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venerdì 20 settembre 2013

Ragusa - Heritage Sicilia Festival, sabato la premiazione delle mostre-concorso

Sabato 21 settembre alle ore 18.00 nella Chiesa di S. Vincenzo Ferreri, con la consegna dei premi ai vincitori dei Concorsi internazionali di pittura e di fotografia, si concluderà la Settimana del Folklore e della Sicilianità, il primo dei tre appuntamenti previsti nell'ambito della prima edizione dell'Heritage Sicilia Festival, organizzato dal Centro Studi Helios e dall'Associazione culturale Heritage Sicilia con il patrocinio del Comune di Ragusa.

Per il concorso fotografico internazionale "Heritage Sicilia 2013", la giuria composta da Ignazio Caloggero, Guido Cicero, Salvatore Brancati, Emanuele Sgarlata, Vincenzo Giompaolo, premierà le foto "Scala dei Turchi" scattata da Alfonso Zammuto (1° classificato), seguito da "Uno sguardo sul passato" di Salvatore Gulino (2°) e da "A Sciuta" di Simone Manciagli (3°). Una menzione speciale andrà anche alle foto di Angela Boccalini ("Tramonto sulle saline") nella sezione Natura, Emanuele Amenta ("Granfonte" - Leonforte) nella sezione Patrimonio storico-artistico, Lello Fargione ("Ore 13 A Sciuta") nella sezione Folklore e Salvo Alibrio ("Preghiere autunnali") nella sezione Varie, che sono risultate tra le più votate nelle singole aree tematiche. Ai primi tre classificati, i cui lavori sono stati selezionati tra oltre 900 fotografie in concorso, andranno un premio in denaro (cinquecento euro per il 1°, duecento per il 2°), più una targa e un catalogo multimediale personalizzato, pubblicato nei siti del circuito "Hermes in Rete". Agli autori delle foto più votate nelle singole sezioni del concorso andranno una targa ricordo, più un catalogo multimediale personalizzato. Oltre 300 scatti, infine, saranno inseriti nel catalogo multimediale del concorso fotografico "Heritage Sicilia 2013".

Per il concorso internazionale di pittura "La Sicilia e i suoi colori", la giuria composta da Salvatore Fratantonio, Giorgio Sparacino, Franco Caruso, Luigi Castellana e Rossella Smarrocchio assegnerà il primo premio (cinquecento euro, targa e catalogo multimediale personalizzato) a Eddy Bettiol per l'opera "Piazza Pretoria Palermo"; il secondo premio (duecento euro, targa e catalogo multimediale personalizzato) a Gianpietro Sorgato per le sue "Pale di Fichi d'India" e il terzo premio (targa e catalogo multimediale personalizzato) a Emanuela Iemmolo con "Primavera Iblea".



Info e contatti
Associazione Heritage Sicilia
Tel. 0932 066058
fax 0932 4130886
web:http://www.heritagesicilia.it
mail:redazione@heritagesicilia.it

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Mostra MADE IN SLUMS 25 settembre Triennale di Milano

Made in Slums - Mathare Nairobi

26 settembre – 8 dicembre 2013

Triennale Design Museum, CreativeSet

 

Dopo le mostre dedicate a Cina, Corea e India, Triennale Design Museum con Made in Slums continua a indagare e a esplorare i territori più inattesi del nuovo design internazionale.

Questa volta i fari del CreativeSet sono puntati su una piccola realtà locale – lo slum di Mathare, a Nairobi, individuato come paradigma della capacità di una comunità di dotarsi di propri strumenti funzionali e simbolici, realizzati in un originale processo di autoproduzione a partire da pochi materiali presenti nel territorio.

La mostra - curata da Fulvio Irace - nasce prima di tutto dal lavoro svolto sul campo dall'ONG Liveinslums, impegnata da due anni in un progetto di cooperazione allo sviluppo che ha incoraggiato la costruzione di una scuola di strada e l'avviamento di un progetto agricolo comunitario nello slum di Mathare.

Mathare è un agglomerato urbano situato a circa 5 km dal centro di Nairobi in Kenya. Con una popolazione di circa 500.000 abitanti è, per ordine di grandezza, la seconda baraccopoli d Nairobi: forse la più antica, certamente quella con peggiori condizioni di vita. È una ex cava che si estende per un'area di circa 3km per 1,5km, in cui i residenti hanno sviluppato una strategia informale ma efficace di economia su piccola scala che si svolge per lo più in precarie case -bottega e in luoghi malsani.

"Come nell'isola di Robinson Crusoe – scrive Fulvio Irace – lungo le frontiere di una spiaggia virtuale che circonda il cuore dello slum, la marea deposita ogni giorno gli scarti della capitale: pezzi di legno, insegne pubblicitarie, tavole e lamiere e soprattutto bidoni, l'elemento base di un progetto di riciclo minuzioso ed efficace.

In simili condizioni, dunque, l'ingegnosità della comunità supplisce alle gravi carenze del territorio, e risponde ai propri bisogni recuperando e trasformando materia di scarto in oggetti a elevato gradiente estetico".

Come afferma Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum: "Senza avere la pretesa di attribuire a questa piccola esperienza locale un valore simbolico eccessivo, è tuttavia evidente che le pratiche creative messe in atto a Mathare trascendono l'orizzonte puramente locale e assumono un senso e un valore più generale".

 

L'associazione ha coinvolto nel progetto il giovane designer italiano Francesco Faccin, proponendogli di realizzare arredi e attrezzature della scuola utilizzando materiali e mano d'opera del luogo. Dall'osservazione dell'ambiente Faccin ha sviluppato l'intuizione di trovarsi di fronte a un sistematico e straordinario catalogo di oggetti realizzati artigianalmente ma pensati in una logica di produzione di piccola serie: coltelli, scarpe in gomma, pentole, un carretto per la vendita di cibi da strada, ecc, che costituiscono il nucleo della mostra al Triennale Design Museum.

Per narrare la storia di questi oggetti i fotografi Francesco Giusti e Filippo Romano hanno realizzato un reportage fotografico che restituisce la complessità del contesto e i volti dei protagonisti. La sezione video in mostra, di Silvia Orazi e Fabio Petronilli, è dedicata al tema delle auto-produzioni e ai mestieri informali presenti nello slum.

Made in Slums - Mathare Nairobi

26 settembre – 8 dicembre 2013

Triennale Design Museum, CreativeSet

A cura di Fulvio Irace

Ideazione e Coordinamento Generale

Liveinslums NGO (Silvia Orazi – Gaetano Berni – Maria Luisa Daglia)

Ricerca e Selezione Oggetti Francesco Faccin

Foto di Francesco Giusti – Filippo Romano – Post Produzione immagini oggetti Pedro Almeida

Progetto di allestimento Luca Astorri – Maria Luisa Daglia – Francesco Segre Reinach

Progetto Grafico Paolo Giacomazzi – Claude Marzotto

Realizzazione Bollate Lab

Video Silvia Orazi – Fabio Petronilli

Catalogo Corraini Edizioni

Triennale Design Museum                    


giovedì 19 settembre 2013

SERSE: DISEGNARE PER ORDINI E NUMERI


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La Galleria Giuseppe Pero è lieta di annunciare la mostra personale di
 

 
 
 
SERSE: DISEGNARE PER ORDINI E NUMERI
 
OPENING: Giovedì 19 settembre  2013 ore 18.00
 
Mostra presentata dal Prof. Riccardo Caldura
 
 
Dal 20 settembre al 15 novembre
lun-ven 14.00-19.00
 
In occasione dell'inaugurazione la galleria rimarrà aperta anche sabato 21 settembre.
 
 
 
 
 
 
COMUNICATO STAMPA

La galleria Giuseppe Pero è lieta di annunciare le mostra personale di

SERSE: Disegnare per ordini e numeri

Concentrato esclusivamente sul disegno a grafite l'artista, triestino di adozione, ha prodotto negli anni una serie considerevole di immagini che gli hanno valso l'inserimento nel volume Drawing edito dalla Phaidon Press, nonché la partecipazione a rassegne internazionali di grande rilievo. Il suo lavoro è contraddistinto da una coerenza e riconoscibilità che ne fanno un unicum nell'odierno panorama nazionale. Non si tratta, nel suo caso, del disegno quale strumento classico per l'elaborazione dell'impalcatura invisibile di un dipinto, e non si tratta nemmeno dell'utilizzo che ne fanno molti artisti contemporanei come appunto visivo precario e fragile. In Serse è l'opera nella sua assoluta compiutezza ad essere dovuta al solo disegno, al 'non più di questo' che il disegno rappresenta: strumento sottoposto ad una analisi vertiginosa che ne sonda tutte le potenzialità. Dalla grafite di Serse è scaturita una delle più intense riletture del tema del paesaggio nell'arte contemporanea: mari, cieli di nubi, montagne altissime, boschi innevati. Cioè la dimensione non umana, sublime, della terra nella sua condizione elementare delle cose prime e ultime. Quasi fosse possibile sondare, attraverso la concreta materialità della grafite, l'anima minerale della terra, le cui trasformazioni avvengono su una scala temporale che non è quella antropologica.
Negli ultimi anni Serse ha approfondito ulteriormente quanto poteva essere incluso, o comunque riportato, a quella grafite che ne ha segnato la carriera. Il richiamo alla condizione minerale della grafite si traduce nella stupefacente serie dei Diamanti, la cui forma perfetta e inalterabile rimanda all'origine cristallografica delle forme primarie della geometria e del costruire. Non è dunque un caso se l'artista ha deciso di confrontarsi anche con l'architettura vera e propria, cioè con la perfezione 'cristallografica' del costruito.  I lavori che Serse ha dedicato all'opera di Carlo Scarpa, in particolare al complesso di San Vito di Altivole, sono fra le più sottili reinterpretazioni del grande architetto. Il titolo con cui Serse presenta questi suoi lavori negli spazi della galleria Giuseppe Pero, riprende una riflessione sul fare artistico che si era effettivamente concretizzata in un intervento all'interno di un'altra architettura scarpiana. Ci si riferisce al Museo Revoltella di Trieste, riaperto dopo lunghi anni di chiusura e poi di restauro, nel 1990. In quell'occasione fra le opere contemporanee invitate a reinterpretare il concetto di neoclassicismo, vi era anche un intervento murale di Gerhard Merz. Una grande scritta (che campa tuttora all'ingresso del museo) concepita dall'artista tedesco come una sorta di omaggio all'arte del costruire e a Carlo Scarpa, sulla base del cui progetto era stata risistemata funzionalmente l'istituzione triestina. Gerhard Merz ha utilizzato un brano dell'Eupalinos di Valery dove Fedro, conversando con Socrate, ricorda come avesse conosciuto Eupalino, il costruttore del tempio, originario di Megara. Delle sue ardue meditazioni notturne non rimaneva traccia nei discorsi agli operai, esprimendosi egli per "ordini e numeri". " E' il modo stesso di Dio", commenta Socrate. Negli intendimenti di Serse, con il termine 'ordine' non va tanto intesa la letteralità del modo di esprimersi di un architetto all'opera in un cantiere, quanto piuttosto quell'intimo accordo fra le parti, che stabilisce il tenersi insieme di materiali e concezione in un'architettura. Ordini e numeri, cioè il senso della misura e del misurare (nell'opera di Carlo Scarpa a San Vito vi è effettivamente una misura che torna come modulo compositivo) e la loro relazione con il concetto stesso del disegno. Ritorniamo così alla riflessione di Serse sul suo strumento, il disegno a grafite: materiale che per propria natura richiama quella dimensione minerale (grafite e diamante sono forme allotropiche del carbonio) di una non solo umana geometria del costruito. Dimensione questa che emerge nella straordinaria opera funeraria dedicata alla famiglia Brion, opera che la serie di lavori di Serse ripropone in tutte le sue sfaccettature, compreso il richiamo ad un rarissimo intervento contemporaneo nella sua città.
                                                                                                  
                                                                                                               Testo di Riccardo Caldura

SERSE: DISEGNARE PER ORDINI E NUMERI

OPENING GIOVEDì 19 SETTEMBRE ORE 18.00
Mostra presentata da Riccardo Caldura

DAL 20/9 AL 15/11 2013
LUN-VEN 14.00-19.00
SABATO SU APPUNTAMENTO
 

 
 


SERSE: DRAWING BY ORDERS AND NUMBERS

OPENING THURSDAY 19 SEPTEMBER, 18.00
Exhibition presented by Riccardo Caldura

FROM 20/9 TO 15/11 2013
MON-FRI 14.00-19.00
SATURDAY BY APPOINTMENT
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© Galleria Giuseppe Pero - Via Porro Lambertenghi 3 - 20159 Milano - Italia - info@giuseppepero.it


A Como la mostra MOVIMENTI DI LUCE di Alberto Marangoni



                                        

Alberto Marangoni

MOVIMENTI DI LUCE

Como

Pinacoteca Civica

Dal 21.09.2013 al 12.01.2014





Le  opere presentate in questa mostra ripropongono, attraverso nuove tecnologie, le ricerche espresse dal Gruppo MID  ( Antonio Barrese, Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca, Alberto Marangoni ) all'interno della tendenza dell'arte cinetica e programmata degli anni sessanta.



Il gruppo è stato uno dei protagonisti dell'arte programmata e cinetica definita dai critici

"L'ultima avanguardia" verso la quale, oggi, si è rinnovato un particolare interesse critico.


Al MID è riconosciuto il ruolo di essere stato alle origini della multimedialità e di aver anticipato i canoni dell'arte interattiva. Dal punto di vista storiografico, invece, gli si riconosce la centralità, del tutto innovativa, della continuità Ricerca-Progetto-Arte, che è presente in tutte le sue opere.

L'elemento focale della ricerca era costituito dalla luce artificiale. 

Agendo e variando le frequenze luminose, sia nell'impiego di lampade a luce 'fredda' (neon, vapori di mercurio, vapori di sodio) sia intervenendo sulle frequenze  (stroboscopia) si riusciva a perseguire il principio fondamentale sul quale si basava la ricerca artistica: l'interattività, cioè la possibilità che il fruitore diventasse, attraverso il proprio intervento, parte integrante ed attiva dell'opera stessa.


Nell'ambito dell'attuale attenzione critica verso la tendenza dell'arte cinetica, come movimento anticipatore degli attuali processi multimediali, Alberto Marangoni presenta la riedizione dei risultati di quelle lontane ricerche, con nuove opere inedite realizzate con criteri e tecnologie attuali.


La mostra si articola in diverse sezioni. La prima sezione propone, attraverso opere e varie documentazioni storiche, le origini del Gruppo MID Ricerche Visive attivo a Milano dal 1964 al 1972. Le altre sezioni sono composte da opere realizzate recentemente utilizzando la tecnologia dell'illuminazione a Led.


Tutte le opere esposte sono interattive. Il fruitore, attraverso appositi dispositivi, interagisce con l'opera modificandone la forma, la composizione e i valori cromatici.

Le opere esposte sono corredate da una serie di rilevamenti fotografici effettuati dagli studenti del Corso di fotografia dei beni culturali dell'ISIA di Urbino dove Alberto Marangoni è stato docente, per più di trent'anni, per i corsi di Basic Design e di Design per l'Ambiente.



Il progetto di allestimento e della comunicazione è stato curato dallo studio

Marangoni Design & Co di Como.

Fotovoltaico, Detrazione 50% fino al 31/12/2013

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mercoledì 18 settembre 2013

Ludovica Gioscia | Vermilion Glow Bleeds Rust | 25 Settembre h. 18.30 Galleria Riccardo Crespi

Ludovica Gioscia

Vermilion Glow Bleeds Rust

Preview 25 Settembre 2013 h. 18.30

26 Settembre – 31 Ottobre 2013

L'artista sarà presente alla preview

 

La Galleria Riccardo Crespi presenta Vermilion Glow Bleeds Rust, mostra personale dell'artista italiana Ludovica Gioscia.

Il riferimento linguistico riecheggia i nomi altisonanti ed iperbolici ma spesso completamente privi di logica di alcune categorie di beni di consumo, in particolare i cosmetici: l'artista infatti colleziona ossessivamente da molti anni materiali collegati ai fenomeni che intende indagare, dalla subcultura dei Paninari alla pubblicità, dalle carte da parati alle riviste.

Gli interessi principali di Ludovica Gioscia sono i meccanismi di vendita e l'antropologia sociale: le opere che ne risultano sono ibridi all'interno di un'estetica d'intrattenimento di massa. Fortemente legata ad un'idea barocca, la sua pratica esplora l'edonismo attraverso la Storia e mostra le nostre dinamiche dalla compulsione per la distruzione, che permette al ciclo del consumo di esistere, alla pornificazione dei media, in cui è sempre più presente un'estetica ai confini con la scatologia.

Fulcro dello spazio inferiore della galleria è il nuovo "campscape" Description de l'Egypte, che prende il titolo da un'omonima raccolta di litografie compilata da artisti e studiosi inviati da Napoleone a documentare scientificamente l'antico e il moderno Egitto tra il 1798 e il 1801 e trae ulteriore spunto dalle novelle di JG Ballard, in particolare Hello America del 1981, in cui l'autore descrive il panorama di un'America desolata con banche e shopping malls sommersi da sabbia di ruggine, creata dalla polverizzazione di decenni di macchine abbandonate.

Quella che Ludovica Gioscia propone è una nuova archeologia: il campscape è infatti una particolare tipologia di lavoro che si ispira ai complessi allestimenti di presentazione dei prodotti nei centri commerciali. In questa nuova opera, l'artista utilizza come supporto tavoli usati da anni nel suo studio e che hanno accumulato anni di stampe, tagli, buchi, cui ha aggiunto altri oggetti provenienti da ulteriori archivi di packaging, un vero e proprio paesaggio archeologico in cui prodotti attuali vengono nascosti per essere riscoperti da futuri scienziati.

Sempre più presente nel lavoro della Gioscia il bisogno di rapportare il corpo umano all'universo degli scarti, qui l'atto del consumo è inscindibile dalla dinamica dell'ingerire – digerire – espellere. A tal proposito, come il corpo si serve di organi, l'artista ha costruito strutture e dispositivi che permettano alle sue opere di esercitare le medesime dinamiche.

Completa la mostra una sorta di campionario di carte da parati ideate e realizzate interamente dall'artista secondo una procedura che le è ormai connotante, in cui la Gioscia ricerca e "digerisce", semplificando e ripetendo, immagini complesse, rendendole quasi un logo improntato al marketing.

L'operazione ha ancora una volta un riferimento archeologico, benché si tratti qui di archeologia industriale: i centri di produzione artigianale intorno alla zona di Calasetta in Sardegna, futura meta di residenza dell'artista presso la Fondazione MACC.

 

Ludovica Gioscia, nata a Roma nel 1977, vive e lavora a Londra.

Alcune mostre: 2013 Liquid Sky Fits Heaven, House of Peroni, London; I killed my father…., Allegra LaViola Gallery, New York, a cura di Invisible-Exports 2012, Forecasting Ouroboros, MACRO, Roma; Cast Contemporaries, Edinburgh College of Art, Edinburgo, a cura di Chris Dorsett e Margaret Stewart (parte del festival di Edinburgo); Preposterous, La Scatola Gallery, London; Product Placement, Angus-Hughes Gallery, London, curated by Mark Selby; Dreaming Beauties, Galleria Riccardo Crespi, Milano; Material, Salon 94, New York, a cura di Duro Olowu; 2011 Two Peacocks, Gallery North, Newcastle; Never Talk to Strangers, Edel Assanti, London, a cura di Charlotte Artus; Apocalypstick, The Nunnery Gallery, London; The Shape of Things, Ferrate Gallery, Tel-Aviv  2010 Paninaro, The Agency, Londra; Wild Boys, Vitrine Gallery, Londra; Going International, Flag Art Foundation, New York; Carte Blanche, Analix Forever, Ginevra, a cura di Michele Robecchi; Murals, Fundació Miró, Barcelona, a cura di Martina Millà; Playboy Bunny Redux, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh, a cura di Eric C. Shiner, Aaron Baker and Ned West 2009 Papered Portraits, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; Tiger Economy, Sara Tecchia Roma New York & The Agency, New York e Londra; 2008 The Krautcho Klub,176 London, curated by  176/Zabludowicz collection and Anna-Catharina Gebbers;The Agency, Londra; Wanderlust, Srinakharinwirot University, Bangkok, Il Rimedio Perfetto, Galleria Riccardo Crespi, Milano, a cura di Marco Tagliafierro;2007 The Weasel, South London Gallery, curated by Kit Hammonds; Yourlineismakingmesowetiloveit, Sara Tecchia Roma New York, New York; Sequence & Repetition, Jerwood Space, London 2006 Are you experienced?, FuoriUso 06 – Ex Mercato Ortofrutticolo, Pescara / WAX, Budapest / MNAC, Bucharest. Mostra itinerante a cura di Paolo Falcone e Nicolas Bourriaud.

 

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