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lunedì 23 novembre 2009

My way a LOFT gallery arte contemporanea

LOFT gallery arte contemporanea

Presenta

My way

Opening domenica 6 dicembre 2009 ore 18.00

11 Artisti, 11 strade differenti, 11 modi di comunicare. My way è una collettiva dinamica, senza costrizioni dove ogni artista ha il piacere di donare la propria arte.

L'open space questa volta diventa un contenitore-vetrina per ammirare idee, stili e qualità artistiche elevate.

Artisti in "campo":

Erica Campanella. si presenta con un'opera su rame accompagnata da una installazione pittorica su carta. Tutto tono su tono. Visi narranti in cui specchiarsi .

Maurizio Cariati. Giovane, fresco, brillante si propone in veste più raffinata del solito con un'opera estroflessa su tessuto bianco dove i dettagli sono curati con attenzione. A little box accompagna l'opera, che sia il nostro occhio indiscreto sul quotidiano?

Francesco De Molfetta. Giovane artista di lungo corso grazie a un ricco curriculum. E' ironico, geniale, sempre sopra le righe. Destabilizzante. Possedere una sua opera allunga la vita…

Giorgio Laveri. Il Re della ceramica per comunicabilità e riferimento alla realtà. Le sue creazioni sono poesia,dove ogni oggetto si spoglia della sua essenza divenendo metafora di se stesso.

Mario Loprete. E' legato visceralmente ai suoi b.boy, ragazzi che vivono la strada forti di un mondo che vuole esistere e che l'artista vuole far emergere.

Andrea Marcoccia. Way fortissimamente way nelle nuove opere dell'artista romano che ci regala un profondo senso di libertà unito a un gesto pittorico sempre più interessante.

Vincenzo Marsiglia. I suoi segni iconici ritmicamente ripetuti sono l'emblema del suo creare e danzano su tela e altre superfici rendendo ogni opera estremamente significante e poetica.

Carlo Pasini. Ci offre un figurativo non definito realizzato con acrilici, smalti e puntine da disegno che rendono mutevole la superficie dell'opera favorendo un viaggio oltre l'immagine.

Andrea Riga. Giovane, surreale, profondo, melanconico si presenta con un'opera complessa dove un ritratto che in apparenza mostra un'epidermide dilatata ci rimanda ad una membrana contenitore di un corpo in decomposizione. La pelle diventa così lo specchio dell'anima e narra il nostro vissuto.

Denis Riva. Altro giovane artista di valore, il cui gesto pittorico è primitivo e puro. Le sue opere parlano, facendo vibrare l'anima anche al più inconsapevole osservatore grazie a un labirinto di memorie, affinità ed emozioni.

Vittorio Valente. Le sue realizzazioni artistiche attraggono a livello tattile e costringono a pensare. La materia utilizzata così soffice e apparentemente innocua nasconde nelle sue forme significati complessi.

My way è un ventaglio di proposte artistiche, valide e recensite, dell'arte contemporanea dove incamminarsi per ampliare ed attualizzare i propri orizzonti artistici.


My wayCampanella,Cariati,De Molfetta, Laveri, Loprete, Marcoccia, Marsiglia,Pasini, Riga, Riva, Valente- 6 dicembre 2009 al 20 gennaio 2010

Loft gallery di Angela Trimboli

Via margherita, 47-87064 Corigliano Calabro (CS)

tel.098383703-cell.3475948491

www.loftgallery.it ; angelatrimboli@loftgallery.it

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Da: Vincenzo Marsiglia <vincenzoma@libero.it>

Mostra “La Monaca di Monza” al Castello Sforzesco



CASTELLO SFORZESCO. DOMANI L'ANTEPRIMA DELLA MOSTRA "LA MONACA DI MONZA"

Milano, 23 novembre 2009 – Domani, martedì 24 novembre, alle ore 9.30, nelle Sale Panoramiche del Castello Sforzesco si terrà l'anteprima per la stampa della mostra "La Monaca di Monza", in programma dal 25 novembre al 21 marzo 2010.
Oltre 60 opere di artisti dell'Ottocento italiano, quali Francesco Hayez, Mosè Bianchi, Giuseppe Molteni, Gaetano Previati, restituiscono l'affascinante volto di una donna la cui vicenda, segnata da passioni e delitti, culmina nella terribile condanna che riecheggia tra le pagine degli atti del processo, eccezionalmente esposti.
L'iniziativa, curata da Lorenza Tonani, è promossa dal Comune di Milano, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, della Provincia di Monza e Brianza. Ideata e prodotta da Alef, la mostra è sponsorizzata da LeNord.

Saranno presenti:
Claudio Salsi, direttore del settore Musei del Comune
Pietro Allegretti, direttore di Alef cultural
Lorenza Tonani, curatrice della mostra


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Redazione del CorrieredelWeb.it
www.CorrieredelWeb.it

Carlo Bernaridini: La luce che genera lo spazio


Luogo: Galleria Delloro

Indirizzo: via del Consolato 10 – 00186, Roma.

Vernissage: Venerdì 4 dicembre ore 19.00 (fino al 15 febbario)

orari: martedì-sabato 16.30-19.30

telefono: 06 / 64760339

Web: www.galleriadelloro.it

Mail: info@galleriadelloro.it

Geometrie di luce rimbalzano fra i palazzi per poi aggredire le sale della galleria, le fibre ottiche penetrano dalle facciate dei palazzi negli spazi espositivi coniugando così l'ambiente esterno con l'ambiento interno.

Delloro Arte Contemporanea è lieta di presentare il primo intervento ambientale urbano di Carlo Bernardini a Roma.

Dopo qualche anno di assenza nella capitale l'artista ci stupisce ancora una volta con un'installazione site specific che coinvolge oltre gli spazi espositivi i palazzi prospicienti alla galleria: le linee di luce ridisegnano la facciata cinquecentesca di San Giovanni dei Fiorentini che fa da sfondo all'intervento in fibra ottica di via del Consolato, allo spettatore viene rivelato uno spazio riconfigurato completamente, le architetture circostanti continuano ad esistere ma reinterpretate con diverse prospettive, un nuovo piano geometrico vi si sovrappone ma contemporaneamente interagisce e dialoga con esse.

Come lo stesso artista ci rivela "L'installazione si appropria dello spazio e lo fagocita nel suo interno. E' un rapporto di dominio quello che la forma spaziale instaura con il luogo, lo penetra, lo feconda, lo riduce in suo potere sino a trasformarlo in essa stessa".

Al centro della sala una grande scultura in acciaio inox riceve la fibra ottica e ne moltiplica le geometrie luminose sulle pareti della galleria che perde il suo ruolo di semplice contenitore trasformandosi appunto in opera d'arte essa stessa.

Ma l'installazione alla Galleria Delloro assume una valenza sopratutto riepilogativa, in essa sono racchiusi i concetti e i traguardi dell'ultimo anno di ricerca, anno che soprattutto sotto il punto di vista espositivo per Bernardini è stato veramente impegnativo.

Innanzi tutto la grande personale a Milano da Grossetti Arte Contemporanea, dove l' artista ha sviluppato il concetto di attraversamento degli spazi bucando letteralmente le mura della galleria, l'esposizione a Villa del Grumello a Como in occasione di Open Mind(s) e l'invito da parte di Bruno Corà al Museo d'arte contemporanea di Lugano con un opera omaggio a Duchamp.

Sempre del 2009 è stata la grande installazione a New York in occasione del D.U.M.B.O. Art Festival che quest'anno ha visto un affluenza di più di 5.000 visitatori, dove l'artista ha presentato una aggiornata versione dello "Spazio permeabile" esposto nel 2003 alla Quadriennale, servendosi oltre che della fibra ottica anche della superficie elettroluminescente, un vero e proprio tessuto luminoso posto in dialogo con le geometrie lineari delle fibre ottiche.

Dopo i grandi interventi ambientali a Valencia (al Giardin Mediterraneo di Santiago Calatrava nel 2007) e a Bologna (a Piazza S.Stefano, la Piazza delle Sette Chiese in occasione di Art First 2009) non viene smentita la propensione di Carlo Bernardini a misurarsi con architetture di grandi dimensioni: a metà novembre infatti è stato presentato l'ambizioso progetto di Palazzo Litta, dove le fibre ottiche partendo dalla facciata del palazzo seicentesco si insinuano sino alle sue sale interne attraversando pavimenti e pareti, inglobando e ridisegnando gli spazi architettonici.

Da non dimenticare infine la partecipazione al progetto Twister dei musei lombardi, che ha portato all'acquisizione da parte del MAM di Gazoldo degli Ippoliti di una sculto-installazione di 6 metri in acciaio e fibre ottiche ora in mostra permanente nei giardini del museo.

A coronare questo denso anno espositivo a gennaio 2010 verrà presentato in occasione dell'Arte Fiera di Bologna un volume monografico che ripercorre 20 anni di attività, comprensivo dei testi teorici di Bernardini e i principali testi critici sul lavoro dell'artista.

Carlo Bernardini nasce a Viterbo nel 1966; esordisce nei primi anni '90 con una pittura astratta la cui attenzione è rivolta al confronto dialettico tra la linea e il monocromo, affrontando fin da subito il tema concettuale e raffigurativo del rapporto spazio-luce.

Questa ricerca lo porta nel 1996 a presentare al Palazzo delle Esposizioni di Roma per la XII Quadriennale dei lavori su tavola di grandi dimensioni con interventi di pigmenti e fosforo che, attraverso l'esposizione alla luce di Wood, generano due distinte e autonome condizioni visive: la prima in luce reale, la seconda al buio come una sorta di negativo fotografico della prima.

Nella prima metà degli anni '90 il suo lavoro giunge ad affrontare la terza dimensione, dapprima facendo fuoriuscire dalle superfici di tela o tavola dei tubi d'acciaio che proiettano ombre reali, poi progettando e realizzando a partire dal 1996 installazioni in fibre ottiche e sculture-installazioni in acciaio inox e fibre ottiche, superfici OLF (Optical lighting film) e superfici elettro-luminescenti, che lo spettatore percepisce in modo diverso, e con forma diversa, a seconda del variare della sua posizione nello spazio.

Nel 1997 pubblica il saggio teorico sulla Divisione dell'unità Visiva, dove affronta, appunto, la relatività delle percezioni e sensazioni nei confronti dell'opera.

Al 1999 risale la prima mostra personale alla Galleria Spaziotemporaneo di Milano, città nella quale si trasferirà a vivere e insegnare dopo una lunga permanenza nella capitale.

È proprio la sperimentazione di un mezzo espressivo nuovo come la fibra ottica che lo spinge ad interagire con le architetture e gli spazi esterni, giungendo così a trasformare l'ambiente da contenitore dell'opera ad opera stessa, concependo l'installazione come uno spazio permeabile dove lo spettatore entra, vivendo una nuova dimensione ridisegnata dalle linee di luce.

Dalla fine degli anni '90 gli vengono commissionate le prime installazioni ambientali in grandi spazi esterni; tra gli interventi di maggiore rilievo in luoghi pubblici và menzionata l'installazione alla Galleria Nazionale della Pilotta a Parma (1998), l'intervento ambientale a Reggio Emilia nella spettacolare cornice cinquecentesca dei Chiostri di San Domenico (1999) e la grande installazione a Padova realizzata su via Fiume al Palazzo della Ragione (2000).

Nel 2002 viene invitato alla XX Triennale di Milano e a Sculpture Space, Utica (New York); l'anno seguente alla XIV Quadriennale al Palazzo Reale a Napoli.

Sempre nel 2002 vince il premio Targetti Art Light Collection White Sculpture e per ben 2 volte (nel 2000 e nel 2005) il premio Overseas Grantee della Pollock Krasner Foundation di New York.

Proprio i numerosi soggiorni newyorkesi di questi anni sono determinanti nella concezione delle nuove sculture in cui la linearità, la tensione, e la spinta verso l'alto risentono del fascino dell'architettura razionale, verticale, luminosa e specchiante dello skyline della metropoli.

Nel 2004 progetta La Quarta Direzione dello Spazio, un'ipotesi visiva sperimentale in cui all'interno dell'installazione in fibra ottica si attivano al passaggio dei visitatori dei video interattivi di luce astratta in movimento, mirando a creare una sovrapposizione simultanea della percezione dinamica sulla percezione statica.

La realizzazione definitiva del progetto a cui prende parte con i video la film-maker brasiliana M.Sobral avverrà poi quattro anni più tardi a Milano presso la Galleria Bruna Soletti di Milano.

Tra le esposizioni internazionali di maggior prestigio di questi anni vanno citate la mostra del 2002 alla National Gallery of Contemporary Art di Bangkok, la grande mostra del 2004 al Museo Paço Imperial di Rio De Janeiro e la presentazione nel 2007 dell'installazione Event Orizont allo Swing Space di New York.

Del 2008 è il progetto Light Waves, opera permanente installata nell'ingresso dell'aeroporto di Brindisi in cui Bernardini attraverso l'interazione tra le sue sculture prismatiche di luce e un'installazione audiovisiva, genera una pulsione impalpabile dello spazio totale modificando la percezione del luogo.

Nello stesso anno presenta un gigantesco intervento ambientale nel "Giardin Mediterraneo" della Ciudad De Las Artes Y Las Ciencias di Valencia ponendo in dialogo le sue geometrie di luce con la celebre opera architettonica di Santiago Calatrava.

Contemporaneamente progetta per il Museo La Nau dell'Università di Valencia un'installazione che si estende in altezza su tre piani degli spazi espositivi, creando un disegno che cambia secondo i punti di vista e secondo gli spostamenti dello spettatore, che si trova così a vivere fuori e dentro l'opera. Un ulteriore sviluppo sperimentale del linguaggio si riscontra nelle Interrelazioni nello Spazio al Castello di Rivara, in cui un'unica installazione in fibre ottiche eludendo la fisicità delle pareti ingloba al suo interno gli ambienti , passando da parte a parte senza soluzione di continuità.

Ancora del 2008 è la sua mostra personale al Museo di Lissone, dove presenta oltre ad uno spettacolare intervento nelle sale del museo, un'imponente installazione aerea in esterno.

Il 2009 è un anno molto impegnativo sotto il punto di vista espositivo: in occasione di Art First 2009 presenta Codice Spaziale, un imponente installazione aerea che sovrasta la centralissima Piazza S. Stefano, viene invitato a New York per il D.U.M.B.O. Art Festival e realizza una grande scultura ambientale per il MAM – Museo Arte Moderna e Contemporanea di Gazoldo degli Ippoliti (MN) ed un'installazione alla GAM di Gallarate.

Lo stesso anno presenta un ambizioso progetto a Palazzo Litta, dove le fibre ottiche partendo dalla facciata del palazzo seicentesco si insinuano sino alle sue sale interne attraversando pavimenti e pareti, inglobando e ridisegnando gli spazi architettonici.

Sempre del 2009 sono le sue ultime tre mostre personali: alla galleria torinese Velan nella quale presenta l'installazione Codice Progressivo dello Spazio, a Milano da Grossetti Arte Contemporanea dove la fibra ottica attraversa e oltrepassa le pareti della galleria e infine alla Galleria Delloro di Roma dove progetta un'installazione che partendo dai palazzi prospicenti alla galleria penetra e si sviluppa all'interno degli spazi espositivi.

Carlo Bernardini vive e lavora a Milano; insegna Installazioni Multimediali presso l'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.



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Postato su IL COMUNICATO STAMPA

LOBODILATTICE N.108



COPERTINA N. 108 selezionata da Ivan Quaroni: "Self Potrait (a tribute to ronny cutrone)". T
ecnica mista su tela 2009, di Michael Rotondi

PRIMO PIANO

-REGINA JOSE' GALINDO – JUEGOS DE PODER

Articolo di approfondimento sulla mostra "Juegos de poder" di Regina josè Galindo presso Prometeo gallery.
di Martina Colajanni
"L’ipnotizzatore si muove sicuro di sé e continua ad esercitare delle minacce verbali e a trasmetterle un senso di sottomissione sia psicologica che fisica . Le parole, le azioni, lo sguardo, i movimenti del corpo: tutte caratteristiche mirate al tema centrale dell’opera...." Il potere che alcuni individui esercitano è tale da assumere caratteristiche ipnotiche, allora colui che ne è soggiogato si sottomette indifeso. Il carnefice che violenta la sua vittima e la vittima compiacente, avvinta da questo irrinunciabile gioco di emozioni contrastanti.

Regina José Galindo - Juegos de poder - Opening / venerdì 18 settembre 2009 / ore 19.00. Fino al 21 ottobre 2009 / mar-sab. / 11.00-14.00/15.00-19.00 - prometeogallery di Ida Pisani / via Ventura 3 / Milano info@prometeogallery.com / www.prometeogallery.com / T/F + 39 (0)2 26024450


-PAROLA AGLI ARTISTI, intervista a Silvia Negrini

Uno dei lavori a cui l'artista è particolarmente affezionta, "La strage di Bologna", si rivolge ad un approccio sociologico della realtà. Utilizzando materiali come la carta millimetrata, riesce a rappresentare il tragico evento con minuzia di particolari, mostrando attenzione verso la percezione che ne deriva, una volta "campionato" l'accadimento. Alla domanda: "Se dovessi spiegare l'arte ad un bambino?" Silvia Negrini, umoristicamente, risponde: "Ti do 5 euro se non me lo chiedi più..."


-VITTORIO SGARBI E ''L'ESTETICA DEL CROLLO"
Un’inconsueta uscita vestito da prete con l’umile abito nero, pronto per iniziare un sermone. La predica in realtà è un brano commovente, tratto dal diario fittizio di un ebreo, che racconta i suoi ultimi giorni a Varsavia. E’ il crollo del ghetto, con la perdita della famiglia, le violenze, l’orrore, la resistenza armata...

Sgarbi, l’altro. Dal 10 al 15 Novembre 2009 - Teatro Ciak Webank Fabbrica del Vapore, Via Procaccini, 4 - 20154 Milano Tel. 02.76110093 - Fax 02.76110322 www.teatrociak.it



Per informazioni e news: www.lobodilattice.com

Mostra "Lo stile dello Zar"


LO STILE DELLO ZAR
Prato
Museo del Tessuto
19 settembre 2009 - 10 gennaio 2010


Si è aperta di recente a Prato la mostra dal titolo "Lo stile dello zar": non a caso il luogo dell'esposizione è il Museo del Tessuto della città, legata da sempre ad un'importante tradizione del settore tessile.
Gli spazi sono quelli dell' ex Cimatoria Campolmi, nel pieno del centro storico della città, edificio dell'archeleogia industriale del XIX secolo, dove, dal 2003, ha preso ubicazione il Museo; qui, antico e moderno, sia nella struttura dell'edificio che nei materiali ed oggetti dell'
esposizione permanente, così come nella mostra in questione, si sposano in
una fusione equilibrata e "naturale".
Le varie sezioni ci raccontano quelli che sono stati i rapporti e i legami tra Italia e Russia tra XIV e XVIII secolo, nello scambio continuo tra i vari linguaggi artistici, la moda, i
tessuti...

Interessante il corridoio introduttivo/interattivo alla mostra: una serie di pannelli si offre allo spettatore per spiegare dettagliatamente funzionamento e uso della tessitura ad pettine, prendiamo confidenza con i termini di ordito e trama, e in appositi contenitori in plexiglas possiamo direttamente, attraverso il tatto, sentire le differenze tra l'impalpabile
cachemire, la morbida angora, la leggerezza della seta, fino ad apprendere le differenze fra i vari filati ...

Il progetto della mostra nasce dalla collaborazione della Fondazione Museo del Tessuto di Prato, il Polo Museale Fiorentino, l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze con il Museo Ermitage, il Museo del Cremlino e il Museo Statale Russo; la realizzazione è a cura di
Villaggio Globale International e la selezione delle opere del comitato scientifico nelle persone, tra gli altri, di Cristina Acidini, soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Daniela Degli Innocenti, presidente della Fondazione e Tatiana Lekhovich dell'Ermitage di SanPietroburgo.

I prestiti provengono inoltre da altre importanti istituzioni italiane quali il Museo degli Uffizi di Firenze, il Museo del Bargello e lo Stibbert, la Galleria Palatina, i Musei Civici di Venezia e il Palazzo del Principe di Genova.
Più di centotrenta opera tra pittura, antichi lampassi, damaschi e velluti, paramenti sacri, ci illustrano rapporti e relazioni tra il mondo occidentale, in particolare l'arte tessile italiana e toscana, e quello della Moscovia.

L'esposizione si snoda attraverso 4 sezioni:
nella prima, viene esaminato il periodo che va dalla seconda metà del XIV quello rinascimentale: ad accoglierci in questo spazio minimalista ed essenziale, un paliotto del 1336 di Jacopo Cambi, oltre che a bellissimi lampassi (un genere di tessuto prodotto dal X secolo in poi) e velluti nei quali, oltre alle lavorazioni, acquisiamo i vari significati e la
simbologia di elementi animali e vegetali quali aquile, uccelli, grifoni, rosette, melograni...
Fu inizialmente Lucca ad avere il primato nella produzione di tessuti di alto livello artistico, quindi Venezia e Firenze.

Più avanti nel corso dei secoli i tessuti si arricchiscono di broccature e ricami in seta, comparendo anche nelle opere pittoriche degli artisti del tempo; la Chiesa ne farà uso per i paramenti sacri e, in questo modo, per affermare il proprio prestigio.
Esposto in mostra il Paliotto donato da Sisto IV della Rovere, eseguito su disegno di bottega

Nella seconda sezione vengono analizzate le modalità di scambi commerciali tra l'Italia e la Moscovia, i cui rapporti si snodano attraverso i porti di Caffa e Tana, città situate rispettivamente sul Mar Nero e il Mar d'Azov: è qui che iniziano a circolare pellicce di volpe, zibellino, ermellino, che, caratteristiche della Russia, divengono anche parte
fondamentale dell'abbigliamento della classe mercantile italiana: l'infittirsi dei rapporti tra lo zar e l'Europa sono testimoniati, tra l'altro, dal diplomatico Sigismondo Herberstein (1486 - 1566).
Sono a tale proposito esposte opere di Tiziano, Paris Bordon, Tintoretto, Domenico Parodi.
A sottolineare i rapporti tra corte medicea e russa, sono tra l'altro presenti in mostra i
doni da parte di Pietro il Grande a Cosimo II: la bussola magnetica in avorio e gli arazzi cinesi in seta.
Nel corso del XVI secolo, le manifatture italiane, ormai divenute celebri e producenti velluti e riferimento più importante per le ambasciate europee, le quali commissionano i preziosi manufatti da inviare alla corte dello zar; nello stesso modo, anche i paramenti liturgici ortodossi tempestati di pietre preziose e perle di fiume e ricamati con fili in oro e argento, vengono confezionati con gli stessi tessuti italiani.

Nella terza sezione della mostra ci avviciniamo alle influenze esotiche dell'Oriente sulla nobiltà europea: la "zimarra" , indumento originario della Turchia, diventa, insieme abbigliamento più in voga nel periodo (v. sopra "Ritratto di giovane donna " di Tiziano).
Siamo sul finire del XVII secolo e l'influenza tra il gusto italiano e quello russo è anche
testimoniata da alcuni abiti provenienti dal guardaroba di Pietro il Grande e conservati al Museo dell'Ermitage; più avanti, nel corso del secolo successivo, sarà il modello francese ad essere preso dalla corte moscovita come riferimento sia dal punto di vista artistico che in campo tessile.

Non è possibile concludere questa pagina sulla mostra pratese senza spendere qualche parola in merito all'allestimento dell'esposizione che possiamo definire decisamente "impeccabile" e questo grazie al lavoro ideato da Guicciardini & Magni Architetti che hanno progettato all'interno del percorso espositivo, in un alternarsi di ombre e intensi bagliori, una serie di pannelli/maschere traforati/e, che riprendono i motivi dei tessuti del tempo, attraverso i/le quali passa e filtra la luce, la quale proietta, molto suggestivamente, l'ombra sul pavimento e sulle pareti delle sale.

Le opere cossiddette delle arti minori sono racchiuse in teche mobili molto semplici e minimali, mentre lo spettatore può leggere le note dei viaggiatori verso la Russia del tempo su pareti palificate di legno.
Il vetro, il materiale più usato nell'allestimento, con la sua leggerezza e neutralità, ci fa concentrare sull'opera d'arte contenuta, così come è molto bella la disposizione frontale di alcune grandi teche e delle basi grige poste ai loro piedi la cui funzione è anche quella di far sostare maggiormente lo spettatore innanzi ad esse.

Nella penultima sala, insieme alle opere esposte, ci accolgono sulle pareti in alto, le proiezioni in bianco e nero delle filmografia sovietica: scene di capolavori del grande cinema come "Ivan il Terribile" di S. Ejzeinstein, ci accompagnano lungo l'ultimo tratto del nostro interessante percorso.

La quarta e ultima sezione è rivolta al Settecento; nella sala sono esposti quattro ricami del periodo di grandi dimensioni destinati questa volta al campo dell' arredamento; proprio la maestosità di questi quattro tessuti serve ad introdurci ad un'altra opera di grandi dimensioni, ma questa volta pittorica: la pala della "Circoncisione" di Lodovico Cardi detto il Cigoli commissionata nel primo Seicento per la chiesa di S. Francesco di Prato ed entrata a far parte delle opere del Museo dell'Ermitage nel 1825.

Onorina Collaceto


La pagina è visibile sul sito: http:
http://digilander.libero.it/viaggi.
arte/viaggiarte


domenica 22 novembre 2009

MODENA, UN CAPANNONE PER VIAGGIARE TRA LE PERIFERIE DELLE ARTI

MODENA, UN CAPANNONE PER VIAGGIARE TRA LE PERIFERIE DELLE ARTI
Dal 10 al 20 dicembre danza, musica e ricerca contemporanea a "Periferico"


Sei serate di spettacoli e performance contemporanee, due di
riflessione sui mutamenti degli spazi urbani, a partire dall'idea di
periferia come luogo di novità e sperimentazione: dal 10 al 20
dicembre al quartiere industriale Sacca di Modena tornerà
"Periferico", festival indipendente organizzato nell'ex capannone
Spaziolelune di via Staffette Partigiane 31/b dall'associazione
culturale Amigdala.

Il festival, giunto alla seconda edizione, si apre con Tea Room, una
no-stop dedicata alle proposte più fresche e originali del territorio,
e si conclude con un omaggio alla grande coreografa Pina Bausch. Nel
mezzo, punta sulla ricerca e sulla scena off con danzatori, musicisti,
attori e performer che porteranno in scena linguaggi diversi, tutti
accomunati dall'amore per i margini, le periferie e le differenze.

Dietro i vetri scuri di "Pulmino Fiat Theatre", in sosta nel
parcheggio di Spaziolelune, le brevi performance dei Semivolanti
esploreranno i confini tra pantomima, video-arte e teatro d'attore.
Nel tunnel di "Pneuma" i Sineglossa metteranno in luce la relazione
tra corpo e spazi ristretti come anfratti, cunicoli e cambuse. In
"Perché ti devo amare?" la ricerca vocale di Meike Clarelli e Sophie
Ann Herin condurrà gli ascoltatori tra le periferie dell'amore. Chiara
Frigo in "Takeya", lavoro vincitore dei premi Giovane danza d'autore
Veneto 2008 e Aerowaves 2008/2009, metterà in scena il contrasto tra
velocità fisica e mentale. Una riflessione sui luoghi fisici e mentali
e sui significati nascosti delle azioni comuni sarà infine al centro
di "Più che piccola, media", performance di Muna Mussie.

Le serate di Periferico iniziano alle 21.30, l'ingresso è gratuito e
per alcune performance si consiglia la prenotazione. Informazioni e
programma completo su www.spaziolelune.mo.it, Facebook "amigdala
spaziolelune", Twitter "spaziolelune", email info@amigdala.mo.it, tel.
059 315547. Spaziolelune è a Modena in via Staffette Partigiane 31/b.

Il festival è reso possibile dal sostegno della Fondazione Cassa di
Risparmio di Modena, della Circoscrizione 2 del Comune di Modena,
della Provincia di Modena e della Regione Emilia-Romagna. L'omaggio a
Pina Bausch è un'anteprima della rassegna Segnali 2010.

Oltre agli spettacoli, il 10 dicembre ci sarà l'incontro "Care city -
La città immaginata", anteprima nel locale Fusorari di piazzale Torti,
il 15 "Care city - La città staminale" alla Palazzina Pucci di via
Canaletto, in collaborazione col Laboratorio della città del Comune di
Modena.


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a m i g d a l a | via staffette partigiane 31/b | 41100 Modena
T 059 315547 | www.amigdala.mo.it | info (et) amigdala.mo.it
Ufficio stampa | Giulia Bondi| 328 8517678 | gnomade(et)gmail.com

Tra la perduta Gente, mostra-proiezione di Raffaella Milandri





UNA DENUNCIA IN SOLIDARIETA’ AI BOSCIMANI DEL KALAHARI E AI POPOLI INDIGENI E TRIBALI: “TRA LA PERDUTA GENTE”DI RAFFAELLA MILANDRI

“Tra la perduta gente “
è la nuova emozionante mostra-proiezione della fotografa e viaggiatrice in solitaria Raffaella Milandri.
Si terrà il 13 dicembre alle ore 16.00 presso l’Auditorium Comunale di San Benedetto del Tronto. “E’ un reportage video-fotografico, una importante testimonianza raccolta in Botswana che è un tributo di solidarietà al popolo dei Boscimani del Kalahari e a tutti i popoli indigeni. Con “Tra la perduta gente” si vuole anche sensibilizzare l’opinione pubblica e il Parlamento Italiano a favore della ratifica dell’Italia alla ILO 169” dice l’autrice.
Questo reportage, corredato da una intervista-denuncia sulla situazione dei Boscimani, è articolato dantescamente in tre sezioni di foto: immagini della terra ancestrale dei Boscimani nella sua bellezza (Paradiso), il villaggio dei Boscimani nel Kalahari con problemi di sopravvivenza (Purgatorio) ,ed infine uno dei campi di deportazione(Inferno).
“Durante la mia intervista la donna boscimane, mentre racconta le vicissitudini del suo popolo, indica sempre là, un punto lontano, dove vuole tornare: è la sua terra ancestrale, il deserto del Kalahari” dice la Milandri, e aggiunge:
“Il titolo ha significato duplice: la gente perduta sono i Boscimani, dispersi e smarriti nella loro identità; ma in senso dantesco sono anche i Governi e le multinazionali, quando usano un potere crudele contro popoli inermi”
LA STORIA DEI BOSCIMANI DEL KALAHARI
I boscimani sono uno dei popoli più antichi della terra: da oltre 30.000 anni hanno vissuto nel deserto del Kalahari. La Central Game Reserve of Kalahari, in Botswana, è infatti stata creata nel 1961 per proteggere il loro territorio e la loro cultura, basata sulla caccia e su una vita in armonia con la natura. Ma dal 1997 è iniziata una vera odissea per questo antico popolo, dopo la scoperta di ricche miniere di diamanti nel loro deserto. Uomini, donne, bambini, anziani portati via con la forza su camion, villaggi smantellati, scuola e ambulatorio medico chiusi, e per finire distrutte le riserve d’acqua e chiusi i pozzi d’acqua.
Dopo diverse deportazioni, oggi nella riserva sono rimasti solo 300 Boscimani, tutti gli altri sono in campi di reinsediamento. Questi 300 Boscimani hanno enormi problemi di sopravvivenza e una vita durissima : il Governo proibisce loro di andare a caccia, e vengono arrestati se lo fanno; il Governo proibisce loro di usare i pozzi d’acqua, e sono costretti a raccogliere l’acqua da pozzanghere nella sabbia e da radici. proibisce di La loro vita è durissima.
“Ho visitato il villaggio nel deserto, dopo aver donato loro zucchero, latte, the e tabacco, prendo una tanica d'acqua dall'auto e la poso in terra, in mezzo al cerchio della gente del villaggio, seduta all'ombra di uno dei rari alberi. E subito, con un ordine gerarchico e familiare che a me è oscuro, appaiono tazze di latta che vengono riempite e svuotate lentamente, in silenzio religioso. Ora comprendo appieno cosa significa l'acqua nel deserto. Lo vedo nei loro occhi, nei loro visi impolverati e nelle labbra aride. Chiedo ad una ragazzina che parla un po' di inglese dove si trova l'acqua, e lei alza il braccio indicando l'ovest: lontano, lontano....Le donne lavano i panni in bacinelle con un dito d'acqua densa e scura. Gli unici pozzi d'acqua vicini (30 km circa) sono stati chiusi e non hanno il permesso di scavarne di nuovi.” racconta la Milandri.
Oggi, mentre i Boscimani nel deserto lottano per la sopravvivenza, le migliaia che si trovano
nei campi di reinsediamento sono vittime di alcolismo, HIV, depressione. La loro unica ed antica cultura rischia di scomparire per sempre. Stanno perdendo la loro identità e ancora aspettano perché vengano riconosciuti i loro diritti umani.
Nel 2006 i Boscimani hanno vinto una –lunghissima- causa nei confronti del Governo del Botswana, ottenendo il diritto a vivere nelle loro terre, a usare i pozzi d’acqua e a poter cacciare per il loro fabbisogno alimentare; ma dopo la sentenza nulla è cambiato. Ogni volta che hanno provato a tornare alla loro terra, li hanno costretti a tornare nei campi di reinsediamento.
E’ del 12 novembre 2009 una notizia riportata dal quotidiano canadese Globe and Mail :
una donna Boscimane, ad un posto di controllo, guarda la immagine appesa del Presidente del Botswana Ian Kama e dice quello che per lei è un complimento: “sembra un Boscimane” . Il commento viene ritenuto un insulto e la donna viene portata alla stazione di polizia, segregata per un giorno e una notte, e costretta a pagare una multa. L’appello della Milandri:
“E’ urgente intervenire subito, la gente boscimane è davvero disperata, non ce la fa più. Parte del materiale della mia mostra-proiezione è già stato inviato, insieme ad una documentazione, al Commissariato per l’eliminazione delle Discriminazioni Razziali dell’ONU. Il Segretario in carica mi ha confermato che la questione dei Boscimani verrà esaminata entro i primi mesi del 2010. Speriamo bene”
I POPOLI INDIGENI E LA ILO 169
Il caso dei Boscimani è, purtroppo, una goccia nel mare delle discriminazioni, violenze, soprusi a cui sono stati assoggettati i popoli indigeni e tribali: i nativi americani(dagli Apache agli Inuit), gli aborigeni australiani, i maori neozelandesi, gli indios sudamericani, i pigmei africani, e tanti-troppi-altri.
Circa 300 milioni di persone nel mondo sono accomunate da questo destino: culture e società così speciali che dovrebbero essere Patrimonio dell’Umanità, stili di vita semplici a contatto con la natura .
Da parte loro, solo la richiesta di essere lasciati nelle loro terre ed essere riconosciuti come esseri umani, con i loro diritti; da parte di Governi e multinazionali, l’avidità senza scrupoli di appropriarsi di terreni dove si trovano ricchezze : diamanti, uranio, oro, petrolio, foreste.
“ Non guardiamo a questi popoli con simpatia solo nei film e nei documentari dove si raccontano le loro storie: sono esseri umani, reali, che soffrono. Ho visto la stessa sofferenza e smarrimento negli occhi degli Inuit in Alaska, degli Apache negli Stati Uniti, degli Aborigeni in Australia, dei Boscimani in Botswana. Sono stata testimone di crudeli episodi di razzismo e ho visto ovunque trattamenti davvero disumani per questi popoli che hanno la sola colpa di essere semplici e genuini. E che rischiano l’estinzione” dice Raffaella Milandri
L’appello e il messaggio della mostra “Tra la perduta gente” è quello di sostenere e caldeggiare la ratifica dell’Italia alla ILO 169, che è una convenzione internazionale in supporto dei popoli indigeni e tribali.
“ Per L’Italia , che fa già parte della ILO, agenzia delll’ONU, dal 1919, si tratta di una ratifica che non ha effetti sulla realtà nazionale. E’ solo un gesto di solidarietà che aiuta questi popoli ad essere riconosciuti nella loro dignità. Su Facebook abbiamo formato un gruppo che conta ad oggi circa 2000 iscritti, con lo scopo di sollecitare il Ministro Frattini a questa ratifica.”
L’iniziativa della Milandri ha trovato terreno fertile a questa campagna a San Benedetto del Tronto, dove il Consiglio Comunale –motore il partito dei Verdi-ha infatti recentemente approvato la mozione per la ratifica dell’Italia alla ILO 169, che verrà così spedita alla Presidenza della Repubblica e del Consiglio, e ai Ministeri competenti. L’Assessore alle Politiche Ambientali, Paolo Canducci, promuove la mostra.

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