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sabato 28 settembre 2013

Personale di Giannino Ferlin presso Made4Art di Milano


Giannino Ferlin - My Time

M4A - MADE4ART, Milano
Apertura giornata AMACI sabato 5 ottobre, cocktail ore 18.00
5-14 ottobre 2013

Lo spazio MADE4ART di Milano partecipa alla Nona edizione della Giornata del Contemporaneo organizzata da AMACI - Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani con una personale di Giannino Ferlin (Trecenta - Rovigo, 1951) presentando una selezione di lavori appartenenti alla serie "My Time".
I lavori di Giannino Ferlin, caratterizzati da un segno rigoroso ed essenziale e da una presenza di colore ridotta al minimo, sono rappresentazioni mentali della condizione umana dove l'individuo, nella costante ricerca e conquista della propria autodeterminazione, si trova di volta in volta a peregrinare di libertà in libertà, effimere e incerte, tali da renderlo un "libero carcerato".   
L'uomo, in questa sua ricerca, conduce una battaglia contro il tempo, rappresentato sulla tela attraverso i non-colori bianco e nero e le loro gradazioni intermedie: le sfumature che caratterizzano il ricordo.
La linea, elemento fondamentale della sua produzione artistica, si fa impronta, testimonianza, traccia di un vissuto: memoria di un trascorso, affermazione del presente, speranza e attesa di ciò che verrà. 
Il tempo di Giannino Ferlin prende consistenza nei contrasti tra il chiaro e lo scuro, la luce e l'ombra, attraverso solchi e rilievi che intervengono sulla materia pittorica. Passato in negativo, presente in positivo, futuro che emerge dalla superficie bidimensionale incidendo lo spazio.
Aderendo all'iniziativa organizzata da AMACI lo spazio Made4Art di Milano prosegue nel suo percorso di ricerca sull'arte "astratta": la personale di Giannino Ferlin "My Time" diventa un invito alla riflessione sulla condizione di libertà illusoria che caratterizza l'uomo contemporaneo e sul suo continuo anelito verso il riscatto, attraverso opere originali, raffinate e di forte impatto.
"GIANNINO FERLIN - MY TIME"
A cura di Elena Amodeo e Vittorio Schieroni
M4A - MADE4ART, Via Voghera 14 - ingresso da Via Cerano, 20144 Milano
5-14 ottobre 2013
Inaugurazione in occasione della Nona edizione della Giornata del Contemporaneo organizzata da AMACI sabato 5 ottobre dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 16 con cocktail alle 18
Orari di apertura galleria: lunedì e sabato ore 16-19, martedì-venerdì ore 10-13 e 16-19
www.made4art.it, info@made4art.it, t. +39.02.39813872

venerdì 27 settembre 2013

Mostra di Zao Wou-Ki a Locarno



Locarno rende omaggio a Zao Wou-Ki (1920-2013)


Casa Rusca

Pinacoteca comunale

Locarno (Svizzera)

Conferenza stampa: 12 settembre 2013, ore 14:00

Inaugurazione: domenica 15 settembre 2013, ore 11:00

Preview:

13-14 settembre 2013

ore 10:00 - 12:00

14:00 - 17:00

Orari di apertura

17 settembre 2013 - 6 gennaio 2014

Da martedì a domenica

10:00 - 12:00 / 14:00 - 17:00


Zao Wou-Ki. Retrospettiva (1920-2013)

A cura di Riccardo Carazzetti e Yann Hendgen 

Con il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica popolare di Cina in Svizzera, China Academy of Art (Hangzhou) e Instituto Confucio (Ginevra)

Catalogo di 195 pagine con testi, apparati e riproduzioni delle opere in mostra, CHF 40

Il primo omaggio che un museo pubblico europeo rende al grande artista nato il 1° febbraio 1920 a Pechino, trasferitosi definitivamente a Parigi nel 1948 e spentosi a Nyon il 9 aprile di quest'anno.

La città di Locarno può vantare di possedere una collezione d'arte moderna di tutto rispetto, di importanza internazionale, frutto dell'intraprendenza e della generosità di persone che hanno capito la valenza di questo territorio che durante il XX secolo è divenuto una sorta di crocevia di spiriti creativi.

Le mostre dedicate alle collezioni della città di Locarno rientrano nella politica culturale che mira a valorizzare questo patrimonio di proprietà pubblica. Nelle nostre collezioni incontriamo i nomi di numerosi protagonisti delle avanguardie europee, che hanno trovato nella persona dello scultore Remo Rossi (1909-1982) quei sentimenti di accoglienza e disponibilità altrove carenti. Sempre Remo Rossi è l'artefice dell'importante operazione culturale coronata con l'apertura, nel 1966, del Museo d'arte contemporanea negli spazi Castello Visconteo. Dapprima la donazione da parte di Jean Arp e Marguerite Arp-Hagenbach - il fulcro del nuovo museo, inaugurato il 10 aprile 1966 -, poi l'incremento di quel patrimonio su iniziativa di altri artisti o collezionisti - esemplare il gesto di Charlotte Pierburg che nel 1977 legò a Locarno un'opera storica di Paul Klee: Wohin? Junger Garten, 1920, testimonianza di quella che i nazisti consideravano "arte degenerata" (Entartete Kunst).

L'incremento maggiore del nostro patrimonio è giunto ancora una volta da quel crogiuolo d'arte rappresentato dalla famiglia di Remo Rossi: un felice concorso di circostanze associa al nostro scultore la figura di Nesto Jacometti (1898 - 1973), il geniale editore d'arte, fratello di Luigina, la madre di Remo. Nesto Jacometti ci ha donato in eredità un fondo di opere che a poco a poco si va riscoprendo e valorizzando. Oggi attingiamo dal copioso fondo del suo Lascito per mettere in luce l'opera di Zao Wou-Ki (1920-2013), l'artista francese di origini cinesi con il quale Jacometti intrecciò forti legami di amicizia, tanto che il nostro editore gli consacrerà, nel 1955, il primo catalogo ragionato della sua produzione calcografica e litografica. La collezione donata alla città di Locarno rappresenta con tutta certezza un unicum nell'ambito delle istituzioni pubbliche che conservano opere di Zao Wou-Ki; alcune cifre bastano per descrivere la consistenza del corpus: l'opera grafica edita da Jacometti fra gli anni 1950 e 1965, in sodalizio con Klipstein & Co, all'insegna della Guilde Internationale de la Gravure o attraverso la sua geniale creazione - L'Oeuvre Gravée -, conta in totale 52 pezzi; la collezione privata dell'editore presenta invece una tipologia che comprende 45 pezzi originali fra oli, tempere e carte mentre sono 47 le stampe realizzate da altri editori.

La mostra retrospettiva dedicata a Zao Wou-Ki ci invita a conoscere anche la sua produzione recente, le cui opere provengono dalla Successione Zao Wou-Ki. Zao Wou-Ki è un mediatore di culture - una che è ancorata alla tradizione secolare cinese, l'altra orientata invece verso gli orizzonti estremi dell'astrazione.

Zao Wou-Ki nasce a Pechino il 1° febbraio 1920, frequenta in seguito la Scuola di belle arti di Hangzhou sotto la guida del maestro Lin Fengmian. Proprio quest'ultimo suggerisce a Zao Wou-Ki di inoltrare, nel 1947, la richiesta del visto per la Francia. Senza esitare sceglie Parigi, per lui capitale delle arti. Ottenuto il visto nel 1948, arriva a Parigi il primo aprile dello stesso anno. Ben presto Zao Wou-Ki diventa attore sulla scena parigina delle arti, allora molto ricca. Si costruisce una famiglia artistica fra coloro che si affermeranno protagonisti. Li incontra alla Galerie Pierre Loeb (Jean-Paul Riopelle, Maria-Helena Vieira da Silva, Georges Mathieu), nei laboratori di incisione (il poeta Henri Michaux, i pittori Antoni Clavé, Johnny Friedlaender), alla Galerie de France (Pierre Soulages, Hans Hartung, Alfred Manessier).



Grazie all'amico Johnny Friedlaender, la Svizzera occuperà un posto importante nella sua carriera. Per lui non sarà un paese fra tanti poiché proprio in Svizzera avverranno gli incontri decisivi per l'evoluzione della sua arte. Paradossalmente il legame fra Zao Wou-Ki e la Svizzera ha origine in Cina. Si tratta del rapporto fondamentale con la pittura di Paul Klee. A Shanghai, Zao Wou-Ki possedeva, nella sua collezione di libri d'arte, un'opera su Klee che suo zio gli aveva portato da un soggiorno in Europa. L'influsso della pittura di Klee sarà determinante nella sua opera verso la metà degli anni 1950.

Nel 1951, a Berna, dove si trova per una mostra delle sue incisioni allestita da Nesto Jacometti alla Galleria Klipstein, ha l'occasione di vedere alcune opere di Paul Klee. L'incontro può dirsi essenziale poiché gli consente di capire che la pittura non è necessariamente la rappresentazione oggettiva delle cose. Klee usa linee, frecce, punti, lettere che significano qualcosa di diverso da ciò che rappresentano. Questa scoperta, per Zao Wou-Ki quasi iniziatica, gli aprirà le porte dell'astrazione permettendogli di trovare la propria. La comprensione del processo artistico di Paul Klee indurrà Zao Wou-Ki a recuperare una parte dell'eredità culturale cinese per abbandonare a poco a poco la figurazione che sente troppo vincolante. Zao Wou-Ki stravolge il senso dei segni cinesi arcaici dei bronzi e delle iscrizioni funerarie per entrare in un altro mondo rappresentativo. Tale rivoluzione plastica, pur realizzandosi materialmente nel suo laboratorio parigino, nasce intellettualmente in Svizzera.

L'opera e il pensiero di Zao Wou-Ki a nostro avviso sono emblematici, tali da farci capire un particolare approccio che ha segnato l'evoluzione del suo "far pittura", legato intimamente alla poesia, alla scrittura che si è trasmutata in calligrafia e poi in segni simbolici, in colori esuberanti che lo hanno aperto a una nuova luce.

Il legame ideale che Locarno ha forgiato con Zao Wou-Ki è di quelli inscritti in una memoria che non possiamo dimenticare, abbandonare all'oblio, sottolineata dalla mostra personale di Zao Wou-Ki tenutasi nel 1961 alla Casa del Negromante (32 litografie, 20 incisioni e 8 acquerelli), luogo storico che ha cadenzato per più di un decennio la vita culturale di Locarno con rassegne collettive di artisti locali o di spessore internazionale, organizzate da Virgilio Gilardoni e Nesto Jacometti.



In contemporanea:

Casa del Negromante

12-15 settembre 2013

ore 10:00 - 12:00

14:00 - 17:00

Zao Wou-Ki

Grafiche edite da Nesto Jacometti

negli anni dal 1950 al 1965



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Redazione del CorrieredelWeb.it


Ryan Mendoza a Bologna con la mostra Chromophobia. Dal 29 novembre al 10 gennaio



CHROMOPHOBIA
personale di

Ryan Mendoza
Apre venerdì 29 novembre 2013 CHROMOPHOBIA l'attesa personale dell'artista Ryan Mendoza presso il nuovo spazio espositivo di ABC in Via Farini 30 a Bologna.
In occasione della mostra, ideata e promossa da ABC con il Patrocinio della Regione Emilia Romagna, di Genus Bononiae e del CNA, Ryan Mendoza presenterà al pubblico circa quindici opere inedite.

Artista statunitense ed europeo d'adozione; vive infatti tra Napoli e Berlino città che, culturalmente opposte, permettono, ciascuna a modo loro, maggiore indipendenza di ricerca e sperimentazione.  E' considerato dalla critica internazionale una delle personalità artistiche emergenti del contemporaneo e un autentico "caso" nel panorama dell'arte di questi ultimi anni; rappresentato in Italia dalla Galleria Massimo Minini di Brescia, Mendoza vanta esposizioni in gallerie e musei di grande prestigio tra i quali la White Cube di Londra.

Recupera, controcorrente rispetto alla maggior parte degli artisti contemporanei, la pittura che, corposa e materica, rivela essere il mezzo più idoneo alla sua indagine sugli stati d'animo e sulla conoscenza dell'individuo e delle sue paure.

Con uno sguardo rivolto ai grandi del passato e ai miti del Rinascimento e del Barocco come Goya, El Greco, Salvator Rosa, Caravaggio, Gericault o Delacroix, Mendoza apre un suo scenario personale ricco di stravolgimenti e alterazioni: prospettive sproporzionate, anatomie deformate e scenari metafisici creano un'atmosfera straniante.

Le opere, grazie anche ad un sapiente uso della luce e ad una grande capacità di analisi fisiognomica, sembrano come guardarsi ad uno specchio; i protagonisti delle tele di Mendoza sono uomini, donne, ma soprattutto ragazze dallo sguardo assente, perso nel vuoto che suscitano nello spettatore un senso di mistero e una miriade di domande. Sono sagome imbrigliate nel colore pastoso dello sfondo che ricordano una presenza passata, memore di una vita precedente.

Il titolo della mostra "CHROMOPHOBIA" riflette un'indagine profonda che presuppone un fuori e un dentro, luce e oscurità, paura e liberazione. L'intensità del colore e la sua sapiente trasposizione sulla tela rimandano alle pulsioni e agli atti sessuali che per l'artista sono la massima espressione della creatività e del profondo.

La CHROMOPHOBIA emerge nel colloquio tra Ryan Mendoza e George W. Bush che costituisce il testo di apertura del catalogo. Il loro non è tanto uno scambio di battute quanto piuttosto un'analisi reciproca sul valore dell'arte in relazione alle fobie e alle proprie credenze. E' un incontro che mantiene il lettore, come lo spettatore delle sue opere, in una continua tensione emotiva che genera domande profonde.
Parte integrante della mostra sarà "Everything is Mine", il diario che Ryan Mendoza scrive dopo il trasferimento dalla Pennsylvania a Berlino e che sarà pubblicato da Bompiani nel 2014. Un momento duro per l'artista che, ulcerato dal rimorso per aver abbandonato il padre in una casa di riposo americana, ritrova l'ottimismo nella capitale tedesca nella quale aspetta, come promesso, la visita del più importante critico d'arte al mondo. In cerca d'ispirazione, convince sua moglie ed alcuni loro conoscenti a posare nudi per lui: nasce "Everything is Mine" e si dimostra un racconto intimo nel quale è molto sottile il confine tra l'arte e la pornografia. Come anticipazione alla pubblicazione Mendoza tempesterà il pavimento dello spazio espositivo con alcune pagine del libro stampate in 4000 copie, di cui 200 porteranno la sua firma; il pubblico verrà così invitato ad un gioco interattivo di ricerca e sarà il primo lettore, in anteprima, del diario.
Il periodo a Bologna di Ryan Mendoza sarà documentato da Paolo "Fiore" Angelini regista e sceneggiatore italiano.
Ryan Mendoza ha collaborato con Irvin Welsh, Milan Kundera e Bernard-Henri Lévy, suoi primi sostenitori.

INFORMAZIONI UTILI:
Sede espositiva: Bologna, Via Farini 30
Periodo di apertura al pubblico: 29 novembre 2013 / 10 gennaio 2014
Orario: Da lunedì a sabato dalle 16 alle 20, mattina su appuntamento
Informazioni per il pubblico: www.abcbo.it; Tel: 320 918 83 04
Promotore e curatela: ABC
 
Con il Patrocinio di:
Regione Emilia Romagna
 
Genus Bononiae
CNA
Si ringrazia:
GALLERIA MASSIMO MININI

FILIPPO LA MANTIA ALLA BIENNALE DI ISTANBUL CON M’AMA.ART

Il marchio M'AMA.ART di Alessia Montani e Anna Caridi, è stato protagonista di un evento d'eccezione: il grande chef Filippo La Mantia si è esibito in uno straordinario show cooking durante l'inaugurazione dell'esposizione collaterale della Biennale di Istanbul dedicata alle etichette d'autore dei prodotti M'AMA.ART
 
La Biennale di Istanbul si è rivelata negli ultimi anni una delle manifestazioni artistiche più note a livello internazionale, e proprio nei giorni della vernice della prestigiosa kermesse, presso il Camhane Art Center diretto da Yasemin Aslan Bakiri, il marchio M'AMA.ART, noto per la diffusione a livello internazionale delle eccellenze italiane, è sbarcato in Turchia con il grande chef Filippo La Mantia, che ha accompagnato con uno show-cooking (realizzato grazie alla disponibilità di Fulgor, che ha messo a disposizione le sue celebri cucine) l'esposizione delle etichette d'autore dei prodotti M'AMA.ART in un sensazionale evento collaterale della Biennale. Straordinaria e di grande impatto l'installazione di Maïmouna Patrizia Guerresi realizzata con le lattine d'olio, ammirata da molte personalità del mondo culturale romano accorse a Istanbul per l'occasione.
Contemporaneamente all'inaugurazione della Biennale, la sezione Art&Food di M'AMA.ART è stata ospite di uno degli eventi più attesi del mondo culinario e gastronomico italiano: l'apertura della Red Library, la nuova "dimora" dello chef Gaetano Costa presso l'Hotel Boscolo Aleph.
Mimmo Paladino, Emilio Farina, Maurizio Savini, Lithian Ricci, Pietro Ruffo, Oliviero Rainaldi sono alcuni degli artisti che hanno interpretato etichette d'autore per olio, marmellata, cioccolato e altri prodotti distribuiti in esclusiva da Sangue di Puglia S.p.a. e che sono stati esposti proprio durante la serata inaugurale della nuova avventura di Costa con il Boscolo e al Camhane Art Center di istanbul. 
 
L'idea di M'AMA.ART è basata sulla volontà di permettere che l'arte venga apprezzata ogni giorno, attraverso gli oggetti di uso quotidiano. La finalità di questa industria creativa è quella di divulgare in Italia e all'estero prodotti nazionali, capaci di veicolare e trasmettere in modo nuovo l'immenso patrimonio culturale del nostro Paese, fungendo contestualmente come occasione economica per gli operatori che si muovono nel mondo dell'arte e dell'enogastronomia, ma anche della moda e del design. Anche l'aspetto solidale è un tratto distintivo di M'AMA.ART, che infatti sostiene Alpha Women, associazione presieduta da Lale Cander che opera per l'emancipazione delle donne nei paesi in via di sviluppo e per la cura e la prevenzione  delle malattie femminili.

FEAR Rassegma Isola Mutante



La paura che attanaglia e immobilizza, che riduce l'ingegno e alimenta il sospetto, che rende aggressivi fino a scatenare conflitti di proporzioni inimmaginabili giustificati dall'autodifesa, è il tema del secondo evento in programmazione per la Rassegna ISOLA MUTANTE, proposta da Askosarte in occasione del decennale della sua attività artistica nella provincia di Oristano.
Gli artisti coinvolti sono invitati a raccontare la paura di crescere, di amare, del futuro, del nulla, dell'altro, di noi stessi.
Centinaia di tipi di fobie, fino ad arrivare al paradosso di avere paura di avere paura.
 
Home
NONA EDIZIONE
GIORNATA DEL CONTEMPORANEO
FEAR
29 settembre 2013
Project Space Askosarte
Via Trento, 16
Solarussa
INAUGURAZIONE 29 settembre 2013 ore 18.30
I n f o 3407201761
a cura di Askosarte






CINZIA CARRUS_SARA GIGLIO_IPERPLASTICOL_LUCIDEDDU_DANIELA E FRANCESCA MANCA_
MICHELE MARROCU_TONINO MATTU
_MICHELE MEREU_MOJU MANULI_ALESSANDRO MELIS _GIANMARCO PORRU_
Fear, fear, she's the mother of Violence, making me tense to watch the way she breed. Fear, she's the mother of Violence, You know self-defense is all you need. It's getting hard to breathe, It's getting so hard to believe, to believe in anything at all.
Peter Gabriel, Mother Of Violence
La PAURA è madre di ogni violenza - canta Peter Gabriel in Mother Of Violence - mette ansia guardare di cosa si nutra e di come sia contagiosa, la bocca diviene completamente secca, gli occhi s'iniettano di sangue, capisci che lei è lì presente per quel clima subdolo che si sente nell'aria. Diventa difficile respirare e difficile credere in qualsiasi cosa.

La PAURA è liquida - scrive Bauman - sociologo e attento osservatore del mondo contemporaneo, e quella più temibile è la PAURA priva di un indirizzo e di una causa chiari; la PAURA che perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che s'intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. Uno stato di timore strisciante, sospeso nell'aria, onnipresente anche in assenza di un rischio concreto, e di conseguenza ancora più subdolo - può uscire da qualsiasi angolo o fessura della nostra casa o del nostro pianeta: dalla strada, dalle persone che conosciamo o dagli sconosciuti, dalla natura, da altri popoli.

La PAURA è determinata dalla consapevolezza dell'ignoranza individuale, di fronte alla continua e caotica accozzaglia d'informazioni somministrate quotidianamente dai media - sostengono gli studiosi dei mezzi di comunicazione di massa – il costante mutamento dei riferimenti culturali, politici e scientifici, rende sempre più difficile fissare una scala di valori, principii e regole e porta, inesorabilmente, verso una destabilizzazione nevrotica, per placare la quale, si andrebbe alla ricerca di un qualsiasi capro espiatorio da disprezzare, identificato, di volta in volta, nello straniero, nel povero, nel delinquente, nell'analfabeta, nell'omosessuale, e perfino in noi stessi.

La PAURA è il principale strumento di propaganda politica e mediatica - rilevano, e senza scoprire l'acqua calda, alcuni ricercatori - perfino piano strategico delle istituzioni moderne, che come già abbondantemente sperimentato dalla Chiesa e dai Signori nel passato cristiano dell'Europa, la diffondono per ricondurre le esigenze dello stato sociale, al bisogno di protezione dell'incolumità dei singoli individui,  pianificandone, dunque, il consenso e il controllo.

La PAURA è pulsione di morte, sentenzia Mr. Freud, che nel 1925, scrivendo a Einstein e riferendosi alle cause della guerra nelle relazioni tra gli uomini, gli spiega, cautamente, che la guerra nasce da questa pulsione, perché sembrerebbe umano ricondurre la vita a cosa inanimata: proteggere la propria vita distruggendone un'estranea, spingendo la vita a una materia informe, inerte, insomma, a una "cosalizzazione". E per Sartre, ne La nausea, esistere corrisponde proprio a fare questa esperienza, il protagonista sperimenta la bruta cosalità della materia che provoca l'angoscia ma che determina, al contempo, un sotterraneo richiamo verso la quiete e l'abbandono, necessari per potersi continuamente riconfigurare.

La PAURA è sentimento dal quale affrancarsi, ammonisce il presidente americano Roosevelt nel lungimirante discorso pronunciato davanti al Congresso degli Stati Uniti nel 1941, ponendo la liberazione dalla PAURA, come meta politica primaria cui ogni paese civile deve mirare, al pari  della libertà di parola, della libertà di religione, e della libertà dal bisogno.

La PAURA è naturale, dice Osho Rajneesh: non è giudicandola o reprimendola che si può gestire, semmai, si può imparare a osservarla in profondità, in modi nuovi e diversi, per provare a usarla come chiave biologica nella conoscenza di se stessi.

La PAURA è traccia, per gli artisti di Askosarte, per presentare la seconda mostra della Rassegna Isola Mutante, che esplora la famiglia, la società e la religione come possibili strumenti inibitori per la crescita personale e creativa. In FEAR, la PAURA è vista come causa prima dell'ansia cronica che rende rigidi e sospettosi, che alimenta il pregiudizio, la violenza e la diffidenza verso le persone nuove, i modi di pensiero diverso, e i differenti stili di vita.
Chiara Schirru_Askosarte


Cos'è ISOLA MUTANTE

Il progetto ISOLA MUTANTE, pensato per festeggiare il decennale dell'attività artistica di ASKOSARTE, propone tre mostre distinte, FATHERS, FEAR, FAITH, che penetrano aree ben definite di pensiero, ma che in realtà, perseguono tutte l'inedita esplorazione del luogo - in questo caso la Sardegna - che è unità di presente ma anche memoria e inconscio culturale.
Gli artisti, attraverso le loro creazioni, indagheranno i segni e i simboli che spesso, e prepotentemente, filtrano dalle loro opere, per individuare cosa è ancora sentita come sacra memoria, cosa è davvero rimasto degli archetipi del passato, saldamente radicato nel DNA di chi appartiene per nascita o per scelta a questa terra, e cosa è invece in trasformazione.
ISOLA MUTANTE prova a porsi come osservatorio di queste massime alterazioni, nella consapevolezza che esista un continuum spazio temporale e che l'intreccio tra memoria e contemporaneo, sincroni nella creatività artistica, obblighi a reinventare un diverso spazio visivo, che fugga le retoriche turistico - celebrative per condurci, invece, in una sorta di segreto e intenso percorso.
A ospitare il ciclo di mostre sarà il Project Space di Solarussa, spazio inquieto e indipendente che agisce con l'unico scopo di promuovere l'arte contemporanea in provincia, favorendo momenti espositivi che stimolino l'incontro e la collaborazione tra artisti, e naturalmente, l'inserimento dell'arte pensata nell'isola, in una dimensione globale, in grado di confrontarsi con la contemporaneità.

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