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domenica 28 settembre 2008

DE CHIRICO E IL SEGNO. GENOVA, Palazzo Stella inaugurazione sabato 4 ottobre. ore 17:00.



COMUNICATO STAMPA

sabato 4 ottobre 2008 ore 17:00

Palazzo Stella - inaugurazione

GIORGIO DE CHIRICO E IL SEGNO

a cura di Edoardo Brandani

testo in catalogo di Adriano Baccilieri

aperta fino al 18 OTTOBRE 2008

da martedì a domenica

ore 10:00 – 12:30 - 15:00 – 19:00

Genova, SATURA associazione culturale

In concomitanza con il 48° Salone Nautico Internazionale di Genova ed all'interno del progetto START l'Associazione Culturale SATURA è lieta di presentare al suo pubblico una mostra su Giorgio de Chirico nel trentesimo anniversario della scomparsa del Maestro avvenuta a Roma nel 1978.

Giorgio de Chirico, più esattamente Joseph, Maria, Albertus, Georgius de Chirico, (Volos, Tessaglia, Grecia, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978), ha profondamente rinnovato il linguaggio visivo del XX secolo. Negli stessi anni in cui Picasso trasformava gli aspetti visibili della cose e Kandinsky ne faceva scaturire emozioni astratte, egli gettò le basi di un nuovo modo di esprimersi fondato non sull'apparenza dell'oggetto, ma sulle sue possibilità di significato.

Per primo si rese conto che ogni forma che vediamo trae il suo vero valore dalla nostra coscienza per le infinite associazioni e ricordi che può suscitare in noi. Convinto della fondamentale mancanza di senso del mondo e dell'inesistenza di una verità unica, tanto meno di quella visibile, egli ha fatto della sua arte il mezzo per mettere a nudo il mistero delle cose. Dipingendo immagini che appaiono come un ricordo e accostandole non secondo la logica, ma per associazioni intuitive e simboliche, de Chirico provoca in chi guarda reazioni psichiche ed emotive di grande intensità e di profonda poesia.

Far vedere ciò che non si può vedere è stato fin dall'inizio lo scopo della sua ricerca artistica e chiamò Metafisica la sua pittura perché essa ci mostra che il mistero e l'enigma non stanno al di là, ma dentro le cose fisiche, nella tranquilla bellezza della materia, nella molteplicità di sensazioni che sprigionano le immagini e le forme qualora vengano rotti i nessi logici di relazione tra loro. Egli avvia un cambiamento fondamentale nelle arti visive che estenderà la sua influenza fino alla Pop Art, mettendo a nudo l'instabilità e la relatività dei linguaggi convenzionali della comunicazione. "Giorgio de Chirico e il segno", è senza dubbio una rassegna d'arte di grande coraggio, certamente una novità nel suo genere che conta sul pregio e sull'originalità nel trattare un gigante dell'arte figurativa, ampiamente e profondamente studiato in tutti gli aspetti e sfumature.

L'originalità della rassegna a cura di Edoardo Brandani sta nell'analisi del percorso di Giorgio de Chirico dal segno, al disegno, alla grafica, alla scultura. Un ampio studio in questa direzione, condotto in catalogo da Adriano Baccilieri, docente di Filosofia e Storia dell'Arte all'Accademia di Bologna e noto saggista, ci guiderà nel godere la serie di opere esposte. Il corpus di tutte le tematiche trattate da de Chirico, 69 opere grafiche colorate a mano dal Maestro, comprese le grandi tavole realizzate nel raro formato di centimetri 70 x 100, che hanno per soggetto i paesaggi metafisici, le nature morte, i Bagni misteriosi, i Trofei, i Manichini, Le Muse inquietanti, i combattimenti di gladiatori fino ai cavalli e la mitologia classica.

Interessante e utilissimo il catalogo della mostra, pubblicato dalle Edizioni Bora, che riproduce a colori tutte le opere scelte per l'occasione, contiene testi critici di Adriano Baccilieri, una vasta serie di documenti, scritti ed interviste che fanno trasparire un Giorgio de Chirico ironico ed inedito, le schede critiche di Giorgio Di Genova riferite alle opere di grande formato, un utilissimo dizionario dei soggetti e dei temi dechirichiani a cura di Antonio Vastano e una scheda, altrettanto utile, a cura di Edoardo Brandani, per dare indicazioni ai collezionisti su come difendersi dalle false litografie attribuite a Giorgio de Chirico.




SATURA associazione culturale centro per la promozione e la diffusione delle arti

piazza Stella 5/1, 16123 Genova tel/fax: 010.2468284 // 010.662917 cell. 338.2916243

e-mail: info@satura.it


mercoledì 10 settembre 2008

Esposizione personale Antonella Gelmi


CON I COLORI DELLA MUSICA L'INQUIETUDINE SI VESTE D'INFORMALE

* dal 12 al 28 settembre 2008
* Inaugurazione: 12 settembre 2008 ore 19.00
* Sede espositiva: IMMAGINECOLORE.COM GALLERY, vico del Fieno 21R GENOVA
* Ingresso: libero
* Orari: tutti i pomeriggi dal martedì al sabato
* Presentazione critica: dott. Alfredo Pasolino
* Segreteria organizzativa: Tel. 3316465774 – info@immaginecolore.com

L'atto attraverso il quale il pittore rappresenta una sua possibile realtà è tutto compreso nel segno e nel colore. Antonella Gelmi, artista trentina per eccellenza, ed europea nelle ricerche, apertura, come indica il percorso creativo, si racconta attraverso gli sguardi maschili e femminili nell'amalgama dei loro abbracci, rapiti da una vibrazione musicale che crea pensieri, visioni intimiste, simboli.

Realtà nuda, ma soprattutto sono gli sguardi a sorprendere la voglia di raccontare le loro anime. Ma anche uno stile di vitalità del colore che affonda le sue radici nel legame sentimentale della pittrice e la sua terra, in una visione profonda, percepita ed affiorante dalle estreme interiorità umane nella mente profonda. Astratte emozioni di colore e luce fusi in spazi meditati, ed esplorati ogni istante mediante una metamorfosi subliminale, uno stile pittorico preparato con esperienza, con gusto estetico della forma-colore, emozionato ed emozionante ("A giorni alterni io sono la luna", acrilico su tela, 2007).
Il suo segno verga la tela del quadro con una sottile percezione della vibrazione musicale, là dove la scomposizione figurale, lo scioglimento dei contorni, la solitudine del magma del fondale, l'inconscia vibrazione delle forme-colore, si allargano e si approfondiscono e si disvelano in movimenti spiralizzanti, per virtù di atmosfere in bilico fra sogno visionario simbolista, memoria e infinito della mente profonda.
Già alcuni poeti d'eccezione, come Rimbaud e Baudelaire, avevano sintetizzato, attraverso loro poesie e ballate, il fascino dell'abbinamento. Quello delle vocali con i colori. Ma con le note musicali il compenso che se ne coglie è ancora maggiore; Kandinskji parlava di suono interiore della vibrazione-colore.
La pittrice Gelmi, da buona analista dell'anima, ci parla, attraverso il segno di due entità che si muovono separate sulla superficie della tela, consegna frammenti di realtà del sogno all'oggettività duale : una per accontentare e sollecitare, visualizzando l'udito intuitivo interiore, l'altra per rappresentarne la traduzione visiva, servendosi naturalmente della pittura astratta informale. Espressione genuina di una struttura espressiva in chiave di lettura, frutto di un processo di profonda interiorizzazione, partendo dalla coscienza normale descrittiva, mediante un uso ben definito del segno e del colore, che è prima di tutto un meditato percepito colore musicale.
E' in realtà un pensiero poeticamente espanso all'infinito che non trova ostacoli, sempre più espanso per la ricerca del pigmento cromatico nelle suggestive gamme tonali, ma incessantemente innamorato dei cieli. Vertiginose visioni di vorticose galassie e universi dell'anima, ad ogni passo affiorano negli azzurri, nei blu intensi, nei verdi, nei gialli, nel rosso vitale, con il segno scorrevole, a volte calmo, improvviso, ripiegante su stesso, palpitante insomma per quel timore di verità che l'artista avverte nettamente in sè, nel dispiegarsi del suo viaggio, biografico ed esplorativo.
In realtà un pensiero praticamente infinito che non trova impedimenti, se non come
eccitazione di un momento sequenziale dell'azione libera, espressione sincronica,
"Un attimo eterno" (olio su tela, 2006), identità e comunione con l'essenzialità
interpretativa, nell'assoluto come la poesia del colore possiede la vivacità
del suo modulo interpretativo ("I nostri sogni si congiungono in alto", acrilico su tela, 2007).
Dove musica e colori si incontrano o si scontrano, ovvero, se ne comprende la loro associazione, cui, il pennello traduttore è mediatore dei suoni. L'artista pone il proprio sigillo, cioè il pensiero della musica che si metamorfica in pittura e viceversa
("Esplosione in giallo ", "Astratto 96 ", "Cascata").
Di indubbio interesse gli esordi e gli sviluppi conseguenti ad un processo espressivo di interiorizzazione, fra postimpressionismo, con ricordi di sensazioni che tuttavia svelano già indipendenza di forme e colori, esigenza di nuovi spazi ed un primitivismo formale in affioramento cui si adatta, sia il segreto dell'originalità e l' autonomia di stile che si produce sulla tela con una partitura sinusuale che mette insieme suoni e colori, emozioni ed allusioni senza fine.
In quell'atmosfera simbolista, reattiva e interattiva con gli elementi spirituali, a immortalare con la modernità, simboli e iconografie formali : tutte scoperte inebrianti e rivoluzionarie che dal nudo femminile, l'avventura artistica, priva di ogni canonicità di sfoggio accademista, in cerca di forme-colore, prende origine nell'atto espressivo
con punto di fuga verso l'interno, momento di vera creatività artistica, la prospettiva trasgredita ma non il rilievo, l'essenziale unicità, calata nella dimensione dell'umano, che rivela l'affinità fra i poli opposti, creatività e allegorie del mondo libero inconscio, e dinamismo metamorfico, svelando significati di apparenze e sogni decantati, consegnati alla dualità oggettiva di superficie.

** § **

Antonella li risolve con una cifra individuale e personale, realizzata con colori, segni, e simboli e astrattismo plastico, geometrico e informale. E interventi di originalità propria. E' una delle caratteristiche che emerge dal cospicuo numero di dipinti, selezionati, proposti e realizzati in un periodo fecondo di idee intrecciate alla poesia, seguendo l'intero sviluppo creativo che va dal 2006 al 2007.
Una carrellata intelligente di quadri d'anima, che svela comprensione per quale via l'artista è approdata alla propria visione autonoma, speciale, indipendente anche dalle analogie e influenze visive con i grandi maestri della modernità. Perché dietro ad ogni immagine c'è l'idea della vita, gli intrecci del destino, l'idealità del pensiero elevata all'immenso. Dire ansia, inquietudine, immensità, estasi, congiunzioni alate, caos, sogno, voli d'anima, mutante, implosione, presentimento, vuol dire "donna". Oltre il tempo, ma dentro la propria storia. Sempre. Con forza, come amante. Catturata e fissata sulla tela, in sogni e visioni oniriche, metafore, avventure in cerca d'anima, sogno di carne, di fantasia e di immaginazione.
Volti di mondi distanti, metafore di occhi umani, di una realtà del sogno visionario
affiorante dall'inconscio metamorfico mentale, creatura mutante, emulsioni
e decantazioni in frammenti di una donna dalle molte vite che si sovrappongono, dando vita ad una magica sinestesia espressiva di questa sua avventura sulle segrete
remote spiagge dell'anima.
E' il segno indissolubile che unisce colori e segni, linee e narrazioni. E' la copia della sua interiorizzata visione della realtà, il suo modo di essere, di vivere, di pensare, di sentire. L'intensità e l'energia del fluire delle forme-colore, si identificano con una sensibilità che le consente di tradurre visioni del sogno e della sua realtà in pagine liriche e melodie, capaci di rievocare abissi ed universi misteriosi affascinanti.
Magica, immateriale, insinuante la luce. Disciolta nel colore è l'artefice di accensioni delle forme-colore, nella loro stagione espressiva. Dinamismo indotto dal pensiero, la quasi assenza di gravità propria, la ricerca e sperimentazione di nuovi spazi, mediante modulazioni boccioniane, i peripli intorno all'io metaforico, i contorni sfumati nella gamma tonale chiaro-scuro, luce-ombra e nero-notte, vissuti e ricordi macchiaioli, dechirichiani in panneggi archetipali della mente inconscia, sono effetti di una elaborazione che unisce colore, linea, narrazione ("La rabbia e l'estasi", acrilico su tela, 2006, "Un anelito inquieto", acrilico su tela, 2007).
Certo, è la vita che le interessa, il suo mistero ... un mistero della vita e delle forme con le sue morfologie proteiformi, cosmiche o embriologiche, mai statiche. Come una corrente di materia siderale, intrecciata di plasma vitale, pulsante di turgore di superficie, di spruzzi centrifughi, di eccitazioni e implosioni nel suo movimento rotante centripeto di trascinamento della "vis".
Il documento costruttivo, nei diversi aspetti di personale costruzione nell'impianto dell'opera, ha il fascino di suggestive prospettive da quinta teatrale, altrettanto la delicatezza di fluttuanti masse di colore-informale di sorprendente scansione tonale, in cui la luce affiora da fonti dell'interiorità più che esterna al dipinto. In essa si stemperano ricordi, sensazioni ed emozioni, immagini riversate nell'immaginario mentale, che appartengono al suo percorso, fino a farne una poesia di luce, ampliata ed esaltata da una filosofia personale della vita. I titoli stessi delle opere, dicono molto, già impregnati di una trascendenza dell'essere-pensiero ideale, con la comprensione di esserci ("I nostri sogni si congiungono in alto", acrilico su tela, 2007).
Frammenti di vita che va al di là di ogni iconografia espressiva del dipinto. E nello stesso tempo la dimensionalità del sogno è pari alla carica espressiva. Nei suoi occhi tutto diventa magico e fantastico il segreto di penetrare il suo mondo, di ascoltare il silenzio, l'armoniosa melodia delle sfere celesti, la vacuità del mistero.
Così il processo pittorico "in progres" senza sostanziali soluzioni di continuità lineare, se non dimensionali percorsi ellettici e circolari di nuvole del pensiero, in uno sviluppo senza fine.
Un limpido linguaggio per una cosmogonia dell'universo sognato, metaforico, affiancata ad un possibile comprensione di sè, nell'approccio del processo di interiorizzazione, la possibilità di trasmettere e farsi indotto sull'osservatore di un senso profondo della coscienza e dell'esistere umano.
Funambola dell'estremo simbolismo alchemico, per passione dell'arte, Antonella Gelmi è una nuotatrice del mare profondo dell'inconscio mentale, colmo di suoni che slittano continuamente nella metamorfica vibrazione-colore, che si fa avvolgere per affioramenti di superficie, da ondate rapide e lente che governano la sua germinativa, fantasiosa tavolozza.

ALFREDO PASOLINO
critico e storico dell'arte


Da: Ufficio stampa <press@immaginecolore.com>

venerdì 5 settembre 2008

Mostra Antonia Campi. WOLFSONIANA CENTRO STUDI sino al 2 novembre

Antonia Campi. Ceramica e design

5 aprile - 2 novembre 2008

Wolfsoniana, Via Serra Gropallo, 4 - Genova Nervi

Orari: martedì - domenica, 10.00 - 19.00

www.wolfsoniana.it

Grazie all'interesse riscosso dall'iniziativa, la mostra Antonia Campi. Ceramica e design verrà prorogata fino al 2 novembre.

In occasione dell'uscita del volume su Antonia Campi, Antonia Campi creatività, forma e funzione. Catalogo ragionato curato da Anty Pansera e pubblicato da Silvana Editoriale, la Wolfsoniana ha reso omaggio alla grande ceramista lombarda con questa mostra allestita all'interno dello spazio dedicato alle esposizioni temporanee.

L'attività di Antonia Campi (Sondrio 1921) è testimoniata, all'interno della collezione Wolfson, dai disegni per tappeti realizzati per il concorso indetto dalla MITA (Manifattura Italiana Tappeti Artistici) di Nervi per l'VIII Triennale di Milano del 1947, per i quali venne premiata assieme a Lyda Levi e a Ettore Sottsass Jr. Tali progetti vengono esposti per la prima volta.

Per quanto riguarda la sua produzione ceramica, la mostra presenta una selezione delle opere realizzate a partire dal 1949 per la Società Ceramica Italiana (SCI) di Laveno. Si tratta di oggetti d'uso (vasi, brocche, coppe, servizi da tavola e da caffé), la cui astrazione organica rimanda alle ricerche formali della scultura europea di quegli anni. Celebre il Portaombrelli Spaziale C. 33, ideato nel 1949, dalle forme sinuose dove i vuoti prevalgono sui pieni.

La mostra si focalizza sulle sperimentazioni formali dell'artista attraverso la produzione seriale, per cui la riproposizione dell'oggetto in diverse colorazioni e accostamenti cromatici pone in evidenza l'eleganza delle linee attraverso la ripetitività.

La mostra, a cura di Silvia Barisione, Matteo Fochessati e Gianni Franzone con la collaborazione di Roberta Lucentini, è stata possibile grazie a: Archivio Mita, Genova; Collezione Raimondo Piras, Torino; Collezione Terre d'Arte, Torino; DDD, Genova; Palazzo Ducale S.p.A.; Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo.

Per ulteriori informazioni contattare:

Wolfsoniana centro studi

tel. +390105761393

silviabarisione@wolfsoniana.it

Wolfsoniana sede espositiva

Via Serra Gropallo, 4

16167 Genova

tel. +390103231329


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