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lunedì 27 agosto 2018

"I Giardini dell'anima", simbologia floreale in mostra alla Chiesa del Morelli

"Giardini dell'anima", 7-8-9 settembre 2018 – Chiesa del Morelli, Imola

La simbologia floreale tra religiosità e tradizione: maioliche da tavola e opere sacre dialogano nella mostra "Giardini dell'anima"

Chiesa del Morelli a Sasso Morelli ospiterà dal 7 al 9 settembre la XXV edizione del percorso "Segni e immagini della devozione popolare" organizzato da Clai con il patrocinio della Diocesi e la collaborazione del Comune della città di Imola


Sasso Morelli (Imola), Agosto 2018 – Sabato 8 e domenica 9 settembre, si terrà presso la Chiesa del Morelli a Sasso Morelli (Imola) la mostra intitolata "Giardini dell'anima. Simboli di fiori in tavola e nell'arte sacra", organizzata da Clai in occasione della XXV edizione del percorso artistico "Segni e immagini della devozione popolare" che quest'anno taglia l'ambizioso traguardo del quarto di secolo.

Un affascinante viaggio che lega cultura, tradizione e religiosità e che quest'anno, in soluzione di continuità con l'edizione passata "Convivio", approfondisce ulteriormente il tema della tavola mettendo in evidenza maioliche d'uso e di decorazione databili tra la prima metà del Settecento e l'ottavo decennio dell'Ottocento. Di manifatture, epoche e fogge diverse, i materiali ceramici esposti trovano nella decorazione a carattere floreale un loro minimo comune denominatore.

Marco Violi, curatore della mostra, ha suddiviso il percorso espositivo in quattordici sezioni, ognuna dedicata a un fiore: fiordaliso, ranuncolo, rosa, giglio bianco, tulipano, garofano, anemone, aquilegia, margherita, peonia, papavero, fiore di loto, iperico, quercia. Queste le quattordici essenze vegetaliprotagoniste della mostra e raffigurate sulle maioliche esposte - zuppiere, alzate, vassoi, piatti piani e da dessert, tazze e vasi. Ogni fiore trova un suo corrispondente nella simbologia religiosa. A ciascuno di essi coincide poi un'opera d'arte sacra della quale esso è il simbolo. 

Ogni sezione comprende infatti sia materiali ceramici che opere d'arte sacra - dipinti, oreficerie e stampe - tra cui diversi inediti.

La prima sezione, ad esempio, è dedicata al fiordaliso, simbolo di Cristo nell'iconografia cristiana che viene spesso ripreso nei dipinti dell'Assunzione della Vergine, la Resurrezione e l'Ascensione. Qui ad una elegante zuppiera realizzata tra il 1883 e il 1890 dalla Cooperativa Ceramica d'Imola e decorata a mazzetti di fiori recisi tra cui spiccano numerosi fiordalisi, è unito un raffinato calice veneziano in argento, donato da papa Pio VII al Capitolo della Cattedrale di Imola, sul piede del quale vi sono quattro sculture, una delle quali raffigura l'Assunzione della Vergine, poiché il fiordaliso ne è il simbolo.

"La mostra "Giardini dell'anima", offre indubbiamente la possibilità di poter ammirare tutti insieme, e per la prima volta, un cospicuo gruppo di materiali artistici di elevata qualità – spiega Marco Violi – Contestualmente – e mi sembra sia un elemento ancora più importante del mero fatto estetico – consente di rileggere la storia spirituale attraverso leggende che si perdono nella notte dei tempi tra superstizione, paganesimo e devozione popolare. In ultima analisi, quindi, di recuperare per mezzo dei segni e dei simboli naturali, lo spirito e la forza di quella devozione millenaria, i cui fondamenti divulgativi hanno trovato una solida base nelle più semplici conoscenze del tempo, tempo in cui la natura, con il passare delle stagioni, il profumo e il colore dei fiori, ha svolto il ruolo di vero e proprio mezzo di comunicazione globale. Quattordici storie di fiori su cui si innestano altrettante storie sacre: i primi, per la loro effimera bellezza, ci rammentano la caducità della vita terrena; le seconde, poiché esemplari di Cristo, della Madonna e delle vite dei santi, spalancano una finestra sulla vita eterna.".

La mostra, patrocinata dalla Diocesi e dell'Amministrazione comunale di Imola, raccoglie oltre cinquanta opere, tra le quali sono presenti diversi inediti. I materiali in prestito provengono non solo da chiese delle Diocesi (come la Cattedrale) e dal locale museo diocesano, ma anche da importanti raccolte pubbliche quali il MIC di Faenza e il Museo delle Ceramiche di Forlì, oltre che da rinomate gallerie antiquarie e collezionisti privati.

Preziose maioliche di manifatture faentine (Ferniani e Vicchi), bolognesi (Finck-Rolandi), imolesi (Gaetano Lodi), lombarde (Antonio Ferretti) e fiorentine (Ginori) – tra cui spicca per rarità e provenienza la selezione di pezzi, parte del monumentale servito da tavola del Kedivé d'Egitto, dialogano con raffinate oreficerie sacre (calici, fermagli di piviale, croci astili e anelli episcopali di botteghe veneziane, romane, faentine e francesi dal XVI al XX secolo), dipinti (fra i quali si segnalano il grande rame della bottega di Carlo Dolci e la tela di Giovanni Gasparro, oltre che i ramini di Nicolás Enríquez e Gregorio Vásquez de Arce y Ceballos), ex voto e stampe (tra cui un raro foglio di Heinrich Aldregrever inciso nel 1553).

"Dalle Madonne dei pilastrini partì venticinque anni fa il percorso espositivo "Segni e immagini della devozione popolare" iniziativa di CLAI per comprendere il patrimonio valoriale, storico e culturale della comunità a cui apparteniamo, del nostro territorio – dice GiovannBettini, Presidente CLAI -Negli ultimi anni la mostra ha portato in evidenza la centralità del CONVIVIO per il valore "religioso" del cibo, nutrimento del corpo e dell'anima. In questa nuova edizione della Mostra il tema raccoglie queste suggestioni e ci presenta un percorso originale attraverso la simbologia dei fiori: fiori nei decori di piatti, zuppiere, legumiere e apparati da tavola di grande pregio, fiori nella rappresentazione iconografica di Santi e di Madonne, oggetti di culto e di devozione popolare. Il tema GIARDINI DELL'ANIMA ci porta anche a una riflessione profonda sulla bellezza della diversità, diversità di forme, colori e profumi. Diversità nelle stagioni, di tempi di crescita, di fioriture e di frutti. Soffermandoci sulla bellezza delle opere esposte nella Mostra curata con grande sensibilità da Marco Violi, ne trarremo un forte viatico personale per non omologarci al pensiero dominante."

Dove: Chiesa del Morelli (g.c. FamMongardi) a Sasso Morelli

Inaugurazionevenerdì 7 settembre alle ore 17.30

Apertura mostra al pubblico: sabato 8 e domenica 9 settembre 2018

Orari di aperturadalle ore 10.00 alle 20.00


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Roma, MUSIA, mostre settembre e ottobre 2018


 

Mostra

In relazione

Jota Castro 500 ways

Sergio Fermariello Go-Pro Syria

 

MUSIA

Galleria 9

 

4 – 30 settembre 2018

 

 

Mostra

Colore, Immagine, Segno, Oggetto, Comportamento

Il secondo Novecento a Roma nella collezione Jacorossi

 

MUSIA

Galleria 7

 

4 ottobre 2018 – 12 gennaio 2019

Via dei Chiavari 7/9

Roma

 

Galleria 9

Il programma autunnale di Musia parte dall'arte contemporanea internazionale e presenta dal 4 al 30 settembre nella Galleria 9la mostra In relazione con due opere in dialogo di Jota Castro e Sergio Fermariello, artisti che hanno scelto di trattare con il loro lavoro temi inerenti l'attualità, la geopolitica e i problemi sociali.

 

L'opera 500 ways (2006, installazione composta da gommone, monete, legnodi Castro, proveniente dalla Collezione Jacorossi, e il video Go-Pro Syria (2018, 12 min) di Fermariello documentano i drammatici risvolti delle politiche contrarie all'integrazione culturale, che realizzerà anche un'acquaforte in 100 esemplari per finanziare un progetto di scolarizzazione per i bambini di Aleppo organizzato dalla comunità siriana di Roma.

 

Jota Castro (Yurimaguas, Perù,1965) vive a Bruxelles ed è redattore di "Janus magazine" in Belgio e "Nolens Volens" in Spagna e insegnante presso l'Università Europea di Madrid. Utilizza media diversi tra cui la fotografia, la scultura, il video allo scopo di realizzare installazioni capaci di parlare al pubblico di problemi sociali. Il suo lavoro è stato sviluppato in diversi paesi e ha partecipato alla Biennale di Venezia, Tirana, Praga e nel 2004 ha vinto la Biennale di Gwandju in Korea.

 

Sergio Fermariello (Napoli,1961) interrompe gli studi universitari di Scienze Naturali per dedicarsi esclusivamente al disegno e alla pittura. Verso la metà degli anni Ottanta il disegno tende a un segno ripetuto, ostinato nella sua fissazione da cui emergerà il guerriero, icona che accompagnerà il lavoro di Fermariello. Nel 1989 riceve il primo importante riconoscimento con il premio internazionale Saatchi & Saatchi per i giovani artisti a Milano. Da quello stesso anno ha inizio un'intensa collaborazione con la Galleria Lucio Amelio, presso cui esporrà nel 1989, 1991 e 1992. Tra le opere più recenti Guerrieri-scrittura (2017), entrato nella collezione del museo MADRE a Napoli.

 

 

Galleria 7

La mostra Colore, immagine, segno, oggetto, comportamento. Il secondo Novecento a Roma nella collezione Jacorossi è la seconda tappa della trilogia espositiva, a cura di Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino, presentata nella Galleria 7 dal 4 ottobre al 12 gennaio prossimo

 

Sono esposte una trentina di opera di Renato Guttuso, Corrado Cagli, Antonio Sanfilippo, Cy Twombly, Mario Schifano, Giuseppe Uncini, Nino Franchina, Cesare Tacchi, Giosetta Fioroni, Franco Angeli, Tano Festa, Lucio Fontana e Egidio Costantini, Nedda Guidi, Pino Pascali, Mario Ceroli, Mirko Basaldella, Titina Maselli, Emilio Prini, Giulio Turcato, Claudio Abate, Gino De Dominicis, Guido Strazza, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Piero Dorazio, Afro, Franco Piruca, Joseph Kosuth, Mimmo Paladino, Gianni Dessì, Marco Tirelli.

 

Il catalogo, edito da De Luca Editori d'Arte, contiene la seconda intervista a Ovidio Jacorossi di Paolo Di Paolo e tre saggi: Enrico Crispolti traccia un'introduzione generale sull'arte a Roma nel secondo Novecento; Giulia Tulino scrive una storia delle gallerie che hanno lasciato un segno importante a Roma tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni Ottanta; Giuseppe De Rita che descriverà i cambiamenti sociali dal dopoguerra al boom economico, dal '68 agli anni '80.

 

 

Sale Pompeo

Nel suggestivo spazio delle Sale Pompeo, situato sui resti dell'omonimo Teatro romano prosegue la grande video installazione di Studio Azzurro dal titolo Il Teatro di Pompeo: un dramma (durata 18 minuti) per 4 stanze e 8 schermi, che crea un ambiente video concepito appositamente per MUSIA. Nelle sale in mattone a vista, cariche di storia e di un'atmosfera che rievoca immediatamente l'antica romanità, si sviluppa il dramma dell'assassinio di Cesare.

 

Cucina

Guidata dallo chef Ben Hirst - offre una ristorazione originale ambientata in uno spazio suggestivo con una grande attenzione alle materie prime e alle eccellenze del territorio laziale e del centro Italia.

 

Wine Bar

L'identità della Carta dei Vini, realizzata in collaborazione con Winedo.it , segue la stessa filosofia della Cucina: dalla terra alla tavola riscoprendo i piccoli produttori, maestri nella loro arte, che amano le uve, rispettano la propria terra e che sono capaci di trasmettere arte e passione nel vini.


Di seguito, le didascalie delle quattro immagini in allegato:


JOTA CASTRO

500 ways

2006

Gommone, monetine e legno, Installazione

 

SERGIO FERMARIELLO

Go-Pro Syria 

2018

Video, 12 minuti

 

RENATO GUTTUSO

Europa e disarmo

1958

Collage su carta intelata, cm 50 x 46

 

MARIO CEROLI

La casa di Germano Lombardi

1965
Scultura in legno 



 #MusiaRoma
FB @MusiaRoma
IG @musia_roma
TW @musia_roma

 

Info

MUSIA, Via dei Chiavari 7/9, Roma 
Da martedì a sabato ore 16 - 22,30, domenica, lunedì e festivi chiuso
Ingresso: libero


Informazioni: tel. 06 68210213




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domenica 19 agosto 2018

MOSTRA NAZIONALE SU ACHILLE CAMPANILE CON MIBACT, FONDARC, MEMORIA '900.

"Campanile: creazioni della fantasia e invenzioni letterarie": Gaetano Campanile e Rocco Della Corte i curatori scientifici della Mostra
Curatori scientifici il figlio dell'autore, Gaetano Campanile, e Rocco Della Corte, studioso e giornalista; supervisori gli studiosi e biografi ufficiali dello scrittore Silvio Moretti e Angelo Cannatà. La mostra sarà patrocinata dal MIBACT e sarà allestita nella Sala degli Affreschi della Casa delle Culture e della Musica di Velletri.
Sarà, come già accaduto nella precedente edizione, la costante dell'intera rassegna nazionale di teatro e letteratura "Campaniliana": torna, alla Casa delle Culture e della Musica di Velletri, la Mostra fotografica e documentaria sullo scrittore e giornalista Achille Campanile.  Rispetto alla prima edizione, però, sono molte le novità che i fruitori troveranno esposte nell'allestimento previsto nella meravigliosa Sala degli Affreschi, dal 20 al 28 ottobre. 
Se il convegno di apertura, che sarà presieduto dal critico letterario Arnaldo Colasanti, vedrà i relatori (di cui presto saranno svelati i nomi) occuparsi del Campanile critico televisivo, anche la Mostra (con ingresso gratuito) avrà dei settori più specifici. Al lavoro sul materiale da esporre per "La critica televisiva di Achille Campanile: creazioni della fantasia e invenzioni letterarie", uno dei titoli assegnati alla mostra e tratto in parte da una citazione apparsa sull'«Europeo» nel 1975, Gaetano Campanile e Rocco Della Corte, i due curatori scientifici. Non mancherà la supervisione e la collaborazione di Silvio Moretti e Angelo Cannatà, che per primi hanno organizzato, quasi annualmente, mostre su Achille Campanile in tutta Italia e tengono in vita un sito importantissimo dal punto di vista letterario e di testimonianza, campanile .it
Cannatà e Moretti daranno il loro contributo, forti di un'esperienza da biografi dello scrittore romano (andato alle stampe, lo scorso anno a loro cura, il libro di inediti e dispersi Grazie, Arcavolo per le edizioni Aragno) che li ha portati a conoscere molti aspetti dell'autore vissuto fra Velletri e Lariano.  "Stiamo lavorando" – ha dichiarato Rocco Della Corte, laureato in Lettere e Filologia alla Sapienza Università di Roma e tra i curatori della Mostra – "per un allestimento interessante e affascinante. Saranno presenti diverse lettere, visti i carteggi che Campanile ha mantenuto con molti attori e registi. Non mancheranno gli articoli della rivista 'Europeo', su cui lo scrittore teneva una rubrica settimanale occupandosi dei fatti di attualità, gli autografi, le cartoline e i bozzetti su cui erano appuntate idee, personaggi, pezzi di racconti. I visitatori potranno poi entrare in un'area multimediale, nella quale oltre ad articoli e documenti digitalizzati saranno visibili video d'epoca con Campanile in persona alle prese con Totò, Silone... Stiamo inoltre reperendo" – ha concluso Della Corte "tutte le prime edizioni delle opere campaniliane per esporle e dare la cifra, anche visiva, della gran mole di lavoro pubblicata dallo scrittore. Del resto il patrocinio ottenuto dal MIBACT, prestigioso riconoscimento, ci impone di fare un lavoro superlativo". Il disegno della Mostra – che vedrà al centro dell'esposizione gli oggetti personali e proverbiali di Campanile quali il monocolo, il cappello, il bastone e la macchina per scrivere - è già al vaglio del Comitato Scientifico e dall'organizzazione, composta dalla Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura diretta dal Maestro Claudio Micheli (che ha indetto anche il Premio Nazionale Teatrale, presieduto da Arnaldo Colasanti, cui sono pervenuti ben 87 copioni) e dell'Associazione Memoria '900, presieduta dallo stesso figlio dello scrittore Gaetano Campanile. Parte insostituibile, ovviamente, ha il Fondo Campanile, su cui sta lavorando la Sapienza nelle persone della professoressa Beatrice Romiti e della dottoressa Nicoletta Rinaldi. Proprio con il principale Ateneo romano è in atto un costante contatto, con l'intento di avviare una collaborazione in parallelo tra le attività della "Campaniliana" e quelle accademiche, al fine di alimentare, oltre alla rassegna e ai contributi degli ospiti, l'indispensabile ricerca letteraria intorno alle tante carte, talvolta anche sorprendenti o inedite, di Achille Campanile.




domenica 12 agosto 2018

Quando l'arte di ricerca richiama un pubblico internazionale. La mostra di Mario Vespasiani

Il clima delle grandi occasioni si è respirato nei giorni di inaugurazione della mostra di Mario Vespasiani, richiamando nelle Marche un pubblico internazionale, intervenuto per ammirare le opere inedite, concepite appositamente per un evento che si pone già tra i grandi appuntamenti dell'estate della Riviera.
Mario Vespasiani, uno dei più brillanti talenti dell'arte italiana ha aperto la mostra Navi degli Astri in uno dei caratteristici affacci sull'Adriatico quale è il loggiato di Grottammare alta e che ora continua nell'adiacente spazio 2LAB Contemporary, presentando una serie che si legano a due fatti significativi, avvolti ancora nel mistero, avvenuti in quello specchio d'acqua a distanza di quasi un millennio. Il primo risale all'avventuroso sbarco del Papa nel 1170, impresso nella memoria comune col nome di Sacra, mentre l'altro è accaduto più di recente, nel 1978 (anno di nascita dell'autore) quando in mare aperto si verificarono ripetuti avvistamenti di sfere luminose e formazioni di alte colonne d'acqua rimasti ancora senza una spiegazione.

La Sacra racconta del Papa Alessandro III, il quale diretto con le sue galee verso la Repubblica di Venezia, durante la lotta contro l'Imperatore Federico Barbarossa, fu colto da una terribile tempesta che lo costrinse ad approdare sulla costa picena, qui in segno di gratitudine per l'accoglienza, proclamò per la Città un'indulgenza plenaria. Da allora la Sacra si celebra ogniqualvolta il primo luglio cade di domenica e nel 2018, questa mostra che si apre proprio nella settimana dei festeggiamenti, ne corona nel migliore dei modi la ricorrenza. Allo stesso modo anche la vicenda delle sfere luminose è ancora presente nei racconti dei pescatori che vissero il fenomeno in prima persona, i quali riferirono di globi luminosi nel cielo, di colonne d'acqua improvvise e altissime, come di tempeste che si scatenavano in pochi istanti.

Per l'artista il mistero che lega il sacro, i mondi extraterrestri, le leggende e le imprese della marineria non fanno che aumentare il fascino per quel mare, porta d'Oriente, a cui hanno guardato con stupore e dove si sono specchiati i più grandi artisti di tutti i tempi, ma anche per via delle domande che il mare, inteso come metafora, suscita nell'uomo, sia del ritorno di una più alta presenza divina o di messaggi provenienti da altre forme di vita. Per l'occasione saranno esposte alcune inedite opere di grande formato ed un arazzo sul quale emerge la galea papale tra gli oleandri.
Le tele esaltano la potenza della natura e le luminosità anomale aggiungono ai soggetti una componente enigmatica: tra i fuochi di sant'Elmo e i vortici del Maelstrom, i suoi velieri sfidano i fortunali e si impennano fino a toccare il cielo, in acque familiari quanto sconosciute, per diventare Navi degli Astri.

Mario Vespasiani attento ai simboli e alle forze spirituali e cosmiche che abbracciano il mondo, ha voluto realizzare delle opere di grande formato lasciandosi suggestionare dalle caratteristiche del luogo, in modo che la fruizione possa consentire un'ideale prosecuzione nel paesaggio circostante, con l'orizzonte che da quel punto di osservazione appare altissimo. L'artista compie un'ulteriore metamorfosi, riportando a galla la categoria del "sublime" in un'acqua che diventa uno spazio siderale e il buio il respiro profondo del cosmo. Nel corso degli anni Vespasiani ha indagato gli aspetti profondi che legano l'uomo alla natura  descrivendo vulcani, foreste, deserti e montagne, ora le visioni del mare, aggiungono un apporto alla "potenza" che unisce fascino e stupore. Abituandoci ad un'arte complessa ma comprensibile, che sa dialogare sia con gli spazi istituzionali che con i più inusuali contesti, seguendo sempre precise linee geodetiche e geomagnetiche, capaci di mettersi in relazione con le forze invisibili che hanno motivato le opere.


La mostra introdotta da Ivan Ceci, scrittore, ricercatore e studioso di ufologia, è aperta per tutto il periodo estivo nello spazio 2LAB CONTEMPORARY a pochi metri da piazza Peretti, dove saranno esposti gli studi preparatori.


MARIO VESPASIANI

NAVI DEGLI ASTRI
L'uomo di fronte all'infinito, tra sacro ed extra umano

2LAB CONTEMPORARY
Grottammare Paese Alto
Via del Torrione 12

fino al 9 settembre 2018
dal giovedi alla domenica orari 21,00 - 23,30

Per visitare la mostra su appuntamento: 
333.6361829 



Mario Vespasiani (1978) è un artista visivo italiano. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall'arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione. La sua ricerca non ha riferimenti analoghi nel panorama contemporaneo per tematiche, scelte espositive e collaborazioni. Nel corso del tempo è stato uno dei pochi ad avere interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all'astrofisica, dall'antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura: attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale il suo lavoro va inteso come continuazione dell'opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Di recente è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nel 2015 esce Planet Aurum, il suo primo libro di scritti. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie e libri d'arte, sul rapporto della presenza femminile nell'ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine anno alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 2016 è l'ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto studiosi provenienti da vari ambiti per tentare di decifrare il tempo presente. Nel 2017 il Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air. Trentanove sono ad oggi le pubblicazioni personali, che dall'esordio, hanno documentato in maniera metodica la sua ricerca.  In questi giorni Mario Vespasiani è in mostra all'Eso Supernova Planetarium di Monaco di Baviera, al Premio Cimitile di Napoli, a Catania per la collettiva di gelleria, come ospite speciale al festival Le Parole della Montagna a Smerillo e per tutta l'estate con un progetto site-specific al Paese Alto di Grottammare nelle Marche, dal titolo Navi degli Astri.


Nella foto: Mario Vespasiani insieme alla musa Mara.



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sabato 11 agosto 2018

Arte Non Arte

Omaggio a Vladimir Vysotskij


















Arte e/o Non Arte

Oggi sono stato a un vernissage dove si svolgeva una di quelle performance un po’ così, che se ti dovessi dire che mi ha emozionato, direi di no, che se ti dovessi dire che mi ha incuriosito, ti direi di no. Non è riuscita ad annoiarmi e neppure a innervosirmi. Insomma, una di quelle performance che ti lasciano in testa il nulla più totale perché non ti fanno riflettere su niente se non sulla loro inutilità. Mi chiedo a cosa servano queste forme di arte anestetizzanti che nulla creano e nulla distruggono, a cosa serve oggi questo tipo di arte che non temo definire, anestetica per non dire tediosa fino alla morte. A un certo punto ho pensato che sarei potuto entrare in scena io e schiacciare tutto e tutti, ma perfino questa volta non mi meritavano, tanto più che neanche ero irritato come spesso mi capita nel vedere certe cose. Ero stato anestetizzato a tradimento pure io dalla performance, per cui a un certo punto senza aspettare la fine di questa sorta di nulla imperante, chiamata da alcuni “performance”, o che tale pretendeva di essere, zitto, zitto, quatto, quatto, me ne sono andato, non senza domandarmi “Arte o non arte questo è il dilemma”. Eppure, come disse una volta il grande Carmelo Bene “Ma l’arte è tanto grande, e la vita così breve”.

pino boresta


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