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martedì 18 febbraio 2014

Il Simposio di Eliogabalo > inaugurazione mostra "Alma-Tadema e i pittori dell'800 inglese. Collezione Pérez Simón" > fino al 5 giugno 2014, Chiostro del Bramante, Roma



Il Simposio di Eliogabalo al Chiostro del Bramante





Alma-Tadema e i pittori dell'800 inglese
Collezione Pérez Simón


fino al 5 giugno 2014 > Roma, Chiostro del Bramante



Sfilata vip nell’incantevole cornice del Chiostro del Bramante, che apre le porte a una cena di gala ispirata a una delle opere più importanti esposte all’interno della mostra dedicata a sir Alma Tadema e ai pittori dell’800 inglese: Le rose di Eliogabalo, una tela colossale esposta alla Royal Academy nel 1888 e ispirata alla Historia Augusta.
L’opera narra dell’imperatore romano debosciato e scellerato che dopo una regale cena coprì di petali di rosa i propri commensali fin anche a soffocarli.
E i petali di rosa sono i protagonisti della serata di gala al Chiostro del Bramante che inizia con un sontuoso aperitivo tra l’argento dei candelieri, lo chiffon color cipria del tovagliato e le bocche di leone traboccanti dai vasi di cristallo. Per gli ospiti poi, un tour cosparso di petali inizia alla scoperta delle cinquanta opere sbarcate a Roma. Esse rappresentano per lo più giovani fanciulle circondate da fiori, tra disegni floreali che spuntano dai muri e citazioni solenni di poeti sopraffini scritte addirittura in “capitale romano”, come segno di accoglienza da parte di Roma dei quadri di Pérez Simòn.
Tra i primi ospiti a varcare la soglia del tempio rinascimentale del Bramante ci sono Fausto Bertinotti e Gianni e Maddalena Letta. Ad accogliere gli ospiti oltre alla padrona di casa Patrizia de Marco, anche il famoso collezionista e magnate messicano Juan Antonio Pérez Simon - prestatore di tutte le opere in mostra - e la compagna Silvia Gomez, accompagnati da Véronique Gerard-Powell - la curatrice - insieme all’Ambasciatore del Messico Miguel Ruiz Cabanas Izquierdo.
E lentamente il grande spazio allestito a festa e profumato di essenze floreali - così che il rimando alla visione delle opere diventi anche olfattivo - si anima di personaggi dei salotti buoni romani come Marisela Federici e la signora Leopardi della famiglia dei collezionisti Bellingeri.
Non mancano personaggi del mondo della cultura come Flavia Barca e Andrea Carandini - il grande archeologo - e il Sovrintendente Claudio Parisi Presicce insieme a quelli del mondo dello spettacolo come Ira von Furstenberg e Alessandro Preziosi.
Il tour degli ospiti si conclude con un grande effetto d’impatto proprio dov’è esposta la famosa opera a cui si ispira tutta la serata: l’ultima sala della mostra, dove troneggia Le rose di Eliogabalo è invasa dal profumo dei fiori simbolo per eccellenza di amore e ammirazione - la rosa appunto - che accompagnerà il commensale fino alla tavola, luogo del simposio moderno. Ma al Chiostro del Bramante nessun finto soffitto cadrà sopra le teste dei commensali inondandoli di petali di rosa, anche se il fiore prediletto di Venere, proprio come nell’opera di sir Alma Tadema, regna protagonista oltre che sulla tela anche nell’incantevole cornice del Chiostro del Bramante.
La mostra Alma-Tadema e i pittori dell'800 inglese. Collezione Pérez Simòn sarà aperta e visitabile tutti i giorni fino al 5 giugno.



FAITH_ISOLA MUTANTE








FAITH


BARBARA ARDAU E MIMMO DI CATERINO_CINZIA CARRUS_SARA  GIGLIO_IPERPLASTICOL_LUCIDEDDU
DANIELA E FRANCESCA MANCA_MICHELE MARROCU_TONINO MATTU
MICHELE MEREU_MOJU MANULI_ALESSANDRO MELIS_VALERIA MURGIA
GIANMARCO PORRU_ALFREDO TANCHIS


 
 
La (vera) fede distrugge tutte le credenze, di cui vede la radice menzognera, a servizio dell'egoità.
 (Marco Vannini)
 
Con FAITH chiude la trilogia di mostre dedicate a ISOLA MUTANTE, Rassegna di arte contemporanea che indaga la famiglia (Fathers), la società (Fear) e la fede (Faith), in relazione allo sviluppo della personalità umana.
In esame l'imprescindibilità del 'credere', comune ad ogni uomo, pre-religioso e laico, e i suoi innumerevoli possibili esiti: dalla potente pulsione a ri-cercare, che può sfociare in rivelazioni artistiche o scientifiche, alle possibili degenerazioni del credere, quando questo, opponendosi in modo drastico alla ragione critica, degradi in qualsiasi forma di integralismo, fanatismo (religioso e non), messianismo, idolatria, escatologia, o in psicopatologie farneticanti. 
Per lo studioso Marco Vannini, la (vera) fede - compresa la fede cristiana, paradossalmente riconosciuta dalle indagini psicologiche come irriducibile ad una delle tante forme del semplice credere, e ai processi psichici sottostanti al bisogno umano di affidamento -  annienta qualsiasi tipo di credenza. E quando questa è volontà di verità, non può fare a meno di guardare in faccia la realtà, scoprendo che quella credenza è desiderio di consolazione e rassicurazione, frutto del desiderio di permanenza di un ego che si sente debole e incerto e che perciò cerca "salvezza" nel rimando ad altro fuori di sé, restando così sempre nell'attesa, nell'anelito. La fede, allora, non produce affatto credenze ma, al contrario, le sgomina, smascherando come menzogna anche l'immaginazione teologica. Ripulisce dal superficiale e dall'accidentale – (comprese le falsità religiose) terreno di separatezza, spesso di opposizione e scontro - per ricreare quella dimensione essenziale, universale e spirituale dell'uomo (che si esprime nella mistica) luogo d'incontro e di unione.
Esperienza, quella mistica, che niente ha da spartire con la devozione, e meno ancora con la vita religiosa, l'irrazionale, l'esoterico, l'eccezionale, perché è Via del distacco che conduce all'unità profonda con l'infinito… contenitore di una non celata esplosività che può esser vista anche come profanazione inaudita: non come altissima pietà ma come superbo ateismo; non come compimento della religione ma come sua di­struzione.
La (vera) fede come opportunità di percorrere in prima persona il cammino dell'interiorità, della saggezza e della beatitudine è una luce che tutto pervade, in libero e gioioso movimento in mezzo agli opposti, ovvero al di sopra di essi, signora dell'identico e del diverso, del bene e del male, del particolare e dell'universa. 
Lo stesso San Tommaso, del resto, nel giorno di San Nicola dell'anno 1273, affermava che tutta la nostra conoscenza può soltanto aprire la porta su nuove domande e che ogni scoperta è soltanto l'inizio di una nuova ricerca.
 
Alice Rivagli


 

dal 23 febbraio al 2 marzo 2014
Project Space Askosarte - Via Trento, 16, SOLARUSSA

INAUGURAZIONE 23 febbraio 2014 ore 18.00

I n f o 3240579940/3420063562
       a cura di ALICE RIVAGLI

                             

       
    APERTO TUTTI I GIORNI DALLE 18.00 ALLE 20.00









 









lunedì 17 febbraio 2014

BAG photo art gallery | WHO AM I | until 15th March 2014



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La natura obliqua | Il Chiostro arte contemporanea, Saronno | 23 febbraio - 11 maggio 2014



 


LA NATURA OBLIQUA 

ALFREDO CASALI, ANGELO DEL BON, MARIO GIACOMELLI

a cura di Chiara Gatti

 

Il Chiostro arte contemporanea

viale Santuario 11, Saronno

Inaugurazione domenica, 23 febbraio ore 17.00

Fino all’11 maggio 2014

 

 

Nel De rerum natura, Lucrezio, diceva che «gli atomi cadono in linea retta nel vuoto, in base al proprio peso: in certi momenti, però, essi deviano impercettibilmente la propria traiettoria, finendo per incrociarsi fra loro». Legato ai concetti della fisica epicurea, Lucrezio immaginava così la formazione dei corpi. Come un'aggregazione di particelle solide e indivisibili, capaci di sommarsi per dare origine alle più diverse forme della natura. Una caduta libera nel vuoto, che grazie a un minimo andamento obliquo poteva a suo giudizio, generare la vita.

Ecco allora spiegato il titolo della nuova mostra che Il Chiostro arte contemporanea ha progettato nell'ambito del suo ciclo di “dialoghi a tre”. Ovvero collettive concentrate sull'incontro ideale fra autori di diverse epoche e linguaggi, accomunati tuttavia da un denominatore sottile, invisibile come gli atomi, eppure determinante. In questo caso, la natura, come specchio di un ordine logico, quasi fisico, presente all'origine delle cose. La natura che sboccia da un incrocio di fattori, dallo scontro di molecole in un reticolo di direzioni. La natura che è rigorosa, calcolata, matematica. Ma che, all'interno di questo suo equilibrio perfetto, di questa sua armonia, finisce sempre per stupire, provocare percezioni inattese, incantare con risultati lirici. Lo insegnava Cézanne quando ritraeva il mondo secondo «il cilindro, la sfera, il cono», a caccia di una regola nel visibile, ma senza perdere mai di poesia, sospensione.

Così, Angelo Del Bon, maestro del chiarismo storico, con i suoi colori acquosi, le forme sbriciolate nel colore, delineava paesaggi e nature morte guidato da un sesto senso per la linea, tremula ma precisa, anche lei (come gli atomi di Lucrezio) tesa a incrociare trame in un tessuto impalpabile di riflessi. Più solido, nella composizione e nel contrasto netto fra zone d'ombre e di luce, è il lavoro del grande fotografo Mario Giacomelli, ugualmente impegnato nella ricerca di una logica nella visione del creato, nei suoi campi arati come grafici cartesiani, nelle colline fatte a scacchi, nelle ombre lunghe che, sull'erba, disegnano, tragitti, parabole, prima di sciogliersi nel buio profondo. Allo stesso modo, Alfredo Casali sposa con garbo ragione e poesia nelle sue nature aeree, scorci punteggiati di alberi in assenza di gravità, galleggianti nel vuoto, proprio come particelle in sospensione. Nel sogno o in un equilibrio calcolato. Legge e miracolo di natura. O di pittura.

 

Alfredo Casali

Alfredo Casali nasce a Piacenza nel 1955. Dopo varie esperienze artistiche tra pittura, poesia visiva e studi filosofici (nel 1983 si laurea a Bologna con Luciano Anceschi), Casali approda a un originale linguaggio fondato su alcuni elementi archetipici ricorrenti all’interno di veri e propri cicli. Sono le case, i tavoli, gli alberi, le nuvole, le lavagne a costituire da ora i riferimenti permanenti di una poetica rarefatta ed essenziale. Tra i primi ad accorgersi e a valorizzare la sua arte è Giovanni Fumagalli, che lo vuole tra gli artisti della sua galleria (la storica Galleria delle Ore di Milano) e che, dal 1986 al 1996, fungerà da guida e da maestro. Nel 1993 è invitato alla XXXII Biennale d’Arte Città di Milano e alla III Biennale di Cremona, dove torna nel 1999 per la VI edizione. Numerose le mostre, anche personali, in Italia e all’estero, fra cui la recente personale al Centro Culturale San Fedele di Milano, la partecipazione alla mostra dedicata a Imre Reiner e all’astrazione internazionale in programma al Museo d’arte di Mendrisio, oltre alla mostra Sogno e Confine, Casali, Cemak, Folon e Giacometti, allestita nel 2012 alla Galleria Biffi di Piacenza.

 

Angelo Del Bon

Angelo Del Bon nasce a Milano nel 1898. Nel 1922 si diploma a Brera con Ambrogio Alciati e nel 1928 è già invitato alla Biennale di Venezia. L’anno successivo partecipa alla seconda mostra del gruppo di Novecento, ma è anche l’anno in cui stringe amicizia con Edoardo Persico, il critico che definirà le linee di un’arte libera dai canoni di Novecento, da apprezzare più per la spontaneità del linguaggio che non per l’impostazione classicheggiante. Persico rivendica l’importanza del colore, e del colore chiaro in particolare, da cui deriva il nome del gruppo appunto del Chiarismo, così come lo definirono Leonardo Borgese e Guido Piovene. Del Bon, insieme a Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni e Adriano Spilimbergo, delineano  una tendenza in cui  quello che conta non è lo stile, ma il contenuto spirituale, l’ansia esistenziale. Da qui il segno incerto di Del Bon e i suoi colori chiari e acidi, quasi un espressionismo introverso che si traduce in una “tensione senza gridi” come aveva scritto Marina De Stasio in un bel testo per una mostra alla Galleria San Fedele di Milano. Del Bon esegue nel 1933 un affresco per la “Villa Studio di Figini-Pollini alla Triennale e nel 1934 vince il prestigioso Premio Principe Umberto con l’opera Lo Schermidore. Vivrà fino al 1952 tra Milano e Mantova, sviluppando una pittura in cui le figure e le cose sono colte nella dimensione più indifesa, ma lirica (Elena Pontiggia). Muore prematuramente a Desio nel 1952. Opere di Del Bon sono esposte permanentemente in collezioni pubbliche milanesi come Museo del Novecento e Casa Boschi di Stefano e in vari musei italiani. 

 

Mario Giacomelli

Mario Giacomelli nato nel 1925 a Senigallia dove è scomparso nel 2000, lavorò tutta la vita nella Tipografia Marchigiana e si dedicò alla fotografia (in gioventù anche alla pittura e alla poesia) soltanto nel tempo libero, fotografando i dintorni di Senigallia. Le sue immagini rappresentano un vero e proprio capitolo nella storia della fotografia. Nel corso degli anni Cinquanta, ma soprattutto dopo che il MoMA di New York acquistò la serie Scanno, nel 1963, Giacomelli acquisì grande fama in Italia e all’estero. Nelle sue foto, quasi sempre in bianco e nero, di cui curò personalmente la stampa fino a portare a galla i segni che più lo interessavano, la realtà era trasfigurata in idee e sensazioni, superando il dibattito allora in corso nella fotografia italiana, fra formalisti e neorealisti. Il segno che ottenne nelle sue stampe è memorabile; i neri carichi e il forte contrasto chiaroscurale hanno contribuito a evidenziare il segno grafico di un paesaggio traghettato in una visione astratta delle sue forme e i suoi confini. Giacomelli ha altresì affrontato temi esistenziali, legati all’iconografia dell’amore e della sofferenza, soprattutto nei lavori a sfondo sociale. 

 

 

Il Chiostro arte contemporanea

Orario: da martedì a venerdì 10/12.30 – 16/18.30

Sabato e domenica 10/12.00 e pomeriggio su appuntamento.

Chiusura per festività dal 20 al 27 aprile

Per informazioni:

tel. 029622717

info@ilchiostroarte.it

www.ilchiostroarte.it






sabato 15 febbraio 2014

Workshop Libro d'artista – mostra finale a cura di Ruggero Maggi

Workshop Libro d'artista – mostra finale

a cura di Ruggero Maggi


Biblioteca Nazionale Braidense

Accademia di Belle Arti di Brera

21- 27 febbraio 2014

inaugurazione venerdì 21 febbraio ore 15.00


Presso la sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense – Accademia di Belle Arti di Brera venerdì 21 febbraio 2014 alle ore 15.00 si inaugurerà la mostra finale degli

studenti partecipanti al workshop tenuto da Ruggero Maggi e dedicato al libro d'artista, seminario all'interno del Biennio di secondo livello in Teoria e Pratica della Terapeutica Artistica -

Direttrice prof.ssa Tiziana Tacconi.


Qual'è la definizione di un libro d'artista? Un libro realizzato semplicemente di concerto tra scrittore ed artista? No, non solo. Una definizione chiara di ciò che sia un libro d'artista

comunque non esiste; per sua stessa natura il libro d'artista sfugge agli incasellamenti, è una pratica artistica che abbraccia anche altre discipline come l'arte postale, la poesia visiva,

la copy art, ecc... tutte pratiche abbastanza borderline che bene si prestano alla sperimentazione poetica ed a una ricerca tecnico/progettuale. Il libro d'artista è contenitore e

contenuto. E' un oggetto polimaterico con infinite varianti formali che sfugge alle regole. Si può considerare come primo esempio di libro d'artista il noto libro di Stéphane Mallarmé "un

coup de Dés jamais n'abolira le Hasard" realizzato alla fine dell'Ottocento, in cui l'autore, scardinando ogni regola poetica, amalgama testo con immagine. Da allora il libro d'artista è

divenuto pratica costante di ogni movimento artistico: dai surrealisti ai futuristi di Marinetti che realizzarono libri-oggetto in cui le pagine di carta vennero sostituite da fogli di metallo,

vetro, cemento come le litolatte dello stesso Marinetti, l'imbullonato di Depero e le opere di Munari; dai poeti visivi come i fiorentini Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti del Gruppo 70,

Ugo Carrega, Sarenco agli artisti legati al movimento dell'Arte Povera teorizzato dal critico Germano Celant; dagli artisti concettuali come Vincenzo Agnetti, Michelangelo Pistoletto ed

Emilio Isgrò al Fluxus; dal Nouveau Réalisme di Pierre Restany al movimento giapponese Gutai di Shozo Shimamoto. Per arrivare alla Mail Art di Ray Johnson, che in Italia ha avuto

grande seguito grazie ad autori come Vittore Baroni, Marcello Diotallevi, Gino Gini e Ruggero Maggi, che rende installazione il libro d'artista come l'opera laser "Il peccatore casuale" e "

Una lunga linea silenziosa".


Il workshop è dedicato a GAC (Guglielmo Achille Cavellini) personaggio multiforme e geniale che può senz'altro essere considerato uno dei più grandi e controversi artisti nella storia

dell'arte contemporanea italiana, di cui ricorre quest'anno – con centinaia di progetti ed eventi in tutto il mondo – il centenario della nascita. All'inaugurazione è prevista la presenza del

figlio di GAC Piero Cavellini, sociologo e gallerista.

Il post-it®, entrato quasi ovunque come oggetto d'uso quotidiano e considerato il più diffuso sinonimo per riportare alla mente un messaggio o un ricordo, è stato scelto come elemento

base e supporto creativo su cui intervenire e far annotare ad ogni studente partecipante al seminario la propria testimonianza poetica ed artistica. Proprio i "classici" foglietti gialli de

post-it®, una volta lavorati, sono stati trasformati dagli studenti in ideali pagine da sfogliare; un grande affresco dedicato al libro d'artista.


Biblioteca Nazionale Braidense - Accademia di Belle Arti di Brera

Via Brera 28 – Milano - tel. 02.86460907

orari: Sala Maria Teresa - Inaugurazione venerdì 21 febbraio ore 15.00

sabato ore 9.30/13.00; da lunedì 24 a giovedì 27 febbraio ore 9.30/13.30

Ingresso libero

Per info: b-brai.comunicazione@beniculturali.it










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giovedì 13 febbraio 2014

Mostra Armando Marrocco >> Mediterranei | Intrecci | Dimore >> 20 febbraio - 22 marzo 2014






Armando Marrocco


Mediterranei | Intrecci | Dimore

In mostra dal 20 febbraio al 22 marzo 2014


Il 20 febbraio 2014 alle 18,30 inaugura alla galleria Il Castello Modern and Contemporary Art in Via Brera 16 a Milano la mostra Mediterranei | Intrecci | Dimore con 15 opere di Armando Marrocco che contraddistinguono tre periodi di intensa produzione artistica dell’autore dagli anni ’60 al secolo attuale.


I Mediterranei accolgono il visitatore rivelandosi nel loro carattere informale, con l'accento sul
ruolo della materia e dei materiali, spesso assemblati, interesse esplorato dall’artista già dagli anni ’50.

Gli Intrecci, lavori amati da Lucio Fontana, sono indicativi di un periodo di grande creatività in cui Marrocco attraversa “in lungo e in largo le esperienze delle neoavanguardie passando dall’arte programmata al minimalismo” (Alberto Fiz).


Le Dimore, pitto-sculture realizzate a tutto tondo con la sovrapposizione di materiali nelle tonalità pastello, ricordano i muri di alcune case del Salento, terra di origine di Marrocco, e ne ripercorrono la naturalezza lasciando inalterati le stoffe e i supporti utilizzati.


Definito da più critici l’Ultimo Sciamano,
l’artista sarà presente durante l’inaugurazione per continuare insieme il racconto della sua arte, delle sue performance fatte di musica, di tele masticate, combuste, intrise delle proporzioni divine richiamate dalla sezione aurea: perpetua ricerca di equilibrio cui Armando Marrocco si ispira in ogni sua opera.

Allegato comunicato stampa e l'immagine di una delle opere esposte nella mostra ("Rosso Mediterraneo", 1963, polimaterico su tavola, 50x70mm).

Info:

·          dal 20 febbraio al 22 marzo 2014

·          mostra a cura di Adriano e Marcello Conte

·          direzione creativa e testo in catalogo di Elisa Ajelli

·          catalogo disponibile in galleria dal 20 febbraio 2014

      ·          orari: dal martedi al sabato 11-13,30 | 15-19 | lunedi 15-19



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Redazione del CorrieredelWeb.it


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