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martedì 15 settembre 2015

Il tempo per non sapere è finito




Io 096 AP

Io sono uno 096 AP.
Io non valgo di più di quello 096 AP lì stampigliato.
Io mi vergogno e valgo meno di quello 096 AP lì stampigliato.
Io come lo 096 AP non ho fatto niente e come 096 AP continuerò a non fare nulla e per questo non solo me ne vergogno ma mi faccio schifo.
Io non ho visto come lo ha visto lo 096 AP ma io sono sicuro che lui ne sta soffrendo più di tanti esseri umani i cui commenti che ascolto mi fanno vomitare.
Io voglio dire a questi commentatori:
... ma prima voglio piangere e non potete impedirmelo.
Io voglio dire a questi commentatori ... si! si! si! Cazzo mandateli tutti a casa mia...
Io voglio dire a questi commentatori siamo in 5 in una casa popolare di 90 mq ma voglio voglio voglio che vengano tutti a casa mia 10, 100, 1000, un milione troveremo il modo di sistemarci e di vivere, sono sicuro di potercela fare.
Io voglio dire a questi commentatori si!
Sono idiota, voglio essere idiota, voglio morire da idiota.
Io voglio dire a questi commentatori "Commentatori! avete ragione... commentatori voi anche se avete un castello intero siete stretti e stritolati nella vostra aridità d'animo e per questo non troverete mai un angolo di pietà in qualsiasi luogo e men che mai dentro di voi, 
per questo... 
Io voglio dire a questi commentatori io valgo meno dello 096 AP, e per questo vi dico di stare tranquilli, voi non siete colpevoli ma voi...
voi siete quelle magliette blu
voi siete quei pantaloncini a strisce
voi siete quelle scarpe da ginnastica
voi siete quel braccio infangato
voi siete quell'orecchio orizzontale
voi siete quei pantaloncini con le tasche ai lati
voi siete quel pugno
voi siete quei capelli neri
voi siete quell'ultimo bacio
voi siete quell'ultimo bacio che si sono dato.
Ma voi non avete colpa, non avete colpa perché fino a quando non ho visto questa foto
non lo sapevo io,
non lo sapevate voi,
non lo sapeva nessuno.
Ma ora il tempo per non sapere è finito e
io voglio essere,
io voglio fare,
io voglio credere
io voglio mostrare la mia misera inutile pietà più di uno 096 AP.

Renata Maccaro, Percorsi: dall'Astratto alla Figurazione

Palazzo del Bargello, Gubbio (PG) 2 – 31 ottobre 2015   Si rinnova anche per il mese di ottobre l’appuntamento con l’arte contemporanea al Palazzo del Bargello di Gubbio. Sarà infatti inaugurata venerdì 2 ottobre alle ore 17,00 la mostra della pittrice romana Renata Maccaro, dal titolo “Percorsi: dall’Astratto alla Figurazione”.

Renata Maccaro nasce a Roma e nella capitale acquisisce una solida formazione culturale decisiva per i successivi orientamenti e scelte in ambito creativo. Di estrazione classica, ma aperta alle istanze del contemporaneo, laureata in Lettere moderne con il massimo dei voti, avvia da autodidatta il suo percorso artistico con una ricerca sull'astratto. E' con l'opera intitolata "Sera" che nel '94 è tra i vincitori del "Premio Arte Giorgio Mondadori". Negli anni successivi la sua indagine si incentra sulla figurazione, tale passaggio implica una pluralità di linguaggio e una comprensione della filosofia delle Ricerche assolutamente notevole.

Va sempre considerato che nella pittura, come in altre espressioni d’arte, la ricerca e le conoscenze restano l’aspetto fondamentale per l’innovazione e la definizione delle espressioni contemporanee. “In questo percorso di ricerca si inserisce l’esperienza artistica e personale della Maccaro - dichiara Elisa Polidori del Palazzo del Bargello che ne ha curato il testo critico - che intitola questa esposizione "Percorsi: dall'Astratto alla Figurazione", con una logica e raffinata selezione di opere datando solo uno dei primi lavori astratti, 1994 e l'ultimo dei figurativi del 2015. L'elemento fondante del lavoro di questa artista è l'accordo e la fusione tra elementi della percezione sensoriale ed elementi spirituali; il veicolo è una materia fortemente frammentata e incisa che solo apparentemente costituisce un terreno disorganico e destrutturato.” Complesso e forse riduttivo sarebbe inserirla in un contesto artistico riconoscibile ai più Renata Maccaro può essere più correttamente definita un ricercatore "in movimento", poiché dietro ad ogni pennellata, ad ogni assaggio cromatico ci racconta un nuovo cammino, un processo evolutivo. “E’ davvero un piacere ospitare un’artista così sensibile ed elevata – le parole di Catia Monacelli direttore del Palazzo del Bargello di Gubbio – che vede la sua massima espressione nella ricerca filosofica che la porta ad esiti formali davvero unici.” La mostra “Percorsi: dall’Astratto alla figurazione” di Renata Maccaro sarà aperta al pubblico fino al 31 ottobre.

 Renata Maccaro, Percorsi: dall'Astratto alla Figurazione
Mostra personale di pittura a cura di Catia Monacelli e Elisa Polidori

Inaugurazione: venerdì 2 ottobre ore 17.00 I Dal 2 al 31 ottobre 2015
Orari: venerdì, sabato e domenica 10:30 - 13:00 e 15:00 - 18:00

Palazzo del Bargello, Gubbio (PG) I Via dei Consoli, Largo del Bargello
Ingresso gratuito
 Per informazioni contattare la segreteria organizzativa del Palazzo del Bargello di Gubbio al numero 0759220339 o scrivere ad info@museogubbio.it

Museo Marino Marini. BETTY WOODMAN, a cura di Vincenzo de Bellis, 19 settembre - 28 novembre 2015


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Betty Woodman
a cura di Vincenzo de Bellis
19 settembre – 28 novembre 2015

inaugurazione sabato 19 settembre



Dal 19 settembre il Museo Marino Marini ospita una mostra personale di Betty Woodman a cura di Vincenzo de Bellis.
In oltre sessanta anni di carriera - 45 dei quali passati vivendo a metà tra New York e Antella, frazione di Bagno a Ripoli -Woodman ha esposto i propri lavori in alcuni dei musei e dei contesti più prestigiosi, dal Metropolitan di New York a Palazzo Pitti. Negli anni, attraverso un lavoro che invoca e al tempo stesso sfida gli elementi tradizionali dei ceramisti italiani, l'artista americana ha saputo reinventare fantasiosamente il concetto stesso di ceramica, trovandole collocazione personale e fortemente autoriale all'interno del panorama dell'arte contemporanea. Non a caso la sua produzione più recente - gli ultimi 15 anni di lavoro, finestra temporale su cui si concentra la mostra - ha svolto un ruolo fondamentale per almeno una generazione di giovani artisti, che ne ha colto l'approccio sperimentale seppur osservante della tradizione.

Anche se la ceramica resta infatti l'alfa e l'omega del suo dizionario artistico, attraverso l'uso di colori accesi e forme eccentriche, le sue opere hanno progressivamente violato il confine delle arti decorative per entrare prepotentemente in quello delle arti visive, valicando spesso le frontiere della pittura: nelle mani della Woodman, un vaso può prendere le forme di corpi umani e figure animali, di cuscini o di fiori, confrontarsi con una cronologia di culture diverse - dalla Grecia alla Cina passando per riferimenti alla trazione azteca, etrusca, romana fino al Rinascimento italiano - o proiettare ombre di architetture classiche su oggetti illuminati dalla luce del Pop europeo (senza mai scordare il debito con la tradizione della pittura americana Anni 70).
Una commistione, quella tra ceramica e pittura, resa ancora più esplicita dall'integrazione in tempi recenti di tele ad elementi tridimensionali, e messa intenzionalmente in evidenza in questa mostra: le opere di Woodman si confrontano infatti qui in maniera diretta da un lato con l'opera  scultorea di Marino Marini  - attraverso un allestimento, nel mezzanino del museo, che ne esalta le sinergie - e dall'altro con l'eroica avventura pittorica del Quattrocento fiorentino, reiterato in particolare dal lavoro che apre il percorso espositivo "Of Botticelli" del 2013: una composizione che riempie la prima sala della mostra con frammenti di ceramica che alludono a colonne avvolte dalle vigne e vedute rinascimentali che si aprono su giardini immaginari.

Dopo il Museo Marino Marini, la mostra avrà una seconda tappa presso l'ICA (Institute of Contemporary Arts) di Londra, dal 2 Febbraio al 10 Aprile 2016, dove troverà nuova configurazione e allestimento, sempre a cura di Vincenzo de Bellis.

In occasione della doppia mostra è inoltre prevista una pubblicazione monografica sull'artista, finalizzata a rileggerne le evoluzioni e riscoprirne il ruolo all'interno della storia della pittura di matrice americana dalla seconda meta del Novecento ad oggi.

La mostra è realizzata con il supporto di OAC Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Si ringrazia inoltre per la collaborazione Antinori Art Project.


Betty Woodman (nata nel 1930), riconosciuta a livello internazionale come una delle più importanti artiste contemporanee, ha iniziato la sua carriera nel 1950 come ceramista con il proposito di creare degli oggetti che con la loro bellezza potessero arricchire la vita quotidiana.
Da allora la forma "vaso" è diventata per lei oggetto di studio, produzione e musa ispiratrice. Nel decostruire e ricostruire la sua forma ha creato un complesso ed esuberante corpo di scultura ceramica, il cui segno è il riflesso di una vasta gamma di influenze e tradizioni insieme a un creativo uso del colore. L'artista ha sperimentato in prima persona molte di queste tradizioni nei suoi numerosi viaggi, trovando ispirazione nelle varie culture di tutto il mondo.
Betty Woodman ha studiato ceramica al The School for American Craftsmen alla Alfred University di Alfred, New York, dal 1948 al 1950. Ha ricevuto molte onorificenze, fra cui nel 1995 la Rockefeller Foundation Fellowship del Centro Studi di Bellagio, Italia; nel 1980 e nel 1986 il National Endowment for the Arts Fellowships; nel 1966 il Fullbright-Hays Scholarship a Firenze. Ha cominciato ad insegnare all'Università del Colorado, a Boulder nel 1979 ed è stata riconosciuta "Professor Emeritus" nel 1998. Ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in Lettere dalla Università del Colorado nel 2007 e la Laurea in Belle Arti dal Nova Scotia College of Art and Design nel 2006. Sposata con George Woodman, pittore e fotografo di fama internazionale, ha avuto da lui due figli, Charles, video-artist e Francesca, fotografa, morta nel 1981.
A partire dal 1968 le sue opere sono state incluse molto frequentemente in esposizioni collettive e fanno parte di più di 50 collezioni pubbliche, fra le quali: Boston Museum of Fine Arts, Massachusetts; Museo Internazionale di Ceramica di Faenza; Metropolitan Museum of Art di New York; Musée des Arts Decoratifs di Parigi; Museu Nacional do Azulejo di Lisbona; Museum of Modern Art di New York; National Gallery of Art di Washington, D.C.; Victoria and Albert Museum di Londra; World Ceramic Center di Ichon, Korea.
La critica ha sempre riconosciuto l'importante contributo del suo lavoro nel dialogo fra arte e ceramica. La sua monografia "Betty Woodman" (New York: The Monacelli Press, 2006) include saggi di Janet Koplos, Barry Schwabsky e Arthur Danto.
In Italia è rappresentata dalla Galleria Massimo Minini.



Museo associato
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Museo Marino Marini
Piazza San Pancrazio, Firenze
Orario: 10:00 - 17:00, chiuso il martedì e i giorni festivi - Biglietti: intero: € 6, ridotto € 4, studenti € 3
Tel. +39 055.219432 - e.mail: info@museomarinomarini.it - www.museomarinomarini.it

lunedì 14 settembre 2015

Inaugurata la mostra dell’artista Alfredo Maiorino a Postignano (PG)

Sabato 12 settembre 2015, alle ore 18, a Postignano (PG), presso Il Torchio, app. Sabbioneta, si è inaugurata una mostra dell'artista Alfredo Maiorino dal titolo "RI-VELARE".

L'esposizione, a cura dello Studio Trisorio, è nell'ambito della quarta edizione della manifestazione culturale "Un Castello all'orizzonte" che si sta tenendo al restaurato borgo medioevale.

Si potrà visitare fino all'8 novembre 2015  nei seguenti orari: 10.30 – 13 e 15 – 19.

Nell'ultimo triennio la ricerca artistica di Alfredo Maiorino è stata scandita da un attento processo di sintesi del linguaggio espressivo.
Prendendo le distanze dalla pittura intesa come rappresentazione, come allusione a una realtà concreta o a uno stato d'animo, Maiorino ha cominciato a indagare gli elementi primari del linguaggio pittorico, i materiali che compongono l'opera, le loro qualità tattili e visive.
Quest'operazione gli ha consentito di fare del colore una sostanza mentale, meno visibile e più interiore. Della pittura ha conservato gli elementi strutturali, la tela, la preparazione, il disegno, lasciando che gli oggetti misurino lo spazio bidimensionale dell'opera e si relazionino ad esso in modo funzionale, in un rapporto simile a quello dell'uomo nello spazio che abita.
In questo spazio purificato ha cominciato a inserire materiali come il vetro ed il feltro, che svolgono una funzione protettrice ed isolante. Il vetro opacizza e riflette lo spazio pittorico ma al contempo protegge la superficie, mentre il feltro, carico di energia animale, la isola e la riscalda.

Alfredo Maiorino è nato a Nocera Inferiore nel 1966. A partire dagli anni Ottanta, nel clima del "ritorno alla pittura" e della grande stagione dell'Informale, matura la sua personale linea espressiva. Nel 1990 vince il concorso nazionale per il ruolo di assistente alla cattedra di Pittura nelle Accademie di Belle Arti italiane. Il libro d'arte, hortusconclusus, e la grafica d'arte, insieme alla pittura, scandiranno negli anni il suo lavoro. Proprio con le opere grafiche parteciperà alle esposizioni The 13th Seoul-Space e International Print Biennal al Museo d'Arte di Seoul. Nel 2003 realizza la prima personale allo Studio Trisorio di Napoli e riceve l'invito alla XIV Quadriennale, Anteprima allestita a Palazzo Reale di Napoli. Nel 2005 lo Studio Trisorio cura la sua mostra Il cielo capovolto presso il Castel dell'Ovo di Napoli e la personale nello spazio di Roma. Nel 2010 riceve il Premio Pandosia per l'Arte Contemporanea e l'anno successivo l'invito alla 54° Biennale di Venezia.

Alla fine degli anni '60, l'architetto americano Norman F. Carver definì il Castello di Postignano come l'archetipo dei borghi collinari italiani, tanto da riprodurre le imponenti case-torri del borgo, aggettanti l'una sull'altra, nella copertina del suo libro fotografico "Italian Hilltowns".

Il Castello di Postignano offre un'esperienza di turismo e di vita sostenibili, fatti di sostanza e di emozioni: sessanta case perfettamente restaurate nel rispetto dell'impianto medievale delle architetture, ma caratterizzate da tutte le risorse di una vivibilità moderna - un albergo "diffuso" - un ristorante/trattoria dove, la cucina semplice, l'attenzione alle tradizioni e alla qualità delle materie prime sono la sua filosofia – un wine bar "Vini e Oli dell'Umbria" - un centro servizi - l'antica chiesa, oggi luogo di eventi culturali, artistici e di intrattenimento; qui i restauri hanno svelato affreschi di antica bellezza, tra i quali una Crocifissione del XV secolo apparsa dietro una parete crollata – una biblioteca – alcune botteghe artigiane - un centro benessere, la piscina, l'area all'aperto "Il giardino delle rose".



info - real estate - prenotazioni relais - trattoria la casa rosa - eventi
info@castellodipostignano.it
www.castellodipostignano.it

Mostrami Factory | Invito all'opening di 'Gea - It's a (wo)man's world' - No.Body | Venerdì 18 settembre ore 19:00


In occasione della mostra Gea – It's a (wo)man's world presso la Fondazione Bracco dal 18 al 27 settembre si segnala l'installazione No.Body curata da Jay C. Lohmann e Ilaria Bochicchio, artisti diversi per cultura, generazione e origini che da un anno hanno iniziato un percorso di collaborazione.

Così racconta del loro incontro Ilaria Bochicchio:
"Ho conosciuto Jay nel 2014 a maggio, ero appena tornata da New York e dovevo intervistarlo. La rubrica della quale mi occupavo era uno speciale su New York: artisti di diverse generazioni e galleristi. Mi sembrava strano intervistarlo a Milano (Jay vive tra Milano e New York), lui molto cordiale al telefono mi ha invitato nel suo studio. Non è stata una semplice intervista, perché si è creata una sinergia strana sul nostro modo di amare l'arte, e nel rifiuto di certe "regole" imposte dal mercato e dal "sistema".

Jay è un artista vero e autentico, crede in quello che fa e non divide l'arte dalla vita.
Classe 62' ha un mondo creativo e un immaginario nel quale mi sono immersa e del quale mi nutro. Io sono nata nell'88' nel Sud del Sud dei Santi in un Paese di forse 1000 abitanti. Lui, l'immensa America, io la petit Italia: dal sud in Basilicata fino ai 18 anni, a Roma fino ad arrivare a Milano. Due mondi e due generazioni lontane che s'incontrano. Eppure la nostra energia si eguaglia nello stesso desiderio di fare arte, quell'arte che ci rende vivi. Io e Jay siamo legati da un silenzioso accordo d'intenti e da una complicità spontanea e unica."

Ilaria B


 


Vi aspettiamo per l'inaugurazione della nuova MostraEvento| "Gea - It's a (wo)man's world"

Il team di Mostrami è felice di informarVi che Venerdì 18 settembre alle ore 19.00 inaugureremo la nuova  MostraEvento presso Mostrami Factory @ Folli 50.0.
20 artisti -pittori, scultori, fotografi e video artist- esporranno le loro opere incentrate sul tema della Donna, intesa non solo come forza generatrice, ma come impulso vitale del pianeta, motore di crescita e spinta propulsiva alla creazione.
La serata sarà piena di eventi e suggestioni tra cui: una mostra parallela a cura della Molin Corvo Gallery di Parigi, un'installazione e performance artistiche live degli artisti Ilaria Bochicchio e Jay C. Lohmann e l'accompagnamento musicale del gruppo SoliSax del Conservatorio di Milano.

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Come raggiungerci?
Metro: MM2 Lambrate
Tram: 23, 33
Autobus: 54, 55, 75, 964
Clicca qui per ingrandire la mappa.



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Prorogata fino al 4 ottobre la mostra Mario Vespasiani SIC LUCEAT LUX

Mario Vespasiani
SIC LUCEAT LUX 
opere 1998 - 2015


Dall'immaginazione deriva il pensiero,
dalla meraviglia viene la conoscenza,
dalla sensibilità giunge la visione,
dall'ispirazione la luce. MV

Dopo l'interesse suscitato nel suo primo mese di apertura, la mostra di Mario Vespasiani in corso a Palazzo Sepe Monti di Santa Vittoria in Matenano nelle Marche, che presenta una selezione di opere realizzate nel corso dei suoi diciassette anni di lavoro e che si ripropone nella città dove, appena diplomato venne invitato a tenere una delle sue primissime esposizioni, sarà prorogata fino a domenica 4 ottobre. In tale periodo continueranno le visite guidate, arricchite da laboratori d'arte visiva con i ragazzi delle scuole alla presenza dell'autore.

Sic luceat lux è la mostra che per la prima volta attraversa e rilegge le principali tematiche, gli stili e i materiali adottati da Mario Vespasiani (1978) dall'esordio appena ventenne ad oggi. Un percorso articolato all'interno della pittura e della sua trasformazione, naturale quando dovuta dalla maturazione artistica e sperimentale quando, in questi diciassette anni, una stagione dopo l'altra, si è confrontata con i più vari supporti e con progetti site specific.
Il suo campo di indagine si muove tra le componenti materiali e spirituali dell'opera mediante domande fondamentali sull'esistenza: nell'ottica del mistero e della trasformazione Vespasiani ci mostra il legame tra interno ed esterno, microcosmo e macrocosmo grazie a quella che può considerarsi una luce propria che collega le cose alle opere e che "illuminandole" si manifesta nei volti figurativi come nelle immagini astratte, nelle profondità del pensiero e nell'infinito della volta celeste.

Sic luceat lux è il luogo dove si attraversano i saperi, in cui si raccolgono e purificano gli oggetti ordinari che arrivano a toccare i confini di un'arte che richiede non tanto la razionalità quanto l'abbandono.

L'autore fin dalle prime opere identifica la sua cifra espressiva nei colori che lo circondano e che lo spingono verso quel sentimento di unità universale, in cui il pennello diventa il mezzo da cui scaturisce un'energia fatta più che di perfezione formale di inarrestabili bagliori. La sua pittura si basa sulla percezione di una forza che attraversa le cose, dall'uomo, alle piante e alle galassie, in grado di esprimere il sentire umano nella sua totalità.

Nel corso degli anni, le sue opere hanno toccato la fotografia e la performance, la scrittura e l'installazione ed è significativo notare come alle differenti tecniche abbia sempre impresso la sua cifra pittorica di un'arte intesa come rivelazione, che mette in relazione la vastità di quello che ci circonda con ciò che non si è ancora riusciti a comprendere; per questo non ci propone il quotidiano secondo il principio di causa-effetto, ma la creazione dell'immagine imprevista, che (a differenza di quella fantastica) è frutto non della pura inventiva ma di una profonda percezione del reale.

L'opera di Vespasiani va colta dunque nel suo gesto che, per generare l'irripetibile è in grado di fondersi al presente, ove la pittura - in una sorta di danza che abbraccia millenni - si mostra in grado di evocare la sospensione del tempo e la dilatazione dello spazio: in questo suo "inventario" le immagini si allineano al battito cardiaco e per questo oscillano, sfocano e s'infuocano nell'atto di prendere parte, in un dono di luce, al ritmo del mondo.


Disponibile la pubblicazione generale con i testi dell'orientalista Brunilde Neroni, del cantante Giovanni Lindo Ferretti e di Mara.



Giorni e orari di apertura: 
sabato e domenica dalle 17,30 alle 21,30

fino al 4 ottobre 2015
 su appuntamento chiamando il numero: 366.7345810 



Palazzo Gentilizio Sepe Monti
Corso Giacomo Matteotti 48
Santa Vittoria in Matenano (FM)


Info:
Responsabile Palazzo Monti: 366.7345810 

www.mariovespasiani.it



Speciale sulla mostra in onda su FM Tv: 
https://www.youtube.com/watch?v=uJ3yW6gidm4&feature=youtu.be


L'autore:
MARIO VESPASIANI nasce nel 1978 vive e lavora nelle Marche e nei luoghi che meglio si prestano a sviluppare i suoi progetti. E' uno dei talenti dell'arte italiana, con una ricerca che lo sta portando ad innovare il concetto di pittura nelle varie modalità espressive come nello studio delle luminosità del colore. Le sue opere adottano un linguaggio simbolico e si rivolgono ad un più vasto itinerario dell'anima, incentrandosi sul profondo mistero della creazione e sulla trasmissione dei moti dello spirito. Con la mostra Gemine Muse espone giovanissimo ai Musei Capitolini di Roma, a 27 anni vince il primo Premio Pagine Bianche d'Autore, nel 2011 viene invitato al Padiglione Italia della 45° Biennale di Venezia, figura nel libro Fragili eroi di Roberto Gramiccia dedicato ai più interessanti artisti italiani del futurismo ad oggi e sul Dizionario dell'Arte Italiana edito da Giancarlo Politi.

Nel 2008 a dieci anni dalla prima personale realizza la mostra che avvia il progetto denominato "La quarta dimensione" attraverso il quale propone un dialogo con alcuni grandi maestri dell'arte italiana a lui particolarmente vicini in un determinato momento della ricerca. Il primo avvenne nel 2008 con Mario Schifano mettendo in risalto il colore e il gesto pittorico che contraddistingue il procedere istintivo dei due autori, per l'approccio grintoso, per la carica vitale e mai prevedibile della pittura. Nel 2010 presso la Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Ascoli Piceno le sue opere si affiancarono all'astrattismo lirico di Osvaldo Licini, in questo momento le tele di Vespasiani sempre meno figurative forniscono una panoramica del tratto pittorico che raggiunge soluzioni stilistiche più evanescenti ed essenziali. Sulla linea colorista, che scende lungo l'Adriatico, nel 2012 presenta il dialogo in tre sedi con i capolavori di Lorenzo Lotto, il quale oltre ad essere uno dei più autorevoli interpreti è anche colui che ha saputo rivoluzionare i codici del ritratto e la mostra ha focalizzato l'attenzione sull'interpretazione psicologica e formale del volto, dalle espressioni comuni alle tensioni umane più profonde. Nel 2015 il gallerista Pio Monti presenta la mostra La quarta dimensione nella fotografia di Mario Giacomelli e Mario Vespasiani dove per la prima volta le sue immagini fotografiche si specchiano nei riflessi comuni e nello sguardo appassionato di Giacomelli, uno dei fotografi più incisivi del '900. 

Tra i primissimi artisti italiani ad espandere l'impronta pittorica dai nuovi materiali alle tecnologie, viene inviato nel 2012 dall'Accademia di Belle Belle Arti di Macerata a tenere una conferenza dal titolo: L'essenza e il dono. Arte, relazione e condivisione, dalla tela all'iPad e nello stesso anno con le opere realizzate mediante l'iPad ed applicate su alluminio partecipa al Premio Termoli. Per tutto il 2014 si è dedicato al progetto Mara as Muse sottolineando, in piena controtendenza, il ruolo di una Musa quale figura ispiratrice dell'atto creativo e delle sue molteplici forme espressive. Nel 2015 realizza delle opere in pura seta intitolate Storie di viaggiatori, territori e bandiere che espone come fossero vessilli di un'arte che torna ed essere simbolo e immagine di un'identità ben precisa e che va oltre le classiche modalità espositive per mostrarsi in una performance nella Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, in un happening con le opere disposte al vento sulla cima della Torre dei Gualtieri di San Benedetto del Tronto e al 48° Premio Vasto.  

Nel mese di maggio esce Planet Aurum il suo primo libro interamente dedicato agli scritti e nello stesso anno la città di Fermo lo invita a dipingere il Palio dell'Assunta dedicandogli contemporaneamente la personale in corso in questi giorni presso il complesso monumentale di San Domenico. La città di Santa Vittoria in Matenano gli riserva la presente mostra che raccoglie per la prima volta una selezione di opere dagli esordi ad oggi ed una importante pubblicazione generale.

Dal 1998 sono oltre trenta le mostre personali documentate con volumi prodotti in serie limitata, arricchiti da testi critici, interviste e da testimonianze trasversali. Contemporaneamente alla pittura, ha frequentato un workshop di fotografia con Ferdinando Scianna e di cinema con Lech Majewski. Del suo lavoro se ne sono occupati oltre agli storici e ai critici d'arte, anche filosofi, scrittori, antropologi e teologi.


Mostra MARIANO FILIPPETTA-IL GRANDE MARE DELLA NOTTE

dirartecontemporanea|2.0 gallery

MARIANO FILIPPETTA
IL GRANDE MARE DELLA NOTTE

A cura di Flore Murard-Yovanovitch e Angelo Marino
 
Inaugurazione: 10.10.2015, ore 20:00
Luogo: dirartecontemporanea|2.0 gallery
Indirizzo: 
www.dirartecontemporanea.eu
dal 10.10.2015 al 30/01/2016


Caserta (IT) – via E.Caruso,9
info +39 333.4461479
dirarted20@gmail.com


Tutto ha un inizio ed anche questa seconda mostra di Mariano Filippetta alla dirartecontemporanea|2.0 gallery dal titolo Il Grande Mare della Notte ha il suo. E' il 14 settembre del 2014; il luogo è lo studio dell'artista. Una parete bianca e tre tavole ad essa attaccate. Bianche, candidamente bianche. Alla domanda cosa e perché stessero li solitarie e distaccate dal blu di altri lavori, carte, bozzetti la risposta perentoria di Mariano fu: " Aspettano che mi salga il coraggio, quello necessario a spogliarmi del mio corpo per andare ad incontrare anime. Anime che abitavano corpi fuggitivi per dare futuro ad improbabili presenti, lì nelle loro terre." 
 
Trascorrono quattro/cinque mesi e mi viene notificata una mail di Mariano Filippetta con un brevissimo messaggio/invito: Guarda l'allegato!
Era un video in cui Mariano in una giornata di inizio inverno, incappucciato inveiva qualcosa al mare.
 
Trascorrono un altro paio di mesi ed ancora una mail con un allegato e senza alcun messaggio, questa volta. Apro l'allegato e con meraviglia l'immagine di un unico lavoro su tre tavole mi chiarisce quella risposta datami mesi addietro ed anche la ragione di quel video mandatomi successivamente. Aveva trovato il coraggio e compiuto la sua personale catabasi nel Mediterraneo ed incontrare, recuperare l'anima di quanti nell'attraversarlo vi avevano lasciato il proprio corpo. 
 
Una catabasi non da eroe mitologico bensì da artista contemporaneo e con i codici mai obsoleti della pittura. Leggera, minima, essenziale. E' stato ipotizzato che l'anima pesi 21 grammi e mi piace pensare che Mariano Filippetta non abbia mai ecceduto tale quantità di colore nel realizzare i lavori allestiti in galleria la cui intima e drammatica " materia è l'indicibile " così come intuisce e scrive la co-curatrice Flore Murard-Yovanovitch nel testo che accompagna la mostra. – ( Angelo Marino )


MARENOTTE
di Flore Murard-Yovanovitch
( Skopelos,31 luglio 2015 ) - Mariano Filippetta è sceso sul fondale del mare, per cercare, recuperare, e riportare a galla, i corpi dei migranti annegati, abbandonati, dimenticati, uccisi, per anni, dalla fortezza Europa. La materia è l'indicibile.
Faticosamente, a colpi di pennellate, tira fuori i cadaveri dal Mediterraneo, se ne fa carico, responsabilità. Fango, impasto, immagini, per dire la densità di quella morte. I suoi "Corpi restituiti dal mare", riemersi  - dicono  la verità.
I volumi allora diventano giganteschi, perfetti, quasi inaccessibili figure di uomini liberi, uccisi per un viaggio.
Alcuni stranamente fioriscono  sono già foglie,
Foglie, nascono migranti
Con le "Carte", Filippetta si confronta con la sparizione (operata su quelle persone). La macchia nera si estende, inghiotte i migranti, li cancella. Corpi neri, corpi fango, corpi grigi, corpi blu.
Il mare è ridotto a rettangolo, in fondo, in basso al quadro; essenziale, mere linee, o graffiato come ferita aperta. Il contrario / contrasto col mare infinito dove schiamazzano giocando i bimbi, non più il mare della fantasia, ma il mare-concetto, ricordo, avvertimento. Mare rettangolo. Fossa comune. Dobbiamo guardare in fondo. Vedere.
Là ancora il pittore nomina. Ridà nomi a quelle persone scomparse.
Come nel video introduttivo il dialogo diretto con il mare-colpa (la colpa non intrinseca al mare però) come luogo fisico dove avviene l'annegamento deciso altrove, a Bruxelles, al tavolo delle politiche migratorie disumane.
E' un lavoro essenziale quello de "Il grande mare della notte"; l'artista che per anni ha scelto il blu come "concetto del tutto", materia viva, vitale, luminosa del suo lavoro, intercettando il momento storico non poteva non confrontarsi con il presente: ha scelto di scendere nella fossa comune per rivelarla.
Può allora emergere il gigante nero (nell'ultima stanza della mostra) che si tira fuori, senza braccia, dal mare nero dove abbiamo voluto annegarlo. Il colosso africano, potente, vince su ogni rigetto e negazione neocoloniale:  è il soggetto storico vivo, ribelle a ogni tentativo di soffocamento e rimozione. La nostra cecità è imperdonabile, immensa, non abbiamo voluto capire questa rivoluzione migrante in atto. Mariano Filippetta e il gigante africano, riemerso, ci costringono a vedere.
 

*Mariano Filippetta 
Mariano Filippetta nasce a Frosinone nel 1964 dove vive e lavora.
Le sue esperienze artistiche iniziali confluiscono nella prima personale di rilievo alla galleria dei Banchi Nuovi di Roma nel 1989 dal titolo Primo Vere.
Nel 1992 viene invitato da Achille Bonito Oliva a partecipare ad Imprimatur mostra di artisti internazionali inediti a Milano, dove contemporaneamente lo stesso critico tiene un convegno sullo stato dell'arte contemporanea all'Accademia di Belle Arti di Brera.
Lavora in quegli stessi anni a Roma con la galleria L'Attico di Fabio Sargentini partecipando a importanti mostre collettive come Ritorno al mare - omaggio a Pino Pascali(1993) e Magazzino(1995) dove le sue opere dialogheranno insieme ai lavori di Fautrier, Duchamp, Burri, Nagasawa, Pistoletto, Pascali, Kounellis.
Nel 2003 realizza una mostra personale in collaborazione con la galleria L'Attico di Roma dal titolo L'amore, l'amore soltanto.
Lavora negli anni 2005 e 2006 con la galleria Marchetti di Roma in via Margutta partecipando a diverse collettive con opere di artisti come Turcato, Schifano, Festa, Angeli. In questi anni collabora anche con l'Associazione Culturale Antinoo partecipando ad una importante collettiva dal titolo Elogio al nero in omaggio all'opera della scrittrice Marguerite Yourcenar, in questa occasione verrá edita una importante monografia a cura del Centro Documentazione Marguerite Yourcenar dal titolo L'Opera al nero e la sua alchimia attraverso le arti per le edizioni Gallimard all'interno della quale verrá documentato in modo significativo il suo lavoro.
Inoltre partecipa alla rassegna Primaverile Argam a cura dell'Associazione Romana Gallerie d'Arte Moderna in collaborazione con il Ministero Universitá e Ricerca.
È del 2007 la mostra personale alla Facoltà dei Beni Culturali di Viterbo.
Nel 2011 Viene invitato da Vittorio Sgarbi a partecipare alla 54' edizione della Biennale di Venezia.
Nel 2012 è relatore all'interno del convegno sul Novecento Sconosciuto tenuto all'Aranciera di San Sisto sotto il patrocinio della Sovrintendenza ai Beni Culturali con Sedie e fiumi: il disordine dell'amore nelle estetiche del Novecento.
Nel 2013 si tiene a Cosenza la sua personale Il mare delle tue labbra a cura di Gianfranco Labrosciano presso l'associazione culturale Alt Art.
Sempre nel 2013 la personale dal titolo " Le mie voglie col blu " alla dirartecontemporanea| 2.0 gallery. E' tra i primi artisti a lavorare al museo MAAM di Roma con il curatore Giorgio De Finis con tre progetti : " Pinacoteca domestica diffusa" (2012); "Bellissime nuvole bianche e pioggia di disegni" ( site specific - 2013 ) e "Its very very house" dono di case poetiche agli abitanti del museo (2014). Nel 2015  un suo lavoro è tra le nuove acquisizioni del MACA (Museo dell'Accademia di Belle Arti di Frosinone ) ed è invitato al progetto "Intervento collettivo MAAM" presso la Fondazione Pistoletto Città dell'Arte di Biella.
La sua opera è documentata negli archivi del MAXXI e della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma all'interno della raccolta Artisti di fine millennio.

*Flore Murard-Yovanovitch 
Scrittrice, blogger e giornalista freelance nata in Francia, specialista dell'immigrazione in Italia. È l'autrice di "Derive. Piccolo mosaico del disumano" (Stampa Alternativa, 2014). Il suo lavoro più recente è il pamphlet-manifesto "La Negazione del soggetto migrante" (2015).



Mariano Filippetta a studio: momenti di riflessione che precedono la realizzazione di "Dentro mi stanno i morti".

 Particolare di: Dentro mi sono i morti – 2015. Acrilici e fango su tela. Cm. 210x210

 Particolare di: Sotto gli assalti della notte – 2015.Fango e pastello su carta. Cm.    18x24

 Particolare dell'installazione: IL GRANDE MARE DELLA NOTTE . 2015.- dimensioni ambientali. pittura murale + acrilici su tavola cm.50 x 70

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