L'evento si presenta come ideale prosecuzione delle esposizioni – sulle arti visive nel 2009 - delle opere pittoriche di Cesare Zavattini e delle calcografie di Athos Sanchini. Tutto ciò ha come filo conduttore l'osservazione del paesaggio e della realtà filtrati dall'espressione artistica. Del resto Giovanni Battista De Andreis, pittore, incisore e scultore dell'avanguardia milanese, utilizza il linguaggio visivo come espressione diretta del profondo.
Giovanni Battista De Andreis focalizza l'attenzione sulla rappresentazione precisa e solare "che ne coglie con i colori volumi e prospettive quali a farli diventare luoghi surreali o metafisici". "De Andreis è imprevedibile anche nelle soluzioni prospettiche, quasi a volere riequilibrare e rimodulare spazi e figure in dimensioni nuove e in soluzioni impersonali" (dice Riccardo Ceccarelli). Questo avviene con oli brillanti che sembrano emergere dal paesaggio selvaggio e dai mille riflessi dell'acqua, specchio malinconico dell'anima.
La figura umana, invece, è vista simbolicamente come attratta ed ammaliata dalla luce e del suo riverbero nel quotidiano o dall'irreale o di verità al negativo tanto da apparire trasparente e drammatica, commovente e accanitamente aperta sulla nostra attualità.
Colori ed immagini, di cui fa impiego, si presentano quasi tangibili a chi osserva. Una vita, tuttavia, per inseguire e per comprendere non soltanto l'evoluzione, ma anche il determinarsi della sua arte dove il corpo è "ingaggiato" per creare delle figure. Il pittore ligure appare dotato di un sicuro gusto per la "costruzione" dell'immagine, ovvero per un'attenta rielaborazione dei dati offerti dalla realtà fenomenica fino a raggiungere una completa autonomia dell'immagine dipinta. I punti di riferimento in questa operazione sono quelli della grande tradizione "realista" europea, attentamente studiata.
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Info: Sandro Franconi (direttore artistico)
Ufficio Stampa: Andrea Carnevali
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