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giovedì 29 ottobre 2015

Omar Ba: NOEUD opening nov. 3rd h. 18.00


La Galleria Giuseppe Pero è lieta di annunciare la mostra personale di 

Omar Ba: Noeud 


Opening: 03 novembre 2015 
dalle ore 18.00 alla presenza dell'artista

Dal 4 novembre al 29 gennaio 2016.
Lunedì-venerdì dalle ore 14.00 alle 19.00. 
Sabato su appuntamento

 

La Galleria Giuseppe Pero è lieta di annunciare la mostra personale di 

Omar Ba : Noeud

L'artista di origine senegalese torna ad esporre a Milano a due anni dalla sua ultima personale a Wait and see e dalla mostra Eclipse presso la Galerie Guy Baschi di Ginevra .
Viene qui presentata una serie di nuovi lavori: un ciclo di opere  che riflettono le nostre sugli sforzi quotidiani che compiamo per sciogliere i nodi delle nostre esistenze per riuscire a raggiungere gli obbiettivi che ci siamo prefissi.
La storia ha tendenza a ripetersi e guerre, malattie, fame e razzismo fanno ormai parte del nostro contemporaneo. iamo per cui costretti ogni giorno a sforzarci di trovare soluzioni a questi problemi. Multiculturale, radicata tanto nell'immaginario e nella mitologia africani quanto nei simboli europei, la ricerca artistica di Omar Ba mira all'universalità. L'artista, arrivato in Svizzera nel 2003, frequenta una scuola di Belle arti. Le sue opere si presentano come interrogazioni sull'attuale società globalizzata che ha scordato le proprie radici e i valori della tradizione. Rifiutando di farsi illudere dalla felicità materiale che minaccia e a poco a poco rovina il pianeta, il pensiero di Omar Ba è al contempo intento a decriptare gli stereotipi risultanti da secoli di complicati rapporti tra il mondo occidentale e il continente africano.
Di fatto i quadri di Omar Ba rappresentano personaggi, animali, simboli, paesaggi abitati, lasciando sempre un importante spazio a un linguaggio del colore che si rifà alle tinte naturali. I formati sono grandi, il tratto è spesso e libero; le composizioni dinamiche, cariche, mischiano elementi colorati simili a bracieri portati per illuminare improvvisamente l'oscura superficie dello sfondo. La raffigurazione dei dettagli, fitta e giustapposta, che forma insiemi densi, evoca i motivi tradizionali e decorativi africani, geometrici oppure organici se tratti dall'universo naturale.

Accantonando la pittura astratta appresa in Africa – che secondo lui parla poco e tocca meno lo spettatore – l'artista ha scelto di confrontarsi con la tradizione iconografica europea per sviluppare un immaginario personale. Il lavoro di Omar Ba, superate le barriere culturali e sociali, cerca di svegliare in ognuno di noi un ricordo lontano, una visione intima, oppure di stimolare una riflessione sul mondo attuale. La sua opera è costellata di segni ricorrenti e familiari: piloni dell'elettricità, torri di trivellazione, treni ad alta velocità, aerei e automobili sono solo alcune delle rappresentazioni ambigue che istigano interpretazioni contrastanti. Icone positive della modernizzazione, del progresso e della società in movimento, lodano quel che è veloce e performante, ma al contempo rappresentano gli eccessi del mondo industriale, spietato e devastatore. Un'analoga ambiguità si ritrova nelle ripetute silhouette di animali. Immagini dell'Africa selvaggia e delle savane, raffigurati come divinità ieratiche, gli animali sono forti nella natura ma fragili a confronto con gli uomini.
La dualità tra il bianco e il nero non può che evocare la dualità culturale che ci ossessiona e ci riporta alle ingiustizie passate e presenti. Tuttavia, nel metodo dell'artista, questa opposizione non si rivela linearmente, ma richiede un approccio più sensibile e personale, che si lega alla memoria dei singoli.

Omar Ba: Noeud
Opening: 03 novembre 2015 
dalle ore 18.00. Sarà presente l'artista

Dal 4 novembre al 29 gennaio 2016.
Lunedì-venerdì dalle ore 14.00 alle 19.00. 
Sabato su appuntamento

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OMAR BA: NOEUD

Omar Ba, young Senegalese artist, born in 1977 and now living in Geneva, returns after two years fom his solo show Wait and See. Recently winner of the Swiss Art Award 2011 Ba will present a series of new paintings inspired by our efforts to fight against our daily problems (Nodes). Because history seems to repeat itself wars racism and hunger are part of the everyday life; we're pushed to try  to find a solution to these obtacles in order to achive to the objective  that we prefixed in our lives. Ba's art seeks out universality. Since arriving in Switzerland, where he continues his Art studies, in 2003, the artist has developed his works as a point of departure for his inquiry into today's society, challenging stereotypes resulting from the old complex relationships, between the Western world and the African continent.

Omar Ba presents characters, animals, symbols and inhabited landscapes, emphasizing the language of nature through colour. His paintbrush strokes are large, thick and free. Paintings are derived from using several techniques: oil, ink, pencil – often on corrugated cardboard (of large-scale). The use of detail evokes the traditional and decorative African images, geometric or organic when taken from the natural universe.

Rejecting the abstraction that he had learned in Africa, which, according to him, touches less and speaks little to the audience, the artist has chosen to follow the European figurative tradition thus working on a personal imagery. The "universalism" of his art aims to awaken distant memories, intimate visions that invite us to a reflection on the world of today. We find the same signs throughout his productions: electrical pylons, oil drilling towers, high speed trains, planes, cars, among others, all ambivalent representations involving different interpretations. These positive icons of modernization, of progress and of society in movement, rent speed and performance, but at the same time represent the excess of the industrial world, savage and merciless. A similar ambiguity is found in the recurring silhouettes of animals, images of wild Africa and savannas, appearing as hieratic gods: strong in nature, but fragile when faced with men.

The duality between black and white in the work of Omar Ba represents, to mention but one aspect, the cultural contrast, which haunts spirits and relates past and present injustices. However, in this approach of the artist, this opposition is not so direct and engages a more personal approach, linked to each viewer's memory. These opposing universes find and mix themselves, stimulating reflection in its audience.

Omar Ba: Noeud
Opening: nov 03rd  2015 
H 18.00. The artist will be present

02/11-29/01 2016.
mon-fri h 14.00 - 19.00. 
Saturday by appointment


Al via la mostra "Itinerari turistici tra le torri costiere di Puglia" a Giovinazzo (BA) 29.10.2015

La Vedetta sul Mediterraneo ospita per due settimane il percorso espositivo volto a promuovere e valorizzare il patrimonio storico e culturale regionale legato alle torri di avvistamento pugliesi


29 ottobre 2015 - Un censimento sulle torri pugliesi diventa una mostra. "Itinerari turistici tra le torri costiere di Puglia", è una iniziativa realizzata dal Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per la Puglia in collaborazione con l'Associazione "Vedetta sul Mediterraneo" e il Comune di Monopoli e con il patrocinio del Comune di Giovinazzo, inaugurata oggi alla Vedetta sul Mediterraneo.

All'inaugurazione sono intervenuti, Nicolò Carnimeo (Presidente "Vedetta sul Mediterraneo"), Brigida Salomone (Regione Puglia), Marianna Paladino (Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Giovinazzo) ed Eugenia Vantaggiato (Segretario Regionale del MiBACT per la Puglia).

La mostra, curata dagli architetti Donatella Campanile e Claudio Esposito, resterà aperta al pubblico ogni venerdì, sabato e domenica (ore 11-13 e 18-20) fino a domenica 8 novembre. Intende promuovere nuovi percorsi turistici legati alla conoscenza e valorizzazione delle torri costiere pugliesi attraverso un percorso di riscoperta del patrimonio storico, culturale e ambientale e porsi come strumento di sensibilizzazione al tema del paesaggio costiero per la popolazione residente. 

Quello sulle torri di avvistamento pugliesi è stato un lavoro di ricerca e censimento realizzato dall'Arch. Claudio Esposito che ha permesso di catalogare e classificare l'intero sistema costiero difensivo, che in Puglia è diffuso in maniera capillare, di ben 122 torri di diverse epoche, tra il XII e il XVII secolo, dalle coste del Gargano fino al Salento. Le torri sono raccontate da una serie di scatti d'autore firmati da Barbara Rossi, fotografa per la rivista settoriale "Domus".

Più che un progetto scientifico, la mostra si presenta come un progetto divulgativo ed educativo. 

Lo spettatore ha, infatti, modo di avere un quadro generale delle torri costiere dell'intera regione, attraverso una mappatura e una geolocalizzazione indicate su ogni fotografia, sospesa a coppie, salendo lunga la scalinata della Vedetta.

In un secondo momento del percorso, è possibile conoscere che tipo di evoluzione hanno avuto nei secoli le torri costiere attraverso un'installazione multimediale, progettata dall'Arch. Daniela De Francesco, che racconta il rapporto di queste strutture con il paesaggio attraverso video e foto prodotti dalla start-up "The Piranesi Experience". 

Un spazio è dedicato anche ai più piccoli attraverso la proiezione di un cartone animato, sceneggiato da Barbara Iannarini per la regia di Ernesta Caviola, che racconta la storia delle torri nei diversi secoli; di come sono state progettate e costruite per difendere le costi della Puglia dalle incursioni dei corsari saraceni.

L'intero progetto è finanziato con fondi comunitari e mostra e catalogo sono realizzati dalla casa editrice Mario Adda Editore.




Per info e contatti:

Vedetta sul Mediterraneo
Via Marco Polo N°11
Giovinazzo (BA)
www.vedettamediterraneo.it

GRANDE MOSTRA > Escher > 31 ottobre 2015 - 3 aprile 2016 > Treviso, Complesso Monumentale di Santa Caterina




























 Tra mondi reali e mondi riflessi, fra sogno e geometria, invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore, con circa 140 opere - Mano con sfera riflettente (1935), Atro mondo II (1947), Vincolo d'unione (1956), Convesso e Concavo (1955) - s'inaugura a Treviso, presso il Complesso monumentale di Santa Caterina, una grande mostra antologica interamente dedicata all'artista, incisore e grafico olandese, che ne contestualizza il linguaggio artistico e racconta l'annodarsi di universi culturali apparentemente inconciliabili i quali, grazie alla sua arte e alla sua spinta creativa, si armonizzano, invece, in una dimensione visiva decisamente unica.

Promossa dal Comune di Treviso, curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea e prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con la M.C. Escher Foundation, la mostra Escher aprirà al Complesso Monumentale di Santa Caterina il 31 ottobre 2015 e chiuderà il 3 aprile 2016.

Una grande esposizione che vede come sponsor Generali Italia e consigliata da Sky Arte HD.

Escher è un grande artista sostenuto da un consenso popolare unanime e trasversale. Ogni mostra che gli è stata dedicata, si è rivelata un successo e sono ormai note le immagini delle lunghe code di attesa a Roma e a Bologna, tappe precedenti della mostra, che hanno realizzato rispettivamente 240.000 e 175.000 visitatori.

All'interno del Complesso Monumentale, che ospita anche i Musei Civici con opere straordinarie di Lotto e Tiziano, è stato ricavato un percorso per le mostre temporanee che s'integra con l'esposizione museale permanente. I visitatori di Escher potranno quindi conoscere anche il patrimonio culturale della Città di Treviso e visitare la bellissima struttura di Santa Caterina.

A Treviso, la mostra sarà accompagnata da un inedito e ricco programma collaterale di approfondimento con incontri, conferenze e concerti che si svolgeranno nell'Auditorium annesse: tra i relatori, il primo sarà Vittorio Sgarbi con una conferenza che si terrà il 31 ottobre e, a seguire nei mesi successivi, Piergiorgio Odifreddi e molti altri a raccontare la fantasia sbrigliata di questo grande artista.

Escher - L'artista
Nato nel 1898 a Leuwarden, piccola cittadina nel nord dei Paesi Bassi, Escher si forma presso la scuola di Samuel Jessurun de Mesquita, un incisore olandese di origine ebraica che, con i segreti della tecnica, insegna pure quelli della composizione decorativa di tipo art noveau. Il punto cruciale nel percorso di Escher è però il più che decennale soggiorno in Italia protrattosi stabilmente dal 1923 al 1935. Nella nostra penisola - percorsa a piedi, col treno, a dorso di mulo in lungo e in largo, per amore del suo paesaggio - il giovane Escher incontra i primi successi espositivi e completa la sua formazione culturale frequentando artisti, incisori e importanti storici dell'arte. 

La visita al complesso monumentale dell'Alhambra di Granada e alla moschea di Cordova lo convincono poi ad approfondire lo studio dei metodi per la divisione regolare del piano (o tassellazione) che, tuttavia, Escher svincola dal rigido limite del modulo geometrico per introdurre quello figurato. Sulla base dell'esperienza art noveau, l'artista confeziona una cifra stilistica inconfondibile che lo rese celebre nel mondo e dalla quale nacquero capolavori noti a tutti, come Metamorfosi o Giorno e notte

Accanto a questo filone principale, il grande incisore affronta anche il tema dello studio della struttura geometrica dei cristalli e quello dei paradossi percettivi, arrivando a inventare vere e proprie aberrazioni prospettiche, capaci di evocare mondi onirici al limite del surreale, apparentemente perfettamente logici, ma in realtà popolati di oggetti impossibili.

È proprio nel periodo del suo viaggio in Italia, da lui ricordati come "gli anni migliori della mia vita", che sposa a Viareggio nel 1924 Jetta Umiker, la madre dei suoi tre figli Arthur, George e Jan di cui, i primi due furono concepiti durante il lungo soggiorno romano, mentre il terzo nacque ad Uccle, in Belgio.
Nel 1941, la seconda guerra mondiale lo costringe a spostarsi a Baarn, la cittadina, oggi sede della Escher Foundation, che vede il suo periodo di massima produzione.
Muore nel 1972 a Laren nella casa di riposo per artisti Rosa-Spier.

Escher - La mostra
L'itinerario dell'esposizione, che tiene puntualmente conto delle esperienze formative, artistiche e intellettuali del grande artista olandese – partendo dalle opere degli anni Venti del '900 di Jessurun de Mesquita, sua fonte d'ispirazione, e arrivando ai disegni e alle incisioni del lungo periodo in cui Escher visse in Italia, fino ai grandi capolavori come Altro mondo II o Mani che disegnano – è scandito da sei sezioni:

- La formazione: Escher, l'Italia e l'ispirazione Art Noveau
- Superfici riflettenti e metamorfiche
- Dall'Alhambra alle tassellature
- Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio
- Economia escheriana
- Eschermania

In mostra, si possono così ammirare le prime opere a carattere geometrico - di cui alcune nate con intento quasi didattico di spiegare i metodi di tassellazione e la derivazione dai mosaici dell'Alhambra – come pure i capolavori ormai noti a tutti gli appassionati, ma assai rari a vedersi in originale.

La ricca esposizione dedicata all'incisore olandese mette in mostra circa 140 tra le sue opere più note, come Mano con sfera riflettente (1935), Metamorfosi II (1939-40) e Convesso e Concavo (1955). Non solo, però: la retrospettiva su Escher pone l'accento su aspetti mai affrontati prima d'ora, dal rapporto con Piranesi e il confronto con la dimensione concettuale di Luca Patella.

Un percorso espositivo dalla forte carica didattica che seduce e incanta con disegni e litografie che con il passare del tempo sono entrate nell'immaginario quotidiano e collettivo e che hanno visto gli impieghi più disparati dalle copertine di famosi long playing (33 giri), alle scatole da regalo, ai francobolli, fino ai biglietti dʼauguri e alle piastrelle. Escher è ovunque: è Eschermania.



Informazioni e prenotazioni
info@arthemisia.it
T. +39 0422-1847103

Informazioni didattica
didattica@arthemisia.it - T. +39 06-91511055

Hashtag ufficiale
#EscherTreviso





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MADE4ART, Milano: mostra "Arte da sfogliare. Simonetta Ferrante | Sara Montani" - con gentile richiesta di segnalazione

Arte da sfogliare. 
Simonetta Ferrante | Sara Montani

a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo
M4A - MADE4ART, Milano
4 - 11 novembre 2015
Inaugurazione mercoledì 4 novembre, ore 18.30
Lo spazio Made4Art di Milano è lieto di presentare "Arte da sfogliare", bipersonale delle artiste Simonetta Ferrante e Sara Montani a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo. In mostra una selezione di lavori artistici realizzati sotto forma di libri dove l'incontro tra parola e arte è stato in grado di generare risultati di inaspettata poesia. 
Edizioni a tirature limitate o pezzi unici, pagine che contengono incisioni, collage o interventi a mano libera, fogli rilegati artigianalmente o lasciati liberi per essere custoditi in scatole, ma anche rotoli, pieghevoli e concertine: la tipologia di opere che si è soliti definire "libro d'artista" contiene in sé un'ampia varietà di declinazioni, sfuggendo alle classificazioni nette per seguire il filo della fantasia e della creatività.
Il libro d'artista, che ha avuto il suo momento di massima fioritura con le Avanguardie storiche del Novecento e in particolare con il Futurismo, è un medium artistico che non ha perso la capacità di coinvolgere anche ai giorni nostri, nel tempo della tecnologia e del digitale, per la sua prerogativa di trasmettere emozioni e affascinare. Opere tradizionalmente pensate per una fruizione intima che instaura un rapporto personale tra l'artista che le ha create e il collezionista che le custodisce.  
Simonetta Ferrante e Sara Montani offrono al visitatore della mostra una serie di libri d'artista realizzati con originalità e delicatezza presentati in un allestimento particolare, inconsueto, studiato per visualizzare al meglio questi lavori che fanno del rapporto tra pensiero e immagine la fonte della loro unicità: una grande installazione dove i libri sono sculture, dipinti, opere d'arte da sfogliare.
La mostra, con data di inaugurazione mercoledì 4 novembre, è accompagnata da un catalogo digitale che documenta la produzione artistica di Simonetta Ferrante e Sara Montani nell'ambito del libro d'artista.
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Arte da sfogliare. Simonetta Ferrante | Sara Montani" a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo
M4A - MADE4ART
Spazio, comunicazione e servizi per l'arte e la cultura
Via Voghera 14 - ingresso da Via Cerano, 20144 Milano
Inaugurazione mercoledì 4 novembre, ore 18.30
4 - 11 novembre 2015
Lunedì ore 16 - 19, martedì - venerdì ore 10 - 13 / 16 - 19, sabato su appuntamento
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872
Media partner: Espoarte
           


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mercoledì 28 ottobre 2015

Seurat-Van Gogh-Mondrian. Il Post-impressionismo in Europa 28 ottobre 2015 - 13 marzo 2016 Palazzo della Gran Guardia, Verona



Vincent van Gogh (Zundert 1853 - Auvers-sur-Oise 1890),  
Autoritratto. Aprile - giugno 1887. Olio su cartone, 32,8x24 cm. 
Kröller-Müller Museum, Otterlo, Netherlands © 
Collection Kröller-Müller Museum, Otterlo, the Netherlands www.krollermuller.nl


“I migliori dipinti sono tocchi di colore l'uno vicino all'altro”. Vincent Van Gogh

Un’anteprima europea a Verona: la mostra Seurat-Van Gogh-Mondrian. Il Post-impressionismo in Europa vedrà esposti 70 incredibili capolavori conservati al Kröller Müller Museum di Otterlo, tra cui il famoso Autoritratto di Van Gogh (1887), la Domenica a Port-en-Bessin di Seurat (1888), la nota La sala da pranzo di Signac (1886-87), e la Composizione con rosso, giallo e blu di Mondrian (1927).

Promossa dal Comune di Verona e con il supporto della Fondazione Arena, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Kröller Müller Museum a Palazzo della Gran Guardia ed è aperta al pubblico dal 28 ottobre 2015 al 13 marzo 2016.

La mostra, curata da Liz Kreijn e Stefano Zuffi, è supportata da Generali Italia, Trenitalia, Ricola, L’Arena. L’evento è consigliato da Sky Arte HD.

Il percorso espositivo racconta l’epocale svolta che avviene tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando le sorprendenti tele di George Seurat e di Paul Signac aprono una pagina nuova nella storia dell’arte.
Il “Post-impressionismo” nasce in Francia a partire dal 1886, caratterizzato dalla tecnica francese del pointillisme detto anche divisionismo in Olanda e Belgio, per via della composizione “divisa” del colore, che non è steso sulla tela in maniera uniforme e tradizionale, bensì ottenuto tramite puntini o trattini di molti colori diversi, che danno all’occhio una percezione diversa dalla realtà.

Moltissimi artisti si sono cimentati con questa tecnica, in particolare i francesi, i belgi e gli olandesi, e i più importanti tra loro sono stati collezionati da Helene Kröller-Müller, moglie di un ricchissimo industriale olandese e fondatrice dell’incredibile museo che sorge sperduto in mezzo alle campagne dell’Olanda e che nasconde un patrimonio difficilmente accessibile.
Tra questi artisti spicca il nome di Vincent Van Gogh: nei brevi drammatici anni trascorsi in Francia, dà alle pennellate un’inedita drammaticità, una forza profonda capace di imprimere forti emozioni sulla tela. Nel volgere di pochi decenni queste premesse porteranno alla rivoluzione radicale dell’astrattismo: quello di Piet Mondrian.

La mostra veronese è un’occasione unica per ammirare il patrimonio del Kröller-Müller e le opere dei grandi artisti in esso contenute.
Grande spazio è dato in mostra anche agli esperimenti scientifici sul colore, ai processi ottico-visuali e alla fotografia, la cui invenzione è legata strettamente alla tecnica divisionista.

LA MOSTRA
La ventata di libertà portata dagli impressionisti scuote il mondo dell’arte: la luce naturale irrompe nella pittura, l’abitudine di dipingere en plein air porta radicali innovazioni ma ben presto prende corpo una nuova “rivoluzione del colore”: gli studi di fisica e di ottica, gli sviluppi della fotografia, la ricerca scientifica sulle modalità con cui l’occhio umano percepisce le tinte, aprono una stagione sperimentale e innovativa.

La mostra si apre con “l’artista-chiave” del post-impressionismo, Georges Seurat. Pittore dalla vita breve (muore a soli trentadue anni) e dallo stile raffinatissimo che mette a punto una complessa e rigorosa teoria scientifica sui rapporti tra luce e colore: nasce così il Pointillisme, l’inconfondibile tecnica pittorica basata su una fitta picchiettatura di punti di colore divisi e separati, che vengono “fusi insieme” dall’occhio di chi guarda. In apparenza, si tratta di un esperimento rigoroso e quasi impersonale: ma il risultato è di una straordinaria poesia, grazie alla pacata immagine del mondo che Seurat ci offre soprattutto nei paesaggi - tra cui la memorabile Domenica a Port-en-Bessin (1888) - caratterizzati dalla presenza delle acque di fiumi, mari e canali, dalla luce che scintilla, dai riflessi delle imbarcazioni e delle case, dalla profondità degli orizzonti che segnano una fase nuova per l’arte.

Due rari e preziosi disegni (Ragazza. Studio per “Una domenica pomeriggio nell’isola della Grande Jatte”, 1884-85 e Donna con manicotto, 1884 ca.) mostrano con quale delicatezza Seurat concepisce ed esprime la figura umana, utilizzando come punto di riferimento l’effetto delle immagini che affiorano sulla lastra fotografica.

Accanto a Seurat, Paul Signac utilizza magistralmente la tecnica del pointillisme, applicandola a paesaggi accesi dai toni luminosi e più solari, spesso legati alla Costa Azzurra. Un capolavoro assoluto è La Sala da pranzo (1886-87) con cui Signac dimostra come questa tecnica particolarissima di stesura del colore si presti non solo a indagare la natura, ma anche a rivelare emozioni nascoste, intimità dell’anima, segreti trattenuti.

La seconda sala mette in luce lo sviluppo internazionale del “colore diviso” e l’apertura verso nuovi soggetti. Nato prima di tutto come metodo d’indagine della realtà, il pointillisme viene applicato inizialmente ai paesaggi: ne sono un efficace esempio le due vibranti tele di Henri Edmond Cross tra cui la più rappresentativa è Studio per “Le Ranelagh”: Parco con figure (1889 ca.). Presto, tuttavia, la tecnica del colore diviso si apre a nuovi scenari. Se ne fa interprete il belga Theo Van Rysselberghe sensibile, versatile e affascinante pittore della fine dell’Ottocento. In mostra sono presenti sei tele di questo pittore tra paesaggi marini, nudi femminili e scene familiari, tutte di grande importanza tra cui, eccezionale per dimensione, luminosità e poesia è la splendida In luglio, prima di mezzogiorno (1890), un’opera decisiva nello scenario della pittura europea di fine Ottocento.

Un pagina del tutto particolare è quella del Simbolismo, accompagnato da un ritorno a temi mistici e religiosi. L’interprete più autorevole di una rinnovata sensibilità cristiana alle soglie del Novecento è Maurice Denis, che trasferisce la tecnica dei “nabis” (il gruppo di cui Denis era stato tra i fondatori, insieme a Gauguin) a temi di forte slancio ideale. In mostra anche Johan Thorn Prikker che parte dal pointillisme per una ricerca di misticismo, in cui tradizionali soggetti sacri - come Cristo in croce (1891-92) e la Presso la croce (Madonna dei tulipani) del 1892 - vengono affrontati con uno spirito e uno stile legato al simbolismo internazionale.

In questi stessi anni, in un’altra regione della Francia si consumava la bruciante avventura umana di Vincent Van Gogh. Due esperienze parallele con esisti sorprendentemente opposti: alla paziente analisi, Van Gogh contrappone una stesura fremente tradotta in pennellate dense e appassionate. Affascinato prima dalle luci di Parigi e poi abbagliato dal sole della Provenza, Van Gogh va oltre l’Impressionismo. Il suo strumento è senza dubbio il colore, steso con colpi forti e carichi, talvolta quasi spremuto direttamente dal tubetto sulla tela, per proporre una nuova, drammatica intensità.

Attraverso un gruppo eccezionale di ben otto dipinti e due disegni di Van Gogh, tutti risalenti al periodo trascorso in Francia (1887-1890), la mostra mette a confronto la visione del mondo serena di Seurat con quella nevrotica di Vincent: capolavori appassionati come Il seminatore (1888) e il Paesaggio con fasci di grano e luna che sorge (1889) sono punti di partenza fondamentali per lo sviluppo dell’espressionismo europeo.

Senza nemmeno accorgersene, Van Gogh sta rovesciando le regole tradizionali della pittura per conferirle una nuova energia. Lo testimonia in mostra un gruppo di opere di artisti francesi, belgi e olandesi, chiaramente influenzati dalle pennellate accese dell’olandese.
Uno degli aspetti più significativi dell’uso del “colore diviso” è il cospicuo gruppo di opere legate ai temi del lavoro e degli sviluppi sociali di un’epoca di rapidi e profondi cambiamenti, con la dialettica tra città e campagna, sviluppo industriale e dinamiche produttive. Nella veduta parigina di Maximilien Luce, quale Dintorni di Montmartre, rue Championnet (1887), spicca una ciminiera fumante che ritroveremo nelle tele di Lemmen (Fabbriche sul Tamigi del 1892) e di Sluijters (Metamorfosi del 1908).
Una figura significativa è quella dell’architetto e designer di Anversa Henry van de Velde, uno dei massimi maestri europei dell’Art Nouveau. In mostra i suoi interessantissimi esordi, con studi di figure umane ma soprattutto con il bellissimo Crepuscolo (1889 circa), in cui la scena è semplificata in lineari campi di colore.
Con il suo essenziale Ponte a Londra (fine 1888 - inizio 1889), Toorop ci guida verso l’ultima sezione della mostra, dedicata a uno dei più significativi sviluppi della ricerca sul colore: il progressivo passaggio verso l’arte astratta.

L’ultimo capitolo dell’esposizione è dedicato alla scelta radicale di Piet Mondrian, che negli anni della Prima Guerra Mondiale compie il passaggio all’astrattismo, suddividendo il campo della tela in riquadri di colore. Sono in mostra quattro opere storiche, a partire dal 1913 quali Composizione n. II (1913), Composizione a colori B (1917), Composizione con griglia 5: losanga, composizione con colori (1919), Composizione con rosso, giallo e blu (1927).

La mostra racconta come sulla scia dell’Impressionismo nasca il Post-impressionismo che individua e raccoglie tutte le molteplici esperienze figurative sorte negli ultimi anni dell’Ottocento in Europa. Mentre sboccia la fotografia, l’estro della pittura diventa ben diverso e decade l’idea secondo la quale obiettivo dell’arte è il perfetto naturalismo. La pittura deve ricercare un’altra specificità.
Il Post-impressionismo non è stato uno stile vero e proprio ma ha accomunato artisti i quali a un certo punto della loro esperienza non potevano più porsi il problema della mera riproduzione: i loro strumenti diventano così un modo per comunicare qualcosa invece di rappresentarlo.
Nel breve volgere di pochi decenni, le premesse di questo atteggiamento porteranno a rivoluzioni totali nel campo dell’arte con la nascita delle Avanguardie.


INFO E PRENOTAZIONI
www.ilpostimpressionismoineuropa.it
T +39 045 8538186

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