteciperà al "II Workshop internazionale" promosso dalla stessa Fondazione e che avrà inizio domani, 23 ottobre, per concludersi sabato 27. Oltre alla cerimonia di premiazione al Teatro Olimpico di Vicenza, ALA - Assoarchitetti allestisce una mostra delle opere vincitrici del Premio Dedalo Minosse a Palazzo Chiericati, uno degli edifici palladiani del centro storico di Vicenza.

La mostra itinerante è una sintesi dell'esposizione principale che si tiene a Vicenza e viaggia per il mondo, toccando diverse tappe per i due anni successivi, grazie ad accordi tra ALA Assoarchitetti, il Ministero degli Affari Esteri, gli Istituti Italiani di Cultura e Associazioni italiane e straniere. Le mostre itineranti, che hanno già toccato Parigi, Buenos Aires e Tokyo, sono occasione per esportare il premio e l'immagine dell'Italia, nonché per promuovere la cultura e la qualità dell'architettura nel mondo.

Grazie alla collaborazione con Enti e Associazioni locali di architetti e di imprese, il Premio viene a coinvolgere non solo gli addetti all'architettura, ma un pubblico internazionale più vasto, costituito di committenti, investitori, amministratori e professionisti.

sabato 20 ottobre 2018

Il Gruppo RCS con SERGIO BONELLI EDITORE per la mostra "TEX. 70 ANNI DI UN MITO"

IL GRUPPO RCS AL FIANCO DI SERGIO BONELLI EDITORE

per la mostra

TEX. 70 ANNI DI UN MITO
2 ottobre 2018 - 27 gennaio 2019 - Museo della Permanente, Milano


La mostra TEX. 70 ANNI DI UN MITO, aperta dal 2 ottobre 2018 al 27 gennaio 2019 al Museo della Permanente di Milano e patrocinata dal Comune di Milano, vede al fianco di Sergio Bonelli Editore il Gruppo RCS e le sue testate.

La partnership tra queste due importanti realtà milanesi protagoniste nell'industria culturale del nostro Paese è il naturale proseguimento di una collaborazione che continua a festeggiare il grande traguardo dei 70 anni di Tex.

Dalla spettacolare partecipazione del Ranger alla manifestazione del tour del Giro d'Italia, ai cartonati a colori Tex 70 anni di un mito abbinati ai quotidiani La Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera che ripresentano in edicola ogni settimana le storie più significative della lunga avventura di Tex, fino ad oggi: con il nuovo imperdibile omaggio alla leggenda della grande mostra Tex. 70 anni di un mito.

Curata da Gianni Bono, storico e studioso del fumetto italiano, in collaborazione con la redazione di Sergio Bonelli Editore, la mostra racconterà come Tex, creato da Gianluigi Bonelli e realizzato graficamente da Aurelio Galleppini, sia riuscito, anno dopo anno, non solo a entrare a far parte delle abitudini di lettura degli italiani, conquistando generazioni diverse, dal 1948 a oggi, grazie al suo profondo senso di giustizia e alla sua innata generosità, ma anche a diventare un vero e proprio fenomeno di costume, un nome che non ha bisogno di presentazioni.

Attraverso le prime pagine dei quotidiani, TEX. 70 ANNI DI UN MITO ripercorrerà inoltre 70 anni di storia italiana raccontando in parallelo le avventure a fumetti del coraggioso ranger e quelle del nostro Paese, e offrirà ai visitatori l'occasione per cavalcare al fianco di Tex attraverso praterie, foreste e deserti, dall'Arizona al Canada, dal Rio Grande all'Oceano Pacifico, fronteggiando insieme a lui fuorilegge e indiani ribelli, ma anche maghi vudù e sette segrete…

Creazioni della fantasia e invenzioni letterarie: le tante novità della Mostra 2018 su Achille Campanile

"Creazioni della fantasia e invenzioni letterarie": le tante novità della Mostra 2018 su Achille Campanile

Sabato 20 ottobre si apre il sipario sulla mostra fotografico-documentaria che segue il tema scelto per la rassegna. A parlarne, con alcune brevi dichiarazioni, il dottor Rocco Della Corte, curatore scientifico della mostra insieme a Gaetano Campanile, figlio dello scrittore. 


La Sala degli Affreschi, sita nella Casa delle Culture e della Musica di Velletri, accoglie l'esposizione "Creazioni della fantasia e invenzioni letterarie", aperta tutti i giorni fino a domenica 28 ottobre. 

Tanta l'attesa per questa mostra che seguirà il filo conduttore prescelto per la seconda edizione della rassegna "Campaniliana", proponendo un percorso di visita totalmente rinnovato rispetto all'anno precedente, sia a livello di pannellistica, con immagini, documenti, manoscritti, corrispondenze e testi selezionati da Rocco Della Corte, sia sul piano della grafica curata da Gaetano Campanile. 

A rivelare alcuni dettagli è stato lo stesso Della Corte, curatore scientifico: «Il percorso tiene conto della biografia dell'autore, con una grande attenzione al versante giornalistico della sua carriera, per poi soffermarsi sulle fondamentali pagine scritte per la rivista "L'Europeo" e sull'attività di critico giornalistico-televisivo di Achille Campanile che ha inaugurato per primo questo filone di critica a pochi mesi dalla nascita della stessa televisione». 

«Il rigore filologico» - ha proseguito il curatore - «con il quale si è ricostruito l'intreccio tra il vissuto biografico di Campanile e i suoi continui contributi alla critica televisiva è stato mantenuto nell'allestimento di un'area multimediale, pensata come salottino dove i fruitori potranno guardare video inediti di Campanile che parla di temi come la crisi del teatro e della televisione intervenendo in trasmissioni note».  

Accanto al filone di critica militante, riguardo e attraverso i media, non sarà trascurata la produzione letteraria, anzi come ha sottolineato Della Corte «si è dato spazio, con l'assenso di Gaetano, alle creazioni della fantasia, in quanto spesso gli articoli di Campanile rappresentavano delle vere e proprie invenzioni, dei pretesti per ricamare su quello che vedeva in tv, ma abbiamo voluto mantenere lo sguardo sulle simultanee invenzioni letterarie. Ho cercato di collocare queste invenzioni letterarie, che rendono un classico tutta l'opera di Campanile, nel contesto più generale del Novecento italiano, mostrando le corrispondenze con Aldo Palazzeschi, Riccardo Bacchelli, Dino Buzzati e altri. Impagabile la collaborazione della Sapienza Università di Roma, con la professoressa Romiti e la dottoressa Nicoletta Rinaldi». 

L'attenzione della mostra rimane però sulla televisione, con l'esposizione di articoli pubblicati e racconti di critica televisiva. Interessanti gli abbinamenti tra manoscritti, con correzioni e cancellature autografe, e gli articoli andati a stampa su "L'Europeo", ritagliati e ordinati dallo stesso Campanile, con la possibilità di seguire l'intero ciclo creativo. 

In ultimo Rocco Della Corte ha specificato altri aspetti: «Segno identificativo della mostra, che quest'anno – pur continuando a essere gratuita – avrà un ticket di ingresso come segnalibro-ricordo per i visitatori, sarà la teca espositiva con gli oggetti personali, deve restare un simbolo di continuità della mostra fotografico-documentaria, con le Olivetti, macchine da scrivere che lo hanno accompagnato tutta la vita, il monocolo, il cilindro». 

Con l'occasione i curatori Rocco Della Corte e Gaetano Campanile hanno ringraziato il Comune di Velletri, nelle persone del Sindaco Orlando Pocci e dell'Assessore alla Cultura Romina Trenta, e in modo particolare la Fondazione di Partecipazione Arte & Cultura diretta dal M.o Claudio Maria Micheli, promotrice della rassegna e ideatrice del Premio Nazionale. 

Uno dei più prestigiosi risultati conseguiti dalla sinergia FondArC/Memoria '900, l'Associazione che ha svolto un intenso lavoro per la "Campaniliana" dai turni per la vigilanza alla promozione degli eventi, è il patrocinio del Mibac: un riconoscimento nazionale che testimonia la rilevanza della "Campaniliana".

venerdì 19 ottobre 2018

A Casa Testori la mostra “À REBOURS” (conto alla rovescia) all’artista italiano Alex Urso

À REBOURS

Una mostra di Alex Urso a Casa Testori

Fino al 21 dicembre Casa Testori presenta "À REBOURS" (conto alla rovescia), la prima mostra in una sede pubblica dedicata all'artista italiano residente a Varsavia. Un'occasione per fare il punto sugli ultimi due anni della sua produzione in un percorso articolato attraverso opere inedite

Inoltre, dopo il grande successo dell'apertura, prosegue la vendita dei libri doppi della Biblioteca di Testori. Sabato 20 ottobre dalle 15.30 alle 19.30 il pubblico potrà scoprire testi rari e fuori catalogo e acquistarli a prezzi vantaggiosi.

 

Casa Testori dedica la mostra "À REBOURS" (conto alla rovescia) all'artista italiano, residente a Varsavia, Alex Urso (1987).

la mostra all'artista italiano, residente a Varsavia, Alex Urso (1987).

Un progetto site-specific pensato per la casa natale di Giovanni Testori, curato da Davide Dall'Ombra. Tra vetro, legno e collage, Urso dà vita a un grande omaggio agli artisti del Novecento e non solo: con ironia e poesia entra nella raffigurazione delle dinamiche dell'arte in senso ampio, dal riconoscimento personale alla consacrazione museale, alla riduzione a feticcio ad usum del pubblico, tipiche del mercato.

Urso si riappropria dell'arte del passato in un processo che ha qualcosa di delicato e carnivoro insieme. Usa i ritagli d'immagini dell'arte e della natura, avvicinandoli o sovrapponendoli su diversi piani, in una compenetrazione che punta alla valorizzazione reciproca.

 

Questa mostra è l'occasione per fare il punto sulla sua ricerca e presentare in Italia opere inedite attraverso un percorso articolato che illustriamo di seguito.

 

Una scala per Memling

L'opera di Alex Urso è installata in stretto dialogo con la Biblioteca d'Arte di Giovanni Testori. La grande libreria posta alla base della scala raccoglie le monografie degli artisti medioevali e moderni fino al Settecento. L'intervento di Urso fiorisce tra i volumi e s'inerpica lungo la salita al primo piano, rendendo omaggio al pittore tedesco Hans Memling (1430-1494) e al suo celebre Trittico di Danzica (1470 circa). Disposti tra i libri, nove diorami restituiscono la composizione: dal Cristo giudice alle anime salvate, purganti e dannate. In questi teatrini magici (Stations of the Cross, 2016) le immagini del Trittico acquisiscono la terza dimensione grazie ad elementi apparentemente estranei. Nella serie lungo le scale (A study on The Last Judgment of Hans Memling, 2015/2016) la natura si fa matrigna e, sostituendosi alle fiamme, non rallenta i tormenti dei dannati, ma partecipa alle pene soggettive.

 

Tre stanze per una giungla

Giunti al primo piano, la mostra prosegue nelle cinque stanze della parte destra della casa. Attraversando il corridoio, le tre camere che si aprono a sinistra sono unite da un tema comune: Welcome to the Jungle, declinato dall'artista in altrettante opere, realizzate tra il 2016 e il 2018.

 

Nella prima stanza

Una serie di 15 box, diorami o teatrini magici, creano una linea continua lungo le pareti. Il visitatore è chiamato a immergersi in questi microcosmi realizzati unicamente con la carta. Il filo dei diorami è interrotto su una parete da uno dei quadri più importanti di Giovanni Testori (Crocifissione, 1949), inaspettatamente a suo agio, tra le opere di Urso, non solo perché ne condivide l'affollamento formale e l'antropomorfizzazione della natura, ma soprattutto perché anch'essa esito della metabolizzazione dei propri maestri, da Cézanne a Picasso.

 

Nella seconda stanza

Un dittico rappresenta il dialogo tra Urso e alcuni tra gli artisti più rilevanti della tradizione polacca. Si tratta di un omaggio personale da parte dell'autore ad alcune figure chiave della cultura locale, conosciute e studiate da Urso durante gli anni del suo soggiorno a Varsavia.

 

Nella terza stanza

Untitled (dalla serie Welcome to the Jungle), 2017. La serie comprende tre collages di dimensioni 40x60 cm ciascuno. I lavori mirano a rappresentare il sistema dell'arte come "giungla", nel quale l'artista è chiamato a districarsi, con particolare attenzione al museo, quale tempio artistico che simboleggia tutta la fame e il desiderio di successo di un giovane autore. Nei tre collages sono rappresentati rispettivamente il Guggenheim di New York, la National Gallery di Londra e il Maxxi di Roma, immersi in uno scenario naturale. Tutt'intorno sono presenti ritagli di persone estratte da foto raffiguranti il pubblico di un museo. L'idea è quella di riflettere con ironia sul ruolo dell'istituzione museale, sul suo fascino e sulla sua potenza seduttiva.


La camera (privata) di Testori

Attraversato il corridoio, si entra nella stanza di Testori da ragazzo. Una camera destinata a contenere le opere che la madre non avrebbe accettato in giro per la casa, già tappezzata di dipinti frutto degli studi e del collezionismo di Testori. I nudi accademici da Testori attribuiti a Géricault e Courbet, documentati da una serie di scatti di Giacomo Pozzi Bellini, hanno ispirato l'opera di Andrea Mastrovito (1978) realizzata esclusivamente scolpendo il muro e facendo emergere gli strati di intonaco e pittura accumulati negli anni.

Non poteva esserci collocazione più pertinente per il lavoro di Alex Urso dal titolo "Musée de l'Oubli – Eight collages by Monsieur G." (2014), nato dal ritrovamento in un mercatino di Varsavia di un nucleo di collages, firmati e datati 1979 da un misterioso artista francese, restaurate e incorniciate dall'artista.

 

L'ultimo avvertimento

Nell'ultima stanza, conclude la mostra un'opera inedita (Don't believe the hype, 2018), articolata in quattro diorami, posti sulle basi e alle pareti. Questa volta i piani prospettici sono affidati a lastre di vetro, sovrapposte e scorrevoli. Ciascun teatrino è dedicato a un'opera di celebri artisti contemporanei (Wim Delvoy, Damien Hirst, Maurizio Cattelan e Katarzyna Kozera), esemplificativa non solo della loro poetica personale, ma anche del contesto sociale e culturale. Urso ci mette in guardia, non dalle contaminazioni, quanto dall'accontentarsi di un mondo bidimensionale e di un approccio timido all'arte. Occorre sporcarsi le mani.

 

INFORMAZIONI MOSTRA:

Titolo: À REBOURS

Artista: Alex Urso

A cura di: Davide Dall'Ombra

Luogo: Casa Testori, Largo Angelo Testori, 13, Novate Milanese (Milano)

Apertura: dal lunedì al venerdì 10.00 - 13.00 | 14.30 - 18.00; sabato: 15.30 – 19.30

                     domenica chiuso

Informazioni al pubblico:  tel. 0236586877

 




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