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mercoledì 10 maggio 2017

MONDI DIVERSI di Patrizia Castaldi in mostra alla Galleria La Nuvola (24 maggio - 15 giugno)

24 maggio – 15 giugno 2017

PATRIZIA CASTALDI
MONDI DIVERSI

 

Galleria La Nuvola
Via Margutta 51/a, 00187 Roma
https://www.gallerialanuvola.it/

Ingresso libero

Catalogo a cura di Lorenzo Canova


E’ il calore sprigionato dai materiali lavorati che ha portato l’artista Patrizia Castaldi, pittrice e scultrice in attività da molti anni, a recuperare  antiche tradizioni, come quelle delle tribu Bakota e a costruire interessantissime opere scultoree che, a partire da mercoledì 24 maggio, saranno in mostra alla Galleria La Nuvola di Roma

Un percorso, presentato dopo alcuni anni di assenza dell’artista dagli spazi espositivi, che mette in evidenza uno stile astratto inequivocabile legato ai volumi geometrici e che si esprime in una costante ricerca di forme quasi elementari ma essenziali. 

Il titolo dell’esposizione, Mondi diversi, rappresenta le interazioni culturali e le interpolazioni con diverse tipologie di materia che la Castaldi tratta con leggerezza e semplicità: dal legno al ferro, dal rame all’ottone, lega flessibile ed estremamente duttile che assume forme sinuose e sensuali, nel suo colore giallo-oro, aperte a molteplici interpretazioni sensoriali. 

Una lavorazione che esprime sicuramente un’anima, percepibile, nelle sue forme, anche nel tempo, nonostante i cambiamenti di colore causati dall’ossidazione.

Le opere realizzate – di cui in mostra ne saranno visibili circa una ventina - legano materie ed elementi diversi per costruire un ordine cosmico, in un’assoluta armonia di proporzioni e calibrata misura compositiva. 

Un cammino parallelo di occhio e mente in cui la struttura logica e matematica che caratterizza l’espressività dell’artista gioca in equilibro tra il primo piano e il fondo, tra la facciata della prima percezione e lo sguardo allungato della tridimensionalità.

Sfera, cubo, triangolo, quadrato, rettangolo, linea retta ed ovale sono gli archetipi formali da cui parte la creatività del movimento, evidenziato da una materia plasmata dal tatto felice e da una coscienza curiosa in continua evoluzione, specialmente nelle relazioni spaziali.

L’uso multiplo del rame,  elemento onnipresente e spesso integrato al legno (entrambi simboli di fertilità gioia e fortuna), si frammenta dalle tessere metalliche del micromosaico a lastre di fondo su cui edificare un’immagine incorporea, sempre e costantemente sotto l’analisi del suo impatto con la luce. 

Questa scelta di materiale è stata spesso definita dalla critica come una metafora, un’aspirazione a ricongiungersi con una dimensione superiore anticamente perduta, nella quale l’artista ricerca la purezza retrocedendo agli albori dell’arte preclassica.

Il risultato, tra un’opera scultorea e l’altra è la sensazione di leggerezza, della forma e del colore emanata da una fervida ispirazione vitale nella quale la luminosità si riflette sull’eleganza, la curiosità sull’equivocità (ogni pezzo è diverso e nessuno è interpretabile alla stessa maniera), l’esperienza sulla fruizione, alla conquista di un dialogo con il suo interlocutore, umano o materico che sia…

L’esposizione sarà in programma fino al 15 giugno. L’ingresso è libero a tutti

Per maggiori informazioni: +39 06 36005158 - info@gallerialanuvola.it

Sito web ufficiale dell’artista:
http://www.patriziacastaldi.it/


SCARICA L'INVITO PER L'INAUGURAZIONE DI SEGUITO: invito 24 maggio Patrizia Castaldi.pdf




PATRIZIA CASTALDI
Romana di origine, si forma presso l'Accademia d'"Arte e Costume di Roma" ed entra presto nel mondo cinematografico in qualità di costumista, collaborando a diversi film. Tra questi vi sono "Il Cappotto di Astrakan" e "Mogliamante" , esempi in cui esprime al meglio il suo stile e la sua eleganza nella creazione di costumi raffinati e complessi, per attori esigenti e perfezionisti come Marcello Mastroianni e Carole Bouquet. 

Personalità irrequieta e complessa, Patrizia Castaldi nel momento di maggior successo lascia il Cinema e mette la sua immaginazione creativa dapprima nel disegno e nella produzione di bijoux e, quasi contemporaneamente, nella pittura. Già dalle sue prime opere, mistero e presentimento l'accompagnano; come se un rettangolo, una linea, o una superficie tormentata, nascondessero un segreto. In ogni quadro tutto quello che occupa uno spazio e possiede un volume, libera l'immaginazione secondo una prospettiva a cui il bianco fa da luminoso contrappunto. 

Un linguaggio plastico, indubbiamente personale e di una essenzialità obiettiva e perfetta. La concezione dello spazio, attraverso forme e materiali d'un simbolismo astratto, è il risultato di un lungo e minuzioso lavoro che ricorda il "precisionismo" americano anni '20, e un po' anche il cubismo di Duchamp e Picabia. Purezza e rigore si fondono a tal punto, nel perfetto equilibrio delle sue composizioni pittoriche da dare, a chi le guarda, una sensazione di assoluta armonia.

Nasce così un doppio percorso tra pittura e scultura: è in quest’ultimo campo che le opere man mano create seguono una struttura plastica improntata alla più fantasiosa semplicità.

Come nella pittura, la Castaldi non tralascia mai la sua linea geometrica, sì da renderla austera e, ad un tempo, leggera e piena di vita.

C'è una costante manipolazione dei materiali, dove l'artista gioca tra "legno, rame, gesso, polistirolo, resina e cemento" , combinandoli in perfetta armonia.

A volte sfiora il gusto di certa cultura dell'arte "bakota": infatti inserisce il rame nel legno in modo naturale e quasi primitivo, concedendo alle sue opere un fascino che profuma di antico.

Con la scultura, Patrizia Castaldi apre un discorso che, come è stato per la pittura, porta un vento di novità assoluta, destinato a nuovi e sicuri successi.

martedì 9 maggio 2017

Luciano Bartolini - Respiro STUDIO DABBENI. Lugano, dal 20 maggio al 29 luglio 2017

Luciano Bartolini - Respiro
Dal 20 maggio al 29 luglio 2017
From 20 May to 29 July 2017
Inaugurazione sabato 20 maggio, 14.30 - 19.00
Opening Saturday 20 May, 14.30 - 19.00

Emblematische Blumen, Respiri tellurici, Soffi di luce, sono i titoli delle ultime opere, quelle che vanno dall’ottantanove al novantadue, che Luciano Bartolini, dopo aver evocato con la precedente serie degli Alberi la verticalità dell’asse che collega la terra al cielo, sembra guardare verso un nuovo orizzonte. Un orizzonte in cui, dentro una griglia di materiali diversi e apparentemente rissosi, s’aprono enigmatiche fioriture. Ed è proprio all’interno di quell’enigma che Bartolini sembra spiare, odorandolo, il respiro della terra. Un respiro che produce lettere, suoni, vibrazioni sottilissime, ma anche un respiro che si fa talvolta minaccioso, oscuro. Ed è in questo alternarsi di archi e gran casse che le ampie campiture di colore degli Emblematische Blumen passano dalla luminosità ocra degli smalti all’opacità di terre dense, raggrumate. Terre che evocate nei Respiri tellurici, attraverso l’uso d’impasti magmatici, lasciano talvolta intravvedere un bagliore che quasi soffocato dalla troppa materia, con la leggerezza di un soffio, sembra riprender il suo cammino di luce, come nelle piccole opere del ciclo Soffi di luce.
Luciano Bartolini nasce a Fiesole il 23 luglio 1948. Non frequenta una scuola d’arte ma compie per un certo periodo sistematici studi linguistici. A partire dal 1971 viaggia regolarmente in Oriente, in particolare nell’India del Nord e in Nepal. Nel 1973-74 esegue i primi lavori utilizzando prevalentemente carta da pacchi.Nel 1974 inizia la serie dei Kleenex utilizzando carta da pacchi e Kleenex incollati in modo da formare patterns regolari. Questa serie di lavori porteranno nel 1975 alle Cartepaglie. La carta sarà il materiale privilegiato di tutta l’opera bartoliniana. L’artista rivolgerà anche i suoi interessi alla creazione di numerosi libri d’artista: uno di questi intitolato Sogni, ombre è particolarmente significativo perché introduce il tema dell’ombra all’interno del tema più generale del vedere e dell’essere visto. Non a caso i lavori successivi sono ispirati a un personaggio mitico come Arianna, tessitrice di ombre, regina e custode del labirinto di Creta. Nel 1980 trascorre l’estate nell’isola greca di Santorini che gli suggerirà una nuova, importante tematica: quella di Atlantide. Viene invitato alla Biennale di Venezia. Nel 1982 visita il monte Athos: il simandron, il gong utilizzato dai monaci diventerà, soprattutto durante il suo soggiorno berlinese (1983), il segno in assoluto più ricorrente. Gli viene dedicata un’importante mostra personale alla Neue Nationalgalerie di Berlino. Dal 1986 prende avvio un nuovo ciclo di opere intitolate Kosmische Visionen: le immagini vengono costruite intorno a un asse verticale, segno dell’albero del mondo. Questo ciclo prelude alla serie degli Alberi iniziata nel 1988, delle Ascensioni (1989) e della serie intitolata Foresta di vetro, opere di piccole dimensioni dove il supporto è costituito da fogli di carta vetrata. Nel 1990 inizia una nuova serie di lavori, dedicata all’orizzontalità e intitolata Emblematische Blumen a cui segue la serie intitolata O sporos(seme): la forma allungata del seme richiama la mandorla di luce tipica della tradizione cristiana ortodossa. Nel 1992 ritorna, con il nuovo ciclo intitolato Soffi di luce a opere di piccole dimensioni: sono piccoli dittici dove un elemento dipinto è affiancato a un altro a collage che richiamano le “icone portatili” o da viaggio caratteristiche della tradizione bizantina. Luciano Bartolini scompare prematuramente nell’aprile del 1994. 
 
Mercoledì - Venerdì: 10.30 - 12.30 15.00 - 18.30
Sabato: 10.30 - 12.00 15.00 - 17.00
Lunedì - Martedì su appuntamento
 
Wednesday - Friday: 10.30 - 12.30 15.00 - 18.30
Saturday: 10.30 - 12.00 15.00 - 17.00
Monday - Tuesday by appointment

 

lunedì 8 maggio 2017

Provincia Palermo. Mostra in ricordo delle due guerre mondiali organizzata da SiciliAntica e dall’Istituto Comprensivo Biagio Siciliano

Organizzato da SiciliAntica e dall'Istituto Comprensivo Biagio Siciliano una mostra in ricordo delle due guerre mondiali dal titolo "Commemorare la guerra per celebrare la pace". 

La mostra si terrà in Corso Isola delle Femmine 11/bis a Capaci presso la scuola B. Siciliano, martedì 16 Maggio 2017, dalle 10,00 alle 14,00 per gli alunni dalla scuola, e dalle 15,00 alle 1700 per la cittadinanza. 

Gli organizzatori della manifestazione sono: per l'Istituto Comprensivo Biagio Siciliano il dirigente scolastico Iolanda Nappi e le classi 3^A, 3^B, 3^D, 3^F e 3^G insieme ai professori: Loredana Citarrella, Antonina Crivello, Donata Lo Bosco, Mariella Santangelo, Benedetto Savona, Alessandra Sorce, Alida Vanella,mentre per l' Associazione SiciliAntica, il presidente Agata Sandrone con Antonio Cataldo e Antonella Prestigiacomo, insieme a Giancarlo Equizzi. 

Gli oggetti esposti provengono dalle collezioni private di Benedetto Salvino, Michele Nigro, Alessandro Bellomo, Diego Leggio e Ugo Frasconà. Hanno contribuiscono alla manifestazione: l'Associazione Nazionale Carabinieri – Sezione di Capaci, l'Associazione Marinai d'Italia – Sezione di Isola delle Femmine, l'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, l'Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia - Sezione Magg. Giovanni Macchi Palermo, il Vice presidente A.N.P.I. M. Letizia Colajanni e Vincenzo Gulì rappresentante A.N.P.I, Cataldo Paolo rappresentante A.N.P.S. e Ugo Frasconà Presidente della Federazione Provinciale di Palermo dell'Istituto Nastro Azzurro.

domenica 7 maggio 2017

Mostra "Il Meravoglioso Mondo di Wal" // Villa Torlonia, Casina delle Civette



Il meraviglioso mondo di Wal arriva a Villa Torlonia

Dal 20 maggio sculture fantastiche e animali magici alla Casina delle Civette


  Roma, Musei di Villa Torlonia
Museo e Giardino della Casina delle Civette
Via Nomentana, 70

20 maggio – 1° ottobre 2017


La Casina delle Civette - Musei di Villa Torlonia nel suo splendido stile liberty ospita dal 20 maggio al 1° ottobre 2017 per la prima mostra personale nella Capitale di Walter Guidobaldi, in arte Wal, "Il meraviglioso mondo di Wal. Sculture fantastiche, animali magici e dove cercarli" con l'intento di farne conoscere l'universo artistico attraverso 50 sculture realizzate nell'ultimo decennio. 

Sono sculture a tutto tondo, di marmo, bronzo, resina o di terracotta, monumentali oppure di piccolo formato, in cui i protagonisti sono dei putti-monelli intenti a esibirsi in giochi di destrezza e degli animali fantastici tra civette, gatti, maialini, lumache, rinoceronti, mucche, pinguini, conigli che, come scrive Cesare Biasini Selvaggi, testimoniano quanto l'unico mondo in cui siamo davvero liberi, innocenti spettatori del suo spettacolo, sia quello dell'infanzia.

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è organizzata da Maniero Associazione culturale e realizzata da Exibartlab. L'esposizione, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Maria Grazia Massafra, sarà inaugurata venerdì 19 maggio alle ore 18.30. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Wal (Walter Guidobaldi) è nato nel 1949 a Roncolo di Quattro Castella (Reggio Emilia), dove tuttora vive e lavora. La sua formazione artistica si avvia all'Accademia di Belle Arti di Bologna, in particolare, nell'aula di Umberto Mastroianni, per compiersi negli anni Settanta a Milano, dove frequenta l'Accademia di Brera e, con particolare trasporto, i corsi di Alik Cavaliere e Luciano Minguzzi. 

Nel 1980 è inserito da Renato Barilli nella pattuglia dei Nuovi-nuovi insieme, tra gli altri, a Ontani, Salvo e Mainolfi. Connotati tipici dei Nuovi-nuovi sono una leggerezza ludica, quasi degna di Palazzeschi, e il recupero del colore, dell'immagine e della manualità reagendo, così, al clima troppo "freddo", intellettualistico, che si era stabilito negli anni Settanta intorno alle poetiche del cosiddetto "concettuale".

Il progetto di questa mostra nasce dal desiderio di risvegliare l'interesse del pubblico, dagli adulti ai bambini, a una narrazione suggestiva sull'importanza dell'arte come strumento in grado di evocare e riconoscere mondi interiori, dominati dall'immaginazione. Le sculture di Wal, con il loro originale bagaglio di figure fantastiche e animali fiabeschi, collocate nel giardino e all'interno del museo, si inseriscono perfettamente in un ambiente già di per sé "magico" accentuando l'atmosfera di un tempo che qui pare sospeso.

A prima vista ai visitatori sembrerà di trovarsi di fronte a una casetta emersa direttamente da una delle storie dei fratelli Grimm. All'ingresso del giardino si è accolti da un gigantesco gatto albino, dallo sguardo enigmatico quanto una sfinge. Il gatto, probabilmente l'animale più amato e raffigurato da Wal, ritorna in altre opere in mostra. Tutt'intorno, sulle aiuole del giardino, la scena è catturata dallo scalmanato manipolo dei putti-monelli creati da Wal con il loro inconfondibile biancore di fondo che ne fa dei corpi astrali, eterei. All'interno della Casina delle Civette l'atmosfera non cambia e la fantasia continua a essere il motivo conduttore dell'esposizione.

Nel meraviglioso mondo creato da Wal si può scorgere un ricorso metodico a citazioni colte. Così i putti sono ispirati al Ritratto di Manuel Osorio Manrique de Zuñiga di Goya (al Metropolitan Museum of Art di New York), i putti ginnasti sono mutuati dal pittore francese del XVIII secolo Bénigne Gagneraux, mentre i putti lottatori provengono direttamente da modelli classici. La traduzione dai modelli di riferimento compiuta da Wal non ha, tuttavia, alcun intento dissacrante o irriverente alla Duchamp. 

È, invece, il pretesto dell'Artista per dare libero sfogo ad una straripante creatività che, attraverso il gioco mentale e la manualità fabbrile, dissemina le opere di enigmi e interrogativi che riguardano il senso dell'esistenza. La ricerca artistica di Wal, infatti, da oltre quarant'anni è contraddistinta da una sapiente ricerca volta a stimolare nello spettatore la sua capacità di sognare, di recuperare quello stato di primordiale stupore per il mondo di cui parlava Elémire Zolla. Tale processo è sempre scandito dal ricorso ad una sapida ironia.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Exibart Edizioni che, oltre alla riproduzione delle opere, a colori, contiene testi a firma dei curatori.

EVENTI
Nell'ambito della mostra verranno organizzati eventi di vario tipo da concerti a visite guidate e teatralizzate.


INFORMAZIONI

Mostra: "Il meraviglioso mondo di Wal. Sculture fantastiche, animali magici e dove cercarli"
Sede: Musei di Villa Torlonia, Museo e Giardino della Casina delle Civette, via Nomentana 70, Roma
Apertura al pubblico: 20 maggio – 1° ottobre 2017
Curatori: Cesare Biasini Selvaggi e Maria Grazia Massafra
Allestimento: Monica Petrungaro
Catalogo: Exibart Edizioni

Anteprima stampa: venerdì 19 maggio ore 11.30
Inaugurazione: venerdì 19 maggio ore 18.30

Orario mostra: martedì – domenica 9.00 – 19.00
                  La biglietteria chiude 45 minuti prima
                          INFO 060608

Biglietto d'ingresso: Biglietto Casina delle Civette: € 6,00 intero; € 5,00 ridotto.
La mostra è parte integrante della visita.
Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza) € 5,00 intero; € 4,00 ridotto.
Ingresso gratuito per tutti i residenti a Roma e nell'area della Città Metropolitana la prima domenica del mese.

Per informazioni: cell. 391/7970779; cell. 339/4893339

Organizzazione: Maniero Associazione culturale
                             Exibartlab
                     e-mail: hello@exibartlab.com
                             sito: www.exibartlab.com

sabato 6 maggio 2017

Mostra: Infiniti Interiori - Opere recenti di Tobia Ravà a Venezia


Infiniti interiori - Opere recenti di Tobia Ravà

In occasione della apertura della 57a Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia


Elisabetta Donaggio e Alfredo Pugnalin della Galleria d'Arte L'Occhio di Venezia hanno il piacere di invitarvi

alla inaugurazione della mostra: "INFINITI INTERIORI - opere recenti di Tobia Ravà"
A cura di Maria Luisa Trevisan
Domenica 7 maggio 2017 alle ore 11.30
L'esposizione sarà visitabile fino al 7 giugno 2017

In un momento in cui l'umanesimo è messo in pericolo da guerre, conflitti religiosi ed interetnici, che sembrano non aver più fine, Tobia Ravà ci parla di valori, principi etici e morali, di un mondo inclusivo e di un uomo riqualificato, di una dimensione spirituale in cui l'arte costruisce ed eleva l'essere umano. Il suo atelier è un a sorta di laboratorio d'idee aperto alla collaborazione artistica e intellettuale di soggetti che operano nella sfera culturale e artistica. 

In un'epoca del post - internet, egli ristabilisce un nuovo legame con la scrittura, utilizzandone una tra le più antiche, quella ebraica, in cui la corrispondenza, compresenza e compenetrazione di lettera e numero (ghematrià), porta ad un arricchimento di idee, originali sviluppi e nuove riflessioni. 

Egli ha inventato un suo universo originale in cui compiere un viaggio dall'interiorità all'infinito, dove trovano posto sogni e utopie, e mostra con immagini gioiose, energetiche e vitali le possibili strade da seguire, le relazioni con l'altro, con le diverse culture, auspicando una sempre più proficua collaborazione con artisti che provengono da mondi differenti e un rapporto più corretto, giusto, rispettoso nei confronti dell'ambiente, del mondo animale, della natura e del cosmo, nella convinzione che l'arte può far compiere un passo in avanti all'umanità intera.


Umberto Eco ha suscitato in Tobia Ravà la curiosità di approfondire il pensiero del cabalista di Safed, Isaac Luria, ed ora la Kabbalah luriana è un cardine della sua ricerca. Il suo lavoro assume perciò un valore etico, anche se non intende dare delle risposte assolute, ma pensa che le sue opere possano suscitare, in chi ne viene a contatto, delle nuove domande, e in questo senso possa servire a far riflettere su determinati concetti. 

I suoi boschetti generano sempre nuovi percorsi ed evidenziano un rapporto panteistico con la natura nei termini in cui Spinoza può aver forse tratto proprio dalla Kabbalah l'equivalenza tra Dio e Natura. C'è un recupero dei valori legati alla bellezza e al rispetto dell'ambiente, ma anche della storia e del passato e di tutto ciò che l'uomo ha prodotto come risultato di conoscenze e saperi.



La logica letterale e matematica, che sottende le sue opere, è intesa come codice genetico e raccoglie elementi sia filosofici sia linguistici che vanno a costituire una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri, che si cristallizzano sulla superficie "grandangolata" di immagini architettoniche e naturalistiche con vedute di canali e boschi, congegni meccanici e orologi. 

Se gli artisti rinascimentali cercavano la bellezza ideale nelle geometrie attraverso i rapporti numerici per raggiungere equilibrio ed armonia, misura e ordine, Tobia Ravà sviluppa un percorso simbolico a rebus costruito su piani di lettura diversi attraverso la ghematrià ("gimatreya"), criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall'antichità nell'alfabeto ebraico, secondo cui ad ogni lettera corrisponde un numero, così ogni successione alfabetica può considerarsi una somma aritmetica. 

L'artista ricrea i luoghi del reale servendosi di un linguaggio codificato riferito ai numeri relativi alla traslitterazione ghematrica delle 22 lettere che compongono l'alfabeto ebraico, che hanno appunto un significato etico, spirituale e numerologico, metafora di una disgregazione attraverso le scintille di un Big Bang ancestrale.



Attuando un confronto tra parole che hanno lo stesso valore numerico scopre che esistono delle corrispondenze invisibili tra le cose, questo si lega al pensiero sincronico della tradizione ebraica, secondo il quale quello che è successo in passato, attraverso la memoria, viene rivissuto dal singolo nel presente. Da qui l'importanza della storia e l'alto valore della memoria per l'avvenire. 

Questo intreccio affascinante tra presente, passato e futuro, tra natura e cultura, viene non solo intuito e riconosciuto dall'artista, ma anche visualizzato attraverso seducenti immagini fatte di forme, colori, lettere e numeri, che costituiscono quella foresta di simboli che si cela dietro il reale.

Maria Luisa Trevisan



Galleria d'Arte L'Occhio

Orario: Tutti i giorni dalle 11.00 alle 18.00. Martedì e domenica su appuntamento
Dorsoduro 181 – Venezia. Tel. e Fax 0039 041 5226550 / 0039 348 6045541; www.gallerialocchio.net
gallerialocchio@tin.it


PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d'Arte Contemporanea
via Miranese 42, 30035 Mirano (VE)
tel./fax 041/5728366 cell. 349 1240891
artepardes@gmail.com
www.artepardes.org (anche su Facebook, Google plus e Twitter)

Galleria Open Art, Prato | 20 maggio – 23 settembre 2017 | UTOPIA E PROGETTO | a cura di Mauro Stefanini, testo di Beatrice Buscaroli

Galleria Open Art, Prato
20 maggio – 23 settembre 2017

UTOPIA E PROGETTO
Sguardi sulla scultura del Novecento

a cura di Mauro Stefanini
testo in catalogo di Beatrice Buscaroli

Inaugurazione: sabato 20 maggio, ore 17.30


"Utopia e progetto. Sguardi sulla scultura del Novecento" dal 20 maggio al 23 settembre 2017 alla Galleria Open Art di Prato (Viale della Repubblica, 24). 
Curata da Mauro Stefanini e accompagnata da una monografia Carlo Cambi Editore con un testo di Beatrice Buscaroli, la mostra sarà inaugurata sabato 20 maggio, alle ore 17.30.
In esposizione, tra le altre, opere di Mirko e Dino Basaldella, Agenore Fabbri, Nino Franchina, Quinto Ghermandi, Emilio Greco, Bruno Innocenti, Jiří Kolář, Luigi Mainolfi, Giuseppe Maraniello, Marino Marini, Fausto Melotti, Guido Pinzani, Francesco Somaini, Giuseppe Spagnulo, Mauro Staccioli.
«Il secolo scorso – spiega Beatrice Buscaroli –, in scultura, nacque già nettamente diviso da una forte tendenza all'astrazione che veniva dall'Europa e attraversava il Futurismo con la mitica parabola di Boccioni e la solitudine appartata di Modigliani, e il tradizionale, seppur declinato in decine di maniere diverse, legame che questa tecnica manteneva con le sue origini, con l'antico e la bellezza, con la figura. Naturalmente oggi non è più il tempo di queste distinzioni, che hanno però una loro valenza didattica e storica. Dopo la seconda guerra mondiale, dopo la desolazione dell'Arturo Martini del doloroso pamphlet su "La scultura lingua morta", infatti, si dovette in qualche modo ricominciare da capo: ed ecco da una parte il ritorno alla figura al ritratto, al paesaggio, come l'apparizione di una tensione verso l'impalpabile richiamo della forma, del materiale, del gesto e dello spazio. Rivedere le sculture dei tanti protagonisti di questa mostra, di tutte le scuole e di tutte le tendenze, italiane ed europee, significa davvero gettare uno sguardo sulla complessa evoluzione di un linguaggio che nel nostro paese dovette soffrire il peso di un ottocento svaporato nella pur necessaria richiesta dei monumenti bellici che, tanto dopo la prima, quanto dopo la seconda, misero a prova la vera capacità della scultura italiana. Così, questa mostra segna una sorta di rinascita della scultura italiana, ormai non necessariamente legata alla narrazione o alla raffigurazione, ma semplicemente originata dallo studio e dalla conoscenza della tecnica. Figurativi e astrattisti, quindi, si confrontano accostandosi in situazioni spiritualmente affini, natura e gesto, dall'altra parte, riaprono orizzonti nuovi sui quali ancora la scultura d'oggi si confronta. Diverse le scuole, diversi i linguaggi, diversi i fini, ma una sola la qualità che distingue le opere in mostra. Una qualità che sembra davvero il filo conduttore di un percorso che accosta storie e strade diverse ma che davvero riesce a raccontare la vicenda non sempre facile di una tecnica non sempre semplice».
La presenza di quasi una decina di opere di Quinto Ghermandi, artista che a un anno dalla celebrazione del centenario della nascita sembra risalire la meritata fama, s'intende come una sorta di omaggio che la Galleria Open Art vuole dedicargli. 
È Ghermandi una sorta di simbolo della storia della scultura del Novecento, sospeso tra biografia e storia, studio e personali intuizioni, eredità difficili.
E così anche Francesco Somaini, a cui la galleria dedica una ristretta ma preziosa personale, un percorso che ne traccia i principali passaggi, è protagonista di una "mostra nella mostra" che propone alcune opere di estrema qualità, restituendo all'artista un volto a volte dimenticato ma sorprendente.
La collettiva è visitabile fino al 23 settembre 2017, da lunedì a venerdì con orario 15.00-19.30, sabato ore 10.30-12.30 e 15.00-19.30, chiuso domenica e festivi. 

Nel mese di agosto la Galleria Open Art osserverà la chiusura estiva. Ingresso libero. Monografia Carlo Cambi Ed. ITA/ENG con testo critico di Beatrice Buscaroli. Per informazioni: tel. + 39 0574 538003,  galleria@openart.it, www.openart.it.

FRANCESCO SOMAINI  Racconto sul cielo  1961

UTOPIA E PROGETTO
DATE
20 maggio - 23 settembre 2017*
*dall'1 al 31 agosto 2017 la Galleria Open Art osserverà la chiusura estiva.

VERNISSAGE
sabato 20 maggio, ore 17.30

INFO & ORARI
GALLERIA OPEN ART
Viale della Repubblica, 24 - Prato
+ 39 0574 538003 www.openart.it  galleria@openart.it
15.00 - 19.30 lunedì - venerdì
10.30 - 12.30 15.00 - 19.30 sabato
Chiuso domenica e festivi

MONOGRAFIA
Carlo Cambi Ed. - ITA/ENG.
Con testo critico di Beatrice Buscaroli

venerdì 5 maggio 2017

Da oggi aperta al pubbblico la mostra Cietes Underground di Mario Bobba- ospitata da Artepassante in occasione del Photofestival di Milano

Mostra fotografica
"Cities Underground" (3 continenti 19 città)"
Opening venerdi 5 maggio 2017
La mostra proseguirà fino al 1 giugno 2017 dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00
Artepassante, Stazione di Porta Venezia del passante ferroviario
Fotografie di Mario Bobba
A cura di Giulia Minetti
Presentazione di Denis Curti

Cities Underground arriva a Milano, dopo il successo dell'esposizione al Terminal 1 dell'Aeroporto di Milano Malpensa, ospitata da ARTEPASSANTE nella Stazione di Porta Venezia del passante ferroviario, dal 4 maggio all'1 giugno in occasione del Milano Photofestival.

Cities Underground è un lavoro sviluppato dal 2011 nel sottosuolo di 19 città in 3 continenti. I dettagli evocativi, dei luoghi, delle abitudini e dell'aspetto dei viaggiatori, stimolano l'osservatore a rivivere l'esperienza dell'autore mediata dalla sua sensibilità.
La scelta di presentare il progetto in un passante non è casuale come non lo è stata quella dell'aeroporto  di Malpensa sono dei non luoghi esattamente come le Underground rappresentate nel progetto di Mario Bobba.

In un'epoca di viaggiatori perpetui, di lavoratori pendolari, di massima mobilità e stressata velocità, la vita si sposta lì dove queste tendenze si concentrano: nelle zone di transito degli aeroporti, delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane, luoghi ormai impregnati dalla cultura del consumo e dalle abitudini sociali dei nostri tempi, che competono con i "city center" dai quali hanno ereditato un gran numero di attività e modi di vivere la socialità.

Cities Underground con i suoi 24 scatti ( di cui 8 inediti) ci mostra l'umanità nascosta nei sottosuoli dei centri urbani, ambienti caratterizzati da frenesia di movimento, freddezza di situazioni e architetture.

Denis Curti, Direttore Artistico della Casa TRE OCI di Venezia, così descrive il progetto di Mario Bobba nella prefazione del catalogo della mostra:" Ispirata a un' intensa quanto sincera vena umanistica, la fotografia di Mario Bobba cerca nel "sottosuolo", all'ombra degli status sociali e dei modelli di comportamento prestabiliti, la naturalezza e la bellezza della "normalità". In questa personale visione, che attiene alla vita e alla fotografia, la metropolitana, i vagoni dei treni e i corridoi che s' intrecciano sotto le metropoli del mondo, rappresentano non solo i soggetti delle immagini, ma anche i simboli di un racconto ben più profondo, che tenta di esplorare con sguardo onesto le abitudini sociali e culturali dei nostri tempi.
Cities Underground è un ritratto autentico e molteplice, capace di raccontare con una visione d'insieme ogni singolo elemento, umano e sociale, di un contesto urbano sempre riconoscibile che accomuna le metropoli nel mondo.
In questo ampio progetto fotografico, l'autore ha trovato, pur nella somiglianza dei luoghi e nella ripetizione delle infrastrutture, il giusto equilibrio tra conformità e identità, cogliendo per ogni città un segno distintivo, unico e irripetibile."

BIO
Mario Bobba, da sempre appassionato di fotografia e grafica, è nato a Milano, ma ha origini tra Angera e Besozzo (lago Maggiore).

Per lavoro, impegno civile e hobby ha viaggiato spesso visitando moltissimi Paesi, con lunghi soggiorni all'estero, occasioni importanti di approfondimento sulla cultura dell'immagine.

Dalla fine degli anni '90 è ripartito su nuove basi il suo approccio alla fotografia e questa maturazione ha reso possibili vari progetti, mostre ed eventi. Dal 2009 ha trasformato la passione di una vita in un'attività professionale aprendo lo studio "PassioneFoto" ad Angera (VA).

"Tutte le metropolitane appaiono molto simili, in qualsiasi ora del giorno e stagione dell'anno, ma ho cercato di evidenziare le piccole differenze piene di significato e qualche volta anche di emozioni, di umorismo o di arte e architettura. Lo spaccato di umanità nei vagoni e sulle banchine, che si offre allo sguardo attento, è sempre ricco e diverso pur nell'apparente somiglianza. In metropolitana si pratica una street photography selettiva, un po' misteriosa e, appunto, sotterranea."

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