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venerdì 9 novembre 2018

Milano, imprenditori e professionisti che hanno scelto l'Alto Adige diventano mostra d'arte

Al centro dell'allestimento volti e parole di chi ha scelto questa terra per vivere e lavorare

TRE LINGUE, OTTO STORIE, CENTINAIA DI REGALI. 

L'ALTO ADIGE CHE ATTRAE TALENTI SI SDOPPIA NELLA MOSTRA-EVENTO DI MILANO. 

Dal 10 al 23 dicembre Dream Factory ospita Talents - «Come and take a piece of us» di Tarin Gartner e Malou ReedorfUn'esposizione interattiva tra foto in double exposure e dongreen da portare a casa. Petra Seppi, Business Location di IDMAlto Adige: «Il nostro meraviglioso territorio raccontato in modo non convenzionale» 

 

 

Milano, 9/11/2018 – «Il futuro dell'Alto Adige è anche il mio». «South Tyrol's future is also my future». «Die Zukunft Südtirolsist auch die meine». Tre lingue, otto storie, centinaia di doni raccontano l'Alto Adige che si mostra a Milano, dal 10 al 23 dicembre 2018, nella Dream Factory Gallery di Corso Garibaldi 117, così come non aveva mai fatto primaMerito dell'esposizioneTalents - «Come and take a piece of us» voluta da IDM Südtirol - Alto Adige firmata dalle artiste Tarin Gartner eMalou Reedorf.

 

Accomunate dall'amore per l'arte e per l'Alto Adige, terra che le ha accolte e che ne ha valorizzato i rispettivi talenti, Gartner e Reedorf hanno unito le forze artistiche per la mostra-evento che dà voce a chi è altoatesino per nascita e a chi lo è diventato nel tempo. Il tutto attraverso due distinti percorsi«Talents» e «Come and take a piece of us». Il primo racconta otto talenti arrivati in Alto Adige: le loro storie sono descritte in un collage fotograficocon la particolare tecnica della double exposure che intrecciaassieme volti e paesaggi, frammenti di arredo urbano e attimi di vita in generale. Ogni immagine è accompagnata da una frase che esprime la passione che ogni singolo talento nutre per la terra che lo ospita.

 

Il secondo allestimento è invece costruito sulla metafora del «dono». All'interno di cassette in legno per la frutta vengonoincartati con della carta particolare creata con gli scarti delle mele, simbolo del cuore green della provincia, oggetti che centinaia dialtoatesini hanno scelto per farsi conoscere da chi, in quella stessa terra, è invece arrivatoIl risultato è una sorta di «bucketlist» altoatesina composta da messaggi, consigli, suggerimenti: un maso da visitare, una cantina da provare, una cima da scalare. E ogni visitatore dell'esposizione potrà poi portare con sé uno di questi doni, leggendolo come il regalo che gli «insider» fanno agli «outsider». 

 

«La mostra nasce per il desiderio di far conoscere l'Alto Adige in maniera non convenzionale» commenta Petra Seppi, responsabile del reparto Business Location di IDM Südtirol - Alto Adige«Parliamo di un territorio cerniera che ha da sempre cucito il Nord con il Sud dell'Europa e che oggi più che mai rappresenta un luogo multiculturale, in cui innovazione e tradizione si contaminano vicendevolmente, creando l'hubperfetto per far crescere aspirazioni professionali e di vita. E quale modo migliore per raccontare tutto questo al mondo se non attraverso l'arte? Grazie alle bravissime artiste Tarin Gartner e Malou Reedorf stimoleremo la curiosità di tante persone, invitandole a scoprirci attraverso i volti e le passioni di chi già lo ha fatto, scegliendo l'Alto Adige come sua nuova casa».

 

«L'arte provoca sempre una reazione in chi la riceve – dichiara l'artista e ideatrice del concept Tarin Gartner -, noi vogliamo stuzzicare la curiosità di chi ancora non conosce l'Alto Adige, presentando il territorio attraverso le parole, i messaggi, i volti di chi lo vive quotidianamente. E grazie alla straordinaria potenza dell'arte, tra il fascino di una foto e l'intimità di un regalo, questo incontro potrà essere meno formale e più immediato. Per questo abbiamo scelto la metafora del "dono", espressione dello spirito di apertura e condivisione che si respira in questa magica provincia».

 

«Quando ci si trasferisce, ci si mette in gioco completamente» spiega la fotografa Malou Reedorf. «Dall'incontro con la cultura del luogo che ci ospita traiamo nuovi stimoli e suggestioni cheentrano a far parte di noi. Dall'unione di più elementi nasce qualcosa di unico e irripetibile. Esattamente ciò che abbiamo inteso rappresentare con la tecnica utilizzata per le foto: chi arriva in Alto Adige, territorio multiculturale e plurilingue, diventa una persona nuova, pur non rinunciando mai ad esserse stesso».

 

 

 

Tarin Gartnerartista contemporanea affermata in Italia e in Europa e docente di ebraico, è nata a Gerusalemme, ma da oltre 20 anni vive in Italia dove si è diplomata con lode all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, per poi spostarsi, dal 2013, in Alto Adige. Con la sua arte, fatta di fotografie, disegni, sculture e istallazioni, racconta conflitti interni ed esterni, a partire dal più cruento, discusso e irrisolto, israelo-palestinese. Con un obiettivo: entrare profondamente in contatto con il mondo, abbattendone ogni barriera.

 

Malou Reedorffotografa, make up artist ed esperta di business management, nel 2015 eletta "Fotografa dell'anno" in Danimarca, suo Paese d'origine, è in Italia dal 2014 e dal 2018 lavora in Alto Adige. Segno inconfondibile del suo stile sono i trucchi, vivaci, irriverenti, quasi onirici, con cui squarcia il velo degli stereotipi, raccontando il mondo che la circonda non come appare nella realtà, ma come vorrebbe che fosse. Tra i suoi soggetti preferiti: le donne che fotografa facendone emergere in maniera graffiante le personalità.

 



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sabato 3 novembre 2018

Mostra AUTO CHE PASSIONE Interazione fra grafica e design

Conferenza pubblica
venerdì 9 novembre 2018, ore 20.30
di Mike Robinson, Design Director
Car Design, tra passato e futuro

presso lo Spazio Officina
Via Dante Alighieri 4 (accanto al m.a.x. museo)
ingresso gratuito
fino a esaurimento dei posti disponibili

Mostra

AUTO CHE PASSIONE!
Interazione fra grafica e design
orari di venerdì 9 novembre 2018
10.00–12.00
14.00–18.00
fino alle 18.00 ingresso al m.a.x. museo a pagamento
dalle 21.30 alle 22.30 (a conferenza terminata) ingresso al m.a.x. museo

Ticket integrato

Visita guidata alla mostra e Spettacolo al Cinema Teatro
sabato 10 novembre 2018, ore 18.00 
visita guidata e aperitivo, hall m.a.x. museo

sabato 10 novembre 2018, ore 20.30
spettacolo Nel segno del toro. La vita, il mito, la storia di Ferruccio Lamborghini.
di e con Lorenzo Guandalini
con la partecipazione di Chiara Bolognesi e Sara Devecchi

presso il Cinema Teatro di Chiasso
Ticket integrato acquistabile al m.a.x. museo e al Cinema Teatro in orario di apertura cassa
CHF 20.– spettacolo + ingesso al museo e aperitivo

Giornate di approfondimento con l'associazione amici del m.a.x. museo
sabato 17 novembre 2018, Milano
visita guidata alla Pietà Rondanini, Castello Sforzesco
pranzo libero 
presentazione pubblica del catalogo della mostra a BookCity, Milano 
nella Sala Bertarelli, Castello Sforzesco
In pullman privato, iscrizione obbligatoria amici@maxmuseo.ch

sabato 24 novembre 2018, Torino
visita guidata alla Pinacoteca Agnelli e al Lingotto 
pranzo tipico torinese
visita guidata al Museo Nazionale dell'Automobile Centro Documentazione,
mostra stabile e mostra temporanea
aperitivo in centro città
In pullman privato, iscrizione obbligatoria amici@maxmuseo.ch

Laboratorio didattico
mercoledì 12 dicembre 2018
Bolidi fiammanti
Un laboratorio dove i partecipanti potranno ambientare le loro automobili, farle sfilare sotto gli occhi dei curiosi e creare cartoline, locandine e manifesti legati alle corse automobilistiche del passato ma anche del futuro.
Iscrizione obbligatoria eventi@maxmuseo.ch

AUTO CHE PASSIONE!
Interazione fra grafica e design
fino a domenica 27 gennaio 2019

martedì–domenica
10.00–12.00
14.00–18.00
lunedì chiuso

Giuseppe Riccobaldi, Fiat. La nuova Balilla, 1937, manifesto, cromolitografia, 140,2 x 101 cm, Courtesy Galleria L'Image, Alassio

BRUNO MUNARI. I colori della luce alla Fondazione Plart fino al 20 marzo 2019, Napoli

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BRUNO MUNARI. I colori della luce

 


a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini

 

  

FONDAZIONE PLART

Via Giuseppe Martucci 48, Napoli

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Bruno Munari, Vetrini a luce polarizzata, 1953, materiali vari, Courtesy Miroslava Hajek

© Bruno Munari, Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.l.

 

30 novembre 2018 - 20 marzo 2019

 

Mostra organizzata dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in collaborazione con la Fondazione Plart, nell'ambito dell'edizione 2018 di Progetto XXI.


La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, in collaborazione con la Fondazione Plartnell'ambito dell'edizione 2018 di Progetto XXI, presenta la mostra BRUNO MUNARI. I colori della luce, a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini, realizzata presso il Museo Plart (Via Giuseppe Martucci 48, Napoli).

 

Progetto XXI è la piattaforma attraverso la quale la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee si propone, dal 2012, di esplorare la produzione artistica emergente, nella sua realizzazione teorico-pratica, e di analizzare l'eredità delle pratiche artistiche più seminali degli ultimi decenni, nella loro esemplare proposta metodologica. Il progetto intende così contribuire alla produzione e alla diffusione di narrazioni e storiografie alternative del contemporaneo e alla definizione di un sistema regionale delle arti contemporanee, basato sulla collaborazione e l'interscambio fra istituzioni pubbliche e private operanti in Regione Campania.

 

In particolare, la collaborazione con Fondazione Plart ha permesso di ampliare i pubblici di riferimento e di approfondire nuove linee di ricerca, esplorando le relazioni in costante aggiornamento fra arte, architettura e design con l'obiettivo di creare le premesse per progetti museali in grado di abbracciare l'ampio spettro di queste relazioni. Oltre ad avviare, con una pluralità di soggetti di eccellenza, una riflessione sistematica sulle tematiche del restauro nelle arti contemporanee e a supportare, quindi, l'affermazione delle nuove professionalità ad esse connesse.


Bruno Munari (Milano, 1907-1998), designer, scrittore e uno dei massimi protagonisti dell'arte programmata e cinetica, è autore di una ricerca multiforme che, al di là di ogni categorizzazione, definisce la figura di un intellettuale che ha interpretato le sfide estetiche del Novecento italiano, esplorando la relazione fra le discipline e l'interscambio fra il concetto di opera e quello di prodotto, fra forma e funzione.


La mostra presentata al Plart analizza un aspetto in particolare e uno specifico corpo di lavori di Munari, le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, con cui porta a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell'opera. L'artista, esplorando la nozione di dipingere con la luce, arriva dapprima, nel 1950, al processo di smaterializzazione dell'arte attraverso l'uso di proiezioni di diapositive intitolate Proiezioni Dirette: composizioni con materiali organici, pellicole trasparenti e colorate in plastica, pittura, retini, fili di cotone fermati fra due vetrini. Questi piccoli collage erano proiettati al chiuso e all'aperto, sulle facciate di edifici, dando una sensazione di monumentalità e conquista di un'inedita spazialità, tridimensionale e pervasiva, dell'opera. Nasce così la "pittura proiettata" di Munari che, progredendo nelle sue indagini, giunge al suo culmine nel 1953, quando scopre e mette a punto per la prima volta il modo in cui scomporre lo spettro di luce attraverso una lente Polaroid. Utilizzando, infatti, un filtro polarizzato movibile applicato a un proiettore per diapositive, Munari ottiene le Proiezioni Polarizzate con cui compie l'utopia futurista di una pittura dinamica e in continuo divenire.

 

Le proiezioni dirette e quelle polarizzate sono presentate per la prima volta nel 1953 a Milano nello studio di architettura B24, che allora era uno spazio per le esposizioni del MAC-Movimento per l'arte concreta, e poi nel 1955 al MoMA di New York con il titolo di Munari's Slides, nell'ambito di una mostra personale. Successivamente saranno presentate nel 1955 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma ed infine a Tokyo, Stoccolma, Anversa, Zurigo, Amsterdam.

 

Questa parte peculiare della complessa e variegata produzione artistica di Bruno Munari sarà per la prima volta presentata a Napoli, a seguito della ricerca condotta dalla Fondazione Plart, che ha svolto un accurato lavoro scientifico di digitalizzazione dei vetrini che saranno proiettati in specifici ambienti della mostra. Trattandosi di opere risalenti a oltre cinquant'anni fa (Proiezioni Dirette, 1950; Proiezioni Polarizzate, 1953), il lavoro di digitalizzazione si è reso necessario anche per la conservazione di queste opere, vista la loro precaria costituzione materiale. Inoltre, la digitalizzazione consente di portare alla conoscenza del pubblico un particolare aspetto del lavoro di Munari rimasto sconosciuto per molto tempo, colmando, altresì, i vuoti e le mancanze presenti nella ricostruzione non solo di alcuni aspetti della sua ricerca ma più in generale della storia dell'arte contemporanea, soprattutto nel rapporto arte-tecnologia. Infatti, il lavoro di Munari che sarà presentato in mostra ha inciso in modo determinante sui successivi sviluppi dell'Arte cinetica in Francia e dell'Arte programmata in Italia. In più, gli ambienti realizzati per mezzo di proiezione diretta o di proiezione polarizzata hanno anticipato in modo assolutamente seminale soluzioni proprie delle video-installazioni multimediali e, di conseguenza, delle più recenti metodologie e linee di ricerca dell'arte interattiva, come il Mapping e la Kinect-Art

 

Il percorso espositivo del Plart è arricchito dalla presenza di alcune opere esemplificative di quella ricerca che condurrà Munari, già a partire dagli anni Trenta e Quaranta, ad evolvere in senso ambientale l'opera: Macchina Inutile (1934), Tavola Tattile (1938), Macchina Aritmica (1947), sono opere che dichiarano una volontà di uscita dalla bidimensionalità, che raggiungerà il suo culmine nell'ideazione di Concavo-Convesso (1947). Punto di luce, un dipinto olio su masonite del 1942 rivela in nuce le ricerche formali a cui Munari arriverà proprio con le proiezioni dirette e polarizzate, nelle quali, tra l'altro, è presente una ricerca di sensibilizzazione, in senso artistico e visuale, delle materie plastiche colorate che sono usate per trasparenza. Nelle Proiezioni Dirette, infatti, la plastica è impiegata a seconda del suo colore, per essere investita dalla luce. mentre nelle Proiezioni Polarizzate la plastica è il mezzo per estrarre il colore dalla luce. Munari fonde così, materia e luce producendo opere il cui messaggio finale oltrepassa la fisicità dell'opera. La presenza in mostra di opere come Flexy, multipli realizzati in plastica a partire dagli anni Sessanta, e Fossile del 2000 (1959), in cui componenti elettroniche e materiali metallici sono immersi in pezzi di plexiglass di forma irregolare e bruciato, dichiarano il continuo interesse di Munari nei confronti delle materie plastiche che diventano, con il tempo, elementi fondamentali nella comunicazione visiva in quanto determinano effetti cromatici variabili.

 

Nei mesi successivi all'inaugurazione sarà pubblicato il catalogo della mostra con prestigiosi interventi che inquadreranno criticamente gli aspetti principali ed essenziali dell'esposizione.

 


La mostra è realizzata e finanziata integralmente con fondi POC 2014-20 (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania

 

 

 

INFORMAZIONI UTILI

 


TITOLO DELLA MOSTRA: BRUNO MUNARI. I colori della luce

PROMOSSO DA: Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee in collaborazione conFondazione Plart

A CURA DI: Miroslava Hajek, Marcello Francolini

SEDE ESPOSITIVA: Fondazione Plart, via Giuseppe Martucci 48, Napoli, Italia

TEL E INFO: 081-19565703

COSTI INGRESSO: Gratuito per la mostra

 


 

INAUGURAZIONE: 29 novembre 2018 ore 19:00

DATE DI APERTURA: 29 novembre 2018 - 20 marzo 2019

ORARI DI APERTURA: da martedì a venerdì ore 10.00 - 13.00 / ore 15.00 - 18.00. Sabato ore 10.00 - 13.00

TOMORROW | PAV Torino | OPENING: WEED PARTY III. Zheng Bo | 3 November 2018 - 6 PM


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Zheng Bo, Pteridophilia 1, 2016. Video (4K, color, sound), 17 min. Courtesy the artist.

WEED PARTY III – Il partito delle erbacce
Zheng Bo

a cura di Marco Scotini

 

inaugurazione: sabato 3 novembre 2018 ore 18.00
4 novembre 2018 – 24 febbraio 2019 

 


Sabato 3 Novembre 2018, al PAV Parco Arte Vivente, nella cornice di Artissima, verrà inaugurata la prima personale italiana dell'artista cinese Zheng Bo (Pechino 1974). La mostra, a cura di Marco Scotini, aprirà la nuova stagione espositiva dedicata, in particolare, al rapporto tra ecologia e arte nel continente asiatico. Intitolata Weed Party III, la mostra è pensata appositamente per il PAV e si confronta con specie vegetali del territorio piemontese.  


Attento indagatore del rapporto tra piante, società e politica, Zheng Bo, è tra i più interessanti artisti cinesi dell'ultima generazione. Presente a Manifesta 12 a Palermo, è reduce della seconda Yinchuan Biennale e coinvolto nella prossima Taipei Biennale, che aprirà in novembre. Nella sua serie di opere Propaganda botanica, Zheng Bo fa ricorso a slogan storici marxisti che ricrea con l'uso di elementi vegetali in modo da espandere nozioni come "uguaglianza", "lavoratore" o "socialismo" oltre la sfera dell'umano. Il suo ultimo slogan "Earth Workers Unite", concepito per Yinchuan Biennale e costituito di 370 piante di pioppo, lasciava aperta la possibilità di una doppia interpretazione: non tanto che fossero i lavoratori del pianeta Terra ad unirsi tra loro (secondo la versione ortodossa), quanto che diventasse possibile l'associazione tra Terra e lavoratori contro lo sfruttamento comune.


A partire dal 2003, la pratica artistica socialmente impegnata di Zheng Bo ha riguardato ecologia, progetti partecipativi, comunità marginalizzate e tematiche di genere. L'uso frequente delle piante selvatiche tipiche degli ambienti urbani - e considerate convenzionalmente erbacce - connette il suo lavoro a metafore politiche in cui ciò che è sgradito, abbandonato, dimenticato o "fuori posto" diventa una sostanziale forza ecologica per diffondere culture di resistenza e resilienza. Esteso ad alcune città nell'ultimo decennio, il suo progetto con le erbacce (weed) ha preso differenti nomi, come Weed Plot (nel tetto del Sifang Art Museum a Nanchino), Weed Commons (per il Times Museum di Guangzhou) e Weed Party (una serie ancora in corso cominciata a Shanghai nel 2015 e ora approdata al PAV). In quest'ultimo progetto, l'artista cerca di immaginare un partito politico post-umano dove gli esseri umani ed extra-umani non risultano più separati tra loro.


Il Weed Party concepito per il PAV si pone come il terzo appuntamento dopo il giardino d'erbacce e terra realizzato per l'interno del Leo Xu Projects di Shanghai nel 2015 e il lavoro sulle felci per TheCube Project Space di Taipei nel 2016. In questa serie di episodi espositivi, Zheng Bo indaga il rapporto (ben oltre la metafora) tra il carattere incontrollabile dei movimenti politici spontanei e il potere infestante e inestirpabile delle piante cosiddette parassitarie. La possibilità di disseminarsi e di riprodursi continuamente, la capacità di resistere a lungo e in condizioni sfavorevoli, il fatto di rappresentare una minaccia per il campo coltivato, sono tutti attributi che connotano le forme di vita tanto delle insorgenze attiviste che delle specie vegetali rispetto all'ecosistema in cui viviamo.


Al centro fisico e concettuale della mostra al PAV vi è la grande istallazione/giardino After Science Garden, concepita ad hoc per lo spazio della serra del centro d'arte contemporanea e sviluppata in dialogo con il territorio, sia dal punto di vista botanico sia nell'interazione con attivisti e ricercatori locali, con i quali l'artista immagina le possibili configurazioni dei futuri movimenti sociali ed ecologisti. Il percorso prosegue con gli erbari grafici Survival Plant Manual I e II, frutto di una ricerca sulla relazione tra mondo vegetale e sopravvivenza in una prospettiva storicizzata, la stessa prospettiva da cui parte la lettura inedita dell'internazionalismo comunista cinese a Parigi che dà corpo alla maquette A Chinese Communist Garden in Paris. A chiudere la mostra, i due film del ciclo Pteridophilia (l'ultimo della trilogia verrà presentato a Taipei), che esplora il potenziale delle teorie eco-queer mostrandoci sette giovani uomini intrattenere rapporti intimi con diversi tipi di felci in una foresta di Taiwan. 

 


PAV/AEF

All'interno delle iniziative previste per l'approfondimento della mostra, le Attività Educative e Formative del PAV propongono il laboratorio Le Jardin Trouvé che raccoglie lo spunto di Zheng Bo sul tema dell'osservazione di piante spontanee presenti all'interno del territorio urbano. La catalogazione e rielaborazione formale delle piante, in un'ottica relazionale, si focalizza sulle aree verdi interstiziali e resilienti della città, da fruire nel proprio quotidiano ai fini del riposo, del gioco, dell'incontro, della contemplazione e del piacere. 

Per partecipare all'attività è necessaria la prenotazione: 011 3182235

 

 

La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della Regione Piemonte e della Città di Torino.

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Per informazioni:

PAV - Parco Arte Vivente

Via Giordano Bruno 31, 10134 - Torino

T. +39 011 3182235

Orari: venerdì, 15 - 18; sabato e domenica, 12 - 19;

Ingresso: 4 euro; ridotto: 3 euro; gratuito: Abbonamento Torino Musei, Torino+Piemonte Card, minori di 10 anni, over 65, persone con disabilità

venerdì 2 novembre 2018

Spazio Damiani: Geografie dell'immagine: appuntamenti dal 29 novembre 2018

GEOGRAFIE DELL'IMMAGINE
Un viaggio nell'estetica di Martin Parr e nella fotografia pop

Spazio Damiani
dal 29 novembre 2018

Per la stagione espositiva 2018-2019, Spazio Damiani propone Geografie dell'immagine, un ciclo di incontri gratuiti e aperti al pubblico sulla fotografia contemporanea.

Prendendo le mosse da Beach Therapy, la mostra fotografica di Martin Parr attualmente in corso presso lo spazio espositivo, verranno indagati ambiti che sono diventati dei veri e propri generi fotografici: il kitsch e la satira, i luoghi comuni e l'estetica pop.

Nell'arco di quattro incontri interverranno: Marta Papini, Curatrice del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Claudio Marra, Professore Ordinario di Fotografia presso l'Università di Bologna, Michele Smargiassi, Giornalista, Paolo Noto, Docente di Analisi del film e Studi visuali presso l'Università di Bologna.

 

Calendario degli incontri 

Giovedì 29 novembre 2018, ore 18.30
La nascita di Toiletpaper magazine
Un dialogo con Marta Papini

Giovedì 13 dicembre 2018, ore 18.30
Il Kitsch, una riabilitazione
Con Claudio Marra

Giovedì 24 gennaio 2019, ore 18.30
Comica o ridicola, la fotografia che punge
Con Michele Smargiassi

Venerdì 8 febbraio 2019, ore 18.30
Martin Parr e l'identità delle piccole cose
Proiezione del film Think of England di Martin Parr
Con Paolo Noto

 

Spazio Damiani
Tel. +39 051 4380747

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